III

Una telefonata di Brogg lo fece ritornare in fretta all’ufficio. Quellen trovò i suoi due SottoSec che lo attendevano in compagnia di un terzo uomo, alto, angoloso, malvestito, con il naso spezzato che sporgeva dalla faccia come un becco. Brogg aveva aperto al massimo il bocchettone dell’ossigeno.

— È lui? — chiese Quellen. Non gli sembrava probabile che quel proletario dimesso — troppo povero, sembrava, per farsi fare la plastica al naso — fosse l’organizzatore della fuga dei saltatori.

— Dipende. A chi si riferisce? — ribatté Brogg. — Dica al CrimineSec chi è — continuò, dando una brusca gomitata al proletario.

— Mi chiamo Brand — disse il proletario, con voce acuta, stranamente alta. — Classe Quattro. Non volevo fare niente di male, signore… è che lui mi aveva promesso una casa tutta per me, e un lavoro, e aria pura…

Brogg l’interruppe. — L’abbiamo trovato in un bar. Aveva bevuto qualche bicchiere di troppo e stava raccontando a tutti che presto avrebbe avuto un lavoro.

— È quel che mi aveva detto quel tizio — mormorò Brand. — Bastava che gli dessi duecento crediti, e mi avrebbe mandato in un posto dove avevano tutti un lavoro. E avrei potuto mandare il denaro perché la mia famiglia mi seguisse. Mi sembrava una gran bella cosa, signore.

— Come si chiamava questo tizio? — chiese seccamente Quellen.

— Lanoy, signore. — Quellen trasalì nel sentire il nome. — Qualcuno mi ha dato questo e mi ha detto di mettermi in contatto con lui.

Brand porse un minifoglio gualcito. Quellen l’aprì e lo lesse. Disoccupato? Vada da Lanoy. Molto interessante. Si frugò in tasca e tirò fuori il foglietto che gli era stato consegnato sulla rampa volante. Disoccupato? Vada da Lanoy. Erano identici.

— Lanoy ci ha mandato molti miei amici — disse Brand. — Mi ha detto che tutti lavoravano e stavano bene, signore…

— Dove li manda? — chiese Quellen, in tono più gentile.

— Non lo so, signore. Lanoy mi ha detto che me l’avrebbe spiegato quando gli avrei dato i duecento crediti. Ho prelevato tutti i miei risparmi. Stavo andando da lui quando mi sono fermato a bere qualcosa e allora… allora…

— L’abbiamo trovato noi — concluse Brogg. — Stava raccontando a tutti che andava da Lanoy per un lavoro.

— Uhm. Sa cosa sono i saltatori, Brand?

— No, signore.

— Allora non importa. Ci accompagni da Lanoy.

— Non posso farlo. Non sarebbe giusto. Tutti i miei amici…

— Possiamo costringerla ad accompagnarci da Lanoy — disse Quellen.

— Ma lui doveva darmi un lavoro! Non posso. La prego, signore.

Brogg guardò Quellen. — Mi lasci provare — disse. — Lanoy doveva darle un lavoro, ha detto? Per duecento crediti?

— Sì, signore.

— Supponiamo che le dicessimo che le daremo un lavoro per niente. Nessun pagamento: basta che ci porti da Lanoy, e noi la manderemo dove l’avrebbe mandata lui, ma gratis. E manderemo anche la sua famiglia.

Quellen sorrise. Brogg era uno psicologo molto più abile di lui, doveva riconoscerlo.

— Questo è giusto — disse Brand. — Vi accompagnerò. Mi dispiace… Lanoy è stato gentile con me… ma se lei dice che mi manderete gratis…

— Appunto, Brand — disse Brogg.

— Allora ci sto.

Quellen abbassò il bocchettone dell’ossigeno. — Andiamo, prima che cambi idea. — Brogg fece un cenno a Mikken, che condusse fuori Brand.

— Viene con noi, signore? — chiese Brogg. C’era una vaga sfumatura di sarcasmo nel suo tono ossequioso. — Probabilmente sarà nella parte più lurida della città.

Quellen rabbrividì. — Ha ragione — disse. — Andate voi due. Io aspetterò qui.

Non appena se ne furono andati Quellen chiamò Koll.

— Abbiamo trovato un’ottima pista — disse. — Brogg e Mikken hanno scovato quello che lo fa, e lo porteranno qui.

