Capitoli V–VIII

L'appiccato

Quando il Corsaro e i suoi amici sono arrivati nella piazza di Granada, era molto buio. Non si poteva vedere una persona a venti passi di distanza. C'era un grande silenzio. Si sentiva solo il verso di qualche uccello vicino alle forche. Non si sentiva neanche il suono dei passi della sentinella davanti al palazzo del Governatore. Il Corsaro, Carmaux, e il negro camminavano lentamente, tenendosi presso i muri delle case o dietro ai tronchi delle palme. Ogni tanto, quando sentivano un rumore, si fermavano e aspettavano il silenzio. Erano già vicini alle forche, quando il Corsaro ha indicato una persona che si muoveva vicino al palazzo del Governatore.

– Per mille diavoli! – ha detto Carmaux. – Ecco la sentinella! Quell'uomo ci rovinerà i piani.

– Ma Moko è forte, – ha detto il negro. – Io andrò a rapire quel soldato.

– E ti farai bucare il ventre, compare.

Il negro ha sorriso e ha detto:

– Moko è bravo e sa muoversi come un serpente.

– Vai, – gli ha detto il Corsaro. – Prima di prenderti con me, voglio avere una prova della tua audacia.

– L'avrete, padrone. Io prenderò quell'uomo come prendevo i coccodrilli della laguna.

Moko ha preso una corda sottile e si è allontanato in silenzio, senza fare rumore. Il Corsaro, nascosto dietro il tronco d'una palma, lo guardava attentamente. Ammirava la bravura del negro che, quasi senza armi, andava contro un soldato armato.

– Ha del fegato[21] il compare, – ha detto Carmaux.

Il soldato si stava muovendo verso il portone. Aveva un'alabarda e una spada. Quando il soldato gli volgeva le spalle, Moko si avvicinava più veloce, tenendo in mano il lazo. Arrivato a dodici passi, ha lanciato la corda. Si è sentito un piccolo rumore, poi un grido soffocato e il soldato è caduto a terra. Moko, con un balzo da leone, è saltato addosso al soldato.

– Eccolo, – ha detto, gettandolo ai piedi del capitano.

– Sei coraggioso, – ha risposto il Corsaro. – Legalo a questo albero e seguimi.

In mezzo alla piazza, il capitano si è fermato davanti a un giustiziato che indossava un costume rosso e teneva tra le labbra un pezzo di sigaro. Vedendolo, il Corsaro ha mandato un vero grido di orrore.

– I maledetti!.. – ha esclamato. – Mancava[22] a loro l'ultimo disprezzo!

– Signore, – ha detto Carmaux con voce triste, – siate forte!

Il Corsaro ha indicato l'appiccato con la mano.

– Subito, mio capitano, – ha risposto Carmaux.

Il negro si è arrmapicato sulla forca con un coltello in bocca. Ha tagliato la corda con un solo colpo e poi ha abbassato lentamente il cadavere. Carmaux l'ha preso delicatamente tra le braccia e l'ha avvolto nel mantello nero che il capitano gli porgeva.

– Andiamo, – ha detto il Corsaro con un sospiro. – La nostra missione è finita e l'oceano aspetta la salma di questo coraggioso.

Il negro ha preso il cadavere, l'ha sistemato tra le braccia e l'ha coperto bene con il mantello.

– Addio, valorosi disgraziati; addio compagni del Corsaro Rosso! La filibusteria vendicherà presto la vostra morte.

Poi, guardando il palazzo del Governatore, ha aggiunto con voce cupa:

– Tra me e te, Wan Guld, sta la morte!..

Si sono messi in cammino per uscire da Maracaibo e arrivare al mare per tornare a bordo della nave corsara. Avevano già percorso tre o quattro viuzze deserte, quando Carmaux, che camminava davanti, ha creduto di vedere delle ombre umane seminascoste[23] sotto l'oscura arcata d'una porta.

– Adagio, – ha mormorato, voltandosi verso i compagni. – Se non sono diventato cieco, ci sono delle persone che ci aspettano.

– Dove? – ha chiesto il Corsaro.

– Là sotto.

– Forse sono ancora gli uomini della posada?

– Mille pesci… cani!.. Saranno i cinque baschi con i loro coltelli?

– Cinque non sono troppi per noi, e faremo pagare caro l'agguato, – ha detto il Corsaro sguainando la spada.

– La mia sciabola è pronta per i loro coltelli!.. – ha detto Carmaux.

Tre uomini avvolti in grandi mantelli si erano staccati dall'angolo di un portone, andando sul marciapiede di destra. Altri due uomini, che erano nascosti dietro un carro, bloccavano il marciapiede di sinistra.

– Sono i cinque baschi, – ha detto Carmaux. – Vedo i loro coltelli luccicare.

– Tu occupati dei due a sinistra, io dei tre a destra, – ha detto il Corsaro, – e tu, Moko, vai via con il cadavere. Ci aspetterai vicino alla foresta.

– Ah!.. Ah!.. – ha detto uno dei baschi. – Sembra che non ci siamo sbagliati.

– Largo!.. – ha gridato il Corsaro, mettendosi davanti ai compagni.

– Adagio, caballero, – ha detto il basco, avvicinandosi.

– Cosa vuoi?

– Sapere chi siete, caballero.

– Sono un uomo che uccide chi gli dà fastidio[24], – ha risposto il Corsaro, avanzando con la spada in mano.

