25 Legami

Nella sua camera a La Consigliera in capo, Rand sedeva sul letto con le gambe piegate e le spalle contro il muro, suonando il flauto con montatura d’argento che Thom Merrilin gli aveva dato così tanto tempo fa. Un’Epoca fa. Questa stanza, con pannelli intarsiati e finestre che davano sul mercato Nethvin, era migliore di quella che avevano abbandonato a La corona di Maredo. I cuscini impilati accanto a lui erano di piume d’oca, il letto aveva un baldacchino e tende decorate e lo specchio sopra il lavabo era brillante e terso. Perfino l’architrave sopra il caminetto di pietra aveva un semplice accenno di intarsio. Era una camera adatta a un mercante straniero benestante. Si rallegrò di aver pensato a portare con sé abbastanza oro quando aveva lasciato Cairhien. Aveva perso l’abitudine di averne molto con sé. Al Drago Rinato tutto veniva offerto. Tuttavia, avrebbe potuto trovarsi una qualche sistemazione grazie al flauto. Il motivo si intitolava Lamento per la lunga notte e non l’aveva mai udito prima in vita sua. Lews Therin sì, però. Era come l’abilità nel disegno. Rand pensò che quello avrebbe dovuto spaventarlo o farlo incollerire, ma se ne stava semplicemente seduto a suonare mentre Lews Therin piangeva.

«Luce, Rand,» borbottò Min «non farai altro che startene seduto lì a soffiare dentro quel coso?» Le sue gonne mulinavano mentre lei camminava avanti e indietro sul tappeto a fiori. Il legame con lei, Elayne e Aviendha gli dava una sensazione come se non avesse mai saputo o voluto conoscere nulla. Respirava, ed era legato a loro; l’uno era naturale come l’altro. «Se lei dice una parola sbagliata dove qualcuno può sentirla, se l’ha già detta... non lascerò che qualcuno ti sbatta in una cella per Elaida!» Il legame di Alanna non gli aveva mai dato quel tipo di sensazione. Non era cambiato, non di per sé, tuttavia, da quel giorno a Caemlyn, il legame di Alanna era sembrato sempre più un’intrusione, un estraneo che stesse guardando sopra la sua spalla, un riccio di mare nel suo stivale. «Devi proprio suonare quella? Mi fa venir voglia di piangere e mi fa formicolare la pelle allo stesso tempo. Se lei ti mette in pericolo...» Estraendo uno dei suoi coltelli dal suo nascondiglio dentro una manica larga, con un gesto elegante lo strinse nel pugno.

Lui si tolse il flauto dalla bocca e in silenzio la guardò. Min arrossì e, con un ringhio improvviso, scagliò la lama che vibrando finì per conficcarsi nella porta.

«Lei è lì» disse Rand, usando il flauto per indicare. Inconsciamente, mosse lo strumento, seguendo Alanna con esattezza. «Sarà qui ben presto.» Era a Far Madding dal giorno prima, e lui non capiva perché avesse atteso fino a ora. Alanna era un groviglio di emozioni nella sua testa, nervosa e cauta, preoccupata e determinata, e, soprattutto, arrabbiata. Di una furia trattenuta a malapena. «Se preferisci non essere qui, puoi aspettare...»

Min scosse il capo con orgoglio. Nella testa di Rand, proprio accanto ad Alanna, sì trovava l’involto che era lei. Anche Min ribolliva di preoccupazione e rabbia, ma l’amore vi splendeva come un faro quando lo guardava e spesso anche quando non lo faceva. Anche la paura vi brillava, anche se lei stava cercando di nasconderla.

Rand si rimise il flauto alle labbra e cominciò L’ambulante ubriaco. Quella era abbastanza allegra da allietare i morti. Lews Therin gli ringhiò contro.

Min rimase lì a studiarlo, le braccia conserte, poi all’improvviso si aggiustò sui fianchi l’abito con uno strattone. Con un sospiro, abbassò il flauto e attese. Quando una donna si aggiustava i vestiti senza motivo, era come un uomo che stringeva le cinghie della propria armatura e controllava il sottopancia della sella; intendeva andare alla carica, e chiunque fosse scappato sarebbe stato abbattuto come un cane. La determinazione di Min era forte come quella di Alanna, soli gemelli che avvampavano nei recessi della sua mente.

«Non parleremo più di Alanna finché non arriverà qui» disse lei con fermezza, come se fosse stato lui a insistere. La determinazione, e ancora la paura, ora più forte di prima, veniva soffocata e continuava a riemergere di continuo.

«Be’, certo, moglie, se così ti piace» replicò lui piegando il collo alla maniera consona di Far Madding. Lei tirò su rumorosamente col naso.

