3

Fenner stava osservando Usignolo lucidare un cofano nel suo laboratorio, quando entro Reiger, che gli disse: «C'e del lavoro per te. Passero di qua a prenderti alle otto.»

Fenner si accese una sigaretta. «Di che lavoro si tratta?»

«Lo vedrai.»

«Stammi a sentire, Reiger. Non mi va questo tuo modo di fare. O si lavora insieme o niente. Di che lavoro si tratta?»

Reiger si gratto l'angolo della bocca con l'unghia del pollice. «C'e una consegna di cinesi. Li andiamo a prendere stanotte.»

«Bene, ci saro.»

Reiger usci.

«Simpatico, quello» disse Fenner a Usignolo. «Chissa perche, ma lui e io non riusciamo a essere molto amici.»

Usignolo era preoccupato. «Non devi trattarlo cosi» disse, scuotendo il capo. «E una carogna. Devi stare attento.»

Fenner tamburello sul coperchio del cofano con le dita. «Staro attento, non temere» rispose. Saluto Usignolo con un cenno e scese le scale. Ricciolina era seduta dietro la scrivania e scriveva sopra un libro mastro. Alzo gli occhi, speranzosa, vedendolo passare.

Fenner si fermo. «Si, piccola» le disse. «Stamattina hai proprio una bella faccia.»

Ricciolina spalanco gli occhioni. «Santo Dio» esclamo. «Non lo digerisco bene questo genere di complimenti.»

«Non importa. E sempre una sorpresa vederti.»

Ricciolina mordicchio la punta della penna. Lo guardo, seria. «Ci sei dentro, ora?» chiese.

Fenner annui.

«Hai visto Pio?»

«L'ho visto.»

Ricciolina tiro un sospiro. «Non ti pare un bel ragazzo?»

«Io non lo definirei cosi. Non dirmi che ti piace.»

Ricciolina rispose con amarezza: «Che ti importa di chi mi piace?»

A Fenner baleno un'idea. Si sedette sull'orlo della scrivania. «Un momento piccola, non prenderla cosi. Carlos e qualcosa per te?»

«Nessuno e qualcosa per me» rispose Ricciolina. «Ti spiace di non mettere il naso nei miei affari?» Ma i suoi occhi la tradivano e Fenner ci lesse dentro parecchio.

Si alzo in piedi e sorrise. «Certo, certo» disse. «Non fraintendermi. Credevo che ti piacesse appoggiare la tua bella testolina ricciuta sulla mia spalla e raccontarmi tutti i tuoi guai.»

«Ebbene, ti sei sbagliato» ribatte lei. «Non ho guai di nessun genere.»

Fenner sorrise di nuovo ed usci in strada. Cosi stavano le cose, penso.

Ricciolina aveva preso una cottarella per Carlos, ma lui la trascurava. Doveva essere duro soffrire per un verme come Carlos.

Gironzolo un po' per le viuzze, a volte tornando sui propri passi, fermandosi in qualche bar a bere, sempre attento a scoprire se qualcuno lo stesso pedinando. Quando si convinse che non c'era nessuno, torno verso il centro.

Quando ebbe raggiunto l'edificio della Polizia Federale, indugio fuori, guardando molto attentamente la strada; infine si decise a entrare e prese l'ascensore.

L'agente federale si chiamava Hosskiss. Si alzo in piedi da dietro la scrivania e tese una mano umidiccia.

Fenner la strinse e si lascio cadere pesantemente sulla poltrona di fronte.

Estrasse dalla tasca interna della giacca alcuni documenti e li tese al funzionario di polizia.

«Mi chiamo Fenner. Questa e la mia licenza di agente investigativo. Sono qui per conto di un cliente che abita in questa citta, e vorrei farvi sapere alcune cose.»

Hosskiss esamino le carte, si acciglio, poi chiese: «Fenner? Siete quello che ha risolto il caso Blandish?»

Fenner annui.

«Ah, bene, lieto di conoscervi.» Hosskiss sorrise. «Ero amico di Brennan. E stato lui a raccontarmi come ando quella faccenda. Ma certo, saro ben contento di potervi essere d'aiuto.»

«Non posso dirvi il nome del mio cliente. Comunque, sto cercando una ragazza. Non so in che modo, ma c'e implicato Carlos. Io sono stato introdotto da Carlos sotto falso nome e ingaggiato nella sua banda. Voglio che lo sappiate per evitare che uno dei vostri mi metta le mani addosso. Stanotte andro assieme a Reiger a ritirare un carico di cinesi. Partiremo verso le otto. Ho pensato che poteva farvi comodo saperlo.»

La sbuffata che Hosskiss diede in risposta era molto significativa.

«Accidenti!» esclamo. «Pare che non vi rendiate conto del vespaio in cui vi siete messo. Se Carlos dovesse subodorare qualcosa, sarete dato in pasto ai pescecani. Quell'individuo e il serpente piu pericoloso che ci sia sulla costa.»

Fenner fece spallucce. «Lo so» disse. «Sono stato attento. Credo che non mi abbia visto nessuno venire qua. Perche non avete ancora eliminato quella banda?»

«Non ci sono prove. Sappiamo che cosa fanno, ma non li abbiamo mai presi con le mani nel sacco. Ci sono aeroplani e lance di guardia appostate lungo tutta la costa, ma ci sfuggono costantemente. Una volta che siamo riusciti a beccarli, non avevano niente a bordo. Sono dei duri, quelli. Sono pronto a scommettere che hanno buttato a mare i cinesi, appena hanno visto che il nostro battello si avvicinava.»

Fenner si gratto la testa. «Se questa notte ci sorprendete, dovete fare in modo di non incriminarmi. Mi piacerebbe vedere Reiger messo in gattabuia, ma io devo essere libero di continuare le mie indagini.»

«Ci penso io a questo. Non volete dirmi di che cosa si tratta?»

Fenner scosse il capo. «Per il momento, no» rispose cautamente. «Forse avro bisogno del vostro aiuto per la ripulitura finale, ma per il momento tutto cio di cui ho bisogno e che mi lasciate libero, se per caso dovesse succedermi qualcosa.» Si alzo in piedi.

Hosskiss gli strinse la mano. «Sapete per caso da dove partite, e fin dove arrivate, stanotte?»

Fenner scosse il capo. «No» rispose «dovrete trovarci da soli.»

«Vi troveremo, vi troveremo. Il Golfo pullulera di barche, stanotte.»

Ridisceso in istrada, Fenner si diresse verso il porto per incontrarsi con Bugsey. Salirono insieme al Flager Hotel.

Carlos era solo quando entrarono nell'appartamento numero 47. Li saluto con un cenno. «Esci, e fatti un riposino» disse a Bugsey.

Questi parve sorpreso, ma usci. Carlos guardo in faccia Fenner. Poi chiese: «Che ci sei andato a fare nel locale di Noolen, ieri sera?»

«Lavoro con la tua gente, ma non sono obbligato a giocare con loro, no?»

Carlos replico: «Non hai giocato ieri sera. Sei salito nell'ufficio di Noolen. Perche?»

Fenner fece lavorare il cervello. Carlos rimase fermo, immobile, la mano infilata nella giacca.

«Ci ero andato per giocare, ma Noolen mi ha mandato a chiamare e mi ha detto di andarmene. Non vuole gente della tua banda nel suo locale» spiego Fenner.

Carlos continuo: «Hai cercato di parlare con la Leadler. Perche?»

«Perche no?» Fenner penso che si stava avventurando su un terreno pericoloso. «Chi non ci proverebbe con una ragazza come quella? Era sola, e ho pensato di attaccar discorso. Che cosa sai sul suo conto?»

Carlos si aggrotto. «E una cosa che non t'interessa. Non mi piace il tuo modo di fare, Ross. Queste due storielle che mi hai raccontato sono troppo facili. Ti terro d'occhio.»

Fenner alzo le spalle. «Ti stai rammollendo» disse, sdegnoso. «Hai forse paura di Noolen?»

Carlos gli fece un brusco cenno col capo. «Puoi andare» sibilo, e si accosto alla finestra.

Fenner usci dalla stanza, pensieroso. Quel farabutto non era cosi scemo come credeva. Doveva giocare le sue carte con molta attenzione. Disse a Bugsey: «Vengo subito da te. Devo telefonare all'albergo per avvertirli che non rientrero stanotte.»

Si chiuse in una cabina telefonica e chiamo Noolen. Bugsey resto fuori a gironzolare. Fenner disse, tenendo la voce bassa: «Noolen? Sono Ross.