– Allora vi dirò, caballero, che noi non abbiamo paura, e non ci faremo uccidere come quel povero diavolo che avete inchiodato al muro. Il vostro nome e i vostri titoli o non uscirete da Maracaibo. Siamo ai servizi del signor Governatore e dobbiamo controllare chi passeggia per le strade a quest'ora.

– Se volete saperlo, venite a chiedere il mio nome, – ha detto il Corsaro mettendosi in guardia. – A te i due di destra, Carmaux.

Il filibustiere ha sguainato la sciabola e muoveva risolutamente verso i due avversari che bloccavano il cammino sul marciapiede opposto. I cinque baschi non si muovevano, aspettando l'attacco dei due filibustieri. Stanno fermi sulle gambe che tenevano un po' aperte per essere più pronti a tutte le evoluzioni, la mano sinistra sulla cintura e la mano destra sul manico del coltello, pronti a combattere. Il Corsaro, impaziente, ha attaccato i tre avversari davanti a lui, mentre Carmaux attaccava gli altri due sciabolando come un pazzo. I cinque baschi si difendevano agilmente, parando i colpi con i loro coltelli e i mantelli.

Ad un tratto[25] il Corsaro ha visto uno degli avversari perdere l'equilibrio e mostrare il petto. Rapidamente l'ha colpito, e l'uomo è caduto senza mandare un gemito.

– E uno, – ha detto il Corsaro agli altri. – Presto avrò la vostra pelle!

I due baschi non erano spaventati. Sono stati fermi davanti a lui, senza muoversi. Improvvisamente, uno dei baschi si è lanciato verso il Corsaro, ma lui si è spostato di lato. La lama del Corsaro si è imbarazzato nel serapé[26] del basco. Il Corsaro ha cercato di difendersi dall'altro basco, ma la sua spada si è rotta a metà. Ha gridato:

– A me, Carmaux!

Carmaux ha combattuto con i suoi due avversari e presto era vicino al Corsaro.

– Siamo nei guai! – ha gridato Carmaux. – Dobbiamo liberarci di questi cani arrabbiati.

– Teniamo la vita di due di quei bricconi, – ha risposto il Corsaro, preparando la pistola.

Stava per sparare quando ha visto un'ombra gigante attaccare i baschi. L'uomo teneva in mano un grosso bastone.

– Moko! – hanno esclamato il Corsaro e Carmaux.

Moko ha colpito i baschi con tale forza che tutti sono caduti a terra.

– Grazie, compare! – ha gridato Carmaux. – Che forza!

– Fuggiamo, – ha detto il Corsaro. – Non abbiamo più nulla da fare qui.

Alcuni abitanti, svegliati dalle grida dei feriti, cominciavano ad aprire le finestre per vedere di che cosa si trattava.

– Dove hai lasciato il cadavere? – ha chiesto il Corsaro a Moko.

– Fuori della città, – ha risposto Moko.

– Grazie per il tuo aiuto.

– Capitano, – ha detto l'africano. – Vedo otto uomini armati di alabarde e di moschettoni avanzarsi verso di noi.

– Amici, – ha detto il Corsaro, – qui si tratta di vendere cara la vita.

– Comandate che cosa si deve fare e noi siamo pronti, – hanno risposto il filibustiere ed il negro, con voce decisa.

– Moko!

– Sì, padrone!

– Porta il corpo di mio fratello sulla nostra barca. Puoi farlo? Troverai la barca sulla spiaggia e sarai al sicuro con Wan Stiller.

– Sì, padrone.

Il negro è andato subito. La strada era bloccata, così è andato in una via laterale mettendo capo ad una muraglia che serviva di riparo ad un giardino.

Il Corsaro, vedendo Moko partire, ha detto al filibustiere:

– Prepariamoci ad attaccare la pattuglia davanti a noi. Se riusciamo a passare, potremo raggiungere la campagna e poi la foresta.

Erano all'angolo della via. La seconda pattuglia non era lontana, mentre la prima non si vedeva.

– Prepariamoci, – ha detto il Corsaro.

– Sono pronto, – ha detto il filibustiere, nascosto dietro l'angolo della casa.

Gli otto soldati camminavano piano. Uno di loro, forse il comandante, ha detto:

– Adagio, ragazzi! Quei bricconi non sono lontani.

– Siamo in otto, signor Elvaez, – ha detto un soldato. – Il taverniere ha detto che i filibustieri erano solo tre.

– Ah! Quel furfante! – ha mormorato Carmaux. – Ci ha traditi! Se lo trovò, lo uccido!

Il Corsaro Nero ha alzato la sciabola, pronto ad attaccare.

– Avanti!.. – ha urlato.

I due filibustieri hanno attaccato con forza la pattuglia, colpendo a destra e a sinistra. I soldati, sorpresi da quell'improvviso attacco, non hanno potuto resistere e si sono gettati chi da una parte e chi dall'altra, per sottrarsi a quella gragnuola di colpi. Quando si sono ripresi, il Corsaro e il suo compagno erano già lontani. Capendo che erano solo due uomini, i soldati li hanno seguiti urlando:

– Fermateli! I filibustieri! I filibustieri!..

‹…›

– Capitano! – ha gridato Carmaux, che si trovava dinanzi. – Siamo in trappola.

– Cosa vuoi dire? – ha chiesto il Corsaro.

– La via è chiusa.

– Torniamo indietro, Carmaux. Gli inseguitori sono ancora lontani. Possiamo trovare un'altra via.

