14 Un voto

Egwene camminava su per il fianco di un gentile pendio, l’erba verde ai suoi piedi, l’aria fresca e piacevole. Farfalle indolenti svolazzavano da bocciolo a bocciolo, come bambini curiosi che sbirciavano dentro degli armadi. Egwene fece scomparire le proprie scarpe in modo da sentire i fili d’erba sotto i piedi.

Trasse un profondo respiro, sorridendo, poi alzò lo sguardo verso le nubi nere ribollenti. Arrabbiate, violente, silenziose nonostante lampi di fulmini color ametista. Una tempesta terribile sopra, un prato placido e quieto sotto. Una dicotomia del Mondo dei Sogni.

Stranamente, il Tel’aran’rhiod le sembrava più innaturale ora di quanto non le era parso durante le sue prime, poche visite usando il ter’angreal di Verin. Aveva trattato questo posto come un parco giochi, cambiandosi i vestiti per capriccio, supponendo di essere al sicuro. Non aveva capito. Tel’aran’rhiod era sicuro quanto una tagliola dipinta con un colore grazioso. Se le Sapienti non l’avessero raddrizzata, sarebbe potuta non vivere abbastanza per diventare Amyrlin.

Sì, penso che sia questo. Quelle ondulate colline verdi, le macchie di alberi. Era il primo posto in cui era venuta, ben oltre un anno prima. C’era qualcosa di significativo nello stare qui, nell’essere arrivata così lontano. Eppure sembrava che avrebbe dovuto percorrere un’uguale distanza prima che tutto questo terminasse, e in un tempo molto più breve.

Quando era stata prigioniera nella Torre, aveva ricordato a sé stessa — ripetutamente — che poteva concentrarsi su un solo problema alla volta. La riunificazione della Torre Bianca doveva venire per prima. Ora, però, sia i problemi che le possibili soluzioni sembravano innumerevoli. La sopraffacevano, sommergendola in tutte le cose che avrebbe dovuto fare.

Per fortuna, durante gli ultimi giorni, nella città erano state scoperte diverse inattese riserve di grano. In un caso un magazzino dimenticato, posseduto da un uomo che era morto durante l’inverno. Gli altri erano più piccoli, qualche sacco qua e là. Cosa sorprendente, in nessuno di essi c’era alcun segno di marciume.

Aveva due riunioni quella sera, per occuparsi di altri problemi. La sua difficoltà maggiore consisteva in come l’avrebbe percepita la gente con cui si sarebbe incontrata. Nessuno dei due gruppi l’avrebbe vista come ciò che era diventata.

Chiuse gli occhi, desiderando andar via. Quando li riaprì, si trovava in una grande stanza, con ombre profonde agli angoli, le sue colonne che si elevavano come torri spesse. Il Cuore della Pietra di Tear.

Due Sapienti sedevano sul pavimento al centro della stanza, in mezzo a una foresta di colonne. Sopra le loro gonne marrone chiaro e le bluse bianche, le loro facce erano nettamente diverse. Quella di Bair era rugosa per l’età, come cuoio lasciato a essiccare al sole. Nonostante la sua occasionale severità, rughe di sorriso si intrecciavano a partire dai suoi occhi e dalla sua bocca.

Il volto di Amys era liscio come seta, un effetto della capacità di incanalare. Il suo viso non era senza età, ma per tutta l’emozione che mostrava avrebbe potuto essere Aes Sedai.

Le due avevano i loro scialli in vita, le bluse slacciate. Egwene sedette davanti a loro ma rimase con indosso abiti da abitante delle terre bagnate. Amys sollevò un sopracciglio; stava forse pensando che Egwene avrebbe dovuto cambiarsi? Oppure apprezzava che Egwene non imitasse qualcosa che non era? Era difficile da capire.

«La battaglia all’interno della Torre Bianca è finita» disse Egwene.

«La donna Elaida a’Roihan?» chiese Amys.

«Presa dai Seanchan» disse Egwene. «Io sono stata accettata come Amyrlin da coloro che la seguivano. La mia posizione è lungi dall’essere sicura: a volte mi sento come in equilibrio in cima a una pietra che sta in equilibrio in cima a un’altra pietra. Ma la Torre Bianca è di nuovo una.»

Amys schioccò piano la lingua. Sollevò la mano e una stola a strisce — la stola dell’Amyrlin — comparve in essa. «Suppongo che dovresti indossare questa, allora.»

Egwene esalò un respiro basso e lento. A volte per lei era notevole quanta stima riponesse nelle opinioni di queste donne. Prese la stola, mettendosela attorno alle spalle.

«A Sorilea non piacerà questa notizia» disse Bair, scuotendo il capo. «Nutriva ancora una speranza che avresti lasciato quelle sciocche nella Torre Bianca e saresti tornata da noi.»

«Ti prego di badare bene» disse Egwene, evocando una tazza di tè per sé stessa. «Non sono solo una di quelle sciocche, amica mia, ma colei che le guida. Regina delle sciocche, potresti dire.»

Bair esitò. «Io ho toh

«Non per aver detto il vero» la rassicurò Egwene. «Molte di loro sono sciocche, ma non siamo tutti sciocchi per certi versi? Voi non mi avete abbandonato ai miei fallimenti quando mi avete trovato a percorrere il Tel’aran’rhiod. Allo stesso modo, io non posso abbandonare quelle alla Torre Bianca.»

