PARTE SECONDA

6

Come accade in tutti i delitti premeditati, un particolare non era stato previsto. Con tutte le sue ricchezze e con un abilissimo esper al suo servizio, Reich sarebbe riuscito a correre ai ripari in tempo?

Alle dodici e mezzo del mattino seguente la Pattuglia d’Emergenza giunse a casa Beaumont in seguito al messaggio trasmesso dal corpo di guardia locale: G. Z. Beaumont. Y. L. P. R. che significava: Una azione illegale è stata compiuta in casa Beaumont, Park South numero nove.

Alle dodici e cinquanta comparvero gli operatori pantygrafici in seguito a un anonimo messaggio. Venite subito a casa della Mummia Dorata. Un uomo morto in una rissa. Furono immediatamente fatti uscire, ma si aggirarono lì intorno pieni di speranze.

All’una, Preston Powell arrivò a casa Beaumont in seguito all’affannosa chiamata di un ispettore: — Ve lo dico io, Powell, qui si tratta di un delitto con le tre aggravanti massime. Non so se essere contento o seccato; so solo che nessuno di noi è in grado di risolvere la situazione.

— Ma in che cosa consiste esattamente il problema?

— Ecco qui, Powell. L’assassinio è un fatto anormale. Solo una psiche alterata può concepire di dare la morte con la violenza. Giusto?

— Giusto.

— E questo è il motivo per cui negli ultimi settant’anni non si è verificato un delitto così grave. Un uomo non può andarsene in giro in stato di alterazione psichica, meditando il delitto. Voi telespie lo scoprirete invariabilmente prima che possa realizzare i suoi loschi disegni.

— Finora — ammise Powell.

— Qui siamo di fronte a un assassinio che deve essere stato premeditato in ogni particolare, e a un assassino che è riuscito a sfuggire all’attenzione di tutti, perfino delle due telespie di Marie Beaumont. Deve essere psichicamente non molto diverso da tutti gli altri eppure abbastanza anormale da uccidere. Come diavolo si spiega un paradosso del genere?

— Non ho ancora idee in proposito. Nessun indizio?

— Nessun indizio fondato. Non sappiamo che cosa abbia causato la morte di D’Courtney. Sua figlia è scomparsa; qualcuno ha proiettato fuori del tempo per un’ora intera i due uomini messi a guardia di D’Courtney, e non riusciamo a capire con che mezzo. E inoltre…

— Basta così. Vengo immediatamente.

Il salone di casa Beaumont splendeva di una bianca luce abbagliante. Poliziotti in uniforme si aggiravano dappertutto. I tecnici del Laboratorio Legale in camice sbucavano qua e là improvvisi, come scarafaggi. Quattro Rivelatori Molecolari, lucenti apparecchi con lunghe spire da serpi e lucidi tubi, stridevano rumorosamente sui pavimenti azionati da squadre del Reparto Molecolare, che avevano la precisione di movimenti di un fotografo astronomico. Gli ospiti erano riuniti nel centro del salone.

Scendendo dalla scalinata orientale, Powell avvertì l’ondata di ostilità che accolse il suo arrivo. Rapidamente si mise in contatto telepatico con Charley Son, Ispettore di polizia, un secondo grado: Come si presenta la situazione, Chas?

Parla in gergo.

Servendosi del Codice informativo in uso presso la polizia, fatto di sintesi di immagini, scambi di significati e simboli specifici, Son continuò: Ci sono telespie qui in giro. Meglio non farsi capire. E informò Powell degli ultimi avvenimenti.

Capisco. Va male. Che cosa fa tutta questa gente ammassata lì in mezzo? Stai inscenando qualcosa?

Sì, faremo la scena del buono e del cattivo.

Necessario?

È gente marcia. Viziata. Bisogna ricorrere a un trucco per cavarle qualcosa di bocca. Io farò il cattivo; tu farai il buono, naturalmente.

Va bene. Fa’ registrare.

A metà scalinata Powell si fermò. Un’espressione di stupita indignazione si dipinse sul suo viso.

— Son! — sbottò. Tutti gli occhi si rivolsero a lui. — È così che usate condurre le vostre indagini? Ammucchiate della povera gente innocente tutta insieme, come un branco di bestie?

— Non sono innocenti — grugnì Son. — È stato ucciso un uomo, qui.

— Son, finché l’assassino non sarà stato scoperto, bisogna trattarli come se fossero tutti innocenti, con quella cortesia che si meritano.

— Che cosa? — sbuffò Son. — Questo branco di iene, questa gentaglia marcia e corrotta?

— Come osate! Fate immediatamente le vostre scuse!

Son trasse un profondo respiro, strinse i pugni con gesto rabbioso, poi si volse agli ospiti attoniti: — Le mie scuse — brontolò.

— E vi avverto, Son — continuò Powell con voce dura — se qualcosa del genere dovesse ripetersi, ve la farò pagare cara. E adesso andatevene.

Powell discese la scalinata e sorrise agli ospiti. — Signore e signori, naturalmente vi conosco di vista. No, non sono tanto famoso, quindi permettete che mi presenti. Preston Powell. Ispettore del Reparto Psicologico. Titoli antiquati, eh? Ispettore e psicologo. Ma non ci faremo caso. — Avanzò verso Marie Beaumont con la mano tesa. — Ve la siete passata male. Lo so. Con questi villani in uniforme.

