All'interno dell'enorme pancia della balena d'acciaio e pietra modellata a formare il teatro dell'opera costruito per resistere a lungo, Rick Deckard vide che avevano luogo delle prove rumorose che riecheggiavano piuttosto malcerte. Entrando riconobbe la musica: Il Flauto Magico di Mozart, le scene finali del primo atto. Gli schiavi del moro - in altre parole, il coro - avevano attaccato la loro parte con una battuta d'anticipo, rovinando completamente il ritmo semplice delle campanelle magiche.
Che piacere, Il Flauto Magico gli piaceva da morire. Si sedette in una poltrona della prima galleria (nessuno parve notarlo) e si mise comodo. Ora Papageno con il suo fantastico piumaggio si era unito a Pamina per cantare parole che riuscivano sempre a far salire lacrime agli occhi di Rick, quando e se gli accadeva di ricordarsele.
Konnte jeder brave Mann solche Glockchen finden, seine Feinde wurden dann ohne Muhe schwinden.
Be', penso Rick, nella vita vera non esistono campanelle magiche del genere, che fanno scomparire i nemicisensialcuno sforzo. Peccato. E Mozart, non molto tempo dopo aver finito Il Flauto Magico, era morto - a soli trentacinque anni - di una malattia ai reni. Ed era stato sepolto in una fossa comune, come un povero senza nome.
Seguendo questi pensieri si chiese se Mozart avesse avuto qualche intuizione del fatto che il futuro non esisteva, che aveva gia usato tutto il poco tempo che gli spettava. Forse l'ho usato tutto, anch'io, penso nel guardare le prove che procedevano. Queste prove fniranno, lo spettacolo finira, i cantanti moriranno, con il tempo anche l'ultimo spartito verra distrutto, in un modo o nell'altro; infine il nome "Mozart" scomparira e la polvere avra vinto. Se non su questo pianeta, su un altro. Possiamo sfuggirle per un po'. Come i droidi riescono a sfuggirmi e a sopravvivere un po'piu a lungo, ma sempre per un tempo comunque deffnito. Perche poi li prendo io, o li prende qualche altro cacciatore di taglie. In un certo senso, penso, faccio parte anch'io delprocesso dell 'entropia che distrugge tutto. Quelli dell'Associazione Rosen creano e io distruggo. O cosi almeno loro devono vedere la questione.
Intanto, sul palcoscenico, Papageno e Pamina erano impegnati in un dialogo. Interruppe la riflessione introspettiva e si mise ad ascoltare. Papageno: «Figlia mia, cosa dovremmo dire ora?» Pamina: «La verita. Questo diremo».
Chinandosi in avanti e scrutando con attenzione, Rick studio Pamina agghindata in abiti pesanti ed elaborati, con il soggolo che le reggeva il velo sulle spalle e sul volto. Rilesse il foglio informativo e si appoggio allo schienale, soddisfatto. Ho visto il mio terzo androide Nexus-6, riflette. Luba Luft. Un po' ironico, il sentimento che suscita il suo ruolo. Per quanto vitale, attivo e di bell'aspetto, un androide in fuga non potrebbe certo dire la verita; riguardo a se stesso, perlomeno.
Sul palcoscenico Luba Luft cantava, e Rick rimase sorpreso dalla qualita di quella voce; era al livello delle migliori, anche di quelle famose nella sua collezione di registrazioni storiche. L'Associazione Rosen l'aveva costruita bene, doveva ammetterlo. E di nuovo vide se stesso sub specie aeternitatis, i l distruttore della forma evocato da cio che sentiva e vedeva li. Forse, quanto meglio funziona, quanto piu lei sa cantare bene, e tanto piu c'e bisogno di me. Se gli androidi fossero rimasti su standard inferior, come i vecchi q-40 costrutti dalla Derain Associates, il problema non esisterebbe e non ci sarebbe bisogno di quello che so fare io. Mi chiedo quando dovrei farlo, si disse. Il piu presto possible, probabilmente. Appena fintta la prova, quando rientra in camerino.
