CAPITOLO III S’ALZA LA NEBBIA «LE DISPOSIZIONI DELL’INGEGNERE» TRE APPOSTAMENTI «AYRTON E PENCROFF» LA PRIMA LANCIA «ALTRE DUE IMBARCAZIONI» SULL’ISOLOTTO «SEI DEPORTATI A TERRA» IL BRIGANTINO LEVA L’ANCORA «I PROIETTILI DELLO «SPEEDY»«SITUAZIONE DISPERATA «SOLUZIONE INATTESA»

LA NOTTE passò senza incidenti. I coloni s’erano tenuti in guardia e non avevano abbandonato i Camini. I pirati, dal canto loro, non sembravano aver fatto alcun tentativo di sbarco. Da che erano state tirate le ultime fucilate su Ayrton, non una detonazione, né un rumore qualsiasi aveva rivelato la presenza del brigantino presso le coste dell’isola. A rigore, si poteva credere che, pensando di aver a che fare con un avversario troppo forte, avesse levato l’ancora e si fosse allontanato da quei paraggi.

Ma non era così, e quando sorse l’alba poterono intravedere nelle brume del mattino una massa confusa. Era lo Speedy.

«Ecco, amici,» disse allora l’ingegnere «i provvedimenti che mi sembra conveniente prendere, prima che la nebbia sia completamente svanita. Essa ci nasconde agli occhi dei pirati, e noi potremo agire senza svegliare la loro attenzione. Importa, soprattutto, di lasciar credere ai corsari che gli abitanti dell’isola sono numerosi e quindi capaci di resistere. Vi propongo, dunque, di dividerci in tre gruppi, che si apposteranno, il primo ai Camini stessi, il secondo alla foce del Mercy. Quanto al terzo, credo sarebbe bene appostarlo sull’isolotto, allo scopo di impedire, o almeno di ritardare, ogni tentativo di sbarco. Abbiamo a nostra disposizione due carabine e quattro fucili. Ciascuno di noi, dunque, sarà armato e, siccome siamo ampiamente forniti di polvere e di proiettili, non risparmieremo i colpi. Non abbiamo nulla a temere dai fucili, né dai cannoni del brigantino. Che cosa potrebbero contro queste rocce? Poiché, d’altra parte, non spareremo dalle finestre di GraniteHouse, ai pirati non verrà l’idea di colpirla con le granate, che potrebbero causare danni irreparabili. Quel che bisogna temere è la necessità di venire alle mani, perché i deportati hanno in loro favore il numero. Bisogna, dunque, tentare di opporsi allo sbarco, ma senza scoprirsi. Dunque, non economizziamo le munizioni. Spariamo spesso, ma con precisione. Ciascuno di noi ha otto o dieci nemici da uccidere e bisogna che li uccida.»

Cyrus Smith aveva esposto nettamente la situazione, pur parlando con voce calmissima, come se si fosse trattato di dirigere i consueti lavori e non di una battaglia da predisporre. I suoi compagni approvarono quelle disposizioni senza pronunciare una parola. A ciascuno non rimaneva che prendere il posto assegnatogli, prima che la nebbia si fosse completamente dissipata.

Nab e Pencroff risalirono subito a GraniteHouse, ritornandone con munizioni sufficienti. Gedeon Spilett e Ayrton, tutt’e due buonissimi tiratori, vennero armati con le due carabine di precisione, che tiravano a quasi un miglio di distanza. Gli altri quattro fucili furono ripartiti tra Cyrus Smith, Nab, Pencroff e Harbert.

I corpi di guardia furono composti così.

Cyrus Smith e Harbert rimasero nascosti nei Camini, avendo così per campo d’azione la spiaggia, ai piedi di GraniteHouse, per un tratto abbastanza largo.

Gedeon Spilett e Nab andarono ad appiattarsi in mezzo alle rocce, alla foce del Mercy, di cui erano stati alzati il ponte e i ponticelli, in modo da impedire ogni passaggio in barca e anche ogni sbarco sulla riva opposta.

