Algis Budrys Il satellite proibito

PARTE PRIMA

1

Tre uomini stavano seduti in una stanza.

Edward Hawks, dottore in scienze, teneva appoggiato il lungo mento sulle grosse mani, e stava proteso, aggobbito, con i gomiti aguzzi puntellati sul piano della scrivania. Era un uomo dinoccolato, con i capelli neri e la carnagione pallida, che raramente usciva al sole. In confronto ai suoi assistenti giovani e abbronzati, dava l'impressione di uno spaventapasseri. E adesso stava scrutando un giovane seduto sulla sedia di fronte a lui.

Quest'ultimo lo fissava senza battere le palpebre. I capelli tagliati a spazzola erano così madidi di sudore che si appiccicavano alla cute. I lineamenti erano regolari, l'incarnato chiaro e sarto, ma aveva il mento bagnato di saliva. — Buio… — disse con voce querula. — Buio, e non c'erano stelle… — All'improvviso la voce si spense in un borbottìo, ma il giovane continuò a lamentarsi.

Hawks guardò alla sua destra.

Weston, lo psicologo assunto da poco, stava seduto su una poltrona che aveva fatto portar giù nell'ufficio di Hawks. Come questi, aveva passato da poco la quarantina. Ma mentre il primo era scarno, Weston era grassoccio: era molto controllato e urbano, dietro gli occhiali dalla montatura nera e, adesso, era un po' spazientito. Ricambiò lo sguardo di Hawks aggrottando leggermente la fronte e inarcò un sopracciglio.

— È impazzito — gli disse Hawks, con uno stupore quasi infantile.

Weston accavallò le gambe. — Gliel'avevo detto, dottor Hawks; gliel'avevo detto nel momento stesso in cui lo abbiamo tirato fuori da quel suo apparecchio. Ciò che gli è accaduto è stato troppo, per lui.

— Lo so, che lei me l'aveva detto — ribatté in tono mite Hawks. — Ma sono responsabile di questo giovane. Devo accertarmi. — Fece per girarsi di nuovo verso il malato; poi tornò a guardare Weston. — Era giovane. Sano. Eccezionalmente stabile e adattabile, me l'aveva detto lei. E aveva l'aria di esserlo — Hawks aggiunse, lentamente: — Era molto intelligente.

— Io avevo detto che era stabile — si affrettò a spiegare Weston. — Non che lo era sovrumanamente. Le avevo detto che era un eccezionale esemplare d'essere umano. È stato lei a mandarlo in un posto dove nessun essere umano dovrebbe mai andare.

Hawks annuì. — Ha ragione, naturalmente. È stata colpa mia.

— Beh, ecco — continuò in fretta Weston. — Si era offerto volontario. Sapeva che era pericoloso. Sapeva che avrebbe corso il rischio di morire.

Ma Hawks non gli dava più ascolto. Guardava fisso, di nuovo, oltre la scrivania.

— Rogan? — chiamò sottovoce — Rogan?

Attese, osservando le labbra di Rogan che si muovevano quasi silenziosamente. Poi sospirò e chiese a Weston: — Può fare qualcosa per lui?

— Guarirlo — disse l'altro, in tono sicuro. — Con l'elettroshock. Dimenticherà quello che gli è accaduto in quel luogo. Guarirà.

— Non sapevo che l'amnesia da elettroshock fosse permanente.

Weston guardò Hawks, sbattendo le palpebre. — Naturalmente, può darsi che di tanto in tanto abbia bisogno di una ripetizione del trattamento.

— A intervalli, per tutto il resto della sua vita.

— Non sempre è così.

— Ma spesso.

— Beh, sì…

— Rogan — stava mormorando Hawks. — Rogan, mi dispiace.

— Buio… buio… Mi faceva male ed era così freddo… così silenzioso che potevo udire me stesso…


Edward Hawks, dottore in scienze, camminava solo, attraverso il laboratorio principale, con le mani abbandonate lungo i fianchi. Scelse il percorso tra i generatori e i banchi, senza alzare lo sguardo, e si fermò ai piedi della piattaforma ricevente del trasmettitore di materia.

Il laboratorio principale occupava parecchie migliaia di metri quadrati nei sotterranei della Divisione Ricerche della Continental Electronics. Un anno prima, quando Hawks aveva progettato il trasmettitore, parte del pianterreno e del primo piano sovrastanti erano stati sventrati, e adesso l'apparecchio torreggiava sin quasi a sfiorare il soffitto, contro la parete di fondo. Erano state costruite passerelle aeree e gallerie per dare accesso agli strumenti che coprivano le pareti. Dozzine d'uomini dello staff di Hawks si stavano ancora aggirando, effettuando gli ultimi controlli prima di chiudere per quel giorno. Le loro ombre sulle passerelle, che di tanto in tanto oscuravano la luce di qualche lampada, screziavano il pavimento di mobili chiazze nere.

Hawks si fermò, alzando la testa verso il trasmettitore, con un'espressione perplessa. All'improvviso qualcuno chiamò — Ed! — ed egli girò la testa di scatto.

— Ciao, Sam. — Sam Latourette, il suo assistente capo, si era avvicinato in silenzio. Era un uomo dall'ossatura massiccia, la pelle floscia e sottile come carta, e gli occhi infossati cerchiati di scuro. Hawks gli sorrise fiaccamente. — L'equipaggio del trasmettitore ha appena finito l'autopsia, vero?

— Troverai i rapporti domattina sulla tua scrivania. Il macchinario non aveva niente che non andasse. Niente di niente. — Latourette attese, nella speranza che Hawks desse segno di qualche interesse, ma quello si limitò ad annuire. S'era appoggiato con una mano a una travatura verticale e scrutava la piattaforma ricevente. Latourette gridò: — Ed!

— Sì, Sam?

— Piantala. Ti stai tormentando troppo. — Attese di nuovo una reazione qualunque, ma Hawks si limitò a sorridere alla macchina, e Latourette esplose: — A chi credi di darla a intendere? Da quanto tempo lavoro con te? Dieci anni? Chi mi ha offerto il mio primo impiego? Chi mi ha insegnato tutto? Puoi darla a bere a chiunque altro, ma non a me! — Latourette contrasse il pugno, stringendo le dita vuote. — Io ti conosco bene! Ma… accidenti, Ed, non è colpa tua, quella cosa lassù! Che cosa pretendi… che non capiti mai niente a nessuno? Che cosa vuoi… un mondo perfetto?

Hawks sorrise di nuovo, allo stesso modo. — Abbiamo aperto un varco dove non c'era mai stato — disse, accennando con il capo ai macchinari. — In un muro che non abbiamo costruito noi. La chiamano indagine scientifica. E poi mandiamo degli uomini, attraverso quel varco. È l'avventura umana. E qualcosa dall'altra parte… qualcosa che non aveva mai dato fastidio all'umanità, che prima non ci aveva mai fatto del male, non ci aveva mai allarmati con la certezza della sua presenza… li uccide. In modi terribili che noi non possiamo capire, li uccide. Perciò io continuo a mandare altri uomini. Questo come si chiama, Sam?

— Ed, ma noi facciamo veramente dei progressi. Questo criterio nuovo costituirà la soluzione.

Hawks rivolse a Latourette un'occhiata curiosa.

L'altro continuò, impacciato. — Non appena avremo eliminato gli inconvenienti. Non occorre altro. Così la spunteremo, Ed… ne sono certo.

Hawks non cambiò espressione, non distolse il volto. Premeva le punte delle dita contro la verniciatura grigia della macchina. — Vuoi dire… che non li uccidiamo più? Che adesso ci limitiamo a farli impazzire?

— Tutto quello che dobbiamo fare, Ed — insistette l'altro — tutto quello che dobbiamo fare è trovare un sistema migliore per attenuare il trauma quando l'uomo si sente morire. Dosi maggiori di sedativi. Qualcosa del genere.

Hawks disse: — Comunque, debbono andare egualmente lassù. Come ci vadano non fa differenza: quello che c'è là non li tollera. Non è stato creato per avere a che fare con gli esseri umani. Non è stato fatto perché la mente umana lo misurasse in termini umani. Dobbiamo ideare un linguaggio nuovo per descriverlo, e un nuovo modo di pensare per poterlo capire. Solo quando l'avremo finalmente fatto a pezzi, qualunque cosa esso sia, e l'avremo visto e sentito e toccato e assaporato in tutte le sue parti, saremo in grado di dire cosa può essere. E ciò avverrà soltanto dopo che avremo finito: perciò, che beneficio arrecheranno le nostre nuove conoscenze agli uomini che debbono morire adesso? Qualunque cosa l'abbia messo lì per qualunque ragione, nessun essere umano sarà mai in grado di viverci dentro, fino a quando altri esseri umani non l'avranno attraversato da vivi. Come riuscirai a descriverlo in un inglese chiaro, in modo che possa capirlo un uomo sano di mente? Abbiamo a che fare con qualcosa di mostruoso. In un certo senso, dovremo pensare anche noi come mostri, oppure rinunciare a occuparcene, e lasciare che rimanga lì sulla Luna, senza che nessuno ne sappia il perché.

