Ventiquattro ore per scendere.
Passai gran parte delle prime dodici nella stanza da riposo, tentando di leggere. Non succedeva niente di significativo; solo, talvolta vedevo il fenomeno di cui aveva parlato Sonya Laskin nel suo ultimo rapporto. Quando una stella passava direttamente dietro l’invisibile BVS-1 si formava un alone. La BVS-1 era abbastanza pesante per incurvare la luce intorno a sé, spostando quasi tutte le stelle che apparivano ai lati: ma quando una passava direttamente dietro la stella di neutroni, la sua luce veniva spostata da tutte le parti nello stesso istante. Risultato: un minuscolo cerchio lampeggiava per un attimo e poi spariva, quasi prima ancora che l’occhio potesse percepirlo.
Non avevo mai saputo quasi niente sulle stelle di neutroni, fino al giorno in cui mi aveva pescato il burattinaio. Adesso ero un esperto. Ma ancora non avevo idea di quel che mi aspettava quando sarei sceso laggiù.
Tutta la materia che verosimilmente vi capiterà d’incontrare è materia normale, composta da un nucleo di protoni e neutroni, circondato da elettroni in stato di energia di quanti. Nel cuore di ogni stella c’è una seconda specie di materia: lì, infatti, la pressione enorme è sufficiente per frantumare il guscio degli elettroni. Il risultato è la materia degenerata: nuclei spinti l’uno contro l’altro dalla pressione e dalla gravità, ma tenuti separati dalla reciproca repulsione del «gas» di elettroni, più o meno continuo, che li circonda. Particolari circostanze possono creare un terzo tipo di materia.
Prendiamo: una nana bianca esaurita, con una massa superiore a 1,44 volte quella del Sole: il Limite di Chandrasekhar, dal nome di un astronomo indoamericano del millenovecento. In una massa simile, la pressione degli elettroni non basterebbe, da sola, a tenere gli elettroni stessi lontani dal nucleo. Verrebbero spinti a forza contro i protoni… e formerebbero neutroni. In un’esplosione sfolgorante, gran parte della stella si trasformerebbe, da una massa compressa di materia degenerata, in un grumo compattissimo di neutroni: il neutronio, in teoria la materia più densa possibile in questo universo. Quasi tutta la materia rimanente, normale e degenerata, verrebbe scagliata lontano dal calore che si libererebbe.
Per due settimane, la stella irradierebbe raggi X, mentre la temperatura del suo nucleo scenderebbe da cinque miliardi di gradi Kelvin a cinquecento milioni. Poi sarebbe un corpo luminoso, del diametro di dieci-dodici miglia: poco meno che invisibile, insomma. Non era strano che la BVS-1 fosse la prima stella di neutroni mai scoperta.
E non è neppure strano che l’istituto della Conoscenza, su Jinx, avesse impiegato tanto tempo e tanta fatica per cercarla. Fino a che la BVS-1 non era stata scoperta, il neutronio e le stelle di neutroni erano soltanto teorie. L’esame di una vera stella di neutroni poteva essere d’importanza enorme. Le stelle di neutroni potevano offrirci la chiave per il vero controllo della gravità.
Massa di BVS-1: 1,3 volte la massa di Sol, approssimativamente.
Diametro di BVS-1 (stimato): undici miglia di neutronio, coperte da mezzo miglio di materia degenerata, coperto da circa quattro metri di materia normale.
Velocità di fuga: 130.000 miglia al secondo, approssimativamente.
Non si era saputo nient’altro della minuscola stella nera, fino a quando i Laskin andarono a vederla. Adesso l’Istituto sapeva una cosa di più. La stella ruotava.
— Una massa così enorme può distorcere lo spazio, con la sua rotazione — disse il burattinaio. — L’iperbole proiettata dall’astronave dell’Istituto era contorta su se stessa in modo che ci permette di dedurre che il periodo di rotazione della stella è di due minuti e ventisette secondi.
Il bar era da qualche parte, nel palazzo della General Products. Non so esattamente dove, e con le cabine di traslazione non ha importanza. Io continuavo a fissare il burattinaio barista. Naturalmente, solo un burattinaio poteva accettare di farsi servire da un barista burattinaio; qualunque bipede si indignerebbe all’idea che qualcuno gli prepari da bere con la bocca. Io avevo già deciso di andare a cena altrove.
— Capisco il suo problema — dissi. — Le vendite ne risentiranno, se si viene a sapere che qualcosa può penetrare in uno dei vostri scafi, sfracellando l’equipaggio e riducendolo a chiazze di sangue. Ma io che c’entro?
— Vogliamo ripetere l’esperimento di Sonya Laskin e Peter Laskin. Dobbiamo scoprire…
— Servendovi di me?
— Sì. Dobbiamo scoprire cos’è che i nostri scafi non possono arrestare. Naturalmente lei può…
— Ma non lo farò.