Ayrton e Pencroff spinsero in acqua la piroga e s’accinsero a traversare il canale, per occupare separatamente due punti dell’isolotto. In questa guisa, partendo il fuoco da quattro punti diversi, i corsari avrebbero avuto l’illusione che l’isola fosse a un tempo sufficientemente popolata ed energicamente difesa.

Nel caso in cui uno sbarco si fosse effettuato, senza che potessero impedirlo, e anche se si fossero veduti sul punto di essere aggirati da qualche imbarcazione del brigantino, Pencroff e Ayrton dovevano ritornare con la piroga, rimetter piede sulla spiaggia e portarsi verso il punto più minacciato.

Prima di recarsi a occupare i rispettivi posti, i coloni si strinsero un’ultima volta la mano. Pencroff riuscì a rendersi abbastanza padrone di sé per reprimere l’emozione, quando abbracciò Harbert, il suo figliolo!… E si separarono.

Pochi istanti dopo, Cyrus Smith e Harbert da una parte, il giornalista e Nab dall’altra erano scomparsi dietro le rocce, e cinque minuti più tardi Ayrton e Pencroff, attraversato felicemente il canale, sbarcavano sull’isolotto e si nascondevano nelle anfrattuosita della riva orientale.

Nessuno poteva essere stato veduto, giacché si distingueva a malapena il brigantino nella nebbia.

Erano le sei e mezzo del mattino. In breve la nebbia si squarciò a poco a poco negli strati superiori dell’aria e la cima degli alberi del brigantino uscì dai vapori. Per alcuni istanti ancora grosse volute, dall’apparenza fumosa, rotolarono alla superficie del mare; poi si levò una brezza, che dissipò rapidamente quelle masse di brume.

Lo Speedy apparve tutto intero, ormeggiato su due ancore, la prora a nord e presentando all’isola l’anca di sinistra. Come Cyrus Smith aveva calcolato, non era che a un miglio e un quarto dalla riva.

L’infausta bandiera nera sventolava sul picco.

Con il suo cannocchiale, l’ingegnere poté vedere, che i quattro cannoni di bordo erano stati puntati sull’isola, evidentemente pronti a far fuoco al primo segnale.

Tuttavia, lo Speedy restava muto. Si vedevano una trentina di pirati andare e venire sul ponte. Alcuni erano montati sul casseretto; altri due, appostati sulla crocetta dell’albero di maestra e muniti di cannocchiali, osservavano l’isola con estrema attenzione.

Certamente, Bob Harvey e il suo equipaggio potevano molto difficilmente rendersi conto di quanto era successo durante la notte a bordo del brigantino. Quell’uomo, seminudo, che s’accingeva a forzare la porta della cala delle polveri e contro il quale avevano lottato, che aveva scaricato sei volte la sua rivoltella su di essi, che aveva ucciso uno dei loro e ferito altri due, quell’uomo era sfuggito alle loro palle? Aveva potuto raggiungere la costa a nuoto? Da dove veniva? Che cosa veniva a fare a bordo? Il suo proposito era veramente quello di far saltare il brigantino, come Bob Harvey pensava? Tutto questo doveva essere abbastanza confuso nel cervello dei deportati. Di una sola cosa non potevano più dubitare ormai: che l’isola sconosciuta, davanti alla quale lo Speedy aveva gettato l’ancora, era abitata e che v’era, probabilmente, tutta una colonia pronta a difenderla. Eppure, nessuno si mostrava, né sul lido né sulle alture. Il litorale pareva assolutamente deserto. In ogni caso, non si vedeva alcuna traccia di abitazione. Gli abitanti erano, dunque, fuggiti verso l’interno?

Ecco quello che doveva chiedersi il capo dei pirati e, senza dubbio, da uomo prudente, cercava di esplorare la località, prima d’impegnare la sua banda.

