Michael Bishop Vita in famiglia

1. «Venduta lungo il fiume»

Alle sei di un silenzioso mattino, Lannie sedeva davanti alla visi-consolle, nel vano-letto nel Settore B-11, Porta 47, Livello 3. La nausea cominciava a insinuarsi da qualche parte nelle sue viscere: gorgoglii, rimescolii e un borbottio ritmato. E Sanders — quell’omaccione di Sanders — russava sdraiato sul letto; se anche i Livelli 1 e 2 fossero crollati su di loro, lui avrebbe continuato a dormire, in quanto doveva alzarsi soltanto di lì a un’ora.

Lannie, però, intendeva resistere; non era ancora andata in bagno, non le importava di quanto la nausea la infastidisse.

Avrebbe rischiato di svegliare Zoe, e lei non era ancora pronta per Zoe, e forse neppure per il resto della giornata.

Le braccia incrociate sul petto, Lannie si chinò sulla consolle luminescente e richiamò il notiziario del Journal/Constitution.


Giorno 13 d’Inverno, 2040, Nuovo Calendario. Prima pagina, editoriali, sport, cronaca, annunci pubblicitari, curiosità.

Poi, tra gli appelli della polizia e i necrologi, un annuncio in un riquadro:


CERCASI persone di oltre sessant’anni per collaborazione alla seconda fase dello studio quinquennale promosso dalla COMMISSIONE SVILUPPO UMANO URNU. Condizioni fisiche e sesso irrilevanti; le selezioni si baseranno sia sulle esigenze che sull’interesse soggettivo di ciascun caso. Remunerazione per le famiglie dei prescelti. Contattare il dott. LELAND TANNER, o suo sostituto, presso la Torre dello Sviluppo Umano UrNu.


Lannie, che ancora si teneva stretto l’addome, fermò la «pagina» sul video. Dopo averla riletta altre due o tre volte si sedette e si mise a fissare il soffitto oscurato della stanza. — Eureka — sussurrò verso le aperture acustiche, lassù. — Eureka.

Sanders, rigirandosi, con la bocca contro il cuscino, replicò con un sibilo simile a quello di una balena.


No, Zoe non s’illudeva. Anche lei aveva letto i notiziari, forse anche più attentamente di loro, e se Melanie e Sanders credevano di ingannarla con quella gita estemporanea alla Torre dello Sviluppo Umano, dovevano rivedere le loro stupide intenzioni. Non sono nata ieri, pensava. Era una situazione talmente ridicola, là nel cortile interno, sul viottolo di ghiaia fra le begonie e i gigli, con Sanders che si guardava intorno come un ladro e Melanie che con la punta della scarpetta tracciava cerchi sulla ghiaia, che Zoe si mise a ridacchiare stupidamente.

— Finiscila, mamma!

— Scusami Lannie, scusa se esisto. — Parole che erano altrettanto ragionevolmente divertenti. Così ridacchiò di nuovo.

— Perché vuole incontrarci qua fuori? — disse Sanders. — Perché non sbriga la faccenda come se dovesse concludere un affare? — Sanders era da poco diventato un mediatore. Aveva dovuto tenersi libero il pomeriggio.

— Non tutti trattano gli affari come fai tu — rispose Melanie, che lavorava come indossatrice per la Consolidated Rich’s.

Erano le 2.10 del pomeriggio e i tecnici avevano programmato una temperatura estiva di 23 °C, benché si fosse ancora nel mese d’Inverno. Come Zoe aveva constatato lasciando il viottolo, l’erba del cortile era sintetica, e per i giovani Noble e per la madre di Melanie il cielo era costituito dalla lucente, remota geometria della cupola geodesica di Atlanta. Da ogni lato si innalzavano le bianche torri di quel settore dello Sviluppo Umano chiamato Ricovero Geriatrico. Parecchie camere avevano terrazze che si affacciavano sul giardino e ai vari piani, su ogni lato tranne quello del settore di cura intensiva, c’erano i volti di individui dai corpi consunti o flaccidi che guardavano in basso, verso di loro: due o tre residenti si reggevano in piedi in modo precario, ma molti altri erano su sedie a rotelle o a dondolo. All’infuori di questi volti, i Noble e l’anziana donna avevano il giardino ben curato tutto per loro.

