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Per alcuni secondi McCullough guardò affascinato la pila del colonnello, che veniva spinta avanti e indietro nella lotta e colpiva gli stranieri che si trovavano sulla soglia. La scena, illuminata da quel raggio di luce impazzito, assumeva il tono irreale dei vecchi film muti. Lampi di luce abbagliavano e confondevano terrestri ed extraterrestri; proprio per questo motivo, McCullough tardò ad accorgersi che Berryman si era liberato un piede e lo stava usando per colpire il tentacolo avvinghiato all’altro. McCullough aveva visto tutta la scena come una serie di quadri sconnessi.

Hollis, attraverso la radio che trasmetteva sempre un fragore di oscillazioni per il fatto che tutti la volevano usare nello stesso tempo, gli urlò qualcosa e gli indicò la rete. Il fisico si era inginocchiato accanto alla porta scorrevole e aveva infilato la parte inferiore delle gambe tra le maglie e la parete. McCullough capì e fece altrettanto. Poi insieme afferrarono Berryman con tutte e due le mani e tirarono con forza.

Berryman si liberò dal primo straniero, all’improvviso, e andò a sbattere il casco contro lo stipite. La forza dello strattone era stata tanto violenta da proiettarlo oltre la porta a tale velocità da costringere i suoi due compagni ad afferrarlo per i piedi. Il secondo straniero era ancora attaccato alle bombole d’ossigeno e continuava a colpirle con violenza.

Un paio di gambe comparvero dietro lo stipite. McCullough ne afferrò una e tirò per aiutare il compagno a entrare. Nel tessuto che ricopriva la gamba c’erano ampi squarci, e uno di questi era macchiato di sangue.

Il continuo fragore rendeva difficile anche il pensare.

McCullough e Hollis adagiarono Berryman in mezzo a loro, gli infilarono le gambe nella rete e concentrarono tutti i loro sforzi contro lo straniero ancora attaccato alla schiena del pilota. Hollis infilò la punta della racchetta da sci tra il ventre dello straniero e le bombole, per fare leva. Lo straniero, forse colpito in un punto molto sensibile, ebbe una scossa violenta ma non lasciò la presa. Poi McCullough scoprì il modo di liberare Berryman. Afferrando l’estremità dei tentacoli e tirandoli, questi si staccavano con una certa facilità.

Si udì uno scatto smorzato. McCullough si guardò attorno e vide che anche tutti i suoi compagni erano al riparo nella camera stagna. Drew stava infilando la sua arma tra i tubi che correvano ai due lati della porta scorrevole e la maniglia, in modo da formare un catenaccio. Forse gli stranieri sarebbero riusciti ad aprirla, ma non senza danneggiare l’impianto idraulico.

Il frastuono nella cuffia diminuì e permise di distinguere parole e frasi.

— … Ho la tuta strappata. Mi manca l’aria… Toglietemelo di dosso! Toglietemelo… State zitti, tutti quanti… Tenetelo fermo, altrimenti colpisce… La mia gamba, maledizione, dov’è il dottore? Chiudete la radio e aprite i visori… Silenzio, e aprite gli elmetti…

McCullough rimase in silenzio, come gli era stato ordinato, e, improvvisamente, si rese conto che anche lui aveva contribuito al frastuono generale. Comunque non aprì il visore, perché aveva le mani piene di tentacoli dello straniero.

Nei pochi minuti che gli furono necessari per togliere dalla schiena di Berryman il corpo che si contorceva, McCullough ebbe modo di osservare lo straniero con attenzione. Tra la base dei tentacoli, quasi all’orlo del ventre, c’era una leggera rientranza, in cui brillava qualcosa di morbido e umido che poteva soltanto essere un occhio. Il meccanismo di apertura e di chiusura era costituito da doppie palpebre che si muovevano verticalmente anziché in senso orizzontale; l’occhio stava indubbiamente fissando McCullough. Le estremità dei tentacoli vibravano nel tentativo di liberarsi della stretta e per qualche strana ragione McCullough pensò al cane grosso, stupido e amico, al quale un giorno aveva cercato d’insegnare a porgere la zampa.

Ma quella creatura non era certamente amica… Almeno non lo era nel senso che alla parola davano gli umani… E non era nemmeno stupida. A meno che…

Non riuscì a finire il pensiero, perché Berryman era riuscito a togliersi da sotto lo straniero e la creatura aveva cominciato a sobbalzare tra loro due, tentando furiosamente di tendere e ritirare i tentacoli. Berryman afferrò una racchetta che ondeggiava nell’aria e l’appoggiò al ventre della creatura per respingerla. Hollis e McCullough lasciarono andare i tentacoli, e lo straniero rimase sospeso al centro della camera stagna, privo di forze.

— Io volevo rimetterlo nel corridoio, con i suoi amici — disse Hollis, dopo aver riaperto il visore. — Qui, dove siamo in cinque contro uno, può lasciarsi prendere dal panico e ferirsi…

— Siete sicuri che quest’aria sia respirabile? — domandò Berryman attraverso il vetro rotto del visore. Aveva il naso e una guancia feriti da un profondo taglio.