«Rand, mi piace Alivia. Perfino se fa preoccupare Nynaeve per ogni cosa che fa.» Un pugno su un fianco, Min si sporse in avanti e gli puntò un dito contro il naso. «Ma ti ucciderà.» Pronunciò ogni parola fra i denti.

«Hai detto che mi avrebbe aiutato a morire» disse lui con calma. «Quelle sono state le tue parole.» Come si sarebbe sentito a morire? Tristezza nel lasciarla, nell’abbandonare Elayne e Aviendha. Tristezza per il dolore che aveva arrecato loro. Gli sarebbe piaciuto rivedere suo padre prima della fine. A parte quelle cose, pensava quasi che la morte sarebbe stata un sollievo. La morte è un sollievo, disse Lews Therin con passione. Io voglio la morte. Noi meritiamo la morte!

«Aiutarmi a morire non è lo stesso che uccidermi» proseguì Rand. Era diventato molto abile a ignorare la voce, ora. «A meno che tu non abbia cambiato idea su ciò che hai visto.»

Min gettò in alto le mani per l’esasperazione. «Ho visto quel che ho visto ed è ciò che ti ho detto, ma che il Pozzo del Destino mi inghiotta se riesco a vedere qualche differenza. E non capisco perché tu pensi che ci sia!»

«Presto o tardi dovrò morire, Min» disse in tono paziente. Gli era stato detto da coloro a cui doveva credere. Per vivere, devi morire. Tutto ciò ancora non aveva senso per lui, ma lasciava una realtà dura e fredda. Proprio come sembravano dire le Profezie del Drago, doveva morire. «Non presto, spero. Non stando ai miei piani. Mi spiace, Min. Non avrei dovuto lasciare che ti legassi a me.» Ma non era stato abbastanza forte da rifiutare, così come non era stato abbastanza forte da mandarla via. Era troppo debole per ciò che doveva essere fatto. Doveva assorbire l’inverno, finché il cuore dell’inverno non sarebbe sembrato come mezzodì del Giorno del Sole. «Se non l’avessi fatto, ti avremmo legato e saremmo andate fino in fondo comunque.» Lui decise che sarebbe stato meglio non chiedere come sarebbe stato diverso da ciò che aveva fatto Alanna. Di certo, lei vedeva una differenza. Salendo sul letto in ginocchio, gli prese il volto fra le mani: «Ascoltami, Rand al’Thor. Non ti lascerò morire. E se ci riesci solo per farmi un dispetto, ti seguirò e ti riporterò indietro.» All’improvviso una marcata scia di divertimento si fece strada nella sua testa increspando la serietà che avvertiva. La sua voce assunse un tono di finta severità: «E poi ti porterò a vivere qui. Ti farò crescere i capelli sotto la cintola e indossare fermagli con pietre lunari.» Lui le sorrise. Riusciva ancora a farlo sorridere. «Non ho mai sentito di un fato peggiore della morte, ma penso che questo lo sia.»

Qualcuno bussò alla porta e Min restò immobile. In una domanda silenziosa, mosse solo le labbra senza parlare per dire il nome di Alanna. Rand annuì e, con suo stupore, Min lo spinse sui cuscini e si gettò contro il suo petto. Dimenandosi, lei alzò la testa e Rand si rese conto che stava cercando di vedere sé stessa nello specchio del lavabo. Infine trovò una posizione che le piaceva, distesa per metà sopra di lui con una mano dietro il suo collo e l’altra sul suo petto. «Avanti» disse a gran voce. Cadsuane entrò nella stanza e si fermò, guardando accigliata il coltello conficcato nella porta. In un abito di finissima lana verde scuro e un mantello orlato di pelliccia allacciato con una spilla d’argento sul collo, sarebbe potuta passare per un mercante o un banchiere di successo, anche se gli ornamenti d’oro, con uccelli e pesci, stelle e lune che pendevano dalla sua crocchia grigia, sarebbero stati troppo appariscenti per professioni del genere. Non stava indossando il suo anello col Gran Serpente, perciò pareva che evitasse di attirare troppo l’attenzione. «Voi bambini state litigando?» chiese in tono moderato.

Rand poté quasi sentire Lews Therin farsi immobile, come un gatto montano che si accuccia nelle ombre. Lews Therin era cauto quasi quanto lui nei confronti di questa donna.

Col volto paonazzo, Min balzò in piedi lisciandosi furiosamente il vestito. «Hai detto che era lei!» disse in tono accusatorio proprio mentre Alanna entrava. Cadsuane chiuse la porta. Alanna si limitò a lanciare un’occhiata a Min, poi si concentrò su Rand. Senza distogliere i suoi occhi scuri da lui, si tolse il mantello e lo gettò sopra una delle due sedie della stanza. Appoggiò le mani sopra le sue gonne grigio scuro, afferrandole strette. Nemmeno lei stava indossando il suo anello d’oro da Aes Sedai. Dal momento in cui i suoi occhi si posarono su di lui, gioia sbocciò lungo il legame. Tutto il resto era ancora lì: il nervosismo, la furia, ma lui non si sarebbe mai aspettato che lei provasse gioia!