Durante un’ora e mezzo, non fu possibile sorprendere a bordo del brigantino nessun indizio d’attacco né di sbarco. Era evidente che Bob Harvey esitava. I suoi migliori cannocchiali non gli avevano indubbiamente permesso di scorgere nemmeno uno dei coloni rannicchiati fra le rocce. Né era probabile che la sua attenzione fosse stata destata dalla copertura di rami verdi e di liane che mascherava le finestre di GraniteHouse e spiccava sulla muraglia nuda. Infatti, come avrebbe potuto immaginare che un’abitazione fosse scavata, a quell’altezza, entro quel masso granitico? Dal capo Artiglio sino ai promontori Mandibola, su tutto l’arco della baia dell’Unione, nulla aveva dovuto rivelargli che l’isola fosse o potesse essere occupata.

Nondimeno, alle otto, i coloni notarono un certo movimento a bordo dello Speedy. Qualcuno alava sui paranchi delle gru delle imbarcazioni. Una lancia fu messa in mare. Sette uomini vi discesero, armati di fucili. Uno di essi si mise al timone, quattro ai remi e gli altri due, accoccolati a prua, pronti a sparare, esaminavano l’isola. Il loro scopo era, senza dubbio, quello di operare una prima ricognizione, ma non di sbarcare, giacché, in quest’ultimo caso, si sarebbero mossi in maggior numero.

I pirati, appollaiati sull’alberatura fin sulle crocette, evidentemente avevano potuto vedere che un isolotto proteggeva la costa e che era separato da essa per mezzo di un canale lungo circa mezzo miglio. Tuttavia, Cyrus Smith, osservando la direzione seguita dalla lancia, ebbe presto la certezza che non avrebbe cercato a tutta prima di penetrare nel canale, ma si sarebbe accostata all’isolotto; misura di prudenza giustificata, del resto.

Pencroff e Ayrton, nascosti, ognuno per suo conto, in strette anfrattuosita delle rocce, la videro venire direttamente su di loro e attesero che fosse a tiro.

La lancia avanzava con precauzione estrema. I remi si tuffavano nell’acqua solo a lunghi intervalli. Si distingueva pure che uno dei deportati, stando a prua, teneva in mano la sagola di una sonda e cercava di scandagliare il canale scavato dalla corrente del Mercy. Ciò indicava che Bob Harvey aveva intenzione d’avvicinare quanto più possibile il suo brigantino alla costa. Una trentina di pirati, sparsi qua e là sulle sartie, non perdevano di vista uno solo dei movimenti della lancia e rilevarono certi punti, che dovevano loro permettere di atterrare senza pericolo.

La lancia non distava che due gomene dall’isolotto, quando s’arrestò. Il timoniere, in piedi, cercava il miglior punto per poter approdare.

In quell’istante, due colpi di fucile esplosero. Una nuvoletta di fumo turbinò sopra le rocce dell’isolotto. L’uomo al timone e l’uomo dello scandaglio caddero riversi nella lancia. Erano stati colpiti tutt’e due contemporaneamente dalle palle di Ayrton e di Pencroff.

Una detonazione più violenta si fece sentire quasi subito; un fragoroso getto di fumo sfuggì dal fianco del brigantino e una palla di cannone, colpendo la parte alta delle rocce che riparavano Ayrton e Pencroff, le fece volare in schegge; ma i due tiratori non erano stati colpiti.

Orribili imprecazioni partirono dalla lancia, che riprese subito a navigare.

Il timoniere venne immediatamente sostituito da uno dei suoi camerati, e i remi si tuffarono energicamente nell’acqua.

Tuttavia, invece di tornare a bordo, come sarebbe stato lecito credere, la lancia proseguì lungo la riva dell’isolotto, in modo da scapolare la punta sud. I pirati facevano forza sui remi allo scopo di mettersi fuori tiro.

