XVIII

Le fiamme si spensero. Gli uomini, trecento nobili del castello, duecento Espiazionisti e trecento Nomadi, si riunirono all’imboccatura della galleria e iniziarono a vagliare le varie soluzioni per annientare del tutto i Mek. Allo spuntare del giorno coloro che avevano lasciato ancora la famiglia nel castello andarono a prenderla e al ritorno portarono con sé anche un gruppo di gentiluomini tra i quali Beaudry, O.Z. Garr, Isseth e Aure. Il loro saluto fu freddo e distaccato, come se volessero tenere le distanze da coloro che, un tempo alla loro altezza, si erano umiliati mettendosi alla pari con i Mek in quella lotta.

— Cosa succederà adesso? — domandò Beaudry ad Hagedorn. Li avete intrappolati, ma non potete obbligarli a venire allo scoperto. Può darsi che là sotto ci siano delle scorte di sciroppo in origine destinate agli energovagoni che gli permetteranno di vivere per dei mesi.

O.Z. Garr, dopo aver guardato le cose dal punto di vista della teoria militare, propose un piano.

— Fate portare qui i cannoni e montateli sugli energovagoni. Non appena quei vermi si saranno indeboliti fate entrare i cannoni nelle gallerie e uccideteli tutti tranne quelli necessari per i lavori del castello. Prima ne avevamo quattrocento e ci basteranno ancora.

— Bene! — esclamò Xanten. — Mi compiaccio di informarla che questo non accadrà mai. Se qualcuno di loro sopravviverà, ci dovrà riparare le astronavi e insegnare a mantenerle in efficienza, quindi lo rispediremo sul suo pianeta d’origine insieme ai Contadini.

— Ma come pensate che potremo vivere così? — chiese freddamente Garr.

— Avete il generatore di sciroppo, fatevi dare un sacco e bevete quello.

Garr rovesciò la testa all’indietro e lo guardò gelidamente dall’alto in basso.

— Questo lo dite voi, solo voi, è il vostro insolente parere. Ma occorre ascoltare anche gli altri. Hagedorn, un tempo eravate nobile. Siete anche voi del parere che la civiltà debba finire?

— Non finirà — rispose Hagedorn — se tutti, voi incluso, ci daremo da fare per farla sopravvivere. Comunque non ci saranno più schiavi, ne sono convinto.

O.Z. Garr si girò sui tacchi e si diresse verso il castello, seguito da altri intransigenti tradizionalisti. Alcuni di loro si appartarono a confabulare lanciando occhiate torve a Xanten e Hagedorn.

All’improvviso si udirono delle grida dai bastioni.

— I Mek! Stanno invadendo il castello! Vengono dai passaggi più bassi! Attaccateli! Aiuto!

Gli uomini nella valle sollevarono gli occhi costernati e videro le porte del castello sul punto di chiudersi.

— Ma com’è possibile? — esclamò Hagedorn — eppure mi era sembrato che fossero entrati tutti nelle gallerie!

— E invece è tutto chiaro — spiegò Xanten amaramente. — Mentre minavano la base del picco sono arrivati fino ai livelli più bassi.

Hagedorn fece qualche passo in avanti, come se volesse attaccare da solo, poi si arrestò.

— Dobbiamo respingerli! Non possiamo lasciare che saccheggino il castello!

— E invece… — disse Claghorn — le mura ci impediscono di entrare, come lo impedivano ai Mek.

— Potremmo servirci degli Uccelli e non appena rafforzata la nostra posizione scacciarli e sterminarli.

Claghorn fece un cenno di diniego.

— Potrebbero aspettarci sulla terrazza di lancio e sui bastioni e abbattere gli Uccelli appena si avvicinano. Anche se riuscissimo ad atterrare, lo spargimento di sangue sarebbe immenso e per ogni loro morto ci sarebbe un caduto tra di noi… e i Mek sono molto più numerosi.

Hagedorn gemette.

— Il solo pensiero di quelle bestie che toccano le mie cose e si pavoneggiano con i miei vestiti mi fa venire la nausea!

