Michael Holt convocò la sua famiglia. Aveva tre mogli, di cui la maggiore era sua coetanea, mentre la minore contava solamente settant’anni, e sette figli, che andavano dai sessanta ai centotredici anni, e poi nipoti e pronipoti e infine la scelta schiera dei robot.
Li radunò nella grande sala del Maniero Holt, e prese posto a capotavola, fissando una per una quelle facce così simili alla sua. Poi, disse calmo: «Vado a fare una visita a McDermott».
Erano tutti troppo ben disciplinati per esternare a parole la sorpresa, ma l’espressione dei loro volti fu abbastanza eloquente. Lui era il Sire e la sua parola era legge; se avesse voluto, avrebbe potuto mandarli alla morte anche subito. Una volta, molti anni prima, era stato appunto costretto a dimostrare la sua autorità in quel modo crudele, e nessuno se n’era dimenticato.
«Penserete che sia rimbambito a causa dell’età» proseguì sorridendo «e forse non avete tutti i torti. Ma McDermott ha avuto una paralisi che lo tiene immobilizzato dal collo in giù e vuol dirmi qualcosa d’importante, per questo andrò da lui. Ha abbassato gli schermi e allontanato i robot. Se avessi voluto, avrei potuto incenerire la sua dimora con un colpo solo.»
Vide che i figli si trattenevano a stento dall’esprimere la loro opinione, e proseguì: «Mi accompagneranno solo alcuni robot: se entro un’ora e mezzo da quando sarò entrato in quella casa non riceverete mie notizie, siete autorizzati a seguirmi, e se vi impediranno di raggiungermi, risponderete con le armi. Ma non credo che succederà niente. Però vi avverto che se qualcuno vorrà seguirmi prima del tempo stabilito, verrà messo a morte».
Quando ebbe finito di parlare, tornò a fissare tutti uno per uno. Sapeva che quello era un momento critico. Se ne avessero avuto il coraggio, avrebbero potuto convenire fra loro che era impazzito, e deporlo. Un fatto simile si era già verificato molte volte, in altre famiglie. Potevano privarlo del comando, e riprogrammare i robot in modo che prendessero ordini da loro invece che da lui, e poi confinarlo nei suoi appartamenti privati. Aveva dato prove sufficienti della propria irresponsabilità perché loro agissero in questo modo, invece non mossero un dito. Non ne ebbero il coraggio. Lui era il capo della casata, e la sua parola era legge. Sedevano, pallidi, scossi e turbati, e lo seguirono muti con lo sguardo mentre usciva dalla sala nella sua poltrona a rotelle.
Dopo un’ora, era pronto a partire. L’inverno era giunto al quarto dei suoi sette mesi, e Michael Holt non aveva più messo il naso fuori di casa da quando era caduta la prima neve. Ma non aveva nulla da temere, perché non sarebbe venuto a contatto con l’aria gelida della pianura. Salì sulla vettura personale nell’interno della casa, e la macchina uscì dalla zona delle istallazioni difensive e si inoltrò, piccola macchia scura, sulla sterminata distesa di neve. Otto robot accompagnavano il loro Signore: bastavano per fronteggiare qualsiasi evenienza.
Attraverso uno schermo istallato nella vettura, Holt poté vedere quello che stava succedendo nel frattempo nel Maniero McDermott. I robot uscivano simili a una schiera di formiche nere, varcando l’enorme cancello, diretti verso est. Holt li seguì con lo sguardo, finché l’ultimo non fu scomparso in lontananza. Un robot mandato in perlustrazione gli riferì poco dopo che stavano per raggiungere il fiume.
La vettura percorreva un miglio dopo l’altro di quella distesa uniforme, interrotta solo dai tronchi contorti degli alberi spogli. Sotto la spessa coltre di neve giaceva la terra fertile che in primavera si sarebbe ammantata di verde. Gli alberi avrebbero messo le foglie, nascondendo parzialmente la vista del Maniero McDermott. In inverno, invece quell’orrenda costruzione color rame, spiccava in tutta la sua bruttezza, ed era soprattutto per questo che Holt non poteva soffrire l’inverno.
«Stiamo per avvicinarci al confine, signore» lo avvertì uno dei robot.
«Spara un colpo per accertarti che gli schermi siano ancora abbassati.»
«Devo mirare alla casa?»
«No, basta un albero.»
Poco dopo, un grosso tronco nodoso, davanti al Maniero McDermott, s’incenerì, dopo una brevissima vampata.
«Gli schermi sono sempre abbassati» riferì il robot.
«Bene, varchiamo pure il confine.»
Si abbandonò sui cuscini dello schienale, mentre la vettura riprendeva la marcia per uscire dalle terre di Holt ed entrare in quelle di McDermott.
Quando varcarono il confine, non accadde nulla: McDermott doveva aver tolto anche i rivelatori elettronici. Holt strinse forte le mani sudate; ora più che mai sentiva di essersi lasciato attirare in trappola. Ormai non poteva più tornare indietro, aveva attraversato il confine e si trovava nelle terre di McDermott. Meglio morire da eroe, pensò, che vivere da codardo.
Non aveva mai visto così da vicino il Maniero McDermott, prima di allora. Appena l’aveva costruito, McDermott l’aveva invitato, ma lui, inutile dirlo, aveva declinato l’invito, solo fra tutti i Signori del pianeta. Del resto, lasciava molto di rado la sua proprietà, perché c’erano ben pochi posti in cui andare, dato che la zona temperata del pianeta era stata suddivisa in cinquanta grandi proprietà private. Le rare volte in cui Holt aveva voglia di vedere qualcuno degli altri Signori, lo faceva attraverso lo schermo; altre volte, qualcuno di loro andava a fargli visita.
Ora gli pareva molto strano che, avendo finalmente deciso di recarsi in visita da qualcuno, dovesse andare proprio da McDermott.
Più si avvicinava alla casa, più era costretto ad ammettere, anche se con riluttanza, che era meno brutta di quanto non gli sembrasse e vederla dal suo Maniero. Il corpo centrale dell’edificio era enorme, e sormontato da una torre ottagonale che si ergeva all’estremità nord, alta almeno cinquecento metri e fatta di metallo. Vista da vicino, era tutt’altro che brutta.
«Siamo all’interno del perimetro difensivo» lo avvertì un robot.
«Andiamo avanti.»
I robot parevano preoccupati, ed era naturale: non erano costruiti in modo da poter provare emozioni profonde, né tantomeno dimostrarle, tuttavia nel loro comportamento c’era un’inquietudine che non sfuggiva a Holt. Non capivano quello che stava accadendo: sapevano che la loro venuta non costituiva un’invasione armata in territorio nemico, ma sapevano anche che non si trattava di una visita amichevole… Ma, pensava Holt, non erano i soli ad essere perplessi e turbati in quel momento. Si abbandonò con un sospiro nervoso sui cuscini, mentre la vettura proseguiva veloce.