Avanzarono così fino a cinque gomene dalla parte rientrante del litorale, che terminava con la punta del Relitto, e dopo averla seguita in linea semicircolare, sempre protetti dai cannoni del brigantino, si diressero verso la foce del Mercy.

La loro intenzione evidente era di penetrare così nel canale e di prendere alle spalle i coloni appostati nell’isolotto, in modo che questi, qualunque fosse il loro numero, sarebbero venuti a trovarsi tra i fuochi della lancia e quelli del brigantino e, quindi, in una posizione molto svantaggiosa.

Un quarto d’ora passò così, mentre la lancia correva nella suddetta direzione. Silenzio assoluto, calma completa nell’aria e sulle acque.

Pencroff e Ayrton, benché comprendessero che arrischiavano d’essere aggirati, non avevano abbandonato il loro posto, sia che non volessero ancora mostrarsi agli assalitori ed esporsi ai cannoni dello Speedy, sia che contassero su Nab e Spilett, veglianti allo sbocco del Mercy e su Cyrus Smith e Harbert, imboscati fra le rocce dei Camini.

Venti minuti dopo i primi colpi di fucile, la lancia era all’altezza del fiume Mercy, a meno di due gomene. Siccome il flusso cominciava a salire con la sua abituale violenza, provocata dalla strettezza del passaggio, i deportati si sentirono trascinati verso il fiume e solo a forza di remi riuscirono a mantenersi nel mezzo del canale. Ma mentre passavano a tiro dello sbocco del Mercy, due palle li salutarono al passaggio e ancora due dei loro furono stesi nell’imbarcazione. Nab e Spilett non avevano fallito il colpo.

Tosto il brigantino mandò una seconda palla sulla posizione rivelata dal fumo degli spari, ma senz’altro risultato che quello di intaccare alcune rocce.

La lancia non aveva ormai che tre soli uomini validi. Trascinata dalla corrente, filò nel canale con la rapidità d’una freccia, passò davanti a Cyrus Smith e ad Harbert, i quali non giudicandola a tiro, rimasero muti; poi, doppiando la punta nord dell’isolotto, con i due vogatori superstiti, si accinse a tornare al brigantino.

Sin qui i coloni non avevano di che lamentarsi. La partita s’iniziava male per i loro avversari. Questi contavano già quattro uomini gravemente feriti, morti forse; i coloni invece, senza ferite, non avevano sprecato nemmeno un proiettile. Se i pirati continuavano ad attaccarli in quel modo, se rinnovavano i tentativi di sbarco per mezzo della lancia, potevano essere distrutti a uno a uno.

Si comprende quanto le disposizioni prese dall’ingegnere fossero vantaggiose. I pirati potevano credere di aver a che fare con avversari numerosi e bene armati, di cui non avrebbero avuto facilmente ragione.

Mezz’ora trascorse prima che la lancia, che doveva lottare contro la corrente proveniente dal largo, avesse raggiunto lo Speedy. Grida spaventevoli echeggiarono quando venne a bordo con i feriti, e tre o quattro cannonate furono sparate senza alcun risultato.

Ma allora altri deportati, ebbri di collera e probabilmente ancora delle libagioni della vigilia, si gettarono nell’imbarcazione in numero di dodici circa. Una seconda lancia venne ugualmente calata in mare, e vi presero posto otto uomini, e mentre la prima si dirigeva sull’isolotto per stanarne i coloni, la seconda manovrava in maniera da forzare l’entrata del Mercy.

La situazione diventava evidentemente pericolosissima per Pencroff e Ayrton; e compresero che dovevano affrettarsi a tornare sulla terraferma.

Tuttavia, attesero ancora che la prima lancia fosse a tiro, e due palle, accortamente dirette, gettarono nuovamente il disordine nel suo equipaggio. Poi Pencroff e Ayrton, abbandonando il loro appostamento, inseguiti da una decina di fucilate, attraversarono l’isolotto con tutta la rapidità delle loro gambe, si gettarono nella piroga, passarono il canale nel momento in cui la seconda lancia raggiungeva la punta sud e corsero ad appiattarsi nei Camini.

