Natale

Cari fratelli della Grande Sinistra, diciamoci la verità, quest'ultimo Natale è stato proprio un Natale di merda.

Come ben sapete né io né voi né soprattutto il Papa polacco crediamo in Dio.

Lui poi l'ha clamorosamente dimostrato quando, spaventato a morte per la sua malattia, è entrato in ospedale pallido e tremante.

Neppure il dubbio di tentare una guarigione miracolosa a Lourdes viaggiando col treno ospedale mescolato ai malati comuni, né un minimo di fiducia negli archiatri pontifici (che sono i tradizionali medici dei papi), no! Lui subito di corsa e di gran carriera al Policlinico Gemelli con le staffette della polizia ad aprire il traffico alla caccia del miglior chirurgo su piazza.

Implorava fedeli e infermieri lì all'ingresso di pregare: solo per lui, dimenticando clamorosamente i somali, i fratelli della ex Jugoslavia e l'intera popolazione del Bangladesh.

Tremava come una foglia e, a mio avviso, se si prendeva due Tavor avrebbe nascosto meglio il suo terrore del nulla che c'è dopo la morte. Per me è stata una grande occasione perduta.

Poteva in gran segreto farsi operare da un gran chirurgo, e poi simulare una plateale guarigione nella piscina di Lourdes, dove deve fare un freddo della madonna, ma spero che, almeno, l'acqua sia riscaldata.

Però vi dico la verità, mi piace molto questo Papa cartesiano puro, colto e intelligente e sicuramente dotato di uno spirito sarcastico come quello di Moravia e Fellini.

Comunque, l'ultimo Natale è stato assolutamente privo, oltre che di spirito natalizio, anche della fede cieca e assoluta nel consumismo.

Credo che ci siamo resi tutti conto che sta morendo il senso finale della nostra cultura: da paese ricco e spendaccione, siamo diventati improvvisamente poveri.

Ditemi la verità: se a Natale non si spende, che serve celebrarlo con le luminarie, zamponi e cotechini? Ma spostiamolo ad altra data allora, in un periodo più favorevole o, addirittura, sapete che si può fare?

Annuliamolo per sempre.

Per quello che riguarda noi disgraziati, condannati a un'eterna infelicità strisciante, a serate senza sesso, senza amici, senza inviti, senza telefonate, ma solo con gli occhi bianchi di fronte alla Ruota della fortuna, ormai l'avete capito: siamo quasi morti, e non ce ne frega più niente di niente, perché non aspettiamo più niente, non speriamo in niente e non sogniamo più.

Ricordo che, fino a qualche Natale fa, l'arrivo impossibile di Cindy Crawford col seno nudo semicoperto dai capelli neri e col famoso neo sopra il labbro sinistro, o di Madonna, col suo ancor più famoso specchio sottobraccio da mettere sul pavimento di casa mia, mi avrebbero cambiato certamente la vita.

Ora ho perso le capacità vitali, sono quasi impotente, disperato, come un gatto moribondo, e sonnecchio in un mare di incubi, sudando come un orso sino a Mezzanotte e dintorni di Peppino Marzullo.

Poi, quando sarà il mio momento, mi nasconderò in un canneto: mi vergogno di morire in pubblico. Spero che quando tutto ciò accadrà, e accadrà presto credetemi, non lo venga mai a sapere nessuno. Insomma, è stato un Natale molto triste, e voi tutti poveri sudditi della mia età non illudetevi: qui le cose non vanno in nessun senso, non si muove più nulla, è tutto fermo.

Il mio non è un discorso stupido, del tipo: che vada tutto alla malora.

Un tempo, e parlo solo dell'anno passato, si vivevano anche i momenti più tristi con la solita recondita speranza italiota che, in fondo, ce l'avremmo fatta.

Non si sapeva come, d'accordo, ma eravamo fiduciosi che alla fine ce la saremmo cavata.

Ora invece è cambiato tutto, i giovani ci hanno contagiato.

Poveracci, anche loro: per forza hanno poca voglia di sperare nel futuro, hanno perso fiducia nel consumismo, che era la loro unica vera fede: una società consumistica deve essere ricca e funzionante, come presupposto fondamentale per la sua credibilità ed esistenza.

Questo mondo occidentale senza soldi, che senso ha? Cercare altri valori? Ma dove? Voi ragazzi cercate di farlo, lo so: ma non so che cosa consigliarvi, e in quale direzione andare.

Cinquant'anni di dominio americano vi hanno imposto una dipendenza ossessiva da feticci. Desiderate tutto quel o che si vende, lo volete presto anzi subito, altrimenti vi sentite esclusi ed emarginati: ecco la rabbia dei naziskin, dei teppisti della curva sud, per non parlare poi dei tossicodipendenti.

E intanto quelli su in alto sempre a rubare a man bassa, e a fare i tangentisti, e i mafiosi, e i camorristi, tutti posseduti da quel diavolo maledetto dell'avere, del rubare, del truffare pur di accumulare, sempre nel a speranza di essere felici.

Pensate che splendido esempio per i nostri giovani! Noi, ormai, ex compagni, siamo tagliati fuori da tutto, siamo vecchi, sfiduciati e stanchissimi.

Ora aspettiamo con rassegnazione quest'ultima agghiacciante parata di finta gioia che saranno le feste di Capodanno.

Ci sta crollando un po' tutto addosso.

Ma Sì che vada alla malora, che cambi pure tutto, tanto non ci saremo più quando sarà cambiato troppo.

Alle volte sogno tempi felici, mi rallegra pensare a quando non c'era l'inquinamento, c'era il socialismo reale come fede, c'era il mare trasparente, la campa gna lungo gli argini dei fiumi piena di odori, e le ragazze che ti piacevano che ti venivano incontro con le gonne larghe, facendoti battere il cuore.

Ora vi lascio, vado a piazzarmi con la faccia contro la solita stramaledetta Ruota della fortuna.

Un abbraccio soprattutto a voi giovani che potreste essere miei figli e anche nipoti; comunque sappiate che vi voglio molto bene e, con un certo ritardo, Buon Natale.


P.S.

E ora a noi vecchi: che il Dio dei poveri ci assista.

27 dicembre '92

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