Latourette tese la mano di scatto e gli toccò la manica del camice. — Hai intenzione di chiudere il programma?

Hawks lo guardò.

Latourette gli strinse il braccio. — Cobey. Ti ha ordinato di chiuderlo?

— Cobey può soltanto inoltrare richieste — disse gentilmente Hawks. — Non può darmi ordini.

— Ma è il presidente della Società, Ed! Può rovinarti l'esistenza. E muore dalla voglia di togliere la Continental Electronics da questo pasticcio.

Hawks prese la mano di Latourette che gli stringeva il braccio e l'appoggiò sul rivestimento del trasmettitore. Poi s'infilò le mani nelle tasche posteriori, sollevando le falde del camice bianco da laboratorio. — Inizialmente, la Marina aveva finanziato lo sviluppo del trasmettitore solo perché era un'idea mia. Non avrebbe stanziato una simile cifra per nessun altro al mondo… non per un'idea tanto pazzesca. — Fissò la macchina. — E anche adesso, anche se il posto che abbiamo trovato è quello che è, la Marina non permetterà che Cobey si tiri fuori di sua iniziativa… almeno finché quelli saranno convinti che io posso andare avanti. Non sono io che devo preoccuparmi di Cobey. — Sorrise lievemente, con una sfumatura d'incredulità. — È Cobey che deve preoccuparsi di me.

— Sì, ma tu? Per quanto tempo ancora potrai tirare avanti?

Hawks arretrò di un passo e scrutò Latourette con aria pensierosa. — Adesso ci stiamo preoccupando per il progetto, o semplicemente per me?

Latourette sospirò. — D'accordo, Ed, scusami — disse. — Ma cosa intendi fare?

Hawks scrutò dal basso in alto la mole torreggiante del trasmettitore di materia. Nello spazio del laboratorio, dietro di loro, i tecnici stavano spegnendo le luci nelle varie sottosezioni dei grandi quadri di comando. L'oscurità cadeva in fasce orizzontali lungo le gallerie piene di strumenti e formava diagonali nere sulle passerelle in alto: avanzava come un corpo proliferante verso la solitaria spia verde sopra la metà «NON attivato» della leggenda rossa e verde, «Attivato — NON attivato» dipinta sullo zoccolo del trasmettitore.

— Non possiamo far nulla per modificare la natura del luogo dove vanno — disse Hawks. — E siamo arrivati al limite di ciò che possiamo fare per migliorare il modo di mandarceli. Mi sembra che resti una cosa sola da fare. Dobbiamo trovare un uomo diverso, per mandarlo lassù. Un uomo che non impazzisca quando si sente morire. — Guardò con aria interrogativa nell'interno della macchina.

— Al mondo c'è gente di tutti i generi — aggiunse. — Forse riusciremo a trovare un uomo che non abbia paura della Morte, ma che l'ami.

Latourette disse, amaramente: — Una specie di psicopatico.

— Forse. Credo comunque che abbiamo bisogno di un uomo simile. — Ormai, tutte le altre luci del laboratorio si erano spente. — Ciò significa che abbiamo bisogno di un uomo attratto da ciò che spinge gli altri alla demenza. E tanto più ne è attratto, tanto meglio è. Un uomo innamorato della Morte. — I suoi occhi si sfuocarono, lo sguardo si perse nell'infinito. — Quindi adesso sappiamo che cosa sono io. Un ruffiano.

2

Il direttore del personale della Continental Electronics era un uomo dalla faccia larga che si chiamava Vincent Connington. Entrò a passo vivace nell'ufficio di Hawks e gli strinse entusiasticamente la mano. Indossava un abito di shantung celeste e un paio di stivali color ruggine, alla cow-boy; e mentre sedeva nella poltrona destinata ai visitatori, strizzando gli occhi ai raggi del sole pomeridiano che filtrava dalle veneziane, si guardò intorno e osservò: — Di sopra, ho anch'io lo stesso ufficio. Certo, fa un'altra figura con una moquette sul pavimento e qualche buon quadro alle pareti. — Poi si rivolse di nuovo a Hawks con un sorriso. — È un piacere venire qui a parlare, dottore. Ho sempre avuto una grande ammirazione per lei. Dirige un dipartimento, eppure eccola qui, a lavorare insieme ai suoi subordinati. Io non faccio altro, tutto il giorno, che starmene seduto a una scrivania e assicurarmi che i miei impiegati mandino avanti l'ordinaria amministrazione senza combinare pasticci.

— Sembra che se la cavino bene — disse Hawks, in tono neutro. Cominciava inconsciamente a raddrizzarsi sulla sedia e a nascondere il viso dietro una maschera inespressiva. Il suo sguardo sfiorò gli stivaletti di Connington, una volta sola, e poi li evitò con cura. — Almeno, il suo dipartimento mi invia alcuni ottimi tecnici.

Connington ostentò un gran sorriso. — Nessuno ne ha di migliori. — Poi si sporse verso Hawks. — Ma questa è roba normale. — Si tolse dal taschino il memorandum interno di Hawks. — Questa, invece… questa richiesta voglio sbrigarla personalmente.

Hawks disse, guardingo: — Spero che possa farlo. Immagino ci vorrà un po' di tempo per trovare un uomo che corrisponda ai requisiti specificati. Mi auguro che lei si renda conto che, purtroppo, non abbiamo molto tempo. Io…

Connington l'interruppe, agitando una mano. — Oh, ce l'ho già. L'avevo in mente da parecchio tempo.

Hawks inarcò le sopracciglia. — Davvero?

Dall'altra parte della semplice scrivania d'acciaio, Connington sorrise con aria astuta. — Le riesce difficile crederlo? — Si assestò più comodamente sulla poltrona. — Dottore, immagini che qualcuno venga da lei e le chieda di fare un particolare lavoro… progettare un circuito per svolgere una data funzione. Ora, supponiamo che lei frughi in un cassetto della scrivania, tiri fuori un foglio di carta e dica «Ecco qui». E allora? Così, dopo che quello ha finito di scuotere la testa e di dire quanto è difficile credere che lei avesse il progetto proprio lì, lei può spiegargli che in realtà non fa altro che occuparsi di elettronica. E che anche quando non pensa a un particolare problema, pensa all'elettronica in generale: perciò, essendone interessato, continua a seguirla, e sa come vanno le cose nell'intero campo. Perciò pensa ad alcuni dei problemi in cui probabilmente si finirà per incappare, e qualche volta le soluzioni le vengono in mente con tanta facilità che lei non lo considera neppure lavoro. Perciò ha tenuto da parte queste soluzioni in attesa del momento buono per tirarle fuori. Capisce? Non è magia. È solo un uomo capace, che fa il suo lavoro.

Connington sorrise di nuovo, a tutti denti. — Ora, io ho un uomo che sembra fatto apposta per il suo progetto. Lo conosco come le mie tasche. E so qualcosa anche sul suo conto, dottore. Ho ancora molto da imparare su di lei, ma non credo che ne rimarrei molto sorpreso. E ho trovato il suo uomo. È sano, è disponibile, e negli ultimi due anni, ogni sei mesi, l'ho fatto controllare dai servizi di sicurezza. È tutto suo, dottore. Non sto scherzando.

— Vede, dottore… — Connington s'intrecciò le mani sullo stomaco e le piegò a rovescio, facendo scricchiolare le nocche — lei non è il solo capace di muovere il mondo.

Hawks aggrottò lievemente la fronte. — Di muovere il mondo? — La sua espressione era impenetrabile.

Connington ridacchiò sommessamente tra sé, come se pensasse a un bello scherzo. — A questo mondo c'è gente d'ogni genere. Ma si divide in due gruppi principali, uno grande e uno più piccolo. C'è la gente che viene mossa, tolta di mezzo o messa in riga, e poi ci sono quelli che muovono gli altri. È più sicuro e in fondo più comodo andare dove vieni spinto. Non ti assumi nessuna responsabilità, e se fai quello che ti dicono, di tanto in tanto ti gettano anche un pesce in premio.