— Siamo disposti a offrirle un milione di stars.
Mi sentii tentato, ma solo per un momento. — Lasci perdere.
— Naturalmente, verrà autorizzato a costruirsi la nave a modo suo, partendo da uno scafo numero 2 della General Products.
— Grazie, ci tengo a continuare a vivere.
— Ma non ci terrebbe a finire in gattabuia. Mi risulta che We Made It ha istituito nuovamente le prigioni per debitori. Se la General Products rendesse pubblico il suo bilancio…
— Ehi, un mo…
Lei ha debiti nell’ordine di cinquecentomila stars. Pagheremo i suoi creditori prima che lei parta. Se ritornerà… — Dovetti ammirare la sua sincerità: non aveva detto quando. — Se ritornerà, pagheremo il resto a lei. Potrà venire invitato a parlare del viaggio dai commentatori dei notiziari, nel qual caso guadagnerà altre stars.
— Dice che posso costruire la nave a modo mio?
— Naturalmente. Questo non è un viaggio d’esplorazione. Ci teniamo che lei torni sano e salvo.
— Ci sto — dissi.
Dopotutto, il burattinaio aveva cercato di ricattarmi. Qualunque cosa fosse accaduta dopo, sarebbe stata colpa sua.
Costruirono la mìa astronave in due settimane esatte. Partirono da uno scafo n. 2 della General Products, proprio come quello della nave dell’Istituto della Conoscenza, e il sistema di supporto era praticamente un duplicato di quello dei Laskin. Ma lì finivano le rassomiglianze. C’era invece un motore a fusione abbastanza grosso per una corazzata di Jinx. Nella mia nave, che chiamai Skydiver, il motore poteva produrre trenta g al limite di sicurezza. C’era un cannone laser abbastanza potente da fare un buco attraverso la luna di We Made It. Il burattinaio voleva che mi sentissi al sicuro, e adesso mi sentivo davvero così, perché potevo combattere e potevo scappare. Scappare, soprattutto.
Ascoltai e riascoltai una mezza dozzina di volte l’ultima comunicazione dei Laskin. La loro nave senza nome era piombata fuori dall’iperspazio a un milione di miglia dalla BVS-1. Mentre il marito strisciava lungo il tubo d’accesso per controllare gli strumenti, Sonya Laskin aveva chiamato l’Istituto della Conoscenza. — …ancora non possiamo vederla a occhio nudo. Ma possiamo vedere dov’è. Ogni volta che una stella le passa dietro, si scorge un piccolo cerchio di luce. Un minuto. Peter è pronto a usare il telescopio…
Poi la massa della stella aveva interrotto il collegamento iperspaziale. Era previsto, e nessuno si era preoccupato… allora. Più tardi, lo stesso effetto doveva aver impedito loro di fuggire nell’iperspazio per sottrarsi a ciò che li attaccava.
Quando i soccorritori avevano trovato l’astronave, solo il radar e le cineprese funzionavano ancora. Non ci dicevano molto. Non c’erano cineprese nella cabina. Ma la cinepresa di prua ci mostrò, per un istante, la visione della stella di neutroni, resa confusa dalla velocità. Era un disco che aveva il colore arancione della carbonella del barbecue, se conoscete qualcuno che possa prendersi il lusso di bruciare legna. Quell’oggetto celeste era una stella di neutroni ormai da molto tempo.
— Non sarà necessario dipingere la nave — dissi al presidente.
— Non dovrebbe fare un viaggio simile con le pareti trasparenti. Diventerebbe pazzo.
— Non sono un terragnolo. La visione sconvolgente dello spazio mi riempie di un blando, ma evanescente interesse. Voglio vedere se c’è qualcosa che mi arriva furtivamente alle spalle.
Il giorno prima della partenza, ero seduto tutto solo nel bar della General Products, e lasciavo che il burattinaio barista mi preparasse da bere con la bocca. Lo faceva benissimo. C’erano burattinai sparsi nella sala, a gruppetti di due o tre, con un paio d’uomini tanto per apportare un po’ di varietà. Ma non era ancora arrivata l’ora di bere. Il locale mi sembrava vuoto.
Ero soddisfatto di me stesso. I miei debiti erano stati tutti pagati, anche se questo non avrebbe avuto molta importanza, nel posto dove sarei andato. Sarei partito senza neppure un minicredito intestato a mio nome: non avevo altro che la nave…
Tutto sommato, m’ero tirato fuori da una situazione fastidiosa. Speravo che mi sarebbe piaciuto fare il ricco esule.
Sussultai, quando il nuovo arrivato sedette di fronte a me. Era uno sconosciuto: un uomo di mezza età con un costosissimo abito nero-notte e con una nivea barba asimmetrica. Mi congelai e feci per alzarmi.
— Si sieda, Mr. Shaeffer.