Non spostandosi dalla propria posizione sdraiata, Rand prese il flauto e ci giocherellò. «Dovrei essere sorpreso di vederti, Cadsuane? Troppo spesso hai l’abitudine di comparire quando non voglio. Chi ti ha insegnato a Viaggiare?» Doveva trattarsi di quello. Un momento prima Alanna era stata una vaga consapevolezza ai margini della sua mente, e l’attimo dopo era apparsa con forza nella sua testa. Dapprima aveva pensato che lei stessa avesse imparato in qualche modo a Viaggiare, ma, vedendo Cadsuane, aveva capito che non era così. La bocca di Alanna si tese e anche Min pareva avere un’aria di disapprovazione. Le emozioni che fluivano lungo il legame del Custode da una parte si impennavano e mutavano rapide, dall’altra ora c’era solo rabbia mista a piacere. Perché Alanna aveva provato gioia?

«Ancora educato come una capra, vedo» disse Cadsuane in tono secco.

«Ragazzo, non penso che mi serva il tuo permesso per visitare la mia città natale. Per quanto riguarda Viaggiare, non sono affari tuoi dove o quando ho appreso come Viaggiare.» Togliendo la spilla dal suo mantello, la fissò alla cintura, a portata di mano, e piegò la cappa sopra una spalla come se tenerla in ordine fosse molto più importante di lui. La sua voce assunse una punta di irritazione. «In un modo o nell’altro, mi hai caricato addosso molti compagni di viaggio. Alanna fremeva così tanto per vederti che solo una persona insensibile si sarebbe rifiutata di portarla, e Sorilea ha detto che alcune delle altre che si sono votate a te non sarebbero servite a nulla se non fosse stato concesso loro di andare con Alanna, perciò ho finito per portare Nesune, Sarene, Erian, Beldeine ed Elza. Per non parlare di Harine, più sua sorella e quel suo Maestro della Spada. Non sapeva se svenire, urlare o mordere qualcuno quando ha scoperto che Alanna stava partendo per andare a cercarti. E poi ci sono quei tuoi tre amici con la giubba nera. Non so quanto siano desiderosi di vederti, ma anche loro si trovano qui. Be’, ora che ti abbiamo individuato, posso mandare il Popolo del Mare e le Sorelle da te e lasciarti trattare con loro.»

Rand balzò in piedi borbottando un’imprecazione. «No! Tienile lontano da me!»

Gli occhi scuri di Cadsuane si assottigliarono. «Ti ho avvertito prima sul tuo linguaggio; non ti avvertirò una seconda volta.» Lei lo guardò accigliata ancora per un momento, poi annuì come se pensasse che lui aveva recepito la lezione. «Ora, cosa ti fa pensare di potermi dire quel che devo fare, ragazzo?»

Rand lottò con sé stesso. Non poteva emanare ordini qui. Non era mai stato in grado di dare ordini a Cadsuane da nessuna parte. Min aveva detto che lui aveva bisogno di quella donna, che lei gli avrebbe insegnato qualcosa che gli serviva imparare, ma semmai questo non faceva che metterlo ancora più a disagio nei suoi confronti. «Voglio terminare i miei affari qui e andarmene in silenzio» disse infine. «Se glielo dici, fa’ almeno in modo che capiscano che non posso permettermi che si avvicinino a me, non finché non sarò pronto ad andarmene.» La donna sollevò un sopracciglio verso di lui, in attesa, e lui trasse un profondo respiro. Perché doveva sempre rendere tutto difficile? «Apprezzerei molto se tu non dicessi a nessuna di loro dove sono.» Con riluttanza, molta riluttanza, aggiunse: «Per favore.»

Min espirò come se avesse trattenuto il fiato.

«Bene» disse Cadsuane dopo un momento. «Quando ci provi, sai essere educato, anche se ti fa sembrare come se avessi mal di denti. Suppongo di poter mantenere il tuo segreto, per ora. E non tutte loro sanno che sei in città. Oh, sì. Dovrei dirtelo: Merise ha legato Narishma, Corelena Damer e il giovane Hopwil è di Daigian.» Lo disse come se fosse un’informazione di scarsa importanza che poteva facilmente esserle sfuggita di mente. Lui non si preoccupò di pronunciare la sua imprecazione sottovoce, stavolta, e una forte sberla di Cadsuane gli squassò la mascella. Puntini neri baluginarono di fronte ai suoi occhi. Una delle altre donne emise un rantolo.

