CAPITOLO QUATTORDICESIMO

Vorneen aveva cominciato a chiedersi con meraviglia come fosse successo, e quando. Si era innamorato di Kathryn Mason, non potevano esserci più dubbi. Ciò che provava per lei era un sentimento forte come quello che nutriva nei confronti di Mirtin e Glair e, dal momento che li amava, doveva amare anche lei. Ma era possibile? Aveva senso? Come era iniziato?

Aveva desiderato avere una relazione sessuale con lei fin dall’inizio, naturalmente. Ma non era la stessa cosa che esserne innamorato.

Vorneen era per natura un seduttore. Quello era il suo ruolo nel gruppo sessuale: era il predatore, l’aggressore che dava inizio agli accoppiamenti. Mirtin non avrebbe mai assunto un ruolo attivo, mentre Glair stimolava l’attività sessuale soltanto sotto le spoglie tutte femminili della consolatrice, della adulatrice, della purificatrice. Vorneen ricercava la passione per la passione. Ciò era accettabile, ed anche necessario per la continuità del gruppo. All’interno del gruppo lui si eccitava, si galvanizzava. Se a volte riteneva necessario allontanarsi dal gruppo, né Mirtin né Glair protestavano. Perché avrebbero dovuto farlo?

Naturalmente, tutto ciò aveva a che fare con le abitudini Dirnane, e con il tipo di attività sessuale Dirnano in particolare. Vorneen non aveva mai preso in considerazione l’idea di estendere il suo raggio di seduzione ad una femmina terrestre. Come tutti gli osservatori, presumeva che non ci sarebbe mai stata alcuna occasione per lui di entrare in contatto con un terrestre, e di certo non si era mai visto alle prese con circostanze così particolari come quelle venutesi ora a creare con Kathryn Mason. Né gli aveva mai sfiorato il cervello l’idea di poter provare desiderio fisico per una donna della Terra.

Però aveva addosso un corpo terrestre. Dal punto di vista anatomico era perfetto, almeno dall’esterno. I suoi stimoli interni erano puramente Dirnani, o almeno così credeva; il suo corpo poteva ingerire il cibo terrestre, però se avesse mangiato qualcosa che piaceva ai terrestri ma faceva male ai Dirnani, sarebbe stato male. Aveva anche dato per scontato che la natura sessuale dominante del suo corpo esteriore sarebbe rimasta esclusivamente Dirnana. Aveva continuato a provare desiderio per Mirtin e Glair, anche se erano nascosti dietro la carne sintetica dei corpi terrestri. Quando avevano fatto l’amore a bordo della nave, l’avevano fatto alla maniera Dirnana, senza fare uso degli organi sessuali esterni dei terrestri. Perché mai, dunque, avrebbe dovuto aspettarsi che quel suo fittizio involucro esterno provasse un autentico desiderio per una femmina terrestre?

Forse erano solo le sue pulsioni interne, le pulsioni di lui, Vorneen, che premevano per trovare una via d’uscita in un contesto differente?

Doveva essere così, si disse all’inizio. Come seduttore, era portato a sedurre, ed i suoi stimoli erano in relazione con il contesto appropriato. Non avendo alcun Dirnano a portata di mano, si sarebbe dovuto accontentare di quella femmina terrestre.

Poi c’era quel senso di sfida. Sarebbe stato capace di sedurla come aveva fatto con tanti suoi simili? Il suo corpo attuale avrebbe funzionato correttamente? Che risultati ne avrebbe ottenuto? Le avrebbe procurato piacere? E ne avrebbe provato lui stesso?

Un gioco, dunque. Nessun contenuto emotivo. La seduzione per amore della seduzione, la caccia soltanto per scoprire certi aspetti della sua attuale condizione.

Quello non era amore, e Vorneen lo sapeva benissimo. Quello era un semplice passatempo.

Da dove proveniva, allora, quell’elemento indesiderato, inatteso ed imbarazzante di partecipazione emotiva?

Tutto era cominciato durante la seconda settimana di permanenza in casa della donna. Era in grado di ricostruire lo svolgersi di quel processo, ma non la sequenza emotiva. Sapeva che cosa aveva fatto, ma non come, o perché. Soprattutto non sapeva perché.