Stava per correre di nuovo, quando ha detto:

– No, Carmaux! Ho una nuova idea. Credo che possiamo far perdere le nostre tracce con un po' d'astuzia.

È andato verso la casa alla fine della viuzza. Era una piccola abitazione a due piani, parte in muratura e parte in legno, con una piccola terrazza con fiori.

– Carmaux, – ha detto il Corsaro. – Apri questa porta.

– Ci nascondiamo qui?

– Mi sembra il miglior modo di far perdere le nostre tracce ai soldati.

– Benissimo, capitano.

Carmaux ha aperto la porta con una lunga navaja. I due filibustieri sono entrati velocemente e hanno chiuso la porta, mentre i soldati urlavano:

– Fermateli! Fermateli!

Nell'oscurità, hanno trovato una scala e sono saliti, fermandosi sopra.

– Bisogna vedere dove siamo, – ha detto Carmaux. Ha estratto un acciarino ed un pezzo di miccia da cannone e l'ha accesa, soffiandovi sopra per ravvivare la fiamma.

– Guarda! Una porta aperta, – ha detto.

– E qualcuno che russa, – ha aggiunto il Corsaro.

– Buon segno!.. Colui che dorme è una persona pacifica.

Il Corsaro ha aperto la porta e è entrato in una stanza modesta. C'era un letto occupato da una persona. Ha acceso una candela e si è avvicinato al letto, sollevando la coperta. Un uomo dormiva. Era un vecchietto già calvo, rugoso, dalla pelle incartapecorita[27] e color del mattone, con una barbetta da capra e due baffi arruffati.

– Non ci darà problemi, – ha detto il Corsaro.

L'ha scosso per svegliarlo, ma senza successo.

– Bisogna sparargli un colpo vicino all'orecchio, – ha detto Carmaux.

Alla terza scossa, il vecchio ha aperto gli occhi. Vedendo quei due uomini armati, si è alzato rapidamente, sgranando gli occhi spaventati e ha detto con voce tremante:

– Sono morto!

– Ehi, amico! È presto per morire, – ha detto Carmaux. – Mi sembra che sei più vivo di prima.

– Chi siete? – ha chiesto il Corsaro.

– Sono un povero uomo che non ha mai fatto del male a nessuno, – ha risposto il vecchio, tremando.

– Noi non vogliamo farvi del male, se risponderete alle nostre domande.

– Vostra eccellenza non è dunque un ladro?..

– Sono un filibustiere della Tortue.

– Un fili… bu… stiere!.. Allora… sono… morto!..

– Vi ho detto che non vi faremo del male.

– Cosa volete da me?

– Prima di tutto, vogliamo sapere se siete solo in questa casa.

– Sono solo, signore.

– Cosa fate a Maracaibo? – ha detto il Corsaro, in tono serio.

– Sono un notaio, signore.

– Va bene: noi prendiamo alloggio nella tua casa, finché giungerà l'occasione di andarcene. Noi non ti faremo male alcuno; bada però che se ci tradisci, la tua testa lascerà il tuo collo.

‹…›

Il Corsaro si è seduto sorseggiando un bicchiere di vino, poi si è alzato e è andato verso una finestra che dava sulla strada[28]. È restato a osservare per un po', poi Carmaux l'ha visto entrare rapidamente nella stanza, dicendo:

– È sicuro il negro?

– È un uomo fidato, comandante.

– Non ci tradirà?

– Metterei una mano sul fuoco per lui.

– Lui è qui…

– L'avete visto?

– Ronza nella viuzza.

– Bisogna farlo entrare, comandante.

– E del cadavere di mio fratello, che cosa ne avrà fatto? – ha chiesto il Corsaro, aggrottando la fronte.

– Quando sarà qui, lo sapremo.

– Va a chiamarlo, ma fai attenzione. Se ti vedono, siamo in pericolo.

– Lasciate pensare a me, signore, – ha detto Carmaux, con un sorriso. – Ho solo bisogno di dieci minuti per diventare il notaio di Maracaibo.

La situazione dei filibustieri si aggrava

I dieci minuti non erano ancora passati, quando Carmaux è uscito dalla casa del notaio per cercare il negro che il Corsaro aveva visto nella viuzza. In quel brevissimo tempo, il coraggioso filibustiere aveva cambiato il suo aspetto. Ha accorciato la barba e i capelli, poi ha indossato un costume spagnolo del notaio. Vestito così, sembrava un onesto borghese di Gibraltar.

– Lo troverò, – ha mormorato il filibustiere. – Se è tornato, ci sono motivi importanti. Forse Wan Guld sa che è stato il Corsaro Nero. Forse i tre valorosi fratelli devono cadere nelle sue mani. Ma un giorno, ci vendicheremo!

Così monologando Carmaux è uscito dalla viuzza e si preparava a voltare l'angolo d'una casa, quando un soldato armato l'ha fermato improvvisamente.

– Alto là![29]

– Dannazione![30] – ha brontolato Carmaux, mettendo la mano in tasca per prendere una pistola.

Poi assumendo l'aspetto d'un buon borghese, disse:

– Cosa volete, signor soldato?

– Sapere chi siete.

– Non mi conoscete? Io sono il notaio del quartiere, signor soldato.

– Scusate, sono nuovo a Maracaibo, signor notaio. Dove andate, si può saperlo?

– C'è un uomo che sta per morire. Devo vedere i suoi eredi.