— Ottimo lavoro — disse freddamente Koll. — Dovrebbe essere un’indagine interessante. Ma per favore, non ci disturbi per un po’. Io e Spanner stiamo discutendo certi cambiamenti dell’organigramma. — E riattaccò.

E questo che cosa significava? si chiese Quellen. Ormai era sicuro che Koll sapeva dell’Africa. Probabilmente aveva offerto a Brogg, per farlo parlare, una somma superiore a quella che Quellen gli pagava perché tacesse, e quello s’era venduto al maggior offerente. Naturalmente poteva darsi che Koll si riferisse a una promozione, ma era molto più probabile che si trattasse d’una retrocessione.

La colpa di Quellen era eccezionale. Nessun altro, a quanto ne sapeva, era stato tanto abile da trovare il modo di abbandonare la sovrappopolata Appalachia, la città-piovra che si estendeva su tutta la metà orientale dell’America del Nord. Tra tutti i duecento milioni di abitanti di Appalachia, soltanto Joseph Quellen, CrimineSec, era stato abbastanza furbo per trovare un pezzetto di terra sconosciuto e disabitato nel cuore dell’Africa e per costruirsi una seconda casa. Aveva il tipico cubicolo della Classe Tredici ad Appalachia, più una residenza di Classe Venti che trascendeva i sogni di quasi tutti i mortali, accanto a un fiume torbido del Congo. Era bello, bellissimo, per un uomo la cui anima si ribellava all’esistenza da insetto in Appalachia.

L’unico guaio era che ci voleva molto denaro per corrompere la gente. Alcuni sapevano che Quellen viveva lussuosamente in Africa anziché abitare in un cubicolo di tre metri per tre nell’Appalachia del Nord-Ovest, da buon Tredici. Qualcuno (Brogg, ne era sicuro) l’aveva venduto a Koll. E Quellen si trovava in una situazione molto pericolosa.

La retrocessione l’avrebbe privato del diritto di avere un cubicolo tutto suo; avrebbe dovuto dividere nuovamente la sua casa, come aveva fatto con il non rimpianto Marok. Non era andata tanto male quando era nelle classi inferiori alla Dodici e aveva vissuto prima nei dormitori e poi, via via, in stanze più private. Quando era più giovane la gente gli dava meno fastidio. Ma poi, essere promosso alla Classe Dodici, essere sistemato in una stanza con un’altra persona… era stata l’esperienza più dolorosa, e l’aveva inacidito definitivamente.

Marok era stato un brav’uomo, pensò Quellen. Ma gli aveva dato sui nervi, con la sua sciatteria e le interminabili visifonate e la presenza continua. Quellen aveva sognato il giorno in cui avrebbe raggiunto la Classe Tredici e sarebbe vissuto solo, non più con un compagno di stanza che lo controllava di continuo. Sarebbe stato libero… libero di sfuggire alla folla.

Koll sapeva? Presto l’avrebbe scoperto.

Il telefono squillò. Era Brogg.

— L’abbiamo preso — disse. — Stiamo per tornare.

— Ottimo lavoro, ottimo lavoro.

Quellen chiamò Koll. — Abbiamo preso il tizio — disse. — Brogg e Mikken lo stanno portando qui per interrogarlo.

— Buon lavoro — disse Koll, e Quellen notò la traccia d’un sorriso sincero sulle labbra sottili del suo superiore. — Ho appena preparato il modulo della promozione per lei — soggiunse distrattamente. — Mi sembra ingiusto lasciare che un CrimineSec viva in un’unità della Classe Tredici quando merita almeno la Quattordici.

Dunque non lo sa, dopotutto, pensò Quellen. Poi lo colpì un altro pensiero. Come avrebbe fatto a spostare lo stat illegale nel nuovo alloggio senza farsi scoprire? Forse Koll voleva soltanto metterlo in trappola. Quellen si premette le mani contro le tempie e rabbrividì mentre aspettava Brogg, Mikken… e Lanoy.


— Ammette di aver mandato gente nel passato? — chiese Quellen.

— Sicuro — disse baldanzosamente l’ometto. Quellen lo squadrò e si sentì pervadere da un guizzo irrazionale di collera. — Sicuro. Posso mandarla indietro nel tempo per duecento crediti.

