Ragni dalle zampe nere, dai rossi cuori infernali.
— Gesù! — udii esclamare. Mi voltai, e scorsi la faccia di Sid: sporgeva dal paravento di fumo, come un bassorilievo colorato e appeso a una parete grigia, ed ebbi l’impressione che avesse inavvertitamente sbirciato, dalla fessura di un arazzo, nella stanza da bagno della regina Elisabetta.
Comunque, non ebbe il tempo di analizzare le proprie emozioni, neppure se avesse voluto farlo: un braccio cerchiato di rame penetrò nel paravento e lo colpì alle costole; era Kaby, che portava Lili, tenendola per il collo. Dietro di loro venivano Erich, Marcus e Illy. Scorsero la luce azzurra del Mantenitore e s’immobilizzarono stupefatti alla vista del loro lungamente perduto. Erich mi rivolse un’occhiata che pareva dirmi: “Ah, sei stata tu; ma la cosa non ha importanza”. Poi si chinò, lo prese, se lo cacciò saldamente sotto il braccio sinistro, nell’incavo formato da dita, braccio e fianco, e tese la mano destra verso l’interruttore dell’Introversione con la stessa aria soddisfatta con cui l’avrebbe tesa verso una bottiglia di whisky.
La luce azzurra si spense, e i Venti del Cambio mi colpirono come il primo sorso di una bevanda robusta che avesse tardato molto, moltissimo tempo ad arrivare, o come una squillante nota di cornetta scaturita dal nulla.
I Passati Cambiati soffiarono attraverso di me, e i dubbi scivolarono via, sibilando; la realtà, che prima era rigida come una lastra di ghiaccio, si ammorbidi e perse i suoi doveri, le sue necessità impellenti, e i piccoli ricordi svanirono lontano, ridotti a brandelli, e se ne andarono ondeggiando come foglie d’autunno, senza lasciarsi alle spalle neppure il proprio fantasma, e tutti i più pazzi atteggiamenti mentali si riversarono in me come al calar del sole la folla festante, la sera del Martedì Grasso, nelle vie cittadine, e qualcosa dentro di me ebbe il coraggio di affermare che non aveva importanza che la morte di Greta Forzane cavalcasse su quei Venti: erano così piacevoli…
E posso garantirvi che anche gli altri venivano colpiti nello stesso modo. Perfino Lili, muta e tartassata, pareva dire: “Mi costringete a bere questa robaccia, e io vi odio, ma la amo”. Credo che ciascuno di noi avesse temuto che neppure il ritrovamento del Mantenitore e la restituzione dell’interruttore dell’Introversione alla sua posizione normale ci avrebbero permesso di rimetterci in contatto col cosmo e di riavere i Venti che tanto odiamo e amiamo.
La cosa che per prima ci colpì, mentre, immobili, riassaporavamo la nostra condizione, non fu tanto il pensiero della bomba — che però, entro pochi secondi, ci avrebbe nuovamente colpito — quanto la voce di Sid. Sid era ancora fermo in corrispondenza del paravento, ma adesso la sua faccia era rivolta dall’altra parte. Potevamo vedere soltanto la sua schiena; ma, naturalmente, il suo “Gesù” giunse alle nostre orecchie come se non ci fosse stato nessun paravento.
Dapprima non riuscii a capire con chi stesse parlando, ma giuro di non avere mai udito una tale nota di ossequiosa piaggeria nella sua voce, così forte eppure così piena di riverenza e di una nota sotterranea di… certo: terrore puro.
— Signore, mi colma di confusione il fatto che abbiate voluto in tal modo onorare il mio povero Locale — diceva Sid. — Il mio povero Locale, ho detto, e con ciò intendo dire che ho sempre cercato di dirigerlo fedelmente, in nome vostro, senza mai neppure lontanamente immaginare che vi sareste mai degnato… e pur sapendo che il vostro occhio vegliava certamente su di noi… sebbene io non sia altro che un povero bruscolo di polvere perso tra i soli… mi prosterno a voi. Vi prego, come posso servirvi, signore? Io non so neppure quale sia la forma più adatta per rivolgermi a voi, Signore… Re… Imperatore dei Ragni!
