X

— Bene — disse Hagedorn al Consiglio. — Lasciamo da parte le formalità. O.Z. Garr, cosa siete riuscito a sapere sui cannoni?

O.Z. Garr, con indosso la splendida uniforme grigia e verde dei Dragoni Overwhele appoggiò con accuratezza il morione sul tavolo stando attento che il pennacchio restasse diritto.

— Allora, dei dodici cannoni che possediamo, sembra che quattro siano in perfette condizioni, mentre gli altri sono stati sabotati. A quattro sono stati recisi i cavi della corrente, degli altri non so niente di preciso. Sono riuscito a trovare una dozzina di Contadini che possiedono qualche rudimento di meccanica e li ho istruiti scrupolosamente. Adesso stanno portando allo scoperto i cavi. Ecco tutto quello che so sui cannoni.

— Non sono notizie malvagie — commentò Hagedorn. — E l’esercito di Contadini?

— Stanno mettendo a punto il progetto. A.F. Mull e LA. Berzelius li stanno ispezionando per scegliere quelli da addestrare. Non posso fare alcuna previsione sull’efficienza di un simile corpo anche se preparato e guidato da me, da A.F. Mull e da LA. Berzelius. I Contadini sono miti e inefficienti, adatti a strappare le erbacce ma niente affatto ardimentosi.

Hagedorn fissò gli altri consiglieri.

— Qualche suggerimento?

— Se quei mostri ci avessero lasciato gli energovagoni avremmo potuto servircene per trasportare i cannoni… — Sbottò Beaudry pieno di collera. — Almeno questo i Contadini saranno in grado di farlo, così potremo arrivare a Janeil e sparare alle spalle di quei cani.

— Sembra che i Mek siano dei veri e propri demoni! — dichiarò Aure. — Cosa avranno in mente? perché sono impazziti dopo tanti secoli?

— Ce lo domandiamo tutti — disse Hagedorn. — Xanten, avete portato con voi un prigioniero. Lo avete interrogato?

— No — rispose Xanten — a dire il vero mi sono completamente dimenticato di lui.

— Perché non provate a fargli qualche domanda? Magari ci darà qualche indicazione.

Xanten fece un cenno d’assenso.

— Posso provarci, ma se devo essere sincero nutro ben poca speranza.

— Claghorn, l’esperto siete voi — disse Beaudry. — Avete mai pensato che avrebbero organizzato una simile congiura? Cosa pensano di ottenere? i nostri castelli?

— Di sicuro sono in grado di predisporre dei piani molto accuratamente — rispose Claghorn. — Quello che mi stupisce è la loro decisione, maggiore di quanto mi aspettassi. Non ho mai scoperto che fossero interessati ai nostri beni materiali e non mostrano alcuna inclinazione per quelli che noi riteniamo elementi importanti e distintivi della civiltà, come le sottili differenze nella percezione e cose simili. Ho pensato spesso, anche se non ne ho tratto una teoria, che la logica compositiva del cervello abbia un’importanza maggiore di quella che noi le attribuiamo di solito. Anche i nostri cervelli si distinguono per la totale mancanza di una struttura razionale. Considerato il modo caotico in cui si formano i nostri pensieri, ogni gesto razionale che compiamo si potrebbe definire un miracolo. Magari noi non riusciamo ad arrivare alla razionalità e i nostri pensieri non sono altro che una serie di impulsi provenienti e controllati dalle emozioni. Al contrario, il cervello dei Mek si potrebbe definire un capolavoro della tecnica. — più o meno cubico, composto di cellule microscopiche unite da fibrille organiche, molecole a monofilamento dalla resistenza elettrica trascurabile. In ogni cellula è presente una pellicola di silicati, un fluido conduttore variabile e dotato di proprietà dielettriche e una lente composta da diversi ossidi metallici. Tale cervello è in grado di immagazzinare un numero elevatissimo di informazioni con un ben preciso criterio. Niente va perso se non deliberatamente dimenticato. Esso inoltre funge da ricetrasmittente, forse addirittura da radar, anche se per quest’ultima funzione si tratta solo di un’ipotesi.