«Essere uno di coloro che muovono il mondo non è molto sicuro, perché si può anche andare a finire in un guaio, e non è comodo, perché si continua a correre avanti e indietro e soprattutto tocca a te procurarti il pesce da solo. Ma è molto più divertente.» Guardò Hawks negli occhi. — Non è vero?

Hawks disse: — Signor Connington… — Ricambiò apertamente lo sguardo dell'altro. — Non sono convinto. L'individuo che ho chiesto io deve essere di un tipo molto particolare. È sicuro di potermelo consegnare immediatamente? Vuol dire che il fatto di averlo pronto, come ha affermato, non è un caso di lungimiranza straordinaria? Io credo che forse lei possa avere avuto qualche altro motivo, e che abbia approfittato di una coincidenza fortunata.

Connington si dondolò un po', ridacchiò, e tolse un sigaro verdastro da una custodia di cuoio bulinato che aveva nel taschino. Ne recise la punta con uno spuntasigari d'oro fissato alla custodia da una catena d'oro, e l'accese con un accendino d'oro ornato da un rubino. Aspirò, e lasciò fuggire il fumo tra i grossi denti spaziati regolarmente. I suoi occhi scintillavano dietro la spira di fumo che aleggiava nell'aria, davanti al volto.


— Parliamone da persone educate, dottor Hawks — disse. — E consideriamo la cosa alla luce della ragione. La Continental Electronics la paga per dirigere la Divisione Ricerche, e lei è il migliore che ci sia. — Connington si sporse appena un poco in avanti, spostò appena un poco il sigaro tra le dita, e cambiò la curva del sorriso. — La Continental Electronics mi paga per dirigere il Servizio Personale.

Hawks rifletté per un minuto, poi disse: — Molto bene. Quando posso vedere quell'uomo?

Connington si dondolò di nuovo all'indietro, e trasse dal sigaro una boccata soddisfatta. — Anche subito. Vive qui vicino, sulla costa… là su quelle scogliere.

— Ne conosco l'ubicazione, più o meno.

— Bene. Se lei ha un'ora a disposizione, cosa ne direbbe di andarci subito?

— Non ho nient'altro da fare, se salta fuori che quello non è l'uomo adatto.

Connington si stiracchiò e si alzò. La cintura gli scivolò sotto lo stomaco sporgente, ed egli si fermò per tirarsi su i calzoni. — Permetta una telefonata — mormorò pro forma senza togliersi il sigaro dalla bocca, e allungò le mani sulla scrivania di Hawks. Chiamò un numero esterno e parlò brevemente con qualcuno — per un attimo anche in tono acido — per annunciare che stavano arrivando. Poi chiamò il garage dell'azienda e ordinò che gli portassero l'auto davanti all'ingresso principale. Quando depose il ricevitore, aveva ripreso a ridacchiare. — Beh, scendiamo, la macchina ci starà aspettando.

Hawks annuì e si alzò.

Connington gli rivolse un gran sorriso. — Mi fa piacere, quando qualcuno mi dà corda. Mi piacciono quelli che rimangono sospettosi quando offro loro ciò che vogliono. — Stava ancora ridendo per il suo scherzo ben riuscito. — Più mi danno corda, e più io ho spazio operativo. Lei non la vede così. Se lei trova qualcuno che può darle fastidio, abbassa la saracinesca. Si chiude nel suo guscio e ci resta, perché ha paura che si tratti di un fastidio che non è in grado di risolvere. Fanno quasi tutti così. Ecco perché, uno di questi giorni, io diventerò il presidente di questa azienda, mentre lei rimarrà capo della Divisione Ricerche.

Hawks sorrise. — E allora le farebbe piacere, partecipando al Consiglio d'Amministrazione, dover dire che il mio stipendio deve essere più alto del suo?

— Già — disse Connington, con aria riflessiva. — Già, ci sarebbe anche quello. — Gettò a Hawks un'occhiata di sbieco. — E fa anche sul serio.

Fece cadere la cenere del sigaro proprio al centro della carta assorbente, sulla scrivania di Hawks. — Qualche volta fa molto caldo dentro alla sua tuta isolata, non è vero?

Hawks abbassò lo sguardo imperturbabile sulle ceneri e poi l'alzò verso il volto di Connington. Frugò in un cassetto, ne tirò fuori una piccola busta e se la mise in tasca. Poi chiuse il cassetto. — Credo che la sua macchina ci stia aspettando — disse senza alzare la voce.


Percorsero l'autostrada costiera con la Cadillac nuova di Connington, fino a quando deviava verso l'interno, allontanandosi dalle scogliere affacciate sull'oceano. Là, in un punto dove sorgeva solitario un piccolo emporio con due pompe di benzina, Connington svoltò in una stretta strada dal fondo di sabbia, che correva verso l'acqua tra i palmeti e i pini. Poi la macchina scese sobbalzando verso una stretta fascia di strada ghiaiata che costeggiava la base delle scogliere, poche spanne al di sopra del livello dell'alta marea.

Le scogliere erano a piombo, composte di una pietra ruvida e friabile che si era spaccata verticalmente, lasciando solchi e canaloni il cui fondo era pieno degli stessi detriti che erano stati usati per formare la strada. L'auto avanzava frusciando, con un parafango che sporgeva sull'acqua e l'altro a una trentina di centimetri dalla roccia.

Avanzarono in questo modo per alcuni minuti, mentre Connington canticchiava tra sé con voce tenorile e Hawks se ne stava tranquillo, con le mani sulle ginocchia.

La strada cambiò, divenne una pendenza ricavata dalla parete rocciosa: in molti punti, la pietra friabile sporgeva pericolosamente sulla strada. Attraversarono uno stretto, malconcio ponte di tronchi lungo quanto due automobili, che scavalcava un fossato più ampio degli altri. La spaccatura a cuneo che si apriva nel precipizio aveva una profondità di una trentina di metri. L'oceano vi penetrava direttamente, poiché in quel punto non c'era spiaggia, e anche adesso, con la bassa marea, l'acqua si avventava nella base del crepaccio e si infrangeva in una fontana di spuma. Le gocce bagnarono il parabrezza. Il ponte di legno era disposto ad angolo, a una quindicina di metri dal livello dell'acqua, a circa un terzo dell'altezza della parete, e la sua parte inferiore sgocciolava.

La strada proseguiva oltre il ponticello, ma Connington fermò la macchina con le ruote girate verso una cassetta per le lettere di acciaio lucido, sistemata su un palo. Lì accanto c'era un viottolo ancora più stretto, che saliva ripido entro il fianco del crepaccio e spariva dietro un'improvvisa rientranza.

— È lui — borbottò Connington, indicando con il sigaro la cassetta delle lettere. — Barker. Al Barker. — Poi lanciò un'occhiata a Hawks, di sottecchi. — Mai sentito?

Hawks corrugò la fronte, poi rispose: — No.

— Non legge le pagine sportive? No… immagino di no. — Connington fece indietreggiare la Cadillac di qualche centimetro, fino a quando riuscì a centrare perfettamente le ruote nel viottolo, innestò il cambio su una marcia bassa, e si curvò sul volante, premendo con cautela l'acceleratore. La macchina prese a salire lentamente l'erto pendio, sfiorando con il parafango interno la roccia sventrata dall'esplosivo, con il fianco sinistro spruzzato dalla spuma sgorgata dal crepaccio.

— Barker è un tipo eccezionale — borbottò Connington, tenendo stretto tra i denti il mozzicone umido del sigaro. — Paracadutista durante la seconda Guerra Mondiale. Trasferito all'OSS nel 1944. Specializzato in assassinii politici. Aveva partecipato alle Olimpiadi invernali per il salto dal trampolino. Ha fatto parte di equipaggi di bob. Campione nazionale di tiro con la pistola nel 1950. Ha detenuto un primato di profondità per l'immersione in apnea. Era anche uno scalatore. Un paio di anni fa fracassò un idroplano fuoribordo sulla riva del Lago Mead. Fu là che lo conobbi, mentre ero in vacanza. Adesso ha costruito un'auto e l'ha iscritta a un Gran Premio. Ha intenzione di guidarla personalmente.

Hawks aggrottò le sopracciglia, poi le spianò.

Connington sogghignò maliziosamente, senza distogliere del tutto lo sguardo dalla strada. — Comincia a convincersi che io sapevo quel che facevo?


