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Nella generale confusione delle ultime ore, McCullough aveva dimenticato un fattore molto importante: cioè quello della decompressione esplosiva di un corpo umano, o non umano, senza protezione. Non appena l’extraterrestre venne a trovarsi nello spazio, la sua parte inferiore, morbida e piatta, si gonfiò come un pallone ed esplose. Niente di quanto McCullough avrebbe fatto a quel cadavere poteva renderlo più orripilante dello scoppio; perciò, quando raggiunse il P-Due, il dottore aveva già deciso di esaminare quella strana forma di vita.

Ma prima c’erano cose molto più urgenti da fare.

Fu soltanto dopo aver sviluppato la pellicola e quando ormai le immagini erano in viaggio verso la Terra, che riuscì a soddisfare la curiosità di Walters, circa la lotta che avevano sostenuta sull’Astronave. E lo fece soltanto perché Walters rimase in ascolto mentre McCullough faceva il suo rapporto a Controllo Prometeo. Nel frattempo, Hollis era tornato all’Astronave con una scorta di cibo e di acqua per Morrison e gli altri.

Prima di partire, Hollis aveva fatto presente che quell’acqua sarebbe stata definitivamente persa, dato che senza gli apparecchi di rigenerazione degli scafi P, non ci sarebbe stata possibilità di recuperarla. Si era scusato per avere ricordato quel particolare, ma disse che era una cosa da tenere sempre presente, nel caso di una lunga permanenza nello spazio.

McCullough aveva annuito e aveva inserito nel suo rapporto anche quella spiacevole circostanza.

— Questa è la situazione in tutti i suoi dettagli — aveva concluso. — La nostra più urgente necessità è quella di avere delle tute che ci permettano di trasportare i feriti; oppure, nel caso che non sia possibile far questo, dobbiamo avere cibo e acqua sufficiente a prolungare la nostra permanenza nello spazio fino al momento in cui sia possibile il recupero dei feriti. C’è anche il pericolo che le ferite vengano infettate da batteri stranieri, contro i quali i loro organismi non hanno difesa. A ogni modo come esiste la probabilità che i patogeni stranieri infettino il corpo e uccidano in poche ore, può darsi anche che non abbiano alcun effetto, in quanto il corpo umano potrebbe rappresentare un ambiente in cui quei batteri non possono sopravvivere. C’è anche la possibilità che i nostri antibiotici siano efficaci contro le infezioni extraterrestri quanto lo sono contro…

— Qui, Brady — interruppe una voce dal controllo. Era la voce burbera, impaziente, e tuttavia preoccupata, della persona sulle cui spalle gravava la responsabilità del Progetto Prometeo, nonché il peso non indifferente di otto stellette. — Siete in un bel guaio, dottore, lo ammetto. Avete considerato la possibilità di entrare con uno scafo-P nella camera stagna dell’Astronave, lasciando uno di voi in tuta all’esterno per aprire e richiudere il portello?

— I portelli sono troppo piccoli per il passaggio di un nostro scafo — rispose McCullough. — Anche Berryman aveva avuto la stessa idea. Ma, come ho detto all’inizio del rapporto…

— Se quella soluzione non è attuabile — continuò il generale — la vostra sola speranza è quella di chiedere aiuto agli stranieri. Siete sicuro che siano aggressivi come dite?

— Io vi ho già riferito…! — sbottò McCullough, poi s’interruppe. Si era reso conto che il generale lontano rispondeva alla prima parte del suo rapporto: e, come McCullough poteva ricordare, quella parte non era stata molto coerente.

— McCullough, smettete di parlare quando parlo io…! — disse il generale, irritato. Poi si rivolse a qualcuno che gli stava accanto. — Sì, sì, ho dimenticato l’intervallo di tempo. Ora vediamo… McCullough!

— Sì, signore — disse McCullough per semplice forza di abitudine. Intrattenere una conversazione con intervalli di mezz’ora tra le diverse battute del dialogo richiedeva una certa abitudine.

Walters, sintonizzato sulla frequenza radio della tuta di Berryman, annunciò: — Gli stranieri se ne sono andati. Sia il corridoio, sia l’intercapedine tra le due fusoliere sono liberi. Berryman dice che le ferite sono dolorose, ma, che per il momento, non presentano sintomi di forte infiammazione.

— Dato che il contenuto del vostro rapporto è di estrema gravità e può richiedere una rapida decisione in un qualsiasi momento — disse il generale — io mi propongo di ascoltare il vostro rapporto in arrivo, e, nello stesso tempo, di informarvi della delicata situazione che si sta sviluppando sulla Terra. Il colonnello Morrison è al corrente degli eventi verificatisi sino alla scorsa notte, quella di quindici ore fa, per essere più precisi; ma la situazione è ormai molto cambiata. Cambia a ogni istante, dottore. Vorrei che lo ricordaste e che parlaste tenendo presente questo particolare.

