PRIMO INTERMEZZO OVVERO DELLA SFERICITA’

La prima macchina aveva terminato il suo racconto; fece un profondo inchino a Re Genius e al gruppo degli ascoltatori, poi, educatamente, si ritirò in un angolo della caverna.

Il Re disse di essere rimasto soddisfatto della narrazione e chiese a Trurl: «Dimmi, mio buon costruttore, la macchina racconta solo quello che tu le hai insegnato o la fonte delle sue conoscenze è indipendente da te? Inoltre, permettimi di osservare che la storia che abbiamo udito, per quanto istruttiva e interessante, mi pare incompleta, perché non sappiamo che cosa sia successo in seguito ai Moltitudiani e al loro ignorante Re».

«Vostra Maestà» disse Trurl «la macchina riferisce solo verità, poiché ho accostato alla mia testa, prima di venire qui, il suo aspiratore di informazioni, permettendole di attingere ai miei ricordi. Ma l’ha fatto da sé, e non so quali miei ricordi abbia scelto; perciò non si può dire che le abbia intenzionalmente insegnato qualcosa, e neppure che la sua fonte di informazioni sia esterna a me.

«Quanto ai Moltitudiani, la storia, effettivamente, non ci ha detto niente del loro destino successivo; ma anche se tutto si può raccontare, non tutto si adatta alla storia. Supponiamo che quanto sta avvenendo qui, in questo momento, non sia la realtà, ma solo una favola — una favola di ordine superiore — che racchiude la storia raccontata dalla macchina: un ascoltatore potrebbe chiedersi perché voi e i vostri compagni avete forma sferica, dato che la sfericità non riveste alcuno scopo nella narrazione e sembrerebbe un abbellimento del tutto superfluo…»

I compagni del Re si meravigliarono per la perspicacia del costruttore e il Re stesso disse, con un largo sorriso: «C’è un notevole fondo di verità in quello che dici. Per quanto riguarda la nostra forma, ti racconterò come è andata. Molto, molto tempo fa, il nostro aspetto — ossia, l’aspetto dei nostri antenati — era del tutto diverso, perché erano nati per volontà di certe creature piene di acqua, e dall’interno spugnoso; creature pallide, che li avevano costruiti a loro immagine e somiglianza. Così i nostri antenati avevano braccia, gambe, testa, e un tronco che univa tutte quelle appendici. Ma una volta che si furono liberati dei loro creatori, sentirono la necessità di eliminare perfino quella traccia della loro origine: così, ogni generazione ha trasformato la propria forma esteriore, finché non si è arrivati alla forma di una sfera perfetta. E perciò, bene o male che sia, adesso siamo sfere».

«Vostra Maestà» rispose Trurl «una sfera ha caratteristiche positive e nello stesso tempo negative, dal punto di vista del costruttore. Ma in genere è preferibile che una creatura intelligente non possa cambiare la propria forma, perché una simile libertà è in realtà un tormento. Chi è costretto a rimanere quello che è, può maledire il suo destino, ma non può cambiarlo; viceversa, chi può trasformarsi non ha nessun altro che se stesso da biasimare per i suoi insuccessi, soltanto se stesso da ritenere responsabile della propria insoddisfazione. Tuttavia, non sono venuto qui, o Re, per farvi una lezione sulla Teoria Generale dell’Autocostruzione, ma per mostrarvi le mie macchine narratrici. Volete ascoltare la prossima?»

Il Re acconsentì e, dopo avere brindato alla macchina con bicchierini della migliore ambra grigia ionizzata, la compagnia tornò a sedere e si mise comoda. La seconda macchina si avvicinò, s’inchinò al Re e disse: «O Possente Re! Ecco una storia, anzi un vero nido di storie, con armadi e suppellettili, del costruttore Trurl e delle sue meravigliose avventure non lineari!»

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