Brogg stava in piedi dietro l’ometto, a braccia conserte, e Quellen lo fronteggiava, seduto alla scrivania.

— Lei è Lanoy?

— È il mio nome. — Era un ometto bruno, intenso, simile a un coniglio, con le labbra sottili che si muovevano di continuo. — Sicuro, sono Lanoy. — L’ometto irradiava un senso di calore, di sicurezza. Stava seduto con le gambe accavallate, a testa alta.

— Non è stato molto bello il modo in cui mi hanno rintracciato i suoi uomini — disse Lanoy. — È stato già grave che abbiate imbrogliato quel povero proletario per convincerlo a portarvi da me, ma non era necessario che mi trattassero male. Non faccio niente di illecito, sa. Dovrei farvi causa.

— Sta disturbando gli ultimi mille anni di storia!

— Non è vero — rispose Lanoy, calmissimo. — Sono già stati disturbati. Io faccio solo in modo che la storia del passato si svolga come si è svolta, se capisce quello che voglio dire.

Quellen si alzò, ma si accorse che non c’era spazio per muoversi, nell’ufficio piccolissimo, e tornò a sedersi. Si sentiva stranamente debole in presenza di quell’uomo.

— Ma rimanda nel passato i proletari perché diventino saltatori. Perché?

Lanoy sorrise. — Per guadagnarmi da vivere. Lo capirà, senza dubbio. Possiedo un sistema molto prezioso, e voglio essere sicuro di ricavarne tutto quello che posso.

— Ha inventato il viaggio nel tempo?

— Non ha importanza — disse Lanoy. — Lo controllo.

— Perché non torna semplicemente indietro nel tempo a rubare o a fare scommesse, per guadagnarsi da vivere?

— Potrei farlo — ammise Lanoy, — ma è un processo irreversibile, e non c’è possibilità di ritornare al presente. E mi piace stare qui, capisce?

— Senta, Lanoy — disse Quellen, — sarò molto franco. Noi vogliamo il suo congengo dei viaggi nel tempo, e lo vogliamo subito.

— Mi dispiace — disse Lanoy. — È proprietà privata. Non avete nessun diritto.

Quellen pensò a Koll e a Spanner, e provò collera e paura. — Quando avrò finito con lei, rimpiangerà di non aver usato la sua macchina per tornare indietro d’un milione di anni.

Lanoy restò calmissimo, e Quellen si sorprese nel vedere che Brogg sorrideva. — Andiamo, su, CrimineSec — disse l’ometto. — Sta incominciando ad arrabbiarsi, e questo è sempre illogico.

Quellen si rese conto che Lanoy diceva la verità; ma non riusciva a calmarsi. — La terrò a marcire in prigione — minacciò.

— E che cosa ci guadagnerebbe? — chiese Lanoy. — Le dispiacerebbe darmi un po’ più di ossigeno, a proposito? Qui dentro si soffoca.

Sbalordito, Quellen spalancò il bocchettone. Brogg manifestò sorpresa, e persino Mikken sbatté le palpebre, stupito dal cattivo gusto di Lanoy.

— Se lei mi arresta, la rovino, Quellen. Non c’è niente di illecito in quello che sto facendo. Guardi qua… sono un mediatore registrato. — Lanoy mostrò una carta con i timbri regolamentari.

Quellen non sapeva che cosa dire: Lanoy lo aveva in pugno, lo sapeva, e Brogg si divertiva immensamente alle sue spalle. Si morse le labbra, scrutando con attenzione l’ometto, e si augurò fervidamente di essere in riva al suo fiume in Congo, a gettare pietre ai coccodrilli.

— Comunque, farò cessare i suoi viaggi nel tempo — disse alla fine.

Lanoy ridacchiò. — Non glielo consiglierei, Quellen.

— Mi chiami CrimineSec, Lanoy.

— Non glielo consiglierei, Quellen — ripeté l’ometto. — Se ferma i saltatori, adesso, mette sottosopra il passato. Quelli sono andati nel passato. È documentato dalla storia. Alcuni di loro si sposarono ed ebbero figli, e i discendenti di quei figli sono vivi ai giorni nostri. A quanto ne so io, Quellen, anche lei potrebbe essere il discendente di un saltatore che spedirò nel passato la settimana prossima… e se quel saltatore non andrà nel passato, Quellen, lei smetterà di esistere. Le sembra un modo piacevole di morire, CrimineSec?