Un mormorio di soddisfazione si levò dalla folla degli ospiti. L’atmosfera di ostilità cominciò a dissolversi. Marie strinse meccanicamente la mano di Powell, come affascinata, e cominciò a rassettarsi.

— Caro ispettore! — Era come un’attempata ragazzina, così aggrappata al suo braccio. — Ho avuto tanta paura.

Powell fece schioccare le dita. Al capitano che gli si presentò disse: — Conducete Madame e i suoi ospiti nello studio. Niente guardie.

Il capitano si schiarì la voce. — Per quel che riguarda gli ospiti di Madame, uno è arrivato quando il delitto era già stato denunciato. Si tratta di un legale, San Jordan.

Powell trovò San Jordan, secondo grado, legale, tra la folla, e si mise in contatto telepatico con lui:

Come mai sei qui, San?

Affari. Chiamato dal mio cliente, Ben Reich.

Quel pescecane. Aspetta qui con Reich. Ci metteremo d’accordo.

— Signori e signore… nello studio, prego…

La folla degli ospiti si mosse, guidata dal capitano. Tutti chiacchieravano con rinnovata animazione. Tra il brusio e gli scoppi di risa Powell avvertì la durezza di una resistenza telepatica. Ne riconobbe il carattere ed espresse il suo stupore.

Gus! Gus T8!

Oh! Salve, Powell.

Tu? Così pauroso di essere scoperto?

Gus? interloquì Son. Qui? Non me ne ero assolutamente accorto.

Ma perché diavolo ti nascondi?

Caotica risposta di rabbia, dolore, terrore di perder la stima altrui, autodeprecazione, vergogna…

Calmati, Gus. Non sarà questo piccolo scandalo a rovinarti. Sii più sereno. Sta’ qui e aiutaci. È un bel colpo poter disporre di un altro primo grado.

Quando la sala si fu svuotata degli ospiti, Powell rivolse un’occhiata penetrante ai tre uomini che rimanevano con lui. San Jordan era un uomo di corporatura robusta, pesante, solido, con una lucente testa calva, viso dai lineamenti forti ed espressione cordiale. Il piccolo T8 era nervoso ed eccitato… più del solito. Peccato che i chirurghi estetici non potessero far nulla per farlo crescere fino a un metro e ottanta. Ciò avrebbe risolto gran parte dei complessi di T8.

E il famoso Ben Reich. Powell lo vedeva per la prima volta. Alto, spalle ampie, deciso, emanante fascino e forza.

Gli occhi di Reich erano belli, ma la bocca era troppo piccola, con labbra troppo sottili, e faceva lo strano effetto di una ferita. Un uomo magnetico con qualcosa di repellente.

Reich sorrise. Spontaneamente i due si strinsero la mano. Un’inaspettata forma di chemotropismo avvicinava l’uno all’altro. Era pericoloso. Powell cercò di scuotersi.

Si volse a Jordan: — Ebbene San?

— Reich mi ha chiamato qui a rappresentare lui e tutte le altre persone sospettate. Niente telepatia, Pres. Si tratta di una questione che va risolta su un piano obiettivo. Io sono qui per controllare che le cose si svolgano in questo modo. Assisterò a ogni interrogatorio.

— Non si può smettere di captare, San. Non c’è nessuna legge che lo impedisca. Noi possiamo scoprire quanto è possibile…

— Se l’esaminando dà il suo consenso. Io sono qui appunto per dirti se hai o no tale consenso.

Powell guardò Reich. — Avete un’idea dei vostri diritti e doveri legali?

— Ne ho un’idea vaga.

— Vaga? — sorrise Powell. — Devo accettare questa risposta dalla volpe della Sacramento?

— Talvolta la volpe finge di dormire.

— Ebbene, vi chiarirò io le idee. Ogni individuo ha il diritto di opporsi a una teleanalisi, come ha il diritto di opporsi a un interrogatorio orale.

— E c’è poi il Quinto Emendamento — disse Jordan.

Powell annuì. — Ma la legge dichiara che non si può rispondere ad alcune domande e rifiutarsi di rispondere ad altre. Dev’essere tutto o niente.

— Capisco — disse Reich.

— Naturalmente se in un caso grave come questo uno ricorre al Quinto Emendamento e rifiuta di rispondere a qualunque domanda posta in qualsiasi modo, ci obbliga a dedurre che ha qualcosa da nascondere.

— Comunque — lo interruppe Jordan — non vi ho interpellato su questo.

— Stavo per chiedervi come stanno le cose circa la telepatia — disse Reich.

— Ebbene — rispose Powell — se decidete di spalancare le porte della vostra mente al telepate che vi analizza, dovete rispondere a tutte le eventuali domande, ma sottomettersi all’analisi telepatica non è obbligatorio, è volontario. La legge si accontenta di risposte orali.

— Infatti — soggiunse Jordan — la legge impone al teleesaminatore al servizio della polizia, di chiedere un’approvazione all’interrogato per ogni singola domanda. Io sono appunto qui perché, se voi rifiutate, non si forzi la vostra volontà. Non c’è bisogno che mi confidiate nulla. Ditemi semplicemente che non volete essere analizzato e vedrò che nessuno lo faccia. Non è necessario che io sappia quali motivi vi inducono a tale decisione.