Mi sentii diventare piccolissima (ma non meno visibile, accidenti), e perfino coi Venti del Cambio che mi davano coraggio, pensai che questo, in verità, fosse veramente troppo, dopo tutto ciò che avevamo passato; esclamai in cuor mio: “Non vale!”.
E nello stesso tempo capii che ce lo dovevamo aspettare: i grandi capi dovevano avere messo su di noi i loro occhietti neri, lucidi e privi di palpebre, fin dal momento in cui ci eravamo Introvertiti, e dovevano essere pronti a saltarci addosso non appena fossimo ricomparsi. Cercai di raffigurarmi cosa ci poteva essere dall’altra parte dello schermo, e il frutto delle mie immaginazioni non mi piacque affatto.
Comunque, sebbene fossi impietrita dalla paura, faticai a non scoppiare a ridere come Pulcinella alla parata militare nel vedere l’espressione di coloro che erano con me nell’Ambulatorio.
I Soldati, voglio dire. S’irrigidirono come se avessero ingoiato il famoso manico di scopa; il loro viso assunse l’espressione delle grandi occasioni; si guardarono l’un l’altro e guardarono il pavimento senza muovere la testa, come se stessero valutando la distanza e marcassero mentalmente col gessetto i punti dove mettere i piedi. Il modo in cui Erich e Kaby tenevano i Mantenitori divenne marziale; il modo in cui lanciarono uno sguardo al Comunicatore e poi fecero gravemente cenno d’assenso col capo fu una cosa del tutto esoterica. Perfino Illy diede l’impressione di far parte della parata. E proprio allora, da dietro lo schermo, giunse quello che, in tali condizioni, mi parve il suono più orripilante che mai avessi udito: un remoto, agghiacciante lamento, apparentemente privo di parole, con una nota sotterranea che risultò estremamente allarmante (ma anche, mi parve, con qualcosa di familiare).
Forte, rapida, spaventata, si frappose la voce di Sid: — Oh, perdonatemi, Lord… non l’avevo pensato. Certo, la gravità… rimedierò subito. — Comparvero nel paravento di fumo, dalla nostra parte, un suo braccio e metà della faccia; schioccò le dita, senza guardarci, e prima che uno di noi potesse batter ciglio, Kaby gli mise in mano il Mantenitore Minore.
Sid si eclissò dietro lo schermo, e anche il lamento cessò, e io mi dissi che se era quello il modo con cui un Lord Ragno manifestava il proprio fastidio per la gravità troppo elevata, allora speravo che i grandi capi non si mettessero mai a intrattenere conversazione con me.
Erich storse le labbra e rivolse un cenno agli altri Soldati, e tutt’e quattro varcarono il paravento a passo marziale, come se si fossero esercitati per tutta la vita in previsione di quel momento. Mi venne il folle pensiero che forse Erich mi avrebbe sporto il braccio, ma lui mi passò davanti senza guardarmi, come se fossi stata… un’Intrattenitrice.
Allora provai anch’io un attimo di esitazione, ma mi dissi che dovevo vedere ciò che succedeva là fuori, anche a costo di venir mangiata dal lupo. Inoltre avevo l’impressione che se quelle cerimonie fossero andate molto per le lunghe, perfino Lord Ragno avrebbe finito per scoprire se era davvero immune a un’esplosione atomica in ambiente chiuso.
Attraversai il paravento insieme con Lili.
I Soldati erano fermi a pochi metri da noi. Mi osservai intorno, pronta ad affrontare coraggiosamente ciò che avrei visto, e a rivolgere l’inchino cerimoniale, o che altro fosse, che mi sarebbe stato richiesto.
Non mi riuscì affatto facile scorgere la bestia. E anche gli altri parevano incontrare difficoltà. Vidi che Doc ciondolava con un’aria ebete, accanto al divano di controllo, e che Bruce, Beau, Maud e Sevensee erano di nuovo in piedi, dietro di lui, e mi domandai se non fosse un mostro invisibile; un semplice trucchetto come l’invisibilità dovrebbe essere una bazzecola, per i nostri alti papaveri.
Poi guardai con attenzione alla mia sinistra dove stavano dirigendosi gli occhi di tutti, perfino quelli lucidi di Doc, verso la zona della Porta, ma laggiù non c’era alcun mostro: c’era soltanto Sid, che teneva in mano il Mantenitore Minore, e sorrideva come quando minaccia di farmi il solletico, ma in modo assai più crudele.