Prima che Hawks avesse il tempo di rispondere, Connington fermò la macchina. Erano arrivati alla spaccatura della parete del crepaccio. Lì se ne apriva un secondo, meno profondo, che formava una deviazione invisibile dalla strada, oltre il ponte più sotto. Il viottolo svoltava così bruscamente che la Cadillac non ce la fece a passare. La punta dello spigolo era stata fatta saltare con l'esplosivo per allargare il passaggio fino a due metri circa, alla svolta, ma non c'erano guard-rails: la strada piombava direttamente nel crepaccio, e su un lato c'era uno strapiombo, con l'acqua trenta metri più sotto.

— Dovrà aiutarmi lei, qui — disse Connington. — Scenda e mi dica quando le sembra che le ruote stiano per piombare nel vuoto.

Hawks lo guardò, strinse le labbra e scese dalla macchina. Si infilò tra questa e la roccia, e si avviò alla deviazione. Guardò giù, fermo con la punta delle scarpe nere che sporgevano un po' oltre l'orlo. La spuma velava il fondo del canalone. Appesi a due sporgenze delle pareti scabre c'erano un paraurti d'auto e un pezzo di tela lacera, proveniente dalla cappotta di una spider. Il tessuto era scolorito e malconcio. La cromatura del paraurti era corrosa. Hawks li guardò con intensa curiosità.

Connington fece abbassare il vetro del finestrino con un rapido ronzio. — È roba di Barker — disse, alzando la voce per farsi udire nonostante il suono della risacca nel crepaccio. — L'ha lasciata lì il mese scorso. Per poco non ha fatto la stessa fine.

Hawks si passò la punta della lingua sui denti anteriori, sotto il labbro. Si girò di nuovo verso la strada.

— Bene, adesso — disse Connington — devo riuscire a vedere oltre la curva. Mi dica quanto spazio ho.

Hawks annuì. Connington girò la macchina per quanto era possibile, fece marcia indietro, si fermò al segnale di Hawks e riprese ad avanzare Continuò a ripetere la manovra, facendo stridere i pneumatici anteriori da un lato all'altro della strada, fino a quando la Cadillac puntò con il muso verso l'altro tratto del viottolo. Poi attese che Hawks risalisse.

— Avremmo dovuto lasciare la macchina laggiù e salire a piedi — osservò Hawks.

Connington si avviò per la salita e si indicò i piedi. — Impossibile, con questi stivaletti — borbottò. Tacque un attimo, poi disse: — Barker affronta quella svolta a ottanta all'ora. — E lanciò un'occhiata di sbieco al suo compagno di viaggio.

Hawks ricambiò l'occhiata. — Qualche volta.

— Tutte le volte, tranne una. Da allora non ha più rallentato. — Connington ridacchiò. — Capisce, Doc? Lo so che le arruffo il pelo. Comunque, deve imparare a fidarsi di me, anche se non le sono simpatico e non mi capisce. Io faccio il mio lavoro. Le ho trovato il suo uomo. È questo che conta. — E gli occhi gli brillavano al pensiero del bello scherzo, del segreto che continuava a tenere per sé.

3

In cima alla salita, il viottolo s'incurvava seguendo la parete del precipizio e diventava una striscia asfaltata che correva accanto a un prato d'erba fitta e ben tagliata, verdescura. Innaffiatori automatici mantenevano quell'erba scintillante di umidità. Cactus e palmeti crescevano in aiuole immacolate, ombreggiate da cipressi torreggiami. Una casa bassa, di legno di cedro, era rivolta verso l'ampio prato, e la sua parete di vetro più vicina guardava, oltre il precipizio, verso il grande oceano azzurro. Una lieve brezza faceva stormire i cipressi.

Al centro del prato c'era una piscina. Un'esile donna bionda dalle lunghe gambe, abbronzatissima nel costume giallo a due pezzi, era distesa bocconi su un grande asciugamano, e ascoltava la musica di una radio portatile. Sull'erba, accanto a un thermos, c'era un bicchiere vuoto in cui si stava sciogliendo un cubetto di ghiaccio. La donna alzò la testa, guardò la macchina, e tornò a distendersi.

Connington riabbassò la mano che aveva alzato in un gesto di saluto. — Claire Pack — spiegò a Hawks, guidando la macchina intorno alla casa e fermandola su uno spiazzo di cemento davanti alla doppia porta di un garage seminterrato.

— Abita qui? — chiese Hawks.

Dalla faccia di Connington era scomparsa ogni traccia di soddisfazione. — Già. Venga.

Salirono una scala d'ardesia che portava al prato, e si avviarono verso la piscina. C'era un uomo che nuotava sotto l'acqua verdazzurra; ogni tanto alzava la testa per respirare in fretta e subito la reimmergeva. Sotto la superficie increspata e screziata di sole, era un essere color carne, dalla vaga forma umana, che sfrecciava da un'estremità della piscina all'altra. Una gamba artificiale, avvolta in un foglio di plastica trasparente, stava tra Claire Pack e la piscina, accanto alla scaletta cromata che scendeva nell'acqua. La radio suonava Glenn Miller.

— Claire? — chiese esitante Connington.

La donna non si era mossa nell'udire i passi che si avvicinavano. Stava canterellando al ritmo della musica, e tamburellava sull'asciugamano con le unghie laccate di rosso di due lunghe dita. Si girò lentamente e guardò Connington dall'alto in basso.

— Oh — disse seccamente. Il suo sguardo si posò sulla faccia di Hawks. Aveva occhi verdi screziati di giallo-bruno, e le pupille erano contratte nella luce del sole.

— Questo è il dottor Hawks, Claire — le disse pazientemente Connington. — È il vicepresidente responsabile della Divisione Ricerche, allo stabilimento principale. Ho telefonato per avvertirti. Cos'è questa commedia? Vorremmo parlare con Al.

Claire agitò una mano. — Sedetevi. Fra un po' uscirà dalla piscina.

Connington si assise goffamente sull'erba. Dopo un momento, Hawks sedette meticolosamente, a gambe incrociate, sul bordo dell'asciugamano. Claire Pack si sollevò, con le ginocchia sotto al mento, e guardò Hawks. — Che genere di lavoro intende proporre ad Al?

Connington rispose laconicamente: — Del genere che piace a lui. — Mentre Claire sorrideva, guardò Hawks e disse: — Sa, mi dimentico. Tutte le volte. Penso con piacere a quando verrò qui, e poi quando la vedo mi ricordo com'è.

Claire Pack non gli badò neppure. Stava guardando Hawks, con la bocca incurvata in un'espressione incuriosita e interessata. — Il genere di lavoro che piace ad Al? Lei non mi sembra il tipo d'uomo coinvolto nella violenza, dottore. Come si chiama, di nome? — Girò la testa per dare un'occhiata a Connington. — Dammi una sigaretta.

— Edward — disse sottovoce Hawks. Guardava Connington che si frugava in una tasca interna, estraeva un pacchetto nuovo di sigarette, lo apriva, ne tirava fuori una e la porgeva alla donna. Senza guardare Connington, lei disse: — Accendila. — Inarcò un sopracciglio scuro in direzione di Hawks. La bocca larga sorrise.

Ti chiamerò Ed. — Gli occhi rimasero calmi, imperturbabili.

Connington, alle spalle di Claire, si asciugò le labbra con il dorso della mano, le strinse intorno al filtro e accese la sigaretta con l'accendino ornato dal rubino. Il bocchino della sigaretta era coperto di carta rossa lucida, per nascondere le tracce di rossetto. Connington aspirò, poi la posò tra le due dita alzate di Claire, e si rimise il pacchetto nella tasca interna.

— Puoi farlo — disse Hawks a Claire Pack, con un lieve sorriso. — Io ti chiamerò Claire.

Lei inarcò di nuovo un sopracciglio, aspirando il fumo della sigaretta. — Sta bene.

Connington guardò oltre la spalla della donna. I suoi occhi rabbiosi quasi erano pieni di lacrime. Ma c'era in essi anche qualcosa d'altro. C'era una sorta di divertimento, nel modo in cui egli disse: — Oggi non incontriamo altro che gente che muove il mondo, dottore. E tutti vanno in direzioni diverse. E molto in fretta. Non abbassi la guardia.

— Farò del mio meglio — disse Hawks.

— Non credo che Ed sia un tipo molto morbido, Connie — disse Claire, scrutando Hawks.