«Il cervello dei Mek è però carente di emozioni. I Mek sono del tutto identici gli uni agli altri, non ci sono differenze di personalità e questa è una conseguenza del loro modo di comunicazione: è impensabile lo svilupparsi di una personalità particolare in simili condizioni. La loro obbedienza e lealtà nei nostri confronti era in realtà la totale mancanza di sensazioni per la situazione in cui si trovavano: non sentivano orgoglio né vergogna né risentimento verso di noi, non provavano assolutamente niente e anche adesso è così. Ci riesce difficile capire questa totale mancanza di emozioni, perché noi siamo immersi nei sentimenti, viviamo nel loro turbine. I Mek, invece, sono dei pezzi di ghiaccio. Erano nutriti e alloggiati in modo soddisfacente. Per quale motivo allora si sono ribellati? Ci ho pensato a lungo, ma L’unica motivazione che sono riuscito a trovare è tanto assurda che mi rifiuto di prenderla sul serio. Se poi fosse la verità… — la sua voce si spense.

— Allora? — chiese perentoriamente O.Z. Garr. — Allora?

— Allora… le cose non cambiano. I Mek stanno cercando di distruggerci e la mia ipotesi non può cambiare le cose.

Hagedorn si voltò verso Xanten.

— Questo dovrebbe esservi di grande aiuto nel vostro interrogatorio.

— Infatti, e stavo proprio per chiedere a Claghorn se se la sentiva di farmi da assistente — rispose Xanten.

— Se le fa piacere — disse Claghorn. — Comunque se volete il mio parere non otterrete nulla da un interrogatorio. Dovremmo invece concentrarci sul modo di respingerli e di salvarci la vita.

— E a parte l’esercito di «pantere» di cui avete parlato la volta scorsa… non avete in mente qualche altra arma sottile? — chiese tristemente Hagedorn. — Che ne so, un’apparecchiatura in grado di provocare delle risonanze elettriche nei loro cervelli o qualcosa di simile…

— Si potrebbe farlo — disse Claghorn. — Nel cervello dei Mek esistono degli organi che fungono da interruttori per sovraccarico. Può essere che durante quel lasso di tempo non possano comunicare fra di loro. — Pensò un istante, quindi aggiunse: — A.G. Bernal e Uegus hanno approfondite conoscenze di tali proiezioni… chissà che non riescano a costruire un apparecchio del genere.

Hagedorn annuì dubbioso fissando Uegus.

— È davvero possibile?

Uegus corrugò la fronte.

— «Costruire?» Io senz’altro posso disegnare e progettare un apparecchio simile, ma dove trovo gli elementi per realizzarlo? Ci sono, certo, sparsi alla rinfusa nei vari magazzini, alcuni utilizzabili altri no. Per arrivare a un risultato del genere mi dovrei abbassare al livello di un apprendista, di un Mek — la sua voce divenne dura per l’indignazione. — Non riesco a credere di dovervi sottolineare questa cosa. Mi considerate così da poco?

Hagedorn si affrettò a rassicurarlo.

— Ma no! Io non oserei mai mettere in dubbio la vostra dignità.

— Non sia mai detto! — aggiunse Claghorn — ma in una situazione tanto critica sono gli eventi stessi a imporci tali condizioni poco dignitose, anche se non lo facciamo da soli.

— Benissimo — disse Uegua con un sorriso privo di gioia. — Allora verrete con me nel magazzino, vi farò vedere quali sono i pezzi da montare e voi farete il lavoro. Che ne dite?

— Io accetto e lo farò con gioia se questo potrà tornarci utile. Ma è praticamente impossibile che io da solo riesca a svolgere il lavoro di una dozzina di tecnici. Nessuno è disposto a unirsi a me?

Silenzio assoluto, come se tutti i presenti stessero trattenendo il respiro.

Hagedorn fece per prendere la parola, ma Claghorn lo interruppe.

