3. COGITAZIONE; DISLOCAZIONE; EMIGRAZIONE



Nick restò sulla soglia della sua capanna e pensò furiosamente. Dietro di lui i sette altri sopravvissuti all’attacco giacevano in diversi stati di impotenza. Lo stesso Nick non era del tutto illeso, ma era ancora in grado di camminare… e, se necessario, di combattere, si disse con una certa asprezza. Tutti gli altri, eccezion fatta per Jim e Nancy, sarebbero stati incapaci di ogni utile azione almeno per diversi giorni.

Gli pareva che forse Fagin non avesse avuto torto ad arrendersi a Veloce come aveva fatto; almeno, il selvaggio aveva mantenuto la sua parola, e aveva permesso a Nick di raccogliere e curare i suoi amici feriti. Ogni volta che Nick ripensava all’attacco, comunque, e anche a Veloce, gli pareva di ricominciare da capo la battaglia. Avrebbe avuto un intenso piacere nel rimuovere le scaglie di Veloce una per una, e usarle per tappezzare una capanna, in bella vista davanti agli occhi del loro legittimo proprietario.

Non si stava, comunque, semplicemente amareggiando al ricordo delle sue sventure; stava davvero pensando. Per la prima volta dopo molti anni, stava mettendo seriamente in dubbio una decisione di Fagin. Gli pareva ridicolo che il Maestro avesse potuto riuscire a evadere dal villaggio delle caverne senza aiuto; lui non era stato capace di combattere la gente di Veloce durante l’attacco, e se era stato in possesso di armi o poteri dei quali Nick non fosse stato a conoscenza, quello sarebbe davvero stato il momento più opportuno per farne uso. Fuggire di notte non sarebbe servito a niente; sarebbe stato preso al mattino.

Ma… un momento. Che avrebbero potuto davvero fare a Fagin gli abitatori delle caverne? La sostanza dura e bianca di cui era coperto il Maestro… o di cui era fatto, per quanto ne poteva sapere Nick… poteva essere a prova di coltelli e di lance; questo non era mai venuto in mente a Nick e ai suoi amici. Forse per questo Fagin era stato così blando, quando i suoi allievi avrebbero potuto essere danneggiati; forse pensava di agire in modo più costruttivo, una volta rimasto solo.

Sarebbe stato bello discuterne col Maestro senza interferenze da parte di Veloce. Certo, il capo non avrebbe potuto ascoltare fruttuosamente, dato che non conosceva l’inglese, ma sapendo che un colloquio era in corso, sarebbe stato in grado di impedire qualsiasi azione progettata nel corso del colloquio stesso. Se fosse stato possibile fare in modo che il Veloce non ascoltasse… ma se fosse stato possibile fare questo, il problema non sarebbe più esistito. Il nocciolo del problema era che Veloce non poteva essere tolto di mezzo.

Ormai era notte, e perciò pioveva. Gli invasori erano protetti dai fuochi del villaggio, in quel momento; comunque, rifletté Nick, nessuno stava proteggendo i fuochi.

Sollevò il capo a guardare le gocce grandi dai trenta ai cinquanta piedi, che planavano incessantemente giù dal cielo nero, e seguì con lo sguardo una di esse nella sua discesa, fino a un punto a circa trecento iarde sopra il suo capo. Qui la goccia svanì, impallidendo e scomparendo nell’incontrare la corrente di aria calda proveniente dai fuochi del villaggio. Non erano le gocce che venivano direttamente dall’alto a provocare guai… non nel villaggio di Fagin.

Un’altra goccia più grande, al di là del doppio anello di protezione, ottenne di più. Si posò a terra a cinquanta iarde da uno dei fuochi esterni.

Il terreno era stato raffreddato dalle gocce che l’avevano preceduta in misura sufficiente a farla restare liquida, così per qualche tempo la si poté vedere strisciare verso i fuochi, a causa dell’attrazione esercitata dalle correnti di aria calda. Poi il calore irradiato la fece impallidire; ma Nick sapeva bene che si trovava ancora là. Era cristallina, priva di bolle di ossigeno; e adesso era puro vapore, ugualmente libera dalla necessità primaria della combustione. Nick avrebbe annuito soddisfatto, se la sua testa fosse stata in grado di muoversi liberamente, quando vide che il fuoco che si trovava sulla strada dell’invisibile nube cominciò a raffreddarsi e nel giro di pochi minuti impallidì visibilmente.