Stammi a sentire, Carlos ha una spia nel tuo Casino. Ha saputo che abbiamo parlato insieme, e sa anche altre cose. Quel direttore cubano, ce l'hai da molto tempo?»

«Due mesi.» La voce di Noolen suonava preoccupata. «Lo terro d'occhio.»

«Si» replico Fenner. «Io lo licenzierei sui due piedi, fossi te» e riappese.

Usci dalla cabina e prese Bugsey per braccio. «Non bisogna prendersela» gli disse. «Pare che avro del lavoraccio da fare, stanotte.»

Bugsey gli cammino al fianco. Disse con un tono di voce basso, confidenziale: «Io invece ho un appuntamento con una ragazza» socchiuse gli occhi e sorrise.


Fenner comparve da Usignolo alle otto meno due minuti. Reiger e Miller erano gia arrivati. Miller stava lubrificando un fucile mitragliatore. Alzarono la testa entrambi, quando Fenner entro nel laboratorio.

«Ha l'aria di voler piovere» disse Fenner.

Reiger grugni, ma Miller disse, con un tono falsamente amichevole: «E proprio quello che vogliamo, un po' di pioggia.»

«Ce l'hai la rivoltella?» chiese Usignolo a Fenner, a bassa voce.

Fenner scosse il capo.

Usignolo si avvicino a un cassetto e ne trasse una grossa automatica.

Reiger alzo la testa di scatto. «Lui non vuole una rivoltella.»

Usignolo non gli fece caso. Consegno la rivoltella a Fenner. Reiger comincio ad agitarsi. «Ti ho detto che non vuole una rivoltella» ripete, alzandosi in piedi.

Fenner lo guardo. «Smettila» replico. «Mi sento piu sicuro con una rivoltella.»

Si guardarono fissi, poi Reiger alzo le spalle e si rimise a sedere.

Usignolo fece uno strano sorriso. «Non hai piu voglia di giocare col grilletto?» chiese a Fenner. «Mi hanno detto che sei peggio della dinamite, quando ti ci metti.»

Fenner soppeso l'automatica, assorto. «Mi arrangio» fu la sua risposta.

Miller guardo l'orologio che teneva al polso e che sembrava fuori posto su un omaccione come lui. «Andiamo» disse. Avvolse il fucile mitragliatore nell'impermeabile e raccolse il cappello.

Reiger si mosse verso la porta. Usignolo disse sottovoce a Fenner: «Attento, con quei due.»

C'era una grossa berlina parcheggiata fuori dal negozio. Reiger si mise al volante, Fenner e Miller salirono dietro. Fenner agito la mano verso Usignolo mentre l'automobile si scostava dal marciapiede. Intravvide Ricciolina seminascosta dietro Usignolo. Riusci a distinguere a malapena la linea del suo viso.

«Carlos non viene mai da queste parti?» chiese a Miller.

«Perche dovrebbe?» replico questi, seccamente.

Reiger diresse la macchina verso sud. «Stai sempre a far domande, tu, eh?» disse.

Percorsero il resto del tragitto in silenzio. Arrivati al porto, parcheggiarono la macchina, poi si diressero frettolosamente verso il molo per le piccole imbarcazioni. Un negro alto di statura e Bugsey li aspettavano accanto a un battello di sette od otto metri. Appena il negro li vide, salto sul battello e scomparve nel locale del motore. Bugsey rimase in piedi, pronto a slegare la cima.

«Non bisogna fare niente, finche non si sono avvicinati» disse Reiger, mentre Miller saliva a bordo. «Poi bisogna tenerli d'occhio, mentre salgono a bordo. Non un cinese deve avere addosso armi da fuoco. Il metodo migliore e di perquisirli, mentre salgono a bordo. Ci vuole tempo, ma e sicuro. Se ti pare che uno di loro abbia una rivoltella, strappagliela via. Se reagisce, suonagliele. Miller pigliera i cinesi che tu hai perquisito e li portera in cabina.»

«Va bene» rispose Fenner e segui Reiger sul battello. Bugsey slego la corda e la butto a Reiger. Agito la mano in segno di saluto all'indirizzo di Fenner.

«Buon viaggio» auguro.

Il negro avvio il motore e il battello comincio a tremare. Miller si era gia messo al timone.

«Bene, andiamo» disse Reiger e il battello si mosse.

Reiger si accuccio dietro il piccolo ma potente riflettore di prua e si accese una sigaretta. Stava di schiena, assorto, scontroso, e Fenner non si prese la briga di seguirlo. Scese nella cabina dove stava Miller e si mise comodo.

«A che ora arrivano i cinesi?» gli chiese.

«Verso le dieci, credo.»

Mentre il battello puntava verso l'alto mare, l'aria si fece all'improvviso piu fredda e comincio a cadere una pioggerellina gelida. Era una notte senza luna, con una visibilita pessima.

Fenner rabbrividi e accese una sigaretta.

«Ti abituerai a questi viaggi» disse Miller. «Se hai freddo, vai nel locale del motore. La, c'e piu caldo.»

Fenner si trattenne con Miller ancora per un po', poi ando nel locale del motore. Vide Reiger sempre seduto dietro il riflettore, immobile.

Il battello beccheggiava non poco per via del mare mosso, e Fenner perse all'improvviso la voglia di fumare. Il negro non parlava. Di tanto in tanto ruotava gli occhi su Fenner, ma non diceva una parola.

Dopo un po' Miller grido e Fenner lo raggiunse. Miller punto il dito. Si vedeva un punto luminoso, lontano, che si accendeva e si spegneva, a intermittenza. Miller aveva cambiato rotta e ora il battello correva verso la luce. «Dovrebbe essere il nostro uomo» disse.

All'improvviso, Reiger accese il suo riflettore, e lo spense quasi subito.

Vago e lontano, Fenner udi il ronzio di un aeroplano. Sorrise, nell'oscurita. Anche Miller l'aveva sentito.

«Sta arrivando un aereo» urlo a Reiger.

Reiger balzo in piedi e alzo gli occhi verso l'alto, a scrutare l'oscurita.

Poi, prontamente, spense le luci di prua. Il battello procedeva avvolto nel buio.

«Queste guardie costiere mi danno il mal di mare» esclamo Miller, infuriato.

L'aeroplano continuava a ronzare, ma dopo qualche minuto non si senti piu. Reiger fece lampeggiare il riflettore un'altra volta, forando l'oscurita, poi lo spense. L'altra luce continuava a segnalare. Si faceva sempre piu vicina.

Miller diede a Fenner una torcia. «Vai a prua» disse «ci siamo quasi.»

Fenner afferro la torcia e usci dalla cabina. Ora il battello rullava, Miller aveva ridotto la velocita.

Reiger, che era in piedi a prua, grido: «Spegni!» e con un ronzio il motore si zitti. Reiger si accosto a Fenner, camminando con precauzione mentre il battello sbatteva da ogni parte. «Tira fuori la rivoltella» ringhio «e tieni d'occhio i cinesi.» Lui imbracciava il fucile mitragliatore. «Te li passo io, uno ad uno, assicurati che non portino rivoltelle, poi passali a Miller.»

Entrambi puntarono gli occhi sul mare nero come la pece. All'improvviso, Reiger fece lampeggiare una piccola torcia elettrica. Aveva sentito lo sciacquio di un paio di remi.

Una barca di piccole dimensioni stava avvicinandosi. Fenner vi scorse quattro uomini accovacciati e due ai remi, poi Reiger spense la torcia.

«Tieni le orecchie tese, nel caso che torni quell'aereo» mormoro Reiger a Fenner. Poi, mentre la barca si affiancava dolcemente al battello, riaccese la torcia.

Un cinese minuto e scheletrico sali a bordo. «Ne ho quattro, qui» disse a Reiger. «Ti portero gli altri con i soliti viaggi.»

«E lo straordinario, non c'e?»

«Certo, certo. Te lo porto per ultimo.»

«Su, comincia» fece Reiger a Fenner.

Fenner fece un passo indietro e aspetto. I cinesi salirono a bordo uno a uno. Reiger li contava, ne lasciava passare uno per volta, aspettando che Fenner li passasse a Miller, che li portava poi in cabina. I cinesi erano vestiti tutti allo stesso modo, camicie attillate e calzoni a mezza gamba. Restavano immobili come pecore davanti a Fenner che li perquisiva e li spingeva verso Miller.

Ci furono altri due carichi, il tempo passava. Il cinese scheletrico, che se ne stava di fianco a Reiger, disse: «Bene, e con questi abbiamo finito. Ora vado a prendere il carico straordinario.»

