17. Si tiene una riunione

Daneel non aveva permesso nessuna azione immediata.

«Domani!» aveva detto con fermezza rispettosa. «È questo il mio suggerimento, collega Elijah. È tardi, e tu hai bisogno di riposo.»

Baley aveva dovuto ammetterne la verità e poi c'era bisogno di preparazione: una considerevole dose di preparazione. Aveva la soluzione dell'omicidio, di questo ne era sicuro, ma si basava sulla deduzione, come la teoria di Daneel, e quanto a prova era altrettanto debole. Avrebbero dovuto aiutarlo i solariani.

E se avesse dovuto affrontarli, un terrestre contro cinque o sei spaziali, avrebbe dovuto essere pienamente controllato. Il che voleva dire riposo e preparazione.

Eppure non sarebbe riuscito a dormire. Era certo che non avrebbe dormito. Non sarebbero servite affatto la morbidezza del letto speciale approntato per lui da robot che funzionavano quietamente, né il dolce profumo né la più dolce musica della camera speciale nella casa di Gladia. Ne era sicuro.

Daneel sedeva discreto in un angolo scuro.

Baley disse: «Hai ancora paura di Gladia?».

«Non credo che sia saggio» rispose il robot «lasciarti dormire solo e senza protezione.»

«Be', fa' come vuoi. Ti è chiaro quello che voglio che tu faccia, Daneel?»

«Sì, collega Elijah.»

«Non hai delle riserve a causa delle Prima Legge, spero.»

«Ne ho alcune sulla riunione che hai preparato. Sarai armato e attento alla tua sicurezza?»

«Ti assicuro di sì.»

Daneel si concesse un sospiro che in un certo senso era tanto umano che per un momento Baley si sorprese a cercare di penetrare l'oscurità in modo da poter studiare la perfezione meccanica del volto dell'altro.

«Non ho trovato sempre logico» disse Daneel «il comportamento umano.»

«Servono anche a noi Tre Leggi,» rispose Baley «ma sono contento che non le abbiamo.»

Fissava il soffitto. Moltissimo dipendeva da Daneel, eppure poteva dirgli molto poco di tutta la verità. C'entravano troppo i robot. Aurora aveva le sue ragioni per mandare un robot come rappresentante dei suoi interessi, ma era un errore. I robot hanno le loro limitazioni.

Eppure, se tutto andava bene, tutto avrebbe potuto aver termine entro dodici ore. Avrebbe potuto ripartire per la Terra entro ventiquattro, portando speranza. Uno strano tipo di speranza. Un tipo a cui poteva credere a malapena lui stesso, eppure era la via d'uscita della Terra. Doveva essere la via d'uscita della Terra.

La Terra! New York! Jessie e Ben! Il conforto, la familiarità e l'affetto di casa!

Si cullò con questo pensiero, mezzo addormentato, e pensare alla Terra non gli portò poi tanto quel conforto che si era aspettato. Tra lui e le Città c'era uno straniamento.

E, in qualche punto sconosciuto del tempo, tutto svanì nel sonno.


Dopo un buon sonno, Baley si svegliò, fece una doccia e si vestì. Fisicamente era del tutto preparato. Eppure era ancora insicuro. Non era tanto perché al pallore del mattino il suo ragionamento gli sembrasse meno persuasivo. Era piuttosto per la necessità di affrontare i solariani.

Poteva dopo tutto essere sicuro delle loro reazioni? O avrebbe ancora una volta dovuto lavorare alla cieca?

Gladia fu la prima a farsi viva. Era semplice per lei, naturalmente. Era su un circuito intramurale, visto che anche lei era nella casa. Era pallida e senza espressione, con una tunica bianca drappeggiata che la trasformava in una fredda statua.

Fissava inerme Baley. Baley le sorrise con gentilezza e lei sembrò trarre conforto da questo.

