Ci vuole entusiasmo… Anche quando passa il tempo. Anzi, soprattutto quando passa il tempo. Cresciamo, cambiamo, e stare insieme significa dirsi le cose, dirsi questi cambiamenti per costruire poi un nuovo equilibrio… Ed essere sempre noi ma diversi, più grandi, più ricchi d'esperienza. Invece noi siamo qui, sì, come dici tu, ma siamo solo l'immagine di quel che eravamo, un riflesso. Noi siamo già da un'altra parte."

"Sì, certo…" Flavio non sa veramente che dire. Poi la cosa peggiore. "Dimmi la verità… Hai conosciuto qualcuno?"

Cristina lo guarda sorpresa. Delusa. Come quando ti affanni per parlare di un tuo problema e senti che le parole finalmente stanno uscendo. Ma la persona che hai difronte, la destinataria della tua sincerità, non c'è… non afferra… non capisce. Perché è davvero da un'altra parte. "Ma che c'entra… Sembra che non mi conosci."

"Non hai risposto."

Ora lo guarda dura. "Ho già risposto coi miei comportamenti. No. Non ho conosciuto nessuno. Sei contento?"

Flavio rimane in silenzio. Ma mi starà dicendo la verità? Perché, se avesse conosciuto qualcuno me lo direbbe? Certo, è tanto che non facciamo l'amore… e anche quando lo facciamo…

"A cosa stai pensando?"

"Io? A niente…"

"Non è vero. Lo so."

"Cosa sai? Sai a cosa sto pensando?"

"No. Solo che non mi stai dicendo la verità."

"Te l'ho detto. A niente." Cristina scuote la testa. "Non riesci a capire."

"Ok…" Flavio fa un sospiro, "stavo pensando se mi stai mentendo o no… Hai conosciuto un'altra persona?"

Cristina fa un lungo respiro. Niente. È impossibile. Insiste. Non mi crede. Non riesce a credermi. O c'è un altro oppure il problema non esiste. Cristina ora è arrabbiata: la sua persona non conta niente, solo un tradimento è degno di attenzione? "Tu non capisci, non vuoi capire il problema. Non ho conosciuto nessuno, se è solo questo che ti interessa." Poi spegne il fuoco e mette la pentola a tavola, prende il mestolo e inizia a versare il brodo nei piatti.

Flavio non sa che dire. "Bè, mi vado a lavare le mani e arrivo…"

E poco dopo sono uno di fronte all'altra che mangiano. Un

silenzio pesantissimo. Ancora più pesante perché interrotto dallo zapping di Flavio. "Ci doveva essere De Gregori da Fazio…" Lo psicologo è chiaro.

Cristina beve un po'"di brodo. Ancora quelle parole. Questo rintronarsi le orecchie e la mente si chiama "tentativo di fuga". E improvvisamente si sente più serena, tranquilla, rilassata, come se un nodo interno si fosse sciolto. E un calore generale L'avvolge e non è solo quel cucchiaio di brodo caldo.

"Flavio, puoi spegnere la tv per favore?"

Lui la guarda sorpreso, ma vedendola così determinata non ci pensa un attimo e la spegne.

Cristina sorride. "Grazie… Ti prego, ascoltami e non interrompermi. Ho preso una decisione ed è quella. E se mi ami ancora o se comunque mi hai amato, ti prego di accettarla senza discutere. Per favore."

Flavio rimane in silenzio. Deglutisce e poi annuisce non trovando alcuna frase che possa andar bene per quel momento. Allora Cristina chiude gli occhi, poi li riapre. Ora finalmente è serena, ha trovato il coraggio. Affrontare un fallimento è già non essere più quel fallimento. E così, piano piano, comincia.

"Non sono più felice." Ed è come se un fiume in piena tutto a un tratto dilagasse. Esce dal suo letto, allaga le terre intorno, si spande, riempie ogni spazio, finalmente libero. Travolge tutto e tutti. E può anche fare del male. Ma lei continua, libera e incontenibile, vera e sincera. Dolorosa. "Da molto tempo non sono più felice."


Cinquantaquattro


Anna stende con delicatezza Ingrid sul fasciatoio. Inizia a cambiarla e pulirla. Enrico l'aiuta prendendo i pannolini nuovi e il borotalco. "Metto anche un po'"di crema."

"Sì, certo che è fortunata la mia Ingrid ad aver trovato te, sei bravissima."

"Ma con Ingrid è facilissimo! Troppo bella e pure buona…" Poi finisce di sistemarla, la riveste e la mette nel suo grande box pieno di pupazzetti colorati, cuscini e due copertine. "Ecco, ora sei tutta nuova e profumata!" Anna torna al fasciatoio e comincia a riordinarlo. Poi si ferma. Alza la testa. E guarda una stampa di Winnie the Pooh appesa alla parete.

"Sai, ho lasciato Rocco… Non ci si poteva ragionare. Siamo troppo diversi. Poi mi picchiava, cioè, non spesso, ma è successo, l'ho buttato fuori di casa."

"Dillo a me…" Enrico si tocca il labbro, spaccato e gonfio. "Ma io non ho fatto in tempo a cacciarlo… da casa mia se n'è andato da solo."

Anna si gira. Lo guarda con attenzione. "Cavolo… mica t'avevo visto. Ma che è successo?" e si avvicina. Gli sfiora il labbro. Si dispiace. "Ma è stato lui?"

Enrico annuisce. "Sì, è venuto qui, ha preso a calci la porta, mi ha spinto…"

"Ma è assurdo… e perché?"

"Che ne so, mi parlava di un diario, il tuo diario, diceva che avevi scritto delle cose."

Anna pensa. "Ah, sì…" e si imbarazza un po'. "Volevo vedere se lo trovava. Volevo metterlo alla prova, vedere come reagiva, e infatti ha reagito. Mi dispiace, quello che ci ha rimesso sei stato tu…"

"Ah, quindi era solo una prova." Enrico le dà una carezza. "Comunque, hai fatto bene. Non puoi stare con una persona che non ti rispetta."

E per un attimo vorrebbe essere Rambo o Rocky. Poi ripensa alla stazza di Rocco. E si ricorda una battuta di Woody Allen: "Sono stato aggredito e picchiato, ma mi sono difeso bene. A uno ho addirittura rotto una mano: mi ci è voluta tutta la faccia, ma ce l'ho fatta".

"Senti, se ti infastidisce di nuovo avvisami, qualcosa ci inventeremo…" Sorride, ma in realtà di soluzioni per il momento gliene viene in mente solo una: la fuga.

E Anna annuisce serena, capendo che, per come è fatto Enrico, quell'intenzione è già un grande sforzo. "Certo, grazie."


Cinquantacinque


La pioggia cade scrosciando poco più in là dell'ingresso. Una macchina passa e prende una piccola buca nell'asfalto. Una scia d'acqua si solleva e centra in pieno il borsone di Susanna.

"Grazie, eh!" grida Susanna in direzione dell'auto che ormai è sparita dietro l'angolo. "Sti cafoni. Guarda là, m'ha bagnata tutta.

"Ciao! Vuoi un passaggio?"

La voce di Davide arriva a tradimento alle sue spalle. Susanna sente le guance avvampare. Si gira contando sul fatto che è già quasi buio. Non se ne accorgerà.

"Oh, ciao… Oggi mi ha dato un passaggio una mia amica perché volevamo fare due chiacchiere, e ora speravo di tornare in metro. Ma piove e non ho l'ombrello per arrivare alla fermata. Di solito vengo in macchina."

"Eh, appunto, ti porto io. Abiti lontano?"

"In realtà no… cioè, qualche chilometro."

"Ok, dai, andiamo. La mia macchina è laggiù…" e indica una Smart Fortwo blu. Susanna alza il sopracciglio. Davide se ne accorge.

"Ne ho due. L'altra è una Bmw."

Susanna non dice niente. Ma poi ci ripensa: che sciocca sono, come se una bella macchina fosse importante. Anche questa è colpa di Pietro, io prima non la pensavo così. Com'è quel detto? Dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna… Ecco, dovrei coniarne una nuova: dietro un piccolo uomo si può diventare una piccola donna. Sì, è proprio vero. Un marito riesce a peggiorarti. Ma poi sorride a Davide. Sono in tempo per riprendermi. "Carina la Smart, avrei voluto sempre farmene una ma, sai, con due figli…"

"Ah certo, quando vuoi però ti presto la mia…"

"Grazie." È incredibile. Troppo simpatico Davide. Ehi, spiegatemelo un po', ma dov'è la fregatura?

Arrivano all'auto e salgono.

"Il borsone puoi metterlo qui dietro. Sembra piccola ma non lo è. E poi ha dei sedili comodissimi…" e sorride. Accende la radio e spinge il tasto cercando una stazione, una canzone, qualcosa. Ma non è convinto e la spegne. "Preferisco parlare con te…" e la guarda.

Il cuore di Susanna comincia a battere a mille. Ma che mi succede? Era un secolo che non mi sentivo così. Le strade di Roma sfilano illuminate e bagnate. Piccole gocce si allungano, sul vetro seguendo il verso della velocità. Certo che è davvero bello. E poi sembra simpatico. Dai, Susanna. È più giovane di te. Avrà sì e no trent'anni. Forse meno. Magari otto o nove meno di te. Va bè, in tv dicono che oggi le coppie in cui lei è più grande sono comuni. Pensa a Demi Moore, a Valeria Golino. Sì, ma perché lei è famosa. O forse no… qualsiasi uomo può essere affascinato dall'idea di conquistare una donna più grande e con più esperienza. Ma che dico? Coppia? Questo mi dà solo un passaggio a casa. Susanna guarda ancora fuori dal finestrino, cercando di far scorrere via quel pensiero con la pioggia.

"Ti piace la Kickboxing?" Davide guida tenendo solo un braccio sul volante. L'altro è appoggiato sul bordo del finestrino. "Sai, è perfetta per tenersi in forma e poi, hai visto, serve anche come argomento alternativo alle parole!"

Susanna lo guarda. "Veramente…"

"No, ma mica mi devi dare spiegazioni… Se l'hai colpito si vede che non lo reggevi più. Come tuo allenatore posso solo dire che ti sto insegnando bene…"

"È una storia complicata…"

"Lo sono tutte."

Davide continua a guidare. Susanna guarda fuori. "Ehi, ci siamo. Tra due traverse vai a destra. Io abito lì."

Davide sorride. "Ok, agli ordini… sennò mi becco un pugno anch'io!"

"No, li tiro solo ai mariti! Ecco qui, puoi fermarti qui."

Davide accosta, mette le quattro frecce e spegne il motore. Susanna fa per girarsi e prendere il borsone. Per un attimo si chiede se i bambini avranno già cenato. Se sua madre ci ha pensato.

"Aspetta…"

Susanna lo guarda.

"Se esci ora ti bagnerai troppo. Purtroppo non ho nemmeno un ombrello da prestarti. Aspetta un secondo che diminuisca almeno…"

Susanna si rigira in avanti. "Tanto ormai…"

"Ormai che? Non dire mai ormai…"

È vero. Mai dire ormai. Sembra il titolo di un nuovo film di James Bond per sole donne, pensa Susanna. Ma perché il cuore continua a battermi così forte?

Davide le sorride. "È come la pioggia, no? Lo hai visto il film Il corvo?"

"No, mi dispiace…"

"Non ti devi dispiacere. Comunque diceva così: "Non può piovere per sempre". La vita è piena di sorprese, spesso bellissime… E poi non ci sono solo mariti da stendere… o meglio sì, li puoi anche stendere ma dipende come… e dove! Sul materasso è tutta un'altra cosa!" e ride. Si accorge che Susanna è rimasta un po'"stupita. Allora la scuote un po'"finché anche lei non resiste e sorride. E si sente leggera. E ricorda quando era ragazzina e qualcuno che le aveva fatto battere il cuore la riaccompagnava sotto casa, così, semplicemente, e restavano a parlare anche per due ore e magari prima di scendere, quello sguardo che incatenava, i volti sempre più vicini e…

"Guarda! Ha smesso di piovere. Se vai ora non ti bagni. Dai, ti passo il borsone…" e stavolta è lui a girarsi. Afferra il borsone e lo trascina davanti. "Ecco qua. Ci vediamo dopodomani a lezione, vero?"

"Sì, certo, e grazie del passaggio…" Poi Susanna apre lo sportello, lentamente, come se aspettasse qualcosa, se sperasse… Ma nessuno la ferma. Nessuno la trattiene. E in un attimo si ritrova fuori dalla macchina. Chiude lo sportello e fa per attraversare la strada.

"Comunque…"

Si gira e vede Davide che ha tirato giù il finestrino.

"… quando vuoi ti faccio volentieri da autista." Sorride e richiude il vetro. Susanna ricambia il sorriso e si volta di nuovo. Si accorge di aver cambiato il passo, di muoversi più fluidamente, di ancheggiare un po'. E arrossisce di nuovo, stupita di quel suo piccolo vezzo improvviso e soprattutto pensando da quanto tempo non faceva una cosa del genere.


Cinquantasei


Olly rimette a posto i bicchieri. Toglie le briciole di patatine dal tavolo. Sistema le bottiglie in frigo. Poi si siede sul divano a gambe incrociate. Sola. Le amiche sono andate via da circa mezz'ora. Niki si sposa. Non ci posso credere. E all'improvviso gli occhi le si riempiono di lacrime. Si mette a piangere. La mia amica si sposa. Diventa grande. È un po'"come se tutto finisse. Un'epoca. La nostra. L'adolescenza. Io non mi sento pronta. Mi sento così giovane ancora. E invece lei si sposa. Fa questo passo così importante. Mi sembra una vita fa quando correvamo per i corridoi del liceo a fare le sceme durante la ricreazione. E le uscite la sera. I concerti. Il diario su cui scrivere. E quando ci coprivamo a vicenda. E quando restava a dormire da me. È inutile che dica che non cambierà nulla. Cambierà tutto. Dopo nulla sarà più come prima. Avrà un marito e zero tempo per noi. E meno male che c'eravamo promesse che nessun uomo c'avrebbe mai separate. Parole. Solo parole. Di colpo si sente egoista, cattiva, piccola, indifesa. E allora orgogliosa recupera. No. Io sto sbagliando. Dovrei essere contenta per lei, mi sembrava proprio felice, e invece sto qui a dire che mi mancherà, che il matrimonio me la porterà via. Sì. Lo penso. E voglio essere sincera con me stessa. Forse la invidio. Forse ho solo paura. Ma ora, in questo istante, non ce la faccio a sorridere. Olly pensa a Giampi. Il suo Giampi. Le piace molto. Lo sposerebbe? Forse. Ma non certo ora. C'è qualcosa che la turba. Il modo in cui lui parla con le altre donne. Sembra sempre che le debba corteggiare. Le Onde le hanno detto mille volte che Giampi è solo un ragazzo gentile ed espansivo, che non dà certo l'impressione di essere uno che ci prova… un provolone! Oddio, che parola terribile… Ma Olly nulla. Non c'è niente da fare. È gelosa. Come non è mai stata in vita sua. E ora la notizia di Niki le fa mancare la terra sotto i piedi. Come se tutto quello in cui ha sempre creduto sparisse di colpo. Niki. La mia amica. In abito bianco. Niki e il coraggio di crescere. Di prendere una decisione da grande. Donna.

Matura. Diversa. Incosciente. Sì, un'incosciente, ecco cos'è, con tutto quello che si sente dire oggi sul matrimonio. Gente che si sposa e dopo un anno si separa. Famiglie sfasciate. E invece lei mi sembra così sicura. Convinta. Ma come fa? Olly si sistema meglio le gambe. Si getta un po'"indietro appoggiando la testa sul divano. Chiude gli occhi. E sente un vuoto strano allo stomaco. Come un presentimento.


Cinquantasette


Erica parcheggia sotto casa. Non è molto tardi. Nemmeno l'una. Hanno fatto presto. Ognuna coi suoi impegni per il giorno dopo. Sempre di corsa e di fretta. Non è più come una volta. Ora i ritmi sono diversi. Anche per l'amicizia. Hanno deciso di andare a letto presto dopo quella riunione inattesa convocata da Niki. Forse anche per via della notizia che ha dato. Prima di scendere dalla macchina, si mette a pensare. Ancora non ci crede. Niki che si sposa. Non mi sembra vero. Ma è pazza? Io non potrei mai. Sposarmi a vent'anni. Perdere la libertà. Impegnarmi seriamente con qualcuno. Vivere in due. Essere fedeli. Per sempre. Condividere gioie, dolori, abitudini. Cambiare tutto. Lasciare casa, genitori. E un po'"anche le amiche. Le mie amiche. La mia possibilità di fare, conoscere, decidere chi mi piace e chi no. Sposarsi significa lasciare tutto questo. Significa chiudersi al mondo. E poi a vent'anni… fallo almeno a quaranta. Ma a venti no. Quante storie si sentono di gente che si sposa presto e poi si separa dopo nemmeno due anni perché si accorge che non funziona? Perché non c'hanno pensato abbastanza. È inutile dire che tutto resterà come prima, perché non è vero. Niki un po'"ci abbandona. Sono contenta per lei, certo, se è convinta. Ma mi fa anche un po'"rabbia. Non posso fingere. Magari non glielo dirò mai. Non voglio che pensi che non sono felice per lei. È la mia amica. Però non riesco ancora a condividere la sua scelta fino in fondo. Non ci riesco. È un po'"come se ci avesse tradito. Come se la sua felicità fosse più importante del nostro stare insieme e di essere Onde. Lo so, non dovrei nemmeno pensarlo. Ma lo penso.

Erica toglie la chiave dal quadro della macchina. Esce e chiude. E porta con sé quel pensiero un po'"triste, un po'"arrabbiato. Ma sincero.


Cinquantotto


Infila la chiave nella toppa. Entra senza far rumore. Tanto non indossa quasi mai i tacchi. Ama le ballerine, Diletta. E stasera per vedere le sue amiche se ne è messe un paio azzurre con dei pallini marroni e un fiocchetto in tinta. Richiude la porta alle sue spalle. Attraversa il corridoio ed entra in camera. Nessuno l'ha sentita. Guarda il grande orologio appeso alla parete sopra il letto. L'una e dieci. Certo che hanno fatto tardi a parlare. Diletta ripassa mentalmente tutte le parole dette poco prima a casa di Olly. Non è possibile. Ma è vero? Sì. E per un istante ha paura. Paura che tutto finisca. La sua amica si sposa. E dopo? Come potrà essere tutto come prima? Le torna in mente una canzone di Renato Zero. "Che fai se stai lì da solo, in due più azzurro è il tuo volo, amico è bello, amico è tutto, è l'eternità, è quello che non passa mentre tutto va, amico, amico, amico, il più fico amico è chi resisterà. Chi resisterà?" Già… Chi? Si sposa. Diletta ripete quelle parole una, due, tre volte. Si sposa. Cioè diventa grande, matura, donna. Avrà un marito, una famiglia, dei figli. Studierà poi lavorerà e ci sarà sempre meno tempo per me, per noi. Ma non avrà paura anche lei a fare un passo così a vent'anni? Diletta si spoglia piano e si mette il pigiama. Poi si siede sul letto a gambe incrociate. E d'improvviso sorride. Pensa a se stessa, alla sua situazione. A tutte le paure che ha avuto di notte, quando si svegliava di colpo con gli occhi sbarrati e il cuore le batteva forte. La voglia di scappare, di cercare un'altra soluzione. Definitiva. Assoluta. Senza appello. E poi no, di nuovo pensare che era assurdo, che non ce l'avrebbe mai fatta a scappare così dal suo futuro. Ma la paura poi ritornava. Forse si sente cosi anche Niki, anche se fa di tutto per non darlo a vedere. Poi si guarda allo specchio davanti al letto. Di colpo si vede un po'"più grande. L'espressione degli occhi diversa, più intensa. Stasera però si sente quasi più sollevata. Ma che dico? Se ha paura lei, allora io che dovrei dire? Se lo fa lei, se Niki è capace di fare un passo del genere, allora anch'io ce la posso fare. Poi un altro pensiero. "Il più fico amico è chi resisterà." E chi sarà? Ma perché deve sposarsi così presto? È un passo importante. Troppo. Verrà fagocitata da cose più grandi di lei. Perderà la leggerezza, la possibilità di fare quel che le piace. Altre esperienze, studiare all'estero, che ne so, tutto quello che fai quando non sei sposata. Quando sei libera di scegliere senza dover rendere conto a nessuno. Quando davanti a te ci sono solo possibilità e strade nuove. Eppure questo non ce l'ho fatta a dirglielo. Da una parte sono contenta per lei, l'ho vista felice. Ma dall'altra ho paura e anche rabbia. Sì, rabbia, perché come la metti la metti, finisce comunque qualcosa d'importante. Un'epoca. Una vita. Noi com'eravamo. E lei è la prima ad andarsene in qualche modo. Un po'"si vergogna d'averlo pensato. Le Onde. Sempre insieme, qualsiasi cosa accada. E ora c'è una nuova sfida da affrontare insieme. Diletta prende il cellulare che ha appoggiato accanto a sé. Apre il menu messaggi. Seleziona nuovo. Inizia a digitare veloce usando il T9. "Ma tu che ne pensi?" e invia in doppia copia. Dopo trenta secondi il display si accende e il telefono vibra. Olly è sempre la più veloce a rispondere. Diletta apre la bustina lampeggiante. "Boh, m'ha fatto un effetto… cioè mi ha sconvolta! Un po'"mi fa rabbia… Non ce l'ho con lei, ma mi fa rabbia pensare che le cose cambino…" Dopo qualche secondo arriva anche la risposta di Erica. "Per me è pazza, sposarsi a vent'anni… solo a pensarci mi fa una paura…" Sì. Tutte e tre in sintonia e con gli stessi dubbi. Allora risponde. "Sì, anche per me è così. Ma la proteggerò con tutto il mio amore… di Onda. Notte." E poi Diletta sfila le gambe e alza la coperta. Spegne il cellulare, lo appoggia sul comodino e si mette sotto, coprendosi fino agli occhi come quando era piccola. Il suo letto di bambina. Un po'"corto ma sempre suo. Si gusta coi piedi ogni angolo. Sicurezza. Il rifugio dove nessuno può entrare. E si sente protetta, per un attimo lontana da quella strana sensazione che la notizia del matrimonio di Niki ha portato.


Cinquantanove


Niki entra in casa e quasi travolge Simona saltandole addosso.

"Sono la persona più felice del mondo!"

"Oddio, e che è successo?"

Poi saltellando per la cucina prende la mamma e se la trascina dietro.

"C'è papà?"

"Sta di là, è andato in bagno."

"E Matteo?"

"No, sta a casa di Vanni."

Niki pensa tra sé. Meglio. Così intanto lo dico ai miei e basta. Si butta sul divano. Simona si siede davanti a lei su un puf. "Allora? Non mi puoi anticipare qualcosa intanto che arriva papà? Sono troppo curiosa…"

Niki sorride e scuote la testa. "Niente da fare. Lo aspettiamo…"

La madre la guarda curiosa, ma non è preoccupata. E così felice, deve essere per forza una buona cosa, qualunque essa sia. "Ho capito… Hai vinto all'Enalotto!"

"Mamma, ma come sei venale! Comunque…" Niki le fa un sorriso incredibile. "Quasi!"

"Aiuto! E che è? Allora mi devo veramente preoccupare… Ho capito: ti hanno preso per un lavoro dove ti danno un sacco di soldi…" Poi ci pensa un po'"meglio e diventa di colpo triste. "E ti devi trasferire in America! Dimmi che non è questo, ti prego, dimmi che mi sto sbagliando."

Niki sorride. "Ti stai sbagliando."

Simona sorride, ma subito dopo cambia di nuovo espressione, è ancora preoccupata. "Non mi stai dicendo una bugia, vero? Non è questo?"

Niki la rassicura. "No, mamma, te l'ho detto, non è questo."

"Giura."

"Giuro."

"Guarda che io e te ce lo siamo sempre dette…" E Niki le fa il

verso, mentre ripetono insieme la solita frase: "Dobbiamo dirci tutto, ma proprio tutto tutto!". E scoppiano a ridere. Proprio in quel momento nel salotto arriva Roberto.

"Allora, che succede? Ve la state divertendo, eh. Beate voi… Cuor contento il ciel l'aiuta." Simona batte sul puf vicino a lei. "Vieni, Robi, mettiti qui, Niki ci vuole raccontare una cosa importante…"

Roberto le si siede vicino e vedendola così allegra la butta lì. "Ho capito. Hai vinto all'Enalotto! Si cambia vita!"

Niki rimane sbalordita. "Mamma! Papà! Ma la vostra è una fissa…"

Simona guarda il marito. "Gliel'ho chiesto anche io se aveva vinto all'Enalotto."

"Ah…"

"E lei mi ha risposto… quasi!"

Roberto sorride. "Uhm, brava, allora deve essere qualcosa del genere… Magari ce ne viene in tasca qualcosa pure a noi!"

Niki sorride, non sanno che stanno per spendere un sacco di soldi. Altro che Enalotto! Poi li guarda. Sono lì davanti a lei che sorridono allegri, curiosi. Oddio, e se ci rimanessero male? Se non fossero felici? Se mi mettessero il muso per la mia scelta? Se me lo volessero impedire? Se mi ricattassero, della serie "Fai quello che vuoi, non possiamo costringerti, ma una cosa è certa, ci hai deluso…"? E in un attimo ripercorre tutte le prove fatte per quel discorso, ormai almeno mille volte da quando è tornata da New York.

La sera a letto. Mamma, papà, mi sposo… No, non va bene. Mamma, papà, io e Alex abbiamo deciso di sposarci. No, non è vero. Lui ha deciso e io ho detto sì. La mattina nel bagno davanti allo specchio. Mamma, papà, Alex mi ha chiesto di sposarlo. E ancora… Alex e io ci sposiamo. E con tutti i toni, le sfumature, le facce e le smorfie possibili e immaginabili. E, dopo tutte quelle prove, guardarsi allo specchio e ammettere: non ce la farò mai. E infatti non glielo devo dire io ma lui!

