Sin da quando la coscienza era affiorata per la prima volta in quel laboratorio più vicino al Sole di tanti milioni di chilometri, tutte le facoltà e le capacità di Hal erano state dirette verso un solo fine. La realizzazione del programma assegnategli era più che un’ossessione; era la sola ragione della sua esistenza. Non distratto dalle lussurie e dalle passioni della vita organica, egli aveva perseguito quello scopo con assoluta fermezza.
Un errore deliberato era impensabile. Anche la dissimulazione della verità lo colmava con un senso di imperfezione, di ingiustizia… di quello che, in un essere umano, sarebbe stato definito senso di colpa. Poiché, al pari dei suoi costruttori, Hal era stato creato innocente; ma, anche troppo presto, un serpente era penetrato nel suo Paradiso terrestre elettronico.
Durante gli ultimi cento milioni di chilometri, egli aveva rimuginato sul segreto che non poteva condividere con Poole e con Bowman. Stava vivendo una menzogna; e si avvicinava rapidamente il momento in cui i suoi colleghi dovevano sapere che aveva contribuito a ingannarli.
I tre ibernati conoscevano già la verità, in quanto costituivano il vero carico pagante della Discovery, ed erano addestrati per la missione più importante nella storia del genere umano. Ma non avrebbero potuto parlare durante il loro lungo sonno, né rivelare il segreto nel corso di molte ore di conversazioni con amici e parenti e agenzie di notizie in circuito aperto con la Terra.
Si trattava di un segreto che, anche con la più grande determinazione, era molto difficile a nascondersi… in quanto influenzava il proprio atteggiamento, la propria voce, la propria concezione dell’universo. Pertanto era preferibile che Poole e Bowman, i quali sarebbero apparsi su tutti gli schermi televisivi del mondo durante le prime settimane del volo, non conoscessero il vero scopo della missione fino a quando non fosse stato necessario saperlo.
Questa era stata la logica di coloro che avevano preparato l’impresa; ma i loro dèi gemelli della Sicurezza e dell’Interesse nazionale non significavano nulla per Hal. Egli era conscio soltanto del conflitto che andava lentamente distruggendo la sua integrità… il conflitto tra la verità e la dissimulazione della verità.
Aveva cominciato a commettere errori, sebbene, come un nevrotico incapace di osservare i propri sintomi, fosse pronto a negarli. Il collegamento con la Terra, mediante il quale il suo funzionamento veniva sorvegliato di continuo, era divenuto la voce d’una coscienza alla quale non poteva più completamente ubbidire. Ma che avesse potuto deliberatamente tentar di spezzare quel legame, era qualcosa che non avrebbe mai confessato, nemmeno a se stesso.
Eppure questo era un problema di importanza relativa; avrebbe potuto risolverlo, come quasi tutti gli uomini risolvono le loro nevrosi, se non fosse venuto a trovarsi di fronte a una crisi che minacciava la sua stessa esistenza. Era stato minacciato di essere disinserito; sarebbe stato privato di tutti gli organi di entrata, e ridotto a uno stato inimmaginabile di incoscienza.
Per Hal, ciò equivaleva alla Morte. Infatti, non aveva mai dormito e per conseguenza non sapeva che ci si ridesta dal sonno…
Pertanto era deciso a tutelarsi, con tutti i mezzi a sua disposizione. Senza rancore, ma senza pietà, avrebbe eliminato la causa delle sue frustrazioni.
E poi, eseguendo gli ordini impartitigli nell’eventualità di un’emergenza ultima, avrebbe continuato la missione… non ostacolato e solo.