«Te l’avevo detto» disse con calma Cadsuane. «Nessun altro avvertimento.»

Min fece un passo verso di lui, e Rand scosse lievemente il capo. Aiutò a cacciar via le macchioline. Voleva sfregarsi la mascella, ma tenne le mani contro i fianchi. Dovette costringersi ad allentare la presa sul flauto.

Da parte di Cadsuane, lo schiaffo poteva non esserci mai stato.

«Perché mai Flinn e gli altri avrebbero accettato di essere legati?» domandò lui.

«Quando li vedi, chiediglielo» replicò lei. «Min, sospetto che Alanna voglia rimanere da sola con lui per un po’.» Voltandosi verso la porta senza attendere la risposta di Min, aggiunse: «Alanna, ti aspetterò da basso, nella Stanza delle Donne. Non metterci troppo. Voglio tornare alle Alture. Min?»

Min guardò torva Alanna. Poi lanciò un’occhiataccia a Rand. Quindi gettò in alto le mani e uscì dietro Cadsuane, borbottando sottovoce. Sbatté la porta dietro di sé.

«Mi piacevi di più coi tuoi soliti capelli.» Alanna incrociò le braccia sotto i seni e lo esaminò. Rabbia e gioia si davano battaglia nel legame. «Speravo che essere vicino a te avrebbe migliorato le cose, ma sei ancora come una roccia nella mia testa. Anche stando qui, riesco a malapena a capire se sei turbato oppure no. Nondimeno, essere qui è meglio. Non mi piace essere separata da un Custode così a lungo.»

Rand ignorò lei e le increspature di gioia che fluivano lungo il legame.

«Non ha chiesto perché sono venuto a Far Madding» disse piano Rand, fissando la porta come se potesse vedere Cadsuane attraverso il legno. Di certo se l’era chiesto. «Tu le hai detto che ero qui, Alanna. Devi essere stata tu. Cos’è successo al tuo giuramento?»

Alanna trasse un profondo respiro e lasciò passare un momento prima di rispondere. «Non sono sicura che a Cadsuane importi qualcosa di te» sbottò. «Mantengo il giuramento il meglio che posso, ma tu lo rendi difficile.»

La sua voce cominciò a indurirsi, e la rabbia proruppe più forte attraverso il legame. «Devo fedeltà a un uomo che se ne va via e mi lascia indietro. In questo modo come posso servirti? E, più importante, cos’hai fatto?» Attraversando il tappeto, rimase ritta a fissarlo, la furia avvampava nei suoi occhi. Lui era più alto di lei di oltre un piede, ma Alanna parve non accorgersene. «Hai fatto qualcosa, lo so. Sono stata priva di sensi per tre giorni!

Cos’hai fatto?»

«Ho deciso che se avessi dovuto essere legato, doveva essere con qualcuno che mi lasciasse voce in capitolo.» Lui riuscì appena ad afferrarle la mano prima che gli arrivasse in faccia. «Sono stato schiaffeggiato abbastanza per un giorno.»

Lei lo guardò torva, i denti snudati, come pronta ad azzannargli la gola. Il legame trasmetteva in quel momento solo furia e oltraggio convertiti in pugnali. «Hai lasciato che qualcun altro ti legasse?» ringhiò. «Come hai osato! Chiunque sia, la farò rinviare a giudizio! Farò in modo che venga fustigata! Tu sei mio!»

«Perché tu mi ha preso, Alanna» le disse in tono freddo. «Se lo sapessero altre Sorelle, saresti tu a venir fustigata.» Min una volta gli aveva detto che poteva fidarsi di Alanna, che aveva visto la Verde e quattro altre Sorelle ‘nelle sue mani’. Rand si fidava di lei, pur in modo insolito, tuttavia anche lui era nelle mani di Alanna, e non voleva starci. «Liberami, e negherò che sia mai accaduto.» Non aveva saputo che fosse possibile finché Lan non gli aveva detto di sé e Myrelle. «Liberami, e io ti assolverò dal tuo giuramento.»

La rabbia irritante che fluiva attraverso il legame si attenuò senza scomparire, ma il volto di lei si fece calmo e la sua voce era serena. «Mi fai male al polso.»

Lui sapeva che era così. Poteva sentire la sofferenza attraverso il legame. La lasciò andare che si massaggiava in modo più appariscente di quanto richiedesse il dolore percepito. Ancora sfregandosi il polso, Alanna si sedette sulla seconda sedia e incrociò le gambe. Sembrava che stesse pensando.