Se anche qualcuno tra gli assalitori aveva notato l’incidente, non fece assolutamente nulla. Nessuno di loro si mosse, e il fuoco si spense. Cinque secondi dopo Nick aveva terminato di elaborare il suo piano.

Uscì completamente dalla capanna e si diresse verso il deposito centrale di combustibile. Qui raccolse tutti i bastoni che poteva portare, e li trasportò nell’edificio dove i feriti stavano riposando. Nessuno degli attaccanti lo fermò né lo interrogò; nessuno gli aveva più parlato, da quando era stata conclusa la tregua. All’interno della capanna, egli rapidamente preparò e accese un fuoco. Quando il chiarore fu diventato costante, accese un bastone e ritornò al deposito. Con fare disinvolto avvicinò l’estremità accesa dell’improvvisata torcia alla catasta di legno, come se avesse voluto vedere meglio quanto andava facendo; poi compì diversi altri tragitti dal deposito alla capanna, trasportando combustibile, e lasciando la torcia dove l’aveva messa. Alla fine l’edificio non fu più in grado di contenere altra legna, così lui cessò il suo lavoro.

Ma lasciò al suo posto la torcia.

Il legno di Tenebra brucia come l’incenso; non produce fiamma. Ci volle un poco di tempo prima che la torcia bruciasse interamente, e ancora di più perché un aumento nella luminosità della zona che circondava il villaggio indicasse che la catasta aveva preso fuoco nella maniera dovuta. E neppure allora ci fu la minima reazione da parte degli invasori. Costoro si erano radunati in un fitto gruppo intorno alla macchina, che era rimasta nella sua usuale posizione al centro del villaggio.

A questo punto, più della metà dei fuochi periferici si era ormai spenta, soprattutto nell’anello esterno. Pure un paio di quelli dell’anello interno avevano cessato di ardere, e Nick cominciò a notare un certo disagio nell’atteggiamento dei cavernicoli. Quando l’ultimo dei fuochi esterni si fu spento, un brontolio cominciò a levarsi dal gruppo degli invasori, e Nick ridacchiò tra sé. Veloce avrebbe potuto avere qualche piccola difficoltà per tenere a bada i suoi uomini, mentre la loro protezione dalla pioggia andava svanendo, e non c’erano caverne di sorta nelle vicinanze. Se il brontolio continuava, il capo avrebbe dovuto per forza prendere qualche decisione; e l’unica cosa che avrebbe potuto fare, secondo la logica, sarebbe stato di richiedere aiuto a Nick.

Ma Nick aveva sottovalutato il robusto individuo. Si udì la sua voce impartire una serie di ordini; e una dozzina dei suoi uomini, obbedienti, abbandonarono il gruppo per dirigersi verso uno dei fuochi che stavano ancora bruciando. Qui, con sommo dispiacere di Nick, costoro raccolsero dei bastoni dai mucchietti ancora incombusti, li accesero, e portarono le torce verso i fuochi spenti, riaccendendoli senza la minima difficoltà. Evidentemente i cavernicoli non avevano dormito per tutte le notti nei loro buchi; qualcuno aveva seguito il suo comportamento quel tanto sufficiente a impadronirsi della tecnica di manutenzione dei fuochi. E se sapevano anche come rifornirli… E lo sapevano. Fu aggiunta altra legna a tutti i fuochi. Nick si accorse con soddisfazione, però, che la legna aggiunta era troppa; non avrebbe dovuto aspettare troppo prima che i mucchietti che si trovavano accanto a ogni fuoco si fossero esauriti. I cavernicoli parevano considerare il deposito, che ora bruciava con tutto il vigore possibile, come un altro fuoco protettivo; Veloce avrebbe dovuto escogitare qualcosa in fretta, quando le riserve si fossero esaurite.