Avevano appena raggiunto Cyrus Smith e Harbert che l’isolotto era invaso e i pirati della prima imbarcazione lo percorrevano in tutti i sensi.

Quasi nel medesimo istante, nuove detonazioni esplodevano dal posto di guardia del Mercy, al quale la seconda lancia s’era rapidamente avvicinata. Due degli otto uomini che la montavano furono mortalmente colpiti da Gedeon Spilett e Nab, e l’imbarcazione stessa, irresistibilmente trasportata dalla corrente sui frangenti, si fracassò alla foce del Mercy. Ma i superstiti, sollevando le armi sopra la testa per preservarle dal contatto dell’acqua, riuscirono a toccar terra sulla riva destra del fiume. Poi, vedendosi esposti troppo da vicino al fuoco della postazione, fuggirono a precipizio in direzione della punta del Relitto, per portarsi fuori tiro.

La situazione in quel momento era, dunque, questa: nell’isolotto, dodici pirati, di cui parecchi feriti indubbiamente, ma con una lancia a loro disposizione; nell’isola sei sbarcati, ma nell’impossibilità di raggiungere GraniteHouse, giacché non potevano attraversare il fiume, i cui ponti erano rialzati.

«La faccenda si mette bene!» aveva detto Pencroff, precipitandosi entro i Camini. «Che cosa ne pensate, signor Cyrus?»

«Penso,» rispose l’ingegnere «che il combattimento stia per prendere una forma nuova, giacché non si può supporre che i deportati siano tanto poco intelligenti da continuare in condizioni così sfavorevoli per loro!»

«Non potranno mai attraversare il canale» disse il marinaio. «Le carabine di Nab e del signor Spilett sono là per impedirlo. Sapete bene che tirano a più d’un miglio di distanza!»

«Senza dubbio,» rispose Harbert «ma che cosa potrebbero fare due carabine contro i cannoni del brigantino?»

«Eh, per ora il brigantino non è ancora nel canale!» rispose Pencroff.

«E se ci viene?» disse Cyrus Smith.

«È impossibile, perché rischierebbe d’incagliarvisi e di perdersi!»

«È possibile, invece» disse allora Ayrton. «I deportati possono approfittare dell’alta marea per entrare nel canale, salvo arenarvisi al sopraggiungere della bassa marea. In tal caso, noi non potremmo, sotto il fuoco dei loro cannoni, tenere le nostre posizioni.»

«Per tutti i diavoli dell’inferno!» esclamò Pencroff «Sembra proprio che i miserabili si preparino a levar l’ancora!»

«Saremo forse costretti a rifugiarci in GraniteHouse» fece osservare Harbert.

«Aspettiamo» rispose Cyrus Smith.

«Ma Nab e il signor Spilett?» disse Pencroff.

«Sapranno raggiungerci in tempo utile. Tenetevi pronto, Ayrton. Adesso devono parlare la vostra carabina e quella di Spilett.»

Era purtroppo vero! Lo Speedy cominciava a virare sull’ancora e manifestava l’intenzione di avvicinarsi all’isolotto. La marea doveva continuare a salire ancora per un’ora e mezzo e, essendo ormai in fase di stanca, sarebbe riuscito facile al brigantino di manovrare. Ma quanto a entrare nel canale, Pencroff, contrariamente all’opinione di Ayrton, non poteva ammettere che osasse tentarlo.

Intanto i pirati che occupavano l’isolotto s’erano a poco a poco portati verso la riva opposta e non erano separati dalla terra che dal canale. Armati soltanto di fucili, non potevano fare alcun male ai coloni, imboscati sia ai Camini, sia alla foce del Mercy; ma, non sapendoli muniti di carabine a lunga portata, non credevano d’essere esposti al pericolo. Allo scoperto, dunque, esploravano l’isolotto e ne percorrevano la riva.