Amys strinse gli occhi. «Sei cresciuta molto dall’ultima volta che ci siamo incontrate, Egwene al’Vere.»

Quelle parole fecero scorrere un brivido attraverso Egwene. «È stato necessario che crescessi. La mia vita è stata difficile di recente.»

«Quando ci si trova di fronte un tetto crollato,» disse Bair «alcuni cominciano gettando via le macerie, diventando più forti nel farlo. Altri vanno a visitare la fortezza del loro fratello e bevono la sua acqua.»

«Avete visto Rand di recente?» chiese Egwene.

«Il Car’a’carn ha abbracciato la morte» disse Amys. «Ha smesso di cercare di essere forte come le pietre e invece ha ottenuto la forza del vento.»

Bair annui. «Fra poco dovremo quasi smettere di chiamarlo bambino.» Sorrise. «Quasi.»

Egwene non lasciò trasparire alcuna traccia del suo sconcerto. Si aspettava che fossero scontente di Rand. «Voglio che sappiate quanto rispetto ho per voi. Avete molto onore per avermi accolto come avete fatto. Penso che l’unica ragione per cui vedo più lontano rispetto alle mie Sorelle è perché voi mi avete insegnato a camminare a schiena dritta e a testa alta.»

«È stata una cosa semplice» disse Amys, evidentemente compiaciuta. «Una cosa che qualunque donna avrebbe fatto.»

«Esistono pochi piaceri più appaganti che prendere una corda che qualcun altro ha annodato,» disse Bair «poi sbrogliarla e farla tornare dritta. Però, se la corda non è di buon materiale, districarla non basterà a salvarla. Tu ci hai dato un ottimo materiale, Egwene al’Vere.»

«Vorrei che ci fosse un modo» disse Egwene «per addestrare più Sorelle alla maniera delle Sapienti.»

«Potresti mandarle da noi» disse Amys. «In particolare se hanno bisogno di essere punite. Noi non le coccoleremmo come la Torre Bianca.»

Egwene si irritò. Le percosse che aveva ricevuto erano state "coccole"? Quella era una discussione a cui non voleva prendere parte, però. Gli Aiel ritenevano sempre che i modi degli abitanti delle terre bagnate fossero permissivi e non c’era modo di cambiare quel preconcetto.

«Dubito che le Sorelle sarebbero d’accordo con quello» disse Egwene con cautela. «Ma quello che potrebbe funzionare sarebbe inviare giovani donne — quelle che si stanno ancora addestrando — a studiare con voi. Questo è stato parte del motivo per cui il mio addestramento è stato così efficace: non ero ancora irrigidita nei modi delle Aes Sedai.»

«Acconsentirebbero a questo?» chiese Bair.

«Potrebbero» disse Egwene. «Se mandassimo delle Ammesse. Le novizie sarebbero considerate troppo inesperte, le Sorelle troppo dignitose. Ma le Ammesse... forse. Sarà necessario fornire una buona ragione che sembri beneficiare la Torre Bianca.»

«Tu dovresti dir loro di andare» disse Bair «e aspettarti che obbediscano. Non sei forse quella con l’onore maggiore tra loro? Non dovrebbero ascoltare il tuo consiglio quando è saggio?»

«Un clan fa sempre come domanda un capo?» disse Egwene.

«Certo che no» rispose Amys. «Ma gli abitanti delle terre bagnate sono sempre servili verso re e governanti. Sembra che a loro piaccia fare quello che gli viene detto. Li fa sentire al sicuro.»

«Le Aes Sedai sono diverse» disse Egwene.

«Le Aes Sedai continuano a sottintendere che tutte dovremmo addestrarci nella Torre Bianca» disse Amys. Il suo tono indicava cosa pensava di quella idea. «Continuano a parlare in tono monocorde, rumorose come un ciangottino cieco che non riesce a capire se è giorno o notte. È necessario che capiscano che noi non faremo mai una cosa del genere. Riferisci loro che stai mandando delle donne da noi per studiare le nostre usanze in modo da poterci comprendere a vicenda. Non è che la verità; non c’è bisogno che sappiano che tu ti aspetti anche che escano rafforzate dall’esperienza.»

«Questo potrebbe funzionare.» Egwene era compiaciuta; quel piano era diverso solo di pochissimo da quello che lei voleva ottenere infine.

«Questo è un argomento su cui riflettere in giorni più tranquilli» disse Bair. «Percepisco in te un problema più grande di questo, Egwene al’Vere.»

«Esiste un problema più grande» disse. «Rand al’Thor. Vi ha riferito quello che ha dichiarato quando ha fatto visita alla Torre Bianca?»

«Ha detto di averti incollerito» rispose Amys. «Trovo le sue azioni strane. Ti fa visita dopo tutti questi discorsi su Aes Sedai che lo catturano e lo mettono in una cassa?»

«Lui era... diverso quando è venuto qui» disse Egwene.

«Ha abbracciato la morte» disse di nuovo Bair, annuendo. «Sta diventando davvero il Car’a’carn

«Ha parlato in modo potente,» disse Egwene «ma le sue erano parole di follia. Ha detto di aver intenzione di rompere i sigilli sulla prigione del Tenebroso.»