Uno per volta, apparvero. Attlebish, il Facente Funzioni del capo della Sicurezza, apparve subito dopo Gladia, magro e arrogante, con il largo mento disposto per un'aria di disapprovazione. Poi Leebig, il robotista, impaziente e rancoroso, con la palpebra cadente che batteva a intervalli regolari. Quemot, il sociologo, un po' stanco, che sorrise a Baley dal profondo degli occhi infossati, come a dire: noi due ci siamo visti, siamo stati intimi.

Quando apparve, Klorissa Cantoro sembrò a disagio per la presenza degli altri. Diede per un istante un'occhiata a Gladia, con un percettibile sbuffo, poi si mise a fissare il pavimento. Apparve per ultimo il dottor Thool. Sembrava smunto, quasi malato.

C'erano tutti tranne Gruer, che si stava riprendendo lentamente e la cui partecipazione era fisicamente impossibile. (Oh be', pensò Baley, ne faremo a meno.) Erano tutti vestiti con formalità e tutti sedevano in camere con le tende tirate.

Daneel aveva organizzato tutto piuttosto bene. Baley sperava fervidamente che andasse altrettanto bene quello che a Daneel restava da fare.

Baley guardò gli spaziali uno dopo l'altro. Il cuore gli batteva forte. Ogni immagine visionava da una stanza diversa e l'accostamento casuale tra luci, mobili e decorazioni murali faceva venire le vertigini.

«Voglio discutere» cominciò Baley «l'argomento dell'uccisione del dottor Delmarre sotto il profilo del movente, dell'opportunità e dei mezzi, in quest'ordine…»

«Sarà una cosa lunga?» lo interruppe Attlebish.

«Può darsi» fu la risposta tagliente. «Sono stato convocato qui a investigare su un omicidio, e questo lavoro è la mia specialità e la mia professione. So ben io come bisogna procedere.» (Non accettare nulla da loro, pensò, o tutta la cosa non funzionerà. Dominali! Dominali!)

Proseguì, cercando di rendere le sue parole quanto più possibile taglienti e incisive: «Anzitutto il movente. In un certo senso il movente è la meno soddisfacente delle tre voci. L'opportunità e i mezzi sono fatti obiettivi. Su di essi si può investigare in concreto. Il movente è un fatto soggettivo. Può essere qualcosa che gli altri sono in grado di riscontrare: la vendetta per un'umiliazione pubblica, per esempio. Ma può essere anche qualcosa di completamente inosservabile: un irrazionale odio omicida in una persona dal forte autocontrollo, che non l'ha mai lasciato trapelare.

«Ora tutti voi prima o poi mi avete detto di credere che sia stata Gladia Delmarre a commettere il delitto. Per certo nessuno ha suggerito un altro individuo sospetto. Gladia aveva un movente? Il dottor Leebig ne ha suggerito uno. Ha detto che Gladia litigava spesso con il marito e in seguito anche Gladia l'ha ammesso. La furia che può nascere da un litigio può verosimilmente portare una persona al delitto. Molto bene.

«Rimane però la domanda se fosse lei l'unica ad avere un movente. Mi chiedo se proprio il dottor Leebig non…»

Il robotista fece quasi un salto. Tese rigidamente la mano in direzione di Baley. «Attento a quel che dice, terrestre.»

«Faccio solo della teoria» replicò lui freddo. «Lei, dottor Leebig, lavorava su nuovi modelli di robot con il dottor Delmarre. Per quel che riguarda la robotica, lei è il migliore di Solaria. L'ha detto lei, e ci credo.»

Leebig sorrise con aperta accondiscendenza.

«Ma ho sentito» proseguì il terrestre «che il dottor Delmarre stava per rompere ogni rapporto con lei, per motivi che la riguardavano e che disapprovava.»

«Falso! Falso!»

