15

La luce del giorno. Fu la prima sensazione che Yoninne avvertì mentre lottava per riprendere conoscenza. Un’allegra luce gialla che penetrava dietro le palpebre e le ricordava le mattine di primavera sul Mondo Natale. Ma le dita erano indolenzite e la schiena sembrava paralizzata dal freddo. Dove si trovava? Aprì gli occhi e fissò i riflessi abbaglianti della luce del sole che scendevano dai pilastri ghiacciati e dalla cupola che la sovrastava. Il Palazzo delle Nevi! Erano ancora intrappolati lì dentro. Solo che adesso il sole era alto, così alto nel cielo che i suoi raggi cadevano direttamente sul pavimento vitreo e scintillavano sulle infinite lame e sfaccettature dei pilastri di sostegno alla cupola. Impossibile! Il sole non sarebbe sorto sul Palazzo delle Nevi fino a primavera…

Qualcuno si lamentò, poco lontano. Con un grande sforzo, Yoninne si rialzò a sedere e spinse lo sguardo al di là del cumulo di pelli tinte su cui era adagiata. C’erano Pelio e Bjault. Il primo aveva l’aria di essersi svegliato già da parecchi minuti. Yoninne distolse in fretta lo sguardo. Era stato Ajao a lamentarsi, mentre incominciava a rinvenire. Lei strisciò sulle pelli per raggiungerlo.

— La luce. Da dove viene tutta questa luce? — domandò.

Pelio increspò le labbra, ma non disse niente.

— Sembra proprio che ci abbiano scaraventati al Polo Sud — rispose Bjault con un filo di voce.

Chi? Leg-Wot seguì la direzione del suo sguardo. Gli autori dell’impresa erano evidentemente uomini appartenenti al Popolo delle Nevi. Un po’ più in là, a circa dieci metri di distanza, c’era un grosso assembramento di servi e soldati. Altri cinque individui, vestiti solo di pantaloni e gambali pesanti riccamente ingioiellati, sedevano attorno a un tavolo ricoperto di pellicce. Lei ne riconobbe uno, il personaggio ambiguo e untuoso che aveva già incontrato una volta nel Palazzo d’Estate… si chiamava Bre’en, se non ricordava male. Anche adesso che erano svegli, i rapitori continuavano a fissare i tre witling con aria impassibile, come avrebbero fatto con un trio di insetti da esposizione. Accanto al tavolo c’era lo scafo nero della scialuppa di ablazione che lei e Ajao avevano sistemato con tanta cura nella stiva del vascello di Pelio. E lì, sul tavolo, c’erano le mitragliatrici, il maser, e persino il machete del corredo di sopravvivenza. Tutti e tre erano stati così sicuri che solo un Corporato o un nobile della corte di Tutt’Estate avesse potuto svaligiare il Torrione da infilarsi spontaneamente proprio nelle mani del loro vero nemico!

Quel tale Bre’en si alzò in piedi, con il petto nudo scintillante sotto i raggi del sole. — Bene, siete svegli. — Sulla sua faccia comparve lo stesso sorriso accattivante di cui aveva fatto bella mostra nel Palazzo d’Estate. — Ionina, Adgao, mi scuso di aver usato uno stratagemma per portarvi qui al polo. Non c’è nessuna tempesta che minaccia la Strada Insulare. Non dovete comunque biasimare i vostri uomini per non aver sengato l’inganno, la strada è davvero bloccata dal ghiaccio. Abbiamo solo dato ai nostri operai qualche ora di vacanza, e il freddo invernale ha fatto il resto.

“In tutta franchezza, le nostre bugie sono state dettate dalla disperazione. Eravate sorvegliati troppo bene e informati troppo male perché potessimo avvicinarci a voi direttamente. Tuttavia, per dimostrare le nostre buone intenzioni, avrete l’onore di essere interrogati dal nostro re in persona e dai ministri di più alto grado.” Bre’en si inchinò in direzione dell’Azhiri più grasso e più basso, seduto a capotavola. Il degno personaggio alzò il mento rotondo di una frazione di grado,, per confermare la presentazione. Le guardie alle spalle dei cinque fissarono la scena senza battere ciglio.

