RANGER +553 CHILOSECONDI

(SPAZIO DELLA DEMARCHIA)

«No, non funzionerà neanche questo. Si accorgeranno che questa non è una nave del periodo prebellico.» Bird Alyn scosse il capo; i capelli, raccolti in due corte code di cavallo, le sporgevano dalla testa come schiuma marina.

«Allora non mi viene in mente nient’altro, sul momento.» Betha passò in rassegna i volti dei presenti con aria interrogativa. Clewell era saldamente assicurato al suo sedile, mentre Shadow Jack e Bird Alyn galleggiavano per aria, sentendosi perfettamente a loro agio in assenza di gravità. I cinque giorni di viaggio lungo i sessanta gradi dell’orbita di Discus li avevano trasformati, in apparenza: la loro pelle e i loro capelli erano puliti e luminosi, e i loro corpi lunghi e dinoccolati rivestiti da tute da lavoro e da morbide maglie di lana. Ma l’iniziale accelerazione a gravità uno li aveva appiattiti al suolo come mosche, e i loro muscoli indolenziti trasalivano ancora, non solo per il dolore. C’era anche il ricordo di qualcosa, e insieme ad esso altri ricordi, che brillavano sinistramente nei loro occhi affamati e nelle loro parole brevi e nervose; ricordi di un passato che Betha aveva paura di immaginare ma che era contenta di non dovere mai conoscere.

«Io insisto che dovreste lasciar perdere la Demarchia.» Shadow Jack allungò il magro piede color bronzo e diede qualche colpetto leggero a Rusty mentre gli passava accanto. «Avremmo dovuto dirigerci verso gli Anelli. Là è molto più sicuro rubare. Se mi domandate…»

«Io non ti stavo domandando… una cosa del genere.» Betha sorrise debolmente. «Voglio trattare, non rubare… Shadow Jack so già quanto sia “sicuro” muoversi tra gli Anelli di Discus.»

«Ma la Demarchia è peggio. Dispongono di una tecnologia più avanzata.»

«Fino a che punto più avanzata? Tu non lo sai con precisione. E poi non ci stanno nemmeno cercando. Servendoci della tua nave come traghetto possiamo raggiungere una distilleria e riandarcene prima ancora che se ne siano accorti. Ma cosa possiamo dare in cambio dell’idrogeno?» Ripeté dentro di sé l’elenco, e non poté fare a meno di ricordare che solo Eric avrebbe saputo cos’era giusto dire, o offrire. Soltanto Eric era stato addestrato a sapere… Oh, Eric…

Shadow Jack aggrottò la fronte, stuzzicandosi le dita dei piedi. Bird Alyn afferrò Rusty e gli diede una spinta, facendolo roteare lentamente per aria. Il gatto si prese la coda e si mise a leccarsela. La ragazza emise una risatina soffocata.

«Il gatto» disse Shadow Jack. «Potremmo dargli il gatto!»

«Cosa?» Clewell si drizzò, indignato.

«Ma certo. Nessuno possiede più un gatto. Ma nella Demarchia nessuno può sapere che noi non ne possediamo più; una volta, su Lansing, c’erano un sacco di animali. Ed è proprio questo che cercano di Demarchisti: qualcosa di realmente raro. Il proprietario di una distilleria sarebbe anche capace di darvi metà della sua scorta, in cambio di un gatto.»

«È ridicolo» commentò Clewell.

«No… forse non lo è, Pappy.» Betha allargò le mani e Rusty si lanciò verso di lei. «Io credo che lui abbia centrato il punto. Rusty, ti piacerebbe vivere come un re?» Prese la bestiola fra le braccia, mentre le tornavano alla mente i preziosi ricordi dei volti dei suoi figli che le porgevano i doni d’amore. Sentì altre parole morirle in gola, e si domandò quale prezzo sarebbe stato loro richiesto in seguito; sapeva che, qualunque ne fosse il costo emotivo, avrebbero dovuto pagarlo, se ciò significava procurarsi il biglietto di ritorno per Mattino. Betha scorse un acuto dolore sul viso di Bird Alyn, la quale si sforzò di nasconderlo; Betha ci era già riuscita. «E poi… non ci è venuto in mente nient’altro che non ci tradisse. Qualsiasi congegno tentassimo di utilizzare come merce di scambio rivelerebbe inevitabilmente che non proveniamo da questo sistema. Già corriamo abbastanza rischi in questo modo.»