Niki li guarda e poi sorride. Tanto, pensa tra sé, è un problema suo. "Ecco, aspettate qui…" Ed esce dal salotto.

Roberto e Simona rimangono in silenzio a guardarsi. Roberto la fissa con curiosità e malizia. "Tu ne sai qualcosa, non è vero?"

"Ti giuro di no… Ma scusa, te lo direi."

"Uhm, non è niente di buono mi sa…"

"Ma se è così felice dobbiamo esserlo pure noi!"

"Mmm, quel che rende felice un figlio a volte è una tragedia per i genitori…"

"E mamma mia che pesantezza!" Simona gli tira un colpetto sulla spalla.

Un istante dopo nel salotto rientra Niki accompagnata da Alex.

"Eccoci qui…"

"Ma dov'era? Nascosto in camera tua?"

"No… È solo che… non trovava posteggio." Si era preparata la scusa. Almeno quella. Poi Alex e Niki si guardano sorridendo. In realtà Niki lo aveva "posteggiato" sul pianerottolo perché voleva prima preparare tutto, far sistemare i suoi genitori e finalmente dare quella notizia.

Niki guarda un'ultima volta Alex che prende fiato, tira un bel respiro, e poi fa ai suoi genitori un bel sorriso. Stringe forte la mano di Niki e butta fuori tutto di botto.

"Io e Niki vorremmo tanto sposarci… Spero che siate felici di questa nostra decisione…" Proprio in quel momento Roberto, che si stava sistemando meglio sul puf, mette male la mano e scivola per terra.

"Papà!" Niki scoppia a ridere. "Non prenderla così!"

Simona aiuta il marito a rialzarsi. "Non volevo, te lo giuro…"

Simona lo lascia e corre verso la figlia. "Ma è bellissimo, tesoro!" E l'abbraccia.

"Oh, mamma, come sono felice. Non sai quante volte ho provato questo discorso di notte nel mio letto, in bagno."

Alex annuisce. "Già, poi però alla fine l'ho fatto io!"

"E certo, e chi doveva farlo sennò!" Roberto si avvicina ad Alex. "Vieni qui, abbracciamoci." Si stringono così, in un abbraccio molto rude e maschile. Roberto dà qualche pacca sulla spalla di Alex. "Bene, sono proprio felice per la mia figliola." Poi abbraccia anche Niki.

"Oh, papà… Ti voglio tanto bene."

Simona, in maniera più contenuta, abbraccia a sua volta Alex. Poi si stacca e tutta felice annuncia: "Dobbiamo festeggiare. Abbiamo una bottiglia che sta già in frigo e tenevamo proprio per una grande occasione. E quale migliore di questa?".

Subito Roberto si accoda a lei. "Ti seguo, amore… Vengo a prenderla con te!"

Alex e Niki, rimasti soli nel salotto, si abbracciano felici.

"Hai visto, Niki, ci facciamo sempre un sacco di problemi e invece spesso le cose sono molto più facili del previsto…"

"Dici?"

"Certo! Non lo hai visto come erano felici i tuoi genitori?" "Mio padre dopo la notizia è caduto per terra." "Ma è solo scivolato dal puf. Dai, poteva succedere anche se gli raccontavi un'altra cosa."

"Tu non lo conosci. Per me deve essere sconvolto."

Roberto e Simona sono in cucina. Tutti e due poggiati con la schiena al lavabo che guardano nel vuoto davanti a loro. Roberto è a bocca aperta.

"Non ci credo, non è possibile, dimmi che sto sognando… Dimmi che è solo un terribile incubo dal quale ci risveglieremo. Non ci posso credere. La mia bambina…"

Simona gli dà una gomitata scherzosa. "È anche mia… Anzi è prima mia. E poi tua!"

"Guarda che l'abbiamo fatta insieme."

"Sì, ma io l'ho tirata su i primi nove mesi da sola!" Roberto si gira verso di lei.

"E tutte le volte che mi svegliavo nella notte perché lei urlava e tu eri distrutta e non volevi andare a consolarla, chi la cullava, eh? Chi ci andava?"

Simona gli prende la mano. "Tu. È vero, anche tu hai fatto molto per lei."

"Abbiamo fatto entrambi sempre tutto per lei… E chi se la prende ora? Lui."

Simona sorride. "Dai, piantala. Torniamo di là. Sennò si preoccupano."

"E soprattutto Niki capisce."

"Ha già capito."

"No…"

"Ma allora tu non la conosci tua figlia." Simona prende una bottiglia di ottimo champagne, poi i flùte nell'armadio in cucina, e torna sorridente in salotto.

"Eccoci qua… Non trovavamo i bicchieri!"

E si siedono tutti e quattro mentre Roberto stappa la bottiglia e versa da bere, cercando di non sembrare sconvolto.


Sessanta


Domenica, una giornata tranquilla, un cielo azzurro con qualche nuvola leggera. Sono le tredici, qualcuno è appena uscito dalla messa, una ragazza sta passeggiando con il suo alano nero: è grosso, la trascina per andare a curiosare più avanti. Un signore è in fila davanti al giornalaio.

"Mi dà "Messaggero" e "Repubblica"…"

Un altro, infastidito perché si sente superato, dice di fretta: "È uscito l'ultimo di "Dove"?".

"Guardi un po'"lì sotto… Dovrebbe essere davanti. Altrimenti deve ancora uscire."

Il signore non lo trova. Il giornalaio, un ragazzo con tanto di piercing al sopracciglio, si spinge in avanti cercando di leggere le copertine delle riviste messe al contrario.

"Eccolo, eccolo, è lì…" E indica un giornale dimostrandosi più lucido del suo cliente, malgrado la serata passata in discoteca, che lo ha portato direttamente in edicola senza passare da casa. E nemmeno da un qualsiasi materasso. Purtroppo.

Alex si ferma all'Euclide di Vigna Stelluti ed esce poco dopo con un vassoio di pastarelle mignon. Ne ha prese venti, comprese quelle al marron glacé con tanto di castagna e panna che piacciono molto a sua madre, Silvia.

Alex sorride mentre sale in macchina. E l'unica che si commuoverà, sono sicuro, le scenderà una lacrima, io l'abbraccerò e dopo lei, proprio per superare l'ostacolo, si mangerà uno di quei mignon alla castagna, senza dire nulla, pluff, lo farà sparire in silenzio. Però sotto sotto sarà contenta, lo so. Le ha sempre fatto strano vedere che proprio io, il suo primo figlio, tra tutti quelli delle sue amiche e perfino le mie due sorelle minori, fossi l'unico a non essere ancora sposato. E con quest'ultima considerazione Alex guida sereno verso casa dei suoi. Mette un cd, una compilation che gli ha fatto Niki. Ecco, questa è la canzone giusta. Home di Michael Bublé. Ti fa sentire in perfetta sintonia con il mondo.

Ma come ho fatto a non pensarci prima? Sono così felice di questa decisione. Poi sorride tra sé, quanto sei cretino Alex. Mica stavi con Niki, prima. E improvvisamente gli attraversa la mente un pensiero, un'ombra, come un fulmine a ciel sereno. Dov'è ora? Come sta vivendo questo momento? È felice della mia scelta? Cioè della nostra scelta? Perché è anche nostra, vero? Mica solo mia… O vive come se questo fosse un giorno qualunque della settimana? E la vede all'università che ride, si muove tra i ragazzi della sua età che la guardano, parlano di lei al suo passaggio, poi insieme a un professore all'uscita da una lezione, poi il tipo la guarda un po'"troppo a lungo. Poi la immagina da qualche altra parte, magari in fila alla posta vicino a qualcuno che fa l'idiota con lei. Poi, come se fosse già passato del tempo, eccola più adulta, vestita da donna, con un tailleur, seria, in un alimentari, che sta facendo la spesa, oppure in un ufficio a concludere un lavoro con un collega che le fa un po'"il filo. La vede tranquilla, serena, posata, del tutto donna, piena di sicurezza. E questi pensieri lo rasserenano, senza un vero perché, senza una ragione hanno scacciato la gelosia. Ma non sa che a volte le sensazioni possono essere giuste, e che presto dovrà fare i conti proprio con queste paure. Ed entra fin troppo tranquillo nel giardino della villa dei suoi genitori.


Sessantuno


Dal grande salotto che si affaccia sul verde, uno splendido roseto attraversa il giardino d'inverno insieme a un bellissimo pergolato, e poco più avanti anche una vite.

"Mamma, papà, ci siete?"

Luigi, il papà, sta mettendo a posto una pianta ribelle.

"Alex, che piacere vederti!"

"Ciao…" Si scambiano un bacio. "Mamma?"

"Eccola… Sta arrivando."

Tra le siepi poco lontane compare improvvisamente Silvia, accompagnata da Margherita e Claudia, le sorelle di Alex con i rispettivi mariti, Gregorio e Davide.

"Ciao, mamma!" Alex esce e va verso di loro.

"Ciao! Sei arrivato! Hai visto, son venute anche le tue sorelle… Non riusciamo mai a stare tutti insieme."

Alex sorride salutando. "Hai ragione, mamma. È che il lavoro di questi ultimi tempi mi ha preso molto…"

"A proposito, non ci hai detto che cosa sei andato a fare a New York." Gregorio, il marito di Margherita, commercialista, sembra sapere il fatto suo. "Aprite una succursale anche lì? Oggi conviene con il dollaro…"

"No, non è per quello, non era un affare di lavoro…"

Davide abbraccia Claudia, la sorella maggiore. "Un affare di cuore? Sai che noi pensiamo di andarci per Pasqua a New York?"

"Sul serio? Allora vi do qualche buon indirizzo." Poi Alex pensa a Mouse. Subito Gregorio e Margherita si accodano. "Certo, se riusciamo a lasciare le bambine a qualcuno veniamo anche noi… tu ce la terresti, mamma?"

"Non so, vediamo… Quando è quest'anno Pasqua? Forse siamo invitati dai Pescucci." Alex ascolta tutte queste chiacchiere e ripensa a quanto è stato gentile Mouse. No no, non lo posso punire così.

Silvia controlla il marito. "Luigi… Quanto ti manca?"

Il papà di Alex fissa l'ultimo ramo e stringe il cordoncino verde

che serve per tenere le piante. "Fatto! Eccomi, cara, pronto per qualsiasi avventura."

"Dobbiamo semplicemente sederci a tavola."

"Bè, dipende da cosa si mangia. A volte può essere anche un'avventura pericolosa…"

"Spiritoso… Dina, la nostra cameriera sarda, è diventata bravissima!"

"Sì, amore." Luigi abbraccia Silvia. "Non parlavo di lei… Ma di te!"

Lei si sfila dal suo abbraccio. "Quanto sei cattivo… Ti ho sempre preparato piatti eccellenti. E infatti eri in superforma prima che ci sposassimo e poi non hai fatto altro che ingrassare. Solo ora che cucina lei sei un po'"dimagrito. Vedi… Dovevo abbandonare prima la cucina…"

"Ma amore! Scherzavo… E poi non è vero, ero in forma anche prima, mangiavo tanto ma facevo anche molto più moto…" E la lascia cadere lì, una sciocca allusione.

Silvia arrossisce un po'"e cambia prontamente discorso. "Allora, ho fatto preparare tutto al patio nuovo… Con il tavolo in ceramica che ci è arrivato direttamente da Ischia."

"Che bello!"

"Ma non farà freddo?"

"Ho costretto vostro padre a comprare quei cosi di metallo con sopra l'ombrello che riscaldano…"

"Funghi, mamma, si chiamano funghi."

"Va bene, insomma abbiamo messo questi funghi a gas e vedrete che staremo benissimo…"

In un attimo arrivano tutti al patio e prendono posto.

"In effetti si sta benissimo." Alex versa subito dell'acqua nel bicchiere della madre seduta accanto a lui, le sorelle aprono i tovaglioli, li mettono sulle gambe, mentre i mariti si occupano del vino. Arrivano i primi antipasti portati da Dina.

"Buongiorno a tutti…"

Silvia spezza il pane nel proprio piattino a sinistra.

"Ho messo un po'"di musica…" Luigi arriva sorridente e prende posto a capotavola. Proprio in quel momento dalle piccole casse, nascoste in alto negli angoli del patio, parte un pezzo di musica classica. Vivaldi. Le Arie d'opera.

"È l'ideale per una bella giornata come questa. No?" e apre il suo tovagliolo mettendoselo tutto soddisfatto sulle gambe. "Allora, ti sei divertito a New York?"

"Oh, moltissimo…"

"Chi eravate?"

"Io e Niki…"

Margherita guarda Claudia e poi quasi sottovoce: "Ehi, però… dura con la ragazzina". Claudia sorride ma poi le fa "Shhh…", preoccupata che Alex possa sentire. Silvia, anche se ha captato qualcosa, fa finta di niente. "Ah, bene, e dove siete stati?"

Alex inizia il racconto indicando strade e teatri, nuovi negozi e ristoranti mentre una dopo l'altra arrivano le prime portate, il risotto all'arancia e le penne melanzane e ricotta salata, il tutto innaffiato da un buon vino bianco.

"È un Southern dell'89, vi piace?"

"Uhm, delicatissimo…"

Alex continua il racconto soddisfacendo le curiosità di tutti, descrivendo con attenti particolari lo spettacolo Fuerzabruta, in cui il pubblico diventa attore protagonista, complice, calato com'è nel pieno dell'azione, con le acrobazie acquatiche degli artisti sulle teste degli spettatori, sopra una membrana che si riempie d'acqua e che sostituisce la parete del teatro, e balletti e musica e luci… E le sorelle sono entusiaste e non vedono l'ora di andare a New York e Margherita insiste.

"Allora, mamma, me la puoi tenere Manuela? Ti prego, è una vita che non vado a New York… Dopo il racconto di Alex sento il richiamo della Grande Mela!"

Silvia sorride. "Vedremo…"

Anche Alex sorride e continua il suo racconto, compresa la splendida cena all'Empire State Building, omettendo naturalmente l'elicottero e soprattutto la sorpresa della scritta. Margherita, la più grande delle due sorelle, ha ascoltato divertita tutti i suoi racconti, poi improvvisamente stringe gli occhi, stupita di non averci pensato prima. "Ma come mai siete andati a New York? Sì, insomma, come mai questo viaggio improvviso, così, senza una ragione di lavoro…"

Alex sorride. Ormai sono arrivati alla fine del pranzo. Il momento è giusto, manca solo una cosa. "Dina, scusi… Ho portato un pacchetto, l'ho messo nel frigo, lo può portare a tavola? Grazie…"

Dina scompare. Alex si versa un po'"di vino. Lo gusta di nuovo. "È vero, papà… Questo Southern è veramente squisito." E crea ancora più attesa, una strana suspense. Si sentono quasi scalpitare sotto il tavolo le eleganti scarpe delle due sorelle. La mamma è più

tranquilla. Curiosa ma tranquilla. Gli uomini sereni in attesa. Finalmente torna Dina, che poggia al centro del tavolo le paste mignon e se ne va di nuovo in cucina.

"Uhm, che buone…" fa la mamma. "Ci sono anche quelle alla castagna che mi piacciono così tanto."

"Già" dice Alex. Poi si pulisce la bocca. Sorride all'intera tavolata e con una pacatezza davvero invidiabile fa l'annuncio.

"Ho deciso di sposarmi."

Le due sorelle deglutiscono quasi insieme, il padre sorride sorpreso, i due mariti, sapendo tutto quello a cui andrà incontro, lo guardano allegri in maniera cortese, ma pensano, o meglio ricordano, i vari passaggi del loro incubo personale. La mamma è, come Alex sospettava, la più sorpresa. "Alex! Sono proprio felice per te!"

E poi lo sommerge di domande. "Ma lo hai detto ai suoi?"

"Sì."

"E come l'hanno presa?"

"Benissimo, ma che domande mi fai!"

"Bè, sai… la differenza di età…"

"Ma l'avevano già accettata!"

"Sì, ma magari non pensavano che tu facessi così sul serio!" Tutti ridono.

"E poi, sai, quando tocca alla figlia femmina… Sì, insomma… È sempre più delicato" interviene il papà guardando Margherita e Claudia e soprattutto i rispettivi mariti. Alex sorride.

"Eh già… Pensa che quando gliel'ho detto il padre è caduto dalla sedia…"

La mamma preoccupata: "E si è fatto male?".

Margherita interviene. "Ma mamma, è un modo di dire!"

"No no… È caduto sul serio! Non se l'aspettavano proprio secondo me… E vedere una figlia a quell'età che si sposa, che va via di casa, bè, deve fare un certo effetto…"

E proprio in quel momento la mamma di Alex si commuove, allunga una mano, prende un pasticcino alla castagna e in un sol boccone lo fa letteralmente sparire. Alex se ne accorge e sorride di nascosto. Poi la mamma ne sceglie un altro, questa volta allo zabaione e panna, ancora più dolce, e gli fa fare la stessa fine. Allora Alex inizia a preoccuparsi. Cavoli. Ma si è davvero commossa! Non pensavo così tanto. Allora si alza e l'abbraccia. La mamma chiude gli occhi e si lascia stringere dal figlio. Lei sorride, le sorelle la prendono in giro.

"Buuu… Con noi non hai fatto così!"

"Sì, non te ne importava niente…"

"Ti volevi liberare di noi e basta… Ecco la verità!"

"Per te noi eravamo come le due sorellastre, Genoveffa e Anastasia, mentre Alex è la tua Cenerentola."

Alex torna a sedersi al suo posto.

"Bè, più che Cenerentola speravo di essere il principe azzurro!"

"Sì, per Niki casomai!"

"Ah, noi vogliamo fare da testimoni…"

"Scusate, l'avete già fatto una per l'altra…"

"Ma uno dei testimoni per noi eri sempre tu!"

"Me l'avete chiesto voi!"

"Ci sembrava carino, magari ci rimanevi male che a te non ti si sposava nessuno!"

"Pure!"

"E comunque vorremmo consigliare la sposa."

"Sì, vorremmo decidere con lei per il catering!"

"E il vestito…"

"Ah già, e le bomboniere!"

"Ah sì, quelle sono importanti!"

"E avete deciso dove vi sposate?"

"E quando?"

"E i fiori per la chiesa?"

"E i nomi dei tavoli? Sì, come fate il tableau?"

"E gli invitati… Quanti saranno?"

"Deve essere una cosa in grande…"

"Eh…"

A quel punto Alex incrocia gli sguardi di Davide e Gregorio, che lo sostengono con un sorriso, se non altro per solidarietà, e lui, non sapendo cos'altro fare, allunga la mano e precede sua madre. "Scusa, mamma…" E si mangia quell'ultimo pasticcino con la castagna rimasto.


Sessantadue


Girano per il grande salotto vuoto.

"Ma è bellissimo… Sul serio… Ci verrei a vivere io qui…"

Pietro guarda Enrico sorpreso. "Ma che, mi stai a prendere per il culo?"

"No, assolutamente, mi piace da morire, un loft così al borghetto Flaminio… è un sogno. Mi sembra anche silenzioso, è grande, ha un sacco di stanze." Enrico gira per la casa sinceramente impressionato. "E poi si affaccia sul verde… è in città ma sembra in campagna."

"Sì sì… Ho capito, và. Io preferivo stare a casa mia, da mia moglie e i miei figli." E per un attimo si vede che è davvero dispiaciuto. Enrico se ne accorge.

"Senti, hai voluto la bicicletta? Pedala!"

Pietro lo guarda stupito. "Ma che dici? Sei pazzo? La bicicletta era il matrimonio… E pedalerei ancora molto volentieri!"

"E no! È proprio il contrario! Nel tuo caso sei tu che hai buttato tutto all'aria, tutto… Tu hai voluto questa situazione, non come è successo a me. Io sono stato mollato da mia moglie, tu hai fatto di tutto per essere mollato…"

"Guarda, meno male che fai il commercialista e non il divorzista… Perché sennò sono sicuro che Susanna ti avrebbe scelto e m'avresti fatto un culo così!"

"Vedi, vedi… Già sei preoccupato dei soldi, non del fatto che potresti tornare con lei. E ti lamenti pure! Secondo me tu sei stato miracolato fino a ieri, poi hai voluto tirare troppo la corda… e patatrac… s'è rotta!"

"Per come me la racconti, tu mi deprimi ancora di più… Adesso è tutta colpa mia… Ho rotto la corda e ora me ne rimane un pezzo in mano con il quale fare una cosa sola…"

Enrico alza il sopracciglio curioso. "Cosa?"

"Impiccarmi."

"Ma dai! Non dire queste cose, non la fare così drammatica,

magari questa situazione ti serve, ti torna utile… magari riesci a ragionare meglio da solo… E poi…" indicando il loft, "guarda che cosa hai ora…"

"Questo è di un mio cliente che non mi paga da anni e mi fa seguire tutte le cause dei suoi condomini… Visto che ha una marea di appartamenti. Anzi, me ne poteva dare pure uno più centrale, che ne so, magari vicino alla mia famiglia…"

"Bello. Ecco, Pietro, questo è un bel pensiero, così potevi stare vicino ai tuoi figli."

"No, così potevo controllare mia moglie!"

"Ah ecco… Mi sembravi per la prima volta sinceramente coinvolto e invece no, non te ne frega nulla delle cose importanti."

"Ma come non me ne frega delle cose importanti! Scusa, io pago ancora il mutuo della casa dove sta lei… E lei magari esce con un altro? Cioè, io la faccio praticamente divertire a spese mie! Ma che è, un'altra figlia?"

"Non ho parole. Ti rendi conto di quello che dici? Bè, io credo che tu ti sia divertito fin troppo e che adesso giustamente tocchi a lei…"

Pietro lo fissa e per un attimo un pensiero lo tormenta. Oddio, vuoi vedere che ha saputo della mia storia con Camilla? Ma è stata una vita fa. E sua moglie era triste, annoiata, aveva voglia di divertirsi. Poi si ricorda qualche momento intimo passato con lei. Aveva voglia eccome di divertirsi. E un po'"se ne vergogna.

Enrico irrompe tra i suoi pensieri.

"Che c'è, a cosa stai pensando?"

"Io? Niente… Che hai ragione, mi sono divertito fin troppo e giustamente la ruota gira. Però pensavo fossi amico mio, non suo…"

"E infatti sono qui ad aiutare te, mica lei… Ma essere amici vuol dire anche dirsi le cose vere, quelle che magari a volte non fa piacere sentire ma che servono per accettare la realtà…"

Fiuuu, pensa tra sé Pietro, non sa nulla. "Sì sì, certo…"

"Ecco, a proposito di realtà da accettare, prendiamo tutta la roba dalla macchina, và…"

Escono per strada. Pietro apre il bagagliaio e cominciano a scaricare una montagna di borse. "Ma che, ti sei portato casa?"

"Tutto quello di cui ho bisogno… I vestiti, i libri, delle lenzuola, i maglioni, le camicie, le cose da lavoro che avevo nel mio ufficio di casa… Tutto. Anche perché mi ha detto che quello che lasciavo me lo avrebbe bruciato…"

"Ah, ecco."

Enrico prende due valigie ed entra in casa. "Certo che si è veramente arrabbiata…" Subito dopo arriva Pietro con altre due valigie. "Già, molto. Non so come, ma sono uscite fuori anche delle altre storie… Sinceramente io non so chi le ha telefonato, ma quando si è saputo del fatto che ci eravamo lasciati sembrava che tutti conoscessero qualcosa di me. Le hanno raccontato un sacco di storie con le signorine dei miei figli, con un'amica sua, con un'altra che andava dal suo parrucchiere."

"Ma dai, sul serio? Ma sono vere?"

"Ma di che! La gente ama più di ogni altra cosa la cattiveria… O ingigantire…" Enrico esce con Pietro a prendere altre borse in macchina. "Pensa che le hanno detto perfino che avevo una relazione con la moglie di un mio amico. Ti rendi conto? Con la moglie di un mio amico! Ma con tutte le donne che ci sono… Ti pare che mi faccio una storia con la moglie di un mio amico? Ma dai!"

Enrico scuote la testa. "È vero, la gente se non è cattiva non è felice."

Pietro lo segue, prende delle cartelle piene di carta e sorride tra sé. Non è vero, non l'hanno detto, ma almeno così, se mai uscisse la storia con Camilla, ne abbiamo già parlato.

"Dove le metto queste?"

"Posale lì, sotto la scala."

Enrico poggia le due valigie a terra. Poi si guarda in giro. "Ma quante stanze sono?"

"Sopra ci sono quattro stanze da letto. Più i bagni. Sotto ce n'è una, qui un salotto, una stanza lì dietro, un bagno e la cucina in tondo… Più questo salotto doppio, vedi che ha anche l'uscita sul giardino interno…" Pietro apre una tenda e gli fa vedere il grande spazio fuori.

"È bellissima! Questo cliente ti deve un sacco di soldi…"

"Sì, ma alcuni sono veramente stupidi. Invece di affittarla e poi di pagarmi quello che mi doveva, ha preferito darmela gratis. In realtà ci perde. Ma che ore sono?"

"Le otto."

"Dovrebbero essere già qui."

"Chi?"

"Flavio e Alex. Ho dato appuntamento a tutti a quest'ora…"

"Va bè, arriveranno. Intanto mettiamo a posto le altre cose."

"È per questo che volevo che ci fossero anche loro. Facevamo molto più velocemente!"

"Ah…"

"Ma che ci dovrà dire Alex… Mi sembrava così su di giri!"

"Io qualche sospetto ce l'ho…"

"E cosa?"

"No, non voglio dire niente per scaramanzia."

E proprio in quel momento suonano alla porta. Pietro va ad aprire.

È Flavio. "Ah, è qui… Ci mancava solo che non vi trovavo…"

Entra sconsolato e si butta sul divano. Pietro chiude la porta e raggiunge Enrico in salotto. Tutti e due lo guardano preoccupati.

"Che succede?"