Sia Amys che Bair rimasero di sasso.

«Ne sei certa?» chiese Bair.

«Sì.»

«Queste sono notizie inquietanti» disse Amys. «Ci consulteremo con lui su questo. Grazie per avercene messo a conoscenza.»

«Radunerò coloro che gli resistono.» Egwene si rilassò. Fino a quel momento, non era stata certa di quali parti avrebbero preso le Sapienti. «Forse Rand ascolterà la ragione se sono presenti abbastanza voci.»

«Non è noto per la sua disponibilità ad ascoltare la ragione» disse Amys con un sospiro, alzandosi in piedi. Anche Egwene e Bair lo fecero. Le bluse delle Sapienti furono allacciate in un istante.

«Ormai è ora che la Torre Bianca smetta di ignorare le Sapienti» disse Egwene «e che le Sapienti smettano di evitare le Aes Sedai. Dobbiamo collaborare. Mano nella mano come sorelle.»

«Sempre che questo non sia qualche pensiero ridicolo e accecato dal sole sulle Sapienti che si addestrano nella Torre» disse Bair. Sorrise per mostrare che era una battuta, ma riuscì solo a snudare i denti.

Egwene sorrise. Lei voleva che le Sapienti si addestrassero nella Torre. C’erano molti modi di incanalare in cui le Aes Sedai erano meglio delle Sapienti. D’altro canto, le Sapienti erano migliori nel lavorare assieme e — Egwene ammise con riluttanza — nel comando.

I due gruppi potevano imparare molto l’uno dall’altro. Lei avrebbe trovato un modo per legarli assieme. Doveva esserci.

Si congedò con affetto dalle due Sapienti, osservando mentre scomparivano dal Tel’aran’rhiod. Magari quel consiglio da solo si fosse rivelato sufficiente a distogliere Rand dal suo folle piano. Ma era improbabile.

Egwene prese fiato. In un attimo si ritrovò nel Consiglio della Torre, i suoi piedi piantati proprio sopra la Fiamma di Tar Valon dipinta sul pavimento. Diverse spirali di colore si irradiavano da lei, turbinando verso il perimetro della stanza a cupola.

Nynaeve non era lì. Egwene contrasse le labbra in una linea. Quella donna! Egwene poteva mettere la Torre Bianca in ginocchio, portare dalla sua parte un leale membro dell’Ajah Rossa, guadagnarsi il rispetto delle Sapienti più inflessibili. Ma che la Luce l’aiutasse se aveva bisogno della lealtà dei suoi amici! Rand, Gawyn, Nynaeve... tutti la facevano infuriare a loro modo.

Incrociò le braccia per aspettare. Forse Nynaeve sarebbe ancora venuta. Se no, non sarebbe stata questa la prima volta in cui aveva deluso Egwene. Un enorme rosone dominava il muro opposto dietro lo scranno stesso dell’Amyrlin. La Fiamma al centro luccicava, come se al di là vi fosse della luce solare, anche se Egwene sapeva che quelle ribollenti nubi nere ricoprivano tutto il cielo del Mondo dei Sogni.

Si voltò dalla finestra, poi rimase immobile.

Lì, incastonato nel vetro sotto la Fiamma di Tar Valon, c’era un grosso segmento nella forma della Zanna del Drago. Quella non faceva parte della finestra originaria. Egwene venne avanti, esaminando il vetro.

C’è una terza costante oltre al Creatore e al Tenebroso, disse la voce meticolosa di Verin, un ricordo da un altro tempo. C’è un mondo che si trova all’interno di ognuno di questi altri, contemporaneamente dentro tutti. O forse li circonda. Le autrici dell’Epoca Leggendaria lo chiamavano Tel’aran’rhiod.

Questa finestra rappresentava uno di quelli, un altro mondo dove Drago e Amyrlin governavano Tar Valon fianco a fianco?

«Quella è una finestra interessante» disse una voce da dietro di lei.

Egwene, trasalì, girandosi. Lì c’era Nynaeve, con indosso un abito di un giallo vivido orlato di verde lungo l’alto corpetto e la gonna. Portava un puntino rosso al centro della fronte e aveva i capelli acconciati nella sua caratteristica treccia.

Egwene provò un’ondata di sollievo. Finalmente! Erano passati mesi dall’ultima volta che aveva visto Nynaeve. Maledicendosi fra sé per essersi lasciata sorprendere, ricompose il proprio volto e abbracciò la Fonte, intessendo Spirito. Qualche protezione invertita avrebbe potuto contribuire a impedirle di essere sorpresa di nuovo. Elayne sarebbe dovuta arrivare di lì a poco.

«Non ho scelto io questo disegno» disse Egwene, voltandosi per guardare il rosone alle sue spalle. «Questa è l’interpretazione del Tel’aran’rhiod

«Ma la finestra stessa è reale?» chiese Nynaeve.

«Purtroppo» disse Egwene. «Uno dei buchi lasciati dall’attacco dei Seanchan.»

«Hanno attaccato?» domandò Nynaeve.

«Sì» rispose Egwene. Qualcosa che avresti saputo se ti fossi degnata di rispondere alle mie convocazioni!