Alla fine dell'atto la prova venne temporaneamente sospesa. Sarebbe ripresa, disse il direttore d'orchestra in inglese, francese e tedesco, dopo un'ora e mezza. Il direttore d'orchestra quindi usci di scena; gli orchestrali posarono gli strumenti e se ne andarono anch'essi. Alzatosi, Rick si diresse sul retro del palcoscenico, verso i camerini; segui gli ultimi della compagnia che stavano uscendo, senza fretta, decidendo sul da farsi. Emeglio cosi, meglio chiudere immediatamente la questione. Cerchero di passare il minor tempo possible a parlarle e a somministrarle il test. Appena ne sard sicuro... - ma tecnicamente non poteva avere certezze prima della fine del test. Forse Dave si e sbagliato sul suo conto, i potizzo. Spero di si. Ma in realta ne dubitava. Istintivamente, la sua professionals aveva gia reagito. E finora non s'era mai sbagliato... in tutti gli anni passati al dipartimento.
Fermo una comparsa e gli chiese qual era il camerino della signorina Luft; la comparsa, truccato e vestito da soldato egiziano, gli fece un cenno. Rick arrivo alla porta che gli era stata indicata, dove c'era affissa una nota scritta in inchiostro che diceva MISS LUFT NON DISTURBARE, e busso.
«Avanti».
Entro. La donna era seduta alla toletta con una partitura rilegata, evidentemente alquanto usata, aperta sulle ginocchia annotava qua e la la partitura con una penna a sfera. Indossava ancora il costume, tranne il soggolo che aveva sistemato su una rastrelliera, e non si era ancora tolta il trucco.«Si?» disse, alzando lo sguardo. Il trucco di scena le rendeva gli occhi pii grandi: enormi, color nocciola, lo fissavano senza alcun tentennamento. «Ho da fare, come puo vedere». La sua voce non tradiva alcun residuo d'accento straniero.
«Lei vince il confronto con la Schwarzkopf» esordi Rick.
«Ma lei chi e?» Il suo tono aveva in se un freddo riserbo e quell'altra freddezza, che lui aveva gia riscontrato in tanti androidi. Sempre lo stesso: un grande intelletto, la capacita di conseguire traguardi importanti, ma anche questa freddezza. La deplorava. Eppure, senza di essa, non sarebbe riuscito a identificarli.
«Sono del Dipartimento di Polizia di San Francisco», disse.
«Davvero?» I grandi occhi intensi non si mossero, non risposero in alcun modo. «Che ci viene a fare qui?» Il suo tono, stranamente, pareva cortese.
Sedendosi su una sedia vicina apri la valigetta. «Sono stato mandato a somministrarle un normale test sul profilo della personalita. Ci vorranno solo alcuni minuti».
«E proprio necessario?» Fece un cenno indicando la grossa partitura rilegata, «Ho un sacco da fare». Ora aveva iniziato a sembrare un po' in apprensione.
«E necessario». Estrasse gli strumenti per il Voigt-Kampff, e comincio a sistemarli.
«E un test per il quoziente intellettuale?»
«No, per l'empatia».
«Devo mettermi gli occhiali». Allungo la mano per aprire una cassetto della toletta.
«Se e in grado di annotare la partitura senza occhiali puo anche fare il test cosi com'e. Le faro vedere delle fotografie e le faro alcune domande. Intanto...» Si alzo e le si avvicino e, chinatosi, le applico la ventosa con i sensori sulla guancia alquanto colorita. «E poi questa luce», disse, regolando l'angolazione del sottile raggio, «e siamo pronti».
«Crede che io sia un androide? E per questo, no?» La voce le era quasi del tutto scomparsa. «Non sono un androide. Non sono mai nemmeno stata su Marte; un androide non l'ho mai nemmeno visto!» Le lunghe ciglia vibrarono involontariamente; Rick si rese conto che la cantante tentava di mantenere la calma. «Vi hanno informato che c'e un androide nella nostra compagnia? L'aiuterei con piacere, e le pare che se fossi un androide avrei piacere ad aiutarla?»
«A un androide», le disse, «non importa nulla di quello che succede a un altro androide. Questa e una delle indicazioni che cerchiamo di identificare». «Allora», disse Miss Luft, «lei deve essere un androide». La battuta lo fece fermare all'istante; la guardo.
«Perche», continuo, «il suo compito e quello di ucciderli, non e vero? Lei e uno di quei...» Cercava di ricordarsi.
«Cacciatori di taglie», disse Rick. «Ma non sono un androide».
«Il test a cui vuole sottopormi,» la voce adesso aveva cominciato a tornarle, «lei l'ha superato?»