"Hai perso il lavoro…"

"No, molto peggio. Ho perso mia moglie."

Enrico si siede vicino a lui. "Cazzo, pure tu. Mi dispiace." E gli poggia una mano sulla gamba. Poi Flavio si gira verso di lui. È dispiaciuto, molto. Si abbracciano.

"Cazzo, mi dispiace sul serio…"

"Bene… Eccoci qua…" Pietro allarga le braccia. "In un modo o nell'altro siamo tornati esattamente com'eravamo quando facevamo l'università."

"Cioè?"

"Single."

"Ah, pensavo dicessi sfigati."

Pietro va verso la cucina. "E perché mai?! È da qui che ricomincia tutto. Siamo tre… e pieni di speranza." Poi apre il frigo.

"No no… È vero… Siamo proprio degli sfigati."

Flavio ed Enrico lo guardano. "Ma come?"

Pietro apre meglio la porta del frigo. "Non c'è niente da bere!"

Suonano alla porta. È Alex.

"Eccomi qua!"

Pietro gliela sfila dalle mani. "Non ci posso credere. Guardate un po'"cosa ha portato…" e la mostra agli altri due. "Una bottiglia di champagne!"

"Ma dai!"

"Bello."

"Vedi a volte la fortuna…" Pietro comincia a togliere la carta intorno al tappo.

Alex chiude la porta e con un sorriso va al centro del salotto. "E sapete cosa voglio festeggiare?"

"No, diccelo…"

"Mi sposo!"

Flavio non crede alle sue orecchie. "No. Non è possibile."

E si mette la testa tra le mani. Alex lo guarda sorpreso. Si avvicina a Pietro e gli sussurra preoccupato: "Ma perché la prende così? Che, non voleva?".

"No…" Pietro toglie la retina di ferro dal tappo. "Proprio oggi lo ha lasciato Cristina…"

"Ah, mi dispiace, cavoli, non ci voleva…"

E mentre lo dice il tappo dalla bottiglia salta con un tempismo perfetto.


Sessantatre


La mansarda di Olly è piena di gente. Il party per festeggiare Niki procede bene. Erica è seduta sul divano. Sta bevendo un Bellini che si è preparata da sola al tavolo dove Olly ha sistemato bicchieri e bevande. E soprattutto sta fissando un bel ragazzo. Niki si gira e la nota. Poi cerca Olly e Diletta con lo sguardo. E fa loro cenno di guardare. Tutt'e due si voltano, vedono Erica e scuotono la testa. Ci risiamo. Un'altra storia sta per cominciare. Conoscono Erica. E sanno bene quel che sta per succedere. Infatti attacca bottone.

"Ciao… bella festa, eh?"

"Sì, molto."

"La casa è piccolissima… ma è più bello così, non è dispersiva…"

"Già… Piacere, io sono Tiziano" e le tende la mano.

Erica si sposta un po', mette il bicchiere nella sinistra e porge la destra. "Piacere, Erica! Di chi sei amico?"

"Frequento anch'io l'università con Niki, ma conosco bene Giulia" e indica la ragazza che sta ballando in mezzo alla stanza.

"Ah, io invece sono amica della sposa!"

"Sì, lo so, l'ho chiesto a Niki prima…"

Erica lo guarda un po'"di sbieco. Poi sorride. "Avevi chiesto di me?"

"Certo… ti stupisce?"

"No… cioè sì… nel senso… come mai?"

"Boh, non so… sei carina e non ti conosco. Tutto qua."

"Ok allora… grazie! Facciamo un brindisi?" ed Erica alza il bicchiere verso di lui.

"Ok, a cosa?"

"Alle giovani donne coraggiose!"

Tiziano alza il suo tumbler con dentro whisky e ghiaccio. "A loro!"

E brindano ridendo. Continuano a chiacchierare e scherzare, mentre ogni tanto Diletta, Niki e Olly passano di lì e chiedono "Tutto

bene?", ricevendo come risposta la linguaccia di Erica, con Tiziano che non capisce bene cosa stia succedendo. Ma quella ragazza un po'"morbida e bruna gli sta simpatica. E vuole approfondire. Quindi non ci fa troppo caso. Erica continua a parlare e alla fine tira fuori il telefonino dalla tasca dei jeans.

"Ci scambiamo i numeri? Poi sto anche su Facebook…"

"Ok, anch'io…"

E Tiziano le detta il cellulare. Erica lo memorizza e poi fa uno squillo perché sul display di Tiziano compaia il suo. "Benissimo, ci sentiamo nei prossimi giorni, vuoi?"

"Certo, magari ci beviamo una birra insieme, ok?" dice Erica alzandosi dal divano.

"Perfetto, ci sto, quando ti pare!"

Erica si allontana e va verso Olly. La vede arrabbiata.

"Ehi, che c'è? Che succede?"

"Ma nulla… beviamo, và" e Olly le versa un po'"di sangria in un bicchiere di carta. Erica prende il bicchiere e beve. "Mmm… buona. Chi l'ha fatta?"

Olly sbuffa. "Giampi, oggi pomeriggio."

"Bravo, è stato carino!"

"Sì…" e anche Olly beve nervosamente.

"Oh, visto? Carino quell'amico di Giulia con cui parlavo, Tiziano?"

"Sì… c'hai parlato una vita! Ma stasera Francesco non c'è?"

"No… e poi uffa, sempre con "sto Francesco. Lo vuoi capire o no che non ci sto insieme? Siamo amici. E basta."

"Sì, dillo anche a lui magari, mi sa che non lo sa…"

"Lo sa, lo sa. La nostra è una cooperativa."

"Sì, con un solo socio di maggioranza che fa come gli pare… tu!"

Erica le dà una botta sul braccio e ride. E restano così, a scherzare, a guardare gli altri invitati. Niki sembra si stia divertendo un mondo e tiene il tempo muovendo la testa. La sua musica preferita si diffonde nella mansarda. Olly ha fatto proprio uno splendido lavoro. Si è impegnata e c'ha lavorato tre giorni. Ha messo i festoni, preparato bigliettini a sorpresa, ordinato il buffet e pensato alle bevande. Una piccola, perfetta padrona di casa che organizza un party per la sua amica che si sposa. E la gente si sta divertendo. C'è chi balla, chi sta seduto sul divano e sui vari puf a parlare e fumare, sorseggiando qualche drink. Tartine, pizzette, pasticcini e pasta fredda sono disposti sul tavolo, insieme a un cou-

scous alle verdure. Erica sta parlando con un compagno di università di Niki.

Olly prende un vassoio di olive ascolane e fa il giro tra gli ospiti atteggiandosi buffa a cameriera. Poi si avvicina proprio a Niki.

"Signora, gradisce?" e fa un piccolo inchino. Lei prende lo stecchino con l'oliva e la ringrazia.

"Complimenti, è tutto perfetto…"

"Per lei questo e altro…"

Olly è allegra e continua a camminare. Poi vede Giampi. È vicino alla portafinestra. Sta bevendo qualcosa e nell'altra mano ha un piattino con delle tartine. È di schiena. Olly si avvicina veloce e sorridente.

"Ehi, amore!" e gli mette il vassoio davanti.

Solo dopo un istante si accorge che sul terrazzo, accanto a Giampi, c'è una ragazza mora, dai capelli lunghi, molto carina, che sta parlando con lui amichevolmente. Olly si ferma di colpo. Giampi si gira.

"Eccoti!" le dà un bacio sulle labbra. "Sei stata bravissima. La festa è perfetta."

La ragazza mora sorride a Olly. "Oh, sì, vero. Tutto perfetto! Ci siamo messi un attimo qui a fumare. Non ci va di farlo in casa. Sai, per l'aria…"

Olly le lancia un'occhiataccia. Poi guarda Giampi. "Sì… grazie… sai, per la mia amica Niki…"

"Sei stata grande, Niki sarà felicissima! Ti presento Ilenia, è un'amica di Erica, si sono conosciute al lavoro la scorsa estate."

Ilenia tende subito la mano verso Olly. "Piacere!"

Olly tende la sua di malavoglia. "Piacere."

"La tua casa è molto carina."

"Grazie." Ma che vuole questa? Perché fa tutta la gentile? Che crede, di starmi simpatica? E poi perché Giampi è così premuroso con lei? Olly sente salire dentro una rabbia che cerca di tenere a freno. È gelosa. Sì, lo ammette. Gelosa di lui. Di come le ragazze lo guardano. Del fatto che vuole sempre dare retta a tutte.

Olly molla lì un po'"bruscamente Giampi e Ilenia. E va da Niki.

Ilenia guarda Giampi dispiaciuta. "Ma ho detto qualcosa di male? Se sì vado a scusarmi, eh…"

"Ma no… è Olly, è fatta così. Ogni tanto è gelosa per nulla. Tu non c'entri…" e dà un sorso al suo bicchiere di vino rosso e osserva più in là, oltre il muretto del terrazzo, mentre Ilenia finisce la sua sigaretta e la spegne in un grande sottovaso pieno di sabbia.

In casa Olly tocca il braccio di Niki. "Oh, hai visto?"

Niki, che sta parlando con Giulia, si gira. "Che?"

"Quella là vicino a Giampi…"

"Eh."

"Fa tutta la smorfiosa e lui le dà pure spago…"

Niki si volta a sbirciare. "Boh, a me sembrano due che parlano normalmente."

"Dici così perché non si tratta di Alex…"

"Insomma, Olly, la fai finita? Da quando stai con Giampi sei diventata troppo paranoica… O ti fidi o non ti fidi. E se non ti fidi, non ci stare. Ma mica si può vivere così, in trincea, sempre pronta a sparare a tutte quelle che gli s'avvicinano…"

"Ma io lo amo, che ci posso fare?"

"E allora se lo ami rilassati, sei un'agonia… Guarda che così lo perdi… Mi pare uno anche troppo paziente…"

"Parli facile tu, tanto ti sposi, che ti frega…"

"Ma che c'entra questo ora, scusa… Lo dico solo per il tuo bene. O risolvi questa gelosia o alla fine ci starai troppo male. Così non ti godi nulla, vedi nemiche dappertutto…"

Olly la guarda male. Fa una smorfia e si allontana. Niki scuote la testa. Ma quando capirà che la gelosia così, sterile, immotivata e continua non serve a nulla?


Sessantaquattro


Un'ora dopo sono tutti nel salotto, seduti, quasi stravaccati sul divano. Alex versa l'ultimo goccio di champagne nel bicchiere di Flavio.

Enrico alza il suo flùte. "Allora a questo punto sapete cosa mi viene da fare?"

"No, che cosa?"

"Un brindisi… Un brindisi all'unica cosa che dura nel tempo, all'unica cosa inossidabile… che resiste ai successi, agli insuccessi… alle bufere della vita… Un brindisi all'amicizia." E il primo con cui sbatte il bicchiere è proprio Pietro. Flavio e Alex si aggiungono subito dopo. "Sì, è vero…"

"All'amicizia…"

"Quanto è vero quel detto…" Pietro si scola tutto il bicchiere. E poi continua: "Le donne passano… Gli amici restano…". Poi si gira verso Alex. "Oh, scusa eh… Tu potresti non rientrare nella categoria."

"Sì, scusa ma ti chiamo eccezione!"

"Non ho capito… Ho portato lo champagne e avete visto che champagne… Il migliore!"

"Madonna, che brutto vizio che hai di far notare i costi…"

"E mi tocca anche questo per farvi vedere quanto sia importante questo momento e voi…"

"Ho capito… ma stai scherzando, vero?"

Flavio posa il suo bicchiere. "Mi ha lasciato Cristina. Ha detto che è finita. Non riesco proprio a essere felice… Anche se oggi ci dici che ti sposi e porti una bottiglia di ottimo champagne!"

"Adesso non mettiamoci a litigare. E poi, scusa Flavio eh…" Pietro si mette in mezzo. "Tu ci hai detto che lei non ha nessun altro, giusto?"

"Sì."

"Cioè, hai controllato sms, telefonate, posta, e- mail…"

Flavio lo guarda male. "No."

"Non hai controllato? E allora come fai a sapere che ti sta dicendo la verità?"

"Perché me lo ha detto lei. È la cosa più bella, non ho bisogno di spiarla. Per questo soffro. Perché a me basta sapere che me lo ha detto lei… Ed è così, lei era la cosa più bella della mia vita, glielo ripetevo sempre, lei era la mia isola segreta, la mia spiaggia felice, il mio porto sicuro…"

Pietro gesticola animatamente. "Ho capito, c'ha un altro."

"Ma che dici…"

"Non ne poteva più. È per reazione… L'isola segreta, la spiaggia felice, il porto sicuro… Alla fine s'è messa con un marinaio!"

Flavio si irrita. "C'hai sempre voglia di far battute tu, eh…"

Enrico interviene. "Scusa, Flavio, eh, ma tu devi stare molto più sereno. La situazione è ancora perfettamente recuperabile… Guarda che mi costa dirlo, ma lei non è come Camilla, che è scappata con l'avvocato alle Maldive… O come Susanna, che ha beccato Pietro con la dottoressa…"

Enrico guarda Pietro, che non rinuncia a intervenire. "Anche se avevo la febbre alta, altissima, e ho già detto che non ero nel pieno delle mie facoltà mentali…" E sorride malizioso. "Quelle fisiche però funzionavano tutte…" Enrico e Alex scuotono la testa.

Enrico guarda Flavio e continua. "Vedi? È proprio patologico il suo caso… Il tuo invece no. È solo un momento. Magari le serve… Da quanto siete sposati?"

"Otto anni…"

Pietro si intromette. "Sì, ma da quanto stavate insieme?"

"Sei…"

Pietro interviene di nuovo. "Vedete! Sei più otto… Quattordici. È la classica crisi doppia!"

"Cioè, due volte quella del settimo anno!"

Alex prende la parola. "Sentite… Fatemi pensare, fatemi sognare per un attimo. Sono venuto a condividere un momento di mia grande felicità con voi… E mi dispiace, Flavio, se ti è successa questa cosa proprio adesso, ma ha ragione Enrico, potrebbe sistemarsi tutto."

"Lo spero proprio…"

Pietro sorride. "Bè, mi è venuta in mente una cosa: la volete sapere qual è la cosa più assurda di questa serata?"

"Eh, sentiamo…" fa Enrico preoccupato. "Basta che non sia una delle tue solite cretinate."

"No no, sono serio. Dobbiamo proprio festeggiare, prima eravamo noi tre gli sposati e lui l'unico a non esserlo."

Alex sorride. "E un po'"vi invidiavo, un po'"molto…"

"Ora noi tre siamo gli sposati separati e lui diventerà l'unico sposato non separato!"

Flavio si alza di colpo dal divano. "Ma scusate! Avete detto che io qualche possibilità ce l'ho! Allora mi prendete per il culo!"

Pietro gli si avvicina e lo accarezza, "Buono, buono… certo che ce l'hai…" Poi fa finta che sia un cane. "Però ora sitz, sitz… Tranquillo!"

Flavio lo allontana spingendolo. "Ma che, mi tratti così? Ma vaffanculo!"

"Guarda che lo facevo solo per scherzare, per sdrammatizzare… È un modo di starti vicino! Che volevi, il pietismo? Non è così che si reagisce alle cose! Cazzo!"

"Ah sì…" Flavio sta per attaccarlo di nuovo, gli mette una mano in faccia e lo spinge. "Ti faccio vedere come reagisco io allora!"

Ma subito Enrico e Alex intervengono e li bloccano. "Oh, buoni! Buoni, ma che fate?"

"Sì, appunto… Non abbiamo litigato in più di vent'anni che ci conosciamo e litighiamo adesso?"

"Vent'anni…"

"Eh sì, pure di più mi sa, da quando eravamo al liceo."

Pietro ci pensa. "È vero." Poi guarda Flavio. "E tu mi passavi sempre i compiti di matematica."

"Eh… e ti ho fatto promuovere anche se eri negato… E tu per ringraziarmi che fai? Mi tratti come un cane."

"Hai ragione, scusami." Si abbracciano, poi Pietro si stacca e lo guarda curioso. "Ma lo sai fare il riporto?"

Flavio questa volta si mette a ridere. "Sì… come no? Mi raccomando, dividi sempre per due e riporti di uno… a prescindere, ma vattene, và!"

Alex sorride. "Oh bene… Così mi piacete. Con un po'"di serenità piano piano si arriva a tutto…"

Pietro lo guarda. "Sì sì… Tu intanto sposati… Da quanto stai con Niki?"

"Quasi due anni."

"Ecco, allora ne riparliamo tra cinque… Voglio vedere come stai messo!"

Alex si infila le mani in tasca. "Oh, ma che stiamo a fà, tutti contro tutti? Ragazzi, noi ci dobbiamo volere bene, dobbiamo sperare che le cose vadano bene a tutti… Io comunque non sarei mai felice se uno di voi avesse un problema… prima di decidere di sposarmi mica speravo che voi vi lasciaste così eravamo tutti uguali, no? Speravo di sposarmi anch'io e basta. Avrei voluto sposare Elena, poi è successo quello che è successo… Ora spero di sposare Niki. Anzi, ora voglio sposare Niki e spero… Anzi, deve andare tutto bene e voi dovete aiutarmi perché questo accada.,Perché io sono felice che sia così. Perché la felicità di un mio amico è la mia felicità… E vorrei che fosse lo stesso anche per voi… che la mia felicità fosse la vostra! O non è così?"

Alex li guarda, seduti sul divano di fronte a lui. Restano in silenzio.

Poi Enrico sorride. "Mi ha commosso il tuo discorso."

Anche Flavio è d'accordo. "Sì, è bello…"

Pietro annuisce. "Hai ragione, ho sbagliato."

Enrico lo abbraccia. "Auguri, Alex. Vorrei che tu fossi felice!"

Anche Flavio si alza per abbracciarlo. "Sì, anch'io."

E Pietro li raggiunge. "Ci sono pure io, eh, cosa credete! Che, mi volevate lasciar fuori? Bastardi!"

"Noi, eh…"

E rimangono così, stretti l'uno all'altro al centro del salotto. E ridono e scherzano. Pietro salta. "Sì, vi voglio bene…"

"E dai!"

E non si accorgono che qualcuno sta infilando la chiave nella serratura e aprendo la porta. Entra Medi, una donna sui cinquantanni, filippina, che rimane a bocca aperta vedendo quel gruppo di uomini che saltellano abbracciati in quel modo. "Ti voglio bene!"

"No, più io!"

"Io vorrei divorziare e sposarmi con tutti voi!"

Pietro finisce il giro e incrocia lo sguardo della filippina.

"Ah, salve!" Si stacca dagli altri e la raggiunge. "Lei è Medi, vero? Mi aveva detto Martinelli che ogni tanto viene per tenere in ordine la casa… Da adesso ci sarò io…"

"Sì, mi ha detto signore, ho portato solo questa proprio come mi aveva chiesto lui…" E mostra una cassetta con delle bottiglie d'acqua. "Perché ho finito l'altro giorno quella che c'era… E poi questa…"

Pietro prende dalle sue mani la busta, la apre, ci sono le bollette dell'acqua, del gas e della luce. "Mi ha detto solo che lei deve fare volture e le servivano… Poi se servo anche io da domani posso tornare… Ecco, qui c'è il mio numero e i miei costi fissi…"

Pietro guarda il volantino che gli sta dando, con tutto quello che la Medi- service è in grado di fare.

"Nove euro l'ora?"

"Come tutte, meglio di tutte…"

Pietro si gira verso gli amici. "Cioè, c'ha pure lo slogan… Alex, questa ti ruba il lavoro." La riaccompagna verso la porta. "Va bene… grazie. Se ho bisogno le faccio sapere…" E la fa uscire. Pietro raggiunge gli amici. "Ma vi rendete conto?"

Flavio annuisce. "Ormai sono superorganizzate."

Enrico lo segue. "È che le nostre donne gli hanno lasciato troppo spazio… Dovevamo controllare anche questo, ci è sfuggita di mano la situazione."

Pietro sta zitto, Alex gli si avvicina. "Che stai pensando?"

"Che Martinelli si è subito preoccupato delle spese e che quella vedendoci così abbracciati che saltavamo ridendo come dei cretini chissà cosa penserà… e soprattutto cosa andrà a dire in giro."

Flavio si avvicina. "Ma che deve pensare… Che siamo amici."

Pietro sorride. "È vero."

Flavio lo guarda e cambia espressione. "Anzi… Ti posso chiedere una cosa? Visto che Cristina vuole stare da sola, e io devo trovare un posto, fino a quando non ce l'ho posso rimanere da te?"

Pietro resta un attimo in silenzio, poi vede gli occhi di Enrico ma soprattutto lo sguardo severo di Alex. Sorride. "Ma certo! Ci mancherebbe… È pieno di stanze qui!"

Flavio lo abbraccia. "Grazie! Vado subito a prendere la valigia in macchina."

Pietro aspetta che sia uscito. "Ah, ha la valigia in macchina, se l'è portata dietro… Quindi lo dava per scontato, lo sapeva già che veniva a stare da me!"

"Macché…" Alex scuote la testa. "Sei perfido…"

Proprio in quel momento suona il telefonino. È Niki. Alex sorride un po'"imbarazzato e si allontana. "Pronto, Niki!"

"Amore! Allora, com'è andata con i tuoi?"

"Benissimo…"

Niki sente uno strano silenzio. "Sul serio? Mi dici la verità?"

"Ma certo, amore, ci mancherebbe."

Niki si insospettisce. "Ma dove sei?"

"Da Pietro…"

Proprio in quel momento rientra in salotto Flavio con due valigie e diversi sacchetti.

"Ma cos'è tutto questo rumore?"

"Ci sono anche gli altri."

"Ah sì?" Niki è sempre entusiasta. "Lo hai detto anche a loro?"

"Sì…"

"E come l'hanno presa?"

Flavio intanto apre la valigia, cadono fuori alcuni maglioni, i ricordi della sua vita con Cristina. Diventa triste e fissa sconsolato gli amici. "Non ci posso credere che sia andata così…" Anche loro sono sconsolati, cercano di tenerlo su, ma Flavio è decisamente depresso. Niki insiste. "Allora? Come l'hanno presa i tuoi amici?"

Alex capisce che in certi casi conviene comunque mentire. "Non sai, sono impazziti di felicità."

"Bene! È un momento bellissimo per tutti!"

Ma nello stesso istante Flavio scoppia a piangere. "Ahhh…"

"Che succede?"

"Niente di grave, credo…"

"Ma chi è che piange così?"

Alex ci pensa su e al volo trova una scappatoia. "È Ingrid, la figlia di Enrico! Avrà fame… Niki, scusa eh, ti chiamo dopo…"

"Ma certo, sì, vai vai…"

Alex chiude la telefonata e si avvicina a Flavio. "Che c'è, che succede?"

"Aprendo la valigia ho visto questo maglione."

"E allora?"

"Me l'ha regalato lei…"

"E va bè, ma che c'è di così grave…"

"No, non puoi capire. Era la festa di San Valentino e avevamo girato tutto il giorno, e siccome parlavamo sempre di fuggire con una barca…"

"Ecco che ritorna il marinaio!"

"E dai, Pietro!"

"Avete ragione, scusate."

Flavio continua il racconto. "Quella sera abbiamo scartato i pacchi… Bè, non ci eravamo regalati tutti e due lo stesso maglione? Ma proprio lo stesso stesso, stessa marca, stesso colore…" Flavio lo tira su e lo fa vedere. "Questo!" E riprende a piangere. "Cosa starà facendo ora Cristina?"

Pietro sospira. "E cosa starà facendo ora Susanna, forse sta mettendo a letto Carolina…" Enrico sospira a sua volta. "Invece io cosa sta facendo Camilla non me lo chiedo proprio… Anzi, peggio… Lo immagino."

Alex prende in mano la situazione. "Bè, sentite, qui bisogna risollevare l'umore. Ceniamo tutti insieme come ai vecchi tempi?"

"Giapponese?"

"Old"

"Birra e pokerino?"

"Sì!" rispondono gli altri in coro.

Alex cerca di puntualizzare. "Senza fare l'alba, però, che domani ho una riunione…"

Tutti lo guardano male. "Sì, è arrivato il quasi sposato!"

E capisce perfettamente che non è il caso di insistere. "Ok… Do io le carte."

E stanno lì, attorno a quel tavolo di vetro troppo grande, vicini, amici, uniti in quel nuovo, strano momento di cameratismo, come non succedeva da tempo. E mentre le carte girano e fanno la fortuna o la sfortuna dei giocatori, mille pensieri diversi s'intrecciano sopra le loro teste. Pietro ricorda una battuta di Woody Allen: "Sono l'unico al mondo cui capita una mano di poker con cinque carte senza che ce ne siano due dello stesso seme". E tutti ridono.

"Non è il mio caso! Non sapete che punto ho…"

"Stai bluffando!"

"Vieni a vedere, se hai coraggio. Cento euro!"

E non si sa chi vincerà quella mano. Una cosa è sicura. Nessuno perderà mai quella splendida amicizia.


Sessantacinque


Olly spegne il motore della macchina. Mette tutte e due le mani sul volante. La luce del lampione la illumina. Un cane attraversa veloce la strada. Lei lo segue con gli occhi. Giampi la guarda. "È stata una bella festa, vero? E grazie d'avermi accompagnato a casa."

Olly continua a fissare davanti a sé. "Sì, carina… Niki è rimasta contenta."

Giampi si accorge che l'umore di Olly non è dei migliori. Allora le si avvicina. Le sfiora la guancia con una carezza. Olly si scosta un po'.

"Che hai, amore…"

Olly si gira e lo guarda un po'"dura un po'"triste. "Niente…"

"Niente e fai quel broncio? Dai, che c'è?"

"Ma niente… ti sei divertito tu?"