Questi non disse nulla. L'uomo nella piscina aveva smesso di nuotare e stava smuovendo l'acqua con le mani. Solo la testa affiorava dalla superficie, e i corti capelli chiarissimi spiovevano dalla sommità del cranio piccolo e rotondo. Gli zigomi erano sporgenti, il naso affilato: portava un paio di baffetti tagliati corti. Gli occhi erano indecifrabili a quella distanza, con il riflesso ondeggiante del sole che gli danzava sulla faccia.

— Così va la vita — stava mormorando Connington a Claire Pack, sprezzantemente, senza notare che Barker li osservava. — Tutto scientifico. Tutto in equilibrio. Nulla va sprecato. Nessuno è capace di fregare il dottor Hawks.

Hawks disse: — Il signor Connington mi ha conosciuto personalmente solo questo pomeriggio.

Claire Pack rise, con un vivace tintinnio metallico. — La gente ti offre da bere, Ed?

— Non credo che funzionerà neppure questo sistema, Claire — ringhiò Connington.

— Stai zitto — disse lei. — Allora, Ed? — Alzò leggermente il thermos, che sembrava quasi vuoto. — Scotch e acqua?

— Sì, grazie. Il signor Barker si deciderebbe a uscire dalla piscina se io gli voltassi le spalle mentre si fissa la gamba?

Connington disse: — Claire non è mai tanto chiassosa, dopo che ha fatto la prima impressione. Si guardi da lei.

Claire rise di nuovo, ributtando all'indietro la testa. — Al uscirà quando ne avrà voglia. Magari gli piacerebbe che io vendessi i biglietti per lo spettacolo. Non preoccuparti per Al, Ed. — Svitò il coperchio del thermos, levò il tappo, e versò da bere nel bicchierotto di plastica. — Qui non ho bicchieri in più, né ghiaccio, Ed. Comunque è abbastanza freddo. Va bene?

— Perfettamente, Claire — disse Hawks. Prese il coperchio-bicchiere e sorseggiò. — Ottimo. — Poi lo tenne in mano, e attese che lei si servisse.

— E io? — chiese Connington. Guardava i capelli che si agitavano lievemente sulla nuca della donna, e aveva gli occhi velati.

— Vai a prendere un bicchiere in casa — rispose lei. Si tese e toccò con il bicchiere l'orlo di quello di Hawks. — Alla vita ben equilibrata.

Con un sorriso fuggevole, Hawks bevve. Claire tese la mano e gliela posò sulla caviglia. — Abiti da queste parti, Ed?

Connington disse: — Adesso la provocherà e la pren derà nella rete, e poi la masticherà a dovere e la risputerà fuori, Hawks. Gliene offra una mezza occasione, e quella lo farà. È la più gran vacca dei due continenti. Ma è logico che Barker si tenga intorno una così.

Claire girò la testa e le spalle e guardò in faccia Connington per la prima volta. — Stai cercando di provocarmi, Connie? — chiese in tono blando.

Una sorta di guizzo passò sulla faccia dell'uomo; ma poi disse: — Il dottor Hawks è qui per affari, Claire.

Hawks alzò curiosamente lo sguardo verso Connington, oltre l'orlo del bicchiere di plastica. Per un attimo i suoi occhi neri rimasero assorti, poi si spostarono, meditabondi, su Claire Pack.

La donna si rivolse a Connington: — Tutti quanti, dappertutto, hanno sempre qualche affare da trattare. Chiunque valga qualcosa. Tutti vogliono qualcosa. Qualcosa di più importante di tutto il resto. Non è giusto, Connie? Bene, tu bada agli affari tuoi e io mi farò i miei. — Il suo sguardo tornò a posarsi su Hawks, cogliendolo alla sprovvista. Lo fissò negli occhi, per un momento. — Sono sicura che Ed è capace di farsi gli affari suoi — disse.

Connington avvampò, torse la bocca per dire qualcosa, si girò bruscamente e s'incamminò sull'erba. Con un breve lampo espressivo, Claire Pack sorrise a se stessa.

Hawks beveva a piccoli sorsi. — Adesso lui non guarda più. Puoi togliere la mano dalla mia caviglia.

La donna sorrise, docile. — Connie? Lo tormento per fargli un favore. Continua a venir qui, da quando ha conosciuto me e Al. Il fatto è che… non può venire solo, capisci? Per via della curva della strada. Potrebbe venire, se rinunciasse a guidare quei macchinoni, oppure potrebbe farsi accompagnare da una donna per aiutarlo. Ma non porta mai donne, e non vuol saperne di rinunciare né alla Cadillac né a quegli stivaletti. Quasi tutte le volte porta un uomo diverso. — E sorrise. — Se lo cerca, non capisci? È lui che lo vuole.

— Gli uomini che porta qui — chiese Hawks — davvero tu li mastichi e li risputi?

Claire rovesciò la testa all'indietro e rise. — Sono uomini di tutti i tipi. Gli unici per cui valga la pena di perdere tempo sono quelli che non riesco a distruggere la prima volta.

— Ma ci sono altre volte dopo la prima? Quando finisce? E non volevo dire che ci stava guardando Connington. Alludevo a Barker. Si sta issando fuori dalla piscina. Hai fatto apposta a mettere qui la sua gamba artificiale perché debba faticare per riprenderla? Solo perché sapevi che stava per arrivare un altro uomo e avevi bisogno di fargli capire quanto sei crudele? O lo fai per provocare Barker?

Per un momento, la pelle intorno alle labbra di lei parve corrugarsi. Poi Claire disse: — Sei curioso di scoprire fino a che punto è un bluff? — Aveva riacquistato un completo autocontrollo.

— Non credo che sia un bluff. Ma non ti conosco abbastanza per esserne sicuro — rispose blando Hawks.

— E neppure io ti conosco abbastanza bene, Ed.

Per un momento Hawks non rispose. — Sei amica di Barker da molto tempo? — chiese finalmente.

Claire Pack annuì e sorrise con aria di sfida.

Hawks chinò il capo, prendendo nota mentalmente. — Connington aveva ragione.


Barker aveva le braccia lunghe e lo stomaco piatto e peloso, e portava un paio di calzoncini da bagno bleu-marin di stile europeo, senza cintura. Era un uomo magro e scattante, dalla voce tesa e brusca. Disse: — Molto lieto — mentre avanzava a passo energico sull'erba. Raccolse il thermos e bevve, sollevandolo e rovesciando la testa all'indietro. Ansimò di piacere, gettò il thermos a terra accanto a Claire, si asciugò la bocca e sedette. — Dunque — esclamò. — Di cosa si tratta?

— Al, questo è il dottor Hawks — disse imparziale Claire. — Non è un medico. È della Continental Electronics. Vuole parlare con te. L'ha portato Connie.

— Felice di conoscerla — disse Barker, tendendo cordialmente la mano. Sulla pelle screziata c'erano cicatrici da ustioni. Una metà della faccia aveva la liscia regolarità della chirurgia plastica. — Ho sentito parlare di lei. Sono molto onorato.

Hawks gli strinse la mano. — Non ho mai conosciuto un inglese disposto a farsi chiamare Al.

Barker rise: una risata fragile. La sua faccia cambiò, sottilmente. — Per la verità, io sono inglese quanto il maiale di Paddy. Sono di nazionalità amerinda.

— I nonni di Al erano Apaches Mimbreño — disse Claire, con una sorta d'intonazione speciale. — Suo nonno era l'uomo più pericoloso del continente nordamericano. Suo padre trovò un filone d'argento che era il più ricco mai trovato. Conserva ancora il primato, tesoro? — Strascicò la domanda e, senza aspettare risposta, aggiunse: — E Al ha ricevuto un'istruzione universitaria al livello della Ivy League.

Il viso di Barker si andava contraendo; gli zigomi piccoli e sporgenti erano impalliditi. Bruscamente, prese il thermos. Claire sorrise a Hawks. — Al è fortunato, non è nella riserva. Le leggi federali proibiscono di vendere liquori agli indiani.

Hawks attese un momento. Guardò Barker che finiva lo scotch contenuto nel thermos. - Sono curioso, signor Barker — disse poi. — È questa la sola ragione per sfruttare una rassomiglianza con qualche cosa che lei non è?

Barker si fermò, abbassando a mezzo il thermos. - A lei non piacerebbe radersi la testa, lasciando nel mezzo una cresta di capelli alla Lénape, dipingersi la faccia e il corpo con colori all'anilina, ed eseguire nudo una danza di guerra sulla strada principale d'una cittadina della Nuova Inghilterra?

— Non entrerei a far parte della confraternita.