— Naturalmente — disse Powell, in tono scherzoso — ci sono casi in cui non potreste vietare che si capti la vostra risposta a certe domande. Ad esempio, se vi chiedessi cos’avete mangiato ieri sera…

— Avrebbe tutti i diritti del mondo di rifiutare di essere teleesaminato anche su questo punto.

Powell si volse a Reich. — Son è un secondo grado. Io sono un primo. Volete aspettare finché riuscite a trovare un altro primo che vi rappresenti? È vostro diritto.

— No — disse Reich lentamente. — Mi fido di voi.

— Grazie. Come mai vi siete procurato immediatamente un avvocato? Siete implicato in questo pasticcio?

— Non si dirige la Sacramento senza accumulare un mucchio di segreti che si ha il dovere di tenere celati.

— Perché Jordan dovrebbe rappresentare gli altri invitati?

Smettila di insistere su questo tono, Pres.

E tu smettila di oppormi resistenze psichiche. Sto cercando di rendermi conto in che rapporto emotivo si trova con il resto delle persone sospettate.

Non hai il diritto di rendertene conto con questi mezzi.

Che il diavolo mi porti se non ce l’ho. Il problema fu risolto al processo Carmody venticinque anni fa. Noi possiamo ricostruire l’atmosfera generale, purché lo facciamo senza ricercare particolari specifici.

Sì, a patto che le domande poste oralmente rivelino chiaramente lo scopo preciso della teleanalisi. Tu non hai fatto nulla del genere.

— Porrò la questione in altri termini — disse Powell prima che Reich potesse rispondere. — Pensavate che qualcuno, o tutti gli invitati avessero particolarmente bisogno del sostegno del signor Jordan, un legale esper di grande autorità? Vorrei captare la vostra risposta per avere una idea delle vostre reazioni emotive generali.

— Non siete obbligato a dare la vostra approvazione — disse Jordan.

— E non la darò — replicò Reich.

— Volete rispondermi a voce?

— Sì — disse Reich. — Erano tutti spaventati. Marie era terrorizzata. Mi chiese aiuto. Questo era il miglior aiuto che potessi darle.

— Volete dirmi perché vi siete rifiutato di lasciarvi analizzare su questa domanda?

— Non preoccupatevi di rispondere — consigliò Jordan. — Pres non ha il diritto di fare questa domanda. Nessuno ce l’ha. Il processo per il vecchio caso Alan Courtney l’ha stabilito definitivamente.

— Dannazione — disse Powell, seccato — m’hai bloccato. Passiamo alla fase investigativa.

I tre si avviarono verso lo studio. Mentre attraversavano il salone Son si rivolse a Powell in gergo: Pres, perché ti sei lasciato avvolgere da San in quella rete di cavilli?

Perché, mentre era tutto preso coi suoi cavilli, sono riuscito nell’unica cosa che mi interessava.

E che cos’era?

Una risposta ai miei dubbi su Ben Reich. Ci ha aperto uno spiraglio, Chas, e non potrà più richiuderlo.

Ci fu un momento di profondo silenzio e poi, mentre Powell si allontanava verso lo studio, sotto l’arco nord, un messaggio di ammirazione lo seguì. Mi inchino, Pres, mi inchino al Maestro.

Powell entrò nella stanza e, staccandosi da Reich, T8, e Jordan, si avviò direttamente al centro. Poi si guardò intorno, cercando di valutare la psicologia di massa di quei gaudenti e chiedendosi quale tattica avrebbe dovuto impiegare.

Si accese una sigaretta. — Tutti sapete, naturalmente, che sono una telespia. Probabilmente qualcuno di voi si è sentito allarmato dalla mia presenza. Così mi immaginate come un mostro favoloso che sia qui a sondare la vostra psiche. Ebbene, Jordan me lo impedirebbe, qualora ne fossi capace. E francamente parlando, captare le reazioni psicologiche di una massa è un lavoro che nessun esper saprebbe fare. È già abbastanza difficile sondare la psiche di un singolo individuo, ma diventa impossibile quando dozzine di figure telepatiche affollano il quadro, confondendo le linee. E quando ci troviamo di fronte a un gruppo di persone eccezionali, altamente differenziate come siete voi, non possiamo trovarci che a vostra completa mercé.

— E ha detto che io ho del fascino! — mormorò Reich.

— Stanotte — proseguì Powell — vi siete divertiti a giocare un vecchio gioco detto Sardina. Vorrei essere stato tra i vostri invitati, Madame. Dovete ricordarvi di me la prossima volta.

— Certo — promise Marie, — certo, carissimo Ispettore.

— Nel corso del gioco, il vecchio D’Courtney è stato ucciso. Siamo quasi sicuri che si tratta di omicidio premeditato. Ne saremo certi quando il laboratorio legale avrà compiuto le sue analisi. Ma supponiamo che si tratti di un crimine aggravato. Questo ci permetterà di giocare a un altro antico gioco, detto Delitto.

Gli invitati parvero interessarsi. Powell proseguì con lo stesso tono leggero, riuscendo a far apparire il più spaventoso delitto del secolo come un pretesto al più piacevole degli svaghi.

— Nel gioco chiamato Delitto — disse — la presunta vittima viene uccisa. Colui che fa la parte dell’investigatore deve scoprire chi l’ha uccisa. Così sottopone a interrogatori i presunti sospettati. Tutti devono dire la verità, tranne l’assassino, che può mentire. L’investigatore, dall’analisi compatta delle varie storie, deduce chi ha mentito e scopre l’assassino. Ho pensato che vi potreste divertire partecipando al gioco.