«Li hai chiusi a chiave?» chiese Reiger a Miller. La sua voce suono tesa, innaturale a Fenner.

«Col lucchetto» assicuro Miller.

Fenner si chiedeva che cosa fosse lo straordinario. Percepi un'improvvisa tensione tra Miller e Reiger. Aspettarono insieme nell'oscurita, le orecchie tese in attesa che la barca tornasse. Finalmente si senti lo sciacquio dei remi. Reiger punto la torcia e, allungando il braccio, con un gancio fermo la barca.

Il cinese scheletrico sali a bordo, poi si chino verso la barca e uno dei rematori gli tese una minuscola personcina. Uno strappo, e il carico straordinario era a bordo.

«Di questo mi occupo io» disse Reiger a Fenner.

Fenner punto la torcia sullo straordinario. Impreco sottovoce. Era una ragazza. Se l'era quasi aspettato. Doveva avere tredici o quattordici anni, una cinesina. Era terrorizzata, morta di freddo. Anche lei portava una camicia attillata e i calzoni a mezza gamba.

Con una bestemmia, Reiger gli strappo la torcia di mano. «Sta' lontano» sibilo fra i denti. «Miller, portala sottocoperta.»

Reiger si volto verso il cinese, che gli consegno un pacchetto avvolto in carta oleata, e poi salto sulla barca che scomparve nella notte.

«Se ci pigliano, ce lo faranno pagare caro, questo tipo di commercio» disse Fenner tra i denti.

«Davvero? Ti stai rammollendo?» replico Reiger.

«Mi pare che avrei avuto il diritto di sapere che c'erano di mezzo anche delle donne. Non e una cosa su cui si passa sopra facilmente.»

«Che ti credi? Una ragazza vale dieci cinesi, se riesci ad arraffarla. Percio tieni la bocca chiusa.»

Fenner non disse nulla, lascio che Reiger se ne andasse in cabina. Rimase solo a riflettere. Era questa la soluzione del problema? Avevano caricato dodici cinesi e una ragazza. Era questo cui si riferiva la sorella di Marian?

O era solo una semplice coincidenza? Non lo sapeva.

«Torniamo indietro, Reiger. Ne ho avuto abbastanza» grido Miller.

«Certo, di' al negro di avviare il motore» rispose Reiger.

Il battello tremo, mentre il motore cominciava a girare. Fenner si sedette con la schiena verso la cabina e scruto l'oscurita. Sperava di udire il suono di un battello di pattuglia. Ma non udi, ne vide niente.

A un tratto, senti il grido di Reiger: «Ross, dove diavolo sei? Ehi, Ross.»

Fenner scese in cabina. «Che c'e?» chiese. «Hai paura del buio?»

«Stammi a sentire, spiritosone, perche non la smetti con questi scherzi?

Voglio che tu vada nella cabina dei cinesi e li leghi tutti alla catena. La catena e li.»

Fenner guardo il mucchio di manette legate insieme da una catena rugginosa. «Perche legarli?» chiese.

«Che ti credi? Dobbiamo essere prudenti, no? Se un battello della polizia ci scopre, buttiamo a mare quei vermi. Legati, vanno a fondo piu in fretta.»

«Le pensi tutte, tu.» L'investigatore strappo il timone dalle mani di Reiger. «Fallo da te. Quello non e mestiere per me.»

Reiger lo guardo nella fioca luce della lampada per la navigazione. «Non so perche, ma non mi pare che tu sia molto utile nella nostra organizzazione» disse, e, raccolte le manette, usci dalla cabina e scomparve.

Fenner fece una smorfia. Non poteva resistere a lungo in quella situazione. Ormai aveva avuto quasi tutte le informazioni che voleva. Tutto dipendeva da quello che Glorie Leadler aveva da dire. Se otteneva da lei quanto sperava, non gli restava altro che passare all'azione e ripulire la citta.

Il rumore soffocato di un colpo di rivoltella richiamo bruscamente la sua attenzione al battello. Tese l'orecchio, scrutando l'oscurita, ma non vide niente. Silenzio. Poco dopo, Reiger rientro in cabina.

Fenner lo guardo, mentre quegli riprendeva in mano il timone. Aveva il viso indurito, gelido. «Qualche fastidio?» chiese.

Reiger ghigno. «Non vogliono le catene. Ho dovuto sparare alle gambe di uno di loro per farli star quieti.»

Fenner si passo una mano nei capelli. Aveva smesso di piovere, ma sentiva ugualmente freddo e umido.

«Vai a dire a Miller di tener d'occhio la bimba» disse Reiger, inaspettatamente. «Sembrava tranquilla, ma se si mette a strillare, ci sara l'inferno su questa barca.»

Fenner si diresse verso la cabina piu piccola, dietro la cambusa. Si fermo sulla soglia. Miller stava lottando con la cinesina. Lei si difendeva in silenzio, col sangue che le colava dal naso e dalle labbra.

Fenner fece un passo avanti e agguanto Miller per il collo. Lo tiro, trascinandolo via dalla ragazza. Poi gli diede un calcio, con forza, mandandolo a gambe all'aria dall'altra parte della cabina.

Miller si levo a sedere lentamente. Il suo faccione bianco brillava sotto la luce della lampada. Fisso lo sguardo su Fenner, strizzando gli occhi.

«Vattene fuori di qui e lasciami solo» grugni.

Fenner taceva. Restava in piedi, le mani ciondoloni. Miller sposto gli occhi, vide la ragazza e arranco carponi verso di lei.

Pallido, le labbra strette, Fenner si tolse di tasca la rivoltella, tenendola per la canna. Trattenne il fiato e poi colpi Miller in testa. Miller si irrigidi, sussulto come se cercasse di riprendersi, infine cadde con la fronte sul pavimento con un tonfo sordo.

Fenner butto via la rivoltella, lo prese per un braccio e lo trascino fuori dalla cabina.

La testa di Reiger spunto dalla cabina di comando. «Cosa diavolo state combinando?» urlo.

Fenner non gli fece caso. Scarico Miller sull'ombrinale.

Miller si rialzo, reggendosi la testa. Sputo una serie di oscenita. Fenner non lo guardo, e rientro nella cabina di comando.

«Che cosa e stato?» chiese Reiger.

Fenner durava fatica a parlare con voce ferma. «Quel cane di Miller stava addosso alla ragazza. L'ho convinto a lasciarla stare.»

Reiger fece spallucce. «Ma guarda di cosa ti vai a preoccupare!»

Fenner non gli rispose. Stava guardando un piccolo punto luminoso che si muoveva dalla parte della terraferma. Distolse subito gli occhi prima che anche Reiger se ne accorgesse. Forse erano quelli della polizia.

Miller, che si era tirato in piedi, lo vide e grido per avvertire. Reiger giro subito il timone.

«Guardie costiere» disse «vediamo di non farci trovare.»

Il battello navigava senza luci, ma ora la luna aveva superato la coltre di nuvole e la grossa macchia bianca del battello si intravedeva molto facilmente.

Fenner tenne d'occhio il punto luminoso, vide che deviava leggermente, ma poi si portava diritto su di loro.

«Ci hanno gia visti» disse.

Reiger chiamo Miller, urlando. Diede tutto il gas possibile. Miller si avvicino barcollando. Diede un'occhiata omicida a Fenner, ma Reiger gli grido: «Prendi il timone. Io penso alla mitragliatrice. Forse quei maledetti sono piu veloci di noi.»

Miller prese il timone e Reiger scomparve. Fenner usci dalla cabina e segui Reiger. Il punto luminoso si avvicinava sempre di piu.

«Ci prenderanno» constato.

Reiger urlo qualcosa nella stanza del motore, e il negro gli porse un Thompson. Reiger lo passo a Fenner e ne prese un altro dal negro.

«Mettiti da quella parte» disse Reiger, buttandosi a terra. «E fuoco continuo.»

Fenner si accuccio. Sparo due raffiche, stando bene attento che le pallottole volassero sopra il battello. Quasi immediatamente, Reiger fece fuoco con il suo mitra. Persino da dove si trovava, Fenner vide una grandine di schegge volare in aria.

Fenner mise la testa al riparo quando quelli cominciarono a rispondere al fuoco. Vide le lunghe fiammate gialle e i colpi dei proiettili che colpivano il fianco del battello. Le guardie costiere tenevano un fuoco continuo e cosi pesante che per Reiger e Fenner fu assolutamente impossibile mettersi allo scoperto per tentare di rispondere.