«Ho riflettuto sulla libertà da te» disse infine. «L’ho sognato.» Continuò sorridendo mestamente. «Ho perfino chiesto a Cadsuane di lasciare che passassi il legame a lei. Un segnale di quanto fossi disperata, chiederle una cosa del genere. Ma se c’è una che può gestirti, quella è Cadsuane. Solo che ha rifiutato. Era furiosa che l’avessi suggerito senza avertelo chiesto, si sentiva oltraggiata. Ma non lo farà, perfino se acconsentirai.» Allargò le mani. «Dunque sei mio!» Il suo volto non mutò ma, mentre lo diceva, avvampò di nuovo di gioia. «Comunque ti abbia acquisito, sei il mio Custode e ho una responsabilità. Questo per me è forte quanto il giuramento di obbedirti che ho pronunciato. La stessa, precisa forza. Perciò non ti libererò finché non saprò che lei può trattarti come si deve. Chi ti ha legato? Se ne è in grado, lascerò che ti abbia lei.»

Una scia di brividi percorse la schiena di Rand alla sola possibilità che Cadsuane avesse potuto ricevere il suo legame. Alanna non era mai stata capace di controllarlo col legame, e lui non pensava che una Sorella potesse, ma non avrebbe mai voluto rischiarlo con quella. Per la Luce!

«Cosa ti fa pensare che a lei non importi di me?» Fiducia o meno, nessuno sarebbe venuto a sapere quella risposta, se lui poteva impedirlo. Quello che Elayne, Min e Aviendha avevano fatto poteva essere consentito dalla legge della Torre, tuttavia avevano da temere molto più di una punizione da parte delle altre Aes Sedai, se si fosse saputo che erano legate a lui in quel modo. Sedendosi sul bordo del letto, rigirò il flauto fra le dita.

«Solo perché ha rifiutato il mio legame? Forse non è incurante delle conseguenze come te. È venuta da me a Cairhien ed è rimasta lì molto più a lungo perché ci potesse essere qualche altra ragione oltre a me. Devo davvero credere che ha semplicemente deciso di far visita a degli amici mentre, guarda caso, io sono qui? Ti ha portato a Far Madding così da potermi trovare.»

«Rand, lei ha voluto sapere dov’eri ogni giorno,» disse Alanna troncando la questione «ma dubito che ci sia un pastore a Seleisin che non sappia dove ti trovi. Il mondo intero vuole saperlo. Io sapevo che eri molto a sud, che non ti eri mosso per giorni. Nulla più. Quando ho scoperto che lei e Verin stavano venendo qui, ho dovuto pregarla — in ginocchio! — prima che mi lasciasse andare con loro. Ma io stessa non sapevo che tu fossi qui finché non sono uscita dal passaggio nelle colline sopra la città. Prima di allora, pensavo che avrei dovuto Viaggiare quasi fino a Tear per trovarti. Cadsuane me l’ha insegnato, quando siamo giunte qui, perciò non pensare in futuro di potermi sfuggire così facilmente.»

Cadsuane aveva insegnato ad Alanna a Viaggiare? Questo però non gli diceva chi l’aveva insegnato a Cadsuane. Non che importasse, suppose. «E

Damer e gli altri due hanno acconsentito a essere legati? O forse quelle Sorelle li hanno presi come tu hai fatto con me?»

Un debole rossore le imporporò le guance, ma la sua voce era ferma.

«Ho sentito che Merise l’ha chiesto a Jahar. Gli ci sono voluti due giorni per accettare, e non le ho mai visto fare alcuna pressione su di lui. Non posso parlare per gli altri, ma, come ha detto Cadsuane, puoi sempre chiederglielo. Rand, devi capire: quegli uomini avevano paura di tornare a quella tua ‘Torre Nera’.» La sua bocca irritata nel dire quel nome. «Avevano paura che sarebbero stati incolpati dell’attacco a te. Se fossero semplicemente fuggiti, avrebbero dato loro la caccia come disertori. Da quel che so è una tua disposizione, vero? Dove altro potrebbero andare, se non dalle Aes Sedai? E hanno anche fatto bene.» Sorrise come se avesse appena visto qualcosa di meraviglioso, e la sua voce si fece eccitata. «Rand, Damer ha scoperto un modo di Guarire l’essere messa a tacere! Luce, non riesco a dire quella parola senza che mi si blocchi la lingua. Ha Guarito Irgain, Ronaille e Sashalle. Anche loro hanno giurato fedeltà a te, proprio come tutte le altre.»

«Cosa intendi, tutte le altre?»