– È vero, signor notaio, guardate però di non incontrare i filibustieri.

– Dio mio! – ha esclamato Carmaux, fingendosi spaventato. – I filibustieri qui? Come sono arrivati a Maracaibo?

– Non si sa. Ma hanno ucciso tre o quattro uomini e rubato il corpo del Corsaro Rosso.

– Che birbanti! Dove sono?

– Si pensa siano scappati in campagna. Le truppe li stanno cercando.

Carmaux sapeva abbastanza e ha creduto essere giunto il momento di andare per trovare il negro.

– Starò attento a non incontrarli. Buona guardia, signor soldato.

– Buona fortuna, signor notaio.

Il furbo filibustiere si è abbassato il cappello sugli occhi e si è allontanato velocemente, fingendo paura.

– Ah! Ah!.. – ha esclamato quando era lontano. – Resteremo nella casa di quel buon notaio fino a quando i soldati non torneranno indietro, poi andremo via tranquillamente. Ottima idea del comandante!..

Aveva già girato l'angolo della strada per prendere una più larga, quando ha visto una grande ombra nera vicino a una palma davanti a una piccola casa.

– Se non mi sbaglio, è il mio amico, – ha mormorato il filibustiere. – Abbiamo una fortuna straordinaria!

L'uomo nascosto dietro la palma ha visto Carmaux e l'ha preso per un soldato[31]. Si è nascosto dietro l'angolo della casa. In pochi salti Carmaux è arrivato alla casa e ha girato l'angolo, chiamando piano:

– Ehi, compare!.. Compare!..

Il negro si è fermato, poi è tornato indietro. Ha riconosciuto Carmaux.

– Tu, compare bianco!..

– Hai buoni occhi, – ha detto il filibustiere, ridendo.

– E il capitano?

– Non ti preoccupare, è salvo. Perché sei tornato? Il comandante ti ha detto di portare il cadavere a bordo della nave.

– Non l'ho potuto, compare. La foresta era piena di soldati.

– I soldati hanno visto il nostro sbarco?

– Ho paura di sì, compare bianco.

– E il cadavere dov'è?

– Nella mia capanna, sotto le foglie.

– Gli spagnoli non lo troveranno?

– Ho lasciato uscire i serpenti. I soldati avranno paura e fuggiranno.

– Non pensi che possiamo partire ora?

– Ti ho detto che ci sono i soldati nella foresta.

– La cosa è grave. Morgan, il comandante in seconda della Folgore, non vedendoci tornare può commettere qualche imprudenza, – ha mormorato il filibustiere. – Vedremo come finirà questa avventura. Compare, sei conosciuto in Maracaibo?

– Tutti mi conoscono, venendo sovente a vendere delle erbe che guariscono le ferite.

– Nessuno sospetterà di te?

– No, compare.

– Allora seguimi: andiamo dal comandante.

– Un momento, compare.

– Cosa vuoi?

– Ho portato anche il vostro compagno.

– Chi? Wan Stiller?..

– Era in pericolo e ha deciso di venire qui.

– E il prigioniero?

– Lo abbiamo legato bene. Se i suoi amici non lo liberano, rimarrà lì.

– Dov'è Wan Stiller?

– Aspetta un momento, compare.

Il negro ha accostato le mani alle labbra e ha mandato un lieve grido, simile a quello di un pipistrello vampiro. Un attimo dopo, un uomo è saltato oltre il muro del giardino e è corso verso Carmaux, dicendo:

– Felice di vederti vivo, compagno.

– E io sono più felice di te, amico Wan Stiller, – ha risposto Carmaux.

– Pensi che il capitano mi sgriderà per essere venuto qui? Sapendo che eri in pericolo, non potevo stare nel bosco.

– Il comandante sarà contento, amico. Un uomo coraggioso in più è molto prezioso ora.

– Amici, andiamo!..

Carmaux, che non voleva essere visto da qualcuno della taverna, camminava velocemente seguito dal negro e dall'amburghese. Quando è arrivato alla viuzza, ha visto ancora il soldato che camminava avanti e indietro con un'alabarda in spalla.

– Già di ritorno, signor notaio? – ha chiesto vedendo Carmaux.

– Il mio cliente aveva fretta di andare via.

– Vi ha lasciato in eredità questo negro? – ha chiesto indicando l'incantatore di serpenti. – Un gigante che vale migliaia di piastre.

– Sì, me lo ha regalato. Buongiorno, signor soldato.

Il Corsaro Nero li aspettava sul pianerottolo, molto impaziente.

– Dunque, – ha chiesto. – Perché il negro è tornato? Ed il cadavere di mio fratello?.. E anche tu qui, Wan Stiller?

Carmaux ha spiegato velocemente i motivi che avevano costretto il negro a tornare e perché Wan Stiller era venuto ad aiutare. Poi ha detto cosa aveva saputo dal soldato alla fine della viuzza.

‹…›

– Qualcuno bussa alla porta!.. – ha esclamato Carmaux.

In quel momento il Corsaro Nero è entrato, dicendo:

– C'è un uomo che forse chiede di voi, notaio.

– Sarà un mio cliente, signore, – ha risposto il prigioniero sospirando. – Qualche cliente che forse mi avrebbe fatto guadagnare una buona giornata, mentre io invece…

– Basta parlare, – ha detto Carmaux. – Sappiamo abbastanza, chiacchierone.