Miller, che osservava tutta la scena protetto dalla cabina, strillo: «Fate qualcosa. Fra pochi secondi ci saranno addosso.»

Reiger sbircio dal nascondiglio, vide il battello della polizia a poco piu di un metro e si ritrasse, mentre una nuova mitragliata scheggiava il legno.

Fenner volto il capo. Reiger, completamente disteso per terra, gli grido:

«Attenzione alla testa!» e, sollevandosi sulle braccia, butto qualcosa di rotondo, simile a una palla, sul battello accanto. Ci fu un lampo accecante, una violenta esplosione e immediatamente la poppa del battello della polizia comincio a colare a picco.

«Dagli col motore» urlo Reiger a Miller, e si alzo a sedere per vedere l'altro battello ormai in preda alle fiamme. Arranco carponi verso Fenner.

«Che trovata! Questa e la prima volta che ce ne serviamo. Carlos e grande con le sue idee. Se non avessimo avuto quella bombetta a bordo, a quest'ora i cinesi sarebbero pasto per i pesci, e noi avremmo fatto un viaggio a vuoto.»

Fenner grugni. Non gli riusciva di staccare gli occhi dal battello in fiamme, che diventava una macchia luminosa sempre piu piccola nell'oscurita. Si rialzo lentamente in piedi. Reiger era gia nella cabina di comando, e segnava a dito una luce verde che brillava lontana. Miller devio leggermente il timone.

«Ecco l'uomo che deve ritirare il nostro carico» grido Reiger a Fenner.

«Per questa volta, ce l'abbiamo fatta.»

Fenner guardo immobile la luce verde che si avvicinava. Ormai capiva che era tempo di passare all'azione. Aveva giocato con Carlos fin troppo a lungo.


Erano appena passate le due di notte, quando Fenner rientro all'Haworth.

Ancora prima di accendere la luce nella stanza, capi che c'era qualcuno dentro. Non sentiva niente, ma sapeva di non essere solo. Fece un passo avanti, sentendosi maledettamente esposto sulla soglia, nella fioca luce del corridoio. C'era qualcosa nell'aria, un profumo. Infilo la mano sotto la giacca e afferro la pistola, poi cerco a tastoni l'interruttore e accese la luce.

Degli abiti da donna, buttati per terra, accanto al letto, attirarono la sua attenzione. Un vestito nero, una manciata di pizzi e di crespo di Cina, un paio di scarpe. Era Glorie Leadler, seduta sul letto. Le braccia bianche e scoperte stringevano saldamente il lenzuolo attorno al corpo. Quando vide chi era entrato, si lascio ricadere sul cuscino, tenendo fuori le braccia.

Fenner ripose la pistola. Riusciva a pensare soltanto che era molto stanco. Glorie gli sorrise, sonnacchiosa.

Fenner si accosto alla lampada da tavolino, l'accese e spense quella del soffitto. La luce era piu smorzata, ma illuminava bene il pavimento. Vide due macchie rosse sul tappeto, che prima non c'erano. Le guardo e poi guardo le scarpe di Glorie. Si avvicino un po' di piu. C'erano macchie rosse sulle scarpe, come se Glorie avesse camminato sopra qualcosa. Se non prendeva in mano le scarpe, non poteva esserne sicuro. Era chiaro che erano macchie di sangue, ma preferiva non far sapere alla ragazza di averle gia viste.

«Che ci sei venuta a fare, qui?» le chiese.

«Sei stato tu. Mi hai detto che stavi all'Haworth. Mi hai detto che volevi parlare con me. Sono venuta qui e ti ho aspettato. Quando mi sono stancata di aspettare, mi sono messa a letto. Credevo che non saresti piu tornato, stanotte.»

«Quando sei arrivata?»

«Cosa vuol dire, quando?» I suoi begli occhi si fecero gelidi.

«A che ora?»

«Alle nove. Ti ho aspettato fino alle undici e poi mi sono messa a letto perche ero stanca.»

«Nessuno ti ha visto entrare?»

Lei scosse il capo. A Fenner parve di vederla impallidire. Si mosse inquieta nel letto. Fenner vedeva la lunga linea delle sue gambe sotto le lenzuola. La ragazza aveva perso gran parte della sua spavalderia.

«Mi sembri uno di quei brutti poliziotti che fanno tante brutte domande» disse.

Fenner sorrise cattivo. «Questa e soltanto una prova, piccola» fece.

«Non credo che tu abbia un alibi di ferro, o mi sbaglio?»

Glorie balzo a sedere sul letto. «Cosa… cosa dici?»

«Copriti. Sei troppo grande per questo genere di cose, ora.»

La ragazza si copri col lenzuolo, ma non si sdraio. «Cosa vuoi dire, un alibi?»

Lui si chino e afferro una scarpa. L'esamino attentamente. La suola era sporca di sangue rappreso. Le butto la scarpa in grembo. Lei getto un gridolino soffocato e la ributto lontano da se. Poi si sdraio, si copri il viso con le mani e scoppio a piangere.

Fenner ando all'armadio, prese la bottiglia di Scotch e si concesse una sorsata.

Accese una sigaretta, si tolse il cappello e la giacca. Faceva caldo e c'era aria di chiuso nella stanza. Eppure c'era la finestra aperta; vi si avvicino e guardo la strada deserta.

«Su, dimmi tutto» disse.

«Non ne so niente, niente» rispose lei.

Fenner torno verso il letto e si sedette. «In questo caso, prima esci da questa stanza, e meglio e. Non ho intenzione di essere coinvolto in un omicidio.»

«L'ho trovato steso per terra. Gli avevano sparato addosso» disse lei, piangendo convulsamente.

Fenner si passo le dita tra i capelli. «Chi?» chiese con gentilezza.

«Harry… Thayler, l'uomo che era con me.»

Fenner riflette per un momento. «Dov'e?» chiese infine.

Glorie stacco le mani dal viso. Fenner rimase allibito. La ragazza non stava piangendo, soltanto fingeva.

«Sulla sua barca.»

«Quando l'hai trovato?»

«Poco prima di venire qui.»

Fenner si stropiccio gli occhi. Si alzo, si rimise la giacca e il cappello.

«Aspettami qui» decise. «Vado a dargli un'occhiata.»

«Vengo anch'io.»

Fenner scosse il capo. «Tu stai lontana da quel posto. Rimani qui. Quando ritorno, voglio parlare con te.»

Poi usci dalla stanza e ando al porto.

Individuo la "Nancy W" e sali a bordo. Scese nella cabina centrale. C'era buio e non gli riusciva di trovare l'interruttore. Si servi della torcia, ma non trovava Thayler. Perlustro tutto il battello, ma non trovo niente; accese la luce nella cabina con le cuccette, dopo aver chiuso l'oblo. Dai vestiti sparsi in giro, penso che Thayler doveva dormire li.

Passo in rivista i cassetti attentamente.

L'unica cosa che trovo di veramente sorprendente per lui, era un'istantanea di Ricciolina Robbins, presa parecchi anni addietro, da quello che poteva giudicare. Prese la fotografia e se l'infilo nel portafoglio. Poi chiuse il cassetto e spense la luce.

Ritorno nella cabina principale e ispeziono il tappeto. Solo guardandolo molto da vicino si accorse che in un punto era stato lavato molto di recente. Si rialzo, grattandosi la testa. Adesso era sicuro che Thayler non si trovava a bordo.

Era davvero morto, Thayler? Poteva fidarsi di quanto aveva detto Glorie? Se era stato ucciso, chi si era disfatto del cadavere, e aveva lavato il tappeto? Era stata Gloria ad ucciderlo? L'ultima volta che li aveva visti insieme, quei due, non erano in rapporti del tutto amichevoli.

Esasperato, esclamo: «Al diavolo!» e usci dalla cabina. Mentre metteva piede sul molo, intravvide una grossa berlina a luci spente, accostata sull'altro lato del porto. Gli basto un'occhiata e si butto subito a terra. In quello stesso istante, dalla macchina parti un colpo soffocato, qualcuno gli stava sparando addosso. Estrasse la rivoltella e rimase disteso. Senti che avviavano il motore, e poi lo stridio dei freni sulla strada ghiaiosa. Infine la macchina scomparve dietro l'angolo.

Fenner si alzo e si spolvero l'abito.

Le cose si complicavano.

Ritorno all'albergo, camminando nell'ombra e prendendo solo delle strade laterali.

Glorie stava esattamente dove l'aveva lasciata. Lo guardo con un viso tormentato, e cerco di sorridere ma le riusci solo una brutta smorfia.