— Perché?
Me lo disse mostrandomi un disco azzurro. Un distintivo del governo della Terra. Lo esaminai per dimostrare che ero un tipo sveglio, non perché fossi in grado di distinguerne uno vero da uno falso.
— Mi chiamo Sigmund Ausfaller — disse il funzionario governativo. — Vorrei scambiare quattro chiacchiere con lei a proposito della sua missione per conto della General Products.
Annuii, senza dir niente.
— Per ordinaria amministrazione, ci è stata inoltrata una registrazione del suo contratto verbale. Ho notato diversi particolari curiosi. Mr. Shaeffer, veramente lei accetta un rischio simile per sole cinquecentomila stars?
— Me ne danno il doppio.
— Ma a lei resta solo la metà. Il resto se ne va per pagare i debiti. Poi ci sono le tasse. Ma lasciamo perdere. Quel che ho pensato, è che un’astronave è un’astronave, e la sua è ben armata e ha buone gambe. Una nave da combattimento ammirevole, se fosse disposto a venderla.
— Ma non è mia.
— C’è gente che non starebbe a chiederlo. Su Canyon, per esempio, oppure il partito isolazionista di Wonderland.
Non dissi nulla.
— Oppure, lei potrebbe avere intenzione di darsi alla pirateria. Una professione rischiosa, la pirateria, e non prendo sul serio l’idea.
Non avevo neppure pensato alla pirateria. Ma non potevo dire altrettanto di Wonderland…
— Ecco quel che volevo dirle, Mr. Shaeffer. Un individuo, se è abbastanza disonesto, può rovinare la reputazione di tutti gli esseri umani, dovunque. Molte specie ritengono necessario vegliare sulla morale dei propri membri, e noi non facciamo eccezione. Ho pensato che lei potrebbe anche non portare affatto la sua nave alla stella di neutroni; che potrebbe portarla altrove e venderla. I burattinai non fabbricano navi da guerra invulnerabili. Sono pacifisti. Il suo Skydiver è unico.
«Perciò ho chiesto alla General Products di autorizzarmi a installare una bomba telecomandata a bordo dello Skydiver. Poiché è situata all’interno dello scafo, lo scafo non può proteggerla. L’ho fatta installare questo pomeriggio.
«E adesso, badi! Se lei non avrà dato notizie entro una settimana, io farò detonare la bomba. Vi sono parecchi mondi a meno d’una settimana di volo nell’iperspazio, ma tutti riconoscono l’autorità della Terra. Se lei fugge, dovrà abbandonare la nave entro una settimana, quindi credo che difficilmente atterrerà su un mondo inabitabile. Chiaro?»
— Chiaro.
— Se mi sbaglio, lei potrà sottoporsi alla macchina della verità e dimostrarlo. Allora potrà prendermi a pugni sul naso, e sarò ancora io a farle le mie scuse.
Scossi il capo. Lui si alzò, s’inchinò e mi lasciò lì seduto agghiacciato.
Le cineprese dei Laskin avevano girato quattro filmati. Nel tempo che mi restava, li rividi parecchie volte, senza notare niente di strano. Se la nave si fosse imbattuta in una nube di gas, l’impatto avrebbe potuto uccidere i Laskin. Al perielio si muovevano a una velocità superiore alla metà di quella della luce. Ma ci sarebbe dovuto essere l’attrito, e nelle pellicole non vedevo segno di riscaldamento. Se erano stati attaccati da un essere vivente, era invisibile al radar e a un’enorme gamma di frequenze della luce. Se i reattori d’assetto si erano accesi incidentalmente (mi aggrappavo proprio alle pagliuzze), la luce non si vedeva in nessuno dei filmati.
Dovevano esserci forze magnetiche furibonde, nei pressi della BVS-1 ma questo non poteva aver causato danni. Nessuna forza del genere poteva penetrare uno scafo della General Products. Non poteva farlo neppure il calore, escluse certe bande speciali di luce irradiata, visibili almeno a uno dei clienti stranieri dei burattinai. Ho molte riserve sullo scafo della General Products, ma riguardano tutte la scialba anonimità della linea. Oppure, può seccarmi il fatto che la General Products detenga un monopolio quasi assoluto sugli scafi per astronavi, e non sia di proprietà di esseri umani. Ma se avessi dovuto affidare la mia vita, diciamo, allo yacht Sinclair che avevo visto al drugstore, avrei preferito andare in galera.
La galera era una delle mie possibili scelte. Ma ci sarei rimasto a vita. A questo avrebbe pensato Ausfaller.
Oppure potevo scappare con lo Skydiver. Ma nessun mondo a portata di mano mi avrebbe accettato, ecco. Certo, se fossi riuscito a trovare un mondo di tipo terrestre non ancora scoperto, a meno di una settimana da We Made It…
Inverosimile. Preferivo la BVS-1.