"Bè, sì… c'era gente simpatica. Pensa che addirittura in tre m'hanno offerto un passaggio per tornare a casa quando ho raccontato che eri venuta a prendermi tu per preparare insieme tutto…"

"Ah, che gentili… Anche Ilenia, immagino…"

Giampi la guarda. "Bè, sì… anche lei. E gentile. Prima ci hai lasciato un po'"al volo, potevi restare a parlare con noi. Ti sarebbe rimasta simpatica." Olly gioca nervosa con l'Arbre Magique al pino. Non dice niente. Giampi continua. "Studia Scienze infermieristiche. E poi balla. Sì, è forte. Mi piace conoscere persone interessanti."

"Immagino. Specie se sono ragazze carine."

"Che intendi?"

"Nulla. E vi siete scambiati il numero? Sennò lo chiedi a Erica, è sua amica hai detto, no?"

"Ma perché dovrei volere il suo numero? No, non ce lo siamo scambiato. Ci rivedremo a qualche altra festa tua o di Erica, se ricapiterà, così, semplicemente…" Giampi si stranisce. "Olly, ma mica sarai gelosa, eh?"

Lei resta un istante in silenzio. Poi guarda fuori dal finestrino. "Io? Macché. E perché dovrei? In fondo parli sempre con altre donne, fai il gentile e sembra che io non ti basti…"

"Olly, ricominciamo? Io amo te, sto bene con te e te l'ho dimostrato tante volte. Sono solo un ragazzo che ama parlare con la gente. Giovani, anziani, uomini o donne che siano. Mi hai conosciuto così, no? E questo che hai detto ti piace di me… E ora che dovrei fare? Fingere di essere diverso? Trattenermi? Guarda che io non ti ho mai tradita…"

Olly è combattuta. Sa bene d'aver esagerato ma non riesce a fermarsi, a tornare indietro. Lo ascolta, lo guarda e alla fine…

"Insomma basta, Giampi. Dici sempre così… ma a me sembra che t'interessino solo le belle ragazze… Così non mi porti rispetto…"

"Ma che dici, Olly! Non ti porto rispetto? Ma che ti ho fatto?"

Olly si morde le labbra, poi inizia a piangere. "Mi fai stare male, anche stasera sei rimasto sempre a parlare con quella lì…"

"Olly… veramente… ora basta. Sono mesi che va avanti così. Secondo te io ti tradisco ogni due minuti. Sei tu che non mi porti rispetto… Forse è meglio se non ci vediamo per un po'…" ed esce dalla macchina arrabbiato, sbattendo lo sportello. Olly lo vede sparire dietro il portone del suo palazzo. E rimane lì, a tirare pugni sul volante, furiosa con tutti, e soprattutto con se stessa e quella sua dannata debolezza.


Sessantasei


"Lorenzo!"

Il bambino, appena scivolato per terra, tenta un'ultima volta di colpire la palla, ma sentendo la madre urlare in quel modo decide di rinunciare.

"Ti ho detto di non giocare così!"

Si rialza pulendosi la tuta. "Ma, mamma, stiamo perdendo!"

"E non me ne frega niente! Va bene?"

"Ma a me sì!"

Lorenzo riprende a correre più scalmanato e sudato che mai, i lunghi capelli biondi quasi da svedese gli coprono gli occhi e si appiccicano alle guance, la fascia di spugna non riesce a trattenerli. Li sposta con la mano e rincorre il pallone in quel campo improvvisato nel giardino di Villa Balestra, su ai Parioli, sotto gli occhi scocciati di Susanna. Lorenzo arriva alla palla e ricomincia la sua gara. La madre scuote la testa e guarda verso Monte Mario. Poi di nuovo attorno, quel giardino a forma ellittica, i viali paralleli, le grotte scavate nel tufo a mezza costa. Poi ricorda di non aver controllato da tempo Carolina, si gira subito dove l'aveva vista l'ultima volta, cercandola.

"Ah, eccola lì."

Seduta sulla sua bicicletta, ha i piedi a penzoloni che toccano a malapena per terra, sull'asfalto di quella pista approssimativa, fatta in realtà per pattinare ma venuta male. Carolina parla con le sue amichette, ride, scherza e chiacchiera serena. E anche se tiene su il giubbotto non è sudata. Meno male, almeno lei.

Susanna prende il bitter rosso che ha davanti e finisce quell'ultimo sorso lasciato sul fondo. Mangia una patatina, poi un'oliva, poi prova a bere ancora un po'"di bitter ma non è rimasto proprio niente. Allora alza le spalle e decide di ripiegare su un'altra patatina. È particolarmente grossa e mentre la pesca Susanna ripensa al suo proposito. Cavoli, ho detto che voglio stare attenta, nessuna schifezza dopo pranzo, ginnastica, ho iniziato pure Kickboxing…

e ora scivolo sulla patatina? Mica voglio fare come quelle depresse d'amore che si consolano col cibo perché pensano che nessuno se le fili e alla fine ingrassano uno sproposito e dopo davvero non se le fila nessuno… Ma non resisto proprio. Neanche fossi Rocco Sif- fredi. E scontenta di questa battuta, almeno come di quella pubblicità che aveva visto in tv, Susanna cede e se la mangia in due morsi, soddisfatta della sua decisione. Va bè, riprendo da domani. In un giorno mica ingrasso. Non bisogna essere troppo estremi all'inizio, un po'"per volta, migliorare giorno per giorno fino a raggiungere il risultato ottimale.

"Scusi, signora, sono libere queste?"

Un ragazzo alto, con i capelli scuri un po'"ricci, occhi azzurri profondi e soprattutto un sorriso meraviglioso ha poggiato la mano sulle due sedie intorno al tavolino di Susanna. E lei senza volerlo arrossisce. "Certo, prego…"

"Grazie."

Il ragazzo le alza con facilità e le sposta a un tavolo lì vicino, dove una bella ragazza bionda con i capelli lunghi lisci lo sta aspettando. Che sciocca che sono. Sono arrossita. Susanna mangia un'oliva e poi guarda la coppia. Lo conosco bene quel ragazzo. Si chiama Giorgio Altieri. Veniva in palestra dove andavo io. Eravamo tutte pazze di lui. Sapevamo ogni cosa, scherzavamo con le mie amiche su come doveva essere a letto. Cioè, era pazzesco! Profumava anche quando sudava. Susanna lo osserva meglio. Ha sempre avuto quel bellissimo sorriso, E anche quella bellissima ragazza. Venivano tutti e due insieme in palestra. Che palle. Ma come mai questi due resistono così? Li invidio. Magari lui neanche la tradisce. Certo, se è così è proprio bravo… Perché è di un bello…

Giorgio si gira per ordinare. Cerca il cameriere tra i tavoli ma incrocia lo sguardo di Susanna. Stavolta lei non diventa rossa. Lui, curioso, la guarda un po'"meglio, poi ammicca e sorride. Ecco, lo sapevo. Susanna abbassa lo sguardo e cerca il bitter come salvezza, niente da fare, arrossisce di nuovo. Che sciocca che sono, pensa tra sé. E poi il bitter è finito!

"Scusa il ritardo!"

"Figurati!"

Arriva Cristina appena in tempo, con un bel sorriso ma leggermente stanca, ha gli occhi un po'"arrossati come se non avesse dormito.

"Vuoi ordinare qualcosa?"

"Sì, magari. Un cappuccino."

Susanna riesce a fermare al volo un cameriere che passa proprio vicino al suo tavolo. "Allora mi scusi, un cappuccino per favore…" Poi si gira verso Cristina. "Vuoi anche qualcosa da mangiare?"

"No no… Solo cappuccino."

"Allora un cappuccino, un bitter rosso e se mi porta ancora delle patatine…" Il cameriere fa per andarsene. "Ah. Anche delle olive!" Susanna guarda di nuovo in direzione di Giorgio, ma niente da fare, è lì che chiacchiera con la sua compagna, dandole le spalle. "Allora, che succede…"

"Oh, niente, perché?"

"Niente? Non sei mai passata un pomeriggio qui a Villa Balestra da quando ci vengo."

"Non è vero… Sono passata una volta."

"E quando? Non me lo ricordo…"

"Due anni fa."

"È vero! Hai ragione. Sei venuta… aspetta, perché…"

Proprio in quel momento arriva il cameriere che poggia il cappuccino e il bitter rosso con un bel piatto di patatine e olive.

"Grazie." Susanna sgranocchia subito una patatina, beve finalmente un po'"di bitter e si pulisce la bocca. "Ah sì sì… Ora mi ricordo benissimo, tu e Flavio avevate litigato… Sì, avevate discusso perché tu volevi continuare a lavorare e pensavi fosse presto per un figlio e invece lui…" Poi si gira di colpo verso Cristina. "Hai di nuovo litigato con Flavio?"

"Peggio." Cristina beve un po'"di cappuccino, poi posa con delicatezza la tazza. "Ci siamo lasciati."

"Ma che vuol dire? Sì, insomma, è un litigio più lungo, una cosa che può comunque andare a posto, no?"

"No. No, credo." Cristina si porta indietro i capelli e guarda lontano, verso la cupola della Chiesa Belle Arti, e ancora di più, verso Roma Nord, dove non ci sono più limiti, né costruzioni, solo campi e terreni coltivati. Deve però ancora nascere qualcosa. Non come la sua storia. "È finita, Susanna. Abbiamo parlato a lungo tutta l'altra notte, abbiamo pianto, ci siamo abbracciati, abbiamo detto quanto ci vogliamo bene… Poi gli ho detto una cosa importante."

"Che cosa?"

"Che volevo restare sola, che ho bisogno del mio tempo, che non ce la facevo più a sentirlo lì presente, che anche vederlo era una sofferenza. E quel non provare più amore per lui che mi distrugge…"

"Cristina, dimmi la verità."

Si gira e fa un sorriso. "No. So già cosa stai per chiedermi. Non ho un altro." Poi beve un ultimo sorso di cappuccino. E riguarda Susanna. "E non ti sto mentendo, te lo giuro! Non sai quanto sarebbe più facile avere semplicemente in testa uno e magari avere come unico pensiero il volerci andare a letto."

E in quel momento Susanna senza volere, quasi guidata dall'istinto, si gira verso Giorgio Altieri. Ma non c'è più nessuno a quel tavolo. Cerca in giro, non li vede. Peccato. Susanna alza le spalle e torna a guardare Cristina, che però si è accorta della sua distrazione.

"A che stai pensando?"

"Niente, cioè hai detto voler andare a letto con qualcuno e mi è venuto in mente un tipo che vedo spesso qui… c'era anche prima. Un certo Giorgio. Ma se ne è andato."

"Ah… Brava!"

"E solo che io non ci volevo andare a letto… Ma lo volevo scopare proprio!"

"Susanna!"

"Senti, ma perché solo gli uomini possono avere questo istinto? E che cazzo!"

"Ma Susanna!"

"Sì, oggi voglio essere sboccata, va bene?" E poi scoppia a ridere e anche Cristina finalmente sorride e si abbracciano, sporgendosi un po'"dalle loro sedie. Poi Susanna torna seria.

"Senti, ma non è che lo hai fatto per la nostra chiacchierata dell'altra sera?"

"Quale?"

"Dai, quando io te ne avrò dette chissà quante su Pietro, la vita, il matrimonio, il nostro gruppo e tu magari ti sei sentita così coinvolta che hai voluto fare un passo molto più grande e importante di te…"

"No." Cristina fa di no anche con la testa. "Sai quante volte ci ho pensato? Quante cose non mi piacevano più nella mia vita, quante cose non andavano, e soprattutto di quante di queste cose lui non si accorgeva minimamente. Ecco, il fatto di stare ogni tanto in silenzio vicino a lui, a tavola a cena. Mentre guardava la tv e ignorava invece i miei occhi, la mia tristezza… Avrebbe potuto guardarmi, no? Avrebbe visto, capito, mi avrebbe potuto fare qualche domanda."

"E cosa gli avresti risposto?"

Cristina guarda i bambini di Susanna. Ora sono vicini, insieme agli altri, e giocano con un piccolo cane tra l'erba. "Non lo so. Ma non era importante quello che avrebbe potuto dire, era importante sentire che lui se ne preoccupava…" E Cristina ritorna a guardarla con i suoi capelli mossi dal vento, un'aria ora più serena, più tranquilla, perfino più riposata. Susanna le accarezza la mano che ha posato sul bracciolo. "Forse se ne accorgerà. E si domanderà perché non ha fatto quelle domande."

"Magari sarà tardi. Magari è già tardi. Ora senz'altro lo è…"

Susanna sfila i due scontrini dal piattino e controlla il conto.

"Oh… È un momento. Ora magari ti piacerà provare quello che sto sentendo io e cioè la voglia di vendicarmi di Pietro e del nostro fallimento causato da lui… Ti andrà magari anche a te quel Giorgio lì…"

"Ma non c'entra nulla adesso."

"Sì, ma non ti devi chiudere in casa, sennò entri in depressione. Scusi?"

Un cameriere si avvicina.

"Ma no." Cristina la ferma. "Voglio fare io dai…"

"Non esiste proprio!" Susanna tira fuori una banconota da cinquanta, poi aspetta il resto e lascia due euro di mancia al cameriere, che si allontana velocemente richiesto da un altro tavolo.

"Mi offrirai la cena quando usciremo insieme…"

"Ah, sì! Così ci rimetto! Bene, mi diverte un sacco…"

Susanna sorride. "Sempre che i nostri due cavalieri ci facciano pagare…"

"E chi sono i nostri due cavalieri?"

Susanna si alza dalla sedia e la guarda tutta allegra. "Oh, non lo so! Ma non è importante… Magari uno bello come Giorgio Altieri oppure anche di più, anzi sarà sicuramente più bello!"

"Sì, va bè… Ora non me la sento proprio di uscire."

"Guarda che non vuol dire che devi per forza andarci a letto!"

Proprio in quel momento vede arrivare Lorenzo. "Mamma… Ciao Cristina!" la saluta prima che Susanna, come al solito, lo riprenda. Poi sorride alla mamma. Tutti e due sanno che stava per fare il solito errore.

"Che c'è?"

"Mi dai tre euro che vorrei prendere la Coca Cola?"

"No. Te li do, ma prendi un succo, non gassato e non gelato…"

"Ok!"

"No, ripeti! Come glielo chiedi?"

"Uffa, ma lo so: non gassato e non gelato."

"Ecco, tieni…"

Lorenzo con i soldi in mano scappa verso il bar.

"Sai qual è la cosa terribile?" dice Cristina guardando Lorenzo. "Che comunque, anche se la tua storia con Pietro è finita, tutto, tutte le fatiche di ogni giorno del matrimonio, di ogni sera, cucinare, le lavatrici, stirare, rifare il letto, sono ripagate perché qualcosa ti è rimasto. Qualcosa di grande: loro due, i tuoi figli…" E Susanna non sa cosa rispondere. Muove un po'"la bocca cercando di sorridere. "Mentre per me è come aver buttato degli anni al vento, mi guardo indietro e non vedo neppure tutte quelle fatiche che ti dicevo… Mi sembra il vuoto. Un fallimento pazzesco, cioè, non c'è stato neanche il tentativo, capisci?" Susanna vede da lontano Lorenzo uscire dal baretto. Ha una cannuccia in bocca e tiene tra le braccia conserte una bibita. Susanna si sposta per controllare. Lorenzo se ne accorge e scappa verso i suoi amici cercando di tenere la lattina verso l'interno. Ma basta un attimo e Susanna riconosce perfettamente quel rosso e parte della scritta. Coca Cola.

"Bravo! Non mi chiedere più niente! E se più tardi hai mal di pancia non t'azzardare a venire in camera mia a fare le solite scene."

Il bambino fa finta di non sentire e raggiunge gli amici senza preoccuparsi più di nascondere la Coca. "Scusa, Cristina! Ma quello ha preso tutto da suo padre… Si sente un gran furbo e invece viene scoperto! Non capisce che non serve a niente mentire. Cioè, dice bugie anche quando non c'è bisogno. Secondo me è una malattia ereditaria. Boh." Poi sinceramente perplessa: "No, sul serio, voglio consultare un medico! Piuttosto, ma Flavio come l'ha presa? Come sta?".

"Ci siamo sentiti. Mi sembra tranquillo."

"Sul serio? Da chi è andato a stare, da sua madre?"

"No, non ha avuto ancora il coraggio di dirle niente…"

Proprio in quel momento suona il telefono di Susanna, lo tira fuori dalla borsa e guarda il display. "Toh, ecco! Mia madre… Oh, neanche a farlo apposta. Io a lei ho detto tutto… Ma rompe… Rompe!" E apre il cellulare. "Ciao, mamma, che c'è?" Poi ascolta in silenzio e scuote la testa. "No, tutto come ti ho detto, identico a ieri, e non ho intenzione di far cambiare assolutamente niente. È una situazione ridicola e non la porto avanti solo perché ti dispiace dire a qualche cena con i tuoi amici che tua figlia si è separata!" Poi ascolta ma di nuovo scuote la testa. "No… Dovresti essere contenta di poter andare a quelle feste e dire… Mia figlia è di nuovo felice! Senti, mamma, sono con una mia amica e non ho voglia di discutere. Se mi vuoi tenere ogni tanto Lorenzo e Carolina mi fai un piacere, sennò me la cavo da sola… Ecco." Susanna ascolta in silenzio. Poi sorride. "Perfetto. Grazie, mamma." E chiude il telefono. "Oh, finalmente l'ha capita. È dura di comprendonio. Il fatto che io non voglia tornare con Pietro non le entra in testa… Piuttosto, scusa, mi stavi dicendo di Flavio…"

"Sì, lui invece non lo ha detto ai suoi."

"Vedi, è chiaro che ancora pensa di poter tornare con te… Ma dove sta a dormire?"

Cristina si gira e la guarda dritta negli occhi. "Pensavo lo sapessi."

"No. Da chi?"

"Da Pietro."

"Capirai! Non son capaci in due di fare mezzo piatto di pasta!"


Sessantasette


"Brucia"

"Ma va assaggiato dopo averci soffiato…" "Ecco, allora soffio, eh… così?" "Sì, così."

Pietro si toglie il cucchiaio dalla bocca. "Scusa eh, ma il sugo non sa di niente!"

Flavio glielo prende di mano e ne assaggia un altro po'"bruciandosi a sua volta. "Ahia! È vero."

"Aggiungiamoci un po'"di vino rosso, che ne so, peperoncino… Olio, sale Insomma, un po'"di sapore…"

Flavio, continua a girare con un mestolo fin troppo grande per il piccolo tegame nel quale sta cuocendo del pomodoro. La fiamma però è troppo alta.

"Ma mi stai a sentire?"

Flavio porta il mestolo alla bocca e assaggia ancora il sugo. "È vero. Non sa di niente." "Te l'ho detto!"

"Senti, io le poche volte che ho cucinato l'ho fatto così… E poi non possiamo aggiungere a casaccio…"

"Ma tu non vedevi come Cristina preparava da mangiare? Non hai mai preparato niente?" "Eh, no."

Pietro sbuffa e apre una bottiglia di vino. "Che roba!" "Arrivavo che era già tutto pronto." "Sempre?"

"Bè, non è che stavo in cucina con lei a guardare che metodi usava."

"Ho capito, ma scusa, così la trattavi da cameriera! Appena due chiacchiere, sapere che ha fatto durante la giornata, come è andata sul lavoro, a te, a lei… No?" E vorrebbe aggiungere: allora è chiaro che t'ha mollato! Ma sa che non è proprio il caso.

Pietro riesce a stappare il vino. Flavio lo guarda preoccupato. "Avrei dovuto eh… Forse è per questo."

Pietro annuisce. "Bè, una donna ha bisogno di certe attenzioni. Si deve sentire importante, considerata, una principessa anche se sta preparando aglio, olio e peperoncino! Ecco! Potevamo far quello. Era più facile." Sorride, annusa il vino e lo beve. "Uhm… Buono, stavo scherzando, eh… comunque." Poi lo guarda meglio. "Sai che sotto sotto sei bravo? Cucini con una certa classe, si vede dal gioco di polso, da come metti il sale lasciandolo cadere con grazia…"

Flavio lo guarda insospettito.

"Ma che, mi stai prendendo per il culo?"

"No… Ti voglio solo far sentire… principe azzurro! Così magari la pasta viene meglio… Abbassa la fiamma che si sta bruciando!"

Flavio la riduce un po'. Pietro prende i piatti e li avvicina. "Tu l'hai visto Ratatouille?"

"No."

"È un bellissimo film d'animazione, cioè è per bambini ma secondo me è soprattutto per i grandi, come tutti i cartoni che stanno facendo da qualche anno a questa parte, se ci pensi. È la storia di un topo patito per i gusti, per la cucina, per i sapori… A un certo punto dice che il cibo trova sempre coloro che amano cucinare. Quindi tu sbrigati… sennò non ci trova più e moriamo di fame!"

Flavio scuote la testa e, dopo molte pentole sporche e qualche speranzosa preghiera, "Ecco, il sugo è pronto".

Pietro lo assaggia. "Mi sembra buono!"

Poi scolano la pasta, la rimettono nella pentola e ci versano sopra il sugo per saltarla. "E questo topo, ti dicevo… Sapeva scegliere i diversi ingredienti con i quali preparare i piatti. Li annusava e poi, preso dalla magia come se ballasse su una specie di sinfonia musicale, combinava, mischiava fino a ottenere il piatto supremo!"

Flavio mescola bene la pasta con il sugo girando il mestolo dentro la pentola. "Dai, vai a tavola, topolino, che è pronto."

Pietro si siede. Poi Flavio si avvicina, prende un grosso cucchiaio e inizia a servire la pasta nel piatto di Pietro, poi nel suo e alla fine mette il sugo rimasto all'amico. Si siede, si versa anche lui del vino. Pietro non lo aspetta. Infilza due o tre volte la pasta particolarmente affamato e la assaggia.

Flavio lo guarda masticare. "Allora?" Aspetta curioso. "Che ne dici?"

"Dico che perfino quel topo a occhi chiusi avrebbe fatto meglio. Fa schifo. È scotta e non sa di nulla!"

"Ma come! Ero il principe azzurro!"

"Ecco, ora non sei neanche Gas Gas…"

Flavio lo manda con la mano a quel paese, poi decide anche lui di provarla. "Fammi un po'"sentire che sei sempre esagerato…" La mastica un po', poi la sputa direttamente nel piatto. "Madonna! È terribile! Non è scotta, è molle! Se c'è una cosa che non sopporto è la pasta così… E poi c'è troppo poco sugo, non è che è cattiva…"

Pietro beve un bicchiere di rosso, Io manda giù veloce, se ne versa subito un altro e finisce anche quello. "Ma che fai? Ti ubriachi?"

"Sì, bevo per dimenticare… il sapore di questo piatto. E comunque anche il sugo alla fine era bruciato." Poi apre il suo computer e inizia a battere cercando qualcosa.

Flavio lo guarda stupito. "Ma che fai? Cerchi un'altra ricetta?"

"No… voglio vedere se c'è qualcuno che ci porta da mangiare a casa… Eccolo qua. Take away giapponese…" Si alza, prende il telefonino dalla tasca della giacca. Torna davanti al monitor. Legge il numero. Lo compone. "Pronto? Buonasera, allora sì, vorremmo ordinare… Sì, sushi e sashimi… Anche per te, Flavio?"

"Sì sì, tutto quello che prendi tu…" E continua ad ascoltare l'ordinazione di Pietro, il suo entusiasmo, la sua vitalità. "Oh, fateci mangiare bene che siamo due neosingle! A proposito, il tem- pura mica ci arriverà moscio, vero?" Poi copre il microfono. "È una donna. Lo sai che ha una voce di un sensuale… M'attira l'idea di una orientale, a te?"

Flavio fa no con la testa. Pietro allarga le braccia.

"Che tristezza che sei… A me l'idea piace!" Poi riprende a parlare al telefono. "Sì, e anche del buon riso bianco…" Sbircia di nuovo Flavio. "E che non arrivi scotto."

Flavio si versa da bere e rimane sconsolato sul divano a guardare Pietro che con il suo assurdo entusiasmo cerca di rimorchiare la donna al telefono. "Com'è che si chiama? No, non il ristorante! Lei… Come si chiama lei! Fu Tan Chi… Ah. Fu Dam Chi. Ah no. Tuta Chi? Va bè… Non fa niente…" Flavio pensa a Cristina. Che starà facendo? Con chi? Ma non è geloso. Se la immagina che gira per casa, che prepara da mangiare come ha sempre fatto per lui, tutte le sere quando tornava a casa, anche tardi, e quel brodino, quel semplice, sciocco, a volte insipido brodino, improvvisamente gli sembra il piatto più buono che abbia mai mangiato. E ritorna

indietro nel passato. Cristina. Cristina che ride. Cristina che si emoziona alla fine di un film. Cristina che dorme. Cristina che fa colazione ancora un po'"assonnata. Cristina che fa l'amore. Quella notte al mare, dopo quella bevuta, quella passeggiata, quella spiaggia, quel mare, quella luna nascosta. Quel silenzio, non c'era nessuno quella notte sulla spiaggia. Dove eravamo? In Spagna. A Ibiza. No no, quello era l'anno dopo! Eravamo in Grecia. E rivede ogni movimento, ogni sensazione, quel gioco di luci, la penombra tra le rocce… Quella donna abbandonata così tra le sue braccia, sotto di lui, quella passione che non tiene più conto di niente, come una fame improvvisa, quando non ci si controlla più, non ci si vede da fuori. E come rapito Flavio si ritrova lì, di fronte alla passione, ora nitida, forte, quasi ingombrante nella sua bellezza. Eccitato guarda nel vuoto, nel buio della notte, e sente di nuovo l'eco lontana di quei sospiri, gli affanni di quel desiderio, la splendida fame d'amore. E una tristezza inattesa lo rapisce, lo porta lontano.

"Ho ordinato tutto… eh, anche per te."