«Forse. Ma se fosse vero? Non avrebbe avuto un movente per sbarazzarsi di lui, prima che la umiliasse pubblicamente con una rottura? Ho la sensazione che un'umiliazione del genere non l'avrebbe digerita con tanta facilità.»

Baley proseguì senza soluzione di continuità per non dare a Leebig la possibilità di ribattere. «Anche lei, signora Cantoro. La morte del dottor Delmarre la lascia alla direzione dell'ingegneria fetale, una posizione di responsabilità.»

«Cieli azzurri, ne abbiamo già parlato!» gridò Klorissa angosciata.

«Lo so, ma è un punto che dev'essere comunque tenuto presente. Come per il dottor Quemot, che giocava regolarmente a scacchi con il dottor Delmarre. Forse non ne poteva più di perdere tante partite.»

Il sociologo entrò quietamente nella discussione. «Certo perdere una partita a scacchi è un movente insufficiente, agente.»

«Dipende da quanto seriamente prende gli scacchi. Un movente può essere tutto il mondo per un assassino e non significare quasi nulla per chiunque altro. Be', non importa. Quello che volevo dimostrare è che il movente da solo è insufficiente. Chiunque può avere un movente, in particolare per l'omicidio di un uomo come il dottor Delmarre.»

«Che cosa intende con questa osservazione?» domandò indignato Quemot.

«Be', solo che il dottor Delmarre era un “buon solariano”. Tutti quanti l'avete descritto così. Soddisfaceva rigidamente ogni esigenza degli usi solariani. Era un uomo ideale, quasi un'astrazione. Chi avrebbe potuto provare amore, o anche solo simpatia, per un uomo del genere? Un uomo senza debolezze serve solo a rendere chiunque altro consapevole delle sue imperfezioni. Un poeta primitivo, di nome Tennyson, una volta scrisse: “Egli è un unico grande difetto, che non ha affatto difetti”.»

«Nessuno ucciderebbe un uomo perché è troppo buono» disse fremente Klorissa.

«Lei ne sa molto poco» commentò Baley, e proseguì senza approfondire. «Il dottor Delmarre era al corrente, o pensava di esserlo, di una cospirazione su Solaria: una cospirazione che si preparava ad aggredire il resto della galassia con propositi di conquista. Era suo interesse prevenirla. Per questo motivo chi era compromesso con la cospirazione avrebbe potuto ritenere necessario farlo fuori. Chiunque qui dentro potrebbe essere membro della congiura, inclusa, per buona misura, la signora Delmarre, ma incluso anche il Facente Funzioni della Sicurezza Attlebish.»

«Io?» disse Attlebish freddo.

«Certo lei ha tentato di mettere fine all'investigazione, quando l'incidente di Gruer l'ha messo al suo posto.»

Baley diede qualche sorsata al suo drink (proveniente direttamente dal contenitore originale, mai toccato da altre mani umane che non fossero le sue, né da mani robotiche, in quanto a questo) e raccolse tutta la sua forza. Finora questo era stato un gioco di rimessa, ed era grato al fatto che i solariani fossero ancora lì a sedere. Non avevano l'esperienza del terrestre per il combattimento ravvicinato. Non sapevano venire alle mani.

«Passiamo all'opportunità» ricominciò. «È opinione generale che solo la signora Delmarre abbia avuto l'opportunità, visto che solo lei poteva accostare suo marito in effettiva presenza personale.

«Ma ne siamo sicuri? Supponiamo che qualcun altro che non fosse la signora Delmarre si fosse risolto a uccidere il dottor Delmarre: una risoluzione tanto disperata non avrebbe reso secondario il disagio di una presenza personale? Se uno di voi si fosse imbarcato in un omicidio, non sopporterebbe la presenza personale giusto il tempo di fare il lavoro? Non avrebbe potuto introdursi nella casa del dottor Delmarre…»

Attlebish s'interpose sempre più freddo. «Lei non conosce l'argomento, terrestre. Non è il punto se noi avremmo o non avremmo voluto. Il fatto è che proprio il dottor Delmarre non avrebbe permesso che ci si vedesse, glielo dico io. Se qualcuno si fosse fatto vivo di persona, per quanto potesse essere stimato e per quanta amicizia ci potesse essere tra loro, il dottor Delmarre gli avrebbe detto di andarsene e, se necessario, avrebbe chiamato i robot per farsi aiutare nell'espulsione.»