“In breve, la posizione è questa…”


Ogni trasmissione irradiata dalla zona dell’Astronave straniera era stata ritrasmessa per intero dalle più grandi reti informative. Lo stesso era avvenuto per le foto scattate durante l’avvicinamento e l’esame del primo portello, e per quelle che McCullough aveva scattate agli stranieri. Il motivo di questa ampia divulgazione era semplice. L’interesse pubblico per i voli spaziali era in diminuzione a causa delle costosissime attrezzature necessarie (specialmente quando si trattava di superare l’orbita di Marte) e una serie di sequenze illustrate sul primo incontro tra gli umani e una cultura extraterrestre poteva risvegliare quell’interesse più di ogni altra cosa. Ma, dal momento che l’incontro era degenerato e che la missione si era trasformata in una questione di vita o di morte, l’iniziativa aveva ottenuto effetti assolutamente imprevisti.

Non si poteva più parlare di semplice interesse. Nell’opinione pubblica si erano formate fazioni tendenti al fanatismo.

In un primo tempo, i responsabili del Prometeo avevano cercato di mantenere segreto l’incidente; poi si erano resi conto dell’inutilità del procedimento, dato che i segnali degli scafi-P potevano venire captati da un qualsiasi apparecchio radio di qualità discreta. Per la ricezione delle foto, anche se più difficile, bastava soltanto un radiotelescopio di moderata grandezza: apparecchio che ogni grande giornale possedeva.

Era questo il motivo per cui avevano chiesto a McCullough di scegliere accuratamente le parole dei suoi rapporti al Controllo. Gli venne consigliato, nei limiti del possibile, di mascherare la gravità degli eventi e degli sviluppi (quelli del Controllo avrebbero capito la vera gravità della situazione e avrebbero agito di conseguenza) e di evitare a ogni costo di mostrare paura o collera. Sarebbe stata un’ottima cosa rileggere attentamente i rapporti prima della trasmissione, e togliere tutte quelle parole e frasi che potevano far intuire uno stato d’animo negativo.

— Ma, signore…! — disse McCullough, poi s’interruppe di nuovo. L’immagine di Brady seduto nella sala Controllo lasciò il posto a quella di Berryman, Morrison e Drew, impauriti e feriti, che si nascondevano a degli stranieri minacciosi a oltre settantacinque milioni di chilometri da casa. O Brady era uno stupido, o pretendeva che lui si comportasse come tale. McCullough non riusciva a immaginare come descrivere la loro situazione in un linguaggio privo di emozione, senza farlo sembrare farsesco. Se qualcuno moriva, o se i tre uomini nell’Astronave venivano colpiti da un’infezione sconosciuta, cosa avrebbe dovuto dire? Avrebbe dovuto parlare di un piccolo guaio? O di un brutto spettacolo?

Se il generale parlava seriamente, lui, McCullough, non avrebbe mai dovuto riferire la morte di nessuno!

— … Un punto a nostro vantaggio è che la gente può ascoltare soltanto voi. Possono sentire tutte le parole che dite, ma non possono intercettare i messaggi inviati a voi da terra. Comunque, al momento, non vi posso dare istruzioni dettagliate circa la vostra presente situazione. Dal momento che vi trovate sul posto, voi dovete agire di vostra iniziativa. Badate soltanto a evitare che…

Mentre il generale stava parlando, McCullough si accorse di un’altra voce che parlava in sottofondo. Era una voce debole, aspra, nervosa, che cercava di lottare contro le interferenze. All’improvviso, si rese conto che quella era la sua voce. La sua voce che diceva le parole dette da lui trenta minuti prima. Sentì anche il generale Brady interromperlo, e per alcuni secondi ci furono un McCullough e due generali Brady che parlavano contemporaneamente. Gli parve una cosa molto divertente, e scoppiò a ridere.

Walters lo guardò preoccupato, ma tacque. Non così il generale.

— Dato che tutto il mondo vi ascolta, voi vi dovete rendere conto che qualsiasi vostra frase non ben ponderata può avere gravi conseguenze. Quindi, quando dovete dire “Buon giorno” ditelo dopo averci pensato bene…


Il generale continuò dicendo che McCullough, come ufficiale più anziano dopo il colonnello Morrison, avrebbe dovuto tenersi pronto ad assumere il comando della spedizione. Nel caso della morte di qualcuno, McCullough avrebbe dovuto usare la massima prudenza nel formulare i rapporti. Il generale non suggeriva di nascondere un eventuale decesso: consigliava solo a McCullough di agire secondo la sua discrezione, o magari di comunicare le notizie scottanti usando un semplice codice verbale. L’umanità aveva il diritto di sapere; però McCullough non poteva prevedere come la gente avrebbe interpretato i fatti.