E si dimostrò capace di farlo. Fu una fortuna che Nick fosse riuscito a restare sveglio, perché gli uomini di Veloce non preannunciarono il loro arrivo. Vennero, semplicemente.

Nick fu alquanto sorpreso nel vederli disarmati, ma si avvicinarono alla capanna senza alcuna esitazione, come se si aspettassero di vedere Nick cedere loro il passo. Ma quando si accorsero che lui non era disposto a farli passare, si fermarono, a pochi passi di distanza. Quello che li guidava avrebbe forse voluto dire qualcosa, ma Nick fu lesto a precederlo.

«Che cosa desideri? I miei amici sono tutti feriti e io non posso aiutarvi. Non c’è posto nella capanna. Andate nelle altre, se volete ripararvi.»

«Veloce ci ha mandati a prendere la legna.» Fu una affermazione fatta con calma, senza alternative o minacce nascoste, almeno a giudicare dal tono.

«Ho solo quello che mi basta a tenere acceso il mio fuoco. Dovrete servirvi delle altre cataste.»

«Sono finite.»

«Non è colpa mia. Sapete che la legna si consuma nel fuoco; avreste dovuto misurarla.»

«Questo non ce l’hai detto. Veloce dice che perciò tu devi darci la tua legna, che ti abbiamo visto prendere, e dirci quanta ne dobbiamo usare.»

Era evidente che il capo aveva intuito almeno in parte il piano di Nick, ma adesso l’unica cosa da fare era di portarlo avanti.

«Come ho detto, la legna mi basta appena per questo fuoco.» disse, «non ci rinuncerò; ne ho bisogno per me e per i miei amici.»

Con sua grande sorpresa, l’individuo si ritirò senza profferire verbo. A quanto pareva aveva eseguito gli ordini, e andava a richiederne altri. L’iniziativa non fioriva sotto il regime di Veloce.

Nick seguì con lo sguardo il gruppetto, che si confuse tra gli altri, evidentemente dirigendosi verso il capo. Poi si voltò, chiamando Jim.

«Sarà meglio che tu e Nancy vi alziate,» mormorò. «Veloce non si arrenderà. Io combatterò meglio che potrò; voi tenetemi rifornito.»

«Che intendi dire?» Nancy era meno svelta di mente del solito.

«Non posso combatterli con le asce; vincerebbero nel giro di due minuti. Sono stanco e appesantito. Userò delle torce… ricordi cosa si sente quando ci si brucia? Loro non lo sanno; li ho messi in guardia quando ero nel loro villaggio, e così hanno usato sempre tutte le precauzioni, e adesso nessuno di loro ha esperienza in merito. E l’avranno tra breve!»

Gli altri due erano già balzati in piedi.

«Sta bene,» convenne Jim, «accenderemo delle torce e te le passeremo quando ce le domanderai. Hai intenzione di maneggiarle o di lanciarle? Non ho mai pensato a combattere a questo modo.»

«Neppure io, fino a ora. Cercherò prima di maneggiarle, così passatemi le più lunghe. Se deciderò di lanciarle, ne chiederò di corte, ma corte davvero… non vogliamo certo che poi me le rilancino addosso, e se ne avranno la possibilità, lo faranno senza meno. Ti dirò, non sono certo stupidi… no davvero!»

Jim e Nancy gli fecero comprendere di avere inteso e di essere d’accordo, e si posero davanti alla catasta di legna che quasi seppelliva il suolo. Il fuoco stava bruciando assai vicino alla soglia; Nick riprese il suo posto su di essa, e gli altri due si fermarono ai lati del fuoco, dove avrebbero potuto porgergli le torce con la massima rapidità. Tutto era pronto, quando il gruppo ritornò alla capanna.

Stavolta era più numeroso, sia pure di poco; Veloce in persona si era aggiunto agli altri. Si fermarono a una dozzina di iarde di distanza, e le parole del capo furono poche e dirette.

«Se non ci lasci entrare a prendere la legna, i miei coltelli si occuperanno di te. Hai visto già quello che intendo dire.»