«Vero,» concesse Baley «se il dottor Delmarre fosse stato consapevole che c'era presenza personale.»

«Che cosa vuol dire?» domandò sorpreso il dottor Thool con voce tremolante.

«Quando lei ha visitato la signora Delmarre sulla scena del delitto» replicò Baley rivolgendosi a lui «lei dava per scontato che stesse visionando, finché non l'ha toccata effettivamente. Così mi ha detto e così credo. Io, per esempio, sono abituato a vedere. Quando sono arrivato su Solaria e ho incontrato il capo della Sicurezza Gruer, ho dato per scontato che lo stavo vedendo. Quando alla fine del nostro colloquio Gruer è sparito, sono stato del tutto preso di sorpresa.

«Ora supponiamo il contrario. Supponiamo che per tutta la vita adulta un uomo abbia soltanto visionato, senza mai vedere nessuno se non sua moglie in qualche rara occasione. Supponiamo anche che qualcun altro, che non fosse sua moglie, entrasse in presenza personale. Non avrebbe automaticamente dato per scontato di visionarlo, specialmente se un robot fosse stato istruito di avvisare il dottor Delmarre che stava per essere stabilito un contatto?»

«Nemmeno per un momento» interloquì Quemot. «L'uniformità dello sfondo avrebbe rovinato tutto.»

«Forse, ma quanti di voi sono consapevoli dello sfondo in questo momento? Ci sarebbe voluto un minuto o due, almeno, prima che il dottor Delmarre si rendesse conto che c'era qualcosa di sbagliato, e nel frattempo il suo amico, chiunque fosse, poteva avvicinarsi, brandendo un bastone, e abbatterlo.»

«Impossibile» disse cocciuto il dottor Quemot.

«Credo di no» ribatté Baley. «Credo che l'opportunità debba essere cancellata come prova assoluta della colpevolezza della signora Delmarre. Aveva l'opportunità, e così tanti altri.»

Baley aspettò ancora. Sentiva il sudore sulla fronte, ma detergerselo lo avrebbe fatto sembrare debole. Doveva assolutamente mantenere la direzione del procedimento. La persona a cui mirava doveva essere messa in posizione di convinta inferiorità. Era difficile per un terrestre fare questo a uno spaziale.

Baley passò lo sguardo da una faccia all'altra e decise che almeno la faccenda progrediva soddisfacentemente. Perfino Attlebish sembrava umanamente preoccupato.

«E così giungiamo» riprese «ai mezzi, e questo è il fatto più misterioso di tutti. L'arma con cui è stato commesso il delitto non è mai stata trovata.»

«Lo sappiamo» disse Attlebish. «Se non fosse per questo punto, avremmo considerato conclusiva l'accusa contro la signora Delmarre. Non avremmo neppure richiesta un'investigazione.»

«Forse» ammise Baley. «Allora analizziamo la questione dei mezzi. Ci sono due possibilità. O l'omicidio l'ha commesso la signora Delmarre, o è stato qualcun altro. Se il delitto l'ha commesso la signora Delmarre, l'arma sarebbe dovuta rimanere sulla scena, a meno che non fosse stata portata via in seguito. È stato suggerito dal mio partner, mister Olivaw di Aurora, che in questo momento non è presente, che il dottor Thool aveva l'opportunità di portar via l'arma. Chiedo ora al dottor Thool, in presenza di tutti voi, se lo ha fatto, se cioè ha rimosso un'arma mentre esaminava la signora Delmarre svenuta.»