Una voce chiese: — E come si fa, esattamente?

Un’altra aggiunse: — Sono proprio qui in giro turistico.

— L’inchiesta — disse Powell con un sorriso — analizza tre aspetti diversi del delitto. Primo: il motivo. Secondo: il metodo. Terzo: l’occasione. I tecnici del nostro Laboratorio si occupano del secondo e del terzo. Il primo lo scopriremo nel corso del nostro gioco. Se ci riusciremo saremo anche in grado di risolvere gli altri due problemi su cui ora si accaniscono quelli del Laboratorio. Sapevate che non riesco a immaginare chi può aver ucciso D’Courtney? Sapevate che la figlia di D’Courtney è scomparsa? Se n’è andata mentre voi stavate giocando a Sardina. Sapevate che i guardiani di D’Courtney sono stati misteriosamente travolti da un corto circuito? Qualcuno li ha proiettati fuori del tempo per un’ora intera. Tuti vorremmo sapere come sia avvenuto.

Erano tutti sospesi sull’orlo della trappola, affascinati, senza respiro. Bisognava farla scattare con infinita cautela.

— Morte, sparizione, cronoteleruttori… Possiamo chiarire il mistero una volta individuato il motivo. Io farò la parte dell’investigatore, voi farete la parte dei sospettati. Mi direte la verità… tutti tranne l’assassino, naturalmente. Ma noi lo prenderemo in trappola, e questa festa avrà una fine trionfale se solo mi permetterete di esaminare telepaticamente ciascuno di voi.

— Oh! — gridò Marie allarmata.

— Aspettate, Madame. Tutto ciò che chiedo è il vostro permesso. Non sarà necessario che io vi analizzi perché, credete, se tutti quelli che tra voi sono innocenti mi daranno il loro permesso, allora l’unico che rifiuterà dovrà essere il colpevole.

— Ma ha il diritto di fare tutto questo? — sussurrò Reich a Jordan.

Jordan annuì.

— Immaginatevi per un momento la scena — Powell voleva dar loro la netta impressione del gioco tramutando la stanza in palcoscenico. — Io chiedo formalmente: Mi permettete di farvi un esame telepatico? Poi comincio il giro. — E cominciò lentamente il suo giro inchinandosi davanti a ciascuno degli ospiti, uno dopo l’altro. — E tutti rispondono: Sì, sì. Naturalmente, perché no? E poi improvvisamente una pausa drammatica. — Powell si fermò a questo punto dinanzi a Reich, impassibile. — Voi signore, ripeto, volete permettermi di farvi un esame telepatico?

Tutti fissavano la scena, come ipnotizzati. Anche Reich era allibito, come trafitto dall’indice puntato contro di lui e da quel volto penetrante.

— Esitazione. Il suo viso arrossisce violentemente, poi diventa di un pallore terreo come se il sangue fosse risucchiato dall’interno. Udite il suo convulso rifiuto: No! — L’ispettore si volse e parve travolgerli tutti in un gesto elettrizzante: — E in quel momento carico d’emozione sappiamo di aver scoperto l’assassino.

Li aveva quasi nelle sue mani. Quasi, ma a Tom Moyse pesava sull’animo il segreto della sua nascita illegittima, a Gloria Blomefield Junior quello dei suoi adulterii; Tony Asj aveva molte cose di cui vergognarsi; Nick Boutman era uno spergiuro.

— No! — gridò Marie. E tutti gli altri balzarono in piedi e urlarono: — No! No!

È stato un bel tentativo, Pres. Ma vedi il risultato.

Powell rimase affascinante anche nella sconfitta. — Mi dispiace, signore e signori, ma non mi sento davvero di biasimarvi. Soltanto uno sciocco si fiderebbe di un poliziotto. — Sospirò. — Uno dei miei aiutanti registrerà le dichiarazioni orali di coloro che vorranno farne. Il signor Jordan rimarrà a vostra disposizione per consigliarvi e tutelare i vostri interessi. — Guardò Jordan con aria triste. E tagliarmi la strada.

Non cercare di prendermi dalla parte del cuore. Si tratta del più affascinante caso di crimine aggravato che si sia verificato negli ultimi settant’anni. Una grande occasione. E tu vorresti sbarazzarti di me?

Powell strizzò l’occhio a Ben Reich e lasciò la stanza.

Nello sfarzoso appartamento nuziale, le indagini scientifiche erano finite. Kr I-2t, brusco, nervoso, tese a Powell il suo rapporto e disse: — Magri risultati!

Powell gettò un’occhiata al cadavere di D’Courtney. — Suicidio? — lo assalì. Era sempre pungente con Kr I-2t, che d’altra parte si trovava a suo agio solo con se stesso.

— Del tutto escluso. Non ci sono armi.

— Ma con che mezzo è stato ucciso?

— Non si sa.

— Se ha un buco nella testa che ci passerebbe un pugno!

— Entrata sotto il velo pendulo. Uscita dalla cosiddetta fontanella. Morte istantanea. Ma che cosa gli ha perforato il cranio? Non lo sappiamo.

— Radiazioni?

— Nessuna bruciatura.

— Cristallizzazione?

— Nessun segno di congelamento.

— Una carica di nitro vapore?

— Nessun residuo di ammoniaca.