Nynaeve incrociò le braccia e le due si fissarono a vicenda dai lati della stanza, con la Fiamma di Tar Valon al centro del pavimento sotto di loro. Avrebbe dovuto gestire questa faccenda con molta attenzione: Nynaeve poteva essere spinosa come il peggior pruno.

«Bene,» disse Nynaeve, suonando nettamente a disagio «so che sei occupata, e solo la Luce sa se io stessa ho abbastanza cose da fare. Dimmi le notizie che pensi io debba sapere e me ne andrò.»

«Nynaeve,» disse Egwene «non ti ho portato qui solo per darti notizie.»

Nynaeve afferrò la propria traccia. Sapeva di dover essere rimproverata per il modo in cui aveva evitato Egwene.

«In effetti,» continuò Egwene «volevo chiedere il tuo consiglio.»

Nynaeve sbatté le palpebre. «Consiglio su cosa?»

«Be’,» disse Egwene, camminando sopra la Fiamma «tu sei una delle poche persone a cui riesco a pensare che si è trovata in una situazione simile alla mia.»

«Amyrlin?» chiese Nynaeve in tono piatto.

«Un capo» disse Egwene, superando Nynaeve e facendole cenno di camminare accanto a lei «che tutti ritengono troppo giovane. Innalzata alla sua posizione troppo all’improvviso. Che sa di essere la donna giusta per il compito, eppure riceve solo un’accettazione riluttante da molti di quelli vicino a lei.»

«Sì» disse Nynaeve, camminando con Egwene, i suoi occhi sempre più distanti. «Potresti dire che so qualcosa del trovarmi in quella situazione.»

«Come l’hai affrontata?» chiese Egwene. «Sembra che ogni cosa che faccio debba farla da me, poiché in caso contrario mi ignorano non appena sono fuori vista. Molte suppongono che do ordini solo per essere vista fare rumore, oppure sono risentite che la mia posizione sia superiore alla loro.»

«Come l’affrontavo quando ero Sapiente del villaggio?» chiese Nynaeve. «Egwene, non so se l’ho mai fatto. Riuscivo a malapena a trattenermi dal prendere a ceffoni Jon Thane la metà del tempo, e non farmi parlare di Cenni»

«Ma alla fine ti hanno rispettato.»

«È stata una questione di non lasciare che dimenticassero la mia posizione. Non potevo permettere che pensassero a me come a una ragazzina. Stabilisci la tua autorità rapidamente. Sii decisa con le donne nella Torre, Egwene, poiché cominceranno col vedere fino a che punto possono spingerti. E una volta che avrai lasciato che ti spingano per una spanna, riottenere quello che hai perduto sarà più duro della melassa in inverno.»

«D’accordo» disse Egwene.

«E non inventarti dei lavori inutili per loro» disse Nynaeve. Uscirono fuori dal Consiglio della Torre, passeggiando per i corridoi. «Fa’ in modo che si abituino ai tuoi ordini, ma assicurati che siano ordini sensati. Accertati che non ti scavalchino. Suppongo che sarebbe facile per loro iniziare a rivolgersi alle Adunanti o ai capi delle Ajah invece che a te; le donne a Emond’s Field cominciarono ad andare dal Circolo delle Donne invece che da me.

«Se scopri che le Adunanti stanno prendendo delle decisioni che sarebbero dovute giungere davanti all’intero Consiglio, devi fare parecchio baccano al riguardo. Fidati di me. Brontoleranno che starai facendo troppo chiasso per delle inezie, ma ci penseranno due volte a fare qualcosa di importante senza la tua attenzione.»

Egwene annuì. Era un buon consiglio, anche se — naturalmente — era filtrato attraverso la visione del mondo di Nynaeve. «Penso che il problema maggiore» disse Egwene «è che ho così pochi veri sostenitori.»

«Hai me. Ed Elayne.»

«Davvero?» disse Egwene, fermandosi nel corridoio e guardando Nynaeve. «Ho davvero te, Nynaeve?»

L’ex Sapiente di Emond’s Field si arrestò accanto a lei. «Certo che sì. Non essere sciocca.»

«E che messaggio darà» chiese Egwene «se quelli che mi conoscono meglio rifiutano la mia autorità? Potrebbe sembrare ad altri che c’è qualcosa che loro non conoscono? Qualche debolezza che solo i miei amici hanno visto?»

Nynaeve rimase di sasso. All’improvviso la sua franchezza si sciolse in sospetto e i suoi occhi si strinsero. «Tutto questo non riguardava chiedermi dei consigli, vero?»

«Certo che sì» disse Egwene. «Solo uno sciocco ignorerebbe i consigli di chi lo sostiene. Ma che sensazione hai avuto tu in quelle prime settimane quando sei diventata Sapiente? Quando tutte le donne che avresti dovuto guidare ti vedevano solo come la ragazza che avevano conosciuto?»

«Terribile» disse Nynaeve piano.

«Ed erano in errore nel farlo?»

«Sì. Perché io sono diventata qualcosa di più. Non si trattava più di me, era il mio ruolo.»

Egwene incontrò gli occhi della donna più anziana, sostenendoli, e tra loro si trasmise una comprensione.

«Luce» disse Nynaeve. «Mi hai preso in trappola davvero bene, vero?»