Il dottor Thool tremava tutto. «No, no. Lo giuro. Sono disposto a sottopormi a qualunque interrogatorio. Giuro di non aver portato via nulla.»

«C'è qualcuno che a questo punto desideri suggerire che il dottor Thool mente?»

Ci fu silenzio, durante il quale Leebig guardò un oggetto fuori campo e borbottò qualcosa sul tempo.

Baley riprese: «La seconda possibilità è che qualcun altro abbia commesso il delitto per poi portar via l'arma con sé. Ma se fosse andata così, uno dovrebbe chiedersi perché. La rimozione dell'arma voleva dire pubblicizzare il fatto che la signora Delmarre non era l'assassina. Se l'assassino fosse stato uno venuto da fuori, sarebbe stato un completo idiota a non lasciare l'arma accanto al cadavere ad accusare la signora Delmarre. D'altra parte, allora, l'arma doveva essere là! Eppure non è stata vista».

«Ci ha preso per stupidi o per ciechi?» disse Attlebish.

«Vi prendo per solariani» replicò calmo Baley «e quindi incapaci di riconoscere come tale la particolare arma che è stata lasciata sulla scena del delitto.»

«Non capisco una parola» borbottò Klorissa con aria addolorata.

Perfino Gladia, che a malapena aveva mosso un muscolo fino a quel momento, fissava Baley sorpresa.

Baley riprese: «Marito morto e moglie svenuta non erano gli unici individui sulla scena. C'era anche un robot disorganizzato».

«Be'?» disse iroso Leebig.

«Allora è ovvio che, dopo aver eliminato l'impossibile, quello che resta, per quanto improbabile possa essere, dev'essere la verità. Il robot sulla scena del delitto era l'arma del crimine, un'arma che nessuno di voi è stato in grado di riconoscere a causa dell'educazione ricevuta.»


Parlavano tutti insieme; tutti tranne Gladia, che continuava a fissarlo.

Baley alzò le braccia. «Aspettate. Calma! Lasciate che vi spieghi!» E ancora una volta raccontò la storia del tentativo di uccidere Gruer e del metodo con cui poteva essere stato eseguito. Questa volta aggiunse anche il tentativo di uccidere lui alla fattoria dei bambini.

Leebig s'intromise con impazienza: «Immagino che la cosa sia stata organizzata facendo avvelenare una freccia da un robot, senza che sapesse che si trattava di un veleno, per poi far porgere da un secondo robot la freccia al ragazzo, dopo avergli detto che lei era un terrestre, senza che neanche questi sapesse che la freccia era avvelenata».

«Qualcosa del genere. Ambedue i robot avrebbero potuto essere stati istruiti.»

«Proprio tirato per i capelli» commentò Leebig.

Quemot era pallido e sembrava che da un momento all'altro si sarebbe sentito male. «Non è possibile che un solariano usi i robot per danneggiare un essere umano.»

«Può darsi,» disse Baley scrollando le spalle «ma il punto è se i robot possano essere manipolati. Chiediamolo al dottor Leebig: il robotista è lui.»


«Questo non si può applicare al caso del dottor Delmarre, gliel'ho già detto ieri. Come si può fare in modo che un robot sfondi il cranio di un uomo?»

«Lo spiego io, come?»

«Lo faccia, se le riesce.»

Baley spiegò: «Era un robot di nuovo modello che il dottor Delmarre stava esaminando. Il significato di tutto questo non mi è stato chiaro fino a ieri sera, quando ho avuto occasione di chiedere a un robot, perché mi aiutasse ad alzarmi, “Dammi una mano”. Il robot stava per staccarsi il braccio e darmelo. Un braccio di robot sarebbe stata una splendida arma. E, dopo la morte del dottor Delmarre, avrebbe potuto essere rimesso a posto».