— Acido?

— Un getto d’acido non avrebbe potuto sfondargli il cranio a quel modo.

— Un pugnale o un coltello?

— Impossibile. Avete un’idea di che forza ci vuole per un colpo del genere? Nessuno ci sarebbe riuscito.

— Bene, non riesco a immaginare nessun’altra arma. No, aspetta. Che ne diresti di un proiettile?

— Escluso anche questo. Non c’è traccia di proiettili. Nulla nell’interno della ferita. Nulla nella camera.

— Maledizione!

— Sono d’accordo.

— Allora non hai proprio nulla di speciale da riferirmi?

— Sì. Al momento di morire stava mangiando zucchero candito. Gli abbiamo trovato in bocca un frammento di materia plastica del tipo in cui in genere si avvolge lo zucchero candito.

— Ebbene?

— Nessuna traccia di zucchero candito nella stanza.

— Potrebbe averlo mangiato tutto.

— Nessuna traccia di zucchero candito nel suo stomaco. Comunque, non avrebbe potuto mangiarlo, con la gola che aveva.

— Perché no?

— Cancro di origine psichica. Un brutto caso. Non poteva parlare, figuriamoci se poteva mangiare zucchero candito.

— Dobbiamo mettere le mani sull’arma, di qualunque cosa si tratti.

— Cerca la figlia e troverai l’arma — disse Kr I-2t. — Ha fatto fuori il vecchio e poi se ne è andata di corsa con l’arma.

— E sai anche perché lo avrebbe fatto?

— Non ti posso dire perché l’abbia ucciso — rispose, con disperata calma, Kr I-2t — non ti posso dire come, l’ha ucciso… — e improvvisamente esplose: — Non posso nemmeno dirti a che ora! Powell, io do le dimissioni!

Con questa, Kr I-2t aveva dato le dimissioni diciassette volte nel corso di due anni. Ignorando completamente il fatto, Powell sfogliò il fascicolo del rapporto, fissò il cadavere bianco come cera, fischiettò un motivetto. Ricordava di aver letto un romanzo in cui si narravano le vicende di un esper capace di leggere nella psiche di un cadavere… qualcosa di simile all’antico mito secondo cui si poteva, fotografando la retina di un morto, avere l’immagine dell’assassino. Gli sarebbe piaciuto possedere quella eccezionale capacità.

— Bene — disse infine con un sospiro. — Ci hanno battuto per quel che riguarda il motivo e il metodo. Speriamo che il Reparto Molecolare ci illumini sull’occasione, Kr I-2t, o non riusciremo mai a battere Reich.

— Reich? Ben Reich? E che cosa c’entra?

— È Gus T8 che mi preoccupa, più che altro — mormorò Powell. — Se davvero è immischiato in questa faccenda… Che cos’hai detto? Oh, Reich? È lui l’assassino, Kr I-2t. Ho giocato San Jordan, giù nello studio di Marie Beaumont. Recitando la mia parte della piccola commedia che ho inscenato, sono riuscito a distrarre l’attenzione di San e ne ho approfittato per telespiare il suo cliente. Nessuna prova obiettivamente valida, naturalmente, ma ho captato abbastanza per convincermi che Reich è l’assassino.

— Davvero? — esclamò Kr I-2t.

— Ma ci vuol altro per consegnarlo alla legge, fratello. È un lungo, lungo cammino.

Di malumore Powell si congedò da Kr I-2t, attraversò l’anticamera e discese al quartier generale, installato nella galleria.

— E ho simpatia per Reich — borbottò.

Il Rivelatore Molecolare era una specie di segugio meccanico. Nel XX secolo, quando si usavano le armi da fuoco, i malviventi facevano scomparire il numero d’identità dell’arma servendosi di una lima e un po’ di acido. Non sapevano che l’incisione aveva alterato a tal punto la struttura molecolare del metallo che con raggi X e altri metodi affini si potevano leggere i numeri anche dopo che la superficie era stata accuratamente raschiata.

Il Rivelatore Molecolare agiva su per giù nello stesso senso dei raggi X. Si poteva camminare su un pavimento con la massima circospezione, cancellare accuratamente ogni orma senza lasciare alcuna traccia visibile del proprio passaggio, ma si ignorava che ogni passo lasciava dietro di sé un’inconfondibile, caratteristica traccia molecolare. Il Molecolare seguiva appunto tale traccia, strisciando su pavimenti, scale e scalinate, con uno stridore e un ronzìo insistenti, demoniaci.

La traccia veniva riportata sotto forma di freccioline su una carta graduata di pellicola plastica trasparente, di colore diverso per ogni singolo sospettato. Quando l’indagine era compiuta, le pellicole venivano sovrapposte, ed esaminandole si aveva una visione complessiva di tutti i tortuosi itinerari seguiti da ciascun individuo sospetto.

Son mise il fascio delle carte sotto gli occhi di Powell che osservò attentamente i sinuosi fili colorati per un attimo e poi alzò stancamente lo sguardo.

Lo so, Pres. Sarebbe stato più semplice se non avessero scoperto che il sangue di D’Courtney filtrava attraverso il soffitto. Ma salendo lassù tutti in massa hanno creato questa bella confusione.