Dal giorno della visita di Kathryn all’ufficio del Culto del Contatto, Vorneen aveva capito che la donna era al corrente della sua origine extraterrestre. Naturalmente doveva averlo sospettato appena aveva cominciato a prendersi cura di lui; era una donna intelligente, ed il corpo di Vorneen era solo un’imitazione approssimativa di quello di un terrestre, sotto la superficie. Sarebbe bastata la sola evidenza metabolica — temperatura del corpo, mancanza di qualsiasi stimolo all’eliminazione dei rifiuti organici — per farle capire che era un alieno. Ma fino a quel giorno Kathryn non aveva mai dato alcun segno visibile di questa consapevolezza, anche se aveva colto lo sguardo negli occhi di lei quando aveva gettato sul letto quel mucchio di pubblicazioni del Culto del Contatto. Aveva letto tra le parole quando gli aveva raccontato della sua visita al quartier generale dell’organizzazione. Era come se gli avesse detto a chiari termini: — Quella società è solo un imbroglio, ma io so com’è fatto un vero alieno, perché ne ho accolto uno proprio in casa mia! — Dunque non valeva più fingere. Lei non aveva mai mostrato di volersi approfittare di ciò che sapeva, non aveva mai detto una parola, né rivolto una domanda sulla sua origine; ma sapeva, e Vorneen sapeva che lei sapeva, e così si era creata fra loro una specie di barriera che li aveva separati.

Kathryn si era tenuta sulle sue. Continuava a dormire nell’altra stanza, e quando lo lavava o gli fasciava la gamba fratturata, era evidente che la vista del suo corpo nudo la infastidiva. Vorneen aveva fatto una corretta diagnosi del problema sessuale della donna, seppure a livello puramente intuitivo, e non certo in riferimento a qualche schema di comportamento comune ai Dirnani. Lei lo desiderava, e nello stesso tempo aveva paura di lui… aveva paura dello stesso desiderio che provava per lui. E così si era allontanata.

La prima volta, quando le aveva proposto di dormire nel letto insieme a lui, Vorneen era sconvolto per il dolore, ancora malconcio ed ammaccato dall’impatto dell’atterraggio, ancora scosso e stordito per la morte quasi certa di Glair e per quella probabile di Mirtin. Aveva bisogno di calore. Aveva bisogno di vicinanza. Be’, lei si era rifiutata di accettare la sua proposta, ma gli aveva tenuto la mano, e questo era già abbastanza.

Dopo di ciò, lui aveva cominciato a desiderare molto di più. La voleva abbastanza vicina da poter esercitare su di lei le sue arti di seduzione. Ma Kathryn, naturalmente, non era stata al suo gioco.

Gli sarebbe piaciuto saperne di più, sulle abitudini locali terrestri. Aveva studiato i tabù tribali della Terra, nel corso delle sue sessioni di indottrinamento, e nei dieci anni trascorsi ad osservare quella gente dal cielo, si era formato un’opinione più chiara in proposito. Ma c’erano dei vuoti, nella sua conoscenza, e adesso cominciavano a rivelarsi come dei vuoti piuttosto gravi.

Il compagno di Kathryn era morto. Suo marito. Essi avevano solo un compagno per volta, sempre del sesso opposto, nel gruppo sessuale socialmente accettato sulla Terra. Lei era una «vedova». Alle vedove era forse richiesto da qualche usanza di rimanere caste per un certo periodo di lutto? Se era così, per quanto tempo? Suo marito era morto da un anno.

In casa c’era una bambina. Il rapporto sessuale era proibito, entro una certa distanza da un bambino? Era necessario mandar via il bambino, o andarsene in qualche luogo opportuno dove poter compiere l’atto?

E quanto ai riti religiosi? Precedevano invariabilmente qualsiasi rapporto fisico?

Vorneen non conosceva le risposte. Personalmente sospettava che Kathryn fosse libera di concedersi a lui ogni volta che l’avesse voluto, e che fosse dunque lei a non volerlo fare.

Di certo era riservata. Il suo atteggiamento nei confronti della sua nudità era complesso, poiché Vorneen era venuto a sapere che lei una volta aveva fatto parte di una casta sociale — quella delle infermiere — in cui alle giovani donne era consentito di guardare e maneggiare i maschi sofferenti senza alcuna inibizione. Perciò le reazioni non troppo nascoste mostrate al contatto con il corpo di Vorneen dovevano derivare da qualche conflitto di desideri dentro il suo animo, e non da qualche violazione di tabù tribali.