"Sì sì, grazie…" Flavio si alza, va in camera sua e chiude la porta, si stende sul letto senza neanche togliere le scarpe. Non ci posso credere. Non può essere. Non può andare così. Ma come ho fatto a non rendermene conto? O forse lo sapevo già ma non lo volevo affrontare. E come per incanto, senza alcuna ragione, senza un perché, così, per caso, gli viene in mente quella canzone. "Senza te. Senza più radici ormai. Tanti giorni in tasca tutti lì da spendere." E quei giorni di colpo gli sembrano inutili come non mai. E si chiede se avrebbe potuto fare qualcos'altro. E anche stavolta sembra il ricordo di quella canzone a dargli la risposta. "Eppure io ero stanco e apatico, non c'era soluzione, ma sì che ho fatto bene…" E poi gli viene da sorridere così, stupidamente. Ho fatto bene. Ma che dico? Non sono stato io a prendere questa decisione. Ha deciso tutto lei. Cristina, ma cos'è che improvvisamente ti ha mosso? C'è sempre qualcosa, qualcuno, un fatto, una storia, un film, un momento che diventano importanti per quello che poi accadrà, per quello che magari dopo qualche ora, un giorno, una settimana, un mese, noi decideremo. Una molla, il coraggio di qualcun altro che diventa tuo, che ti mostra quello che non volevi vedere e ti trascina via verso una nuova strada. Cos'è stato per te, Cristina? Cosa ti ha fatto fare quel passo? E poi un'altra canzone, improvvisa nella mente. "Un passo indietro ed io già so di avere torto e non ho più le parole che muovano il sole. Un

passo avanti e il cielo è blu e tutto il resto non pesa più come queste tue parole che si muovono sole." Un passo indietro. Negra- maro. A lei piacciono tanto. A volte me ne parlava, mi raccontava di un testo, una frase che l'aveva colpita, ma siccome io non li sopporto dopo un attimo la interrompevo e parlavo d'altro… Stupido. E chissà quante altre volte l'ho fatto e su quali argomenti anche importanti. Eppure a me non sembrava. Ti ho sempre amato. Ma come si fa a perdere l'amore così? E poi si sforza di capire, ricordare se proprio una delle frasi di una canzone possa essere stata la molla… Eppure non lo sa, forse non lo saprà mai. Hanno parlato tutta la notte, ha cercato in tutti i modi di convincerla. Niente. Non c'è stato niente da fare. E così Flavio si rigira dall'altra parte, si accuccia su se stesso, ritira le gambe, si rannicchia, come se avesse bisogno di protezione. E quella canzone di Battisti continua a girare nella sua testa. "Mi sento come un sacco vuoto, come un coso abbandonato." E allora si sente solo come non mai, come se avesse perso tutto, gli sembra di non avere appoggi, realtà, esistenza, casa, ufficio, lavoro, come se stesse in mezzo al mare, naufrago di se stesso. Un attacco di panico, gli manca il respiro, è in affanno, il cuore batte a un ritmo nuovo, scostante per qualche secondo. Tachicardia. Terrore. Prende il cellulare dalla tasca. Non riesce a tirarlo fuori, gli si incastra nel bordo dei pantaloni, ma alla fine ci riesce, lo apre, cerca il nome. Eccolo. Cristina cell. Ma di nuovo quella canzone gli piomba addosso. E questa volta sembra severa, dura, determinata. È come se gridasse dentro di lui. "Orgoglio e dignità! Lontano dal telefono…" E allora lo richiude. E il respiro piano piano torna normale, lentamente. "Aspetta almeno un attimo… Sennò… Si sa…." continuano le note. Sorride. Sì. Hai proprio ragione, Lucio. E si rimette il telefono in tasca mentre Pietro bussa alla porta.

"Oh oh, ci sei? Tutto bene? E arrivato il giapponese. Io sto per iniziare a mangiare."

"Ok, arrivo…"

Poco dopo Flavio esce dalla stanza, va in bagno, si lava il viso, se lo asciuga e si ritrova seduto davanti a Pietro. Inizia anche lui a mangiare.

"Buono… Però il tempura non è niente di che."

Flavio sorride. "Mi sa che uno dei due deve imparare sul serio a cucinare."

"Già…" sorride Pietro asciugandosi la bocca. "Ti ricordi La strana coppia?"

"Sì, fortissimo."

"Ecco, allora io faccio Walter Matthau, quello che ha sempre un sacco di donne, e le trovo anche per te, e tu fai Jack Lemmon, quello che sa cucinare…"

"Va bene." Flavio assaggia un altro pezzo di salmone. "Ehi… Possiamo continuare con il giapponese, il sashimi è freschissimo e molto buono!"

Pietro sorride. "Sì, ma ne dobbiamo trovare un altro. La ragazza orientale che l'ha portato era una cozza!"


Sessantotto


Tempo dopo. Notte di San Valentino. Notte d'amore. Ma anche notte divertente, di musica, di parole, di eventi. Notte artistica. Notte delle grandi menti.

"Pronto, Alex ma che fai, non mi rispondevi!" Niki si chiude l'altro orecchio per sentire meglio la sua risposta. C'è grande confusione nella sala.

"Scusa… Siamo a cena con il direttore e gli altri, avevo messo il telefonino in modalità cercapersone e stava nella giacca che ho poggiato sulla sedia, non lo sentivo…"

"Ehi troppe parole… Proprio oggi che è San Valentino! Anche se non ho voluto festeggiare perché mi piace essere controcorrente… tu così esageri,, e mi preoccupi!"

Alex si alza dal tavolo. "Scusate…" Poi si sposta e raggiunge un angolo del locale per parlare con più tranquillità. "Amore, scusami, ma sei matta a dire queste cose? Come puoi pensarlo…" E vorrebbe aggiungere: dopo quello che ti ho chiesto! Cioè ma ti rendi conto? Ti ho chiesto di sposarmi, amore! Ma preferisce ascoltare la pronta risposta di Niki.

"Ma che c'entra… Bisogna pensarlo sempre! Non ci si deve sedere mai… E comunque voglio sapere: dove sei, con chi sei e che fai!"

Alex si mette a ridere. "Ehi, Niki dittatrice! Mi fai paura così…"

"Sì sì." Ride dall'altra parte. "Intanto rispondi."

"Sono al Duke's a viale Parioli. Siamo io, Soldini, Alessia, il direttore con la moglie e una nuova assistente…"

"Ah… Soldini e Alessia mi hai detto che stanno insieme e durano felici e innamorati, giusto?"

"Sì…" Alex è preoccupato, già sa dove andrà a parare. "Il direttore e la moglie, a parte i loro sentimenti che non conosco, comunque sono il direttore e sua moglie… Giusto?"

"Anche questo è giusto…"

"C'è solo da capire chi sia questa nuova assistente."

"Ma no… Non c'è da capire molto, dobbiamo fare un nuovo tipo di lavoro, per la prima volta ci occuperemo noi direttamente della parte produttiva, e lei è una che già ha fatto queste cose."

"Insomma è una brava?"

"Molto…"

"E bella?"

Alex chiude gli occhi e stringe i denti, lo sapeva che sarebbe alla fine arrivata questa domanda. "Ma sì… Un tipo." E in questi momenti bisogna scegliere la soluzione migliore, la risposta più pronta e immediata per non cadere nella trappola della sensibilità femminile, quella capacità unica delle donne di capire tutto al volo e cogliere ogni sfumatura, specie quelle che non pensavi d'aver lasciato trapelare.

"Un tipo, eh… Ho capito. È molto bella."

"Io ho detto un tipo."

"Si, un tipo bello!"

"Va bè… come hai fatto a capirlo?"

"Ah, quindi avevo ragione! Alex?! Perché allora non me lo hai detto subito?"

"Ma no, amore, sto scherzando… Senti, per me è un tipo, poi magari qualcuno la può trovare anche bella… Ma per quanto mi riguarda ne stiamo già parlando troppo e basta."

"Uhm… Non mi convinci…"

"Vorrei essere lì con te" poi sorride, "questa ti convince?"

Anche Niki sorride. "Un po'"di più… Ma non abbastanza."

"Ti amo."

"Ecco, questo è parlar chiaro… Mi convince del tutto. Sai, è un peccato che non puoi passare. Sarà una cosa bella secondo me. C'è quello che va sempre in tv, Renato Materia, che legge dei suoi scritti…"

"Ah, ho capito chi, quello che fa finta di essere di Sinistra."

"Perché fa finta?"

"L'abbiamo chiamato per una pubblicità per una ONLUS, dove tutto andava in beneficenza, e ha chiesto un cachet altissimo, gli abbiamo offerto un po'"di meno e ha rifiutato… fuori da ogni parametro."

"Ma dai… Peccato, sembra così genuino."

"Certo… Barba incolta, maglione girocollo a pelle… Tutto per apparire in tv, dove dice di essere il portavoce del popolo, di saper ascoltare la sua rabbia e quelle cose lì… Ma prova ad aprirgli il portafoglio per una giusta causa e vedi come diventa sordo… Sono tutti

Sai quanti nomi potrei farti? Ma prima o poi verrà scoperto."

"Va bè, ciao amore. Ti lascio alla tua cena…"

"Ok, ciao, divertiti."

"Anche tu." Alex torna al tavolo. "Scusate"

"Era Niki?" Il direttore viene subito ripreso da un'occhiataccia della moglie.

Alex apre il tovagliolo e se lo mette sulle gambe. "Già."

Il direttore continua imperterrito. "Fervono i preparativi!"

"Di cosa?" Questa volta la moglie non è indispettita, solo curiosa.

"Posso?" Il direttore guarda Alex.

"Certo…" Vorrebbe aggiungere: "Ormai l'hai già detto, come posso fermarti!".

"Alex si sposa!"

"Ma dai! Che bello! Troppo forte!" Soldini gli stringe la mano. "Quella tua e di Niki è proprio una bella favola!"

"Grazie, grazie…" Alex è leggermente imbarazzato. Incrocia lo sguardo di Raffaella, l'assistente. Il "tipo" sembra sinceramente contenta. "Complimenti, la ragazza di LaLuna, vero?"

"Sì…"

"È molto bella. Sono felice per voi."

Il direttore riprende in mano la situazione. "Bene, allora ordiniamo, così poi possiamo chiacchierare anche un po'"del nostro progetto, no?"

E tutti quasi automaticamente aprono la carta del menu e cominciano curiosi e indecisi a scegliere i piatti. Confrontando quello che hanno mangiato a pranzo e cercando anche di non esagerare con le calorie. Meglio antipasto e secondo o primo e contorno? Bè, poi però alla fine un dolce me lo faccio!

"Uhm, che buono, c'è anatra ai mirtilli."

"Che cosa sono i paccheri?"

"È della pasta grossa, sono come le conchiglie ma più grandi…"

"Ah, grazie" e mentre continuano le curiosità e le indecisioni, Raffaella da dietro il menu guarda a lungo Alex. Ma lui non si accorge di niente, una serie di pensieri passa per la sua mente. Poi un sorriso e una semplicissima considerazione finale: sì, ma ancora non si è sposato. E così Raffaella chiude il menu, particolarmente soddisfatta. "Io ho scelto…"

"Che prendi?" E mentre qualcuno si interessa alla sua scelta, Alex si finge anche lui interessato. In realtà sa benissimo che lei lo sta guardando. Non c'è niente da fare, alcuni giochi sono subito chiari. Però bisogna vedere se si ha voglia di giocare o se la posta è troppo alta.

"Come primo, spaghetti alla Norma…"

"Uhm, mi sembrano buoni! Pomodoro, ricotta salata e melanzane…"

"Non è troppo pesante?"

Raffaella alza le spalle… "Ma mi piacciono troppo… Rischio!" E guarda di nuovo Alex, e questa volta è troppo tardi per sfuggire a quello sguardo.

"Ah no, io mi tengo più leggero… Vado direttamente al secondo. Una bistecca e un po'"d'insalata… Ho messo su qualche chilo…"

Raffaella sorride e non aggiunge altro, poi senza volerlo arrossisce ma per fortuna nessuno se ne accorge. Aveva avuto una bella idea su come farlo dimagrire.


Sessantanove


Il telefonino di Cristina squilla. Lei si mette un asciugamano al volo e corre in salotto, dove l'ha lasciato.

"Pronto!"

"Pronto, ma dov'eri?"

"Ciao, Susanna, ero sotto la doccia ma avevo finito. T'ho presa in tempo."

"E meno male! Senti, volevo farti una proposta… stasera è San Valentino…"

Cristina si friziona i capelli che gocciolano sul tappeto. "Lo so…"

"Certo che ci siamo lasciate proprio poco prima della festa, eh?"

"Già… direi che non abbiamo niente da festeggiare…"

"Lo dici tu, tesoro mio. Ti sto telefonando apposta. Usciamo insieme io e te, dai! Andiamo a cena e ci rilassiamo. Lascio i bambini a mia madre."

"Sì, bello… sai che divertimento vedere tutte le coppie… E poi io stavo per cenare, mettermi il pigiama e vedermi una fiction."

"A tutto sballo, eh? E dai, festeggiamo da single?"

"Ma San Faustino è domani!"

"Va bè, male che vada ci scambieranno per una coppia anche noi! C'è andata male con gli uomini, ci buttiamo sulle donne!"

Cristina sorride. Certo che Susanna è proprio forte. "Ma poi sarà già tutto prenotato…"

"Ma che ti frega! Andiamo a caso, intanto aperitivo. Dai, tra un'ora sono da te. E fatti bella, eh? Non ti voglio in tuta o sciattona. In tiro e truccata!" e butta giù senza lasciarle il tempo di rispondere. Cristina guarda il cellulare. Scrolla la testa. Poi va in camera. Apre l'armadio. Scorre velocemente gli abiti. Ne tira fuori due o tre. Si accorge che è tanto che non li mette. A Flavio piaceva questo nero. Cristina se lo appoggia addosso. Si guarda allo specchio. Poi lo fa cadere. Prende l'altro, è color lilla con dei piccoli

fiori bianchi e i polsini un po'"ripresi. Più sbarazzino. Ma sì, con gli stivali beige sotto andrà benissimo. Finisce di asciugarsi. Si veste. Poi si pettina e mette un po'"di rimmel, ombretto lilla e lucidalabbra trasparente. Ecco fatto. Si guarda. Sì, stasera voglio rilassarmi davvero.


Settanta


La musica impazza in un angolo della sala. Qualcuno balla. Ragazzi seduti lungo il corridoio chiacchierano ridendo, bevono una birra, uno rolla una sigaretta usando del tabacco, un altro poco più in là e più nascosto ne sta accendendo una dagli effetti speciali.

Nella grande aula alcuni sono seduti sui gradini o sui banchi, altri, più ligi o se non altro più puntuali, hanno già preso posto sulle sedie. La porta in fondo alla sala, al centro del piccolo palco, improvvisamente si apre ed esce Renato Materia, il giovane e aitante artista di Sinistra, almeno così si professa nel volantino ciclostilato che ha fatto il giro di tutte le università. S'impadronisce del microfono a filo poggiato sulla cattedra e inizia subito a rappare. Si muove agitando solo la testa e ogni tanto si ferma e alza il braccio a pugno chiuso, come a sottolineare la forza e la sua personale convinzione.

"Bugiardi e ladri, falsi politici, guru fanatici, da questo mondo toglietevi di torno e giù le mani dal nostro girotondo. Noi siamo quelli della sostanza, quelli che odiano la semplice apparenza, quelli che parlano uscendo dalla stanza e non si spengono nell'indifferenza. Noi siamo quelli che ci stanno dentro e le parole le rendono un tormento, noi siamo quelli che fanno sempre festa e non si vergognano mai di dire basta. Bugiardi e ladri, falsi politici, guru fanatici, piuttosto innamoratevi e andate a quel bel ponte, incatenatevi con tanto di lucchetto e con quella chiave fate voi il bagnetto… Un bel salto e giù dal parapetto. E noi liberi! Liberi! Torniamo liberi, liberi!"

Ma dal fondo dell'aula, con un megafono apparso dal nulla, si alza sicura la voce di Adriano Mei, uno di quelli duri e puri.

"Sì, liberi da te!"

È il segnale, il grido di battaglia. "All'attacco!" Da ogni lato della sala parte una pioggia di ortaggi, pomodori, sedani, ciuffi vari di verdura andata a male. Adriano Mei continua la sua personalissima lotta dal megafono. "Buffone, bugiardo, falso artista di Sinistra! Sei un venduto… non hai appoggiato un'iniziativa per beneficenza perché volevi più soldi. Sei uno sporco figlio del sistema… Levati quella barba, fatti crescere qualcos'altro, fatti riconoscere, non ti nascondere, lurido impostore."

E continuano così, allegri e divertiti a innaffiare il povero Renato Materia con ogni tipo di prodotto agricolo, fino a quando, tirato con grande precisione e forza, un uovo non lo centra in piena fronte, esplodendo sul suo viso e costringendolo a una vergognosa ritirata.

"Bastardo! Bastardo! Bastardo!" Il gruppo comandato da Adriano Mei continua a inneggiare e alla fine parte con una specie di carica, tanto che il povero Materia è costretto a fuggire nella stanza in fondo al corridoio.

Il suo pseudoagente, Aldo Lanni, sta chiacchierando con una bella ragazza.

"Ti posso far fare qualcosa d'importante in tv, noi abbiamo un sacco d'agganci…"

"Sul serio? Mi piacerebbe."

"E allora dammi il tuo numero, così ti chiamo."

Ma proprio in quel momento la porta si apre e piomba Materia tutto sporco di verdure e puzzolente di uova marce.

"Ma che t'hanno fatto?"

"Un'insalata russa, ecco che m'hanno fatto! M'hanno riempito di roba… e se ce beccano ce menano pure… Via via!"

Aldo Lanni non fa in tempo a prendere il numero della potenziale soubrette. "Ma porca miseria!" e viene tirato via per il giubbotto da Materia.

"Andiamo alla macchina, forza, dai!"

"Dove l'hai messa?"

"Ecco, sta laggiù."

Salgono al volo su una Mercedes berlina. Aldo Lanni mette in moto ma i ragazzi capitanati da Adriano Mei sbucano da quella stessa porta e gli corrono dietro.

"Eccoli! Vai vai!"

Aldo Lanni accelera ma uno dei giovani studenti ha una bottiglia in mano e la lancia con rabbia e forza, centrando in pieno il lunotto posteriore e facendolo esplodere in mille pezzi.

"Ma porca miseria, l'ho comprata due mesi fa!" Aldo Lanni curva a sinistra dirigendosi a tutta velocità verso l'uscita, ormai fuori pericolo. Materia si gira. I ragazzi hanno smesso di corrergli dietro.

"Si può sapere perché si sono incazzati così? Che hai detto?"

"Macché, non ho detto nulla! Stavo facendo il solito pezzo… quella cacata sui politici e i lucchetti…"

"Te l'ho detto che lo dovevi cambiare. Quello ormai ha stancato!"

"Ma no. Non so come hanno saputo della richiesta di soldi per quella ONLUS."

Aldo Lanni scuote la testa.

"Ti avevo detto anche questo. Dovevi accettare quello che ti avevano offerto… A Renà, hai tirato troppo la corda."

"Mi sa che c'hai ragione…" Rimane così per un po'"in silenzio. Aldo Lanni lo guarda ogni tanto con la coda dell'occhio, mentre continua a guidare. Un rivolo di chiara d'uovo cola giù dalla fronte di Renato Materia. Aldo Lanni sorride. Ben gli sta, pensa tra sé. Così impara a non accettare quello che gli avevano proposto e soprattutto a ridurre al cinque per cento la mia percentuale. Cosa crede? Che si arriva da soli ad avere successo… In tv poi! Roba da pazzi. Ha fatto bene Adriano Mei, ha usato al meglio quello che gli ho detto, niente azioni violente ma solo un po'"di paura. Così Materia si rimette in riga e continua a lavorare… per le mie tasche.

"Senti un po'"questa…" Materia si gira verso di lui. "Una Sinistra costruttiva è quella che ci serve, un uomo intelligente che lavori con la mente, non solo girotondi ma pensieri più profondi. Com'è? Eh? Com'è? Buona, vero?"

Aldo Lanni lo guarda sorridendo. "Ottimo, Renà… Fatti servire. È con roba come questa che torni a fà credere in te e nelle tue parole. Pure quell'idea dei citofoni la devi abbandonare. Ormai è vecchia."

"Hai ragione." Materia lo guarda felice. "Se non ci fossi tu… Come farei?"

Aldo Lanni annuisce e gli dà una pacca sulla gamba sinistra, l'unica zona che ha resistito spavalda e integra all'attacco di Adriano Mei e dei suoi compagni.

Piano piano, dopo qualche commento divertito, il gruppo di ragazzi rientra nella sala, la musica continua come se nulla fosse, qualcuno riprende a ballare in un angolo, qualcun altro si bacia, qualcuno ride raccontando un aneddoto divertente, qualcun'altra spizza da lontano il ragazzo che le piace tanto ma non ha il coraggio di avvicinare.

"Allora, che combiniamo?" Guido piomba alle spalle di Niki

con un bicchiere di plastica, una limonata corretta con un po'"di vodka e una foglia di menta che ci naviga allegramente.

"Ehi, mi hai fatto prendere un colpo!"

"Per così poco… Figurati… Tu sei una temeraria."

"Cioè? Perché mi dici così?"

Guido sorride e beve un sorso dalla cannuccia prendendo il tempo necessario per creare ancora più suspense. "Uhm… buono, vuoi?"

Niki guarda la cannuccia appena usata da lui. Ma ti pare? Ma che discorsi sono. È proprio cafone. Bello e cafone. E doverlo ammettere la infastidisce ancora di più. "No, grazie… vorrei invece sapere a cosa ti riferisci."

"Oh, niente… Perché, hai la coda di paglia?"

"Ma veramente no, proseguo tranquilla nella mia direzione." Poi fa un sorriso forzato. "Sei tu che di punto in bianco sei piombato tra i miei pensieri."

"Che c'è, stai pensando a quali musiche scegliere?"

Lei lo guarda e alza il sopracciglio.

"Per la cerimonia, intendevo… Ho saputo che ti sposi, no?"

E il cuore le parte a duemila e poi Niki arrossisce di colpo, neanche se la fosse scolata lei tutta d'un sorso quella vodka. Uffa, ma perché mi ha preso così? Ma che, sono cretina? Ma che è? Perché arrossisco? E non riesce a trovare nessuna spiegazione. Un vortice improvviso di pensieri, sensazioni, una bufera di emozioni che portano il suo cuore in subbuglio.

"A parte che ti ho appena conosciuto…"

"Appunto, è come se ti rifugiassi in un matrimonio improvviso."

"Ma stai scherzando? E perché mai?"

"Ma sai…" Guido si siede sul muretto e continua a sorseggiare tranquillo la sua limonata. "È sempre così, quando c'è qualcosa che uno non sa spiegarsi invece di affrontarla fugge o si nasconde."

"Io non fuggo né mi nascondo… E sinceramente trovo assurda anche questa nostra discussione."

"Discussione? Stiamo parlando… Pensavo fossi più serena nel dire a tutti che ti sposi! È una cosa che di solito per una ragazza è motivo di grande felicità, no?" e continua a bere la limonata alla vodka con la sua faccia da schiaffi.

"Infatti lo è. Ma non ne vado a parlare con il primo che capita…"

Guido si stacca dalla cannuccia sorpreso. "E chi è costui? Fammelo vedere che gliene dico due, lo prendo a calci."

Niki sorride. "Sei tu."

"Io? Uhm… Sai cosa diceva Jim Morrison? "A volte basta un attimo per scordare una vita, ma a volte non basta una vita per scordare un attimo"."

"Bella! Senti, sembri un uomo Perugina! Con dentro il foglietto per ogni occasione."

"Sì, è vero… Molte ragazze infatti mi dicono che sono dolce. Un cioccolatino… Altre, quelle che non mi hanno assaggiato, impaurite tengono le distanze."

"Guarda che io non ho paura."

"E io infatti non parlavo di te."

Niki lo guarda in cagnesco, con gli occhi sottili, affilati, semichiusi. Guido se ne accorge e realizza. "Ohi ohi… Si è arrabbiata."

Niki fa un respiro lungo, molto lungo. Guido ride. "E di brutto. Ok…" Beve l'ultimo sorso e scende dal muretto. "Senti, secondo me stiamo impostando male le cose: ogni volta che ci vediamo finiamo per litigare, c'è qualcosa che non funziona tra noi."

"Sì, tu."

"Ecco vedi, sei troppo aggressiva. Perché non usciamo una sera a cena e ne parliamo meglio? Non sei ancora sposata, no?"

"Che c'entra, potrei uscire anche da sposata."

Guido ride. "Non credo… Quanto durerebbe il vostro matrimonio?"

Niki sorride e fa le corna. "Tiè!"

"Pensa, dovrebbero portare fortuna e poi invece la maggior parte delle volte sono proprio loro che fanno finire un matrimonio: le corna!" Poi non le lascia tempo di rispondere. "Guarda, vedi laggiù…" Indica, nel gruppo sotto il palco, dei ragazzi che ballano. In mezzo a loro, leggermente fumata, c'è una ragazza che si muove divertita, lasciandosi andare, ha i capelli che le ondeggiano sulle spalle, gli occhi chiusi ed è senza scarpe, ha una sigaretta nella mano sinistra e una birra nella destra, alterna senza alcuna distinzione l'una e l'altra, con un unico desiderio, stordirsi.

"Lei è una mia ex. Ha ventitré anni… È indietro negli studi però avevamo fatto un sacco di progetti insieme, siamo stati benissimo per un anno e mezzo… Poi è successo qualcosa. Ha iniziato a fumare. Anche le canne, e a bere, e altre cose che non aveva mai fatto… Capisci? Da un estremo all'altro senza una ragione."

"Senza una ragione per te. C'è sempre un perché nelle cose… È che a volte a voi uomini sfugge."

Guido sorride. "Già. Invece il tuo futuro marito avrà sempre la capacità di capire? Saprà osservare cosa sta accadendo? Cambiare e seguirti nei tuoi cambiamenti?" "Oh… Io di lui mi fido."