«Si», annui Rick. «Tanto tanto tempo fa; quando ho cominciato a lavorare con il dipartimento»
«Forse e un falso ricordo. Non e vero che qualche volta gli androidi hanno dei falsi ricordi?»
Rick disse, «I miei superiori sanno tutto del test. E obbligatorio».
«Forse una volta e esistito un umano che aveva il suo stesso aspetto, e a un certo punto lei l'ha ucciso e ne ha preso il posto. E i suoi superiori non lo sanno». Sorrise, come invitandolo a darle ragione.
«Su, procediamo con il test», disse Rick prendendo in mano il questionario.
«Faccio il test», disse Luba Luft, «se lo fa prima lei».
Di nuovo la fisso stupito, preso in contropiede.
«Non crede che sarebbe piu giusto?» chiese. «Allora sarei sicura di chi e lei. Non so, lei sembra cosi singolare, cosi duro e strano». Ebbe un brivido, ma sorrise ancora, fiduciosa.
«Lei non sarebbe in grado di sottopormi al Voigt-Kampff. Ci vuole parecchia esperienza. Adesso mi ascolti con attenzione. Le domande riguardano un certo numero di situazioni in cui lei potrebbe venirsi a trovare; da lei voglio una frase in risposta alla situazione, mi deve dire quello che farebbe. E voglio che lei risponda nel modo piu rapido possibile. Uno dei fattori che mi interessano e il tempo di reazione». Scelse la prima domanda. «Guarda la TV, e all'improvviso s'accorge che una vespa le si e posata sul polso». Controllo l'orologio, contando i secondi. E controllava anche i due quadranti.
«Cos'e una vespa?» chiese Luba Luft.
«Un insetto volante che punge».
«Oh, che strano». Gli enormi occhioni le si dilatarono con fiducia infantile, come se le avesse rivelato il mistero centrale del creato. «Ne esistono ancora? Non ne ho mai visto nemmeno una».
«Sono morte per via della polvere. Davvero non sa cos'e una vespa? Doveva essere al mondo quando c'erano ancora le vespe; era soltanto...» «Mi dica la parola in tedesco».
Cerco di ricordarsi il vocabolo tedesco per "vespa", ma non ci riusci. «Lei parla perfettamente la mia lingua», le disse incollerito.
«Il mio accento», lo corresse, «e perfetto. E necessario che lo sia, per i ruoli in Purcell, Walton, Vaughan Williams. Ma il mio vocabolario non e molto ampio». Gli lancio una timida occhiata.
«Wespe», disse Rick, rammentandosi della parola tedesca.
«Ach, si; eine Wespe». Rise. «E qual era la domanda? Me la sono gia dimenticata».
«Proviamone un'altra». A quel punto era impossibile registrare una risposta significativa. «Guarda un vecchio film alla TV, un film di prima della guerra. Siamo nel pieno di un banchetto; il piatto principale», aveva saltato la prima parte della domanda, «era cane bollito con ripieno di riso».
«Nessuno ucciderebbe un cane per mangiarselo», disse Luba Luft. «Valgono un patrimonio. Ma mi sa che era un cane finto, un surrogato. Giusto? Ma i surrogati sono fatti di cavi e motori; non li si puo mangiare».
«Prima della guerra», gracchio irritato.
«Prima della guerra non ero al mondo».
«Ma avra visto dei vecchi film in TV!»
«Il film era ambientato nelle Filippine?»
«Perche?»
«Perche», disse Luba Luft, «una volta nelle Filippine mangiavano il cane lesso con il ripieno di riso. Ricordo di averlo letto». «Ma come risponde?» le chiese. «Mi dia la sua reazione emotiva, morale, sociale». «Al film?» Ci penso su. «Cambierei canale e mi metterei a vedere Buster Friendly». «Perche cambierebbe canale?»
«Be'», disse vivace, «chi mai se ne starebbe a guardare un vecchio film ambientato nelle Filippine? Cos'e mai successo nelle Filippine a parte la Marcia della Morte Bataan, e chi la guarderebbe quella?» Lo guardo con furia, indignata. Sui quadranti le lancette sventagliavano in tutte le direzioni.
Dopo una pausa, Rick riprese a interrogarla, con la massima attenzione, «Affitta una casa in montagna...»
«Ja». Faceva cenno di si con la testa. «Continui pure; sto aspettando».
«In una zona ancora verde».
«Pardon?» Si porto la mano all'orecchio. «Non ho mai sentito questo vocabolo».