Powell esaminò ancora le carte sovrapposte. Linee colorate attraversavano in varie direzioni il salone di casa Beaumont, la sala di musica, lo studio, passavano attorno al palco e alle fontane e confluivano nella sala di proiezione. Da questa un grosso nastro di colori si snodava di nuovo in direzione del salone, risaliva la galleria e raggiungeva l’appartamento nuziale.

Ecco la ragazza. Son indicò un susseguirsi di frecce gialle che partendo da una delle camere dell’appartamento nuziale scendevano per il corridoio, penetravano nella camera delle orchidee, e dopo alcuni giri confusi, lasciavano la stanza e si dirigevano verso la più prossima uscita.

Powell e Son iniziarono uno di quei rapidi scambi di idee che caratterizzavano la conversazione degli esper.

Di chi sono queste, Chas? Le orme rosa e smeraldo? Anche queste portano verso un’uscita.

Due ospiti che non se la sentirono di sopportare quel gioco detto Sardina, benedetti loro. Se ne andarono presto. Una è Duffy Wygs, una compositrice di psicocanzoni, l’altro è il giovane Galen.

Ma guarda!

No, non pensare niente di male, Pres. Galen non appartiene al circolo di Marie Beaumont. M’è bastato esaminare un attimo i due esper segretari. Si è intrufolato tra gli invitati per scommessa. A quel che pare se l’è battuta appena possibile.

Cercalo, comunque, e parla sia con lui sia con la ragazza.

Va bene.

Le orme di Reich quali sono?

Perché Reich in particolare? Forse che…

Mah!

Accidenti! Che cosa deve essere la vita di un primo grado!

Fa’ i tuoi esami alla Lega e lo saprai!

Fatti il mese scorso. Bocciato di nuovo. Le orme di Reich sono quelle scarlatte.

Lo pensavo. Guardale, Chas. Reich è salito al piano superiore due volte ed è sceso due volte. Vedi?

Sì. E allora?

È la prova che ebbe l’occasione di compiere il delitto. Salì una volta con il gruppo, ma era già salito prima, a uccidere D’Courtney.

Non riuscirai mai a provarlo, Pres.

I due guardiani non possono esserci di alcun aiuto?

Nessuno. Sono mancati per un’ora buona. Kr I-2t dice che le loro rétine sono state colpite con un apparecchio Rhodopsin.

Charley, bisogna assolutamente ritrovare quella ragazza.

Barbara D’Courtney?

Sì. Lei ha la chiave di tutto. Se ci può dire che cosa ha visto e perché è fuggita, potremo avere abbastanza prove da soddisfare una Corte. Vaglia tutto quanto abbiamo raccolto finora, il che è praticamente nulla, e archivia. Lascia che ognuno se ne vada per i fatti suoi. Terremo d’occhio Reich per piombargli addosso quando sarà il momento opportuno. Per ora vedremo di raccogliere tutte le prove possibili, ma…

Ma non servirà a niente senza quella dannata ragazza.

Proprio così!

7

Un ispettore di polizia di una città con diciassette milioni di abitanti non può restare inchiodato in un ufficio. Non ha una scrivania. Non ha schedari, memorandum, dossier. Ha tre segretari, tre esper, tutti fenomeni di memoria, che portano stampati nel cervello i più minuti particolari che lo interessano. Lo accompagnano fedelmente come una guardia del corpo. Qualche volta uno di essi lo segue sul campo di battaglia mentre gli altri rimangono a rappresentarlo.

Circondato dalla sua squadra mobile, Powell si precipitò alla Centrale, cercando di raccogliere il più rapidamente possibile il materiale necessario per condurre la sua battaglia.

Espose ancora una volta il fatto per sommi capi al commissario Crabbe.

— Abbiamo bisogno di scoprire il movente, il metodo, l’occasione, commissario. E abbiamo bisogno di prove valide da portare dinanzi alla Corte. Ora io sono pronto a lanciarmi all’assalto della Sacramento e di Ben Reich. Voglio farvi una domanda: siete pronto anche voi?

Crabbe, che non poteva soffrire gli esper, si fece di porpora e balzò dalla sedia di ebano, dietro la sua scrivania di ebano, nel suo studio tutto di ebano e argento, tuonando: — Che cosa diavolo intendete dire?

— Vi chiedo semplicemente se siete in qualche modo legato a Ben Reich e alla Sacramento. È possibile che Reich venga da voi e vi chieda che lo si lasci stare?

— Accidenti alla vostra impudenza, Powell…

— Scusatemi. Cerco solo di essere realista. Io sono un criminologo di carriera. Voi siete un funzionario. I funzionari hanno sempre bisogno di essere appoggiati. Reich è stato tra i vostri sostenitori?

— No.

Segretario: Il 4 dicembre scorso il commissario Crabbe ha discusso il caso Langley. Ci sono in gioco forti interessi finanziari, e c’è chi ne vuole approfittare. La "Sacramento" può invocare l’eccezione pregiudiziale e nel frattempo metter mano sui fondi della Langley. Ben Reich ha dato la sua parola che non lo farà. Reich ha appoggiato Crabbe per la nomina a giudice di Contea.

Powell abbandonò il suo tatto e lanciò un’occhiata folgorante a Crabbe. — E la vostra campagna per essere eletto giudice di Contea? Reich vi sostenne allora, no?

— Sì.

— E devo pensare che non vi ha più appoggiato in seguito?

— Certo che lo dovete. Mi sostenne allora. Da allora in poi non mi ha più sostenuto.

— Allora mi date carta bianca per quel che riguarda il delitto di Reich?