Fenner prese una sedia e si sedette. «L'hai trovato nella cabina centrale?» chiese bruscamente.

«Si» rispose la ragazza.

«L'hanno portato via» continuo. «Non capisco perche l'abbiano fatto. Se volevano un capro espiatorio, tu andavi benissimo. O l'hai ucciso tu, e poi l'hai buttato in mare oppure, se non sei stata tu, l'assassino e tornato indietro per una ragione che non conosciamo e l'ha portato via. L'hai buttato tu in mare?»

Glorie mostro le sue lunghe braccia. «Credi che ci riuscirei? Era pesante.»

Fenner ripenso alla scala quasi perpendicolare che portava nella cabina e scosse il capo. «No» rispose «credo che tu abbia ragione.»

Riapparve un po' di colore sulle guance della ragazza, che non era piu cosi tesa.

«Se l'hanno nascosto, nessuno sapra che e morto, no?»

Fenner sbadiglio: «Si, e vero» rispose.

Lei si rannicchio nel letto, spingendo il cuscino contro la testata. «Ho le spalle al sicuro, non ti pare?» disse, con gli occhi che le brillavano, invitanti.

«Dov'e Marian, tua sorella?» le chiese Fenner a bruciapelo.

Lei sobbalzo lievemente, ma parve che avesse fatto un gran salto. Fenner le fu sopra e la costrinse a girarsi. Aveva gli occhi dilatati. «Dov'e tua sorella?» ripete.

«Cosa sai di lei? Come puoi saperlo?»

«Vi assomigliate come due gocce d'acqua» disse Fenner. «Non ho mai visto niente del genere.» Infilo la mano nella tasca e ne trasse la lettera che aveva trovato nella borsetta di Marian. «Leggi qua» disse.

Lei lesse con un'espressione vuota, poi scosse il capo. «Non capisco» fece. «Chi e Pio? Chi e Noolen?»

Fenner ando al tavolino, raccolse un foglio di carta e una matita e torno verso il letto. «Ricopia questa lettera per me» disse.

Mentre lei stava per alzarsi, lui la fermo. «Aspetta.» Dall'armadio tolse la giacca del suo pigiama e gliela butto. Poi ando in bagno e aspetto qualche secondo. Quando torno lei stava indossando la giacca e si stava arrotolando le maniche.

«Perche vuoi che la ricopi?» gli chiese.

«Fallo» aveva parlato con un tono molto secco.

Lei scribacchio sul foglio e glielo tese. Fenner confronto le due scritture.

Non avevano niente in comune. Butto il foglio sul tavolo e comincio a camminare avanti e indietro per la stanza, lentamente.

«Hai una sorella, vero?» chiese alla fine.

Lei esito, poi ammise: «Si, ma non ci vediamo da molto tempo.»

«Da quanto tempo? E perche?»

«Quattro o cinque anni, non mi ricordo bene. Marian e io non andiamo tanto d'accordo. Ha delle strambe idee su come io dovrei vivere. Non abbiamo litigato, ma lei aveva sempre quelle strane idee. Quando papa mori, ci siamo separate.»

«Tu menti. Non e vero che non vi siete viste per tutto quel tempo, perche e venuta da me tutta terrorizzata, dicendo che tu eri scomparsa.»

Due piccole macchie rosse brillavano sulle guance di Glorie. «Non sapevo che fosse venuta da te. Chi sei tu, comunque?»

«Poco importa chi sia io. Quando hai visto Marian l'ultima volta?»

Glorie s'incupi. «Ero a New York assieme ad Harry. Ci siamo incontrate per strada. E stato un paio di settimane fa. Io ero di passaggio. Marian voleva che andassi a trovarla nel suo albergo. Le ho detto di si, perche insisteva. C'era Harry con me. Era una situazione imbarazzante. Marian non ha mai sopportato Harry, cosi le ho fatto il bidone e sono tornata in Florida.»

Fenner si accosto e si sedette sul letto. «O mi stai raccontando un sacco di bugie, oppure c'e qualcosa che mi sfugge in tutto questo» disse.

Glorie giro il capo da una parte all'altra. «Non ti dico bugie» esclamo.

«Perche dovrei?»

«Stammi a sentire, hai parlato con tua sorella di dodici cinesi?»

«Dodici cinesi? E perche?»

«Smettila di chiedere perche» esclamo Fenner, furioso. «Mi confondi.»

Ora che aveva finalmente trovato la ragazza, non ne sapeva granche piu di prima. Penso, e poi chiese: «Perche Leadler, e non Daley?»

«Leadler e il mio nome da sposata» rispose Glorie. «Ho divorziato un anno fa.»

«Dov'e tuo marito?» grugni Fenner.

Lei scosse il capo. «Non lo so» rispose. «Perche?»

Fenner non rispose. Disse, invece: «Tua sorella e stata uccisa la settimana scorsa, in una casa di Brooklyn.»

Ci fu un lungo silenzio.

«Non ci credo» gli occhi di Glorie scrutavano il viso di Fenner, intensamente.

Fenner alzo le spalle. «Non sei obbligata a farlo» disse. «Comunque l'hanno veramente uccisa. Mi piaceva, quella ragazza. Era venuta da me in cerca di aiuto. Non mi piace che sia morta a quel modo e ho promesso a me stesso di farla pagare cara a quel porco che l'ha uccisa.»

Glorie lo afferro per la giacca. Tiro la giacca, scuotendolo. «Marian e morta?» disse. «Te ne stai li seduto e mi dici che e morta? Non hai pieta per me. Marian… Marian…»

Fenner la prese per il polso e strappo via la mano. «Piantala» esclamo.

«Non sai recitare. Non te ne importa niente di quello che e accaduto a Marian.»

Glorie lo guardo e poi ridacchio. Si mise una mano sulla bocca e gli occhi assunsero un'espressione spaventata.

«Non avrei dovuto farlo» disse. «Figurarsi, Marian che si fa ammazzare…» Rotolo sul letto e nascose la faccia nel cuscino. Comincio a ridere, scuotendosi tutta.

Fenner ebbe un'idea improvvisa. Mise una mano sulla testa della ragazza, schiacciandola contro il cuscino, mentre con l'altra mano strappava via il lenzuolo. Sempre tenendo ferma la ragazza, le alzo il pigiama fin sulle spalle e le guardo attentamente la schiena. Riabbasso il pigiama e la copri con il lenzuolo, poi fece un passo indietro.

Glorie si giro su se stessa, gli occhi scintillanti. «Perche… perche l'hai fatto?» grido.

«Lo sapevi che tua sorella aveva la schiena piena di lividi?» chiese Fenner.

«Tu sai tutto, eh?» Scoppio a piangere.

Quando Fenner vide le lacrime scivolare sul lenzuolo, si allontano, dirigendosi verso la finestra. Cominciava a sentirsi terribilmente stanco. Disse improvvisamente: «Parleremo meglio domani» e ando verso la porta. I singhiozzi della ragazza lo seguirono fin sulle scale. Penso: "Finiro per impazzire se non succede qualcosa, presto" e ando dal portiere a chiedere un'altra camera.


La viva luce del sole filtrava dalle tapparelle abbassate e disegnava delle sbarre sul letto di Fenner.

L'investigatore si mosse inquieto mentre un orologio dal pianterreno batteva le dieci. All'ottavo colpo, apri gli occhi e grugni. Si sentiva ancora stanco, gli doleva la testa. Vagamente conscio della luce del sole, richiuse gli occhi. Poi, mentre lottava contro il sonno, si rese conto di un peso ai piedi del letto e del profumo nell'aria. Mentre lui grugniva, Glorie ridacchio. La guardo con gli occhi socchiusi e i suoi sensi semisvegli gli dissero che quella ragazza era molto carina. Stava tutta rannicchiata, con la schiena appoggiata alla spalliera del letto, le lunghe gambe raccolte sotto il mento e le dita intrecciate sotto le ginocchia. Appoggio il mento sulle ginocchia e guardo Fenner con gli occhi che le brillavano.

«Quando dormi, sei bello e gentile» disse. «Non e una cosa meravigliosa?»

Fenner si alzo a sedere. Si passo le dita tra i capelli. Stava da cani.

«Ti dispiace andartene?» chiese pazientemente. «Quando ti vorro te lo faro sapere. Non voglio donne in camera mia, per principio. Sono un uomo all'antica e mi impressiono facilmente.»

Glorie ridacchio. «Sei bello» constato una volta di piu.

Fenner fece un altro grugnito. Ora che stava seduto, la testa gli doleva forte.

«Vattene» disse. «Togliti dai piedi. Sparisci.»