«Io ho bisogno di te, Nynaeve» disse Egwene. «Non solo perché sei così forte nel Potere, non solo perché sei una donna intelligente e determinata. Non solo perché sei così piacevolmente non corrotta dalla politica della Torre, e non solo perché sei una dei pochi che conoscevano Rand prima che iniziasse tutto questo. Ma perché ho bisogno di persone di cui potermi fidare in modo implicito. Tu puoi essere una di quelle.»

«Mi imporrai di inginocchiarmi a terra» disse Nynaeve «a baciare il tuo anello.»

«E allora? L’avresti fatto per un’altra Amyrlin?»

«Non ne sarei stata felice.»

«Ma l’avresti fatto.»

«Sì.»

«E pensi in tutta onestà che ci sia un’altra che svolgerebbe questo compito meglio di me?»

Nynaeve esitò, poi scosse il capo.

«Allora perché per te è così amaro servire l’Amyrlin? Non me, Nynaeve, ma il ruolo.»

Il volto di Nynaeve assunse un’espressione come se avesse trangugiato qualcosa di molto amaro. «Questo... non sarà facile per me.»

«Non ti ho mai visto evitare un compito perché era difficile, Nynaeve.»

«Il ruolo. D’accordo. Proverò.»

«Allora potresti cominciare chiamandomi Madre.» Egwene sollevò un dito per interrompere sul nascere l’obiezione di Nynaeve. «Per ricordarlo a te stessa, Nynaeve. Non è necessario che sia permanente, almeno non in privato. Ma devi cominciare a pensare a me come all’Amyrlin.»

«D’accordo, d’accordo. Mi hai punto con abbastanza spine. Mi sento già come se avessi bevuto estratto di ventosella tutto il giorno.» Esitò, poi aggiunse: «Madre.» Quasi sembrò strozzarsi con quella parola.

Egwene le rivolse un sorriso di incoraggiamento.

«Non ti tratterò come fecero le donne con me dopo che fui nominata Sapiente» promise Nynaeve. «Luce! Strano poter essere in grado di provare quello che provavano loro. Be’, erano comunque delle sciocche. Io mi comporterò meglio, vedrai. Madre.»

Stavolta suonò un po’ meno forzato. Egwene allargò il suo sorriso. C’erano pochi modi migliori di una competizione per motivare Nynaeve.

All’improvviso un campanello tintinnante risuonò nella mente di Egwene. Per poco non si era dimenticata delle sue protezioni. «Penso che Elayne sia arrivata.»

«Bene» disse Nynaeve, suonando sollevata. «Andiamo da lei, allora.» Iniziò a procedere di nuovo verso il Consiglio, poi si fermò. Lanciò un’occhiata all’indietro. «Se ti compiace, Madre.»

Mi domando se sarà mai in grado di dirlo senza suonare impacciata, pensò Egwene. Be’, l’importante è che ci provi. «Un suggerimento eccellente.» Si unì a Nynaeve. Quando arrivarono al Consiglio, però, lo trovarono vuoto. Egwene incrociò le braccia, guardandosi attorno.

«Forse è venuta a cercarci» disse Nynaeve.

«L’avremmo vista nel corridoio» disse Egwene. «Inoltre...»

Elayne comparve nella stanza. Indossava un abito bianco regale, che scintillava di diamanti. Non appena vide Egwene, le rivolse un ampio sorriso, precipitandosi da lei e prendendole le mani. «Ce l’hai fatta, Egwene! Siamo di nuovo integre!»

Egwene sorrise. «Sì, anche se la Torre è ancora ferita. C’è molto da fare.»

«Suoni come Nynaeve.» Elayne lanciò un’occhiata a Nynaeve con un sorriso.

«Grazie» replicò Nynaeve in tono asciutto.

«Oh, non essere così sciocca.» Elayne si diresse da lei e la cinse in un abbraccio amichevole. «Sono lieta che tu sia qui. Ero preoccupata che non saresti venuta e che Egwene avrebbe dovuto darti la caccia e strapparti le dita dei piedi una a una.»

«L’Amyrlin» disse Nynaeve «ha cose migliori da fare. Non è così, Madre?»

Elayne sussultò con aria stupefatta. Aveva un bagliore nei suoi occhi e celava un sorriso. Riteneva che a Nynaeve fosse stata data una bella ramanzina. Ma naturalmente Egwene sapeva che quello non avrebbe funzionato con Nynaeve: sarebbe stato come cercare di strappar via un riccio dalla propria pelle quando le sue spine si erano infilate nel verso sbagliato.

«Elayne» disse Egwene. «Dove sei andata prima che tornassimo?»

«Cosa intendi?» disse lei.

«Non appena sei arrivata qui, noi eravamo uscite. Sei andata da qualche parte a cercarci?»

Elayne parve perplessa. «Ho incanalato nel mio ter’angreal, sono andata a dormire, e quando sono apparsa eravate qui.»

«Allora chi ha fatto scattare le protezioni?» chiese Nynaeve.

Preoccupata, Egwene rimise le protezioni e poi — pensando attentamente — intessé una protezione invertita contro orecchie indiscrete ma la alterò per permettere a un poco di suono di passare. Con un altro flusso, proiettò quel poco lontano attorno a loro.

A qualcuno che si fosse avvicinato sarebbe sembrato che loro stessero sussurrando. Se si fosse avvicinato, il suono sarebbe rimasto un sussurro. Forse questo avrebbe indotto l’intruso a venire più vicino, pollice dopo pollice, mentre si sforzava di sentire.