Kathryn gli teneva accuratamente nascosto il suo corpo. Nei molti giorni trascorsi in quella casa, Vorneen aveva visto nuda Kathryn solo una volta, e per puro caso. Era successo una sera dopo cena. Vorneen stava leggendo, e la bambina dormiva. Kathryn era in bagno. All’improvviso la bambina si era svegliata da qualche sogno spaventoso ed aveva cominciato a strillare. Vorneen, immobilizzato nel letto, non poteva fare nulla. Ma Kathryn aveva lasciato aperta la porta del bagno proprio in previsione di un’eventualità del genere. Vorneen la vide precipitarsi nel corridoio, nuda e sgocciolante d’acqua, ed offrirsi per un attimo ai suoi occhi, proprio davanti alla porta aperta della camera da letto, mentre correva verso la stanza della figlia. Dopo aver consolato Jill, tornò in bagno con la stessa velocità. Ma lui l’aveva vista. Il suo corpo era completamente differente da quello che Glair aveva scelto per sé. Glair aveva fatto uno studio accurato delle preferenze sessuali del nord America, ed aveva progettato un corpo che potesse suscitare il massimo del richiamo erotico. Kathryn, dal momento che doveva fare i conti con la sua eredità genetica, non poteva reggere il confronto con l’opulenza di Glair. Era più alta, con gambe lunghe e snelle, natiche piatte, seni piccoli. Il suo corpo sembrava costruito per correre e per sprizzare energia, più che per offrire dolcezza e morbidezza.

Vorneen non aveva nulla da obbiettare. I criteri in base ai quali Glair aveva disegnato il suo corpo non corrispondevano ai suoi criteri di bellezza femminile; i terrestri erano così estranei, come forma, che lui non aveva criteri di sorta in proposito. Per lui Kathryn era bellissima come Glair. Forse più, poiché Kathryn era autentica, e Glair soltanto una replica, sia pure ben riuscita.

Desiderava che Kathryn fosse meno pudica per quanto riguardava il suo corpo.

Desiderava che lei si infilasse nel letto, una notte, splendidamente nuda, e si concedesse a lui.

Successe, come era naturale. Ma successe in modo del tutto imprevisto e senza che lui dovesse ricorrere ad alcuno degli espedienti del suo repertorio.

La sua gamba rotta stava guarendo rapidamente, e lui capì che era venuto il momento di saggiarne la resistenza. Aveva oziato abbastanza a letto. Dal momento che il comunicatore della sua tuta si era fracassato nell’impatto, doveva alzarsi e muoversi se voleva sperare di essere rintracciato da una squadra di soccorso, e gli sembrava che la sua gamba fosse già abbastanza resistente da sopportare il peso del suo corpo. Una notte, dopo che Kathryn era andata a dormire, allontanò da sé le coperte e fece penzolare tutte e due le gambe dal bordo del letto.

Fu colto da un momento di vertigine. Era la prima volta che cercava di mettersi in posizione seduta sul letto. Annaspò e si afferrò per un attimo al materasso, aspettando che il suo corpo si riprendesse.

Poi, delicatamente, posò le piante dei piedi sul pavimento.

Vorneen rimase seduto, immobile, e rifletté. Si immaginò la gamba (rotta) che cadeva e si spezzava nel momento in cui esercitava pressione su di essa. Il suo corpo esteriore poteva anche essere artificiale, ma era collegato per via neurale con quello interno Dirnano; e, come aveva già avuto l’opportunità di scoprire, provava un dolore autentico quando il suo irreale involucro subiva qualche lesione. Forse sarebbe stato meglio attendere ancora un paio di giorni?

No.

Spostò in avanti il baricentro, sostenendosi al comodino accanto al letto, e si mise in piedi. Piano, piano, piano… Come andava la gamba? Lo sosteneva? Sì!

Un attimo dopo, un attacco di vertigini lo colpì con la violenza di una bufera invernale.

Il suo corpo sembrò spaccarsi in due, ciascun arto staccarsi dal nucleo. Vorneen gridò e fece di scatto un passo in avanti sulla gamba buona, poi un altro esitante su quella ferita, ed infine concluse la sua manovra rimanendo in piedi in mezzo alla stanza, scosso dai brividi ed aggrappato allo schienale di una sedia che gli era capitata a portata di mano. Pensò che il pavimento si sarebbe spalancato e lo avrebbe inghiottito. Era talmente stordito da non vedere più nulla. Spostò tutto il suo peso sulla gamba sana, al punto da suscitare fiere proteste da parte del suo sistema nervoso centrale, costretto a sostenere un corpo debilitato da una lunga inattività. La sua gamba infortunata era nuovamente sana, ma lui non aveva tenuto conto della debolezza dei muscoli, e del suo sistema nervoso scombussolato, dopo tanti giorni di immobilità a letto. Momentaneamente disorientato, non ebbe nemmeno la presenza di spirito di disinserire i gangli.