«Lo so.» Clewell abbassò lo sguardo. «Il capitano sei tu.»

«Sì, sono io.» Betha si calò giù all’altezza del quadro comandi, stanca di discutere, stanca di rinviare l’inevitabile. Non c’era scelta, l’unica cosa che importava era salvare la nave e lei non doveva mai dimenticarsene… Guardò senza vederle le ultime letture di controllo. II Ranger era ormai ben dentro lo spazio della Demarchia. Avevano già individuato dozzine di asteroidi e un’intensa attività radiofonica. Avevano identificato Mecca, la distilleria più grande, lontana otto milioni di chilometri… A una velocità di dieci chilometri al secondo, per il Ranger, significava qualche ora di volo, ma il Lansing 04 avrebbe impiegato due settimane, decelerando metro su metro, per coprire la distanza che li separava da Mecca. A quel pensiero, il suo stomaco si contrasse; la protezione extra che avevano montato a bordo della nave di Lansing riduceva il livello delle radiazioni a un sesto, rispetto a prima, ma i valori erano ancora troppo alti. Eppure, se il Ranger si fosse ulteriormente avvicinato a una zona abitata, il rischio di essere scoperto sarebbe divenuto troppo grande.

La strada per Mattino

è interrotta dal dolore,

e lastricata di sogni infranti…[3]

«Io vado su Mecca, Pappy» disse lei alla fine. «Ho intenzione di procurarmi il biglietto di ritorno.»


Clewell era saldamente fissato al suo sedile, mentre Bird Alyn galleggiava libera sopra di lui. Insieme seguirono con lo sguardo il Lansing 04, una malconcia scatoletta metallica con un reattore fissato sulla coda, che precipitava nella notte senza fondo. Clewell distolse poi gli occhi dall’oscurità e li fissò sul volto di Bird Alyn, mentre la ragazza continuava a osservare lo schermo. «Sono contento che tu sia qui. C’è troppo… vuoto su questa nave, quando si sta da soli.»

Lei sbatté gli occhi, impacciata, muovendo le braccia come ah di uccello mentre a mezz’aria si voltava verso di lui. Raramente i suoi occhi incontravano quelli di Clewell, o di qualunque altra persona; sembrava quasi che Bird Alyn avesse paura di scorgere la propria immagine riflessa. «Vorrei… vorrei che non avessero portato via Rusty.»

L’uomo dovette fare uno sforzo per sentirla, e si domandò di nuovo se non stesse diventando un po’ sordo. «Anch’io. Betha ha fatto ciò che riteneva meglio… E tu vorresti anche che non avesse portato via Shadow Jack.»

Lei tornò ad abbassare gli occhi, scuotendo lievemente la testa.

«Ha fatto ciò che riteneva meglio,» ripeté lui, e ripensò a Eric, il quale era stato addestrato a sapere cosa fosse meglio. Ricordò poi l’angosciata incertezza di Betha, nella privata oscurità della loro stanza. «Anche per me lei significa tutto.»

Bird Alyn riuscì finalmente a guardarlo in faccia. «Lei… lei è il padre di Betha?»

Clewell rise. «No, bambina; sono suo marito. Uno dei suoi mariti.»

«Suo… marito?» Gli parve quasi di vederla arrossire. «Uno dei suoi mariti? Quanti mariti ha?»

«In tutto siamo sette, tre donne e quattro uomini.» Clewell sorrise di nuovo. «Mi rendo conto che qui non è una cosa molto comune.»

«No.» Quasi una protesta. «E gli… gli altri si trovano sul vostro… pianeta?»

«Costituivano l’equipaggio del Ranger.»

Lei sobbalzò all’improvviso. «Allora… adesso sono tutti morti.»

«Sì, tutti…» S’interruppe, allontanando a forza la sua mente dalla stanza vuota al primo livello inferiore, dove si apriva alle stelle una ferita simile a una bocca spalancata. Fissò deliberatamente lo sguardo sulla ragazza, e vide il suo imbarazzo. «È possibile innamorarsi di più d’una persona, lo sai.»

«Ho sempre pensato che qualcuno dovesse soffrire, per questo.»

Lui scrollò il capo, sorridendo, domandandosi quali strane credenze facessero parte della cultura di Lansing; e chiedendosi anche come tali credenze potessero resistere quando un popolo doveva lottare per la propria sopravvivenza.