«Ho visto,» riconobbe Nick, «ecco perché non voglio avere nulla a che fare con te. Se fai un altro passo avanti, sarà a tuo rischio e pericolo.»

Non aveva mai visto in precedenza Veloce esitante o incerto, ma per un istante il capo parve perplesso sul significato delle parole di Nick. Poi tornò a essere se stesso.

«Molto bene,» disse, e si fece avanti stringendo quattro lance, una per ogni braccio.

Il piano di battaglia di Nick doveva essere riveduto già dall’inizio; le lance erano più lunghe delle sue torce. Riuscì a deviare le punte prima di essere colpito, ma non riuscì a raggiungere Veloce, neppure senza l’impedimento delle lance. Il violento odio che provava per il capo paralizzò per un istante le sue facoltà di raziocinio, ed egli lanciò entrambe le torce che stringeva con le mani sinistre verso il petto del gigante.

Veloce si abbassò appena in tempo. Quelli che stavano dietro di lui erano talmente assiepati che diventava impossibile per loro spostarsi abbastanza in fretta, e così quando le torce colpirono il gruppo, provocando una pioggia di tizzoni ardenti, si udirono dei violenti mugolii di dolore. Il capo si fece indietro, riprendendo la sua posizione di attacco.

«Semicerchio!» comandò bruscamente. I guerrieri obbedirono con rapidità e precisione, formando una sottile linea al cui centro si trovava Nick. «Adesso, tutti assieme… prendetelo!» Il semicerchio si contrasse, e le punte delle lance avanzarono verso la porta.

Nick non ne fu particolarmente impressionato. Nessuno degli attaccanti era in posizione tale da permettere il colpo verso l’alto, che avrebbe portato le lance a penetrare sotto le sue scaglie; le punte di pietra al massimo lo avrebbero fatto indietreggiare, e questo era lo scopo. Se fosse stato appoggiato a qualcosa di solido, naturalmente, la faccenda sarebbe stata assai diversa; il vero pericolo del momento, invece, era costituito dal fatto che la maggioranza dei guerrieri sarebbe giunta a portata di coltello tra breve, e lo avrebbe impegnato, tanto da permettere a un lanciere di arrivare nella posizione adatta per colpirlo dal basso. Per una frazione di secondo esitò, chiedendosi se fosse stato opportuno lanciare o colpire; poi si decise.

«Corti!» ordinò ai due che lo aiutavano.

Nancy aveva già preparato diversi tizzoni ardenti; glieli porse all’istante, e cominciò ad accenderne degli altri. Per circa dieci secondi Nick fece del suo meglio per emulare una mitragliatrice. Più della metà dei suoi proiettili mancarono il bersaglio, ma una buona parte riuscì nel suo compito; e dopo ì primi tre o quattro secondi un altro fattore complicò la lotta. Delle torce ancora accese e dei frammenti di legno ardente avevano formato una specie di barriera, che diventava sempre più cospicua, davanti alla porta, e gli attaccanti dovevano preoccuparsi anche di questo. I piedi erano ben più sensibili delle squame al fuoco, e l’effetto era notevole, per dirla in termini blandi. Veloce, questo va detto per rendergli giustizia, restava con i suoi uomini e combatteva come loro; ma alla fine anche lui dimostrò di averne abbastanza, e si ritirò di qualche metro, zoppicando. Vedendolo arretrare, Nick rise di cuore.

«È meglio che ti procuri da solo la tua legna, Veloce, amico mio! Naturalmente non ne troverai nel raggio di un’ora di cammino da qui; abbiamo esaurito le riserve della zona da molto tempo. Anche se tu sapessi dove sono i posti migliori in cui ci si può rifornire, non potresti farcela ad andare a prendere la legna e a ritornare sotto la pioggia. Però non devi darti pensiero; ci occuperemo noi di te, quando ti metterai a dormire. Non vorrei proprio mangiarti, amico Veloce!»

La vista dell’ira di Veloce fu quasi divertente. Le sue mani si strinsero sull’impugnatura delle lance, ed egli si drizzò in tutta la sua statura, tremando per la rabbia. Per diversi secondi le probabilità parvero equamente distribuite tra un immediato lancio delle armi verso la porta e una carica al di sopra del tappeto di tizzoni ardenti. Nick era prontissimo per entrambe le evenienze, ma sperava che si avverasse la seconda; l’immagine mentale di Veloce con i piedi bruciati era davvero attraente.