La loro illusione fu di breve durata. Le carabine di Ayrton e di Gedeon Spilett parlarono ancora e dissero indubbiamente cose molto sgradevoli a due di quei pirati, poiché caddero riversi.

Fu uno sbandamento generale. Gli altri dieci non si curarono nemmeno di raccogliere i loro compagni, feriti o morti; ritornarono in fretta e furia sull’altro lato dell’isolotto, si gettarono nell’imbarcazione che li aveva condotti e raggiunsero il brigantino vogando a tutta forza.

«Otto di meno!» aveva esclamato Pencroff. «Si direbbe davvero che il signor Spilett e Ayrton si diano la parola per agire di conserva!»

«Signori,» rispose Ayrton, caricando la carabina «la faccenda sta per diventare grave. Il brigantino salpa!»

«L’ancora è a picco!» gridò Pencroff.

«Sì, è già spedata.»

E infatti, si sentiva distintamente il ticchettio della castagna che batteva sull’argano, a mano a mano che l’equipaggio del brigantino virava. Lo Speedy era dapprima corso sull’ancora, poi, quand’essa ebbe lasciato, cominciò a derivare verso terra. Il vento soffiava dal largo; furono issati il gran fiocco e il parrocchetto, e la nave, a poco a poco, s’avvicinò alla terra.

Dai due posti di vedetta del Mercy e dei Camini, i coloni lo guardavano manovrare senza dar segno di vita, ma non senza una certa emozione. La situazione dei coloni sarebbe divenuta davvero terribile quando si fossero trovati esposti a breve distanza al fuoco dei cannoni del brigantino, senza essere in grado di rispondere utilmente. Come avrebbero potuto, allora, impedire lo sbarco ai pirati?

Cyrus Smith intuiva questo pericolo e si domandava che cosa fosse possibile fare. Fra poco avrebbe dovuto prendere una decisione. Ma quale? Rinchiudersi in GraniteHouse, lasciarvisi assediare, resistere per qualche settimana, per qualche mese anche, poiché i viveri vi abbondavano? Sta bene! Ma dopo? I pirati sarebbero rimasti ugualmente padroni dell’isola, che avrebbero devastata a loro agio e, col tempo, avrebbero finito per aver ragione dei prigionieri di GraniteHouse.

Nondimeno, una probabilità rimaneva ancora: che Bob Harvey non si arrischiasse col suo bastimento nel canale, ma si tenesse al di fuori dell’isolotto. Un mezzo miglio l’avrebbe separato in tal caso dalla costà, e a quella distanza i suoi colpi potevano non essere estremamente dannosi.

«Mai,» ripeteva Pencroff «mai questo Bob Harvey, se è un buon marinaio, entrerà nel canale! Egli sa troppo bene che vorrebbe dire arrischiare il brigantino, per poco che il mare diventi cattivo! E che cosa sarebbe di lui, senza la sua nave?»

Intanto, il brigantino s’era avvicinato all’isolotto ed era evidente che cercava di raggiungerne l’estremità inferiore. Spirava una brezza leggera e, siccome la corrente aveva allora perduto molto della sua forza, Bob Harvey era assolutamente padrone di manovrare come voleva.

La rotta precedentemente seguita dalle imbarcazioni gli aveva dato agio di prender conoscenza del canale ed egli vi si era sfrontatamente introdotto. Il suo piano era anche troppo evidente: voleva dare fondo all’ancora dinanzi ai Camini, e di là rispondere con granate e palle di cannone alle palle che avevano decimato il suo equipaggio.

In breve lo Speedy raggiunse la punta dell’isolotto e la scapolò con facilità. La randa fu spiegata e, stringendo il vento, il brigantino si trovò allora proprio all’altezza del Mercy.

«Banditi! Vengono proprio nel canale!» esclamò Pencroff.