Lo sbalordito orrore aveva dato il via a una babele di obiezioni, mentre Baley parlava. Dovette gridare l'ultima frase, e anche così si perse.

Attlebish, con il volto paonazzo, si alzò dalla sua sedia e venne avanti. «Se dice così, allora la signora Delmarre è l'assassina. Lei era là, lei ha litigato con il marito, lei avrebbe potuto guardare il marito che lavorava con il robot e avrebbe potuto venire a conoscenza del braccio smontabile… il che non credo, comunque. Non importa che cosa lei faccia, terrestre, ogni cosa indica la signora Delmarre.»

Gladia cominciò a piangere sommessamente.

Baley non la guardò. «Al contrario,» disse «è facile dimostrare che, chiunque abbia commesso il delitto, la signora Delmarre non è stata.»


Improvvisamente Leebig incrociò le braccia mentre il suo volto assunse un'espressione sprezzante.

Baley se ne accorse e disse: «Mi aiuterà a farlo, dottor Leebig. Come robotista lei sa che per manovrare i robot in un'azione tale da conseguire indirettamente un omicidio, ci vuole un'abilità enorme. Ieri ho avuto occasione di niettere un individuo agli arresti domiciliari. Ho dato particolareggiate istruzioni a tre robot per tenere al sicuro questo individuo. Era una cosa semplice, ma con i robot sono sempre stato goffo. Nelle mie istruzioni c'erano delle falle e il mio prigioniero è scappato».

«Chi era il prigioniero?» domandò Attlebish.

«Non è questo il punto» ribatté Baley impaziente. «Il punto è che i dilettanti non sono in grado di maneggiare bene i robot. E alcuni solariani possono essere dei bei dilettanti, per quanto possano esserlo i solariani. Per esempio, quanto ne sapeva di robotica Gladia Delmarre?… Be', dottor Leebig?»

«Cosa?» Il robotista lo guardava con gli occhi sgranati.

«Lei ha tentato d'insegnare la robotica alla signora Delmarre. Che razza di scolara era? Ha imparato qualcosa?»

Leebig si guardò in giro a disagio. «Lei non…» e si fermò.

«Era completamente senza speranza, no? O preferirebbe non rispondere?»

«Potrebbe aver simulato l'ignoranza» disse Leebig tutto impettito.

«È pronto a dire, come robotista, che considera la signora Delmarre sufficientemente abile da indurre i robot a un omicidio indiretto?»

«E come posso rispondere?»

«Mettiamola in un altro modo. Chiunque abbia cercato di uccidermi alla fattoria dei bambini, deve prima avermi localizzato usando le comunicazioni interne dei robot. Dopo tutto, non avevo detto a nessun essere umano dove andavo, e solo i robot che comunicavano con me, una zona dopo l'altra, sapevano dove fossi. Il mio collega, Daneel Olivaw, quel giorno riuscì in seguito a rintracciarmi, ma solo con considerevole difficoltà. Invece l'assassino deve averlo fatto facilmente, visto che, oltre a localizzarmi, doveva organizzare l'avvelenamento e il tiro della freccia, il tutto prima che lasciassi la fattoria per proseguire il mio giro. Avrebbe forse avuto la signora Delmarré l'abilità di far tutto questo?»

Corwin Attlebish si chinò in avanti. «Chi suggerisce che abbia l'abilità necessaria, terrestre?»

«Il dottor Jothan Leebig» rispose Baley «ha ammesso prima di essere il migliore robotista del pianeta.»

«È un'accusa?» gridò Leebig.

«Sì!» urlò Baley di rimando.


La furia negli occhi di Leebig svanì lentamente. Non fu sostituita dalla calma, per l'esattezza, ma da una specie di tensione controllata. Disse: «Dopo il delitto ho studiato il robot di Delmarre. Non aveva membra smontabili. Almeno, erano smontabili nel solito senso che richiedevano speciali utensili e la mano di un esperto. Così il robot non è stata l'arma usata nell'uccisione di Delmarre e lei non ha argomenti».