"Infatti. Ne sono sicuro. È di te che non devi fidarti.;." Niki butta indietro i capelli e ride. "Di me! Ma figurati." ""Chi rinuncia alla libertà per raggiungere la sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza" diceva Franklin. E poi troppa sicurezza fa scivolare…"

"Allora non sei l'uomo Perugina… Sei quello delle citazioni." "E ne ho tantissime… Ma se andiamo a cena fuori, se vuoi, non ne faccio nessuna e parlo d'altro… Sempre che tu non abbia paura."

Niki ritorna seria. "Te l'ho detto. Non ne ho. Ma non ho neanche una buona ragione per venire a cena con te." E se ne va così, lasciandolo divertito e curioso, soddisfatto comunque di essere riuscito in qualche modo a smuovere qualcosa in lei. Sorride Guido, ottimista, inseguendo chissà quale pensiero.


Settantuno


Ore otto. Il rito dell'aperitivo. Una musica lounge avvolge il locale mentre veloci i baristi preparano cocktail e versano vino e prosecco nei calici. Sul bancone vari stuzzichini appetitosi, salsine, crostini, patatine, pistacchi e noccioline. Un po'"di verdura fritta e alcune pizzette riempiono alcuni vassoi. Una serie di cuori e striscioni rossi è appesa ovunque, così come le scritte "I Love You". Susanna si tira indietro i capelli.

"Hai visto quanta gente? E non sono solo coppie!"

Cristina si guarda intorno. "Sì, in effetti ci sono anche gruppi di ragazzi e ragazze."

Susanna sorseggia il suo Negroni. "Mmm, guarda quel ragazzo laggiù…"

Cristina si sporge dallo sgabello. Un tipo alto e moro è in piedi al bancone, vicino all'ingresso, e sembra annoiato. "Secondo me aspetta la fidanzata."

"Secondo me no" e Susanna gli fa cenno di avvicinarsi.

"Susanna! Ma che fai!" Cristina si copre la faccia con la mano. Il ragazzo guarda un po'"perplesso verso Susanna. Poi scuote la testa, sorride e prende il suo bicchiere. Si muove. Si avvicina a loro. È ben vestito, giovane e leggermente abbronzato. Cristina si gira dall'altra parte. "No dai, Susanna, ti prego…"

"Ma che ti frega, guarda quant'è fico…"

Il ragazzo arriva accanto a Susanna. "Dicevi a me?"

"Ciao, sì. Senti, io e la mia amica cerchiamo un posto dove andare stasera… un posto fico, però, sai, per festeggiare…"

Il ragazzo guarda Cristina che non sa più come nascondersi. "Ah, bè… potete provare da Joia, quello in via Galvani. Ci vanno un sacco di vip e l'ingresso per le donne è sempre ridotto. All'ultimo piano hanno anche il ristorante ma è stile privé, non so se stasera…"

Susanna lo osserva compiaciuta. "Ottimo consiglio. Anzi, se non sei occupato perché non vieni anche tu? Ci troviamo là verso

mezzanotte… Io e la mia amica prima andiamo a cena e poi senz'altro al Joia. Ci hai convinte, vero Cri?" Susanna si volta ancora verso Cristina che annuisce appena, imbarazzata. "Sai, la mia amica è timida ma apprezza anche lei. Insomma, ci vediamo là? O stai aspettando la tua tipa?"

Il ragazzo sorride. "No, sono solo passato per l'aperitivo. Ok, si può fare, a dopo al Joia, ci conosciamo meglio più tardi, ciao belle…" e strizza l'occhio a Susanna.

Appena si è allontanato, Susanna scoppia a ridere. "Ma dai, Cri, e sciogliti! Che male c'è, hai visto che forza? A belli…"

"Ma Susanna, quello neanche lo conosci e l'hai fissato così?"

"E certo, mica me lo sono sposato! Dai, divertiamoci, facciamo un giro…" e prende Cristina per un braccio. Iniziano a camminare. Alcuni ragazzi del locale le notano e quando passano loro davanti dicono qualcosa. Un complimento. Una frase. Un approccio. Susanna ride e dà spago a tutti, Cristina un po'"meno ma alla fine sta al gioco dell'amica. Due uomini sui quaranta si avvicinano. E Susanna attacca bottone e scherza anche con loro. A tutti dà appuntamento al Joia, a mezzanotte.

"Susanna, ma poi come facciamo?"

"Semplice! Non facciamo! Dai, andiamo a cena!"

Dopo mezz'ora Susanna e Cristina sono in un'osteria. Mangiano allegre, bevono un po'"di vino rosso, brindano. Cristina inizia a sentirsi a suo agio. Ammira la sua amica che sa distrarsi. Ma sì. Devo imparare da lei. Devo ricominciare a vivere, a sentirmi donna. E anche al ristorante Susanna trova il modo di dare appuntamento al Joia agli uomini di una tavolata vicina. Poi pagano il conto. E corrono alla macchina. Fanno ancora un po'"le sceme. Hanno il fiatone.

"Tu sei pazza, Susanna!"

"Non sai da quanto non mi sentivo così! Tu? Tutto ok?"

"Accidenti, sì!"

Susanna mette in moto. "Quasi mezzanotte. E ora andiamo a vedere quanti farlocchi abbiamo beccato stasera!" e parte sparata.

Dopo un po'"arrivano al Joia. Rallentano. E li vedono tutti lì fuori. Il bel tipo, il gruppo di ragazzi, i due quarantenni e quelli della tavolata. Tutti in piedi ad aspettare davanti all'ingresso. Alcuni fumano, altri parlano.

"Non ci posso credere! Ma sono venuti davvero!" dice Cristina guardando fuori dal finestrino.

"T'immagini se ora scendiamo e arriviamo lì? E ci vedono?"

"Eh, si menano tra loro!"

Susanna e Cristina si scambiano un'occhiata. "No, menano noi!" e scoppiano a ridere. Susanna accelera e se ne vanno via così, nella notte di Roma, pazze e felici proprio come due adolescenti.


Settantadue


"Grazie, eh…" fa Niki interrompendo Giulia, Barbara e Sara, le sue compagne di università.

"Di cosa?" risponde Sara stupita.

"Proprio a Guido dovevate spifferare la notizia del mio matrimonio?"

Giulia è la prima a rassicurarla. "Io non gli ho detto nulla." La seguono Barbara e Sara. "Neanche io, ti giuro…"

"Ma nemmeno io, forse ha parlato con i nostri ragazzi."

Barbara solleva le spalle. "Non potevamo non dirglielo… È una notizia così bella. Ma perché, ti ha infastidito?"

"No…"

"Secondo me gli piaci e rosica…"

"Bè, nel dubbio prima di sposarti, invece di quelle solite cretinate che si fanno con dieci amiche e poi il classico spogliarellista, uno dei Centocelle Nightmare o qualcun altro… esci da sola con lui e ti regali sul serio un vero addio al nubilato…"

Giulia, l'unica libera, aggiunge divertita: "Consumazione compresa! Secondo me deve essere veramente piacevole".

"Giulia! Ti prego… Cioè, il divertimento è fare quella serata prima del matrimonio tutte insieme… Un po'"trasgressive e via! Non che la fai sul serio per andare a letto con qualcuno."

"Se quel qualcuno fosse Guido… Bè, ne varrebbe davvero la pena!"

"Anche gli spogliarellisti non sono male, eh…"

"Ma non sai… Sono andata prima dell'estate a un addio al nubilato di una mia amica che si sposava… Bè, solo perché era rimasta incinta, eh…" Giulia si rende conto di quello che ha detto e soprattutto della faccia che fa Niki. "Oh… Scusa… Va bè…" Giulia cambia espressione, diventa più sicura. "Niki tu sei un caso rarissimo, quelle che si sposano a vent'anni quasi sempre lo fanno per quel motivo!"

"Ma non è vero! Qualcuna anche per amore…"

"Fammi un nome!"

"Per esempio…" Niki ci pensa un po'"su. "Niki Cavalli…"

"Sei sempre tu!"

"Va bè, vi dicevo, ero a questo addio al nubilato troppo divertente e le amiche le hanno portato di tutto, dal perizoma all'intimo leopardato… Una si è presentata anche con un vibratore rosa."

"No!"

"Sì… Con tanto di biglietto…"

"Non si sa mai! Bè, a un certo punto… arriva una torta enorme con una sola candelina e la scritta sopra: "Spegnimi… Che ti accendo!". Questa mia amica Valeria soffia sulle candeline e pum! La torta esplode, esce fuori uno spogliarellista pazzesco con un fisico da urlo, i capelli lunghissimi neri, scuro di pelle e bello da morire… Insomma, parte una musica e questo inizia uno strip che non vi dico. Vi giuro, c'era qualcuna che urlava, altre che quasi si strappavano i capelli, qualcuna secondo me che pure veniva."

"Giulia!"

"Oh, per me è così… Ma questo era di un sensuale, i movimenti perfetti, non troppo spinti né volgari. E poi, rimasto quasi nudo, si spinge su Valeria e con un cambio di musica perfetto mima un amplesso con lei. Vi giuro, uno spettacolo bellissimo."

"Ma perché ci racconti tutto questo? Ci vuoi far venire voglia?"

"Poi abbiamo parlato con questo ragazzo, Daniele, bè, due lauree, in astrofisica e in ingegneria aerospaziale, ha scritto vari testi anche su riviste straniere e solo per mantenersi fa lo spogliarellista…"

"Perché in Italia non ci sono borse di studio nelle sue discipline. Ma vi rendete conto?"

"Che tristezza…"

"Ah, cosa ancora più triste, ci ha detto che è fidanzato… E cosa ancora più triste più triste… con un uomo!"

"Ma dai! Oh, ma tutti voi li beccate! Cioè, un genio gay… Per noi povere e semplici single… Una specie di idolo irraggiungibile."

"A questo punto meglio andare sul sicuro con Guido!"

"Ah sì… di sicuro non è gay…"

Niki ride. "Sì, ma magari non sa fare lo spogliarello e di certo non è laureato! Il problema è sempre quello… Essere sincere con se stesse e soprattutto ammettere cosa cerchi veramente in un uomo!"

"C'è anche un altro discorso…" Barbara le sorride con fare furbo. "Cosa un uomo ti fa credere di poter trovare in lui." E finisce la frase nello stesso istante in cui arrivano Luca e Marco.

"Vi abbiamo portato qualcosa da bere!" Passano alcuni bicchieri pieni su un grosso vassoio.

"Grazie…" Niki prende un bicchiere di Coca Cola.

"Ehi, di cosa parlano queste belle fanciulle?"

"Oh…" sorride Sara. "Hai presente Kierkegaard, Diario del seduttore? Ecco… Praticamente in quella direzione…"

Luca abbraccia Barbara. "Lo sapevo, sono stato proprio fortunato… Già è difficile trovarne una bella e divertente… Ma anche intelligente è quasi impossibile!"

Barbara si gira sorpresa. "Amore… Non mi avevi detto che stavi con un'altra!"

Tutti ridono, anche Niki, poi riprende a bere, sbirciando intorno, e nota Guido che, dall'altra parte della sala, chiacchiera con una bella ragazza. Lei ride piegandosi in avanti. Guido beve ancora limonata, poi incrocia lo sguardo di Niki e le sorride; alza il bicchiere e fa il gesto di brindare in suo onore. Alla fine sorride anche lei e alza il bicchiere. Ma sì, è assurdo che ogni volta litighiamo così, in fondo è simpatico. E non è pericoloso. E, mentre lo dice, le riecheggiano nella testa quelle sue parole: "È di te che non devi fidarti… Troppa sicurezza fa scivolare con più facilità". E allora, meno sicura, beve un po'"della sua Coca Cola e, quando abbassa gli occhi, incrocia quelli di Giulia, che le sorride divertita. Ha assistito a quello scambio di sguardi e a tutti quei sorrisi. Ora fissa Niki maliziosa, con l'aria di chi sta immaginando chissà cosa… l'aria di chi la sa lunga, e Niki sa perfettamente che ormai è impossibile far finta di niente.


Settantatré


Alex arriva trafelato e bussa alla porta. Subito gli apre Flavio con la faccia seria, dispiaciuta. Alex entra e si chiude la porta alle spalle.

"Allora, cosa è successo ancora? Che accade? Che c'è di così urgente? Ce l'ho fatta a mala pena a finire la riunione per scapicollarmi qui!"

"Guarda, non so che dirti… Non so cosa gli sia successo… Si è chiuso lì dentro e non mi parla, non ne vuole sapere, non sente ragioni."

"Ma davvero?"

"E che, per scherzo?"

Alex lo guarda con sospetto ma Flavio è sinceramente affranto. "Ha detto che vuole parlare solo con te. Sul serio, Alex, sul serio…"

"Uhm…" Alla fine Alex si convince. Forse ha sentito Susanna, si saranno detti qualcosa, uno scambio di battute oppure un ricordo di tempi lontani, forse qualcosa che riguarda i figli. Poi Alex ha un'illuminazione. Forse lui che ha sempre avuto tante donne… ha scoperto che stavolta è lei ad avere uno. E quest'ultima riflessione lo convince del tutto. Bussa quasi con timore sulla porta.

"Pietro… Pietro, ci sei? Dai, non fare così… Parliamone… Qualunque cosa sia… è meglio parlarne, sfogarsi, tirarla fuori, piuttosto che tenerla dentro, rigirarci sopra, arrovellarsi, non fa altro che peggiorare le cose un silenzio… come il tuo!"

E finalmente si spalanca la porta, ad altissimo volume attacca il disco "Zazuera… Zazuera… AEIOU ipsilon!". E su queste note esce Pietro che comanda un trenino di persone. "Brazil… parapa- rapapappapa!"

Canta ad alta voce, felice e allegro come non mai. Dietro di lui, con le mani appoggiate ai fianchi, una ragazza di colore, una venezuelana appena più chiara e altre tre ragazze italiane. "Attaccati in

tondo, dai, vieni con noi! Non ti avevamo festeggiato abbastanza l'altra volta!" E il trenino sfila davanti ad Alex allegro e divertito, un succedersi di capelli ricci scuri e poi lisci e biondi e perfino rossi. Nell'aria si mescolano profumi, dal dolce al più secco ma tutti perfettamente e piacevolmente desiderabili.

Alex fulmina con gli occhi Flavio, che allarga le braccia. "Mi ha detto di non dirti niente, che avresti gradito questa sorpresa."

"E certo!" E come se non bastasse in fondo a quel trenino, con una strana fascia colorata che gli ferma i capelli e un boa azzurro intorno al collo, c'è Enrico.

Alex è sbalordito. "Pure tu?"

"Sì! Sono troppo felice. Ho trovato la babysitter… E poi ha ragione Pietro e anche con Flavio l'abbiamo detto. Dobbiamo essere felici per te! L'hai detto pure tu, no? Sei tu che ti sposi! Dobbiamo festeggiarti come si deve… Anche perché noi l'abbiamo già fatto… E non corriamo rischi. Pe pe pe pe pe pe pe pe…"

E scompare così, scodinzolando come un perfetto carioca dietro quel trenino multiforme, multicolore e multietnico… E soprattutto perfettamente bilanciato in tema di curve, come quelle sulle quali poggia felice le sue mani Enrico.

"Zazuera… Zazuera" e spariscono dietro l'ultimo pilastro in fondo al salotto.

Drin drin. Suona il telefonino di Alex, che se lo sfila dalla tasca della giacca e vede sul display il nome. "Non ci credo! Niki! Ma che tempismo ha…" Apre il cellulare. "Amore, ti stavo per chiamare."

"Ma come mai stai sempre per chiamarmi e ogni volta, anche se di qualche secondo, riesco a precederti?"

Alex ci pensa su. "Hai ragione… Deve essere qualcosa che dipende dalla nascita, tu devi avere dentro di te un orologio biologico da far invidia a quelli svizzeri, oppure, cosa ancora più semplice, sei in totale sintonia con i miei pensieri… solo che sei più veloce di me!"

"Uhm…" Niki ci pensa un po'"su. "Non so com'è, ma dietro tutti i tuoi complimenti io quasi sempre ci vedo una fregatura."

"Amore! Che brutto… Mi togli la gioia di sottolineare, di gridare al mondo la fortuna di avere vicino a me in questo momento una donna così perfetta… E tra un po'"per sempre!" Per un attimo Niki ha come un sobbalzo, un brivido, sente il respiro mancarle. Paura. Quelle parole. Per sempre. Ma in un secondo ritrova il suo equilibrio, un respiro lungo e riparte come se nulla fosse. "Sì sì…

Ecco, quando dici così al posto della fregatura subentra la presa per i fondelli."

"Amore, so che potresti non crederci, ma lo penso sul serio.

Chi o cosa potrebbe spingere un uomo a chiedere la mano di una donna se non semplicemente tutto quello che provo per te…" Non fa in tempo a finire che sbuca dalla porta del salotto il trenino colorato. "Zazuera… Zazuera…" E passa vicino ad Alex, che subito si allontana cercando più tranquillità in cucina. Ma a Niki, come al solito, non sfugge niente. "Alex, ma dove sei? In discoteca?"

Ad Alex viene quasi da ridere. "No… A casa di Pietro."

"Ma come, mi avevi detto che era triste, che urgeva che tu scappassi da lui, che ti aveva chiamato Flavio, che non sapevi cosa stava succedendo…"

"Sì, infatti."

Pietro sbuca davanti a lui e gli suona in faccia una lingua di Menelicche. "Peee…"

Alex prontamente lo caccia fuori e chiude la porta, ripiombando in un silenzio quasi assoluto.

"Cos'era questo suono?"

"Boh… Non so. Forse un allarme… Ora mi sono spostato."

"Allora?"

"Allora niente, sono arrivato qui e pensavo che fosse come ti avevo detto, e invece era uno scherzo, mi hanno preparato una sorpresa…"

"Che genere di sorpresa?"

"Eh, che genere… Ma niente, un po'"di gente, dello champagne, qualcosa da mangiare, musica… Una piccola festa per festeggiare la notizia del nostro matrimonio,"

"Quindi ci sono delle ragazze…"

"Ma sì, credo che siano quelle dello studio di Pietro… Non lo so, ero appena arrivato quando mi hai chiamato."

"Uhm." Niki ci pensa un po'"su. "Uh uh… Giusto. Ho parlato proprio oggi con le mie amiche, qualche idea sul mio addio al nubilato…"

"Amore, ma che c'entra, questo mica è un bachelor party, è troppo presto…"

"Ah, allora posso venire…"

Alex rimane interdetto, come preso in contropiede dalla domanda. Guarda attraverso il vetro che collega la cucina con la sala da pranzo. Pietro sta ballando strusciandosi tra la ragazza di

colore e la bellissima venezuelana. Ma è in momenti come questi che non bisogna farsi prendere alla sprovvista. "Ma certo, e perché non dovresti venire… se ti va?!"

Niki resta un attimo a pensarci. "Uhm…"

Alex trattiene il fiato. Poi finalmente Niki decide. "No no… Domani ho lezione presto la mattina… Però non fare tardi, eh… E non ti distrarre troppo e non bere troppo… E non combinare niente che poi non potresti raccontarmi…"

"Amore… Sono d'accordo su tutto tranne che sull'ultima."

"Cioè?"

"Se poi ti racconto tutto… È come avere il permesso di fare tutto!"

"Certo, come no! Provaci… raccontamelo e poi ne riparliamo!"

E con quest'ultima minaccia Niki chiude la telefonata. Alex scuote la testa allegro e divertito. È proprio bello avere una ragazza così, e sono proprio felice di sposarmela. E quando ti senti in perfetta sintonia, che puoi dire tutto, che puoi non nasconderle niente, ti senti leggero, senza preoccupazioni, potendo essere te stesso. Ecco, non c'è niente di più brutto, invece, di quando ti devi piegare, ti devi sforzare di essere come in realtà non sei. In realtà questo con Elena un po'"accadeva. Certo, Elena era una donna eccezionale, con lei ho passato dei momenti davvero bellissimi. Il sesso per esempio era pazzesco, pieno di fantasia, di malizia, anche di perversione certe volte. Elena sapeva spingersi molto, le piaceva arrivare agli estremi, condire il sesso di fantasia. Come la volta che ha voluto vedere per forza Lucia y el sexo e ha voluto che ci andassimo da soli e che avessimo gli ultimi posti in quel cinema… Me lo ricordo ancora, si era vestita con una gonna, una camicetta e una giacca e aveva indossato delle calze a rete… E basta. E mentre le scene del film scorrevano sullo schermo, lei era stata come trascinata via da quello che succedeva e allora aveva preso la mia mano e… E basta, Alex! Ma perché mi stanno tornando in mente queste cose? Ma che c'entra? Era strana, Elena, e infatti dopo hai scoperto quanto lo era e cosa ti nascondeva! Perché ti vengono questi pensieri proprio adesso? Credi che la bellezza del desiderio fisico con Niki possa venir meno perché lei non ha le stesse fantasie di Elena? Insomma, dilla tutta Alex, perché lei in fondo non è "porca"? E può essere, Alex. Starà a te la capacità di inventare, di cambiare, di alimentare il vostro desiderio, il tuo e il suo, mentre prima eri tu in qualche modo quello sedotto… ora dovrai anche sedurre. E magari ti piacerà di più… Oppure lei, Niki, piano piano

cambierà, diventerà più donna, più adulta, si vestirà di pelle, metterà degli stivali su fino al ginocchio… Alex si ritrova a disegnare nella sua mente una Niki sensuale. Ed eccola apparire diversa, i suoi capelli sono corti, a caschetto, una specie di Niki- Valentina di Crepax, tutta in nero, il suo sedere è nudo sotto una giacca di pelle, ha degli strani oggetti tra le mani… E audace, lussuriosa, è vogliosa, si appoggia sui mobili della cucina… Si gira verso di lui, ha gli occhi truccati di nero, le labbra con un rossetto più cupo, forte ma non volgare, sorride e aspetta maliziosa che Alex si avvicini, intanto si piega leggermente in avanti…

"Alex, ma che stai facendo?" Pietro fa di nuovo capolino nella cucina. "Stai ancora al telefono? E dai! Guarda che questa festa è tutta per te… Divertiti stasera, che poi chissà quando potrai concederti altre libertà di questo genere!"

Alex sorride, esce dalla cucina e subito si accoda al trenino colorato che non si è mai fermato. Enrico gli fa posto, lo fa entrare davanti a lui.

"Vieni, dai!"

Così continua la festa. Anche Flavio, sul divano, sembra allegro, chiacchiera con una brasiliana cercando di farle capire come si dicono delle parole in italiano che a lei sembrano proprio sfuggire.

"Tu, paracula!"

"E che vol dì, che ho bel culo?"

"No… Che sei furbetta."

"Furbetta?"

"Che sei dritta!" Flavio si porta il pollice sullo zigomo e fa un taglio in giù. "Tu dritta… capito?"

"No!" La brasiliana si alza e, ballando davanti a lui, gli mostra tutto ciò che ha addosso e che muove perfettamente a tempo. "Io non dritta… Io tutta curve!"

Alex scuote la testa e ammira i fianchi morbidi e senza un filo di grasso della bellissima venezuelana, che si gira e gli sorride. Sì, sarà pure bella, questa è la mia festa e mi voglio divertire, ma Niki- Valentina? Chi se la dimentica più… E continua a ballare allegro e sereno, sapendo che il suo vero sogno proibito lo aspetta a casa.


Settantaquattro


Olly arriva qualche minuto in ritardo. Le porte a vetri si aprono, le signorine all'ingresso la salutano. Sale le scale dell'atrio due gradini per volta, percorre il lungo corridoio ed entra nell'ufficio marketing. Saluta le ragazze e i ragazzi che sono già al lavoro. Va alla sua scrivania, si siede. Fa un lungo sospiro. Guarda fuori dalla finestra. È una giornata un po'"nuvolosa ma non piove ancora. E forse non lo farà. Olly accende il suo portatile. Oggi deve finire di riordinare uno degli archivi di indirizzi per la nuova campagna pubblicitaria. Si tratta di un semplice lavoro di archiviazione per ordine alfabetico, inserendo anche alcuni nuovi nominativi. Olly sbuffa e apre il file Excel. In quel momento entra Simone. La vede al tavolo. Si sistema un po'"i capelli e gli occhiali e si avvicina a lei.

"Ciao, come va?"

"Non va…"

"Eh, lo so… dai, ormai sei qui da più di un mese e se Eddy non ti ha buttata fuori vuol dire che ti ritiene ok…"

"Sai che consolazione. Non mi rivolge mai la parola e tra un mese lo stage finirà e io non ho imparato nulla di disegno di moda…"

"Va bè, ma sai come si dice, no? Per imparare a scrivere indossa un paio di scarpe e vai a camminare… cioè, si parte da lontano…"

"E questa dove l'hai sentita?" Olly continua a battere sulla tastiera senza guardare Simone. Poi si accorge di essere stata scortese. Alza lo sguardo. "Scusami, non ce l'ho con te… è che va tutto storto. Anche l'amore."

Simone la guarda. Decide di non approfondire. La vede strana. "E invece coi tuoi disegni come va?"

"Boh, li guardo solo io… non me li considera nessuno. Li tengo ancora qui, nel cassetto…"

"Dai, fammi vedere gli ultimi."

Olly piega la testa di lato, svogliata. Sbuffa. "No, ma dai…"

"Su, non farti pregare…" Simone si sposta, fa il giro del tavolo e apre il cassetto.

"No, dai…" Olly prova a fermarlo. Ma Simone è più veloce. Prende la cartella e la apre. Dà un'occhiata.

"Ma sono bellissimi, Olly!"

"Eh… lo dici solo tu."

"No, sono obiettivo… fidati…"

Olly lo guarda. E sorride. Certo che questo ragazzo è proprio tenero. Fa di tutto per essere gentile con me. Però sto così male. Penso di continuo a Giampi. Non si è più fatto vivo. Non risponde nemmeno ai miei sms e alle e- mail. Anche su Facebook mi ignora e in chat quando siamo entrambi on line, cambia subito lo status in assente. Sul profilo poi ha messo: "Deluso dall'amore". Bello. Mi sento uno schifo.