Glorie spalanco le braccia. I suoi occhi incredibilmente azzurri mandavano scintille. «Non ti piaccio? Non mi trovi meravigliosa?» chiese.

«Vuoi andartene?» replico lui poco cortesemente.

Glorie scivolo giu dal letto. Era buffa nel pigiama di Fenner. Le pendeva addosso come un sacco.

«Comunque, sembri uno di quegli stracci che i gatti si trascinano per casa» disse Fenner. «Perche non vai a vestirti, poi magari facciamo colazione insieme e continuiamo la chiacchierata?»

Glorie fece un'altra risatina e si avvio verso la porta a passo di danza.

Fenner penso che era il piu incantevole esempio di corruzione che avesse mai visto.

Lei gli rise in faccia: «Di' la verita, ti piaccio eh?» esclamo.

Fenner si appoggio su un gomito. «Va'» disse asciutto. «Non darmi noia proprio adesso.»

Lei s'imbroncio. «Dici sul serio?» Il dubbio le aveva velato gli occhi come una nuvola che passa lentamente sulla faccia della luna. Si accosto al letto e si sedette accanto a Dave Fenner.

Fenner le rispose annuendo. «Scaricati altrove, sorella» disse. «Ci vediamo piu tardi.»

Per un momento credette che lei volesse picchiarlo. Ma poi si alzo e usci dalla stanza lasciando la porta aperta. Fenner salto fuori dal letto, chiuse la porta con un calcio, e ando in bagno. Penso: "Bel modo di cominciare la mattinata".

Dopo la doccia si senti meglio e si fece mandare il caffe. Era gia vestito quando arrivo il cameriere con il caffe. Un paio di tazze lo rimisero in sesto; poi ando a trovare Glorie. Si era vestita anche lei. L'abito da sera nero appariva piuttosto stonato alla luce del sole. Era seduta accanto alla finestra e guardava giu nella strada.

Fenner entro e richiuse la porta dietro di se.

«Che cosa hai intenzione di fare, adesso?» le chiese.

Glorie si volto e gli sorrise; fu un vero colpo. Lo guardava con gli occhioni spalancati, innocenti e buoni. «Cosa posso fare, ora?»

Lui si appoggio al muro e la fisso, assorto.

«E difficile capirti» disse alla fine l'investigatore. «Credevo che mi avresti dato un sacco di noie, e invece mi sbagliavo.»

La ragazza si giro sulla sedia, la schiena rivolta alla finestra. «Io penso sempre che tu sia bello» disse. Poi aggiunse: «Mi piaci sempre di piu.»

Gli occhi di Fenner furono distratti da qualcosa dietro di lei, giu nella strada. C'era una berlina nera parcheggiata sotto. Aveva gia visto quella macchina. Prima di avere il tempo di fiatare, vide il braccio dell'uomo apparire dal finestrino con la tendina. Il sole scintillo sopra la rivoltella. Fenner ne resto abbagliato e fu proprio questo che gli paralizzo il movimento, che gli fece perdere dei secondi preziosi. Udi il colpo soffocato della rivoltella che evidentemente aveva il silenziatore e poi Glorie che gridava. Non un grido acuto, ma leggero, rauco. La vide piegarsi sulle ginocchia. Prima che Fenner potesse fare qualcosa, lei scivolo sul pavimento.

La berlina gia filava via veloce; tutto era accaduto cosi fulmineamente che nessuno per strada se n'era accorto. Fenner si sporse dalla finestra e vide la berlina girare l'angolo e sparire.

Si ritrasse e si chino per terra. Mentre girava Glorie, con la mano destra incontro qualcosa di umido sul suo fianco, proprio sopra l'anca. Lei era terribilmente pallida, ma respirava. Fenner allungo un braccio e prese il cuscino da una sedia accanto e glielo sistemo sotto la testa. Poi corse in bagno. Riempi un bicchiere d'acqua, afferro la valigetta del pronto soccorso che portava sempre con se e torno in camera da letto.

Lei lo guardava, terrorizzata. «Non sento niente. Sono ferita gravemente?» chiese.

Fenner s'inginocchio. «Stai calma» disse. «Ora vediamo.»

Apri la valigetta e ne trasse un bisturi. «Mi dispiace per il tuo vestito» disse tagliando la seta con cura.

«Per fortuna ci sei tu» replico Glorie e incomincio a piangere.

Fenner taglio il reggicalze. «Appoggiati al gomito» disse, lavorando febbrilmente. «Forse dovro farti male.» Esamino la ferita, poi ghigno. «Al diavolo! Ti hanno preso di striscio. E soltanto un graffio.»

«Ho avuto paura di morire.»

«L'ho temuto anch'io.» Fenner tocco la ferita con dita esperte. «In ogni caso, e stato un bel colpo. Quello doveva essere un tiratore scelto.»

«Mi fa male, ora» disse Glorie con una vocina sottile sottile.

«Certo, deve farti male.» Fenner si alzo in piedi dopo averla medicata sommariamente e la guardo. «Dovrai stare a letto per qualche giorno. Magari ti servira a star lontana dai guai. Ti porto a casa. Dove abiti?»

Lei distolse lo sguardo, mentre il suo viso assumeva improvvisamente un'espressione vuota, poi fece una risatina che fini in un rantolo di dolore.

«Non ho una casa» rispose, appoggiando una mano sul fianco.

«Dove abitavi prima di metterti con Thayler?»

Lei lo guardo duramente, poi distolse gli occhi un'altra volta. «Non mi sono messa con Harry…»

Fenner si inginocchio accanto a lei. «Sei una bugiarda» disse. «Stanotte mi hai detto che eri andata a fare un viaggio a New York assieme a Harry; ora sostieni che non ti eri messa con lui. Contamela giusta, una volta!»

«Tu sei un poliziotto» replico, furiosa.

Fenner sbuffo. «Stammi a sentire, bellezza, non puoi dire una bugia sull'altra tutto il giorno. Ti devo scaricare da qualche parte. O mi dici dove abiti, oppure chiamo un'ambulanza.»

«Voglio restare qui.»

Fenner rispose, sgarbatamente: «Non ho intenzione di far da balia a te.

Sono occupato.»

«Qui sono piu al sicuro» ribatte, caparbia.

Fenner tacque, riflette, e poi disse: «Capisco.»

Prese la ragazza tra le braccia con molta attenzione e la adagio su una poltrona. Poi afferro il bisturi e taglio completamente il vestito sui due lati.

Durante l'operazione, lei si succhiava il labbro.

«Che disastro!» constato ed era cosi pallida che sembrava che stesse per svenire.

«Aggrappati» disse lui, secco, e la fece alzare in piedi.

Glorie appoggio la guancia contro quella di lui. «Sei bello» disse ancora con quella vocina.

Lui ritrasse la testa di scatto. «Piantala!» E la porto verso il letto. Quando la copri col lenzuolo, tiro il fiato.

Lei se ne stava distesa, con la bella chioma rossa sparsa sul cuscino, gli occhi alzati su di lui. Tutt'a un tratto gli parve di avere di fronte una ragazzina giovane e indifesa.

«Voglio dirti una parolina» disse Glorie.

Fenner scosse il capo. «Inventane un'altra. Questa e vecchia.»

Lei tese le braccia verso di lui. «Per piacere.»

Fenner chino il capo e lei lo bacio. Le sue labbra erano morbide. Era proprio un bacio da ragazzina, e a lui piacque, pienamente. Si rialzo e le scompiglio i capelli. «Sta' buona» disse. «Sistemero tutto.» La copri col lenzuolo fino al mento, porto il vestito e il resto della roba in bagno, poi scese a pianterreno.

Il direttore dell'albergo lo guardava con una strana faccia. Fenner si senti un po' in imbarazzo.

«La mia amica ha avuto un piccolo incidente» gli disse. «Dovra restare a letto. Vorrei che le procuraste una camicia da notte e qualsiasi altra cosa di cui possa aver bisogno. Mettete tutto sul mio conto.»

Il direttore obietto, molto serio: «Mi sembra un po' irregolare…»

Fenner lo interruppe. «Certo che e irregolare» disse, in tono asciutto «ma non tanto irregolare da darvi le convulsioni, percio sbrigatevi.»

Ando al telefono e compose un numero. Gli rispose una voce roca.

«Bugsey?» chiese Fenner. «Stammi a sentire, Bugsey. Ho un lavoretto per te. Si, proprio il tipo di lavoro che piace a te. Raggiungimi all'albergo, e non dimenticarti la rivoltella.»