— Ora consideriamo la questione urgente dei rifornimenti. Li riceverete entro quarantun giorni, per mezzo di un razzo modificato ad alta accelerazione. Cinque giorni di conto alla rovescia, già cominciati, e trentasei giorni di viaggio. In seguito, discuteremo le procedure di contatto. Vi devo subito informare che il carico farà parte integrale del veicolo, e quindi dovete fornirmi indicazioni precise. Dobbiamo dare la precedenza al cibo, all’acqua, alle tute, o alle armi? E in quale proporzione?

“Senza dubbio, dovrete parlarne anche con quelli che si trovano sull’Astronave; quindi sospendo momentaneamente il contatto radio. Buona fortuna a tutti.”


Al generale seguì un certo McDonnel, che parlò ininterrottamente sulle limitazioni di peso e di spazio del veicolo di rifornimento, e sui problemi di contatto. McCullough lasciò Walters all’ascolto e si mise in contatto con quelli dell’Astronave, per riferire le istruzioni di Brady. Parlò soltanto con Drew, perché gli altri dormivano. Drew non volle svegliare il colonnello, e McCullough ammise che la faccenda poteva benissimo essere rimandata di qualche ora. La parola sonno gli fece fare una breve pausa per calcolare da quanto tempo non dormiva; l’immediato risultato dei suoi calcoli fu un lungo e sonoro sbadiglio. Alla fine, disse a Drew che lui, Walters e Hollis avrebbero fatto dei turni di ascolto alla radio, e lo pregò di chiamare immediatamente per comunicare ogni eventuale cambiamento di condizioni delle loro ferite, o in qualsiasi altro caso d’emergenza.

Hollis rientrò nello scafo mentre stava ancora parlando. Il suo arrivo provocò una noiosa ripetizione di quanto McDonnell aveva già detto. Dall’espressione del fisico, McCullough capì che tutte le questioni squisitamente tecniche erano state affidate a Hollis. Desiderando evitare una conversazione impegnativa, data la terribile stanchezza di tutti, fece presente il loro assoluto bisogno di riposo e disse che avrebbero ripreso il contatto fra dodici ore, a meno che non si fossero verificate emergenze.

Non riuscendo ad assumere toni di comando nonostante la sua superiorità di grado, suggerì a Walters e a Hollis di andare a riposare. Lui avrebbe fatto il primo turno di guardia.

Il fisico annuì, si tolse lentamente la tuta e si legò nella cuccetta. Walters, già coricato, intrecciò le mani dietro la testa e chiuse gli occhi. Poco dopo, il pilota dormiva profondamente: Hollis, invece, teneva gli occhi chiusi fingendo di dormire. Poi girò la testa e si grattò furtivamente la nuca. Il dottore, nonostante ogni suo sforzo di volontà, si sentì prendere dal sonno.

Per restare sveglio doveva trovare qualcosa di molto più importante che preoccuparsi della salute mentale del fisico, e quindi pensò di cominciare lo studio del cadavere straniero. Ma non poteva lavorare in quel posto. Sarebbe stato troppo anche per il senso umoristico di Walters il fatto di svegliarsi e trovare la cabina piena di interiora galleggianti. E non poteva lavorare nel piccolo ripostiglio in cui aveva lasciato il cadavere. La migliore soluzione sarebbe stata di spostarsi nella cabina del P-Due e di mettersi in ascolto all’altra radio.


Con il procedere degli esami del cadavere dell’extraterrestre, McCullough riuscì a dimenticare la sua stanchezza. Aveva cominciato col presumere che gli organi vitali della creatura, compreso il cervello, dovessero trovarsi al centro della corazza protettiva, e la sua deduzione si dimostrò esatta. Poi riuscì a identificare e isolare i polmoni, la strana pompa muscolare che era il cuore, e il meccanismo di ingestione, digestione ed escrezione. Nei punti più salienti dell’esame, scattò diverse foto.

In un primo momento si presentarono dei punti oscuri, che poi vennero risolti separando gli apparati digerente, respiratorio e, per quanto era possibile con gli strumenti che McCullough aveva a disposizione, il sistema nervoso. Trovare il collegamento tra occhi, orecchi e la pericolosa arma che spuntava da sotto il ventre fu una cosa abbastanza facile. Quest’ultima era un semplice corno ricurvo, con un piccolo grado di mobilità e non un pungiglione, come aveva in un primo tempo pensato. Alcuni punti, però, rifiutavano di farsi risolvere. Per esempio il sistema riproduttivo della creatura.

Il dottore non riusciva neppure a farsi un’idea del tipo di ambiente in cui poteva essersi sviluppata una creatura con quella forma. E non riusciva a immaginare quale fosse l’angolo di visuale, o quale grado di controllo potesse esercitare la creatura sui quattro tentacoli. Nessuna delle appendici aveva delle caratteristiche particolari.

Ma era ormai troppo stanco per rispondere a quegli interrogativi. Cominciò a raccogliere i pezzi dello straniero, che galleggiavano per tutta la cabina, pensando che fra poco avrebbe svegliato Walters e che avrebbe avuto finalmente la possibilità di riposare.

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