Un secondo colpo ha fatto tremare la porta, seguito dalle parole:

– Aprite, signor notaio! Non c'è tempo da perdere!

– Carmaux, – ha detto il Corsaro. – Se non apriamo, quell'uomo avviserà l'alcalde. Apri e poi lega bene quell'uomo.

Carmaux era già sulle scale con il negro. Hanno aperto la porta e un giovane di circa vent'anni, vestito bene e con un pugnale alla cintura, è entrato frettolosamente, gridando:

– È così che fate aspettare chi ha fretta?.. Carr…

Vedendo Carmaux ed il negro, lui si è fermato, sorpreso e un po' spaventato. Voleva fare un passo indietro, ma la porta era già chiusa.

– Chi siete? – ha chiesto lui.

– Siamo i servi del signor notaio, – ha detto Carmaux, facendo un inchino goffo.

– Oh! Il signor Turillo è diventato ricco, se può permettersi dei servi? – ha chiesto il giovane.

– Sì, ha ereditato da uno zio morto nel Perù, – ha risposto il filibustiere, ridendo.

– Portatemi da lui. Sapeva che oggi è il mio matrimonio con señorita Carmen de Vasconcellos…

Il giovane aveva paura quando il negro l'ha colpito sulle spalle. Il povero giovane è caduto sulle ginocchia mentre gli occhi gli uscivano dalle orbite e la sua pelle diventava bruna.

– Eh, adagio, compare, – ha detto Carmaux. – Se stringi troppo, lo soffochi. Bisogna essere un po' gentili coi clienti del notaio!..

– Non preoccuparti, compare bianco, – ha risposto l'incantatore di serpenti.

Il giovanotto era portato nella stanza superiore, disarmato del pugnaletto, legato per bene e gettato a fianco del notaio.

– Fatto, capitano, – ha detto Carmaux.

Il capitano si è avvicinato al giovane e ha chiesto:

– Voi siete?

– È uno dei miei migliori clienti, signore, – ha detto il notaio. – Oggi mi avrebbe pagato molto…

– Tacete voi, – ha detto bruscamente il Corsaro.

– Il notaio parla troppo! – ha esclamato Carmaux. – Se continua così, dobbiamo tagliargli la lingua.

Il giovane ha guardato il Corsaro e ha detto:

– Sono il figlio del giudice di Maracaibo, don Alonzo de Conxevio. Potete spiegarmi perché mi avete preso?

– Non importa, ma se starete tranquillo, non vi faremo male. Domani sarete libero, se tutto andrà bene.

– Domani? – ha gridato il giovane. – Oggi mi devo sposare con la figlia del capitano Vasconcellos!

– Vi sposerete domani.

– Badate! Mio padre è amico del Governatore. Potreste avere problemi. A Maracaibo ci sono soldati e cannoni.

Il Corsaro ha sorriso:

– Non ho paura. Anche io ho uomini e cannoni.

– Ma chi siete voi?

– Non importa, – ha detto il Corsaro e è andato alla finestra.

Carmaux e il negro frugavano la casa dalla cantina al solaio, per vedere se era possibile preparare una colazione e Wan Stiller si accomodava presso i due prigionieri onde impedire qualsiasi tentativo di fuga. Il Corsaro si è seduto a tavola quando hanno sentito bussare nuovamente alla porta.

– Chi può essere? – ha chiesto Carmaux. – Un altro cliente?

– Va a vedere, – ha detto il Corsaro.

Il marinaio non ha aspettato a lungo. Si è avvicinato alla finestra senza però alzare la persiana, e ha visto un uomo anziano davanti alla porta. L'uomo sembrava un servo od un usciere di tribunale.

– Diavolo! – ha mormorato. – Questo uomo cerca il giovanotto. La sposa, padrini e gli ospiti saranno preoccupati. Uhm!.. La situazione diventa difficile!..

Il servo continuava a bussare alla porta. Il rumore attirava l'attenzione dei vicini.

Bisognava assolutamente aprire la porta ed impadronirsi il servo prima che i vicini chiamassero i soldati.

Carmaux ed il negro sono scesi velocemente e hanno aperto la porta. Il servo era legato, imbavagliato, quindi portato nella camera superiore a tenere compagnia al[32] disgraziato padroncino ed al non meno sfortunato notaio.

Un duello fra gentiluomini

Tutti erano preoccupati per la brutta situazione causata dal giovane e dal suo matrimonio. La sua sparizione misteriosa e quella del servo avrebbero spaventato i parenti e si aspettavano presto delle nuove visite di amici, servi o forse soldati e giudici.

Il Corsaro e i suoi uomini avevano pensato a vari piani, ma nessuno sembrava buono. Fuggire era impossibile per il momento. Bisognava aspettare la notte, ma forse i parenti del giovane non li avrebbero lasciati tranquilli. I tre filibustieri stavano cercando un piano per uscire da quella situazione pericolosa, quando qualcuno ha bussato alla porta. Questa volta non era un servo, ma un gentiluomo castigliano con spada e pugnale, forse un parente del giovane. Il castigliano, vedendo che nessuno apriva, ha iniziato a bussare più forte. Sembrava impaziente e probabilmente pericoloso.

– Vai, Carmaux, – ha detto il Corsaro.

– Temo che sarà difficile catturarlo, comandante. Sembrava forte, opporrà una resistenza disperata.

– Io ti aiuterò e sai che sono forte.