— Non una mossa, signori — esclamò (e gli brillavano gli occhi) — o v’inchioderò tutti a terra, quant’è vero Iddio. Sono deciso a veder saltare in aria questo Locale, piuttosto che lasciarmi nuovamente sottrarre questo strumento.
Il mio primo pensiero fu: “Accidenti, che attore straordinario è Sid! E non venitemi a dire che i suoi maestri di recitazione si fermano a Burbage: egli è la dimostrazione vivente di quanto Burbage fosse eccelso”.
Sid non soltanto era riuscito a convincerci che fossero arrivati i veri Ragni, ma anche, prima, che la gravità ai confini della zona Depositi fosse ben più alta di quanto non era in realtà. Aveva messo completamente nel sacco i Soldati, compreso il mio piccolo comandante, tronfio per la propria vittoria, e catalogai nel mio archivio personale di meraviglie teatrali la precisione cronometrica con cui aveva sporto la mano e fatto schioccare le dita senza guardare: un gesto perfetto.
— Beauregard! — esclamò Sid. — Prendi il Mantenitore Maggiore e chiama il Quartier Generale. Ma non passare dalla zona Porta: passa dal Ristoratore. Non intendo fidarmi di nessuno di voi Demoni, prima che molte cose siano chiarite e rimesse a posto.
— Sid, sei stato meraviglioso — gli dissi, avviandomi verso di lui. — Non appena rimisi a posto il Mantenitore e mi riapparve la tua cara faccia…
— Indietro, tu, traditrice sgualdrina! Che neppure la punta di una tua unghia scarlatta osi avvicinarsi a me, Regina dei Fraudolenti e Grande Sacerdotessa di ogni Inganno! — ruggì. — Di te ancor meno che d’ogni altro mi fido. Perché tu abbia nascosto il Mantenitore, in fede mia. lo ignoro, ma presto mi dovrai rivelare la verità, se non vuoi che ti strappi il fegato!
Compresi che sarebbe stata necessaria qualche spiegazione.
Doc, messo in azione, credo, dal gesto minaccioso di Sid verso di me, gettò indietro la testa ed emise uno di quei raccapriccianti ululati del lupo delle steppe siberiane, che sa fare così bene e che hanno fatto piovere su di lui innumerevoli contumelie. Sid gli fece seccamente cenno di smettere, e Doc, con un largo sorriso, tacque, ma almeno io capii da dove fosse giunto il lamento di Lord Ragno, quando aveva protestato per l’alta gravità: o Sid aveva chiesto a Doc di farlo, o, più probabilmente, gli era giunto come un dono celeste, ed egli lo aveva messo a frutto nella sua recita.
Beau giunse rapidamente fino a noi, effettuando il giro impostogli da Sid, ed Erich gli mise tra le mani il Mantenitore Maggiore, senza discussioni. I quattro Soldati avevano un’aria molto abbattuta, dopo essersi persi la loro grande parata.
Beau spazzò via un po’ di paccottiglia da uno dei tozzi tavolinetti della Galleria d’Arte e vi appoggiò attentamente, ma rapidamente, il Mantenitore; altrettanto rapidamente si inginocchiò davanti a esso, si infilò un paio di auricolari e cominciò a regolare le manopole della sintonia. Il suo agire pratico cancellò dalla mia mente la gloria che ancora provavo per il mio grande colpo di genio dell’Inversione; la cancellò rapidamente, e per me fu come se non l’avessi mai provata, e nei miei pensieri rimase soltanto il baule di bronzo contenente la bomba.
Mi domandai se non dovessi suggerire agli altri l’Inversione del baule, ma mi dissi: “Uhm, Greta, non hai nessuna laurea da fargli vedere, e probabilmente non c’è neppure il tempo di provare in due maniere”.
Poi Erich, una volta tanto, fece una cosa che mi trovò d’accordo, anche se non mi piacque il suo effetto sui miei nervi: guardò il suo Comunicatore e disse tranquillamente: — Nove minuti ancora, se il tempo del Locale e quello del cosmo sono sincronizzati.
Beau era immobile come una roccia, e stava effettuando regolazioni talmente fini che non vedevo neppure muoversi le sue dita.