Ando al bar e ordino due dita di whisky. Aveva bisogno di bere un sorso, dopo tutte quelle sorprese. Mentre aspettava Bugsey, gli venne in mente qualcosa. Tolse di tasca il portafoglio, e mentre l'apriva, corruccio le sopracciglia. Esclamo: «Che strano, davvero strano.»

I soldi e i documenti erano tutti ammucchiati nella parte destra del portafoglio, mentre lui sapeva che ieri erano in parte a destra e in parte a sinistra. Controllo i documenti attentamente e conto i soldi. Non mancava niente. Poi disse: «Bene, bene» perche la foto di Ricciolina, invece, era sparita. Controllo meglio, un'altra volta, ma non c'era. Rimise in tasca il portafoglio, perplesso, e fini il whisky.

A meno che qualcuno non fosse entrato mentre stava dormendo, qualcuno che non fosse Glorie, sapeva che non occorreva cercarla troppo lontano, quella foto. Ormai, era finita con la falsa identita di Ross. La ragazza, o chi per lei, doveva aver visto la sua licenza di investigatore privato. Accese una sigaretta e aspetto Bugsey, Sapeva che era una perdita di tempo cercare di far parlare Glorie in quel momento. Avrebbe finto di star male, e non avrebbe ottenuto niente.

Bugsey entro nel bar con la faccia che ha un cane quando sa che c'e l'osso. Portava un vestito grigio, pieno di macchie, e un feltro leggero, unto.

All'occhiello un fiore rosso. Fenner si chiese se il fiore era cresciuto li.

Bugsey si puli la bocca con il dorso della mano e guardo la fila delle bottiglie con un sorriso d'attesa. Fenner gli offri una birra grande e lo porto in fondo alla sala. Quando si furono seduti, Fenner disse: «Stammi a sentire, ragazzo, che ne diresti di lavorare per me?»

Gli occhi da uva spina di Bugsey si spalancarono. «Non ti seguo» replico.

«Ho un lavoretto che ti piacerebbe. Niente di speciale, ma vale cinquanta sacchi. Se andiamo d'accordo, ti assumo al mio servizio, ma attento, significherebbe dare l'addio al caro Carlos.»

«Tu non lavori piu per Carlos?»

Fenner scosse il capo. «No, non mi piace il suo gioco. E troppo lurido.»

Bugsey si gratto la testa. «Carlos non ne sara contento» disse, a disagio.

«Lascia perdere Carlos» disse Fenner. «Se uno non vuole lavorare, non lavora.»

Bugsey ciondolava la testa. «Come li guadagno questi cinquanta sacchi?» chiese, ansioso.

«E un lavoretto delizioso, senza fatica e senza tante preoccupazioni. Te la ricordi quella bambola sulla "Nancy W"?»

Bugsey si lecco le labbra. «Ti pare che io possa dimenticarla?» disse.

«Che numeri, quella ragazza!»

«E di sopra, nel mio letto, in questo preciso momento.»

Bugsey s'ingozzo con la birra. Il suo faccione da luna piena era decisamente sorpreso.

«Nel tuo letto?» ripete.

Fenner annui. Bugsey era sopraffatto dall'ammirazione. «Dio, chissa quanto ti costa, tenercela.»

Fenner scosse il capo ancora una volta. «Il fatto, Bugsey, e che non riesco a mandarla via.»

Bugsey appoggio pesantemente il bicchiere sul tavolino. «Non scherzi, vero?» disse. «Non puoi mentire su queste cose.»

«No, e davvero in camera mia.»

Bugsey ci penso, poi disse in un sussurro rauco, confidenziale: «Me lo insegni come hai fatto? E una lezione che puo sempre servire.»

Fenner decise che era ora di pensare al lavoro.

«Lasciamo stare i particolari, figliolo» fece. «Qualcuno le ha puntato addosso una rivoltella e le ha strappato un pezzetto di carne. Questo qualcuno potrebbe tornare e tentare di fare un lavoro migliore. Voglio che tu le stia accanto e la protegga.»

«E tu mi daresti cinquanta sacchi per questo?»

Fenner parve sorpreso. «Ma non bastano?»

«Altroche. Lo farei per niente. Magari le piaccio.»

Fenner si alzo in piedi. «Su, vieni, te la presento. Solo, non metterti in testa delle cattive idee. Tu te ne stai seduto fuori dalla porta, capito? Una come quella non perde tempo con la gentaglia, cosi hai detto, te lo ricordi?»

Con la coda tra le gambe, Bugsey segui Fenner in ascensore. Giunti davanti alla porta, Fenner busso ed entro. Glorie stava a letto con un pigiamino di seta rosa, tutto nastri e fronzoli. Fece una risatina, quando Fenner si arresto, fissandola.

«Non e un sogno?» disse. «L'hai scelto tu?»

Fenner scosse il capo. «Ti ho trovato una guardia del corpo. Questo e Bugsey. Restera qua in giro per impedire che gli uomini cattivi ti possano eventualmente fare del male.»

Glorie guardo Bugsey, sorpresa. «Ma lui stesso ha l'aria di un uomo cattivo» esclamo. «Vieni qui, Bugsey, vieni a conoscere una bella signora.»

Bugsey stava sulla soglia imbambolato.

Fenner prese una sedia e la porto nel corridoio, fuori dalla porta. «Bugsey se ne stara seduto, qua fuori, a fare il suo lavoro» disse, scocciato.

«Lo pago per questo.»

Spinse Bugsey fuori dalla stanza e poi fece un cenno alla ragazza. «Ho un lavoretto da sbrigare ora, poi torno da te. Starai buona?» Poi, prima che lei potesse obiettare qualcosa, usci. «Datti da fare» disse a Bugsey «e stai fuori dalla porta. Non sei qui per divertirti. Capito?»

Bugsey scrollo la testa. «Non potrei fare niente con una signora come quella. Dio. Mi da le vertigini.»

Appena fuori dall'albergo, Fenner si chiuse in una cabina telefonica e chiamo la Polizia Federale. Aspetto un po', prima che gli passassero Hosskiss. Questi gli disse: «Siete stato voi a buttare una bomba a mano su uno dei miei battelli?» Era arrabbiato.

«Lasciate stare» rispose Fenner. «Se la sono cercata i vostri ragazzi. Sono un po' arretrati. Carlos invece si e aggiornato. Presto usera anche i gas velenosi.»

Hosskiss bofonchiava, ma Fenner l'interruppe: «Voglio che mi individuiate una grossa berlina nera con tre quattro e due sette nella targa. Potete farmi avere subito questa informazione?»

«E meglio che veniate da me» replico Hosskiss. «Devo parlarvi di un sacco di cose.»

Fenner si guardo alle spalle attraverso il vetro sporco della cabina. «Il gioco si sta facendo pesante per me» disse. «Preferisco non farmi piu vedere da voi. Potremmo fissare un posto dove incontrarci, ma fra un po' di tempo. E allora, per la berlina, cosa potete fare?»

«Restate in linea» rispose il poliziotto.

Fenner si appoggio alla parete della cabina e lesse gli scarabocchi fatti sul legno. Appena Hosskiss riprese la comunicazione, Fenner disse: «Questa citta ha bisogno di una ripulita. Non avete idea delle cose che i ragazzi scrivono in queste cabine…»

Hosskiss taglio corto. «Lasciate perdere. Ho trovato la vostra macchina.

Dovrebbe essere il triciclo di Harry Thayler, vi va?»

Fenner strabuzzo gli occhi. «Si» rispose. «Potrebbe essere.»

«Ce ne sono altri sulla lista, naturalmente, ma mi pare che Thayler sia il piu probabile.»

«Lasciamo stare gli altri. Questo mi basta, per il momento. Statemi a sentire, Hosskiss, se vi consegno Carlos e la sua gente su un piatto d'argento, voi potreste in cambio darmi una mano per il mio lavoro?»

Hosskiss rispose che era d'accordo.

«Voglio tutto quello che sapete su Thayler. E anche su una certa Glorie Leadler, e vedete di trovare anche tutto il possibile su sua sorella, Marian Daley. Poi c'e Noolen, datemi anche la storia della sua vita. Dovreste anche informarvi sul signor Leadler, il marito di Glorie. Poi, quando avrete trovato tutto questo, vorrei anche qualche notizia su Ricciolina Robbins, che lavora alle Pompe Funebri di Usignolo. Vorrei anche sapere come fa Thayler a conoscerla.»

Hosskiss si era scaldato. «Ehi!» esclamo. «E un sacco di lavoro. Prendere tutte quelle informazioni costera un occhio della testa.»