«Vuoi dire che ci crescono ancora alberi e cespugli. La casa e costruita in travi di pino rustiche e ha un enorme carnino. Alle pareti sono state appese delle vecchie carte geografiche, delle stampe di Currier e Ives, e sopra al camino e stata messa la testa di un cervo, un maschio adulto dalle corna ramificate. Alle persone che sono con voi l'arredamento piace e...»
«Non capisco Currier ne Ives ne arredamento», disse Luba Luft; sembrava, pero, che si sforzasse di cogliere il significato dei termini. «Aspetti». Alzo la mano, tutta seria. «Si mangia con il riso, come il cane. Il currier e quello che serve per fare il riso al currier. In tedesco si dice Curry».
Rick non riusciva proprio a rendersi conto, con tutta la buona volonta, se la fumosita semantica di Luba Luft aveva uno scopo preciso. Dopo un breve consulto con se stesso, decise di provare un'altra domanda; che altro poteva fare? «La sera esce con un uomo che le chiede di andare nel suo appartamento. Una volta accettato...»
«O nein», l o interruppe Luba. «Li non ci andrei mai. Questa risposta e facile».
«Ma la domanda non e questa!»
«Ha sbagliato la domanda? Ma io l'avevo capita! Perche la prima domanda che capisco e sbagliata? Forse io non devo capire?» Palpitando agitata si passo piu volte la mano sulla guancia - staccando cosi la ventosa. Cadde per terra e rotolo fin sotto la toletta. «Ach Gott», mormoro, chinandosi per recuperarla. Il rumore di uno strappo, il rumore di tessuto che si lacera. Il suo complicato costume.
«La prendo io», disse Rick, spostandola da un lato; si inginocchio, tasto sotto la toletta fino a che le dita non trovarono la ventosa.
Quando si rialzo si trovo davanti a una torcia al laser.
«Le sue domande», disse Luba Luft con voce chiara e formale, «hanno cominciato ad avere a che fare con il sesso. Me l'aspettavo, prima o poi. Lei non e del dipartimento di polizia; lei e un maniaco sessuale».
«Puo controllare i miei documenti». Porto la mano alla tasca della giacca. La mano, vide, gli aveva ripreso a tremare, come prima con Polokov.
«Se mette la mano nella tasca», disse Luba Luft, «l'ammazzo».
«Lo fara comunque». Si chiese come sarebbero andate le cose se avesse aspettato che Rachael Rosen fosse venuta a dargli una mano. Ma quel pensiero non serviva proprio a nulla.
«Mi faccia vedere qualcun'altra delle sue domande». Allungo la mano, e lui con riluttanza le passo i fogli. «"Su una rivista trova un fotocolor a piena pagina di una ragazza nuda." Bene, questa e una. "Rimane incinta di un uomo che le ha promesso di sposarla. Ma costui se ne va via con un'altra donna, la sua migliore amica; lei abortisce". Lo schema delle sue domande e chiaro. Chiamo la polizia». Sempre puntandogli contro la torcia laser, la cantante attraverso la stanza, prese il videofono e chiamo il centralino. «Mi metta in linea con il Dipartimento di Polizia di San Francisco», disse. «Ho bisogno di un poliziotto».
Rick disse, con sollievo, «E la migliore idea che potesse avere». Eppure gli pareva strano che Luba si fosse decisa a fare quella chiamata; perche non l'aveva ammazzato? Quando l'agente sarebbe arrivato lei non avrebbe piu avuto alcuna possibilita, la situazione si sarebbe volta in favore di Rick.
Probabilmente e convinta di far parte del genere umano, concluse. E ovvio che non sa di essere un androide.
Dopo alcuni minuti, nel corso dei quali Luba l'aveva tenuto con molta attenzione sotto la mira del laser, un grosso poliziotto di pattuglia arrivo indossando l'arcaica divisa blu con tanto di stella e pistola. «Bene bene», disse subito a Luba. «Metta via quell'arnese». Lei poso il laser e il poliziotto lo raccolse per esaminarlo, per vedere se era carico. «Allora, cos'e successo qui?» le chiese. Poi, senza darle il tempo di rispondere, si rivolse a Rick. «E lei chi e?» gli chiese.
Luba Luft disse: «E entrato nel mio camerino, non l'avevo mai visto in vita mia. Voleva fare un'inchiesta o qualcosa del genere, voleva farmi delle domande; ho pensato che non ci fosse niente di male e ho accettato, ma poi ha cominciato a farmi delle domande oscene».