— Abbiate pazienza, Hagedorn, ma siamo finalmente arrivati al punto fondamentale della questione e bisogna risolverlo al più presto.

Hagedorn si volse intorno disperato.

— Qualcuno ha qualcosa da dire al riguardo?

— Claghorn è libero di fare quello che la sua natura esige — dichiarò con voce vellutata O.Z. Garr — e non posso certo impedirglielo, ma per quanto mi riguarda non macchierò mai la mia reputazione di nobile di Hagedorn. Per me è una cosa innata come il respiro. Se mi abbassassi a un simile compromesso diventerei una caricatura, una maschera grottesca di me stesso. Questo è Castel Hagedorn e noi rappresentiamo il massimo della società umana. Ogni compromesso è un degradarsi e ogni violazione dei nostri principi è un disonore. Avete parlato di «emergenza»: che azione deplorevole! Riferirla a dei ratti ignobili come i Mek significa compiere un atto indegno di un nobiluomo di Hagedorn!

Intorno al tavolo si udì un mormorio di consenso.

Claghorn si appoggiò alla spalliera con il mento appoggiato sul petto, come se stesse riposando. Vagò con i suoi limpidi occhi azzurri da una faccia all’altra, quindi fissò lo sguardo su O.Z Garr, scrutandolo spassionatamente.

— Era chiaro che quelle parole erano rivolte a me e la loro malizia mi è arrivata in pieno — disse. — Ma non ha importanza. — Distolse lo sguardo da O.Z. Garr e lo alzò al lampadario di diamanti e smeraldi. — Ciò che importa davvero è un’altra cosa, e cioè che l’intero Consiglio condivide la vostra opinione nonostante tutti i miei sforzi. Non posso continuare a esortarvi, a spiegarvi, a implorarvi: me ne andrò da Castel Hagedorn. La situazione qui sta diventando insostenibile per me. Vi auguro di resistere all’attacco dei Mek, anche se ho molti dubbi in proposito. I Mek sono intelligenti e pieni di risorse, privi di scrupoli e di preconcetti. Li abbiamo sottovalutati troppo a lungo.

Si alzò e mise la tavoletta d’avorio nel suo incavo.

— Addio a tutti.

Hagedorn si alzò rapidamente protendendo le braccia in un gesto di implorazione.

— Non lasciatevi dominare dall’ira, Claghorn! Ripensateci! Abbiamo bisogno di voi, della vostra saggezza e della vostra esperienza!

— È vero — rispose Claghorn — ma soprattutto avete bisogno di accettare il suggerimento che vi ho dato. Finché non vi sarete decisi in tal senso non abbiamo più niente da dirci e ogni ulteriore discussione è inutile e fastidiosa. — Salutò tutti con un veloce gesto della mano e se ne andò dalla sala.

Adagio, Hagedorn tornò a sedere. I presenti si muovevano, agitati, tossicchiavano, guardavano in alto o studiavano le loro tavolette d’avorio. O.Z. Garr bisbigliò qualcosa sottovoce a B.F. Wyas che gli stava accanto e che fece un gran cenno d’assenso. Hagedorn ricominciò a parlare a bassa voce.

— Sentiremo molto la mancanza di Claghorn e delle sue idee tanto acute, anche se poco ortodosse… Non siamo arrivati ancora a niente. Uegus, vi occuperete voi del proiettore del quale abbiamo parlato. Xanten, voi interrogherete il prigioniero e voi, O.Z. Garr, vi incaricherete di riparare i cannoni a energia… Ma a parte questi problemi marginali non siamo riusciti ad attuare un piano d’azione generale di difesa che protegga noi e Janeil.

— E gli altri castelli? ci sono ancora? — chiese Manine. — Non sappiamo più niente. Proporrei di inviare gli Uccelli a ogni castello, per vedere cosa è successo.

Hagedorn fece un cenno d’assenso.

— Questa è una proposta assennata. Volete provvedere voi stesso, Marune?

— Sicuramente.

— Bene, allora la seduta è tolta.

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