— Dottore — disse il colonnello — guardate la guancia di Drew. E la mia spalla…

— Hollis! Dietro di voi!


Lo straniero, che nel frattempo era riuscito ad afferrarsi alla rete e aveva ripreso le forze, si era lanciato come una furia contro il fisico. Berryman sollevò in tempo la sua racchetta: lo straniero vi finì violentemente addosso, ma non si fermò. La parte posteriore dell’arma venne spinta contro la parete, ma la creatura non rallentò ancora lo slancio. Il disco metallico destinato a impedire alla punta di penetrare nel corpo più di mezzo centimetro scivolò indietro, lungo l’asta; la creatura, trascinata dallo slancio fu trapassata da parte a parte.

Lo straniero agitò i tentacoli e colpì l’asta; con violenza, in un primo momento, e poi sempre più lentamente. All’improvviso, i tentacoli si attorcigliarono e rimasero immobili.

McCullough, rendendosi conto che non c’era più pericolo, si lanciò verso lo straniero, sollevò un tentacolo e sfilò delicatamente l’asta.

Non era una semplice ferita. Si trattava di qualcosa di molto, molto peggio.

Per qualche minuto, nessuno parlò. McCullough guardò i quattro compagni cercando disperatamente di non pensare. Le tute di Morrison, Drew e Berryman erano lacere, o, comunque fuori uso. Il colonnello e Drew erano feriti, e forse seriamente: per di più, le loro ferite potevano essere infette da microrganismi stranieri; a una infezione di quel genere, i loro corpi non avrebbero potuto reagire. I due uomini dovevano venire allontanati da quel luogo al più presto. Ma c’erano soltanto due tute intatte; quella del fisico e quella di McCullough. La prima poteva servire soltanto allo stesso Hollis. E quella di McCullough poteva andar bene solo a Drew. Il dottore ebbe paura di considerare le conseguenze di quella constatazione… Erano troppo terribili. Ma soprattutto non voleva pensare al corpo contorto dello straniero che stringeva ancora tra le mani, e a tutte le cose spaventose che avrebbero fatto seguito alla morte di quella creatura.

— Dottore — disse il colonnello con voce arrochita dal dolore — voi dovreste pensare agli esseri umani. Lasciate perdere quello straniero. Ormai, è morto.

McCullough fu felice di rivolgere tutte le sue attenzioni ai feriti; ma, per qualche strana ragione, il cadavere dello straniero gli capitava sempre sotto lo sguardo tutte le volte che sollevava gli occhi da un paziente. Gli divenne quindi sempre più difficile non pensarci. Il sangue delle due specie era dello stesso colore: la cosa non lo avrebbe dovuto sorprendere, date le quasi identiche condizioni di atmosfera. Gocce rosse rimanevano sospese nell’aria, come scura pioggia di ghiaccio scarlatto. L’assenza di gravità, oltre a rendere difficile il controllo della perdita di sangue, ostacolava anche la possibilità di curare rapidamente la più semplice ferita.

Benché i pazienti collaborassero attaccandosi con le mani o con i piedi alla rete, e benché Hollis facesse del suo meglio per impedire a McCullough di volteggiare nell’aria, gli ci volle molto tempo.

Morrison era in pessime condizioni. Uno straniero aveva tentato di colpirlo alla testa e al petto, ma il colonnello era riuscito a proteggersi in tempo, sollevando il gomito. Fortunatamente il suo avambraccio era leggermente più lungo del corno dello straniero; così, per quanto il suo elmetto fosse stato ridotto a una massa di metallo ammaccato e le spalle e la parte superiore del braccio fossero completamente ricoperte di piccole ferite, Morrison era riuscito a salvarsi la vita. Drew, a quanto sembrava, aveva preferito i piedi alla racchetta, e una gamba ne aveva sopportato tutte le conseguenze; le ferite, però, erano molto meno gravi di quelle del colonnello. Berryman aveva un brutto taglio sulla faccia, causato dal colpo contro il vetro del visore.

Erano comunque le tute ad avere sofferto i maggiori danni. Prima, per l’attacco degli stranieri, e poi per opera di McCullough stesso.

Il tagliare e allargare gli squarci nella tela delle tute, il piegare i rinforzi di plastica e i tubi di metallo del sistema di aria condizionata stancarono il dottore più dell’esaminare e medicare le ferite. Ammesso che non fossero ormai fatalmente infette, quelle ferite si sarebbero rimarginate con una certa facilità. La rapidità con cui il corpo umano guarisce le proprie lente è sorprendente. Ma l’aumentare i danni a delle tute che non si potevano riparare, era come infliggere delle ferite di natura molto più grave. Nello spazio, la tuta era molto più di una pelle protettiva. Walters, ammaestrato dall’esperienza diretta, aveva detto che erano analoghe all’utero e alla placenta, e che il perderle prematuramente rappresentava uno spaventoso dramma.