«Vediamo i documenti», disse il poliziotto a Rick aprendo la mano. Mentre prendeva il tesserino di riconoscimento Rick disse, «Sono un cacciatore di taglie del dipartimento».
«Conosco tutti i cacciatori di taglie», disse il poliziotto mentre controllava il portafoglio di Rick. «Appartiene al Dipartimento di Polizia di San Francisco?»
«Il mio superiore e l'ispettore Harry Bryant», disse Rick. «Ho preso in mano la lista di Dave Holden, adesso che Dave e all'ospedale».
«Ho gia detto che conosco tutti i cacciatori di taglie», disse il poliziotto, «e non l'ho mai nemmeno sentita nominare». Restitui il tesserino a Rick.
«Chiami l'ispettore Bryant», disse Rick. «Non esiste nessun ispettore Bryant», ribatte il poliziotto.
Rick si rese conto di cosa stava accadendo. «Sei un androide anche tu», disse al poliziotto. «Come la signorina Luft». Ando al videofono e prese il ricevitore. «Lo chiamo io il dipartimento». Si chiese fino a che punto sarebbe riuscito ad arrivare prima che i due androidi lo bloccassero. «Il numero», disse il poliziotto, «e...» «Lo so benissimo il numero». Rick compose il numero, adesso aveva in linea il centralino della polizia. «Mi faccia parlare con l'ispettore Bryant», chiese. «Scusi, chi lo vuole?»
«Rick Deckard». Rimase in attesa; intanto, da un lato il poliziotto in divisa stava raccogliendo una dichiarazione di Luba Luft; nessuno dei due badava a lui.
Vi fu una pausa e poi la faccia di Harry Bryant apparve sul videoschermo. «Cosa stai facendo?» chiese a Rick.
«Ho dei problemi», disse Rick. «Uno di quelli dell'elenco di Dave e riuscito a chiamarvi e si e fatto mandare una specie di poliziotto. A quanto pare non riesco a fargli capire chi sono; dice che conosce tutti i cacciatori di taglie del dipartimento e che non ha mai sentito parlare di me». Aggiunse: «Non ha mai sentito parlare neanche di te». Bryant disse: «Passamelo».
«L'ispettore Bryant vuole parlarle». Rick gli passo il ricevitore del videofono. Il poliziotto smise di interrogare la signorina Luft e venne all'apparecchio.
«Agente Crams», disse brusco il poliziotto. Una pausa. «Pronto?» Rimase in ascolto, disse pronto diverse altre volte, aspetto, e poi si rivolse a Rick. «Non c'e nessuno in linea. Nemmeno sullo schermo». Indico il videoschermo e Rick vide che era vuoto.
Togliendo il ricevitore dalle mani del poliziotto Rick disse, «Ispettore Bryant?» Rimase in ascolto, attese; nulla. «Rifaccio il numero». Riattacco, attese un po', quindi rifece il numero a lui ben noto. Il telefono squillava, ma non rispondeva nessuno. Il telefono continuava a squillare.
«Faccia provare a me», disse l'agente Crams, togliendogli di mano il ricevitore. «Avra sbagliato numero». Richiamo. «Il numero e 842...» «Lo so qual e», disse Rick.
«Sono l'agente Crams», disse il poliziotto all'apparecchio. «L'ispettore Bryant ha a che fare con il dipartimento?» Una breve pausa. «Ah. Allora cosa mi sa dire di un cacciatore di taglie, Rick Deckard?» Ancora una pausa. «Sicuro? Non e che magari da poco tempo... oh, ho capito; va bene, grazie. No, tutto sotto controllo». L'agente Crams chiuse la comunicazione e si rivolse a Rick.
«Ce l'avevo in linea», disse Rick. «Ci ho parlato; mi ha chiesto di parlare con lei, agente. Ci deve essere un guasto; la comunicazione si deve essere interrotta per chissa quale motivo. Non ha visto? La faccia di Bryant prima era sullo schermo e poi e sparita». Era assolutamente sconcertato.
L'agente Crams disse, «Ho raccolto la deposizione della signorina Luft, Deckard. Andiamo al Palazzo di Giustizia, devo mettere a verbale il capo d'accusa».
«E va bene», disse Rick. Rivolto a Luba Luft disse, «torno subito. Non ho ancora finito il suo test».