— Che cosa sta facendo?

Kathryn era in piedi sulla soglia. Indossava una camicia da notte leggerissima che le arrivava alle cosce e non nascondeva nulla del suo corpo. Aveva un’espressione di rimprovero sul volto. Vorneen dovette lottare per mettere a fuoco la mente.

— La mia gamba… la stavo provando…

La donna si precipitò verso Vorneen, che se ne stava immobile in mezzo alla stanza, a poco più di due metri di distanza dal letto, incapace di andare avanti e di andare indietro, mentre le forze pian piano lo abbandonavano, anche quelle poche che gli occorrevano per rimanere in piedi. Kathryn lo circondò con le braccia e lo sostenne. Un’ondata di sollievo attraversò tutto il suo sistema nervoso. Lei lo afferrò con decisione, e nello stesso momento Vorneen perse la presa sulla sedia e cominciò a cadere. In qualche modo Kathryn resistette a quella pressione improvvisa e riuscì a sorreggerlo quel tanto che bastava a percorrere incespicando i tre passi che li separavano dal letto, e crollarvi sopra insieme a lui.

Insieme.

Vorneen era nudo, e lei indossava solo un indumento praticamente inesistente. Atterrarono in un mucchio confuso, ridendo ed ansimando, Kathryn sopra di lui. Più per caso che per altro le loro labbra si toccarono ed all’improvviso, come se lui avesse aperto qualche condotto sensorio ad azione immediata tra i loro corpi, Vorneen sentì il fuoco avvampare dentro di lei e seppe che ormai era sua.

Come si faceva a fare l’amore con una femmina terrestre? Dove si trovavano le zone erogene?

Vorneen chiamò a raccolta freneticamente tutto ciò che ricordava del suo insegnamento teorico.

Ma fu inutile; veterano di mille battaglie amorose qual’era, fu però travolto e sconcertato da quell’inatteso incontro. Le sue mani si tesero verso di lei. Ma dove? Gomiti, seni, spalle, ginocchia, natiche? Scoprì che non aveva importanza. Kathryn si era ridestata. Si sfilò la camicia da notte. Aveva la pelle calda come il fuoco. Il suo corpo rispose, il che bastò a risolvere il problema che lo aveva angosciato.

Kathryn lo ricoprì con il suo calore.

Vorneen conosceva l’anatomia, ma non i metodi per consumare l’atto sessuale. Apprese in fretta. Un’altra cosa che non sapeva riguardava la crescente intensità del piacere: quando avrebbe dovuto fermarsi? Apprese anche quello, allorché Kathryn gridò la sua estasi, ed i suoi riflessi provvidero alla risposta finale.

Alla fine lei gli si accasciò sopra, sudata, e gli baciò la pelle gelida.

Poi Kathryn si fece indietro e lo rimproverò per essersi alzato dal letto. — Avresti potuto ferirti! Che ti è saltato in testa?

— Volevo mettere alla prova la mia gamba.

— Non avresti dovuto camminare ancora per qualche settimana.

— Non ne sono sicuro. L’osso si è saldato. Ho avuto dei problemi perché sono stato colto dalie vertigini.

— È guarito così presto?

— Proprio così.

— Ma è impossibile! Non avrebbe potuto… nessun osso fratturato può…

— Nessun osso umano.

— Ma tu non sei…

— No.

— Dillo.

— Io non sono umano, Kathryn.

— Sì. Volevo sentirtelo dire.

— E se io non avessi lasciato il letto, tu non saresti venuta a sorreggermi, e noi non avremmo…

— No.

— Sono contento, Kathryn. Non ho nessun rimpianto.

— Neanch’io. — Il tono era di sfida. — Solo che… ho paura, Vorneen.

— Di che cosa?

— Non lo so. — Gli prese la mano e se la pose su! seno. — Ciò che noi abbiamo fatto… quello che sei… se non sei umano, come puoi fare l’amore?

— Coloro che hanno costruito il mio corpo sapevano quello che facevano, immagino.

— Che hanno costruito il tuo corpo?

— Il mio corpo esteriore. Il mio camuffamento. Dentro è diverso.

— Vorneen, non capisco. Dimmi…

— Più tardi. Abbiamo un sacco di tempo per parlare. Non adesso.

— Mi sento così strana, Vorneen. Come se avessi attraversato un fiume e mi ritrovassi in un paese straniero, un posto in cui non sono mai stata… io non so dov’è, né dove mi trovo.

