La cena era finita, i liquori versati, i sigari tirati fuori e accesi. Si erano formati gruppi qua e là e il capitano della flotta mercantile era al centro di quello più numeroso. La sua brillante uniforme bianca sfavillava assai più di quelle dei suoi ascoltatori.
Nel tenere il suo discorsetto si mostrò quasi compiaciuto: «Questo viaggio è stato qualcosa di tutto riposo… una sciocchezza, oserei dire. Ho fatto trecento viaggi prima di questo, e con che carico! Cosa volete farvene di cinquemila globi fluorescenti su questo deserto, per la Galassia?»
Loodun Antyok replicò con una risatina di cortesia e una scrollata di spalle: «Sono per i non-umani. Non è stato un trasporto difficile, spero».
«No, non difficile. Ma voluminoso. Sono estremamente fragili e non ho potuto caricarne più di venti per nave, con tutti i regolamenti governativi sull’imballaggio e ogni altra precauzione contro le rotture. Ma sono soldi del governo, immagino».
Zammo replicò con un cupo sorriso: «È la sua prima esperienza con i metodi governativi, capitano?»
«Per la Galassia, no», sbottò a dire lo spaziale. «Cerco di evitarli il più possibile, certo, ma a volte non si può fare a meno di restarci invischiati. Ed è una cosa disgustosa quando càpita, ve lo garantisco. La burocrazia! I moduli! Ce n’è abbastanza per farvi scoppiare il fegato e coagularvi il sangue. È un tumore, un cancro della Galassia. Se fosse per me, spazzerei via subito tutto questo casino!»
Antyok replicò: «Lei è ingiusto, capitano. Lei non capisce».
«Ah, si! Bene, supponiamo che lei, adesso, visto che è uno di questi burocrati», e sorrise amabilmente a questa parola, «mi spieghi il suo punto di vista».
«Be’, insomma», Antyok parve confuso, «il governo è una cosa seria e complicata. In questo nostro impero abbiamo migliaia di pianeti di cui occuparci, e miliardi d’individui. È quasi al di là delle capacità umane far funzionare quest’impresa di governarle tutte senza un’organizzazione la più rigorosa possibile. Credo che oggi ci siano quattrocento milioni di persone nel solo Servizio Amministrativo Imperiale, e per poter coordinare i loro sforzi e tutte le loro conoscenze, bisogna avere anche quelli che lei chiama burocrati e moduli. Ogni più piccola frazione di questo sistema, per quanto insensata possa sembrare e fastidiosa si riveli all’atto pratico, ha una sua ragion d’essere. Ogni pezzo di carta è un filo che collega gli sforzi di quattrocento milioni di umani. Abolisca il Servizio Amministrativo e avrà abolito l’Impero, e con esso la pace interstellare, l’ordine e la civiltà».
«Suvvia…» intervenne il capitano.
«No. Dico sul serio». Antyok era rimasto senza fiato per il fervore con cui aveva parlato. «Le regole e i sistemi dell’organismo amministrativo devono essere onnicomprensivi e rigidi quanto basta, cosicché, nel caso in cui vi siano funzionari incompetenti — e a volte ne viene nominato qualcuno… si metta pure a ridere se vuole, ma esistono anche scienziati, giornalisti e capitani incompetenti — nel caso dunque che ci siano funzionari incompetenti, i danni che essi fanno possano esser ridotti al minimo. Poiché, nel peggior dei casi, il sistema può procedere anche da solo».
«Sì», grugnì il capitano, acido. «Ma se dovesse venir nominato un amministratore di grandi capacità? Anche lui si troverebbe intrappolato dalla stessa rigida rete e si troverebbe costretto alla mediocrità».
«Niente affatto», replicò Antyok accalorandosi. «Un uomo capace può sempre operare contro i limiti del regolamento e compiere ciò che desidera».
«E come?» chiese Bannerd.
«Be’… be’…» Antyok si trovò nuovamente a disagio. «Uno dei metodi consiste nel farsi affidare un progetto con priorità A, o magari doppia A, se possibile».
Il capitano rovesciò la testa all’indietro pronto a esplodere in una fragorosa nsata, ma non fece in tempo, poiché la porta si spalancò e degli uomini sconvolti si precipitarono di corsa dentro la sala. Sulle prime le loro grida furono prive di senso. Poi: «Signore, le navi sono sono scomparse. I non-umani se ne sono impadroniti con la forza!»
«Cosa? Tutte le navi?»
«Fino all’ultima. Sono scomparse tutte, le navi, e i non-umani a bordo di esse…»
Soltanto due ore più tardi i quattro si trovarono di nuovo insieme, questa volta da soli nell’ufficio di Antyok.
Antyok dichiarò con freddezza: «Non hanno commesso nessun errore. Non è rimasta nessuna nave… neppure la sua nave-scuola, Zammo. E non è disponibile una sola nave governativa in quest’intero settore galattico. Quando saremo riusciti a organizzare l’inseguimento, loro saranno fuori della Galassia, a metà strada verso le Nubi di Magellano. Capitano, non toccava a lei la responsabilità di organizzare un adeguato servizio di sorsorveglianza?»