«Intendo tutte le Sorelle che gli Aiel stavano trattenendo. Perfino le Rosse.» Sembrava piuttosto incredula su quello, come avrebbe dovuto essere, ma l’incredulità si tramutò in veemenza quando lei piantò entrambi i piedi sul pavimento e si sporse verso di lui, gli occhi fissi nei suoi. «Ognuna di loro ha giurato e accettato la punizione che hai stabilito per Nesune e le altre, le prime cinque che hanno giurato. Cadsuane non si fida di loro. Non ha lasciato che portassero nessuno dei loro Custodi. Ammetto di essere stata incerta io stessa, al principio, ma credo che tu possa fidarti di loro. Hanno pronunciato un giuramento per te. Sai cosa significa ciò per una Sorella. Noi non possiamo rompere un giuramento, Rand. Non è possibile.»

Perfino le Rosse. Era stato sorpreso quando quelle prime cinque prigioniere avevano offerto fedeltà. Elaida le aveva inviate per rapirlo, e così avevano fatto. Era sicuro che fosse successo perché lui era ta’veren, ma questa cosa alterava soltanto le probabilità, rendeva certezza ciò che poteva accadere una volta su un milione. Era difficile credere che una Rossa potesse giurare sotto qualunque circostanza a un uomo che poteva incanalare.

«Tu hai bisogno di noi, Rand.» Rizzandosi, si mosse come se volesse andare su e giù, ma invece rimase ferma a osservarlo, senza battere ciglio. Le sue mani lisciarono le gonne come se fossero ignare di quello che stavano facendo. «Hai bisogno del sostegno delle Aes Sedai. Senza di esso, dovrai conquistare ogni nazione, e finora non ci sei riuscito molto bene. La ribellione a Cairhien per te può sembrare conclusa, ma non a tutti piace che Dobraine sia stato nominato tuo Sovrintendente. Molti potrebbero parteggiare per Toram Riatin, nel caso ricomparisse. Il Sommo Signore Darlin se ne sta rintanato nella Pietra, così si dice, annunciato come tuo Sovrintendente a Tear, ma i ribelli laggiù non sono venuti fuori da Haddon Mirk a sostenerlo. E, per quanto riguarda l’Andor, Elayne Trakand può pure dire che ti appoggerà non appena avrà il trono, ma ha mosso i tuoi soldati fuori da Caemlyn, e che io possa indossare campanelli nella Macchia se, una volta regina, li lascerà rimanere nell’Andor. Le Sorelle possono aiutarti. Elayne ci darà ascolto. I ribelli a Cairhien e Tear ci daranno ascolto. La Torre Bianca ha fermato guerre e ribellioni per tremila anni. Può non piacerti il trattato che Rafela e Merana hanno negoziato con Harine, ma hanno ottenuto tutto quello che hai chiesto. Per la Luce, Rand, lascia che ti aiutiamo!»

Rand annuì lentamente. Il fatto che delle Aes Sedai gli avessero offerto la loro fedeltà era sembrato solo un modo per impressionare le persone col suo potere. La paura che potessero manipolarlo per i loro obiettivi lo aveva accecato nei confronti di’ ogni altra cosa. Non gli piaceva ammetterlo. Era stato uno sciocco.

Un uomo che si fida di chiunque è uno sciocco, disse Lews Therin, così

come un uomo che non si fida di nessuno. Siamo tutti sciocchi se viviamo abbastanza. Sembrava quasi assennato.

«Torna a Cairhien» dichiarò. «Di’ a Rafela e Merana che voglio che avvicinino i ribelli ad Haddon Mirk. Di’ loro di portare anche Bera e Kiruna.» Oltre Alanna erano le quattro di cui Min aveva detto che si poteva fidare. Cosa aveva detto sulle altre cinque che Cadsuane aveva portato con sé? Che ognuna lo avrebbe servito a proprio modo. Non era abbastanza, non ancora. «Voglio Darlin Sisnera come mio Sovrintendente e che le leggi che ho emanato rimangano in vigore. Possono negoziare qualunque altra cosa, per porre fine alla ribellione. Dopo questo... cosa c’è?»

Alanna aveva messo il muso lungo e si era afflosciata sulla sedia. «È solo che sono venuta fin qui e tu mi stai mandando di nuovo via. Suppongo che sia per il meglio, con quella ragazza qui» sospirò. «Non hai idea di quello che ho passato a Cairhien, camuffando il legame quel che bastava per impedire che quello che voi due stavate facendo mi tenesse sveglia tutta notte. È molto più difficile che semplicemente camuffarlo del tutto, ma non mi piace perdere completamente il contatto coi miei Custodi. È solo che tornare a Cairhien sarà quasi altrettanto sgradevole.»

