Nota di Robert Collier

Non sono certo che pubblicare il manoscritto di mio fratello sia la cosa più giusta da fare. Lui non ha mai pensato di vederlo pubblicato. Non credeva nemmeno di finirlo.

Però lo ha finito, e, nonostante certe debolezze di una prima stesura, ritengo meriti di essere sottoposto all’attenzione del pubblico. Richard “era” uno scrittore, dopo tutto, anche se questo è l’unico libro che abbia mai scritto. Per questo motivo, a dispetto di talune incertezze ancora molto forti, l’ho sottoposto a un editore.

Acconsentendo alle sue richieste, ho operato una radicale sfrondatura della prima parte del manoscritto. Anche qui, non sono certo di avere fatto la cosa più giusta. Non posso discutere il fatto che questa parte fosse troppo lunga e a tratti noiosa. Però mi sento lo stesso in colpa. Fosse per me, avrei pubblicato il manoscritto nella sua interezza. Spero, se non altro, che i miei tagli siano stati fedeli alle intenzioni di Richard.

Oltre al fatto di ritenere che il libro di mio fratello meriti di essere letto, ho un’altra ragione per volerlo pubblicare.

Francamente, la sua storia è incredibile. Per quanto ci provi, non riesco a credervi. Spero che la sua pubblicazione crei la possibilità di convincere qualcuno. In quanto a me, posso accettarne un solo aspetto, ma lo accetto in maniera totale: “Per Richard, questo non era un romanzo, una storia inventata”. Ha creduto, al di là di qualunque dubbio, di averne vissuto ogni singolo momento.


Los Angeles, California

Luglio 1974

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