Fenner lo scherni. «A cosa serve la vostra organizzazione, se vi spaventano queste bazzecole? Datemi quanto vi ho chiesto ed io vi daro Carlos e magari regalero anche cinque centoni al vostro club preferito.»

«D'accordo. Me ne occupo io, ma ci vorra tempo» rispose Hosskiss.

«Certo che ci vorra tempo. Significa cominciare dai certificati di nascita e poi via via tutto il resto. Voglio tutto, non soltanto qualche notizia sparsa.»

«Bene, ma statemi a sentire, per questa storia della bomba a mano…» comincio Hosskiss accalorandosi, ma Fenner riappese. Usci dalla cabina, si asciugo le mani col fazzoletto e si avvio in direzione di Duval Street.

Mentre camminava, lavorava col cervello. Cosi era Thayler il padrone della berlina nera. Questo l'insospettiva.

C'era qualcosa di balordo in quella faccenda. Questa Glorie Leadler certo giocava con l'asso nella manica. Magari era in contatto con Carlos. Una bugia, gliel'aveva gia scoperta. Perche non un'altra? Sua sorella aveva detto: "Che ci fa con dodici cinesi?". Che ragione aveva di dirlo, se Glorie non gliene aveva parlato? Se Glorie non aveva scritto quella lettera, e certo non era stata lei, chi era stato allora a scriverla? Evidentemente la lettera doveva essere un trucco per dargli la chiave di tutta la faccenda. Ne veniva di conseguenza che chi l'aveva scritta aveva una gran voglia di farlo venire a Key West. Era la calligrafia di una donna. C'era soltanto un'altra donna, per il momento, implicata nella faccenda, ed era Ricciolina. L'aveva scritta Ricciolina, la lettera? Oppure – l'idea lo fece trasalire talmente che si fermo in mezzo alla strada – era stata Marian stessa a scriverla?

Un ciccione gli ando addosso, gli giro attorno e si allontano, voltando il capo per rimproverarlo. Fenner prese la strada per andare da Usignolo.

Squillo il campanello, mentre apriva la porta. Da dietro la tenda, improvvisamente, apparve Carlos. Un leggero, nauseante odore di marijuana esalava dai suoi abiti, e i suoi occhi sembravano pezzi di ghiaccio sul viso bianchiccio.

Fenner trasali leggermente. «Sei venuto a scegliere la cassa?» chiese garbatamente.

«Tu, che cosa vuoi?» gli chiese Carlos.

Fenner girello nel negozio. «Oh, volevo fare due chiacchiere con Usignolo» rispose con indifferenza. «E un bravo ragazzo, a conoscerlo bene.

Non ti si vede molto da queste parti. Sei venuto a far palpitare il cuore di Ricciolina?»

Carlos si appoggio al banco della cassa. L'atmosfera era tesa. «Miller mi ha detto che l'hai malmenato durante il viaggio» disse. «Non voglio che i miei ragazzi attacchino briga.»

Fenner inarco le sopracciglia. «Ah, no? Che peccato. Tutte le volte che Miller tentera di far la festa a una ragazza in mia presenza, dovra fare i conti con me. Sempre che la ragazza non ci stia.»

Carlos sbatte gli occhi. «Nemmeno Reiger era molto contento del tuo lavoro» continuo.

Fenner scosse il capo. «E un peccato, anche questo. Ma non mi sorprende. Reiger ed io non ci vogliamo molto bene.»

«Be', per una storia o per l'altra, forse e meglio se non lavori piu per me, per qualche tempo» Carlos si studiava le unghie.

Fenner gli si accosto. «Certo. Va bene anche per me.»

Carlos contorse le labbra. Era il suo modo di sorridere. «Forse anche tu vuoi scegliere la tua cassa da morto. E bello sapere che i propri desideri vengano esauditi, da morto.»

Oramai Fenner gli era vicinissimo. «Vuoi forse dire che una cosa simile potrebbe anche succedere? Una disgrazia, o roba del genere?»

Carlos alzo le spalle. «Tu sai troppe cose, no?» disse, con indifferenza.

«Non che possano servire ai poliziotti. Ho cambiato ufficio e tu non sai ne dove prendiamo ne dove scarichiamo i cinesi, ma cio nonostante, sai troppo.»

«Non mi converrebbe farlo. No, penso proprio che sarebbe una sciocchezza da parte mia.»

Carlos si aggiusto la cravatta. «Non me ne importa un accidente di cio che pensi» disse, e fece per andarsene. Fenner lo afferro per un braccio e con uno strattone lo costrinse a voltarsi,

«Tanto per farti sapere con chi hai a che fare, testone» e colpi Carlos con un pugno sullo zigomo. Non ci mise troppa forza, ma sufficiente per scaraventarlo a terra.

Carlos si appoggio sui gomiti, un livido era apparso sulle gote bianche e morbide. Comincio a sibilare tra i denti. A Fenner pareva di vedere un serpente.

«E adesso lo sai» disse l'investigatore. «Non permetto a nessuno di dire cialtronerie sulla mia morte. Mi rende nervoso. Se vuoi la guerra, ebbene sia, ma tieni a mente cio che ti dico: se non ti levi di torno, ti distruggero.

Ci vuole ben altro che la tua squadra di scagnozzi per fermarmi. Di loro, poco m'importa, e a te che daro la caccia, e quando ti avro preso, ti leghero a un palo e ti spezzero la schiena in due.»

Carlos si alzo lentamente in piedi. Mentre si portava una mano alla guancia, le sue dita tremavano come le ali di una farfalla.

«Vattene» disse Fenner. «Corri a casa e bevi un sorso di whisky. Ne hai bisogno.»

Senza dire una parola, Carlos usci dal negozio, chiudendo la porta.

«Ci vuol del fegato per fare una cosa simile» disse la voce di Usignolo.

Da quanto tempo fosse li, Fenner non lo sapeva. La luce che si rifletteva sui suoi occhiali gli impediva di veder gli occhi, ma noto che delle gocce di sudore gli imperlavano la faccia.

«Perche non hai aiutato quel cialtrone ad alzarsi da terra, se per te e tanto importante?» ribatte Fenner.

Usignolo mostro i denti bianchi, aguzzi. «Non e importante per me» rispose, con voce stridula. «Cio nonostante, ci vuole del fegato per…»

«Taglia corto» l'interruppe Fenner. «Era ora che qualcuno facesse abbassare la cresta a quel mucchio di lardo. Si crede di essere il re della citta.»

«Lo e.»

«Fino a che punto sei impegolato con lui?»

Usignolo fece un gesto significativo. Con la mano indico tutto il locale e alzo le spalle. «Tutto questo e suo. Io sono soltanto una facciata.»

Fenner grugni. «E tu gli stai alle calcagna, solo perche non hai nient'altro?»

«Certo, devo pur vivere.»

«E Ricciolina? Come c'entra lei, in tutto questo?»

Gli occhietti miopi scintillarono dietro le lenti. «Lei, la lasci stare.»

«Si e presa una scuffia per Carlos» disse Fenner.

Usignolo avanzo di un paio di passi, strascicando i piedi. Tiro a Fenner un sinistro dritto sul mento. Avrebbe dovuto essere un pugno da finire a terra stesi, ma Usignolo era un uomo senza muscoli. Fenner nemmeno vacillo.

«Sono troppo grosso per te. Lascia perdere» gli consiglio Fenner. Usignolo stava per colpirlo un'altra volta, ma poi preferi infilare una mano in tasca. Fenner gli affondo un pugno nello stomaco. Usignolo si accascio sulle ginocchia, rotolo su un fianco ed estrasse la pistola. Fenner fece un passo avanti e con un calcio lo colpi al polso. La pistola volo sul pavimento di legno e si fermo sulla passatoia. Fenner s'inginocchio e agguanto Usignolo per il bavero. «Ti ho detto, lascia perdere» lo scrollo. «Se non mi credi, allora dovrai credere a qualcun altro, prima o poi, ma io non ho intenzione di fare a pugni con te per nessuna donna.»

Usignolo lascio il labbro che stringeva tra i denti, fece per dire qualcosa, si fermo, sposto lo sguardo oltre Fenner, alle sue spalle. L'ira si muto in timore. Fenner si accorse di avere un uomo alle spalle, in piedi; ne vide la sagoma negli occhiali di Usignolo. Vide un braccio alzarsi e cerco di voltarsi. Senti come un'esplosione in testa e cadde in avanti. Si graffio il naso contro i bottoni della giacca di Usignolo.

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