— Perché insistete col sostenere che Reich ha ucciso quell’uomo? È assurdo. Non avete prove.

— Ho carta bianca sì o no?

— Sì.

Ma con forti riserve. Prendetene nota, ragazzi. Ha una dannata paura di Reich. Fate un’altra nota. Anch’io del resto.

Ai suoi uomini Powell disse: — Sentite un po’; tutti voi sapete che mostro dal sangue freddo è il giudice Peetcy. Vi giuro che me lo sogno… e nei miei incubi chiede a gran voce fatti, fatti. Dovremo produrre prove obiettive perché si convinca a procedere. A questo scopo useremo con Reich il cosiddetto sistema del Furbo e del Tonto.

— Illuminaci — disse Son.

— Riportatevi al tempo in cui frequentavate i corsi speciali, signori. Ricordate quell’antico sistema in uso per pedinare con successo un soggetto difficile. Gli si mettevano alle calcagna un elemento un po’ tardo e uno abilissimo. Il tonto non sapeva che il furbo era al lavoro. E non lo sapeva neppure il nostro uomo. Così quando si era sbarazzato del tonto pensava di essersela cavata. Allora il furbo era sicuro di farcela. Ecco come ci comporteremo noi con Reich.

— Ordini — disse Son.

— Andate in ogni distaccamento. Scegliete i cento poliziotti più tonti che vi capitano sottomano. Fateli vestire in borghese e lanciateli alle calcagna di Reich. Andate al Laboratorio e mettete mano su tutti i più benemeriti idioti che sono stati assunti negli ultimi dieci anni. Mettete in moto questa brava gente: che lavorino tutti contro Reich. Che lo facciano malamente, da tonti, ma tonti di cui gli sia difficile liberarsi.

— Campi specifici d’attività?

— Tutti eccetto uno. Perché giocavano a Sardina? Chi propose il gioco? I segretari di Marie Beaumont hanno deposto che Reich non poté venire telespiato perché aveva in testa una canzone, un motivo insistente che ostacolava ogni tentativo di penetrazione. Di che motivo si trattava? Chi ne è il creatore? Dove l’ha udito Reich? I due guardiani furono messi fuori combattimento da uno ionizzatore retinico. Si facciano ricerche per chiarire tutti questi punti. Che cosa ha ucciso D’Courtney? Si indaghi a fondo sul tipo d’arma che può essere stata usata dall’assassino. Si ricostruiscano le relazioni di Reich con D’Courtney. Quali e quanti vantaggi trarrà Reich dalla morte di D’Courtney?

— E tutto questo dovrebbe essere affare del Tonto? Non ce la faremo, Pres.

— Può darsi. Io non la penso così. Reich è un uomo abituato al successo; crederà di averci giocato ogni volta che avrà messo fuori strada uno dei nostri uccelletti da richiamo. Fate in modo che lo pensi effettivamente. Nei Panty si farà la satira dei nostri sistemi. Lasciate che ci strapazzino a loro piacimento. Faremo la figura dei poveri poliziotti idioti, brancolanti nel vuoto, e mentre Reich si ingrasserà a nostre spese…

— Tu mangerai Reich… — sogghignò Son. — E la ragazza?

— È l’eccezione di cui parlavo, l’unico punto da escludere dal mio discorso. Di lei ci occuperemo noi. Voglio che la sua fotografia e i suoi connotati siano comunicati a ogni ufficio di polizia della Contea nel giro di un’ora. Alla fine della comunicazione aggiungete che l’uomo che riuscirà a trovarla sarà automaticamente promosso a un grado cinque volte superiore a quello che detiene attualmente.

Capo: i regolamenti impediscono promozioni superiori ai tre gradi.

— Me ne infischio dei regolamenti — sbuffò Powell in direzione del suo segretario. — Promozione di cinque gradi all’uomo che ritroverà Barbara D’Courtney, ho detto. Devo assolutamente interrogarla.

Nella Torre della Sacramento, Ben Reich lanciò tutti i piezocristalli ammucchiati sulla sua scrivania tra le mani dei suoi attoniti e impauriti segretari.

— Andatevene alla malora e portatevi questa roba con voi — ringhiò. — Per un po’ di tempo l’ufficio può funzionare senza di me. Capito?

— Ma gli estimi astronomici?

— Pensateci voi. Fateli valutare da qualcun altro. Soffiate alla Salzaman quel contratto con il Comune. Ricordatevi che Laslow deve fare delle buone offerte in quelle aste su Venere. Spedite a Pickfield quegli ordini. Firmate quei contratti di vendita con la Amalgamated Brotherhood, e non seccatemi.

— Signor Reich, avevamo capito che intendevate occuparvi degli interessi di D’Courtney ora che Craye D’Courtney è morto.

— Proprio di questo mi sto occupando ora. Ecco perché non voglio essere disturbato.

Li cacciò fuori, sbatté la porta, e la chiuse a chiave. Andò al telefono, chiamò BD 12232, e la figura di Church si disegnò su uno sfondo di anticaglie.

— Tu? — ringhiò Church.

— Ancora interessato a una riammissione?

Church trasalì. — Che c’è?

— Tu chiedi molto. Io voglio molto in cambio.

— In nome di Dio, Ben, in cambio di questo qualunque cosa. Non hai che da chiedere.