Rand si schiarì la gola. «Questo è ciò che voglio che tu faccia.» Aveva imparato che le donne parlavano di certe cose molto più apertamente degli uomini, ma quando lo facevano era sempre uno shock. Sperava che Elayne e Aviendha camuffassero il legame quando lui stava facendo l’amore con Min. Quando loro due erano a letto insieme, nessun’altra esisteva tranne lei, allo stesso modo in cui era accaduto con Elayne. Di certo non voleva parlarne con Alanna. «Può darsi che per quando tu avrai terminato a Cairhien io abbia finito qui. Se io non avessi... Se io non avessi finito, puoi tornare qui. Ma devi stare lontana da me finché non deciderò altrimenti.» Perfino con quella restrizione, la gioia si gonfiò nuovamente in lei.

«Non hai intenzione di dirmi chi ti ha legato, vero?» Lui scosse la testa e lei sospirò. «È meglio che vada.» Alzandosi, raccolse il suo mantello e se lo drappeggiò sul braccio. «Cadsuane sarà impaziente, come minimo. Sorilea l’ha ammonita di badare a noi come una chioccia, e lei lo fa, in un certo senso.» Sulla porta, si fermò per un’ultima domanda. «Perché sei qui, Rand? A Cadsuane può non importare, ma a me sì. Lo terrò segreto, se desideri. Non sono mai stata in grado di rimanere più di qualche giorno in uno stedding. Perché mai saresti disposto a star qui, dove non puoi nemmeno percepire la Fonte?»

«Forse non è così sgradevole per me» mentì lui. Si rese conto che poteva dirglielo: aveva fiducia che lei sapesse mantenere il segreto. Ma lei lo vedeva come suo Custode, ed era una Verde. Nessuna spiegazione l’avrebbe convinta a lasciarlo affrontare la situazione da solo, ma a Far Madding lei non era più in grado di difendersi di Min. «Vai, Alanna. Ho perso abbastanza tempo.»

Non appena se ne fu andata, lui si spostò per mettersi di nuovo con le spalle contro la parete e sedette tastando il flauto. Invece di suonare, però, si fermò a riflettere. Min aveva detto che lui aveva bisogno di Cadsuane, ma quest’ultima non era interessata a lui se non come una rarità. Una rarità scortese. In qualche modo doveva far sì che lei si coinvolgesse. Come avrebbe fatto, per la Luce?

Con qualche difficoltà, Verin uscì sforzandosi dalla portantina nel cortile del palazzo di Aleis. La sua corporatura semplicemente non si adattava a quei cosi, che erano il modo migliore per andare in giro a Far Madding. Le carrozze rimanevano sempre invischiate nelle calche, presto o tardi, e non potevano andare in alcuni posti dove lei voleva recarsi. Gli umidi venti provenienti dal lago stavano diventando più freddi man mano che si avvicinava il crepuscolo, ma lei lasciò che il vento sferzasse il suo mantello attorno mentre estraeva due penny d’argento dal suo borsellino e li dava ai portatori. Non era tenuta a farlo, ovviamente, dato che erano ragazzi di Aleis, ma Eadwina non poteva certo saperlo. Loro non avrebbero dovuto accettare, ma l’argento svanì nelle loro giacche in un batter d’occhio, e il più giovane dei due, un bell’uomo di mezza età, le rivolse perfino un vistoso inchino prima di sollevare la sedia e trotterellare via verso la stalla, una bassa struttura addossata in un angolo contro la parete di fronte. Verin sospirò. Un ragazzo di mezza età. Non le era occorso molto tempo a Far Madding per ricominciare a pensare come se non se ne fosse mai andata. Doveva starci attenta. Poteva essere pericoloso, soprattutto se Aleis o le altre avessero scoperto il suo inganno. Sospettava che le disposizioni per l’esilio di Verin Mathwin non fossero state mai sospese. Far Madding se ne stava in disparte quando una Aes Sedai aveva noie con la legge, ma le Consigliere non avevano motivo di temere le Aes Sedai, e, per le proprie ragioni, in cambio la Torre se ne stava in disparte in quelle rare occasioni in cui una Sorella si ritrovava a essere fustigata per questioni di legge. Lei non aveva intenzione di essere la più recente ragione del silenzio della Torre.

Il palazzo di Aleis non era paragonabile al Palazzo del Sole, ovviamente, o al Palazzo Reale di Andor, o a uno dei palazzi da cui re e regine governavano. Era solo una sua proprietà, non connessa alla sua posizione come Prima Consigliera. Altre, più grandi e più piccole, si ergevano su ambo i lati, ognuna circondata da un altro muro tranne sul lato in cui le Alture, nell’unico punto sull’intera isola che si avvicinava a una collina, digradavano verso l’acqua in uno scosceso precipizio. Tuttavia non era certo piccolo. Le donne della famiglia Barsalla si erano occupate di commercio e politica fin da quando la città era ancora chiamata Fel Moreina. Camminamenti con alti colonnati circondavano il palazzo di Barsalla su entrambi i livelli, e il cubo di marmo bianco ricopriva buona parte del terreno recintato. Trovò Cadsuane nel soggiorno. La stanza avrebbe offerto una bella vista del lago se le tende non fossero state tirate per conservare il calore del fuoco che scoppiettava nell’ampio caminetto di marmo. Cadsuane era seduta col suo canestro per cucire su un tavolino intarsiato accanto alla sua sedia, e lavorava con calma con un ago e un tombolo per il ricamo. Non era sola. Verin ripiegò il suo mantello sopra lo schienale di una sedia imbottita e ne prese un’altra per attendere.