Il pensiero di trovarsi in quel luogo senza tuta, era già sufficiente a spingere McCullough sull’orlo del panico; e il dottore non voleva immaginare cosa avrebbero provato gli altri, una volta superato lo shock delle ferite, nel rendersi perfettamente conto di cos’era loro capitato.


Quando ebbe finito di medicare i suoi compagni, il suo pensiero aveva preso una piega freudiana e decisamente macabra. Guardò quelli del P-Due, e si domandò se sarebbero mai riusciti a rivedere la loro casa.

Improvvisamente, il colonnello parlò. Aveva una voce quasi impercettibile. O non stava usando la radio, o il microfono si era rotto. Disse: — Voi dovrete riferire la nostra… critica situazione, dottore. E dite a Walters di trasmettere anche tutto il materiale tecnico e le fotografie. Hollis vi aiuterà… È l’unico in grado di capire ciò che ha visto nella cupola e di riferirlo con esattezza. Una volta fatto questo, rimarrete in continuo contatto radio con noi, fino a quando non avremo studiato qualcosa.

“Per farvi uscire, noi ci dovremo trasferire nel corridoio. Quindi fate presto” concluse il colonnello, spostandosi lentamente verso il portello interno.

— Sarebbe meglio che io restassi — obiettò McCullough, piuttosto a disagio. — Nessuno di voi è in perfette condizioni, e se vi dovessero attaccare mentre siete nel corridoio…

— Non posso rischiare di perdere un’altra tuta — replicò il colonnello, controllando con braccia e gambe il suo lento volo attraverso la camera stagna. — Drew organizzerà la nostra difesa. Ci sa fare, in questo genere di cose.

— La prima cosa che faremo — disse Drew con rabbia — è quella di togliere la racchetta dai nostri bastoni. Chiunque ci vorrà saltare ancora addosso, si prenderà venti centimetri di tubo nel ventre, anziché ricevere soltanto una piccola puntura. Il freddo dell’acciaio ha sempre avuto sugli esseri umani un effetto paralizzante… Ecco perché le cariche alla baionetta sono sempre rimaste in uso nei secoli. Forse…

— No — ribatté McCullough — abbiamo già ucciso uno di loro. Involontariamente, certo… e non possiamo minimamente immaginare i guai che ne possono derivare. Ma se cominciamo a uccìderli deliberatamente… Dobbiamo pensarci molto bene, prima di un’altra mossa che può venire fraintesa.

— Io, invece, credo che abbiamo già pensato troppo! — disse Drew, con voce furente. — Se una persona agisce come un animale selvaggio, allora noi la dobbiamo trattare di conseguenza. Per il momento, penso che ci convenga liberarci di quella… carcassa. Mi fa venire il voltastomaco.

— Mentre ve ne state a litigare — intervenne Berryman, nel tentativo di ristabilire la pace — io sto pensando seriamente proprio a questo problema. Mi sembra che siano possibili soltanto tre soluzioni. La prima è di restituire il corpo agli stranieri, mettendolo nel corridoio… cosa che li potrebbe infuriare maggiormente. La stessa cosa può succedere se teniamo il corpo in questa camera, dove lo possono vedere guardando attraverso lo sportello trasparente. Infine, possiamo nascondere il cadavere in un posto in cui gli stranieri hanno poche probabilità di ritrovarlo. Cioè facendolo portare via da Hollis e dal dottore.

“Io sono a favore di quest’ultima soluzione. Perché, per quanto gli stranieri possano pensare che il loro compagno sia morto, non ne avranno mai la certezza… In questo modo possono anche presumere, o sperare, che sia prigioniero. Nel dubbio, se non vedono il corpo, può essere che si comportino verso di noi con maggiore cautela.”

— Penso esattamente la stessa cosa — disse il colonnello. — Portatelo sul P-Due, dottore, e cercate di scoprire cosa lo rendeva così coriaceo.

— Converrebbe conoscere il nemico dentro e fuori — concluse Drew, in tono malvagio.

— Non vorrete suggerire… — cominciò McCullough sgomento. Poi s’interruppe. Cercò disperatamente di pensare come loro. Lui non aveva le spalle e le braccia trafitte dal pungiglione degli stranieri, né aveva le gambe ferite dai loro artigli. Lui non poteva sapere, in modo personale e soggettivo, cosa significasse avere la tuta lacera, con tutte le altre implicazioni. La pelle di McCullough, e la sua preziosissima tuta, erano ancora intatte. Anche lui era stato attaccato, ma non aveva subito danni.

Ma la violenza è una catena a reazione, con un fattore K positivo. Una volta iniziata, diventa rapidamente autosufficiente. Fin dall’inizio erano stati gli stranieri ad agire o a reagire con violenza, nei confronti degli umani. Ora la situazione era precipitata al punto da essere incontrollabile, dato che tutte e due le parti usavano la violenza.

Se gli stranieri avevano reagito con brutalità alla veniale colpa commessa dagli umani entrando nello scafo, come avrebbero reagito all’uccisione e al sezionamento di uno di loro?

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