I primi coloni giunti su Mattino avevano lottato per sopravvivere: si trattava di esuli ed espatriati in fuga da una Terra politicamente sconvolta. Erano giunti in una Terra Promessa che non era — come avevano scoperto in ritardo — quel porto che si erano aspettati… e alla fine avevano scoperto anche la lirica ironia di quel nome, Mattino. Perpetuamente legato alla sua nana rossa, Mattino rivolgeva sempre più una faccia al sole implacabile, e teneva l’altra nascosta nella notte ghiacciata. Tra il deserto assolato e la tenebrosa banchisa si stendeva un nudo anello di terra abitabile, il Nastro Nuziale… finché morte non li avesse separati. La paura della morte, il bisogno di allargare una popolazione piccola e improvvisamente vulnerabile, avevano abbattuto le rigide abitudini del loro passato di europei e di nord-americani. Non erano più il popolo dì un tempo ed ora, riguardandosi indietro attraverso due secoli di matrimoni multipli e di rapporti familiari aperti che garantivano libertà e sicurezza, ben pochi tra gli abitanti di Mattino trovavano motivo, nel loro passato o in qualsiasi altra idea, per tornare a cambiare.

Bird Alyn incrociò le braccia, nascondendo la mano deforme, e Clewell si rese conto che forse la gente di Lansing non aveva nemmeno scelta, nelle sue usanze. Se il livello di radiazioni era alto come quello a bordo del Lansing 04, o anche solo l’uno per cento di esso, allora la minaccia di danni genetici poteva averli spinti ad abitudini di coppia che altrove sarebbero apparse strane o addirittura suicide. Tutta la Cintura di Paradiso era una trappola e un tradimento; la stessa inospitalità di Mattino non si era mai spinta fino a tal punto, perché Paradiso aveva promesso una vita comoda e ricca di soddisfazioni in cambio di un’alta tecnologia, ma condannava senza pietà la debolezza dell’uomo.

Clewell tacque, rendendosi conto di un’altra cosa: per quanto Mattino non offrisse agi di sorta, d’altra parte garantiva un’avara regolarità, e in fondo anche la bellezza perdeva significato senza…

«Come avete fatto, tu e Shadow Jack, a finire là fuori?»

La ragazza alzò le spalle, agitando appena il suo corpo privo di peso. «Io so far funzionare un computer; i miei genitori hanno programmato l’unità di ricognizione. E Shadow Jack voleva diventare pilota e fare qualcosa per aiutare Lansing; ha vinto una lotteria.»

«I tuoi genitori hanno mandato te, invece di andare loro stessi?» Improvvisamente rivide Betha nella sua mente: una ragazza non ancora ventenne, franca e dinoccolata, che lo aiutava a misurare l’incommensurabile universo… rivide i suoi stessi figli, che lo aspettavano aldilà dell’oceano dell’universo. Soffocò una rabbia improvvisa nei confronti di chi aveva lasciato che una figlia adolescente partisse al suo posto con una nave contaminata.

Bird Alyn fissò la sua mano deforme. «Be’, si può andare sole se si lavora all’esterno…»

«All’esterno?»

«Lansing è un mondo schermato… abbiamo dei giardini in superficie e una tenda di plastica per non far fuggire l’atmosfera.» Si passò la mano fra i capelli, torcendo la bocca. «Si lavora all’esterno se non si possono avere bambini.» Per un attimo i suoi occhi si fissarono su di lui, invidiosi, quasi accusatori, poi tornarono a guardare lo schermo. La ragazza si richiuse in se stessa.

«Credo che farò una doccia.»

Lui rise, ma senza allegria. «Se fai troppe docce, ragazza mia, ti raggrinzirai per bene.»

«Forse ne avrei bisogno.» Seria, si allontanò dal pannello.

Lui osservò la sterile notte, nella quale risiedevano tutte le loro speranze e giacevano in frantumi tutti i sogni dei loro diversi mondi. Il dolore gli artigliò il petto, e lo spaventò. Dio, aiutami. Io sono vecchio; non farmi diventare troppo vecchio… Si premette le mani sul petto dolorante, e sentì la doccia scrosciare e la voce di Bird Alyn levarsi come un melodioso cinguettio, mentre cantava una ninnananna di Mattino:

Non c’è mai gioia che non porti al dolore,

né mai dolore senza gioia.

Ieri diventa domani;

non posso impedirlo, figlio mio…

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