Il Corsaro ha preso una spada, ha controllato la lama e se l'era appesa al fianco, dicendo:

– Acciaio di Toledo: sarà utile contro il castigliano.

Carmaux e il negro hanno aperto la porta e il gentiluomo è entrato con un'espressione arrabbiata e la mano sulla spada, dicendo con voce collerica:

– Ci vuole un cannone per farsi aprire?

Il nuovo venuto era un bell'uomo sulla quarantina, alto di statura, robusto, dal tipo maschio ed altero[33], con due occhi nerissimi ed una folta barba pure nera, che gli dava un aspetto marziale. Indossava un elegante costume spagnolo di seta nera e calzava alti stivali di pelle gialla.

– Perdonate signore, se abbiamo tardato, – ha risposto Carmaux, inchinandosi grottescamente dinanzi a lui, – ma eravamo occupati.

– A fare che cosa? – ha chiesto il castigliano.

– A curare il signor notaio.

– È ammalato forse?

– È stato preso da una potentissima febbre, signore.

– Chiamatemi conte, furfante.

– Scusatemi signor conte; io non avevo l'onore di conoscervi.

– Andatevene al diavolo!.. Dov'è mio nipote?.. Sono due ore che è venuto qui.

– Noi non abbiamo veduto nessuno.

– Tu vuoi burlarti di me!.. Dov'è il notaio?..

– È a letto, signore.

– Conducimi subito da lui.

Carmaux che voleva attirarlo in fondo al corridoio prima di fare segno al negro di mettere in opera[34] la sua forza muscolare, si è messo davanti al castigliano e, quando è arrivato alla scala, si è girato, dicendo:

– A te, compare!

Il negro si è avvicinato velocemente al castigliano. Il castigliano era in guardia e molto agile. Ha saltato i primi tre gradini[35] e ha spinto forte Carmaux. Poi ha tirato fuori la spada e ha gridato:

– Ah! Truffatori! Cosa significa questo attacco? Ora vi taglierò le orecchie!

– Se volete sapere che cosa significa questo attacco, ve lo dirò io, signore, – ha detto una voce.

Il Corsaro Nero è apparso sul pianerottolo con la spada in mano e ha iniziato a scendere le scale. Il castigliano si è girato senza perdere di vista[36] Carmaux e il negro, che si sono ritirati in fondo al corridoio e si sono messi di guardia alla porta. Carmaux aveva una lunga navaja e il negro aveva un pezzo di legno.

– Chi siete, signore? – ha chiesto il castigliano senza paura. – Dalle vostre vesti sembrate un gentiluomo, ma l'abito non fa il monaco[37]. Forse siete un bandito.

– Questa parola potrebbe costarvi cara, – ha risposto il Corsaro.

– Vedremo più tardi.

– Siete coraggioso, signore. Vi consiglio di deporre la spada e arrendervi.

– A chi?

– A me.

– Ad un bandito che tende un agguato[38] per uccidere le persone?

– No, al cavaliere Emilio di Roccanera, signore di Ventimiglia.

– Ah! Voi siete un gentiluomo! Perché il signore di Ventimiglia cerca di farmi uccidere dai suoi servi?

– Nessuno voleva uccidervi. Si voleva solo disarmarvi e tenervi prigioniero per qualche giorno.

– E perché?

– Per impedirvi di avvisare l'autorità di Maracaibo che mi trovo qui, – ha risposto il Corsaro.

– Forse il signore di Ventimiglia ha problemi con l'autorità di Maracaibo?

– Non sono amato da loro, soprattutto da Wan Guld. Sarebbe felice di catturarmi, come io sarei felice di catturarlo.

– Non vi capisco, signore, – ha detto il castigliano.

– Questo non vi interessa. Volete arrendervi?

– Oh! Lo pensate veramente? Un uomo con la spada cedere senza difendersi?

– Allora dovrò uccidervi. Non posso permettervi di andarvene. Io e i miei compagni saremmo in pericolo.

– Ma chi siete voi infine?

– Avreste dovuto capirlo: noi siamo filibustieri della Tortue. Difendetevi, ora vi ucciderò.

– Lo credo, affrontando tre avversari.

– Non preoccupatevi di loro, – ha detto il Corsaro, indicando Carmaux e il negro. – Quando combatto, loro non si intromettono.

– In tal caso, vi combatterò e spero di vincere. Non conoscete ancora la forza del conte di Lerma.

– Come voi non conoscete quello del signore di Ventimiglia. Conte, difendetevi!..

– Una parola se me lo permettete. Cosa avete fatto di mio nipote e del suo servo?

– Sono prigionieri con il notaio, ma non preoccupatevi per loro. Domani saranno liberi e vostro nipote potrà sposare la sua bella.

– Grazie, cavaliere.

Il Corsaro Nero si è inchinato leggermente, poi è sceso rapidamente le scale e ha attaccato il castigliano con tanta forza che lui ha dovuto indietreggiare di due passi.

Per alcuni istanti nel corridoio stretto si sentiva solo il rumore delle spade. Carmaux e il negro, appoggiati alla porta, guardavano il duello senza parlare, seguendo con gli occhi i movimenti rapidi delle lame. Il castigliano combatteva bene, parava con calma e colpiva con precisione, ma presto ha capito che ha un avversario molto forte.