Quellen lo fissò, cupo. Brogg stava in piedi dietro Lanoy, in silenzio; all’improvviso CrimineSec ebbe la certezza che il Sotto-Sec avesse sempre manovrato per rubargli il posto, e che Lanoy stesse eliminando con molta efficienza l’ultimo ostacolo. Marok, Koll, Spanner, Brogg, e adesso Lanoy… erano tutti decisi a prenderlo nella rete. Era una tacita congiura. Silenziosamente maledisse i duecento milioni di abitanti di Appalachia e si chiese se avrebbe più conosciuto un momento di solutudine.

— Il passato non cambierà, Lanoy — disse. — La chiuderemo in prigione, sicuro, e prenderemo la sua macchina, ma provvederemo noi a spedire i saltatori nel passato. Non siamo tanto stupidi, Lanoy. Faremo in modo che tutto resti com’è.

Lanoy lo guardò con un’aria che era quasi di pietà, come se osservasse una farfalla particolarmente rara trafitta da uno spillo su un cartone da collezione.

— È questo il suo gioco, CrimineSec? Perché non me l’ha detto prima? In questo caso dovrò prendere misure per proteggermi.

Quellen avrebbe voluto andare a nascondersi. — Che cosa ha intenzione di fare?

— Dovremmo parlarne in privato, Quellen — disse l’ometto.

— Potrei dire cose che lei non vuole far sentire ai suoi subordinati.

Quellen guardò Brogg. — L’avete perquisito?

— Non ha armi — disse Brogg. — Non c’è da aver paura. Aspetteremo in anticamera. Venga, Mikken.

Pesantemente Brogg uscì dall’ufficio, seguito dal taciturno Mikken.

Quando rimase solo con Lanoy, Quellen andò ad abbassare l’ossigeno.

— Lo lasci, Quellen — disse Lanoy. — Mi fa piacere respirare bene a spese del governo.

— Qual è il suo gioco? — chiese Quellen. Era irritato: Lanoy era un individuo ignobile che offendeva il suo orgoglio e la sua dignità.

— Per essere sincero con lei, CrimineSec — disse l’ometto, — voglio la mia libertà e voglio continuare la mia attività. Mi piace così: è quello che voglio. Lei vuole arrestarmi e continuare a fare quello che faccio io. È questo che vuole. Giusto?

— Sì.

— Ora, in una situazione come questa abbiamo in gioco due desideri che si escludono a vicenda. Quindi è la forza più potente a vincere… sempre. Io sono più forte, quindi dovrà lasciarmi andare e lasciar perdere l’indagine.

— Chi dice che lei è il più forte, Lanoy?

— Io sono forte perché lei è debole. So parecchie cose sul suo conto, Quellen. So che odia la folla e ama l’aria fresca e gli spazi aperti. Sono idiosincrasie fastidiose per chi vive in un mondo come il nostro, non è vero?

— Continui — disse Quellen. Imprecò silenziosamente contro Brogg… nessun altro poteva avere rivelato a Lanoy il suo segreto.

— Quindi lei mi lascerà andare, altrimenti si ritroverà in un’unità della Classe Dodici o Dieci. Non le piacerebbe molto, CrimineSec. Dovrà dividere la sua stanza, e forse il suo compagno non le sarà simpatico, ma non potrà farci niente. E quando ha un compagno di stanza non è libero di scappare. Lui la denuncerebbe.

— Come sarebbe a dire… scappare? — La voce di Quellen era un mormorio rauco.

— Sarebbe a dire scappare in Africa, Quellen.

Ecco, pensò Quellen. Ormai è finita; Brogg mi ha venduto. Ora che Lanoy conosceva il suo segreto, Quellen era completamente in suo potere.

— Mi dispiace moltissimo, Quellen. Lei è un brav’uomo, prigioniero di un mondo che non è opera sua e che non le piace molto. Ma si tratta di lei o di me, e so chi vince sempre, in faccende come questa.

Scaccomatto.

— Avanti — mormorò Quellen. — Si muova.

— Sapevo che avrebbe capito — disse Lanoy. — Ora me ne andrò. Lei non mi dia noie, e Koll non saprà neppure di quella sua casetta.

— Se ne vada — disse Quellen.

Lanoy si alzò, salutò Quellen, e sgattaiolò fuori.

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