Ma il capo non optò né per l’una né per l’altra cosa. Nel bel mezzo del suo scoppio d’ira, improvvisamente si placò, e le punte delle lance si abbassarono, come se per un momento le avesse dimenticate. Poi fece scivolare indietro l’impugnatura, assumendo la posizione di «trasporto», e voltò la schiena alla capanna. Infine, apparentemente a causa di un ripensamento, si voltò di nuovo e parlò a Nick.

«Mille grazie, Spaccalegna. Non mi aspettavo tanto aiuto. Farò bene a dirti addio, adesso; e così dovrai fare anche tu… dare un addio al tuo Maestro.»

«Ma… tu non puoi viaggiare di notte.»

«E perché no? Tu l’hai fatto.»

«Ma non pensi a Fagin? Chi ti dice che lui possa?»

«Tu mi hai detto che egli può fare tutto quello che puoi fare tu. Mi hai detto pure che egli è disposto a fare quello che noi vogliamo. Se lo ha dimenticato, o ha cambiato idea, dovremo ringraziarti per averci mostrato cosa dobbiamo fare. Credi che gradisca il contatto del fuoco più di noi?» Veloce ridacchiò e ritornò in fretta dai suoi uomini, abbaiando ordini nel frattempo. Nick cominciò a urlare, almeno altrettanto forte.

«Fagin! Hai sentito? Fagin! Maestro!» Nella sua ansia dimenticò il periodo che era sempre necessario al Maestro per rispondere, e per un attimo soffocò le parole della macchina. Poi la risposta di Fagin gli giunse.

«Che succede, Nick?» Non era possibile distinguere dalla voce che Raeker non si trovava dall’altro capo; il gruppo di Nick aveva ricevuto una sommaria spiegazione della situazione del «Maestro». ma niente affatto particolareggiata, così che inevitabilmente la macchina veniva considerata un individuo. E quella volta fu praticamente la sola in cui la differenza produsse effetti sensibili; l’uomo di guardia conosceva il quadro generale della situazione, naturalmente, essendo stato informato da Raeker al termine del suo turno di guardia; ma egli non era stato effettivamente presente durante l’iniziale attacco di Veloce, né quando era stata stabilita la tregua. Di conseguenza, le parole di Nick non ebbero per lui tutto il significato che avrebbero potuto avere.

«Veloce ha intenzione di partire subito per le caverne; e dice che userà il fuoco su di te, se non andrai con lui. Puoi sopportarlo?»

Ci fu un’esitazione più sensibile del solito. Nessuno aveva mai misurato la temperatura di un fuoco di Tenebra, e l’uomo di guardia non era tanto esperto in fisica da immaginare l’eventuale tasso di radiazione. La principale preoccupazione che aveva in mente riguardava il prezzo della macchina.

«No!» rispose quindi. «Andrò con lui.»

«Cosa dobbiamo fare?»

L’ordine dato da Raeker agli abitanti del villaggio di restare dov’erano non era stato riferito al suo sostituto; Raeker si era aspettato di ritornare al suo posto molto prima dell’inizio del viaggio. Il sostituto si comportò meglio che poteva, in quelle circostanze.

«Lascio a te giudicare cosa sia più opportuno. Non mi faranno del male; e mi rimetterò in contatto con voi in seguito.»

«Molto bene.» Nick si trattenne dal ricordare al Maestro il suo precedente ordine; questo gli piaceva molto di più. Seguì in silenzio con lo sguardo gli invasori che, seguendo gli ordini di Veloce, raccolsero il maggior numero possibile di torce dai fuochi ormai consumati. Poi si radunarono intorno al Maestro, lasciando un’apertura nella turba dalla parte in cui desideravano che il Maestro si dirigesse. La macchina cominciò a spostarsi sui cingoli, dirigendosi verso sud, seguita dall’orda dei cavernicoli.