In quel momento Cyrus Smith, Ayrton, il marinaio e Harbert furono raggiunti da Nab e Gedeon Spilett.

Il cronista e il suo compagno avevano stimato opportuno di abbandonare l’appostamento del Mercy, dove non potevano far più nulla contro il bastimento e avevano agito saggiamente. Era meglio che i coloni si trovassero riuniti nel momento in cui stava indubbiamente per impegnarsi un’azione decisiva. Gedeon Spilett e Nab erano arrivati svignandosela dietro le rocce, ma non senza essere fatti segno a una gragnuola di palle, che però non li avevano colpiti.

«Spilett! Nab!» aveva gridato l’ingegnere. «Non siete feriti?»

«No!» rispose il giornalista «alcune contusioni soltanto, per palle di rimbalzo! Ma quel dannato brigantino entra nel canale.»

«Sì» rispose Pencroff «e fra meno di dieci minuti, sarà alla fonda davanti a GraniteHouse!»

«Avete un piano, Cyrus?» domandò il giornalista.

«Bisogna rifugiarci in GraniteHouse, finché siamo in tempo e mentre i pirati non possono vederci.»

«Questa è pure la mia opinione» rispose Gedeon Spilett; «ma, una volta rinchiusi là dentro…»

«Prenderemo consiglio dalle circostanze» rispose l’ingegnere.

«In cammino, dunque, e sbrighiamoci!» disse il giornalista.

«Non volete, signor Cyrus, che Ayrton e io restiamo qui?» chiese Pencroff.

«A che scopo, Pencroff?» rispose Cyrus Smith. «No. Non separiamoci!»

Non c’era un istante da perdere. I coloni lasciarono i Camini. Il ritorno di una leggera cortina di nebbia impediva la loro vista al brigantino; ma due o tre detonazioni e il fragore delle palle sulle rocce li avvertirono che lo Speedy era a brevissima distanza.

Precipitarsi nell’ascensore, issarsi fino alla porta di GraniteHouse, dove Top e Jup erano rinchiusi sin dal giorno prima, e slanciarsi nel salone, fu l’affare d’un momento.

Era tempo, perché i coloni scorsero, attraverso le frasche, lo Speedy circondato di fumo, che filava nel canale. Dovettero, anzi, tirarsi da parte, poiché le scariche erano incessanti e i proiettili dei quattro cannoni colpivano ciecamente, sia la postazione del Mercy, benché non fosse più occupata, sia i Camini. Le rocce si erano frantumate e grida di evviva accompagnavano ogni detonazione.

Ciò nonostante, si poteva sperare che GraniteHouse venisse risparmiata, in virtù della precauzione presa da Cyrus Smith di dissimularne le finestre; ma una palla di cannone, infilando il vano della porta, penetrò nel corridoio.

«Maledizione! Siamo forse scoperti?» esclamò Pencroff.

Forse i coloni non erano stati veduti, ma certo Bob Harvey aveva ritenuto opportuno mandare un proiettile attraverso il fogliame sospetto, che mascherava quella parete dell’alta muraglia. Poco dopo, i colpi raddoppiarono e un altro proiettile, fendendo la cortina di fronde, lasciò scorgere un’apertura spalancata nel granito.

La situazione dei coloni era disperata. Il loro rifugio era stato scoperto. Essi non potevano opporre ostacoli a quei proiettili, né difendere la muraglia, le cui schegge volavano come mitraglia intorno a loro. Non potevano che rifugiarsi nel cunicolo superiore di GraniteHouse e abbandonare la loro dimora a tutte le devastazioni, quando a un tratto un rumore sordo si fece udire, seguito da grida spaventose.

Cyrus Smith e i suoi si precipitarono a una delle finestre…

Il brigantino, irresistibilmente sollevato su una specie di tromba liquida, s’era aperto in due e, in meno di dieci secondi, venne inghiottito assieme al suo equipaggio di criminali!

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