Nynaeve ed Elayne la osservarono creare i flussi; Elayne parve meravigliata, anche se Nynaeve si limitò ad annuire fra sé.

«Sedete, vi prego» disse Egwene, creando una sedia per sé stessa e accomodandovisi. «Abbiamo molto di cui discutere.» Elayne creò per sé un trono, probabilmente a livello inconscio, e Nynaeve fece una sedia che ricopiava gli scanni delle Adunanti nella stanza. Egwene, ovviamente, aveva spostato l’Amyrlin Seat.

Nynaeve guardò da un trono a un altro, evidentemente insoddisfatta. Forse era quello il motivo per cui aveva resistito a questi incontri per così tanto tempo; Egwene ed Elayne erano salite così in alto.

Era il momento che un po’ di miele portasse via l’amarezza. «Nynaeve,» disse Egwene «mi piacerebbe molto se tu potessi tornare alla Torre e insegnare ad altre delle Sorelle il tuo nuovo metodo di Guarigione. Molte lo stanno imparando, ma ulteriore istruzione sarebbe auspicabile. E ci sono altre ancora che sono riluttanti ad abbandonare i vecchi metodi.»

«Capre testarde» disse Nynaeve. «Mostra loro delle ciliegie e quelle si ostineranno a mangiare le mele marce, se l’hanno fatto per parecchio tempo. Non sono certa che sarebbe prudente da parte mia venire, però. Ehm, Madre.»

«E perché mai?»

«Rand» disse Nynaeve. «Qualcuno deve tenerlo d’occhio. Qualcuno che non sia Cadsuane, perlomeno.» Le sue labbra si contrassero all’ingiù quando menzionò quella donna. «È cambiato, di recente.»

«Cambiato?» disse Elayne, suonando preoccupata. «Cosa intendi?»

«Lo hai visto negli ultimi tempi?» chiese Egwene.

«No» rispose subito Elayne. Troppo rapidamente. Era senza dubbio la verità — Elayne non le avrebbe mentito — ma c’erano cose che stava nascondendo su Rand. Egwene lo sospettava da un po’ di tempo. Poteva averlo vincolato?

«Lui è cambiato» disse Nynaeve. «E questa è un’ottima cosa. Madre... non sai quanto era peggiorato. C’erano dei momenti in cui ero terrorizzata da lui. Ora... tutto questo non c’è più. È la stessa persona... parla anche come prima. Con calma, senza rabbia. Prima era come la quiete di un coltello che veniva estratto, e ora è come la quiete di una brezza.»

«Si è svegliato» disse Elayne all’improvviso. «Sta al caldo ora.»

Egwene si accigliò. «Che significa?»

«Io... In effetti non lo so.» Elayne arrossì. «Mi è uscito e basta. Spiacente.»

Sì, lei lo aveva vincolato. Be’, quello poteva essere utile. Perché non desiderava parlarne? Egwene avrebbe dovuto chiederglielo in separata sede, prima o poi.

Nynaeve stava studiando Elayne a occhi stretti. L’aveva notato anche lei? I suoi occhi guizzarono verso il petto di Elayne, poi giù alla sua pancia.

«Sei incinta!» la accusò Nynaeve tutt’a un tratto, indicandola.

La regina dell’Andor arrossì. Giusto, Nynaeve non sapeva della gravidanza, anche se Egwene l’aveva udito da Aviendha.

«Luce!» disse Nynaeve. «Non pensavo di aver perso di vista Rand quanto bastava per quello. Quando è successo?»

Elayne arrossì. «Nessuno ha detto che lui...»

Nynaeve rivolse a Elayne un’occhiata perentoria e la regina arrossì ancora di più. Entrambe sapevano come la pensava Nynaeve sul decoro in queste faccende... e, a dire la verità, Egwene era d’accordo. Ma la vita privata di Elayne non era affar loro.

«Sono felice per te, Elayne» disse Egwene. «E per Rand. Non sono certa di cosa pensare sul tempismo. Dovresti sapere che Rand progetta di rompere i sigilli rimasti della prigione del Tenebroso e, così facendo, rischia di liberarlo nel mondo.»

Elayne increspò le labbra. «Be’, rimangono solo tre sigilli, e si stanno sgretolando.»

«Cosa importa allora se corre quel rischio?» disse Nynaeve. «Il Tenebroso sarà liberato quando l’ultimo sigillo si sgretolerà. Meglio che accada quando Rand è lì ad affrontarlo.»

«Sì, ma i sigilli? Questo è avventato. Di certo Rand può affrontare il Tenebroso, sconfiggerlo e rinchiuderlo senza correre quel rischio.»

«Forse hai ragione» disse Nynaeve.

Elayne pareva turbata.

Questa era un’accoglienza più tiepida di quella che Egwene si era aspettata. Aveva pensato che le Sapienti le avrebbero opposto resistenza, mentre Nynaeve ed Egwene avrebbero visto il pericolo da subito.

Nynaeve è stata vicino a lui troppo tempo, pensò Egwene.

Probabilmente era stata catturata dalla sua natura di ta’veren. Il Disegno si piegava attorno a lui. Quelli che gli erano vicini avrebbero iniziato a vedere le cose a suo modo, avrebbero operato — inconsciamente — per portare a termine la sua volontà.