"Ti va un caffè, Olly? Anche se sei entrata in ritardo, cinque minuti in più, in meno… dai, scendiamo…"

Simone la prende per mano. Lasciano la stanza. Arrivano veloci giù nell'atrio. Entrano nel bar e mettono due cialde di caffè, trovate in una scatola, nella macchinetta espressa. Aspettano qualche secondo e poi tolgono da sotto i bicchierini di carta. Prendono due bustine di zucchero di canna e due cucchiaini.

"Davvero, Olly, devi crederci un po'"di più nel tuo lavoro…"

Olly beve il primo sorso e poi soffia nella tazza perché brucia. "Sei troppo buono. L'unica persona che conta qui, Eddy, li ha definiti prima da asilo e poi da seconda elementare."

"Vedi? Hai fatto un passo avanti! Ora saremo almeno almeno in prima media!" Simone finisce di bere tutto d'un sorso il suo caffè. Lascia solo un po'"di zucchero sul fondo e lo raccoglie con il cucchiaino.

"Sei un ottimista tu, eh? Da quel giorno non mi ha detto più nulla… Non si ricorda nemmeno che esisto."

Simone la guarda. Mette in bocca il cucchiaino con lo zucchero. Io sì che mi ricordo che esisti. Sei bellissima. Chissà se lo sai. Se te ne importa. Chissà se sai di esserlo. Se sai che mi piaci. Olly si gira di colpo. E lo vede così, che la fissa un po'"imbambolato. Simone sobbalza. Lo zucchero gli va di traverso. Tossisce.

Olly sorride. "Dai, ora torniamo su… sennò se passa Eddy mi butta fuori in tempo zero…"

Gettano i bicchierini nel cestino e salgono di nuovo le grandi scale dell'atrio. Appena rientrano in ufficio, a Olly prende un colpo. Alla sua scrivania è seduto Eddy. Simone guarda Olly e le

strizza l'occhio. Si allontana. Olly deglutisce e si avvicina al tavolo.

"Vedo che si fa come ci pare, eh? Pause caffè alle nove e mezza. Nemmeno hai cominciato a lavorare che già ti allontani. E stamani sei pure arrivata in ritardo."

Olly trema. Ma che, c'ha le spie? Comunque mantiene la calma. Eddy si alza e va da un'altra ragazza. Le dice una cosa di lavoro. Poi prima d'uscire guarda Olly.

"Certo che non combini proprio nulla tu, eh? Non saresti nemmeno capace di preparare, che so, tre modelli disegnati abbinandoci anche dei tessuti. Eppure è il mestiere che vorresti fare… mah…" e se ne va. Olly annuisce senza parlare e lo vede allontanarsi. Ma che gli ho fatto io a questo?


Settantacinque


Pietro sfoglia velocemente il giornale con la sinistra, mentre beve un cappuccino con la destra. Poi guarda più interessato una notizia. Subito dopo scuote la testa poco convinto. Ma non è vero. Che truffatori, il cinquanta per cento delle notizie sui giornali è falso. Andrebbero verificate. Sul fondo del salotto si apre la porta della stanza da letto di Flavio, che esce con i capelli arruffati e con la giacca del pigiama messa al contrario.

"Mamma mia, che serata, che nottata…"

"Ma dì bene le cose…" Pietro finisce di bere il cappuccino. "Mamma mia… Che scopata! O no?"

"Sì… Pazzesca." Flavio è ancora intontito ma sorridente, si siede fiero al tavolo e si versa dei caffè nella tazza. "Oh, una cosa che non credevo, una furia, cioè, mi ha messo in difficoltà… Non pensavo, veramente una notte pazzesca!"

Pietro si infila la giacca. "E certo, con tutto quello che m'è costata… Ci mancava pure che restavi scontento…"

"Ma chi, la brasiliana?"

"Eh certo, sono due da cinquecento euro a notte, a bello… Lei e la venezuelana! Con te e Alex volevo andare sul sicuro. Tu avevi bisogno di recuperare un po'"di stima in te stesso, tranquillità e soprattutto… sfogo! Lui… bè, lui… era la sua festa… Cioè, più che festa diciamo il suo sacrificio! Insomma, gli spettava una escort per meriti speciali."

Solo ora Pietro si accorge che Flavio è rimasto a bocca aperta. "Ma scusa, credevi fosse una ragazza normale? Cioè si capiva pure quando ballava… Hai visto le tette come te le metteva in faccia e il culo quando lo muoveva… in quel modo? E dai… Da infarto…"

"Eh sì, infatti… No… no…" Flavio cerca di recuperare. "Avevo capito… Sì, insomma… Lei giocava molto a non svelare…"

"E certo! È il suo mestiere. Il maschio deve sempre credersi predatore!"

Flavio beve un po'"di cappuccino. Poi ci pensa meglio. "E le altre?"

"No, quelle erano semplicemente delle ragazze immagine. Centocinquanta euro."

"Ah, semplicemente… Ballavano bene pure loro."

"Sì, benissimo. Bè, io vado al lavoro, comunque sono proprio felice, è stata una serata riuscita,"

Flavio ha un'illuminazione improvvisa. "Ma Enrico e Alex che hanno combinato?"

Pietro si infila il cappotto. "Figurati… Tu ormai eri ubriaco e non ti sei accorto di nulla. Allora, Enrico ha sentito da un momento all'altro la mancanza di Ingrid…"

"Malgrado ci fosse questa babysitter Anna che dice che è così brava?"

"Sì, non ce l'ha fatta più, ha preso ed è scappato via… Pensa che Samantha, una delle ragazze immagine, aveva finito la nostra serata e voleva un passaggio. Ma lui niente, non gliel'ha dato."

"No!"

"Sì, ho dovuto chiamare un taxi."

Flavio scuote la testa e mangia un pezzo di cornetto. "Sta messo proprio male… E Alex?"

Pietro si ferma e sorride. "La venezuelana… Hai visto quanto era bella, no?"

"Sì, Belen in confronto sembra una cozza."

"Ecco, vorrei raccontarti quello che ho visto fare ad Alex… Ma sono un signore."

"No! E da quando sei un signore?"

Pietro annuisce. "Sono un pirata e sono un signore…" e in silenzio va verso la porta di casa. "Ti dico solo una cosa. Tu dormivi ma io l'ho sentita urlare!" Ed esce lasciando Flavio senza parole.

Pazzesco. Non l'avrei mai creduto. Alex che l'ha fatta addirittura urlare, vedi a volte la gente. Pensi una cosa e poi riescono a sorprenderti. Proprio in quel momento si riapre la porta di casa ed è di nuovo Pietro. "A bello! Scherzavo su Alex, eh! Ma magari ci cascasse! Quello è innamorato perso, pure andando con una mignotta pensa di tradire."

"Ah…" Flavio è più disteso. "Quindi?"

"Quindi non ha combinato niente!"

"Hai buttato cinquecento euro?"

"Io? Ma che sei matto! Alla fine gli ho detto che mi sposavo pure io il mese prossimo! E chi se la lascia scappare una così…"

"Solo Alex!"

"Appunto…" Pietro chiude la porta e urla da fuori. "Oh, ricordati di fare la spesa!"

Flavio prende un foglio e comincia subito a segnare tutto quello che serve per la casa. Pasta, acqua, tovaglioli, bicchieri, vino bianco, rosso, champagne… champagne come ieri sera. Allora si ferma, mette in bocca la penna e si perde con lo sguardo nella parte alta del salotto, un po'"alla Verdone. Certo che Jacqueline, la brasiliana, era veramente una forza della natura. E rimane così, incantato a ricordare… Come flash accesi su quei momenti della notte, la luna, il suo corpo scuro tra le lenzuola bianche… e poi tutte quelle cose che le ho detto, parole d'amore, parole dolci, parole profondamente ubriache. Chissà, magari rideva dentro di sé. Cioè, era pagata, insomma tutte parole sprecate. Avrei potuto dire una cretinata qualsiasi e ci sarebbe stata lo stesso. E io che oggi già pensavo di mandarle dei fiori, un biglietto… Parole d'amore. "Nel buio della notte un unico sorriso, il tuo…" Aveva dei denti perfetti… E invece, ride Flavio da solo, me la sbatto sui miei di denti. Poi di colpo lo assale un senso di vuoto, una tristezza infinita, un malessere esistenziale. E pensa a lei. Cristina, la sua donna, la sua vita, il suo percorso, la sua voglia di costruire e soprattutto la bellezza di essere innamorati. E quel loft gli sembra di un vuoto assoluto e mai come in quel momento gli pare vera quella frase. Gliel'aveva detta suo padre prima di sposarsi: "Ci saranno giorni che non ti andrà, che ti dovrai sforzare perfino per fare l'amore con tua moglie… Ma ci sarà un momento che ti sembrerà così importante che cancellerà tutto. E sai per me quando è stato? Quando sei arrivato tu". E Flavio capisce in quel momento un'altra cosa ancora. Com'è doloroso crescere.


Settantasei


La sala d'aspetto è ben illuminata. Una stazione radio manda canzoni evergreen a un volume piacevole, che non disturba. Colori caldi rassicuranti. A una delle pareti è appesa una stampa buffa, con dei paperi ritratti in varie scene. Uno corre vestito con la tuta, un altro solleva dei pesi, un altro ancora cucina una torta. Le sedie sono comode, scure e imbottite.

Una signora sfoglia un giornale, annoiata. Si sofferma su una grande fotografia di moda, osserva la modella, fa una piccola smorfia. Poi cambia pagina e legge. Una coppia sulla trentina si tiene la mano e scherza sottovoce su qualcosa che è successo al mattino in un negozio. Sotto il cappotto di lei s'intuisce una pancia già morbida, piena. Sembrano felici. Una giovane donna, sola, scrive nervosamente un sms. Poi aspetta qualche istante e riceve la risposta. La legge. Strabuzza gli occhi ancora più nervosa. Un'altra donna è seduta con accanto un bambino di circa quattro anni, che gioca con un pupazzetto e non smette un secondo di fare domande. Lei risponde paziente e dolce.

Diletta ondeggia i piedi su e giù. Filippo è silenzioso. Si guarda intorno. Quella coppia. Chissà chi sono. Se sono sposati. Se stanno bene. Poi pensa a loro due. Siamo così giovani. Ancora non ci posso credere. Ma se la ginecologa conferma, che facciamo? E continua a rincorrere quei pensieri così grandi, troppo, per lui. Si contorce le mani, intreccia le dita.

Diletta fa un respiro più profondo. Guarda quel bambino tondo, buffo, biondo, curioso. Una vita che cresce. E si tocca la pancia, così, impercettibilmente, come un riflesso. Si sente di colpo leggera. Emozionata. Ha paura, sì, ma quell'attesa contiene anche una sensazione piacevole. Però non lo dice a Filippo. Sa bene che è scosso. Molto.

"Adeli?"

Una voce distoglie Diletta e Filippo dai rispettivi pensieri.

"Sì, siamo noi." E si alzano insieme. Entrano nello studio della dottoressa.

"Buongiorno. Accomodatevi." La dottoressa Rossi sembra gentile. È una donna sui quaranta, magra, coi capelli lunghi alle spalle, lisci e castani chiari. Porta gli occhiali. Ha uno sguardo buono. Sorride in modo rassicurante. "Ditemi tutto…"

Diletta e Filippo si guardano intorno. Alcuni poster ritraggono delle immagini che spiegano le fasi della gravidanza, altre del ciclo mestruale. Una grande pianta vicino alla porta a vetri è illuminata dal sole del tardo pomeriggio. Sulla scrivania una cornice contiene la foto di due bambini sorridenti, al mare. Forse i figli della dottoressa.

Poi Diletta prende coraggio. "Sì… dunque, ieri sera abbiamo fatto due test di gravidanza…" La dottoressa Rossi la guarda senza cambiare espressione, prende una cartella nuova dal mobiletto alle sue spalle e ci scrive sopra il cognome di Diletta. Poi la apre e segna qualcosa. Diletta cerca con gli occhi Filippo e poi continua un po'"incerta."… E tutti e due erano positivi, si sono evidenziate le due lineette scure… Però noi non sappiamo se…"

La dottoressa continua a scrivere. Poi alza la testa e guarda Diletta. Poi Filippo. "Immagino. Di quanti giorni è il ritardo?"

"Due settimane."

"Ok. Volete sapere se il risultato è attendibile. Avete fatto bene a venire. In effetti è meglio fare un esame più accurato, intanto un'ecografia transvaginale già ci dirà qualcosa di più sicuro… E poi fare il Beta HCG, cioè l'esame del sangue. Ok?" Parla con tono tranquillo. Intuisce che i due ragazzi sono molto giovani e spaventati. Diletta lo percepisce. Le sorride mentre risponde "Ok" guardando Filippo, che annuisce. Lo osserva per un attimo. È un po'"pallido in volto. Chissà che pensa. In fondo non mi ha ancora detto niente da ieri sera.

Filippo fissa il monitor acceso, poco più in là, vicino al lettino. In cuor suo spera che tra qualche istante dirà qualcosa di ben diverso da quello che teme.

"Hai bisogno di andare in bagno?" chiede la dottoressa a Diletta.

"No no, a posto, sono andata prima di là, mentre aspettavo."

"Perfetto. La transvaginale si fa a vescica vuota…"

"Ma il mio ragazzo deve uscire? Io vorrei che restasse…"

"Come preferisce lui… per me è lo stesso…"

Entrambe si girano verso Filippo che, imbarazzato, fa sì con la testa. "No no… resto anch'io" e si rimette seduto.

La ginecologa invita Diletta a spogliarsi e la fa sistemare sul lettino. Le parla per tranquillizzarla, scherza anche un po'"dicendo che

sono proprio una bella coppia. Diletta si rilassa e si lascia visitare. La ginecologa procede. Si lava le mani, si mette i guanti bianchi in lattice. Filippo la osserva e si sente un po'"svenire. La Rossi poi inserisce la sonda coperta da una guaina morbida e dal gel da ultrasuoni. Intanto spiega tutto a Diletta, con parole semplici e rassicuranti.

"Dimmi se ti faccio male… sto facendo piano. Ora iniziamo l'osservazione dell'utero e delle ovaie. Ecco, puoi vedere con me sul monitor…" Diletta annuisce, sente un leggero fastidio ma nulla di insopportabile. Questa dottoressa è gentile. Poi piega un po'"la testa di lato, verso il video che mostra una specie di mezzaluna rigata. "Ecco… ti eri mai vista così? Forte, vero?" e sorride.

Diletta fa no con la testa e continua ad ascoltarla attentamente e a guardare.

"Questo tipo di ecografia ci fa vedere la tua cavità uterina… ecco…" e continua a muovere piano la sonda per esplorare tutto. Poi si ferma. "Dunque, ragazzi…" Filippo si alza dalla sedia e si avvicina. Prova a capirci qualcosa in quelle immagini sgranate che si muovono sul monitor. "Ecco, qui c'è il sacco gestazionale. Ora è di circa un centimetro di diametro e crescerà nei prossimi giorni…"

"Ma che vuole dire?" chiede Filippo con tono un po'"impaurito.

"Che Diletta è in stato interessante…" Poi guarda Diletta e le sorride. "Comunque hai ancora diverse settimane per decidere se tenerlo o no… ora ne parliamo insieme." Lei e Filippo si guardano spaventati. "Ora scendi pure e rivestiti…"

Diletta ubbidisce. Filippo un po'"in trance si rimette seduto, senza dire una parola. In stato interessante. Ma perché poi lo chiameranno così? Interessante. Per chi? Per me non proprio. Considero interessanti altre cose. Le corse al parco. Le gare. Alcuni esami di Architettura. I miei cd. Tutti i film di Tom Cruise. La torta di cioccolato fondente al cocco. Diletta quando facciamo l'amore. Ma questo no. Questo mi fa paura.

Diletta gli si siede accanto. Gli tocca piano il braccio. Lui si gira e cerca di sorriderle.

La dottoressa Rossi li guarda in modo dolce. "Dunque, immagino che per voi sia una grande sorpresa… lo capisco. In ogni caso non drammatizziamo. Intanto vi suggerisco di parlarne coi vostri genitori. Perché anche se siete maggiorenni siete comunque giovani e quindi è meglio essere sinceri e condividere con loro questo momento. Poi, come dicevo prima, potete decidere serenamente cosa fare… Vi consiglio di andare in un consultorio, dove degli

esperti ascolteranno i vostri dubbi, le eventuali paure che avete e potranno darvi delle indicazioni utili… Potete andarci con la massima tranquillità, anzi è importante. Com'è importante che ne parliate con chi vi vuol bene…"

Filippo interviene. "Ma parla dell'interruzione…?"

A sentire quella parola Diletta si gira di botto e lo fìssa interrogativa. La dottoressa Rossi se ne accorge. "Sì, è una delle possibilità… Ma prima di decidere qualsiasi cosa parlatene a lungo. Sfogatevi. E non nascondete nulla di quello che sentite… È fondamentale non prendere in giro se stessi in questi casi. Provate a immaginare i possibili scenari, le conseguenze delle vostre scelte su ciascuno, e discutetene… E poi, solo poi, decidete. Ascoltate il cuore e mantenete la lucidità. Lo dico sempre a tutti, non preoccupatevi. La gravidanza è un momento importante a ogni età."

Diletta è ancora incredula. "Dottoressa, ma posso tornare da lei? Non ho una ginecologa. Conosco solo il mio medico di famiglia. E lei mi piace…"

La Rossi sorride. "Ah, grazie! Ok, se vuoi sì, certo, volentieri… Allora ti segno l'esame del sangue. E completo la tua cartella. Poi mi porterai i risultati e magari mi racconterete come stanno procedendo i primi giorni dopo la notizia. Eh?"

"Sì…"

"Bene. Allora dimmi i tuoi dati che li segno qui…" E mentre Diletta risponde, Filippo è lì accanto, bloccato sulla sedia, in silenzio. Non sa che fare. Pensare. Diletta che risponde alla dottoressa e le chiede se può seguirla. Diletta che lo guarda male a sentir parlare d'aborto. La ginecologa che parla di tutto come se fosse la cosa più normale del mondo. E io? Dove sto io? C'avete pensato? Oh, fermate tutto, voglio scendere. Voglio tornare a quella sera in macchina. E cambiare ogni cosa. Ma che m'è venuto in mente di fare il giro largo per mostrare a Diletta quell'arco? Ma dico, non potevo tornare a casa e basta? Voglio tenere dieci preservativi nel cruscotto d'ora in avanti. Voglio scappare. Voglio svegliarmi domattina e capire che è stato tutto un sogno. Che Diletta ha il suo ciclo, tutto è come sempre, e io non sto per diventare… padre! Padre! Aiuto! Un bambino tra le mie braccia. Mio figlio. E gli vengono in mente le scene più assurde. Tre scapoli e un bebé. L'avevano dato alla tv l'altra notte. L'aveva visto e c'aveva pure riso su. Peter, architetto, Michael, disegnatore di fumetti e pupazzi, e Jack, un ex pubblicitario e attore, si trovano una mattina sulla soglia di casa una culla con dentro Mary, una neonata. Che scene, poi. Per

cambiarla, per darle da mangiare… Filippo inizia a tremare un po'. Il fiato è corto e il cuore gli batte a tremila.

"Vero, Filippo?"

Sentire il suo nome lo scuote. "Eh? Che c'è?"

"Ma non mi hai sentita? Dicevo che torniamo qui dalla dottoressa tra una settimana coi risultati del Beta HCG. Ok?"

"Ah… sì, certo."

"Diletta, è importante che tu sappia che già ora, nelle prime settimane, l'assetto ormonale si modifica per proteggere la tua gravidanza. Ti sentirai un po'"diversa… ad esempio un po'"intorpidita, avrai la nausea, potresti non volere alcuni cibi e non sopportare particolari odori. Comunque è tutto nella norma, non preoccuparti…"

Diletta annuisce. È come sospesa. Ascolta le parole, le capisce, ma ancora non si rende bene conto. Si volta verso Filippo. Lo vede stravolto.

"Bene, ragazzi. Vi lascio il mio bigliettino. Rivediamoci qui tra una settimana esatta alle diciotto. Vi aspetto. E mi raccomando… tranquilli e sereni. Ok?"

Diletta e Filippo si alzano. "Sì, grazie, dottoressa… ci vediamo tra sette giorni."

La Rossi li accompagna alla porta. Li vede uscire silenziosi. Rientra in studio. Si siede un attimo alla scrivania, in attesa di chiamare il prossimo paziente. Prende la cornice in mano. Guarda la foto. I due sorrisi ritratti la salutano da lì, felici, su quella spiaggia a Fregene. Scuote un po'"la testa. Un ricordo veloce le attraversa la mente. Il tempo corre al contrario. Va indietro e si ferma di colpo. Una ragazza di diciannove anni, bella, determinata, sicura di sé. Piena di amici e sorrisi. Una notte sbagliata. O forse solo azzardata. Qualcuno da amare. Una notte solo sua. E poi un bivio. La paura. La solitudine. E una scelta. Quella scelta. Drastica. Presa con decisione dopo notti di pianti e incertezze. Nessuno con cui condividerla. Nessuno da avvertire. I genitori tenuti all'oscuro, lontani, ignari. Le apparenze salvate. E poi la clinica. Quelle ore. Tutto svolto a dovere. Tutto come se nulla fosse.

La dottoressa Rossi riguarda la foto catapultata di nuovo nel presente. Due volti. I suoi figli. Nati solo qualche anno fa. E un terzo, più grande, ma solo da immaginare, ricordare a volte, un segreto solo suo lasciato indietro, in un tempo lontano fatto di silenzi e delle paure di una ragazza fragile. Riappoggia la cornice sul vetro del tavolo. Si alza dalla scrivania, va alla porta, la apre.

"Il prossimo. Costantini, prego…"


Settantasette


L'atrio è pieno di gente. La musica è ballabile e tenuta a un volume che consente la conversazione. Bellissime modelle camminano in giro, sorridono, bevono qualcosa. Uomini vestiti casual e altri in abiti eleganti le intrattengono. Tantissima gente è intervenuta al party annuale della casa di moda che si tiene per salutare distributori, fornitori e clienti, e per stringere nuovi accordi. Si respira eleganza ovunque. Olly ha invitato anche le Onde, solo Diletta non è venuta perché si sentiva un po'"stanca. Erica sta chiacchierando animatamente con Tiziano e sorride. Niki è seduta su uno dei due divani bianchi dell'ingresso, mentre altri due bei ragazzi, forse modelli, le stanno intorno cercando di farla sorridere. Olly invece corre a destra e a sinistra insieme a una spilungona dell'ufficio marketing.

"Dobbiamo prendere altri cataloghi, sono finiti!"

"Sì, sono di là… andiamo!"

"Quanta bella gente! Non ero mai stata a una festa del genere!"

"Nella moda è così" risponde l'altra ragazza. "Ne facciamo una qui ogni anno e altre due in locali importanti di Roma e poi a Milano."

"Fichissimo!"

"Già. Tra l'altro, se avanzano dei capi di campionario, a volte vengono redistribuiti tra noi…"

"Veramente? Non ci credo!"

"Sì, cioè tra noi dipendenti…"

"Ah…" Olly fa una smorfia e segue la ragazza. Entrano in una stanza e prendono dei cataloghi.

"Ciao!"

Olly si gira. E Simone.

"Ciao! Ma non sei giù?"

"Sì, c'ero fino a ora. Ma mi ero stancato… Che fate?"

"Prendiamo i cataloghi, tieni, aiutaci" dice rapida l'altra ragazza.

Simone ubbidisce e dopo qualche istante sono tutti e tre di nuovo nel grande salone e sistemano alcuni cataloghi su vari tavolini di vetro, al fianco dei quali splendide modelle sorridenti li distribuiscono agli ospiti insieme a un gadget della casa di moda. Un portachiavi griffato.

"Ragazzi, vado un attimo in bagno!"

"Ok, Olly, ti aspettiamo al buffet!" Simone si allontana con l'altra ragazza e va a prendere da bere.

Olly si fa spazio tra la gente in modo educato e con pazienza. Tutti ballano, parlano, sorridono e sfoggiano il meglio di sé.

"Che meraviglia…"

Olly si sente trattenere per un braccio. Si gira. Un bellissimo ragazzo coi capelli lunghi scalati e il ciuffo sugli occhi la guarda. Olly si accorge che ha appesa al collo una Nikon D3 professionale. La riconosce perché l'ha vista su eBay un giorno che cercava una buona macchina fotografica. Costa almeno quattromila euro.

"Scusami, ma devo…"

"Devi farti scattare delle foto da me… sei bellissima… Fai la modella?"

Olly sorride. È davvero carino. "No… lavoro qui… ma non faccio la modella…"

"Peccato, dovresti…" e la guarda intensamente. Olly arrossisce un po'. "Senti, di sopra c'è una terrazza bellissima… Ti prego, devo assolutamente farti degli scatti… Così, dai, non ti costa nulla… Ah, dimenticavo, mi chiamo Christian… Chris, per te."

Olly ci pensa un po'"su. Christian. Ma sì. Chris. Uno famoso a Roma, giovane e rampante. Ha visto alcuni suoi lavori da quando è lì. La musica continua a riempire l'ambiente. La gente intorno sembra divertirsi. Olly lo guarda di nuovo.

"Mi chiamo Olly…"

"Bellissimo nome… come te…"

E la prende per mano. Mentre passano accanto a un cameriere con un vassoio di calici di prosecco, Olly ne prende uno al volo e lo butta giù tutto d'un sorso. Chris ride. Una modella altissima passa davanti a Tiziano che la guarda a bocca aperta, deglutendo. Erica gli tira una botta sulla spalla. "Oh, ma che è? Che fissi? Se sapevo che sbavavi così mica ti ci portavo a questa festa."

"Che fisso? Fisso sì! Qui è pieno di strafiche! Sei una vera amica! L'ho sempre detto!" e la bacia.