«E un maniaco», disse Luba Luft all'agente Crams. «Mi fa venire la pelle d'oca», e rabbrividi.
«Che opera state provando?» le chiese l'agente Crams. «II Flauto Magico», disse Rick.
«Non l'ho chiesto a lei; l'ho chiesto alla signorina». Il poliziotto gli lancio un'occhiata di disgusto.
«Non vedo l'ora di arrivare al Palazzo di Giustizia», disse Rick. «E ora di sistemare questa faccenda una volta per tutte». Si avvio verso la porta del camerino, valigetta in mano.
«Prima la devo perquisire». L'agente Crams lo perquisi con destrezza e trovo la pistola di servizio di Rick e il laser. Li sequestro entrambi, dopo aver annusato per un attimo la bocca della canna della pistola. «Ha sparato da non molto», disse.
«Ho appena ritirato un droide», disse Rick. «Quel che ne resta e ancora in macchina, qui sulla terrazza».
«Va bene», disse l'agente Crams. «Saliamo a dare un'occhiata».
Mentre loro due uscivano dal camerino, la signorina Luft li segui fin sulla porta. «Non fara tornare qui quel tipo, vero agente? Mi fa davvero paura; e talmente strano».
«Se ha il corpo di qualcuno che ha appena ammazzato su in macchina», disse Crams, «non torna di sicuro». Spintono Rick in avanti e, insieme, i due salirono in ascensore sulla terrazza del teatro dell'opera.
Aperta la portiera della macchina di Rick, l'agente Crams esamino in silenzio il cadavere di Polokov.
«E un androide», disse Rick. «Avevo l'ordine di prenderlo. Mi ha quasi beccato lui, fingendo di essere...»
«La sua deposizione la prenderanno giu al Palazzo di Giustizia», lo interruppe l'agente Crams. Spinse Rick fino alla macchina con i contrassegni della polizia e via radio chiamo qualcuno avvertendo che venissero a prendere Polokov. «OK, Deckard», disse riattaccando. «Muoviamoci».
Con i due a bordo, la macchina di pattuglia si sollevo rombando dal teatro diretta a sud. C'era qualcosa, noto Rick, che non quadrava. L'agente Crams stava volando nella direzione sbagliata.
«Il Palazzo di Giustizia», disse Rick, «e a nord, su Lombard Street».
«Il vecchio Palazzo di Giustizia», disse l'agente Crams. «Quello nuovo sta a Mission Street. Quel vecchio palazzo sta cadendo a pezzi; e in rovina. Non l'ha piu usato nessuno per anni e anni. E passato tanto di quel tempo da quando non la portano dentro?»
«Mi accompagni la», chiese Rick, «a Lombard Street». Adesso capiva tutto; vide quello che gli androidi, lavorando di concerto, erano riusciti a fare. Non sarebbe sopravvissuto a quel viaggio; per lui era la fine, come lo era quasi stata per Dave - e se continuava cosi lo sarebbe probabilmente stata anche per lui.
«Mica male la ragazza», disse l'agente Crams. «Certo, con quel costume non si puo dire molto del corpo. Ma direi che e proprio tutto al posto giusto».
«Ammetta di essere un androide», disse Rick.
«Perche dovrei? Non sono un androide. Cosa fa nella vita? Va in giro a sparare alle persone dicendo loro che sono androidi? Capisco perche la signorina Luft aveva tanta paura. Ha fatto benone a chiamarci».
«Allora mi porti al Palazzo di Giustizia di Lombard Street».
«Le ho gia spiegato...»
«Ci vogliono tre minuti», disse Rick. «Voglio vederlo. Tutte le mattine ci timbro il cartellino. Voglio vedere che e abbandonato da anni e anni, come dice lei».
«Forse l'androide e lei», disse l'agente Crams. «Con una falsa memoria, di quelle che gli costruiscono apposta. Ci ha mai pensato?» Fece una smorfia d'indifferenza continuando a volare verso sud.
Conscio del fallimento e della sconfitta, Rick si lascio andare sul sedile. E, impotente, si mise in attesa degli eventi, di qualsiasi cosa avrebbero architettato gli androidi che adesso lo tenevano in pugno.
Pero uno l'ho preso, si disse, Polokov l'ho preso. E altri due li ha presi Dave.
Planando su Mission Street, la macchina dell'agente Crams si preparo all'atterraggio.