Doveva essere quella la spiegazione. Di norma, Nynaeve era molto ponderata su quel genere di cose. O... be’, Nynaeve non era esattamente ponderata, in effetti. Ma in genere vedeva le cose nel giusto modo in cui andavano fatte, sempre che quel giusto modo non includesse che lei fosse nel torto.

«Ho bisogno che voi due torniate entrambe alla Torre» disse Egwene. «Elayne, so cosa stai per dire... e sì, mi rendo conto che sei regina e che ti devi occupare dei bisogni dell’Andor. Ma finché non avrete pronunciato i giuramenti, le altre Aes Sedai vi riterranno immeritevoli.»

«Ha ragione, Elayne» disse Nynaeve. «Non deve trattarsi di una visita lunga: solo il tempo necessario a essere innalzata formalmente ad Aes Sedai ed essere ammessa nell’Ajah Verde. Per i nobili dell’Andor non farà differenza, ma per le altre Aes Sedai sì.»

«Vero» disse Elayne. «Ma il tempismo è... inopportuno. Non so se voglio rischiare di pronunciare i giuramenti mentre sono incinta. Potrebbe nuocere ai bambini.»

Quello fece esitare Nynaeve.

«La tua potrebbe essere un’osservazione valida» disse Egwene. «Dovrò far ricercare a qualcuno se i giuramenti siano o meno pericolosi durante la gravidanza. Ma Nynaeve, di certo voglio che tu torni qui.»

«Questo lascerà Rand completamente incustodito, Madre.»

«Temo che sia impossibile evitarlo.» Egwene incontrò gli occhi di Nynaeve. «Non permetterò che tu sia una Aes Sedai libera dai giuramenti. No, chiudi la bocca: so che cerchi di attenerti ai giuramenti. Ma finché sei libera dal Bastone dei Giuramenti stesso, altre si chiederanno se anche loro potrebbero esserlo.»

«Sì» disse Nynaeve. «Suppongo di sì.»

«Allora tornerai?»

Nynaeve serrò la mascella e parve combattere una battaglia interiore. «Sì, Madre» disse. Elayne sgranò ancor di più gli occhi dalla sorpresa.

«Questo è importante, Nynaeve» disse Egwene. «Dubito che ci sia qualcosa che tu da sola potresti fare per fermare Rand ora. Abbiamo bisogno di radunare alleati per un fronte comune.»

«D’accordo» disse Nynaeve.

«Quello che mi preoccupa è la prova» disse Egwene. «Le Sorelle hanno cominciato a obiettare che — per quanto sia stato giusto innalzare te e le altre in esilio — dovreste comunque sottoporvi alla prova adesso che la Torre Bianca è riunificata. Le loro argomentazioni sono molto buone. Forse posso obiettare che le vostre recenti difficili sfide avrebbero dovuto fruttarvi un’esenzione. Non abbiamo il tempo di insegnare a voi due tutti i flussi di cui avreste bisogno.»

Elayne annuì. Nynaeve scrollò le spalle. «Mi sottoporrò alla prova. Se torno, allora tanto vale che lo faccia come si deve.»

Egwene sbatte le palpebre dalla sorpresa. «Nynaeve, questi sono flussi molto complessi. Io non ho avuto il tempo di memorizzarli tutti quanti; giuro che molti sono inutilmente elaborati, esclusivamente per essere difficili.» Egwene stessa non aveva intenzione di sottoporsi alla prova, e non ne aveva bisogno. La legge era specifica. Essendo stata eletta Amyrlin, era diventata Aes Sedai. Le cose non erano altrettanto chiare riguardo a Nynaeve e le altre che Egwene aveva innalzato.

Nynaeve scrollò di nuovo le spalle. «I cento flussi della prova non sono così difficili. Potrei mostrarteli proprio qui, se tu lo volessi.»

«Quando hai avuto il tempo di impararli?» esclamò Elayne.

«Non ho trascorso gli ultimi mesi a struggermi e sognare Rand al’Thor.»

«Ottenere il trono dell’Andor non è "struggersi"!»

«Nynaeve,» si inserì Egwene «se hai davvero memorizzato i flussi, allora essere elevata come si deve mi aiuterebbe parecchio. Darebbe meno adito a pensare che stia favorendo delle amiche.»

«Si suppone che la prova sia pericolosa» disse Elayne. «Sei certa di saper padroneggiare i flussi?»

«Andrà tutto bene» disse Nynaeve.

«Eccellente» disse Egwene. «Ti aspetterò qui domattina.»

«Così presto!» esclamò Nynaeve, stupefatta.

«Quanto prima puoi impugnare quel Bastone dei Giuramenti, tanto prima sarò in grado di smettere di preoccuparmi per te. Elayne, dovremo ancora fare qualcosa per te.»

«La gravidanza» disse Elayne. «Sta interferendo con la mia capacità di incanalare. Sta migliorando — sono riuscita ad arrivare’ qui, per fortuna — ma è ancora un problema. Spiega al Consiglio che sarebbe troppo pericoloso per me — e per i bambini — sottopormi alla prova mentre non sono ancora in grado di incanalare in maniera regolare.»

«Potrebbero proporti di aspettare» disse Nynaeve.