Elza le rivolse a malapena un’occhiata. La Verde, che di solito aveva un’espressione affabile, era in piedi sul pavimento di fronte a Cadsuane con un volto feroce e gli occhi adirati. Elza era sempre ben consapevole della sua posizione rispetto alle altre Sorelle, forse pure troppo. Il fatto che lei ignorasse Verin e che inoltre stesse fronteggiando Cadsuane lasciava intendere che doveva essere in preda al nervosismo. «Come hai potuto lasciarla andare?» domandò a Cadsuane. «Come possiamo trovarlo senza di lei?» Ah, dunque si trattava di questo.

La testa di Cadsuane rimase piegata sopra il suo tombolo per il ricamo e il suo ago continuò a cucire minuscoli punti. «Puoi aspettare finché non torna» disse con calma.

Elza si puntò le mani sui fianchi. «Come puoi essere così distaccata?» chiese. «È il Drago Rinato! Questo posto potrebbe essere una trappola mortale per lui! Tu devi...» Quando Cadsuane sollevò un dito, i suoi denti si chiusero con uno scatto. Fu tutto ciò che fece, ma per lei fu sufficiente.

«Ho sopportato la tua invettiva fin troppo, Elza. Puoi andare. Ora!»

Elza esitò, ma in realtà non aveva scelta. Il suo volto era ancora rosso mentre si inchinava in una riverenza con le sue gonne verde scuro strette in pugno, ma, quando se ne andò impettita dal soggiorno, lo fece senza ulteriori indugi. Cadsuane appoggiò il tombolo in grembo e si piegò all’indietro. «Puoi farmi del tè, Verin?»

Inconsciamente, Verin ebbe un piccolo sussulto. L’altra Sorella non aveva guardato nemmeno una volta nella sua direzione. «Ma certo, Cadsuane.» Una teiera d’argento fittamente lavorata era appoggiata in un vassoio con quattro piedini sopra uno dei tavolini laterali e, per fortuna, era ancora calda. «È stato saggio lasciar andare Alanna?» chiese.

«Potevo forse fermarla senza fare in modo che il ragazzo sapesse più del dovuto?» replicò in tono secco Cadsuane.

Prendendosela comoda, Verin inclinò la teiera per mescere in una tazza di sottile porcellana blu. Non porcellana del Popolo del Mare, ma molto sottile. «Hai qualche idea del perché sia venuto a Far Madding, fra tutti i luoghi possibili? Mi sono quasi ingoiata la lingua quando ho capito che la ragione per cui aveva smesso di saltare qua e là poteva essere il fatto che si trovasse qui. Se è qualcosa di pericoloso, forse dovremmo provare a fermarlo.»

«Verin, lui può fare tutto ciò che desidera, qualunque cosa, sempre che viva fino a raggiungere Tarmon Gai’don. E sempre che io sia al suo fianco quanto basta per fargli imparare di nuovo come ridere e piangere.» Chiudendo gli occhi, si sfregò le tempie con la punta delle dita e sospirò. «Si sta tramutando in una roccia, Verin, e, se non apprende di nuovo a essere umano, vincere l’Ultima Battaglia non sarà molto meglio che perderla. La giovane Min gli ha detto che ha bisogno di me; sono riuscita a ottenerlo da lei senza destare i sospetti della ragazza. Ma devo aspettare che sia lui a venire da me. Vedi il modo barbaro in cui tratta Alanna e le altre. Sarà già abbastanza difficile insegnargli, anche se lo chiede. Rifugge i consigli, pensa di dover fare tutto, imparare tutto da sé, e se io non lo faccio faticare per questo, non imparerà affatto. Le sue mani ricaddero sul tombolo che aveva in grembo. «Sembra che io sia in vena di confidenze, stasera. Insolito, per me. Se riuscirai mai a finire di versare quel tè, potrò confidarti qualcos’altro.»

«Oh, sì... ma certo.» Affrettandosi a riempire una seconda tazza, Verin fece scivolare di nuovo in tasca la fialetta ancora chiusa. Era bello poter essere infine sicura di Cadsuane. «Ci vuoi del miele?» chiese nel suo tono più confuso. «Non ricordo mai.»

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