Nick lasciò trascorrere pochi minuti, chiedendosi se i cavernicoli avrebbero potuto trovare delle altre torce prima di avere consumato quelle che avevano. Ma anche prima che la processione fosse scomparsa in lontananza, la sua mente si era già rivolta ad altre questioni.

Gli era stata data mano libera. Ebbene, gli pareva ancora che lasciare il villaggio fosse la cosa più saggia da farsi; e lo avrebbero fatto il più presto possibile. Certo, questo sarebbe stato possibile solo tra qualche giorno, onde permettere agli altri di rimettersi in sesto, ma l’intervallo avrebbe potuto essere impiegato per fare dei progetti per l’avvenire. Bisognava prima di tutto decidere dove andare, e poi stabilire come arrivare nel luogo prescelto… Nick cominciò a comprendere quale scossa sarebbe stata provocata nella loro vita dall’abbandono di quel villaggio, che conteneva tutto ciò che avevano saputo accumulare e costruire per un’intera vita… e poi bisognava sapere come sarebbe stato possibile, dopo il trasferimento, ristabilire i contatti con Fagin. Era facile dire che il Maestro sarebbe stato capace di ritrovarli, dovunque fossero andati; ma Nick era abbastanza maturo da dubitare dell’onniscienza di chiunque, macchina compresa. Questo significava, dunque, che c’erano tre problemi da risolvere. Dato che Nick non desiderava affatto di somigliare a Veloce sotto nessun aspetto, rimandò ogni soluzione a quando gli altri si fossero svegliati e avessero potuto partecipare alla discussione.

Il fuoco durò fino a mattina, ma proprio di misura, e grazie all’incessante vigilanza di Nick. In sostanza, Nick trascorse quasi tutta la notte in bianco.

Il mattino non portò alcun sollievo. Il primo compito che usualmente veniva svolto consisteva nel mettere qualcuno di guardia al gregge del villaggio, che veniva tenuto in una depressione del terreno, nelle vicinanze del villaggio stesso. La depressione rimaneva colma d’acqua un po’ più a lungo del territorio circostante, così che il «gregge» era di norma al sicuro dai predatori fino all’arrivo del guardiano; ma in quel momento non c’erano uomini a sufficienza per sorvegliare sia il gregge che il villaggio. Di conseguenza il gregge subì diverse perdite quel mattino, finché Nick non fu riuscito a radunare le creature che si stavano risvegliando e non le ebbe guidate verso il villaggio, sempre da solo. Poi ci fu il problema di procacciarsi la legna da ardere per la notte seguente; a questo proposito Nick aveva dichiarato la pura verità a Veloce. Qualcuno doveva andarla a prendere. Gli unici disponibili erano Jim e Nancy, ancora malridotti, ed essi andarono insieme a fare legna, tirando come meglio poterono il carro sul quale veniva ammucchiato il prezioso combustibile. Non erano mai riusciti ad ammaestrare il bestiame, onde facilitare quel lavoro; le creature si rifiutavano cocciutamente di piegarsi a qualsiasi tipo di carico.

Il secondo giorno molti riuscirono a rimettersi in piedi, pur non avendo recuperato la completa efficienza, e le cose furono assai più semplici. Una riunione fu tenuta in mattinata, e nel corso di essa Nick propose e difese vigorosamente l’idea di trasferirsi nella regione sconvolta e insidiosa che egli aveva attraversato durante la fuga dal villaggio dei cavernicoli. Il principale punto di sostegno alla sua tesi era costituito dalla presenza, in quella regione, di un numero indefinito di luoghi che potevano essere raggiunti solo attraverso un passaggio stretto, una stretta gola o un sottile ponte di roccia, e che perciò potevano essere agevolmente difesi anche da pochi uomini. Fu Nancy che rispose a questa proposta.

«Non mi pare poi un piano così buono,» disse lei. «Anche perché non sappiamo se i posti che tu ci descrivi saranno ancora uguali, quando arriveremo là.» Una scossa enfatizzò involontariamente le sue parole.

«E che c’entra questo?» domandò Nick. «Se non troveremo quelli, ce ne saranno certo degli altri. Io non stavo suggerendo dei punti particolari, ho descritto solo la regione in generale.»