Poi, dall’altro capo del Locale, Bruce mosse alcuni passi nella nostra direzione. Sevensee e Maud lo seguirono, a qualche metro di distanza. Ricordai che Bruce era un altro dei pazzi che volevano l’esplosione del Locale.
— Sidney! — gridò, e poi, quando ebbe ottenuta la sua attenzione: — Ricorda, Sidney, che tutt’e due siamo arrivati a Londra da Peterhouse!
Io non capii affatto. Poi Bruce fissò Erich come per dirgli di andare al diavolo, e guardò Lili come per chiederle perdono di qualcosa. Io non compresi l’espressione di Lili; sulla gola aveva dei segni blu, e la sua faccia era gonfia.
Poi Bruce fissò nuovamente Erich con l’aria strafottente di prima, si girò, afferrò Sevensee per il polso e sporse un piede (be’, i satiri non sono molto abili nella lotta a corpo a corpo, e Sevensee aveva ogni diritto di sentirsi confuso come me), lo fece inciampare e ruzzolare contro Maud: finirono entrambi a terra in un equo e indescrivibile miscuglio di gambe pelose e vestiti charleston di seta grigio perla. Bruce si lanciò di corsa verso il baule della bomba.
Tutti gridammo: — Sid fermalo, inchiodalo a terra! — o qualcosa di simile: so di averlo fatto anch’io, perché avevo improvvisamente compreso che aveva chiesto perdono a Lili, con quello sguardo, di farla saltare per aria insieme con lui… e con tutti noi, quel porco puzzone d’un accecato dall’amore.
Sid, che non aveva distolto gli occhi da lui, ora portò la mano al Mantenitore Minore, ma non toccò nessuna delle manopole: si limitò a osservare e ad attendere, e io pensai: “Satana ci sbarbi! Anche Sid vuol provare com’è la morte? Non gli basta quel che conosce già sulla vita?”.
Bruce si era inginocchiato e stava girando alcuni fregi del baule: tutta la scena mi pareva illuminata da una batteria di riflettori e mi dicevo che non mi sarei accorta di nulla quando sarebbe esplosa la sfera di fuoco, e non ci credevo, e Sevensee e Maud si erano rialzati e si dirigevano verso Bruce, e gli altri di noi urlavano a Sid di intervenire, con l’eccezione di Erich, che osservava Bruce con aria soddisfatta, e dello stesso Sid, che continuava a non intervenire. Era assolutamente insopportabile, ma proprio allora sentii che le piccole arterie del mio cervello cominciavano a scoppiare come mortaretti, che la vecchia aorta cedeva, e che anche un paio di valvole cardiache se ne andavano per conto loro, e pensai: “Be’, adesso so cosa voglia dire morire di infarto e collasso circolatorio” e feci un ultimo, lieto sorriso per la soddisfazione di avere fregato la bomba, ma intanto Bruce si era rialzato e si era allontanato dal baule di bronzo.
— Ecco fatto — annunciò allegramente. — Adesso è sicura come la Banca d’Inghilterra!
Sevensee e Maud si arrestarono un istante prima di travolgerlo, e io mi dissi: “Ehi, sbrighiamoci un po’! Credevo che gli attacchi cardiaci fossero più rapidi”.
Prima che chiunque altro potesse aprire la bocca, parlò Beau. Si era allontanato dal Mantenitore Maggiore, e si stava togliendo gli auricolari.
— Ho parlato col Quartier Generale — disse seccamente. — Mi hanno spiegato come disinnescare la bomba… ho soltanto detto che preferivamo saperlo, per ogni evenienza. Che cosa avete fatto, signore? — chiese, rivolto a Bruce.
— Ci sono quattro croci ansate in fila, accanto alla serratura. La prima deve essere girata di un quarto di giro a destra, la seconda un quarto di giro a sinistra, idem per la quarta e non bisogna toccare la terza.
— È esatto, signore — confermò Beau.
Il lungo silenzio che seguì queste parole fu troppo per me; credo che la durata del mio “rimaner senza parole per la contentezza” sia la minima rintracciabile. Le mie arterie risanate riportarono un po’ di nutrimento al cervello, e gridai: — Sid, dimmi pure che sono una sgualdrina traditrice e la Gran Volpe di tutte le Volpi, ma che cavolo è Peterhouse?
— Il più antico college di Cambridge — mi rispose, assai freddamente.