Ajao interruppe il rappresentante del Popolo delle Nevi prima che potesse continuare. — Come avete fatto a…

— Ad addormentarvi? Be’, anche noi dei poli abbiamo le nostre magie, caro Adgao, anche se non possiamo paragonarle a quelle che abbiamo visto mettere in pratica dà voi. In certi posti del Nord, durante l’inverno, fa così freddo che sul ghiaccio si depositano sottili strati di neve magica, una specie di dono offerto dalla natura al nostro Regno. Questa neve incantata si scioglie con il calore, e se viene riscaldata in uno spazio chiuso, chiunque si trovi all’interno cade addormentato.

Balle! pensò Leg-Wot sfrondando il discorso da tutti gli arzigogoli superstiziosi. Era chiaro che quell’uomo parlava di CO, congelata. Su Giri esistevano senz’altro dei luoghi abbastanza freddi da permetterne la formazione.

— A tempo debito faremo resuscitare anche il vostro equipaggio. — Bre’en fece un cenno verso la polla di transito alle sue spalle. Il vascello di Pelio galleggiava sul bordo più lontano, con lo scafo inclinato in un angolo innaturale contro la parete. I boccaporti erano tutti chiusi. — Per il momento è meglio che li lasciamo dormire ancora.

Pelio scattò in piedi. — Sei un (parola sconosciuta) bugiardo! Hai ucciso i miei uomini! — La sua ira si puntò direttamente contro il Re delle Nevi. — Come osi permettere un simile tradimento, Tru’ud? Possibile che i trattati signfichino così poco, per te?

Il Re Tru’ud abbozzò un sorriso beffardo, poi si controllò e si limitò a non degnare il principe della minima considerazione. Bre’en, con la sua risposta, si dimostrò molto meno benevolo. — Sei un impertinente, Principe Pelio. Nessuno è stato ucciso. Abbiamo cercato di limitare la violenza al minimo, e questo solo quando abbiamo capito che il Regno d’Estate non intendeva mettere le conoscenze dei nostri visitatori a disposizione di tutti. Se avessimo eliminato i tuoi uomini, perché avremmo dovuto risparmiare te? Senza le tue insinuazioni sarebbe forse stato più facile convincere i tuoi amici a passare dalla nostra parte?

L’argomento lasciò Pelio del tutto indifferente. — Non so perché non mi avete fatto fuori con tutti gli altri. Ma so di sicuro che non potete liberarci. La vostra unica speranza di evitare una guerra con il Regno d’Estate è quella di raccontare alla mia famiglia che “un grave incidente” ha distrutto il mio vascello con tutti i suoi occupanti.

Bre’en si strinse nelle spalle e tornò a rivolgersi ai Novamerikani, con un sorriso di scusa. — In ogni caso, speriamo di riuscire a dimostrarvi che diciamo la verità. Alla Festa dell’Estate avete annunciato l’intenzione di viaggiare, in qualche modo, attraverso il Grande Oceano. Non abbiamo capito se era solo un modo per guadagnare tempo, tuttavia sappiamo che il Re Shozheru vi ha concesso solo pochi giorni per preparare l’impresa e che aveva in serbo un piano per tradirvi nel caso foste arrivati troppo vicini al successo. Scoprirete che il mio Re è molto più benevolo. È pronto a offrirvi protezione, tempo e comodità personali… se dividerete con noi le vostre conoscenze magiche.

