Rispetta quelli che allevano i draghi

approvali col pensiero e con i fatti.

Mondi interi sono salvi o perduti,

solo grazie al loro valore.

E tu, dragoniere, evita gli eccessi.

Dolore al Weyr arreca la bramosia;

se le antiche leggi tu rispetterai,

il Weyr dei Draghi se ne avvantaggerà.


F’lar era divertito… e scocciato. Avevano già trascorso quattro giorni in compagnia di Fax e solo grazie al suo autocontrollo e al potere che aveva sui suoi uomini era riuscito a evitare uno scontro violento.

Doveva essere stato il destino a fargli scegliere le Terre Alte, pensò mentre Mnementh planava verso Ruatha. La tattica di Fax avrebbe funzionato con R’gul, permaloso in fatto di onore, o con S’lan o D’nol, ancora troppo inesperti e irruenti. S’lel avrebbe ceduto, e questo, per il Weyr, sarebbe stato altrettanto dannoso che un combattimento.

Se ne sarebbe dovuto accorgere già da tempo. La decadenza del Weyr non era dovuta solo ai signori delle fortezze e ai loro uomini, ma anche alle regine inferiori e alle dame del Weyr non all’altezza del loro ruolo. Dipendeva dall’incomprensibile tendenza di R’gul a lasciare in pace i signori delle fortezze e a tenere i dragonieri dentro il Weyr. Inoltre si era data tanta importanza alla preparazione delle Gare che la competizione fra gli squadroni aveva assunto un ruolo fondamentale nella loro attività.

La diffusione dell’erba non era avvenuta da un giorno all’altro; i Signori non avevano deciso all’improvviso di non versare per intero alla Weyr le decime tradizionali. Era stato un processo graduale ed era avvenuto con il tacito consenso del Weyr, finché si era arrivati al punto che la stessa esistenza del Weyr e dei draghi era stata messa in discussione e un semplice arrivista, l’erede di un ramo collaterale di un’antica fortezza si poteva mostrare tanto sprezzante dei cavalieri e delle precauzioni tradizionali che permettevano a Pern di mantenersi liberi dai Fili.

Fax non avrebbe potuto aggredire le fortezze vicine se il Weyr fosse stato potente come un tempo. Ogni fortezza avrebbe dovuto avere il suo signore e la gente sarebbe stata protetta dai Fili. Un signore per ogni fortezza, non un signore su sette fortezze. Era contrario alle tradizioni, e poi… come poteva un solo uomo dare protezione a sette valli contemporaneamente? A parte i dragonieri, gli uomini potevano essere in un solo posto alla volta. E senza un drago a disposizione ci volevano parecchie ore per spostarsi tra una fortezza e l’altra. Nessuno degli antichi uomini del Weyr avrebbe permesso una simile situazione, così sprezzante delle antiche tradizioni.

F’lar notò delle fiamme lingueggiare lungo le alture brulle del Passo e Mnementh deviò obbediente per permettergli di guardare meglio. Metà del suo squadrone procedeva dinnanzi al convoglio a cavallo. Sarebbe servito come esercizio: passare in volo radente su un terreno accidentato e bruciare tutte le piante con la pietra focaia. Inoltre avrebbe senz’altro giovato rammentare a Fax e ai suoi la terrificante abilità dei draghi, abilità che gli abitanti di Pern parevano aver dimenticato.

Le emissioni di fosforo degli animali mostravano il loro perfetto coordinamento. R’gul poteva anche giudicare inutili le esercitazioni con le pietre focaie e ricordare avvenimenti analoghi a quello che aveva costretto Lytol all’esilio… ma F’lar rispettava la tradizione, e altrettanto dovevano fare i suoi uomini se non volevano lasciare lo squadrone… e nessuno lo avrebbe mai fatto.

Era consapevole della gioia selvaggia che si provava a cavalcare un drago fiammeggiante: i fumi della fosfina esilaravano e si era investiti da un senso di potere tale che non aveva pari nell’esperienza umana. I dragonieri erano diversi dal resto degli uomini, dal momento in cui iniziava il Primo Schema di Apprendimento. Insomma, cavalcare un drago da combattimento, di qualunque colore fosse, ripagava ampiamente i rischi, l’incessante stato di all’erta e l’isolamento dal mondo.

Mnementh si piegò per attraversare la stretta spaccatura del Passo che conduceva a Ruatha. Appena superatolo, la discrepanza tra le due fortezze li colpì.

F’lar restò senza parole. Durante la visita alle ultime quattro fortezze si era convinto che la sua Cerca sarebbe terminata a Ruatha.

Aveva sì trovato quella brunetta, la figlia del tessitore di Nabol, ma… e poi c’era quella ragazza alta e malinconica con due occhi immensi, il cui padre era il Connestabile di Crom, però… Erano solo possibilità. Se al posto di F’lar ci fosse stato S’lel e K’net o D’nol forse sarebbero state accolte come eventuali compagne, sebbene non esattamente come dame del Weyr.

Si era sempre detto che la donna ideale l’avrebbe trovata nel Sud. Adesso, di fronte alle rovine di Ruatha, le sue certezze scomparvero. Sotto di lui la bandiera di Fax lo invitava a scendere. Reagendo alla cocente delusione, diede istruzioni a Mnementh e scese. Nella valle desolata Fax agitava le braccia, mentre controllava a fatica il suo cavallo terrorizzato.