«Chi altri può garantire» chiese Baley «la verità della sua affermazione?»

«La mia parola non può essere messa in dubbio.»

«Lo è qui. La sto accusando, e la sua parola sui robot, senza nessuno che la sostenga, è senza valore. Se ci sarà qualcuno a sostenerla, allora sarà diverso. A proposito, lei si è sbarazzato del robot con molta rapidità. Perché?»

«Non c'era nessuna ragione di tenerlo. Era completamente disorganizzato. Era inutile.»

«Perché?»

Leebig puntò un dito tremante contro Baley, ed esclamò con violenza: «Me l'ha già chiesto una volta, terrestre, e io lo ho detto perché. Ha dovuto essere testimone di un omicidio che non è stato in grado d'impedire».

«E mi ha detto anche che ciò li porta a un collasso completo, e che questa è una regola universale. Eppure, quando Gruer è stato avvelenato, il robot che si è presentato a lui con il drink avvelenato, è rimasto solo danneggiato nella deambulazione e nella pronuncia. Era stato addirittura l'agente di quello che fin dal primo momento sembrava un assassinio, non un testimone, eppure gli è rimasta sufficiente sanità mentale da poter essere interrogato.

«Questo robot invece, il robot del caso Delmarre, deve quindi essere stato molto più implicato nel delitto che non il robot di Gruer. Questo robot di Delmarre deve aver avuto il proprio braccio usato come arma dell'omicidio.»

«Tutte assurdità» annaspò Leebig. «Lei non sa nulla di robotica.»

«Questo può essere» concesse Baley. «Ma suggerirei che il capo della Sicurezza Attlebish requisisca le registrazioni della sua fabbrica di robot e della sua officina di riparazioni. Forse scopriremo se ha costruito robot con membra staccabili e, in caso affermativo, se ne sono stati mandati al dottor Delmarre e, se così, quando.»

«Nessuno manometterà le mie registrazioni» gridò Leebig.

«Perché? Se non ha nulla da nascondere, perché?»

«Ma perché, in nome di Solaria, avrei desiderato uccidere il dottor Delmarre? Mi dica questo. Qual era il mio movente?»

«Posso pensarne due» disse Baley. «Lei era amichevole con la signora Delmarre. Eccessivamente amichevole. I solariani sono umani, in qualche modo. Lei non si è mai sposato, ma questo non l'ha tenuta immune da, diciamo, certe necessità animalesche. Lei vedeva la signora Delmarre, pardon, la visionava, quando era vestita in modo piuttosto informale e…»

«No» gridò Leebig in agonia.

E Gladia sospirò energicamente: «No!».

«Forse neanche lei ha riconosciuto la natura dei suoi sentimenti» proseguì Baley «o, se ne aveva una vaga idea, disprezzava se stesso per la sua debolezza e odiava la signora Delmarre per averla ispirata. E può darsi che odiasse anche Delmarre, perché stava con lei. Aveva chiesto alla signora Delmarre di diventare sua assistente. Si era compromesso con la sua libidine fino a quel punto. Lei aveva rifiutato e perciò il suo odio era diventato anche più acuto. Uccidendo in questo modo il dottor Delmarre e gettandone la colpa sulla moglie si sarebbe vendicato di tutti e due in una volta sola.»

«Non vorrete credere a questo sudiciume melodrammatico da quattro soldi?» domandò Leebig in un sordo sospiro. «Un altro terrestre, un altro animale, forse. Non un solariano.»

«Non faccio affidamento su quel movente» disse Baley. «Sono convinto che ci fosse, inconsciamente, ma lei aveva un movente più chiaro: il dottor Delmarre era un ostacolo ai suoi piani e doveva essere rimosso.»

«Quali piani?»

«I suoi piani che miravano alla conquista della galassia, dottor Leebig» disse Baley.

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