“Sappiamo che queste magie sono potenti, forse anche più di quelle della Corporazione. C’erano dei nostri uomini sulle colline a nord di Bogdaru, al momento della vostra cattura. Uno di loro ha visto il mostro volante venire in vostro aiuto e altri l’hanno visto scendere bruciando dal cielo, molte miglia più a nord di dove vi trovavate. Quella creatura aveva una velocità superiore a quella delle nostre barche migliori, anche alle nostre latitudini. Crediamo che se non aveste completamente ignorato il Talento e le sue facoltà, avreste avuto buone probabilità di respingere le truppe che il Prefetto Moragha vi aveva mandato contro.

“Da allora, alcuni dei vostri talismani sono entrati in nostro possesso, e non hanno fatto che confermare la vostra forza.” Indicò con un gesto il maser e gli altri pezzi di attrezzatura rubati dal Palazzo d’Estate.

— Già! È proprio questo che volevo sapere — si intromise di nuovo Pelio. — Come avete fatto a trafugare quegli oggetti dal Torrione?

— È un nostro segreto, naturalmente — replicò il rappresentante del Popolo delle Nevi. Poi l’abitudine a ritenersi superiore a tutto prese il sopravvento. — Ma ti posso assicurare che quando è successo tu e Ionina eravate presenti — dichiarò, rivolgendo a Pelio un sorriso canzonatorio.

Com’era possibile? Lei ricordava benissimo di aver visto Bre’en e i suoi uomini nel Torrione, ma a mani vuote. Il maser e le armi non erano voluminosi, dato che non misuravano più di venti centimetri per ottanta, ma non si poteva di certo nasconderle nei gambali… Oppure sì? All’improvviso, Leg-Wot ricordò l’andatura strana e rigida dei servi di Bre’en, e un pensiero orribile le attraversò la mente. E se quegli uomini avessero avuto una gamba amputata? Ciascun oggetto rubato poteva prendere facilmente il posto della parte inferiore di un arto. Quei poveri diavoli sarebbero rimasti storpi per tutta la vita, dato che la civiltà locale non era di certo in possesso di una tecnica per il trapianto degli arti, ma era evidente che il Re delle Nevi non si preoccupava di simili particolari. Giocava duro, a quanto sembrava.

— Come dicevo — riprese Bre’en — questi attrezzi non fanno che aumentare la nostra considerazione per voi. Abbiamo perso due ottimi elementi prima di imparare che queste — indicò una delle mitragliatrici — possono rengare minuscoli frammenti di metallo a una velocità che nessuno dei nostri soldati può neanche lontanamente uguagliare. Con un’arma come questa, una recluta che non abbia ancora compiuto viaggi diventa pericolosa come un soldato che ha trascorso anni e anni della sua vita in pellegrinaggio. — Ah, le armate che potresti mettere insieme… non è vero, Bre’en?, pensò Leg-Wot.

L’uomo allungò una mano per toccare il maser. — E questo dispositivo si è dimostrato altrettanto mortale. Uno dei nostri uomini ha guardato dentro l’estremità munita di vetro, mentre girava una manopola. È morto nel giro di pochi secondi, come se fosse stato kengato. Eppure era in stato di allerta, e con un Talento superiore alla media.

Bjault parlò con voce dubbiosa. — Che cosa volete esattamente, da noi?

— Il segreto delle vostre magie. O almeno che costruiate per noi tanti oggetti simili a questi. Ci piacerebbe anche catturare uno di quei grossi mostri volanti. In cambio, vi forniremo tutta l’assistenza necessaria per attraversare l’oceano. Oppure, se deciderete di rimanere per sempre nel nostro regno, vi offriremo un posto di prestigio tra i nostri nobili.

Ajao annuì e Leg-Wot si chiese con rabbia se il vecchio prendesse per vere tutte quelle promesse. — Posso parlare con Yoninne? — chiese lui.

Pelio borbottò un’imprecazione tra i denti.

— Certo — rispose Bre’en, ma non accennò nemmeno a spostarsi per discrezione.

Leg-Wot guardò oltre la pila di pellicce. — Allora? — disse in lingua natale.