— Casa, dolce casa — fece Zoe, osservando quelle copie di se stessa che stavano sulle terrazze. Poi: — Venduta lungo il fiume — disse. — Venduta lungo il fiume.

— Mamma, per amor di Dio, piantala!

— Chiamalo come vuoi, Lannie, io so cos’è.

— Sono Leland Tanner — si presentò il giovane, prendendoli di sorpresa. Era come se fosse rimasto nascosto ad aspettarli dietro una svolta del viottolo, tra le fitte fronde di una palma dal grosso fusto.

Leland Tanner sorrise. Alto più di due metri, aveva un volto equino con un paio di occhiali dalle lenti azzurre, le cui aste sparivano fra ispidi capelli brizzolati. Un tipo dall’aspetto simpatico. — Zoe Breedlove, vero? — fece, rivolto alla donna. — E voi siete i Noble… Ma credo che parleremo meglio qui fuori, in cortile. — Li condusse nei pressi di un’ombroso ginkgo lungo un viottolo, e invitò la famiglia a sedersi su una panchina di pietra, di fronte a quella in cui lui prese posto. Lì erano al riparo dagli occhi indiscreti delle infermiere.

— Zoe — esordì, distendendo le lunghe gambe. — Noi pensiamo di accettarti nella nostra comunità.

— Oh, dottor Tanner — intervenne Melanie. — Siamo così…

— Cioè, sono stata venduta lungo il fiume.

— Dannazione, mamma!

Gli occhi del giovane, che a Zoe sembravano due purissime gocce di zaffiro dietro alle lenti colorate, si posarono su di lei. — Ignoro le motivazioni di tua figlia e di tuo genero, Zoe; ma qui lungo il Chattahoochee, per stare alle tue parole, troverai una vita migliore di quella della piantagione. Qui sarai più libera.

— Lei è libera quanto vuole, con noi — affermò Sanders, stizzito. — E non credo che la metafora della piantagione sia appropriata. — In qualche modo riusciva sempre a incespicare sulle parole.

Soltanto gli occhi del dottore si mossero: — Può darsi, Mr. Noble — disse. — Nel Nucleo Urbano le libertà sono limitate per tutti allo stesso modo.

— Il motivo per cui lo fanno — affermò Zoe, posando le mani in grembo (indossava un vestito comodo, orlato di pizzo alle maniche e sul colletto), — è perché Lannie è incinta, e non mi vogliono nel cubicolo. Non lasceranno tanto presto il Livello 3, e noi disponiamo solamente di quattro stanze. Lo fanno per mandarmi via.

— Mamma, non è per mandarti via.

— Non so perché lo facciamo — aggiunse Sanders, fissando la ghiaia.

Zoe si rivolse al dottore che, in una posa rilassata, ascoltava attentamente: — Avrebbe potuto dormire nella mia camera, — disse. Poi con un riso sommesso aggiunse: — E ora si pentono di non averci pensato prima di portarmi qui, quei due disgraziati di Lannie e Sandy.

— Dottor Tanner — riprese Melanie. — Lo facciamo tanto per lei quanto per noi stessi e il bambino. Le insinuazioni riguardo ai nostri motivi sono soltanto…

— Denaro — L’interruppe Zoe, sfregando il pollice sulle altre dita, come un usuraio. — Ho letto l’annuncio sui notiziari. State selezionando i vecchi, vero?

— Qualcosa del genere — rispose il dottor Tanner, alzandosi in piedi. — Comunque, Zoe, io ho scelto te. — Sotto al pergolato di foglie di gingko osservò il gruppetto di persone che aveva di fronte, e i suoi occhi erano dei potenti surrogati per lo sguardo miope di quelli che stavano sulle terrazze.

— Non accettatemi — disse Zoe, — avranno ciò che si meritano.

— D’ora in poi — replicò il giovane, — ci preoccuperemo di trattare bene te, e di darti la possibilità di renderti utile.

Sanders, il genero, sollevò la testa e scrutò fra gli spiragli delle fronde. — Dovrebbe essere Inverno — commentò. — Spero che facciano piovere. — Ma dall’alto si riversava un’uniforme, monocromatica luce pomeridiana. E c’erano 23 gradi.

Загрузка...