— Ecco la grande Ruatha su cui facevi tanto affidamento — disse con sarcasmo.

F’lar gli riservò un sorriso agghiacciante, domandandosi come avesse fatto Fax a capirlo. Si era tradito da solo nelle altre fortezze? oppure ci era arrivato per puro caso?

— Adesso capisco perché i prodotti delle Terre Alte sono migliori — si sforzò di rispondergli. Mnementh rombò e F’lar lo fece ricomporre bruscamente. Il grande animale di bronzo era disgustato da Fax, quasi lo odiava. Un sentimento del genere era talmente strano per un drago che F’lar ne era preoccupato. Non avrebbe certo pianto di fronte alla morte di Fax, ma non doveva accadere per colpa di Mnementh.

— Da Ruatha non arriva quasi niente degno di nota — ringhiò Fax. Diede al cavallo uno strattone tale che la schiuma che gli bagnava il muso si colorò di sangue. E quando l’animale rovesciò la testa all’indietro per allentare il morso gli sferrò un colpo rabbioso tra le orecchie. Era evidente che quel colpo non era destinato al cavallo ma all’inoperosa Ruatha. — Il signore sono io. Nessuno del Sangue ha contestato il mio potere, quindi ne ho tutto il diritto: Ruatha deve dare il dovuto tributo…

— E patire la fame per il resto dell’anno — commentò asciutto F’lar osservando l’ampia vallata. I campi arati erano pochissimi e le greggi nei pascoli scarse. Persino gli orti erano deprimenti. Crom, la valle confinante, era colma di fiori. Qui non se ne vedevano quasi, come se si rifiutassero di sbocciare in un posto tanto triste. Nonostante fosse già giorno avanzato le fattorie erano prive di vita. Regnava un’atmosfera pregna di disperazione.

— Si sono opposti al mio dominio, qui a Ruatha.

F’lar lo guardò. La sua voce era piena di rabbia e l’espressione contratta del volto pareva augurare nuove sofferenze ai ribelli della fortezza. Però l’istinto alla vendetta era mescolato a un’altra forte emozione, impossibile da determinare ma evidente fin dal momento in cui F’lar aveva abilmente suggerito per la prima volta un giro delle fortezze. Non era certo paura, Fax era coraggioso e spavaldo. Repulsione? Preoccupazione? Insicurezza? F’lar non riusciva a dare un nome alla riluttanza che Fax dimostrava alla sola idea di fare visita a Ruatha: sicuramente non ne era entusiasta e dal momento in cui erano entrati nei confini della fortezza era diventato violento.

— Che stupidi questi ruathani — commentò cordialmente F’lar. Fax si volse verso di lui con la mano appoggiata sull’impugnatura della spada e gli occhi scintillanti. Il dragoniere si rese piacevolmente conto che l’usurpatore sarebbe stato capace di sfidare anche uno come lui e rimase quasi deluso quando l’altro mantenne il controllo e stringendo saldamente le redini lanciò il cavallo a un galoppo frenetico.

Prima o poi lo ammazzerò, si disse mentre Mnementh spiegava le ali in segno di approvazione.

D’nor si avvicinò.

— Ho notato che stava per sguainare la spada. — I suo occhi erano accesi e il suo sorriso acido.

— Sì, ma poi gli è venuto in mente che stavo cavalcando un drago.

— Stai all’erta, cavaliere di bronzo, vuole ucciderti e in fretta.

— Bisogna vedere se ce la farà!

— Ha fama di essere un combattente accanito — gli ricordò F’nor senza più sorridere.

Mnementh sbatté nuovamente le ali e F’lar gli accarezzò meccanicamente il collo liscio.

— Sarei svantaggiato? — domandò, colpito dalle parole del fratello.

— Non credo — rispose prontamente F’nor sconcertato. — Io personalmente non l’ho mai visto in azione, ma quello che mi hanno riferito non mi piace affatto. Uccide di frequente, anche senza motivo.

— Allora pensi che noi dragonieri non siamo da temere solo perché non amiamo il sangue? — scattò. — Forse ti vergogni di essere uno di noi?

— No! — F’nor trattenne il fiato, intimorito dal tono dell’altro. — E neanche gli uomini del suo squadrone, naturalmente, ma il comportamento dei soldati di Fax mi fa desiderare di trovare una scusa per poterlo attaccare.

— Sarà proprio così che andrà a finire, infatti. Qui a Ruatha qualcosa esaspera il nostro ospite.

I draghi sbatterono le ali per richiamare la loro attenzione.

Mnementh piegò la testa all’indietro, mentre i suoi grandi occhi scintillavano colpiti da un raggio di sole.

— C’è una forza misteriosa in questa valle — bisbigliò F’lar interpretando il comportamento dell’animale.

— È vero. L’ha sentito anche il mio drago — confermò F’nor rischiarandosi in viso.

— Stai attento, cavaliere marrone — lo ammonì F’lar — stai attento. Fai alzare ad alta quota l’intero squadrone e fagli perlustrare la valle. Ci sarei dovuto arrivare, era tutto tanto chiaro, bastava solo che ci pensassi. Che stupidi siamo diventati noi dragonieri!

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