«Ma come farà a trovarci, Fagin? Se uno di noi riuscisse a raggiungere il villaggio dei cavernicoli per portargli un messaggio, come faremmo a spiegargli il modo di raggiungerci? Dovremmo guidarlo direttamente, e questo probabilmente si scontrerebbe con i suoi progetti personali… tu hai pensato, e credo sia giusto, che egli immagina di trarre vantaggio dalla sua capacità di viaggiare di notte senza fuoco.»

Nick provò una forma molto umana di insofferenza a queste parole, ma ricordò Veloce appena in tempo per non lasciarsi andare a dei commenti sgradevoli. Non voleva essere paragonato a quel selvaggio da nessuno, si disse; inoltre, c’era qualcosa di vero nelle parole di Nancy, ora che riusciva a valutarle in maniera obiettiva.

«Che genere di luogo suggeriresti?» domandò Nick. «Hai ragione, quando parli di raggiungere Fagin, ma certo io non riesco a immaginare alcun luogo più facile da difendersi di quel territorio a occidente.»

«Mi pare che Fagin abbia detto bene, quando ha affermato che sarebbe stato stupido combattere il popolo di Veloce,» gli rispose Nancy, con calma. «Non stavo pensando alla difesa; se dobbiamo difenderci, il nostro destino è già segnato, temo. Io pensavo al mare.»

«Che cosa?»

«Lo sai. Hai contribuito a tracciare le mappe. A oriente c’è una massa d’acqua che non è acqua… almeno, non si prosciuga completamente durante il giorno. Non ricordo esattamente come l’abbia chiamata Fagin, quando gli abbiamo riferito della nostra scoperta…»

«Ha detto che supponeva che si trattasse in gran parte di acido solforico, qualunque cosa sia, ma che non sapeva come fare ad assicurarsene,» intervenne Dorothy, che era in condizioni ancora deplorevoli.

«…qualunque cosa sia, è sempre là, e Fagin non può fare a meno di trovarci laggiù, se solo percorre i suoi margini. Probabilmente può camminarci dentro per un certo periodo, in modo che i cavernicoli non possano rintracciarlo.» Un brusìo di approvazione e sorpresa accolse questa notizia, e dopo una breve riflessione Nick manifestò il suo apprezzamento.

«Va bene,» disse, «se nessuno ha delle altre idee, andremo fino ai margini del mare; possiamo decidere dove fermarci quando saremo arrivati là. Abbiamo esplorato la zona un paio di anni or sono, e non credo che possiamo fidarci di informazioni così vecchie.

«Il prossimo problema è quello di arrivarci. Dobbiamo decidere che cosa è indispensabile portare via dal villaggio, e come possiamo effettuare il trasporto. Penso che possiamo partire col carro per la legna, ma suppongo che a un certo punto non potremo più trasportarlo. Per quanti progetti facciamo, molte cose dovremo sempre lasciarle qui.

«Poi, finalmente, c’è la questione del messaggio a Fagin. Questa può attendere fino alla nostra sistemazione; è inutile dirgli dove siamo prima di saperlo.

«Spero che potremo metterci in marcia domani; nel frattempo, dobbiamo occuparci del secondo problema. Se viene qualche idea a qualcuno, ne discuteremo subito, in qualsiasi momento.» Si separarono, e ognuno si dedicò ai compiti che era in grado di svolgere.

Jim e Nancy erano praticamente guariti, e si occuparono del gregge. Da quando i due erano stati in grado di riprendere il lavoro, non si erano verificate altre perdite. Dorothy si occupava del carro, e cercava di sistemare tutti gli oggetti ritenuti indispensabili, cambiando idea a ogni piè sospinto. Il problema era quello di caricare il maggior numero possibile di cose; e malgrado i suoi sforzi, gli oggetti che restavano erano sempre troppi, e tra lei e gli altri membri del gruppo le discussioni fervevano senza soluzione di continuità. Ognuno voleva portare via le sue cose, e ci volle un bel po’ di fiato per convincere i più riottosi che, siccome dovevano essere fatti dei sacrifici, questi dovevano essere divisi equamente.

