IV

Quando Lanoy se ne andò, entrò Koll. Quellen, con la faccia tra le mani, lo vide con la coda dell’occhio e per un momento pensò che Lanoy fosse tornato. Poi alzò la testa.

— Volevo dare un’occhiata al suo uomo — disse Koll; — ma non c’è.

— L’ho mandato dentro — disse Quellen con un filo di voce.

— Controllerò — disse Koll. — Quel tizio m’incuriosisce molto. — Se ne andò, ed entrò Brogg.

— È stata una bella chiacchierata, CrimineSec? — chiese Brogg sorridendo. Come sempre, la fronte del grassone era coperta di gocce di sudore.

— Sì, grazie. — Quellen guardò il suo assitente con aria implorante. Se almeno l’avessero lasciato in pace per qualche istante!

— Mi sembra che non sia più qui, CrimineSec. Avevo qualche domanda da fare al suo amico Lanoy, ma non riesco a trovarlo.

— Non so dove sia andato, Brogg.

— È sicuro, CrimineSec? Dov’è, Quellen? — chiese maliziosamente Brogg.

— Non lo so. — Era la prima volta che Brogg non l’aveva chiamato con il titolo che gli spettava. — Se ne vada.

Brogg sorrise ironicamente e uscì, chiudendo meticolosamente la porta. Quellen restò seduto sulla pneumopoltrona, scrollando la testa. Ormai era nei guai. Se non avesse consegnato Lanoy, sarebbe scoppiato un inferno. Se l’avesse ricatturato, Lanoy avrebbe spifferato tutto: in ogni caso, lui era fregato.

Attraversò in punta di piedi l’altro ufficio, e Brogg lo guardò con evidente interesse. Uscì nella via affollata e prese il primo battello rapido per tornare al suo appartamento. Era bello essere di nuovo solo. Si aggirò a caso per un momento, e poi si avvicinò allo stat.

Bastava che vi entrasse per ritornare in Africa, in riva al fiume tortuoso con i coccodrilli. Non avrebbe più avuto un lavoro, ma non l’avrebbero mai trovato, e avrebbe potuto passare in santa pace il resto dei suoi giorni.

Inutile, pensò, depresso. Non sarebbe stato al sicuro, poiché Brogg e Lanoy sapevano. Sarebbero riusciti a stanarlo abbastanza in fretta: l’Africa non era un posto sicuro.

E poi, provava una sensazione strana e nuova… la sensazione di essere stato imbrogliato, di essere una specie di martire del sovraffollamento. Infilò le mani in tasca e restò davanti allo stat, considerando le implicazioni di quel concetto nuovo. Un mondo che non era opera sua, aveva detto Lanoy.

Il senso di colpa svanì. Ci pensasse Koll a districare la matassa, si disse Quellen.


Era fatta.

Vi fu un turbinio, e Quellen ebbe la sensazione di essere stato capovolto e sventrato. Galleggiava su una nube purpurea, in alto, sopra un terreno indistinto, e stava cadendo.

Cadde, roteando, e finì su un lungo tappeto verde. Restò immobile per un paio di istanti, aggrappandosi al suolo.

Una manciata del tappeto gli restò in mano. La guardò con aria perplessa.

Erba.

L’odore pulito dell’aria lo colpì, e fu quasi un trauma fisico. Aveva il profumo di una stanza con l’ossigeno al massimo, ma era all’aperto.

Quellen si scosse e si alzò. Il tappeto erboso si estendeva in tutte le direzioni, e davanti a lui c’era un bosco.

Aveva visto gli alberi in Africa: in Appalachia non c’erano. Guardò attentamente. Un uccellino grigio saltellò sul ramo dell’albero più vicino e cominciò a cinguettare, senza paura, guardando Quellen. Quellen sorrise.

Si chiese per quanto tempo Koll e Brogg l’avrebbero cercato, e se Brogg sarebbe riuscito a tener testa a Lanoy. Sperava che non ce la facesse; Brogg era un mascalzone e Lanoy, nonostante quel che faceva, era un gentiluomo.

Quellen si mosse verso la foresta. Avrebbe dovuto trovare un fiume, e costruire là una casa, si disse. Avrebbe potuto costruire la casa grande quanto la voleva.

Non provava rimorsi. Era stato uno spostato, gettato in un mondo che poteva soltanto odiare e che poteva solo tenerlo prigioniero. Adesso aveva avuto la sua grande occasione: toccava a lui.

Due cervi uscirono a balzi dalla foresta. Quellen si fermò, sgomento. Non aveva mai visto animali così grandi. I cervi si allontanarono sgroppando allegramente.

Il cuore di Quellen incominciò a cantare quando si riempì i polmoni di quell’aria dolce. Marok, Koll, Spanner, Brogg incominciavano a sbiadire e a dileguarsi. Buon vecchio Lanoy, pensò. Aveva mantenuto la parola, dopotutto.

Il mondo è mio, pensò Quellen. Quindi anch’io sono un saltatore… e ho fatto il salto più lungo di tutti.

Un uomo alto, dalla pelle rossa, uscì dalla foresta e si fermò accanto a un albero, guardandolo con aria solenne. Portava una cintura di pelle, un paio di sandali e niente altro; nei capelli aveva infilato una penna ornamentale. L’uomo dalla pelle rossa studiò Quellen per un momento, e poi alzò un braccio in un gesto inconfondibile. Quellen si sentì pervadere da un senso caloroso di cameratismo.

Sorridendo, finalmente, Quellen gli andò incontro, con la mano levata.

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