— Ad Al non capiterebbe mai — disse Claire, appoggiandosi sui gomiti. — Perché, vedi, al termine dell'iniziazione lui apparteneva di pieno diritto alla confraternita. A prezzo di un ricordo destinato a durare per tutta la vita, durante gli ultimi tre anni prima di laurearsi, si fece una certa posizione. E ne ha ricavato un fiume ininterrotto di lettere imploranti da parte della commissione dei fondi. — Passò il palmo della mano sulla parte lucida del mento di Barker e gli fece scorrere le dita lungo la spalla e il braccio. — Ma dov'è oggi il Delta Omicron? Dove sono le nevi dell'altr'anno? Dov'è il ragazzo Mimbreño? — rise e si appoggiò alla coscia di Barker.

Barker la guardò con sarcastico divertimento, le passò tra i capelli le dita di una mano. — Non si lasci fuorviare da Claire dottore — disse. — È solo il suo modo di fare. — Sembrava non accorgersi che le sue dita si erano strette intorno alle ciocche dei capelli schiariti dal sole, e le torcevano leggermente, spietatamente. — A Claire piace mettere gli altri alla prova. Qualche volta lo fa buttandosi loro addosso. Ma non vuol dire nulla.

— Sì — fece Hawks. — Ma io sono venuto per parlare con lei.

Barker sembrava non avere udito. Guardò Hawks con gelida imparzialità. — È interessante il modo in cui ci siamo conosciuti, io e Claire. Sette anni fa, ero su una montagna delle Alpi. Girai intorno a una parete liscia… c'era voluta una courte échelle sulle spalle di un altro, per farcela. E lei era là. — Adesso giocherellava teneramente con le dita. — Era seduta a cavalcioni di uno sperone, e guardava la valle, fantasticando. Proprio così. Me la trovai davanti all'improvviso. Come se fosse stata sempre là, da quando era stata creata la montagna.

Claire rise sommessamente, appoggiandosi a Barker e levando gli occhi verso Hawks. — Per la verità — disse — avevo fatto il giro per la via più facile, insieme a un paio di ufficiali francesi. Io volevo scendere per la via da cui era salito Al, ma loro dissero che era troppo pericolosa, e rifiutarono. — Poi scrollò le spalle. — Perciò discesi la montagna insieme con lui. Per la verità, non sono molto complicata, Ed.

— Ma prima che venisse via con me, dovetti maltrattare un po' i francesi — disse Barker: e si capiva benissimo ciò che intendeva. — Credo che uno abbiano dovuto portarlo via con un elicottero. E non ho mai dimenticato come bisogna fare per tenerla in pugno.

Claire sorrise. — Io sono la donna di un guerriero, Ed. — All'improvviso si mosse, e Barker lasciò ricadere la mano. — O almeno, a noi piace pensarlo. — Fece scorrere le unghie giù per il dorso di Barker. — Sono passati sette anni, e nessuno mi ha ancora portata via. — Per un istante gli sorrise affettuosamente, poi assunse di nuovo un'espressione di sfida. — Perché non parli ad Al del nuovo lavoro, Ed?

— Nuovo lavoro? — Barker sorrise con fare esperto. — Vuol dire che Connie è venuto davvero quassù per parlare d'affari?

Hawks studiò Claire e Barker per un momento. Poi si decise. — Bene. Mi risulta che lei ha il benestare dei servizi di sicurezza, signor Barker.

Quello annuì. — Infatti. — Sorrise al ricordo. — Ho lavorato un po' per il governo, a suo tempo.

— In questo caso, vorrei parlarle in privato.

Claire si alzò pigramente, assestandosi il costume da bagno sui fianchi. — Andrò a stendermi sul trampolino per un po'. Naturalmente, se fossi una spia sovietica efficiente, avrei sepolto microfoni dappertutto, nel prato.

Hawks scosse il capo. — Se fossi una spia veramente efficiente, avresti un solo microfono direzionale… magari sul trampolino. Non ti occorrerebbe altro. Comunque, se t'interessa, sarei felice di mostrarti come si fa a sistemarne uno, una volta o l'altra.

Claire rise. — Nessuno riesce mai a fregare il dottor Hawks. Dovrò ricordarmelo. — Si allontanò lentamente, ancheggiando.

Barker si voltò per seguirla con gli occhi, sino a quando lei fu arrivata dall'altra parte della piscina e si fu sdraiata sul trampolino. Poi si rivolse a Hawks. — «Ella cammina in bellezza, come la notte»… anche nel fulgore del giorno, dottore.

— Immagino che sia di suo gusto — disse Hawks.

Barker annuì. — Oh, sì, dottore… Prima dicevo sul serio. Non si lasci indurre a dimenticarlo, qualunque cosa dica o faccia Claire. Lei è mia. E non perché io ho denaro, o belle maniere, o fascino. Il denaro ce l'ho, ma Claire è mia per diritto di conquista.

Hawks sospirò. — Signor Barker, ho bisogno di lei per fare qualcosa che pochissimo uomini al mondo sembrano in grado di fare… ammesso che ce ne sia qualcuno capace di tanto, a parte lei. Ho poco tempo per cercarne altri. Quindi, le dispiace dare un'occhiata a queste fotografie?

Hawks si frugò nella tasca interna della giacca e ne estrasse la piccola busta. Aprì il fermaglio, ne sollevò il lembo, e tirò fuori un sottile pacchetto di foto. Le guardò meticolosamente, di taglio, in modo da esser l'unico a vederle, ne scelse una e la passò a Barker.

Barker la guardò, incuriosito, aggrottò la fronte e dopo un momento la restituì a Hawks. Hawks la mise sotto al piccolo mazzo. Mostrava un paesaggio che, a prima vista, sembrava formato da mucchi di neri blocchi d'ossidiana e da nubi d'argento. Sullo sfondo vi erano altre nubi di polvere, e ombre asimmetriche incombenti. Nuovi particolari complessi continuavano ad attirare l'occhio, fino a quando era impossibile seguirli tutti e bisognava ricominciare daccapo.

— Che cos'è? — chiese Barker. — È bellissimo.

— È un luogo — rispose Hawks. — O forse no. Forse è una struttura artificiale… o una cosa viva. Ma si trova in una località precisa, facilmente accessibile. E in quanto a bellezza, la prego di tener presente che è un'istantanea, scattata al cinquecentesimo di secondo, otto giorni fa. — Cominciò a passare le foto a Barker. — Vorrei che guardasse anche queste. Sono immagini di uomini che sono stati là.

Barker lo guardava in faccia, stranamente. Hawks proseguì: — La prima foto è del primo uomo che c'è andato. A quel tempo, non prendevamo precauzioni maggiori di quelle che richiederebbe una spedizione con dei rischi. Cioè quell'uomo aveva il migliore equipaggiamento speciale che noi potessimo fornirgli.

Ora Barker stava guardando la fotografia, affascinato. Le sue dita sussultarono, quasi la lasciarono cadere. L'uomo la strinse più forte, fino a piegare l'orlo della carta, e quando la restituì, vi aveva lasciato l'impronta scura dei polpastrelli.

Hawks gli porse un'altra foto. — Questi sono due uomini — disse spietato. — Pensavamo che forse in due avrebbero avuto più facilità a sopravvivere. — Riprese quella fotografia e ne consegnò un'altra. — Questi sono quattro. — Riprese anche quella e tacque un attimo. — Dopo cambiammo metodo. Ideammo un tipo di equipaggiamento speciale, e da allora non abbiamo più perduto un uomo. Ecco la più recente. — Consegnò a Barker l'ultima foto. — È un certo Rogan. — E attese.

L'altro alzò gli occhi intenti dalla fotografia. — Lo fa sorvegliare perché non si uccida?

Hawks scosse il capo, fissando Barker. — Sarebbe disposto a fare qualunque cosa, pur di non morire di nuovo. — Radunò le foto e se le rimise in tasca. — Sono venuto a offrirle lo stesso lavoro.

Barker annuì. — Naturalmente. — Aggrottò la fronte. — Non so. O meglio, non ne so abbastanza. Dov'è quel posto?

Hawks indugiò un attimo a pensare. — Questo posso dirglielo, prima che lei accetti l'incarico. Ma nient'altro. È sulla Luna.

— Sulla Luna?

Hawks non rispose; dopo un momento Barker scrollò le spalle e disse: — Quanto tempo ho per prendere una decisione?

— Tutto il tempo che vuole. Ma chiederò a Connington di mettermi in contatto domani con gli altri eventuali candidati.

— Dunque ho tempo fino a domani.