— Allora — replicò Ajao nella stessa lingua, con voce stranamente tremula -dobbiamo trovare in fretta una scappatoia. Pelio ha ragione, gli uomini sono stati uccisi. Non si soffocano le persone con la CO2 per poi lasciarle “addormentate” finché non servono. Bisogna rianimarle immediatamente, altrimenti muoiono.

Samadhom. Povero Samadhom. Non era giusto, ma in qualche modo la morte del grosso orso da guardia era quella che le dispiaceva di più.

— Questa è gente intelligente, Yoninne. Credo che abbiano rianimato Pelio solo per potersene gloriare. La corte di Tru’ud presenta tutte le caratteristiche di una “moderna” dittatura, come quella che era sorta da noi alla fine dell’Interregno. Quei servi… no, non ti voltare. Bre’en e soci non capiscono la nostra lingua, ma potrebbero leggerci il viso. Quei servi, dicevo, sono tanto simili da sembrare fratelli. Non mi sorprenderebbe affatto che il Re delle Nevi allevasse i witling come da noi si alleva il bestiame.

“Immagino che Tru’ud ci eliminerà nel preciso istante in cui sarà certo di aver guadagnato un vantaggio decisivo sui suoi nemici, ma noi possiamo tranquillamente morire di avvelenamento da ingestione di metalli molto prima.”

Forse Bjault non era un uomo da torre d’avorio come sembrava. — E allora, dannazione, che cosa facciamo? — Con la coda dell’occhio, lei notò che gli uomini del Regno delle Nevi incominciavano a spazientirsi.

— Io… non lo so, Yoninne — rispose l’archeologo, e questa volta l’indecisione nella sua voce era più che reale. — Sembra che per il momento convenga adeguarsi al loro gioco.

Grugnito. Leg-Wot si girò verso il Re delle Nevi e i suoi ministri. — Siamo disposti a collaborare a patto che al Principe Pelio non venga fatto alcun male — dichiarò in Azhiri.

Bre’en annuì, e il viso di Pelio si irrigidì in un’espressione di implacabile minaccia. Mi dispiace tanto, Pelio. Ilpensiero si formò nella mente di Yoninne in maniera del tutto inattesa. Ancora una volta lo stava vendendo, anche se gli aveva assicurato una temporanea salvezza.

Bre’en divenne tutto sorrisi e anche la faccia cupa del re parve tradire un’ombra di trionfo. — Chiedete solo ciò che avevamo comunque intenzione di garantirvi — assicurò il diplomatico. — Il vostro alloggio è già stato preparato e riscaldato alla temperatura che il Popolo dell’Estate trova più gradevole.

Yoninne avvertì un sentimento di involontaria gratitudine. Il corpo le doleva per il freddo costante e la pelliccia inzuppata di sudore era come una mano viscida sulla pelle. La temperatura appena sufficiente per evitare il congelamento poteva anche rappresentare un piacevole tepore per Bre’en, ma era assolutamente sgradevole per la gente simile a lei e a Pelio. Quanto a Bjault, probabilmente rappresentava una vera tortura.

I tre witling si alzarono in piedi, tristemente consci dei muscoli dolenti. Mentre si incamminavano lentamente sul tappeto di pelli, i soldati del Regno delle Nevi formarono un muro compatto attorno ad Ajao e Yoninne. Alle loro spalle, Pelio non venne affiancato nemmeno da una guardia. È di me e di Ajao che hanno paura, pensò Leg-Wot. I due Novamerikani erano maghi da sorvegliare con attenzione, specialmente quando si trovavano vicini al loro armamentario magico. Pelio, invece, non rappresentava una minaccia per nessuno.