— Ti piace dove ti trovi adesso, qualunque posto sia?

— Credo di sì — rispose lei.

— E allora perché preoccuparsi? La prossima volta ti porterai appresso la mappa della regione.

Lei rise, poi lo abbracciò.

— Hai ancora le vertigini? — gli chiese.

— Per un altro motivo, ora.

— E la gamba? Non l’hai danneggiata di nuovo mentre eri in piedi?

— No.

— Nemmeno mentre noi stavamo…

— No. Men che meno allora.

Vorneen la strinse a sé. Si sentiva molto più rilassato che in qualsiasi altro momento, dopo l’incidente a bordo della nave. E aveva avuto risposta alla maggior parte delle sue domande sul corpo che portava addosso. Rispondeva, poteva dare piacere. Funzionalmente era abbastanza terrestre da poter soddisfare le attuali necessità. La cosa gli sembrò notevole. E ancora più notevole gli parve la veemenza di Kathryn, quando finalmente consentiva alle sue emozioni di liberarsi.

Dormirono poco, quella notte, e Vorneen imparò una quantità di cose sulle tecniche erotiche nord-americane. Verso il mattino udì Kathryn mormorare con voce assonnata: — Ti amo, Vor, ti amo, ti amo!

Be’, anche quello poteva far parte del rituale, si disse. E si domandò se avrebbe dovuto rispondere sullo stesso tono, ma poi decise di no. Come essere di un altro mondo, non gli veniva richiesto di seguire i rituali indigeni, e se l’avesse fatto avrebbe anche potuto apparire falso. Il seduttore di successo — l’aveva imparato in gioventù — è sempre sincero… quando la sincerità è apprezzata.

Dopo di ciò, Kathryn dormì insieme a lui ogni notte, e furono davvero notti movimentate. Di giorno lei lo aiutava a rieducare la gamba. Gli procurò un bastone per appoggiarsi, benché lui preferisse sostenersi al suo braccio; Vorneen riuscì a superare le vertigini, irrobustì i suoi muscoli, e cominciò a muoversi con una certa disinvoltura. La gamba zoppicava ancora, ma la cosa si sarebbe risolta da sola. Kathryn gli diede un vestito da indossare, evidentemente per salvare la decenza davanti alla bambina. La stessa Kathryn non sembrava più oppressa da tabù di sorta. Vorneen la vide divenire più felice e raggiante giorno dopo giorno, notte dopo notte.

Lei parlava molto dell’amore che provava nei suoi confronti; parlava molto poco, invece, del luogo d’origine di Vorneen e degli scopi della sua presenza sulla Terra.

Vorneen accettò distrattamente quelle parole d’amore, ritenendole parte del gioco ma poi, a un certo punto, si accorse di aver attraversato a sua volta il ponte senza accorgersene, e capì che quello che per lui era stato un semplice passatempo si era trasformato in un’unione emotiva. Lo scoprì quando gli venne in mente che da un momento all’altro poteva far ritorno tra la sua gente. Un pensiero stupendo… finché non si rese conto, con una inattesa fitta di dolore, che ciò significava separarsi da Kathryn. Non voleva separarsi da lei. Desiderava con tutte le sue forze rimanere insieme a lei. Considerava con sgomento l’idea del distacco. Il che significava che si era innamorato di lei.

Come era successo?

Era una cosa impensabile. Lui era biologicamente differente da Kathryn. Era andato a letto con lei soltanto per sapere se era una cosa possibile. Quelle spinte e quei mugolii… come avevano potuto creare un legame emotivo fra un Dirnano ed una terrestre? La sola idea era incredibilmente stupefacente. Vorneen sapeva che alcuni Dirnani avrebbero considerato perversa una relazione come quella, mentre altri gli avrebbero bruciato il cervello all’istante. Ma, di fronte agli eventi, si sentiva impotente. Non aveva mai preso in considerazione un’ipotesi del genere.

Innamorato? Di una terrestre?

Gli accordi non proibivano in maniera esplicita i rapporti sessuali fra gli osservatori e gli osservati, poiché coloro che li avevano stilati non avevano ritenuto effettivamente possibile che una relazione simile potesse verificarsi. Vorneen trasse ben poco conforto dall’idea che quanto aveva fatto non era tecnicamente illegale. Sospettava che di lì a poco avrebbe dovuto lasciare la Terra. E allora che cosa sarebbe stato di Kathryn? E di lui?

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