«E lasciarmi andare in giro senza i giuramenti?» disse Elayne. «Anche se mi piacerebbe sapere se in passato qualcuna ha pronunciato i giuramenti mentre era incinta, giusto per essere sicura.»

«Scoprirò quello che posso» disse Egwene. «Fino ad allora, ho un altro compito per te.»

«Io sono piuttosto occupata col governare l’Andor, Madre.»

«Lo so» disse Egwene. «Purtroppo, non c’è nessun altro a cui posso chiederlo. Ho bisogno di più ter’angreal del sogno.»

«Potrei riuscire a procurarteli» disse Elayne. «Sempre che io riesca a iniziare a incanalare in maniera affidabile.»

«Cos’è successo ai ter’angreal del sogno che avevi?» chiese Nynaeve a Egwene.

«Rubati» disse Egwene. «Da Sheriam... che, a proposito, era dell’Ajah Nera.»

Le due rimasero senza fiato ed Egwene si rese conto che non sapevano che erano state smascherate centinaia di Sorelle Nere. Trasse un profondo respiro. «Fatevi forza» disse. «Ho una storia dolorosa per voi. Prima dell’attacco dei Seanchan, Verin è venuta da...»

In quel momento, il campanello ricominciò a squillare nella sua testa. Egwene desiderò muoversi. La stanza sfarfallò attorno a lei e all’improvviso si ritrovò in piedi fuori nel corridoio, dove erano poste le sue protezioni.

Si ritrovò faccia a faccia con Talva, una donna magra con una crocchia di capelli dorati. Una volta era stata dell’Ajah Gialla, ma era una delle Sorelle Nere che erano fuggite dalla Torre.

Flussi di Fuoco balzarono su attorno a Talva, ma Egwene aveva già cominciato a lavorare su uno schermo. Lo scaraventò tra l’altra donna e la Fonte, intessendo immediatamente Aria per intrappolarla.

Da dietro provenne un suono. Egwene non pensò; si mosse, confidando sulla sua esperta familiarità col Tel’aran’rhiod. Apparve alle spalle di una donna che stava rilasciando un getto di Fuoco. Alviarin.

Egwene ringhiò, iniziando un altro scudo mentre l’ondata di Fuoco di Alviarin colpiva la sfortunata Talva, facendola urlare mentre la sua carne bruciava. Alviarin si voltò, poi uggiolò e svanì.

Che sia folgorata!, pensò Egwene.

Alviarin era proprio in cima alla lista di persone che voleva catturare. Nel corridoio tutto rimase immobile, il cadavere di Talva — annerito e fumante — che si afflosciava a terra. Non si sarebbe svegliata mai più: chi moriva qui, moriva anche nel mondo reale.

Egwene rabbrividì: era stata lei il bersaglio di quel flusso omicida. Ho fatto troppo affidamento sull’incanalare, pensò. Il pensiero è più rapido del creare flussi. Avrei dovuto immaginare corde attorno ad Alviarin.

No, Alviarin sarebbe stata comunque in grado di balzar via dalle corde. Egwene non aveva pensato come una Sognatrice. Di recente, la sua mente era stata concentrata sulle Aes Sedai e i loro problemi, e i flussi le erano venuti naturali. Ma non poteva permettersi di dimenticare che in questo luogo il pensiero contava di più dell’Unico Potere.

Egwene alzò lo sguardo mentre Nynaeve si precipitava fuori dal Consiglio, seguita in modo più cauto da Elayne. «Ho percepito incanalare» disse Nynaeve. Guardò il cadavere bruciato. «Luce!»

«Sorelle Nere» disse Egwene, incrociando le braccia. «Pare che stiano facendo buon uso di quei ter’angreal del sogno. Immagino che abbiano ordini di aggirarsi per la Torre Bianca di notte. Forse per cercare noi, forse per cercare informazioni da usare contro di noi.» Egwene e le altre avevano fatto quella stessa cosa durante il regno di Elaida.

«Non ci saremmo dovute incontrare qui» disse Nynaeve. «La prossima volta useremo un posto diverso.» Esitò. «Se questo ti aggrada, Madre.»

«Può darsi» disse Egwene. «Ma può darsi di no. Non le sconfiggeremo mai a meno che non le troviamo.»

«Finire nelle loro trappole non è certo il modo migliore per sconfiggerle, Madre» disse Nynaeve in tono piatto.

«Dipende da quanto sei preparata» replicò Egwene. Si accigliò. Aveva appena visto svolazzare della stoffa nera, giusto dietro l’angolo? Egwene fu lì in un istante; l’imprecazione spaventata di Elayne risuonò lungo il corridoio dietro di lei. Cielo, che lingua che aveva quella donna.

Il posto era vuoto. Sinistro, quasi troppo silenzioso. Quello era normale nel Tel’aran’rhiod.

Egwene rimase piena dell’Unico Potere, ma si spostò indietro dalle altre due. Aveva mondato la Torre Bianca, ma rimaneva un’infestazione, nascosta proprio nel suo cuore.

Io ti troverò, Mesaana, pensò Egwene, poi fece cenno alle altre di unirsi a lei. Si spostarono sul versante della collina dove lei si era trovata prima, un luogo in cui poteva dar loro una spiegazione più dettagliata degli eventi che si erano perse.

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