Tru’ud si rivolse a Bre’en e borbottò qualcosa nella lingua agglutinante del suo popolo. Il diplomatico fece il giro del tavolo e si avvicinò alla scialuppa di ablazione. — Sua Maestà è curioso di saperne di più su questo oggetto. È stato recuperato all’interno della vostra imbarcazione e non abbiamo ancora avuto il tempo di esaminarlo. Sicuramente, tra quelli che abbiamo visto da vicino e che vi appartengono, è l’oggetto più grande. Si tratta di un veicolo? Di una nave auto-rengante, forse? — L’uomo si avvicinò al boccaporto circolare della scialuppa, che era già socchiuso. Tirò la maniglia, il portello in ceramica nera slittò agevolmente di lato e…

Il muso peloso di Samadhom fece capolino dall’interno. Meep? uggiolò incuriosito. Ecco dove si era rintanato! Pelio lo aveva messo al sicuro nel locale più isolato di tutta la nave, la scialuppa di ablazione!

Per un istante tutti rimasero impietriti. Pelio fu il primo a riprendersi e ciò che fece fu altrettanto sorprendente della comparsa improvvisa di Samadhom. Volteggiò con un balzo sopra il tavolo e afferrò il piccolo machete che i suoi nemici avevano rubato dal corredo di sopravvivenza dei Novamerikani. Atterrò con una piroetta, afferrò il Re delle Nevi da dietro il sedile e gli puntò alla gola la lama affilata come un rasoio.

— State indietro… indietro! — Tru’ud cercò di reagire e una sottile linea rossa gli comparve di traverso sulla gola. Per un attimo i suoi uomini rimasero in silenzio a fissare il principe. Pelio impallidì e Yoninne capì che avevano cercato di sconvolgergli le viscere. Ma Samadhom lo proteggeva, proprio come aveva protetto lei dall’attacco del Re Shozeru.

Si avvicinò rapidamente al tavolo e si riappropriò del maser. La lancetta che indicava l’energia residua era ferma sullo zero. Tutto sommato, non aveva importanza. Yoninne si girò e puntò la canna tozza dello strumento contro le guardie che l’avevano sorvegliata fino a un attimo prima. — Avete sentito il Principe Pelio. Muovetevi. — Gli uomini obbedirono lentamente. Lei lanciò un’occhiata ai ministri del re, ancora seduti all’altro lato del tavolo. — Quanto a voi, state lontani da quelle. — Indicò con il maser le due mitragliatrici.

Mentre Bjault rientrava in possesso delle armi, Pelio allentò impercettibilmente la presa e rivolse a Yoninne un sorriso ironico e trionfante. — Immaginavo che voi due avreste cambiato idea a seconda di come tirava il vento — commentò.

Come convincerlo del contrario?

Ajao sbirciò nel caricatore delle due mitragliatrici. — Una è vuota e l’altra irrimediabilmente bloccata — riferì in lingua natale.

— Anche il maser non funziona — replicò lei. — Ma loro non lo sanno.

— Allora? — si intromise Pelio, irritato. — Si ritorna al piano originale? Non abbiamo altra scelta, lo sapete.

Yoninne annuì. Forse erano a un soffio dalla morte, ma in qualche modo si sentiva più felice di prima. Per qualche minuto la vita era dipesa dalla necessità di fare il gioco del Popolo delle Nevi, ora invece bisognava affrontarli lottando.

— Sì, ma come?

Pelio sbirciò alle sue spalle per guardare un’imbarcazione nella polla di transito. — Prenderemo quella nave per grandi velocità disse con il tono brusco di chi non ha nulla da perdere. Il Re delle Nevi cercò di divincolarsi e lui rafforzò la stretta. — Andremo direttamente nella Contea di Tsarang. E Tru’ud sarà nostro ostaggio!

Era un piano folle, pensò Leg-Wot. Si trovavano molte migliaia di chilometri all’interno del Regno delle Nevi, e un intero esercito avrebbe potuto bloccare loro la strada in ogni punto. Poi si guardò intorno nell’immensa sala. Tutti, servi, soldati e ministri, fissavano terrorizzati la lama del machete puntata contro la gola di Tru’ud. Forse quella dittatura non era affatto moderna come pensava Bjault. Si sarebbe detto che ognuno fosse pronto ad accettare qualunque sacrificio in cambio della salvezza del re. E poi, come suo padre le aveva detto spesso, era meglio agire sulla base di un piano scadente che aspettarne uno migliore dal cielo.