Hawks scosse il capo. — Non credo che Connington potrà trovarne altri. Vuole che sia lei ad andare. Perché non lo so.

Barker sorrise. — Connie fa sempre dei progetti per gli altri.

— Non mi sembra che lei lo prenda molto sul serio.

— E lei? In questo mondo vi sono persone che agiscono e persone che tramano. Quelli che agiscono fanno le cose, e quelli che tramano cercano di arrogarsene il merito. Dovrebbe saperlo come lo so io. Un uomo non arriva alla sua posizione senza fornire risultati. — Guardò Hawks con aria saputa e, per un momento, con calore. — E lui?

— Anche Connington è vicepresidente della Continental Electronics.

Barker sputò sull'erba. — Recluteremo del personale. È esperto nel pagare gli ingegneri per sottrarli alla concorrenza. Qualunque altro furbo ci riuscirebbe.

Hawks scrollò le spalle.

— Che cos'è? — insistette Barker. — Una specie di truffatore autorizzato? Un raccontafrottole con un fascio di test psicologici nelle tasche dei pantaloni? Ho avuto a che fare con gli esperti, dottore, e sono tutti eguali. Se c'è qualcosa che loro stessi non sono in grado di fare, l'etichettano come anormale. Se c'è qualcosa che si vergognano di voler fare, lo condannano se sono gli altri a farlo. Si fanno scudo di uno di quei bei diplomi in scienze sociali, e parlano da persone istruite e fingono di fare veramente qualcosa di valido. Bene, anch'io sono istruito, conosco il mondo, e posso dare a Connington carte e picche, dottore… carte e picche… e batterlo lo stesso. Lui dov'è stato? Che cos'ha visto? Che cos'ha fatto? Quello è niente, Hawks… niente, in confronto ad un vero uomo.

Barker aveva contratto le labbra, scoprendo i denti lucidi. La pelle del viso era tirata dai muscoli tesi, all'incardinatura della mascella. — Quello crede di avere il diritto di fare progetti per me. Pensa: «Ecco un altro idiota che posso sfruttare ogni volta che ho bisogno di lui, e di cui posso sbarazzarmi quando non mi serve più». Ma non è così. Vuol discutere d'arte con me, dottore? Occidentale od orientale. O di musica. Scelga pure un settore qualunque della cultura. Li conosco tutti. Sono un uomo completo, Hawks… — Barker si alzò in piedi, goffamente. — Un uomo migliore di tutti gli altri che conosco. E adesso andiamo a raggiungere la signora.

Si avviò attraverso il prato, e Hawks si alzò lentamente e lo seguì.


Claire, distesa sul trampolino, alzò la testa, si girò adagio su se stessa e si levò a sedere. Tese le braccia dietro di sé, puntellandosi, e chiese: — Com'è andata?

— Oh, non preoccuparti — le rispose Barker. — Sarai la prima a saperlo.

Claire sorrise. — Allora non hai ancora deciso? Non è un lavoro abbastanza affascinante?

Hawks vide che Barker aggrottava la fronte, irritato.

La porta di casa che dava in cucina si chiuse con un sospiro e Connington proruppe in una risatina sommessa, alle loro spalle. Nessuno l'aveva sentito attraversare la fascia erbosa tra l'edificio e quella parte della piscina.

Con una mano strinse un bicchiere usato, facendolo dondolare, e con l'altra teneva una bottiglia semivuota. Aveva la faccia avvampata, gli occhi spalancati per l'effetto di una grande quantità di liquore trangugiata in poco tempo. — Ci stai, Al?

Immediatamente, sulla bocca di Barker lampeggiò una smorfia bellicosa che gli snudò i denti. — Naturalmente! — esclamò con un tono di sorprendente disperazione. — Non potevo lasciarmi scappare l'occasione… per niente al mondo!

Claire sorrise lievemente, tra sè.

Hawks li teneva d'occhio, tutti e tre.

Connington riprese a ridacchiare. — Che altro potevi dire? — chiese ridendo a Barker. Agitò un braccio, in un gesto ironico. — Ecco un uomo famoso per le sue decisioni fulminee. Sempre le stesse. — Il segreto non era più un segreto. Lo scherzo era in atto. — Non capite, vero? — chiese ai tre che stavano sul bordo della piscina. — Voi non vedete le cose come le vedo io. Lasciate che mi spieghi.

«Un tecnico… come lei, Hawks, vede il mondo intero come causa ed effetto. E spiegato in quel modo, il mondo è coerente: quindi, perché guardare oltre? Un uomo come te, Barker, vede il mondo mosso dalle azioni degli uomini forti. E anche il tuo modo di vedere le cose funziona.

«Ma il mondo è grande. E complicato. Una risposta parziale può apparire come se fosse completa, e può reggere come se lo fosse, per parecchio tempo. Per esempio, Hawks può convincersi di manipolare le cause e produrre gli effetti che vuole. E tu, Barker, tu puoi considerare te stesso e Hawks come tipi superiori. Superuomini. Hawks può considerarti come un fattore specifico da inserire in un ambiente nuovo, in modo da poter risolvere tale ambiente. Tu puoi considerarti come il personaggio indomabile che affronta l'ignoto. E così via, all'infinito, in girotondo, e chi ha ragione? Tutti e due? Può darsi. Ma potete sopportare di svolgere insieme lo stesso lavoro?»

Connington rise di nuovo, con i tacchi alti piantati nel prato. — Io, l'addetto al personale. Io non guardo alla causa e all'effetto. Io non guardo gli eroi. Spiego il mondo in un modo diverso. La gente… è tutto quello che io conosco. È abbastanza. Io sento gli altri. Li conosco. Come un chimico conosce le valenze. Come un fisico conosce le cariche delle particelle. Positivo, negativo. Peso atomico, numero atomico. Attrazione, repulsione. Io mischio tutto. Ricavo i composti. Prendo gli individui, e trovo loro un lavoro e i collaboratori. Prendo una manciata grezza di esseri umani, e li cambio, ne ricavo degli isotopi, quando voglio… faccio solventi, reagenti… e quando voglio posso fare anche esplosivi. Questo è il mio mondo!

«Qualche volta tengo da conto gli individui… li conservo per il lavoro giusto, per farli reagire nel modo giusto. Li tengo da parte per la gente giusta.

«Barker, Hawks… voi sarete il mio capolavoro. Perché, sicuro come il fatto che Dio ha creato il male, ha fatto incontrare anche voi due… e io, io vi ho trovato, io ho organizzato tutto, vi ho mandato a sbattere l'uno contro l'altro… e adesso è fatta, e niente potrà separare la massa critica, e prima o poi dovrà esplodere, e allora dove correrai a rifugiarti, Claire?»

4

Fu Hawks a rompere il silenzio. Tese la mano, strappò la bottiglia dalla mano di Connington, e la lanciò verso il precipizio.

Questa roteò nell'aria e scomparve oltre il ciglio. Poi Hawks si girò verso Barker e disse, tranquillamente: — C'è qualche altra cosa che dovrei dirle prima che lei accetti l'incarico.

Barker era teso in volto, mentre guardava Connington. Girò di scatto la testa in direzione di Hawks e ringhiò: — Le ho già detto che ci sto.

Claire lo prese per mano, lo attirò a sedere accanto a lei. Si sporse per baciare la mascella di Barker. — La solita vecchia lotta, Macigno. — Cominciò a mordicchiargli la pelle ispida di barba, facendo scorrere a poco a poco la bocca giù per la gola dell'uomo, lasciando una fila di segni spaziati regolarmente: le parentesi umide e scarlatte del rossetto, che racchiudevano le chiazze più nette e più rosee lasciate sulla pelle dai suoi incisivi. — Ci starà, Ed — mormorò Claire. — O almeno farà del suo meglio per riuscirci.

— A voi tre non importa niente? — sbottò Connington, agitando la testa a scatti, avanti e indietro. — Non mi avete sentito?

— Abbiamo sentito — disse Hawks.

— Beh, e allora? — li sfidò l'altro, incredulo.

— Mi dica una cosa, Connington — fece Hawks. — Ci ha tenuto quel discorsetto perché ci fermassimo subito? Ma c'è qualcosa che potrebbe fermarci, adesso che le cose si sono messe in moto come lei sperava?

Non speravo — disse Connington. — Avevo pianificato tutto.

Hawks annuì. — Benissimo, allora — disse in tono stanco. — L'immaginavo. Voleva semplicemente fare un discorso. Avrei preferito che scegliesse un altro momento.

