La fortezza è bloccata,

la Sala è vuota,

tutti gli uomini sono scomparsi.

La terra è incolta,

la roccia è nuda,

qualsiasi speranza è proibita.


Lessa stava ripulendo il camino dalla cenere quando il messaggero entrò agitato e vacillante nella Grande Sala. Cercò di passare inosservata, così da non essere allontanata dal Connestabile.

Aveva fatto di tutto per essere mandata nella Grande Sala quella mattina perché sapeva che il Connestabile aveva intenzione di punire il capo tessitore a causa della pessima qualità dei prodotti preparati per l’arrivo di Fax.

— Sta arrivando! E ci sono i dragonieri! — ansimò l’uomo entrando a precipizio nel buio della sala.

Il Connestabile, sul punto di frustare il capo tessitore si volse stupefatto. Il messaggero, un contadino proveniente dalle zone di confine, era tanto eccitato che arrivò persino ad afferrarlo per un braccio.

— Come hai osato abbandonare la fattoria? — il Connestabile lo colpì con la frusta tanto violentemente che quello cadde a terra e si allontanò a carponi per evitare il secondo colpo. — Dragonieri, eh? Sì, sì. E Fax? Uh, proprio. Ma se evita Ruatha! Tieni! — sottolineò ogni battuta con una frustata e prese persino a calci lo sventurato. Si volse, senza fiato, verso il tessitore e le guardie con occhi minacciosi. — Come ha fatto ad arrivare qui con una simile menzogna? — Si diresse verso la porta e stava per afferrare la maniglia quando quella si aprì di colpo. Bianco in volto, l’ufficiale che si precipitò dentro quasi travolse il Connestabile.

— Dragonieri! Draghi su tutta Ruatha! — farfugliò agitando furiosamente le braccia. Anche lui prese il connestabile per un braccio e lo trascinò fuori per farlo constatare di persona.

Lessa finì di raccogliere la cenere. Era un’occasione unica. Doveva umiliare Fax al punto da costringerlo a rinunciare a ogni pretesa sulla fortezza davanti ai dragonieri. Poi avrebbe rivendicato i suoi diritti.

Doveva stare molto attenta. I dragonieri erano persone diverse da tutti gli altri. Non si lasciavano accecare dalla rabbia né dalla paura. Che gli sciocchi dessero pure fede a tutte le storie che parlavano di sacrifici umani, appetiti innaturali e orge pazze: lei non ci avrebbe mai creduto. Il suo istinto vi si opponeva. I cavalieri dei draghi erano comunque uomini e lei aveva il sangue del Weyr nelle vene, sangue che aveva il medesimo colore di quello di qualsiasi altro. La recente carneficina lo aveva dimostrato.

Si fermò un istante per respirare: era quello il pericolo che aveva percepito quattro giorni prima all’alba? La battaglia decisiva per la sua riconquista della fortezza? No, concluse. C’era di mezzo qualcosa di più che una semplice vendetta.

Mentre si dirigeva lentamente verso l’uscio della stalla il secchio della cenere le colpì gli stinchi. Fax non sarebbe stato accolto calorosamente. Il fuoco nel camino si era spento e lei non lo aveva riacceso. La sua risata rimbombò sulle pareti umide.

Depose gli arnesi che aveva in mano e si mise all’opera per aprire la pesante porta di bronzo che portava nelle stalle nuove.

Era stato il primo Connestabile di Fax, più abile dei suoi successori, a farle costruire fuori della parete di roccia della fortezza. Si era dato da fare più di tutti gli altri e a Lessa era dispiaciuto farlo morire. Ma le avrebbe impedito di realizzare la sua vendetta, scoprendola prima che avesse imparato a nascondere agli altri la sua identità e le sue interferenze. Come si chiamava? Non le veniva in mente, comunque era addolorata per averlo fatto morire.

Il suo diretto successore era stato una persona tanto avida che non era stato difficile renderlo inviso agli artigiani. Quell’uomo era intenzionato a spremere Ruatha fino all’ultima goccia, così da intascare qualcosa prima che Fax se ne potesse rendere conto. Gli artigiani, ben disposti verso l’abile diplomazia del predecessore, non avevano tollerato la sua rapacità e si erano in particolare adirati per il modo in cui aveva messo fine alla Vecchia Casata. Non riuscivano ad accettare l’umiliazione di Ruatha e il ruolo secondario al quale era stata relegata e si erano offesi per il modo in cui erano stati trattati dal Connestabile. Non c’era voluto molto per peggiorare la situazione.