Yoninne si girò verso Bre’en. — A noi due, adesso. Vogliamo un passaggio verso nord. Mettete quella — indicò la scialuppa — a bordo della barca scelta dal principe e dateci un pilota in grado di navigare fino alla Contea di Tsarang.

Bre’en allargò le braccia. Di tutti i presenti, sembrava l’unico ad aver mantenuto un po’ di sangue freddo. — Non è facile trovare qualcuno adatto. A parte me, non conosco nessuno qui al palazzo in grado di condurvi fino al confine di quella contea. Potete sempre cambiare i piloti durante il viaggio, si capisce… O magari vi conviene ripensarci. Continuiamo a non nutrire nessuna ostilità nei vostri confronti.

Leg-Wot sentì puzza di bruciato. Cambiare pilota in viaggio significava andare a caccia di guai e l’alternativa, cioè prendere il diplomatico a bordo, era quasi altrettanto pericolosa. Quell’uomo era viscido come un serpente.

— Perché proprio voi, tra tutti, dovreste essere in grado di guidarci? — domandò.

Il rappresentante del Popolo delle Nevi aveva assunto un’aria quasi rilassata. Ignorò il maser apparentemente micidiale puntato contro la sua pancia. — Da giovane ho prestato servizio nell’esercito di Sua Maestà. Lavoravo con il Popolo del Deserto, tra qui e la Contea di Tstarang. Ho cercato di imparare ogni strada, in modo da non dover dipendere dalla possibilità di avere sempre il pilota giusto per ogni spostamento. È chiaro che la maggior parte degli ufficiali non si prenderebbe mai tanto disturbo, ma io…

— Basta, voi due — tagliò corto Pelio. — Ci guiderete fino alla Contea di Tsarang, Bre’en. Ma se avete mentito a proposito delle vostre capacità… — Rafforzò la stretta al collo di Tru’ud, rischiando quasi di strozzarlo.

Ajao parve sul punto di sollevare qualche obiezione, ma Pelio lo zittì con un’occhiata. Da quel momento in poi sarebbe stato un grosso problema rivolgere al principe anche il suggerimento più ragionevole.

— Samadhom, qui! — L’orso, che fino a quel momento era rimasto a guardare dalla scialuppa, atterrò pesantemente sul tappeto di pelli e si accostò senza fretta ai piedi del padrone.

Bre’en lo seguì con lo sguardo e scrollò la testa, ammirato.

— Che animale straordinario! — esclamò in tono disteso. — Vi protegge tutti e tre insieme. Noi non abbiamo orsi da guardia così dotati di Talento. — Yoninne fissò le facce pallide tutt’intorno. A parte gli schiavi witling, chiunque in quella sala era in grado di uccidere lei, Pelio e Ajao in una frazione di secondo… se non ci fosse stato Samadhom. E senza quella lama puntata alla gola di Tru’ud, loro sarebbero morti in un tempo anche minore. Bre’en sembrò leggerle nel pensiero. — Senza tanta fortuna dalla vostra parte non sareste più vivi — commentò. — Ma la fortuna può anche cambiare. Perché non provate a pensare…

— Ho detto basta — ripeté Pelio, e Bre’en tacque. — Portate la sfera dei maghi su quella nave laggiù. Presto!

Il re emise qualche rantolo apoplettico e nella sua rabbia ammise quello che i tre witling avevano già indovinato. — Voi tre… non ne uscirete mai vivi. — Le parole erano storpiate, un po’ per l’ira e un po’ per la scarsa familiarità con la lingua del Regno d’Estate. — La vostra morte sarà dolorosa… molto più dolorosa di quella che abbiamo inflitto al vostro equipaggio.

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