Il capitano gridò: «Era la nostra prima giornata fuori dallo spazio, chi si sarebbe mai aspettato…»
Zammo l’interruppe, infuriato: «Aspetti un momento, capitano. Sto cominciando a capire. Antyok», la sua voce era dura, «è stato lei a macchinare tutto questo».
«Io?» L’espressione di Antyok era stranamente fredda, quasi indifferente.
«Proprio stasera lei ci ha detto che un abile amministratore si fa assegnare un progetto con priorità A per fare ciò che desidera. Lei si è fatto assegnare questo progetto per aiutare i non-umani a scappare».
«Sarei stato io? Mi scusi, ma come sarebbe stato possibile? È stato lei stesso a sollevare, in uno dei suoi rapporti, il problema del calo delle nascite. È stato Bannerd, qui presente, a spaventare l’Ufficio con i suoi articoli a sensazione, inducendolo ad approvare un progetto con priorità A doppia. Io, con tutto ciò, non ho avuto niente a che fare».
«È stato lei a suggerirmi di menzionare il calo delle nascite», replicò con violenza Zammo.
«Davvero?» fece Antyok, in tono compunto.
«E se è per questo», ruggì Bannerd d’un tratto, «è stato lei a suggerire che parlassi del calo delle nascite nei miei articoli».
I tre lo strinsero sempre più dappresso, rinchiudendolo fra loro. Antyok si lasciò andare contro lo schienale della poltroncina e replicò con calma: «Non so cosa intendiate per suggerimenti. Se mi state accusando, allora per favore attenetevi alle prove… quelle con valore legale. Le leggi dell’Impero si basano sul materiale scritto, filmato o trascritto, oppure su precise dichiarazioni avallate da testimoni. Tutte le mie lettere come amministratore si trovano schedate qui, all’Ufficio, e in altri luoghi. Io non ho mai chiesto un progetto con priorità A. È stato l’Ufficio ad assegnarmelo, e Zammo e Bannerd ne sono responsabili. E per iscritto, sottolineo».
La voce di Zammo era divenuta un ringhio quasi inarticolato: «Lei mi ha infinocchiato convincendomi a insegnare a quelle creature come manovrare una nave spaziale».
«Il suggerimento è stato suo. In archivio ho un suo rapporto in cui propone che siano studiate le loro reazioni a strumenti e comandi umani. E anche l’Ufficio ne ha una copia autentica. Le prove… quelle legali, sono chiare. Io non ho avuto niente a che fare con tutto questo».
«Neppure con i globi fluorescenti?» chiese Bannerd.
Il capitano cacciò un urlo improvviso: «Lei ha fatto venire fin qui le mie navi apposta. Cinquemila globi! Lei sapeva che ci sarebbero volute centinaia di navi».
«Io non ho mai chiesti i globi», replicò Antyok, gelido. «Quella è stata un’idea dell’Ufficio, anche se sono convinti che vi abbiano contribuito gli amici di Bannerd, quelli della Filosofia».
Bannerd quasi soffocò: «Lei ha chiesto a quel capo dei cefeidi se poteva leggere il pensiero! Lei gli stava dicendo di manifestare un vivo interesse per i globi!»
«Oh, suvvia, Bannerd. Ha approntato lei stesso una fedele trascrizione di quel colloquio, e anch’essa è schedata. Non può provare ciò che dice». Si alzò in piedi. «Ora dovete scusarmi. Devo preparare un rapporto per l’Ufficio».
Giunto alla porta, Antyok si voltò: «In un certo qual modo, il problema di quei non-umani è risolto, anche se gli unici soddisfatti sono loro. Adesso ricominceranno a moltiplicarsi e avranno un mondo che si saranno guadagnati da soli. È proprio quello che volevano.
«È un’altra cosa. Non accusatemi di sciocchezze. Sono nel Servizio da ventisette anni, e posso garantirvi che il mio lavoro cartaceo è prova sufficiente che mi sono comportato in maniera del tutto corretta in tutto ciò che ho fatto. E, capitano, sarò lieto di continuare la nostra conversazione stasera, quando le farà più comodo, e chiarirle come un amministratore capace possa operare in mezzo alla burocrazia e ottenere lo stesso ciò che vuole».
Era straordinario come quel viso rotondo e liscio, da bambino, potesse ostentare un sorriso così sardonico.
Da: UfProEs.
A: Loodun Antyok, Capo Amministratore Pubblico, A-8.
Oggetto: Servizio amministrativo. In attesa di conferma nel
Riferimento:
(a) SerAm Decisione del Tribunale 22874-Q, data 1/978 LG.
1. Vista l’opinione favorevole espressa nel riferimento (a) lei viene con questa decisione assolto da ogni responsabilità per la fuga dei non-umani da Cefeo 18. Si richiede che lei si tenga pronto per nuova assegnazione.