"A parte che sono più di un'amica, sono la tua special friend. E poi non sei mai stato a una festa di una casa di moda?"

"Sì, perché tu ci vai tutti i giorni! Certo che no! È la prima volta. Io le modelle le vedo solo in tv e su qualche giornale. Mai… dal vivo! E devo dire che è tutta un'altra storia! Guarda quella laggiù! E quella bionda! E quell'altra coi capelli lunghi lisci… Mamma mia… io ci muoio! Andiamo a bere, và… Ma pensi che Olly, dato che lavora qui, me ne potrebbe presentare qualcuna? Almeno scatto qualche foto col telefonino e faccio schiattare qualcuno!"

Erica gli dà un pizzicotto secco sul braccio.

"Ahia! Ma che ho detto? Mica me le voglio fare! E poi anche se fosse, scusa?"

"E ci mancherebbe pure! Ma te lo ricordi che qui ci sei venuto con me? Che cavaliere sei?"

"Oh, se vuoi che ti faccia da cavaliere però non mi devi portare in un posto del genere… Ti rendi conto? E poi a te non fanno effetto tutti i modelli che ci sono? Ma hai visto che ragazzi?"

"E l'ho visto sì! Ma io sono educata e carina e non metto in difficoltà il mio accompagnatore!" In quel mentre gira lo sguardo e nota Olly in mezzo alla gente a braccetto con un bellissimo ragazzo dai capelli lunghi. Socchiude un po'"gli occhi. Guarda meglio. Non è possibile. Ma sì, l'ha visto qualche volta in tv. Ma quello è Chris, il fotografo della moda, uno dei più fichi e famosi al momento! E Olly c'è abbracciata! Che fortuna! Evvai! Grande. Così si fa. Erica cerca lo sguardo di Olly, alza un po'"il braccio per attirare l'attenzione. Olly se ne accorge mentre sta salendo le scale con Chris. La vede. La guarda. Erica le fa ok col pollice e le strizza l'occhio. Sì, è proprio forte la mia amica. Chissà con quante belle foto tornerà a casa domani… Vai, Olly, fatti valere.

Proprio in quel momento anche Simone se ne accorge. Si stranisce. Ma continua a bere e resta lì, evitando di farsi notare. Olly e Chris arrivano su, percorrono il corridoio e raggiungono la grande serra a vetri che dà su un'immensa terrazza. Chris fa fare due giravolte a Olly che ride.

"Sei splendida… muoviti spontaneamente…"

E Olly gira ancora su sé stessa, si appoggia alla balaustra, guarda il cielo, sorride, poi fa smorfie, si tocca i capelli, alza un po'"la gonna maliziosa. E non crede a se stessa. E si sente bene, leggera, ha voglia di lasciarsi andare. E lo fa. E per un attimo non esiste più Giampi, non c'è più Eddy che ignora i suoi disegni, è sparita la festa. C'è solo lei. Lei libera da ogni pensiero, grazie al prosecco, grazie a quello splendido ragazzo che le scatta foto a raffica e le ruota intorno come una farfalla bellissima a un fiore. E i petali di

Olly si aprono alla luce della luna che alta splende nel cielo. Christian le si fa sempre più vicino, lascia scivolare la Nikon sul collo, legata al suo laccio. Olly lo guarda maliziosa. Le labbra si sfiorano. E Olly per un attimo si dimentica tutto e si lascia andare a quel bacio nuovo, diverso, ignoto. Ma sì. La felicità è anche questo, una piccola pazzia, un momento per se stessi. E quell'abbraccio le sembra la cura migliore al suo male.

Poco più in basso. Ma dov'è finita? Simone se lo chiede un po'"sottovoce, cercando al piano di sopra. Non la vedo da un'ora, ormai. Simone entra in alcune stanze, bussa in bagno. Niente. Percorre il lungo corridoio e arriva alla serra. Non vede nessuno. E poi quel suono. Come una voce, ma sottile. Simone si avvicina. E buio. Ma non abbastanza per nascondere ai suoi occhi la figura di una ragazza che gli piace tanto, persa tra le braccia di quel tipo. Simone non ci crede. Non è possibile. Eppure lei, almeno lei mi sembrava diversa. E li vede. E prova una fitta profonda. Anche perché sa benissimo chi è lui. Lo conosce. Eccome. Per questo ci rimane ancora peggio. Non dice niente. Non si fa neanche vedere. Si volta e va via. Torna alla festa. E mai come in quel momento tutta quella gente che sorride gli sembra una nota stonata.


Settantotto


Niki entra a casa come una furia.

"Mamma, papà… Dove siete?"

"Oh!" Una voce amica dall'altra stanza. "Qui, nel salotto."

"Ah, eccovi." Sono seduti sul divano davanti alla tv.

"Stiamo guardando L'eredità, troppo bravo Carlo Conti. E poi ci piace un sacco la ghigliottina…"

"Qual è?"

"Il gioco in cui escono cinque parole e devi trovare quella sotto la carta, che in qualche modo è collegata con tutte le altre." Simona smette di guardare la tv.

"Ma ci devi dire qualcosa?"

Niki si fa seria. Cambia completamente espressione. "Questo weekend ci hanno invitati a casa dei genitori di Alex in campagna, così vi conoscerete…"

Roberto beve un po'"d'acqua. "Ah… E io che per un attimo ho pensato che ci fosse un ripensamento…"

"Cioè?"

"Eh… Cioè… Cioè che non ti sposavi più."

"Ma papà, per chi mi hai preso! Scusa, è una decisione importante… E pensi che la prendo così alla leggera!" E se ne va arrabbiata. Proprio in quel momento arriva in salotto Matteo, il fratello più piccolo di Niki.

"Che c'è, cosa succede? Ma che? Niki non si sposa più?"

Simona sbatte con la mano sul divano. "Ecco, tale padre tale figlio! Siete un disastro voi due…"

Roberto urla dal salotto. "Niki, scusami! Non ti volevo far arrabbiare… Anzi… Ti volevo far capire che noi ti diamo la più grande libertà…"

Proprio in quel momento rientra Niki nella stanza, "… di scelta! Hai capito figlia mia…" Roberto si alza e l'abbraccia, la stringe e le dà un bacio. "Amore, io vorrei solo che tu ti sentissi tranquilla."

"Ma io sono tranquilla."

"Ancora di più, cioè, noi saremo sempre con te, qualunque cosa decidi, anche se proprio mentre stai per andare all'altare prendi e vuoi scappare come in quel film… com'è che si chiamava?"

Simona e Niki in coro: "Se scappi ti sposo!".

"Ecco, quello lì… Io, cioè noi ti capiremo… Anche all'ultimo momento…" Sorride guardando Simona. "Ecco, se tu mai dovessi Veramente avere un dubbio, magari un'ombra, un pensiero, insomma una qualsiasi indecisione, sarebbe bello poterne parlare anche prima di tutta l'organizzazione del matrimonio…" Roberto insiste. "Ma no no… Anche all'ultimo momento."

Simona gli sorride con gentilezza: "Tu lo sai, vero, che tocca alla sposa e quindi ai suoi genitori pagare il catering per tutti gli invitati…". Fa l'occhietto a Niki e sempre sorridendo: "Forse quattrocento…".

Niki alza le spalle indecisa. "Sì, forse… Più o meno, insomma."

Allora Simona guarda di nuovo Roberto.

"Ecco…" Roberto torna sorridente e accomodante. "Bè, la ragazza si deve sentire libera di prendere qualsiasi decisione anche all'ultimo… Certo… se ti viene in mente prima… eviti di rovinarci inutilmente!"

"Papà!" Niki fa per tornare in camera sua.

"Ma Niki" Roberto le corre dietro, "stavo solo scherzando…"

"Hai un modo terribile di scherzare." Rientra nel salotto con lui. "Sei proprio cheap!"

"Cip?"

Matteo interviene. "A papà… Ma dove vivi? Vuol dire scadente, un poveraccio, che pensavi a Cip e Ciop?"

"Va bè… Comunque sarò pure Cip se parlo di soldi! O Ciop o quello che volete voi. Io voglio che mia figlia sia serena per la sua decisione e non abbia mai paura di non potersi rimangiare quello che ha detto!"

Niki lo abbraccia. "Grazie papà, ti voglio bene… Ora vado in camera mia e provo un po'"a studiare…" Si allontana più tranquilla e con un sospiro imbocca il corridoio diretta nella sua stanza.

"Vado pure io in camera…" Matteo si alza dal puf. "Ma su Messenger con i miei amici."

"Matteo… ma…."

"Mamma, ho studiato oggi pomeriggio, ho fatto tutto proprio per avere un po'"di libertà adesso…" Poi fa per andarsene ma si ferma sulla porta. "Ma che, a "sta gita devo venire pure io?"

"Sì. Certo. Che, non fai parte della famiglia?"

"Sì, però io avevo una partita con i miei amici. E poi, che sicurezza abbiamo che lei si sposi davvero con uno così più grande?"

"Senti, non ti ci mettere pure tu, eh!"

"Perché uno non è libero di esprimere la propria opinione?"

"Sì, va bè… Fai un sondaggio con i tuoi amici su Messenger, và… Vedi a che percentuali la danno."

"Che brutto! Mi fate sentire come uno che non conta nulla…" Matteo se ne va anche lui e Simona e Roberto restano soli in salotto. Continuano in silenzio a seguire la trasmissione. Carlo Conti legge le cinque parole.

"Allora, il montepremi è di centoventimila euro, sei stata bravissima a scegliere le parole, che ti ricordo sono: giro, Napoleone, lupo, anello e passero. Vediamo se indovini qual è la parola alla quale sono legate, via al tempo…."

Roberto e Simona guardano fissi la tv cercando la soluzione a quell'enigma, poi lei senza neanche guardare il marito gli dice: "Dobbiamo stare attenti, secondo me Niki non è decisa… Sotto sotto ha paura…".

"Macché… Hai visto come si è arrabbiata: è determinatissima."

Simona scuote la testa. "Fa così perché vuole convincersi anche lei della sua scelta…"

"Dici?"

"Ne sono sicura."

"Sarà… Senti, piuttosto…" Roberto si gira verso di lei. "Ma non si faceva a metà tra sposa e sposo con il ricevimento?"

"No."

"Ma pure tra noi è andata così?"

"Sì."

"Ah… Ecco perché il pranzo lasciava un po'"a desiderare!"

Simona gli dà una botta. "Cretino… Perfino la musica era la migliore. Ho scelto la band del momento, strapagata…"

"Bè, per fortuna non sono stati soldi buttati."

Simona lo guarda e alza il sopracciglio. "Per adesso…"

"Pure noi siamo ancora a rischio?"

"Certo! Sempre… E fai stare tranquilla tua figlia!"

"Sì, solitario!"

"Cosa?"

"La parola del gioco…"

"Ah…" Simona riguarda le cinque parole. "Si, è giusta. Solitario…" E le sembra quasi uno strano gioco del destino, più che il gioco della ghigliottina.



Settantanove


Un rumore martellante arriva dalla strada. Olly si sveglia scocciata. Si preme il cuscino sulle orecchie. Nulla. Il rumore arriva lo stesso. Allora sbuffa e si mette seduta sul letto. Si guarda intorno. La camera da letto. Arredata con gusto, moderna, parquet di betulla, dello stesso colore della porta e degli infissi. Un tappeto morbido è ai piedi del letto, un letto basso e rotondo, molto grande. Olly guarda alla sua sinistra. E lo vede. Vede la sua bella schiena abbronzata. Alcuni tatuaggi. Chris sta ancora dormendo. No. Non è possibile. Ma allora l'ho fatto davvero. Ci sono andata. E non mi sembra nemmeno che sia stato un granché. Mi pare anche d'aver dormito tanto. Olly nota la Nikon appoggiata su un tavolino. Si alza. Cammina a piedi scalzi verso la macchina fotografica. L'accende. Fa scorrere gli scatti. Come sono belli. C'è lei nelle pose più diverse. Sì, è proprio bravo questo Chris. Poi cammina nella stanza. È piena di foto di modelle. E sue. Lui in tutte le pose. Olly alza il sopracciglio. Esce dalla stanza. Cammina piano per il grande appartamento. È bellissimo. Un soppalco raggiungibile con una scala in metallo. Olly sale. Alcuni libri su delle mensole e attrezzi da palestra. Scende di nuovo. Su un'altra mensola nota alcuni bigliettini incorniciati. Li prende. Li legge. Sono tutti scritti con grafie diverse.

"Chris…. ti adorooo!", "Chiamami quando vuoi", "Già mi manchi…", "Sei troppo fico, sai dove trovarmi…" e così via. E lì a lato nota un block- notes con tanto di penna stilografica, lo stesso da cui devono essere stati strappati i foglietti che vede incorniciati. Non è possibile. Cioè, qui vengono queste tipe e poi gli lasciano il bigliettino e lui li incornicia? Che schifo. Ma che è? Olly si gira intorno. E di colpo si accorge che in quell'appartamento vive un vero narciso. E Olly decide in un attimo. Corre in camera. Chris dorme ancora. Si veste velocemente, va in bagno, non si pettina neppure. Si infila gli stivali, prende la borsa ed esce di casa. Va all'ascensore. Poi capisce che ha voglia di camminare. E allora inizia a scendere le scale. Quasi correndo.

Appena arriva in cortile accende il suo telefonino. E proprio in quel momento si sente chiamare. "Olly." È Simone che esce da un palazzo del comprensorio.

"Non ci posso credere., e tu che ci fai qua?" chiede Olly ricomponendosi.

Simone la guarda stupito. Nota che è in disordine. Non è possibile. "Io ci abito qui."

Olly lo guarda. "Davvero?"

"Sì, davvero. E ora sto andando al lavoro. Tu? Che ci fai qui?" e mentre lo dice Simone guarda verso l'altro edificio, quello da cui è uscita Olly. Sa bene chi abita lì. Quel tipo. Il fotografo. Ma sceglie di non dire nulla. Forse non è così… Forse si sta sbagliando.

"Oh no, niente… nulla…" e non sa davvero che dire.

"Ti accompagno al lavoro?"

Olly s'impappina. "No no, grazie… mi prendo due ore… passo da casa… mi cambio… ci vediamo dopo, scusami tu in ufficio…" e scappa via. Confusa. Imbarazzata. Incredula. Simone abita lì. Proprio lui. Accidenti. Che figura. E arriva in strada. Cerca il telefonino e chiama un taxi. Poi, nell'attesa, si mette a camminare nervosamente su e giù per il marciapiede.


Ottanta


Quel sabato mattina, Niki ha bevuto una spremuta e non ha toccato niente da quanto è nervosa.

"Mamma, papà, ci siete? Siete pronti?" Entra nella loro camera.

Simona sta ancora finendo di fare la borsa.

"Ma mamma! Dobbiamo essere lì per il tè!"

"Ho capito, ma non so come possono essere le serate, ho preferito trovare qualche capo adatto."

Roberto esce dal bagno con il beauty case. "Io ho fatto, sono pronto ed è tutto a posto." Entra Matteo. "Posso portare il pallone, così se mi rompo almeno m'alleno un po'?"

E tutti e tre in coro: "No!". Almeno su questo sono tutti d'accordo e poi ridono. "Dai, forza, usciamo!"

Roberto prende la borsa di Simona e sentendola pesante fa: "Ma quanto ti fermi? Un mese?".

"Se il posto è bello e loro mi vogliono, perché no…"

Matteo arriva con il giubbotto di jeans strappato. La madre lo prende per le spalle e lo rigira su se stesso indirizzandolo di nuovo verso la sua camera da letto. "Mettiti quello nuovo blu scuro che ti ho preso l'altra settimana."

"Ma mamma, è troppo elegante!"

"Appunto!"

"E pettinati quei capelli!"

"Pure?"

"Sì, sennò ci penso io."

"Non sia mai!" Matteo si mette il giubbotto nuovo, poi entra in bagno, prende la spazzola, la passa un po'"sotto l'acqua e si sistema i capelli. "Ecco, fatto… usciamo?"

Anche Roberto ha indossato il cappotto blu scuro, Simona una bellissima giacca nera che non usava da tempo e Niki un Fay semplice ma molto elegante.

Poco dopo escono dal portone del palazzo e incontrano il portiere che sta sistemando la posta nella buca delle lettere.

"Buongiorno…" Li saluta con un bel sorriso, proprio per la simpatia che nutre nei confronti della famiglia Cavalli. E poi continua, incuriosito. "Ma dove andate, tutti così eleganti… a un matrimonio?"

Niki si gira e sorride prima di salire in macchina. "Sì, il mio!"

La Volvo familiare parte tranquilla e si infila nel lieve traffico di quel sabato mattina, mentre il portiere rimane a guardarli andar via. Poi quel suo ultimo pensiero. "Che simpatici… quei Cavalli lì, oh, hanno sempre voglia di scherzare!"

Roberto guida tranquillo, Simona ha le mani poggiate sulle gambe insieme alla sua borsa elegante, Niki guarda fuori dal finestrino, Matteo è l'unico veramente sereno e gioca con il suo Game Boy. Dopo aver passato un muro e aver fatto un ottimo punteggio, prima di passare al livello successivo si guarda un attimo in giro.

"Oh, sembra che stiamo andando a un funerale…"

Simona si gira di scatto. "Matteo!"

"Ok ok… faccio finta che è tutto normale."

Niki lo fulmina scocciata. "Ci mancava solo il fratello guastafeste."

"Oh, io mi ero offerto di non venire… Loro mi vogliono per forza! Secondo me la devi vedere come se io fossi la mascotte… Dai, Niki, fino adesso è andato tutto bene, al massimo toppiamo questo weekend."

"Ma…"

Prima che inizi una discussione, Roberto si infila. "Un po'"di musica?" E accende la radio. Parte Tiziano Ferro e tutti si rilassano un po'. La Volvo corre rapida sull'Aurelia. Il paesaggio cambia velocemente nei successivi tratti di strada. Prima un verde leggero, poi degli ulivi sempre più presenti, dal Lazio alla Toscana, con il profumo sempre più forte del mare che li accompagna, e infine ecco la Maremma.

"Siamo quasi arrivati…" Roberto sorride verso Simona.

"In perfetto orario."

Matteo ha raggiunto l'undicesimo livello e smette un attimo di giocare. Si gira verso Niki che guarda sempre fuori dal finestrino. "Oh, sorella…" Le stringe la mano. "Scusa per prima." Poi le sorride vedendola nervosa. "Vedrai che andrà tutto benissimo…"

Niki gli sorride di risposta e pensa: certo che se anche mio fratello fa una cosa del genere vuol dire che sono veramente preoccupata, anzi di più, a pezzi… e soprattutto che si vede!

"Ecco, ci siamo!"

Roberto esce dall'Aurelia e, dopo alcune svolte, prende una strada sterrata che sale verso un grande podere. Alla fine della strada c'è un grande cancello sul quale campeggia la scritta battuta in bronzo "Villa Belli dei Cedri".

"È questa, giusto?"

Simona guarda il foglietto delle indicazioni. "Sì, perfetto. Ma è bellissima… È uno spettacolo unico…"

La Volvo procede nel parco della villa, le siepi, i prati, gli alberi, è tutto tenuto benissimo e curato.

"Non ci credo…"

Matteo guarda dal finestrino. La macchina sta superando delle scuderie dove un uomo sta spazzolando un magnifico stallone dal manto lucido. "Hanno pure i cavalli! Ma è un sogno questo posto…"

"Già…"

Matteo batte con la mano sulla gamba della sorella. "Oh, fai proprio bene!"

Roberto e Simona si guardano senza aggiungere altro. Fanno l'ultima curva e sono davanti allo splendido casale rosso.

Un maggiordomo si avvicina alla Volvo per aprire lo sportello dalla parte di Simona. Un attimo prima, però, Niki si affaccia tra i sedili dei genitori.

"Oh, papà, mamma… grazie per tutto quello che fate per me eh… Però teniamoci sul vago!"

Detto questo apre lo sportello e scende veloce.

Roberto guarda Simona. "Teniamoci sul vago? Ma che vuol dire?"

Simona cerca di tranquillizzarlo. "Te l'ho detto… in realtà ha paura di prendere un impegno così grande! Dai, scendiamo…"

Alex, in perfetta tenuta da buttero maremmano, esce dal casale e corre incontro a Niki. "Amore! Siete arrivati!"

La bacia sulle labbra e l'abbraccia felice. Poi saluta i suoi genitori. "Ciao Roberto, salve Simona, ehi… Come stai, Matteo?"

"Benissimo. Che ficata questo posto… Dopo posso provare un cavallo?"

Alex ride. "Certo, lo proviamo insieme!" Poi Alex vede arrivare i suoi genitori. "Oh… Ecco i miei, così vi presento. Mamma, papà, lei è Niki… E loro sono i suoi genitori. Lei è Simona e lui Roberto."

"Che piacere… Finalmente!" Il padre di Alex dà prima la mano a Simona. "Due sorelle, siete praticamente due sorelle… lei e Niki. E a questo punto non so più quale delle due si sposa mio figlio!"

Roberto interviene cercando di essere spiritoso. "Guardi, è facilissimo… Quella non sposata, perché l'altra me la sono presa io!"

"Ah certo! Ma che sciocco!" E ride divertito del feeling che si è creato.

Silvia accoglie i suoi ospiti e poi dà ordini ai due maggiordomi. "Said e Kalim, portate le valigie dei signori nelle loro camere e accompagnateli…"

Alex si avvicina a Niki. "Sì, amore, vai, ti aspettiamo in giardino… Ci sono anche le mie due sorelle con una nostra amica e i rispettivi mariti."

"Ok, a dopo…"

Roberto, Simona, Niki e Matteo seguono i due maggiordomi su per le scale della magnifica casa. Roberto e Simona si guardano in giro. Le mura sono coperte di antichi arazzi, di trofei di caccia, di quadri a olio con scene di campagna e ritratti di avi illustri. Anche Niki e Matteo sono sorpresi dalla ricchezza e dall'importanza di quelle sale, lunghi tavoli in legno scuro, sedie alte con gli schienali lavorati di stoffa scura, pavimenti dalle grandi pietre lisce, passate con la cera, tende pesanti dal ricco drappeggio. Tanto che a Matteo non può non sfuggire un "Ammazza…".

Niki lo guarda e strabuzza gli occhi come a dire: "E dai, non si fa!".

"Ecco, questa è la vostra camera…" I due maggiordomi indicano ai genitori di Niki una splendida camera matrimoniale, con tanto di baldacchino e catini in ceramica per lavarsi le mani.

"Prego…"

Fanno entrare gli ospiti e poi li seguono, poggiano le due valigie su delle cassapanche che gli consentiranno di aprire il bagaglio senza piegarsi. "Ecco… E qui c'è il bagno."

All'interno Roberto e Simona vedono due accappatoi, dei grandi teli e degli asciugamani dai tagli diversi, tutti disposti ordinatamente a fianco del lavandino e ovunque possano essere utili. Hanno dei bordi in pizzo e sono sulle tonalità chiare con delle sfumature, di un'eleganza raffinatissima e sobria.

"E qui c'è il frigobar, dove potete trovare tutto, dalla Coca Cola allo champagne all'acqua semplice, e per qualunque altra cosa possiate desiderare c'è questo campanello…"

E indicano vicino al letto una grossa corda di velluto intonata al colore della stanza.

"Grazie." Roberto sta per mettere mano al portafogli, quando

Simona lo blocca. "Amore…" gli dice sottovoce. "Siamo a casa dei signori Belli… non in un albergo…"

"Ah già."

I due maggiordomi sorridono ed escono dalla camera.

Roberto si stende sul letto. "Però mi sembra meglio di tutti gli alberghi che abbiamo frequentato!"

Simona ride e si mette vicino a lui. "Eh già… Spero proprio che Niki sia felice, qualunque dovesse essere la sua scelta…"

"Se non altro avremo fatto un bellissimo weekend!"

I due maggiordomi proseguono per il corridoio con Niki e Matteo. "E questa invece è la vostra camera."

Appoggiano le valigie su due cassapanche simili a quelle della stanza dei genitori. Ma qui i colori sono più chiari. Dopo aver mostrato il bagno e il frigobar, li lasciano soli.

"Che ficata! Guarda…" Matteo accende la tv. "Hanno Sky con tutti i canali e il frigo è pieno di roba con tanto di noccioline e patatine! Io mi sparo subito una Coca, la vuoi anche tu, Niki? O vuoi… champagne!"

"No!" Niki è incavolata, è sul letto con le braccia conserte.

"Che c'è?" Matteo gli si avvicina.

"Vorrei sapere perché non dormo con Alex!"

"Ma dai, che ti frega. Resisti! E soltanto per una notte! Così magari mi leggi "Cioè" come quand'eravamo piccoli."

"Matteo!"

I due maggiordomi si fermano in fondo al corridoio. Said è leggermente perplesso. "Kalim, ma tu sai quanto si fermano?"

"Solo il weekend credo… Perché?"

"La valigia della signora fa pensare a due settimane!"

Said scuote la testa. "Non c'è niente da fare, più sono ricchi e più non li capisco!"

"Ma questi non sono molto ricchi, mi sa…"

"Perché?"

"Il signore mi stava per dare la mancia!"

"Sì, very cheap…"

Poco dopo la famiglia Cavalli si ritrova nel corridoio.

"Matteo, ma che hai fatto!"

Simona gli si avvicina e gli scuote dal maglione un'infinità di briciole.

"Ho mangiato le patatine…"

"Sì, due pacchi" fa Niki. "Cerca di non combinarne qualcuna delle tue, Matteo."

"Madonna, come siete pesanti! Ha detto Alex che poi proviamo i cavalli."

"Sì, ma non glielo ricordare ogni due minuti."

Scendono dalla scalinata che dà sul salotto e vedono nel giardino lì davanti un gruppo di persone sedute a un grande tavolo, sotto un'immensa quercia. Tra tavoli imbanditi e tende di un gazebo che, bianche come le tovaglie, svolazzano leggere rapite da una delicata brezza.

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