— Ascoltatemi! — esclamò Claghorn mentre dall’alto si udivano le urla degli uomini e il crepitio dei cannoni a energia. — Alcuni stanno opponendo resistenza sui bastioni!

Xanten si avvicinò di corsa a un gruppo di Uccelli che, una volta tanto, se ne stavano in silenzio, impauriti.

— Portatemi sopra il castello, fuori tiro ma in modo che io possa vedere cosa succede.

— Stai attento — gracchiò uno degli Uccelli. — Lassù stanno succedendo cose orribili.

— Non vi preoccupate, portatemi sopra i bastioni!

Gli Uccelli lo sollevarono e si alzarono in cerchio sopra il picco del castello, a debita distanza per evitare le pallottole dei Mek. Vicino ai cannoni ancora in funzione si vedeva una trentina di persone, uomini e donne. I Mek erano ovunque, fra i Grandi Palazzi, nella Rotonda, in qualsiasi luogo non raggiungibile dai colpi dei cannoni. La piazza era colma di cadaveri: nobili, dame, ragazzi… tutti quelli che avevano deciso di rimanere al castello.

Di fianco a uno dei cannoni stava O.Z. Garr. Non appena vide Xanten gli puntò contro l’arma con un urlo isterico e sparò. Gli Uccelli gridarono e tentarono di allontanarsi, ma due vennero colpiti. Xanten e il carro precipitarono in un grande groviglio. Fortunosamente i quattro Uccelli superstiti riuscirono a recuperare l’equilibrio quando ormai mancavano solo una trentina di metri all’impatto con il terreno, riuscendo ad attutire il colpo. Xanten si liberò da quel groviglio barcollando e parecchi uomini gli corsero incontro.

— Siete salvo? — urlò Claghorn.

— Sì, e anche spaventato. — Xanten emise un profondo respiro e si sedette su uno spuntone roccioso.

— Cosa sta accadendo lassù? — domandò Claghorn.

— Sono morti tutti, tranne una dozzina. Garr è impazzito e mi ha sparato addosso. — riferì Zanten.

— Guardate! I Mek sono arrivati sui bastioni! — urlò A.L. Morgan.

— Là! — gridò un’altro. — Quegli uomini! Si buttano… no, li buttano giù!

Alcuni di loro erano uomini, altri Mek che gli uomini si erano tirati dietro. Precipitarono spaventosamente adagio e si sfracellarono al suolo. Poi non avvenne più nulla. Il castello era nelle mani dei Mek.

Xanten osservò quei contorni. Gli erano tanto familiari ma anche tanto estranei.

— Non credo che ce la faremo a resistere, ma se distruggiamo le celle solari non potranno più sintetizzare lo sciroppo.

— Facciamolo immediatamente — propose Claghorn, — prima che i Mek prendano i cannoni. Uccelli!

Diede gli ordini e quaranta Uccelli si alzarono in volo trasportando ciascuno una pietra più grande della testa di un uomo. Aggirarono il castello e tornarono annunciando la distruzione delle celle solari.

— A questo punto non dobbiamo fare altro che chiudere gli ingressi delle gallerie per impedirgli di coglierci alla sprovvista, e aspettare — disse Xanten.

— E i Contadini?… E le Phane? — domandò Hagedorn con voce straziata.

Xanten scrollò la testa, adagio.

— Chi non è ancora Espiazionista dovrà convertirsi.

Claghorn mormorò: — I Mek possono tirare avanti due mesi, non di più.

Ma i due mesi trascorsero, e anche il terzo, e il quarto. Infine, un mattino si aprirono le grandi porte e un Mek sparuto ne uscì. — Stiamo morendo di fame — comunicò. — Abbiamo lasciato intatti i vostri tesori. Prometteteci che avremo salva la vita altrimenti distruggeremo tutto prima di morire.

— Ascoltate le nostre condizioni — disse Claghorn. — Vi lasceremo vivere se ripulirete il castello e seppellirete i morti. Dovrete riparare le astronavi e insegnarci a usarle, quindi sarete trasferiti su Etamin Nove.

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