Claire ridacchiò, una scala musicale argentina. — Non è un peccato, Connie? Tu eri così sicuro che ci saremmo cascati tutti. Ma è andata come va sempre. Tu non hai ancora imparato come devi esercitare la pressione.

Connington indietreggiò incredulo, allargando le braccia come se volesse afferrarli per il collo tutti e tre. — Siete impazziti? Credete che abbia escogitato tutto io? Provate ad ascoltare quello che dite… anche quando sostenete che sono tutte sciocchezze, lo dovete dire ognuno in un certo modo. Non riuscite a liberarvi di voi stessi neppure per un secondo; andrete dove vi porteranno i vostri piedi, qualunque cosa succeda… e ridete di me? Voi ridete di me?

All'improvviso si girò di scatto. — Andate all'inferno, tutti quanti! — gridò. — Tutti! — Cominciò a correre goffamente sull'erba, verso la sua macchina.

Hawks lo seguì con lo sguardo. — Non è in condizioni di guidare.

Barker fece una smorfia. — Non andrà. Piangerà e si addormenterà in macchina, e dormirà per qualche ora. Poi rientrerà in casa, per farsi consolare da Claire. — Guardò la donna, abbassando la testa con uno scatto che spezzò la catena di morsi delicati. — Non è vero? Non fa sempre così?

Claire strinse le labbra. — Non è colpa mia, se lo fa.

— No? — chiese Barker. — È a me che sta dietro?

Con un ringhio rabbioso, gutturale, Claire disse: — Forse ti ha già preso. Ma non ha ancora preso me.

La mano di Barker si avventò fulminea, e Claire arretrò, coprendosi la guancia. Poi sorrise sarcastica: — Sapevi fare di meglio. Una volta facevi molto meglio. Ma non è andata troppo male — ammise.

— Barker — disse Hawks — voglio dirle che cosa si troverà a dover affrontare.

— Me lo dirà quando ci sarò arrivato! — scattò l'altro. — Non ho intenzione di tirarmi indietro proprio adesso.

— Forse era proprio quello che voleva farsi rispondere da te, Al — osservò Claire. — Prospettandola in questo modo. — E sorrise a Hawks. — Chi dice che Connington è l'unico a tramare?

— Qual è il modo più semplice per tornare in città? — chiese Hawks.

— L'accompagnerò io in macchina — disse freddamente Barker, e fissò l'altro negli occhi. — Se è disposto a tentare.

Claire mormorò una risatina e all'improvviso strusciò la guancia lungo la coscia di Barker, con una contrazione di tutto il corpo, un movimento ondulante, serpentino. Guardò Hawks con gli occhi spalancati e umidi, stringendo con le braccia alzate la vita di Barker. — Non è grande? — chiese a Hawks, con voce rauca. — Non è un uomo?

5

Barker trotterellò rigido verso lo spiazzo del garage, e alzò la porta con uno scroscio, mentre Hawks attendeva ai piedi della scala d'ardesia. Dietro di lui, Claire mormorò: — Guardi come si muove… guardi come fa le cose. È una macchina meravigliosa, costruita di viscere e di legno di quercia. Non esistono altri uomini come lui, Ed… nessuno è uomo quanto lui! — Hawks dilatò le narici.

Nel garage il motore si accese con un rombo rabbioso, e poi una macchina sportiva corta, larga, quasi squadrata uscì in una nube di suono. — È la mia nuova mangiastrada — gridò Barker, seduto al volante.

Hawks fece il giro, salì a bordo dell'auto senza portiere, e si raggomitolò nel sedile di metallo privo d'imbottitura, sistemato in modo da lasciare più spazio al guidatore. La macchina aveva un'altezza massima, forse, di ottanta centimetri nel punto più alto della sua linea nettamente curva.

— Non è ancora stata spremuta al massimo! — gridò Barker nell'orecchio di Hawks. Claire stava a guardare, con gli occhi accesi. Connington, afflosciato sul volante della Cadillac e girato di sbieco verso di loro, alzò la faccia gonfia e contorse le labbra in una smorfia triste.

— Pronto? — gridò Barker, alzando i giri del motore e scostando il piede destro dal centro del pedale del freno, fino a quando lo tenne premuto solo con l'orlo della suola di cartone dei modesti sandali da spiaggia. — Non ha paura, vero? — Lanciò a Hawks un'occhiata penetrante. — Vero?

Hawks tese la mano e staccò la chiavetta dell'accensione. — Capisco — disse sottovoce.

Con uno scatto fulmineo, Barker gli serrò rabbiosamente il polso. — Io non sono Connington, e questa non è una bottiglia… mi restituisca le chiavi.

Hawks allentò le dita, fino a quando le chiavi furono sul punto di cadere. Tese l'altro braccio, bloccando il goffo tentativo che Barker faceva per prenderle con la sinistra. — Adoperi la mano con cui mi tiene il polso — disse.

Lentamente, Barker prese le chiavi. Hawks scese dalla macchina.

— Come conti di arrivare in città? — chiese Claire, mentre lui passava davanti alla scala.

— Quand'ero ragazzo, facevo lunghissime passeggiate. Ma non per dimostrare la mia resistenza fisica.

Claire s'inumidì le labbra. — Nessuno riesce a crearti fastidi che contano, vero? — chiese.

Hawks si voltò e si avviò a passo fermo verso il vialetto in pendenza.


Aveva appena posto piede sull'inizio della discesa quando Barker gli gridò dietro qualcosa con voce strozzata e incomprensibile, e la macchina si rimise in moto e gli passò accanto, sfrecciando. Barker guardava fisso oltre il cofano corto: lanciò la vettura in una sterzata. Sollevando una nube di polvere e ghiaia, con il muso verso la parete rocciosa. Nell'istante in cui il paraurti anteriore sinistro ebbe superato l'angolo del precipizio, Barker cambiò bruscamente marcia. Per un istante, il fianco destro si sporse oltre l'orlo del piccolo burrone. Poi le ruote posteriori fecero presa e la macchina sfrecciò oltre il primo angolo del viottolo, fuori di vista. Si udì immediatamente lo stridore dei freni, un grande urlo dei pneumatici.

Hawks continuò a scendere a passo deciso, in mezzo alla polvere turbolenta che gradualmente ricadde in due solchi fumanti, provenienti dalle strisciate della curva. Barker fissava il mare, seduto, le mani contratte sulla parte alta del volante e la faccia sudata incrostata di polvere gialla. La macchina era sporca, e tremava ancora un po' per la tensione degli ammortizzatori, ferma accanto alla cassetta delle lettere e separata dall'oceano, solo dalla larghezza della strada d'accesso. Quando Hawks sopraggiunse, senza muovere la testa, Barker disse con voce chiara: — Non avevo mai fatto questo tratto a tale velocità.

Hawks svoltò per la via d'accesso e si avviò verso il ponte di legno.

— Ha intenzione di farsela a piedi fino in città? — abbaiò rauco Barker. — Coniglio d'un figlio di vacca!

Hawks girò su se stesso. Tornò indietro, si fermò, appoggiando le mani sul bordo della macchina, dalla parte del sedile passeggeri, e guardò Barker dall'alto in basso. — L'aspetto all'ingresso principale domattina alle nove in punto.

— Cosa le fa pensare che verrò? Cosa le fa pensare che prenderò ordini da un uomo che non fa quello che saprei fare io? — Gli occhi di Barker scintillavano di frustrazione. — Che cosa le ha preso?

— Io sono una specie d'uomo. Lei è di un'altra specie.

— E questo cosa vorrebbe dire? — Barker cominciò a battere il palmo della mano sul volante. Era iniziato come un tocco delicato e divenne un martellare meccanico. — Non la capisco!

— Lei è un suicida — disse Hawks. — Io sono un assassino. — Si voltò per andarsene. — Dovrò ucciderla molte, molte volte, in molti modi incredibili. Spero soltanto che lei ci s'impegni con tutto l'amore che crede di poterci mettere. Domattina alle nove in punto, Barker. Al cancello faccia il mio nome. Avvertirò che la lascino passare.

E si avviò.

Barker borbottò: — Già. — Si alzò dal sedile e urlò: — Connie aveva ragione, lo sa? Aveva ragione! Noi due facciamo una grande coppia!

La luce del sole gli danzava sulla faccia, riflessa dalle schegge della bottiglia di whisky caduta sull'orlo della strada. La sua espressione cambiò bruscamente, e invertì la marcia, risalendo il viottolo con la stessa rapidità con cui il camaleonte fa saettare la lingua, e sparì oltre la diramazione.

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