Le discussioni stavano ancora proseguendo, e non certo blandamente, quando il viaggio cominciò. Nick cominciava a provare una certa comprensione per Veloce, a questo punto; aveva infatti scoperto che delle volte era necessario che un gruppo avesse un capo, e che non sempre era possibile al capo di convincere col ragionamento i suoi seguaci della bontà dei suoi ordini. Nick aveva dovuto impartire i suoi primi ordini perentori, e si tormentava al pensiero che una buona metà dei suoi amici in quel momento lo stava paragonando mentalmente a Veloce. Il fatto di essere stato obbedito avrebbe dovuto fargli capire l’effettivo stato delle cose, ma questo non accadde.

Il carro era pericolosamente sovraccarico, e tutti, tranne quelli che si occupavano del gregge, furono costretti a spingerlo con tutte le loro forze. Quando era necessario combattere, la carovana si arrestava e le lance venivano sollevate in posizione di attacco. Naturalmente, a dire il vero, i combattimenti non furono poi molti; in genere i carnivori di Tenebra non erano dei mostri d’intelligenza, ma usualmente evitavano di assalire dei gruppi molto nutriti. La principale eccezione era fornita dai volatori, che comunque erano più vegetali che animali. Queste creature potevano essere abbattute con una certa sicurezza da chi possedeva una lancia più lunga dei loro tentacoli; ma anche quando le sacche di gas erano state squarciate, era pericoloso avvicinarsi ai volatori a una distanza non prudenziale dalle loro appendici velenose. Diversi animali del gregge furono perduti quando uno dei mostri piombò quasi al centro del gregge stesso, e due uomini vennero dolorosamente avvelenati nella stessa occasione. Ci vollero diverse ore, prima che i due fossero nuovamente in grado di camminare senza aiuto.

Contrariamente alle previsioni pessimistiche di Nick, si dimostrò possibile il trasporto del carro fino al mare. Lo raggiunsero alla fine del secondo giorno di viaggio, e dopo alcune ore di faticosa avanzata tra grosse chiazze di liquido immobile e oleato.

Avevano visto quelle chiazze in precedenza, naturalmente; si formavano all’interno delle fosse che si trovavano anche nella loro valle, verso la fine della giornata… fosse che erano dei laghi d’acqua al sorgere del sole, ma solo piccole chiazze di sostanza oleosa quando il sole brillava al centro del cielo. Le chiazze attuali erano comunque più larghe, e riempivano una porzione maggiore delle loro fosse.

Anche il terreno era diverso; la vegetazione era fitta come sempre, ma tra gli arbusti il terreno era pieno di cristalli di quarzo. Il gregge parve non farci caso, ma i piedi di coloro che lo guidavano non erano così robusti, e l’avanzata si fece decisamente più difficile. Quelle formazioni cristalline si verificavano anche altrove, ma usualmente in settori isolati, dove era facile evitarle.

La ricerca di un luogo in cui fermarsi fu perciò più breve, e forse meno accurata, di quanto avrebbe potuto essere stata altrimenti. Si misero d’accordo molto in fretta su di una penisola formata principalmente da una collina, alta una quarantina di piedi sul livello del mare, saldata alla terraferma da uno stretto passaggio ricco di quarzo come non mai. Nick non era l’unico del gruppo che si preoccupava tuttora della difesa fisica; e la penisola, oltre a presentare una difesa adatta, era abbastanza ampia da potere ospitare il gregge al completo. La processione si addentrò nella penisola, risalì la collina, e immediatamente cominciò a preparare, come sempre, i fuochi per la notte. La raccolta fu abbastanza soddisfacente, e quando cadde l’oscurità la riserva di legna accumulata pareva del tutto bastevole. I fuochi di guardia furono accesi, uno degli animali del gregge fu macellato e mangiato, e il gruppo si preparò a passare la notte. Solo quando le gocce furono apparse e i fuochi cominciarono a bruciare normalmente qualcuno cominciò a chiedersi quello che poteva accadere al livello del mare durante la pioggia notturna.



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