Il secondo Connestabile era stato sostituito e analoga sorte era capitata al suo successore. Sorpreso a impossessarsi dei prodotti migliori, Fax lo aveva fatto giustiziare e la sua testa rotolava ancora sopra la Grande Torre, nella fossa principale.

Il Connestabile in carica al momento non era stato neanche in grado di mantenere la fortezza al miserando livello in cui l’aveva trovata. Molte cose, banali all’apparenza, divennero veri e propri punti critici, come la lavorazione dei tessuti. Diversamente da quanto il Connestabile aveva garantito a Fax, la produzione era peggiorata sia quantitativamente che qualitativamente.

E ora Fax era venuto di persona, e insieme ai dragonieri, per giunta! Ma perché proprio loro? A quel pensiero Lessa si fermò impietrita, così che la pesante porta, richiudendosi, le andò a sbattere sui calcagni. Un tempo i dragonieri erano di casa a Ruatha… lo aveva sentito dire, vagamente se ne rammentava anche, ma era come se quei ricordi appartenessero a un’altra. Era del tutto concentrata sulla fortezza, non riusciva a farsi venire in mente neanche il nome della regina o della dama del Weyr, che pure le erano stati insegnati nell’infanzia. A quanto sapeva nessuno, negli ultimi dieci Giri, aveva fatto parola di regine o di dame del Weyr.

Forse i dragonieri stavano riprendendo i signori delle fortezze per la crescita vergognosa delle piante intorno alle case. Bene, a Ruatha la colpa era soprattutto sua. ma neanche un cavaliere del drago avrebbe avuto il diritto di rimproverarla. Se anche tutta Ruatha fosse stata invasa dai Fili, sarebbe stato sempre meglio che restare sotto il potere di Fax! Già solo a pensarla, quell’eresia la scandalizzò.

Desiderò di poter allontanare quel pensiero con la stessa facilità con cui svuotava il secchio della cenere nella stalla. Intorno a lei la pressione dell’aria cambiò improvvisamente e un’ombra fuggevole le fece alzare gli occhi.

Un drago con delle ali immense spiegate nelle correnti ascensionali del mattino comparve dalle rocce sovrastanti. Con un agile cerchio nell’aria si abbassò, seguito da un altro e un altro ancora, un intero squadrone che scendeva silenziosamente offrendo uno spettacolo elegante e terribile insieme. Dalla torre risuonò la sirena, in ritardo, mentre dalle cucine arrivavano le grida degli sguatteri terrorizzati.

Lessa corse a nascondersi in cucina, dove l’assistente del cuoco la spintonò verso l’acquaio. Venne immediatamente messa al lavoro, per pulire con la sabbia gli utensili incrostati dal grasso.

Uno sparuto animale del gregge, infilzato sullo spiedo, stava arrostendo sul fuoco. Il cuoco gli versava sopra il condimento, imprecando al pensiero di avere un così misero pasto da offrire a tanti ospiti di riguardo. La frutta secca dell’inverno era stata messa nell’acqua e due tra le serve più anziane stavano pulendo le radici per farle bollire.

Un apprendista stava impastando il pane, un altro condiva una salsa con degli aromi. Lessa, guardandolo fisso negli occhi, gli fece scivolare la mano in una cassetta di spezie meno adatte proprio al momento dell’ultima mescolata. Pose troppa legna nel forno del pane per rovinarlo e fece mutare la velocità dei canidi dello spiedo in modo tale che la carne risultasse cruda da una parte e bruciacchiata dall’altra. Il suo intento era quello di rendere immangiabili le pietanze, così da trasformare il pranzo in un digiuno collettivo.

Era sicura che anche altri espedienti, messi in opera in tempi diversi per quello stesso scopo, stavano per essere controllati lassù nella fortezza.

Una delle donne del Connestabile si precipitò nella cucina in cerca di protezione con le dita sanguinanti per i colpi di bacchetta ricevuti.

— Le coperte migliori sono tutte mangiate dagli insetti! E una canide, che ha partorito sulle lenzuola più belle, mi ha ringhiato contro. E le camere per gli ospiti di riguardo sono sudicie a causa del vento dell’inverno. Le imposte erano socchiuse… appena una fessura, ma è stata sufficiente! — continuò a lamentarsi stringendosi le mani al petto e andando avanti e indietro.

Lessa si mise a lavare i piatti con cura.

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