Dopo i primi colpi, il Corsaro Nero era diventato calmo. Non attaccava spesso, difendeva solo, per stancare l'avversario e studiare il suo gioco. Fermo nelle sue gambe muscolose, con il corpo diritto e gli occhi attenti, sembrava giocare. All'improvviso, il Corsaro è avanzato. Con un colpo secco ha disarmato l'avversario facendogli cadere la spada. Il castigliano, senza arma, è diventato pallido e ha gridato. La punta della spada del Corsaro minacciava il suo petto, poi si è rialzata.

– Voi siete un valoroso, – ha detto, salutando l'avversario. – Voi non volevate cedere la vostra arma: ora io me la prendo, ma vi lascio la vita.

Il castigliano è rimasto immobile, sorpreso di essere ancora vivo. Ha fatto due passi in avanti e ha teso la mano[39] al Corsaro, dicendo:

– I miei compatrioti dicono che i filibustieri sono uomini senza fede, solo ladri di mare; io ora posso dire che fra loro ci sono anche dei valorosi. Signor cavaliere, ecco la mia mano: grazie!

Il Corsaro gliel'ha stretta cordialmente[40], poi raccogliendo la spada caduta e porgendola al conte ha risposto:

– Conservate la vostra arma, signore; mi basta che voi promettiate di non usarla contro di noi fino a domani.

– Ve lo prometto, cavaliere, sul mio onore.

– Ora lasciatevi legare senza resistenza. Mi dispiace fare questo, ma è necessario.

– Fate quello che credete.

Ad un cenno del Corsaro, Carmaux si è avvicinato al castigliano e gli ha legato le mani, poi l'ha affidato al negro, che l'ha condotto nella stanza superiore con il nipote, il servo e il notaio.

‹…›

Alla fine della viuzza è apparso un gruppo di soldati con un tenente e molti curiosi. Erano due dozzine di soldati con fucili, spade e altri armi. Con il tenente c'era un vecchio signore con la barba bianca e una spada; forse un parente del conte.

Il gruppo si è avvicinato alla casa e si è fermato a dieci passi. I soldati hanno preparato i fucili. Il tenente ha osservato le finestre, ha scambiato alcune parole con il vecchio e poi ha bussato alla porta gridando:

– In nome del Governatore, aprite!

– Siete pronti, miei prodi? – ha chiesto il Corsaro.

– Siamo pronti, signore, – hanno risposto Carmaux, Wan Stiller e il negro.

– Voi resterete con me. E tu, mio amico africano, vai su e guarda se c'è una finestra sul tetto da dove possiamo scappare.

Detto questo, ha aperto le persiane e, chinandosi sulla finestra, ha chiesto:

– Cosa volete, signore?..

Il tenente, vedendo quel uomo invece del notaio, è restato fermo e lo guardava con stupore.

– Chi siete? – ha chiesto dopo un momento. – Io cerco il notaio.

– Rispondo io per lui, non può muoversi ora.

– Allora aprite la porta: è un ordine del Governatore.

– E se non voglio?

– In tal caso, non rispondo delle conseguenze. Sono accadute cose strane in questa casa, e ho l'ordine di sapere cosa è avvenuto del Signor Pedro Conxevio, del suo servo e del suo zio, il conte di Lerma.

– Se volete saperlo, vi dico che sono tutti vivi e di buon umore.

– Fateli scendere.

– È impossibile, signore, – ha risposto il Corsaro.

– Vi ordino di obbedire o farò sfasciare la porta.

– Fatelo, ma vi avverto che dietro la porta c'è un barilotto di polvere e al primo tentativo di romperla, io accendo la miccia e faccio saltare la casa con il notaio, il signor Conxevio, il servo e il conte di Lerma. Ora provateci, se osate!..

Udendo quelle parole, i soldati e i curiosi si sono spaventati, alcuni di loro si sono allontanati. Anche il tenente ha fatto un passo indietro. Il Corsaro restava tranquillamente alla finestra, osservando gli archibugi dei soldati. Carmaux e Wan Stiller, dietro di lui, controllavano i vicini che si erano radunati sulle terrazze e sui balconi.

– Ma chi siete? – ha chiesto finalmente il tenente.

– Un uomo che non vuole essere disturbato da nessuno, nemmeno dagli ufficiali del governatore, – ha risposto il Corsaro.

– Ditemi il vostro nome.

– No.

– Vi costringerò.

– E io farò saltare la casa.

– Ma voi siete pazzo.

– Quanto lo siete voi.

– Ah! Insultate?

– No, signor mio, rispondo.

– Basta!.. Lo scherzo è durato troppo.

– Lo volete? Ehi, Carmaux… Vai a mettere il fuoco al barilotto di polvere!..

Una fuga prodigiosa

Quando hanno sentito l'ordine, un urlo di paura è uscito non solo dalla folla, ma anche dai soldati. Soprattutto i vicini, e con ragione, perché saltando la casa del notaio sarebbero crollate anche le loro. Solo il tenente è rimasto coraggiosamente al suo posto.

– No!.. Fermatevi, signore!.. – ha gridato. – Siete pazzo?

– Volete qualcosa? – gli ha chiesto il Corsaro, con la sua solita voce calma.

– Vi dico di non fare quello che avete detto.

– Volentieri, se mi lasciate in pace.

– Liberate il conte di Lerma e gli altri e vi prometto di non darvi fastidio[41].

– Lo farei volentieri, se prima accettaste le mie condizioni.

– Quali sarebbero?

– Di far ritirare le truppe, prima di tutto.

– E poi?

– Di farmi avere, a me e ai miei compagni, un permesso firmato dal Governatore, per poter lasciare la città senza essere fermati dai soldati.

– Ma chi siete voi, per avere bisogno di un permesso?.. – ha chiesto il tenente, sempre più stupito e sospettoso.

– Un gentiluomo straniero, – ha risposto il Corsaro, con orgoglio.

– Allora non vi serve nessun permesso per lasciare la città.

– Al contrario.

– Ma allora voi avete qualche delitto sulla coscienza. Ditemi il vostro nome, signore.

In quel momento, un uomo con una benda insanguinata sulla testa e che camminava con difficoltà è arrivato dal tenente.

Carmaux, che seguiva sempre il Corsaro, guardando i soldati, l'ha visto e ha gridato:

– Lampi!..

– Che succede, amico mio? – ha chiesto il Corsaro, voltandosi velocemente.

– Ci stanno per tradire, comandante. Quell'uomo è uno dei baschi che ci hanno attaccato con i coltelli.

– Ah!.. – ha fatto il Corsaro, alzando le spalle.

Il basco, che era proprio uno di quelli che avevano assistito al duello nella taverna e poi avevano attaccato i filibustieri con i loro coltelli enormi, si è rivolto al tenente, dicendo:

– Volete sapere chi è quel gentiluomo dal feltro nero, vero?

– Sì, – ha risposto il tenente. – Lo conosci?

– Certo!.. È stato uno dei suoi uomini a ridurmi così. Signor tenente, è uno dei filibustieri!..

Un urlo, ma questa volta non più di paura, ma di rabbia, è scoppiato da tutte le parti, seguito da uno sparo e da un grido di dolore. Carmaux, con un segno del Corsaro, ha alzato rapidamente il moschetto e con una palla ben mirata ha colpito il basco.

– Uccidete quei criminali!..

– No, prendeteli e appiccateli in piazza.

– Bruciateli vivi!..

– A morte!.. A morte!..

Il tenente ha fatto abbassare rapidamente i fucili e, spingendosi sotto la finestra, ha detto al Corsaro, che non si era mosso dal suo posto:

– Mio signore, la commedia è finita: arrendetevi!

Il Corsaro ha risposto alzando le spalle.

– Mi avete capito? – ha gridato il tenente, rosso di rabbia.

– Perfetto, signore.

– Arrendetevi o farò abbattere la porta.

– Fatelo, – ha detto il Corsaro con calma. – Vi avverto che il barile di polvere è pronto e farò esplodere la casa con i prigionieri.

– Ma esploderete anche voi!

– Bah!.. Morire tra le rovine[42] è meglio della morte che mi farete subire dopo la mia resa.

– Vi prometto di non uccidervi.

– Non credo alle vostre promesse. Sono le sei di pomeriggio e non ho ancora fatto colazione. Mentre decidete cosa fare, andrò a mangiare con il conte di Lerma e suo nipote. Faremo un brindisi alla sua salute, se la casa non esplode prima.

Detto questo, il Corsaro l'ha salutato e è rientrato, lasciando il tenente, i soldati e la folla stupiti.

– Venite, miei amici, – ha detto il Corsaro a Carmaux e a Wan Stiller. – Penso che avremo il tempo di parlare.

– E quei soldati? – ha chiesto Carmaux, sorpreso dal coraggio del comandante.

– Lasciamoli gridare.

– Andiamo a fare la cena della morte, allora, mio capitano.

– Bah!.. La nostra ultima ora è più lontana di quello che credi, – ha risposto il Corsaro. – Aspetta e vedrai cosa farà quel barile di polvere.

È entrato nella stanza, ha tagliato le corde che legavano il conte di Lerma e il ragazzo e li ha invitati a sedersi a tavola, dicendo:

– Tenetemi compagnia, conte. Ma non tentate nulla contro di noi.

– Sarebbe impossibile, cavaliere, – ha risposto il conte sorridendo. – Mio nipote non ha armi e so quanto è pericolosa la vostra spada. E così, cosa fanno i miei compatrioti?.. Ho sentito un gran rumore.

– Per ora ci stanno assediando.

– Temo che abbatteranno la porta.

– Io credo il contrario, conte.

– Allora vi assediano e prima o poi vi costringeranno a arrendervi. Vi assicuro che mi dispiacerebbe di vedere un uomo così valoroso ed amabile come siete voi, nelle mani del Governatore. Quell'uomo non perdona ai filibustieri.

– Wan Guld non mi prenderà. Devo vivere per regolare un vecchio conto con quel fiammingo.

– Lo conoscete?

– L'ho conosciuto per mia sventura[43], – ha detto il Corsaro, con un sospiro. – È stato un uomo fatale per la mia famiglia e se sono diventato filibustiere lo devo a lui. Ma non parliamo più di questo. Ogni volta che penso a lui, mi sento pieno di odio e triste come a un funerale. Bevete, conte. Carmaux, cosa fanno gli spagnoli?

– Stanno parlando tra di loro, comandante, – ha risposto il filibustiere che tornava dalla finestra. – Sembra che non sappiano decidersi ad attaccarci.

– Lo faranno più tardi, ma forse noi allora non saremo più qui. Il negro è ancora di guardia?

– È sul tetto.

– Wan Stiller, porta da bere a quell'uomo.

Detto questo, il Corsaro è sembrato pensare profondamente, mentre continuava a mangiare. Era diventato più triste che mai, e preoccupato, tanto da non sentire nemmeno più le parole del conte.

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