— Non c’è limite alle mie richieste. Tu sai bene che prezzo ti pago. Sei disposto a vendere?

— Lo sono, Ben, lo sono!

— Voglio quel dannato figlio di un cane.

— Keno Quizzard? Non è tipo da fidarsene, Ben. Nessuno riesce a ottenere niente da Quizzard.

— Combina un appuntamento. Stesso posto. Sembra di essere ai vecchi tempi, eh, Jerry? Solo che questa volta si avrà un lieto fine.


La solita folla di candidati faceva la fila nell’anticamera della Lega degli Esper quando Powell entrò. Centinaia di persone di tutte le età, di entrambi i sessi, piene di speranza, illuse di possedere il magico potere e inconsapevoli della gravosa responsabilità che tale potere comportava. Il ripugnante effluvio di quei desideri giunse a Powell da quella folla: Leggi nella mente degli altri e il mercato sarà tuo (la legge della Lega proibiva che gli esper speculassero e giocassero in borsa); Leggi nella mente degli altri e saprai la risposta esatta alle domande che ti faranno agli esami. Questo era uno studente, non sapeva che le commissioni esaminatrici assumevano due esper in qualità di ispettori allo scopo preciso di impedire questa forma di frode. Leggi nella mente degli altri e saprai che cosa la gente pensa esattamente di te. Leggi nella mente altrui e saprai quali ragazze sono disposte a…

Seduta alla scrivania, la signorina incaricata dell’accettazione trasmetteva stancamente sull’onda più lunga il suo messaggio telepatico: Se mi sentite, entrate, prego, per la porta a sinistra dove sta scritto: "Riservato al Personale"!

A una giovane donna elegante e piena di sé che teneva in mano un libretto di assegni, stava intanto dicendo: — No, signora, la Lega non accetta compensi per corsi di preparazione o di istruzione. Non possiamo fare niente per voi.

Sorda all’elementare messaggio-esame della Lega la donna volse le spalle seccata.

Se mi sentite, entrate, prego, per la porta a sinistra…

D’un tratto un negro d’età avanzata si staccò dal gruppo, gettò un’occhiata incerta alla signorina dell’accettazione, e poi raggiunse zoppicando la porta giusta. Powell fece un cenno di assenso all’indirizzo dell’impiegata e seguì il negro.

Jennings e Whitehead, che erano nella stanza, stavano stringendo entusiasticamente la mano dell’uomo sbalordito e battendogli amichevolmente sulle spalle.

Powell si unì un attimo a loro per fare le sue congratulazioni. Era sempre un giorno felice per la Lega quello in cui si scopriva un nuovo esper.

Powell percorse il corridoio dirigendosi all’ufficio del presidente. Attraversò un’aula dove trenta bambini e dieci adulti confondevano parole e pensieri in un caos spaventoso.

Sulla parete di fronte agli allievi era affissa una piastra dorata con incise le parole del Voto di Galeno: Chi mi avrà insegnato quest’arte sarà da me stimato come un padre. Con lui dividerò le mie sostanze e gli verrò in aiuto nel momento del bisogno. I suoi figli saranno miei fratelli e insegnerò loro quest’arte con la parola, con l’esempio e con ogni altro mezzo; e insegnerò a tutti gli altri. Scelgo di dedicarmi a quest’arte per il bene dell’umanità, secondo le mie possibilità e il mio giudizio, non per il male e la rovina. Anche se ne sarò richiesto non rivelerò a nessuno alcun pensiero che possa essere pericoloso, né lo suggerirò. In qualunque mente io abbia a penetrare, lo farò per il bene dell’umanità, sfuggendo da qualunque tentazione malvagia o corrotta. Qualunque pensiero leggerò o avvertirò nella mente di un uomo, che sia meglio non diffondere, manterrò il più rigoroso silenzio tenendolo in conto di sacro segreto.


Gli uffici del presidente erano sottosopra. Tutte le porte erano spalancate e impiegati e segretari correvano qua e là. Il vecchio T’sung Hsai, il presidente, un imponente asiatico dal cranio calvo e i lineamenti soffusi di benevolenza, stava nel bel mezzo del suo ufficio e tuonava:

— Non mi importa un accidente di come si fanno chiamare questi benemeriti mascalzoni — urlava. — Vengono a parlare proprio a me di purezza razziale della Lega? Li assorderò coi miei insulti! Signorina Prinn!

Helen Prinn avanzò leggera nell’ufficio di TH.

— Scrivete una lettera. Alla Lega Patriottica degli Esper. — Salve, Powell. La vostra presenza onora questi umili occhi, e nel mio desolato ufficio si diffonde il profumo della gioia del vostro prezioso volto… - La campagna organizzata per abolire le tasse scolastiche della Lega e per istruire nuovi esper a sempre maggior beneficio dell’umanità è paragonabile all’azione di un nido di scarafaggi che tentino di resistere alla sterilizzazione operata in una cucina sudicia. A capo…

TH si distolse a fatica dalla sua diatriba e si inchinò profondamente a Powell. È venuta una lieta moglie a far fiorire l’albero della vostra celestiale famiglia?

Non ancora, signore.

Maledizione, Powell sposatevi! tuonò TH. Non voglio continuare così fino alla morte. Che cosa diavolo volete, Powell?

Voglio trasmettere una notizia.

Bene, non seccate me. Io devo battermi con questa Lega di luride cimici. Parlatene a Jenny. — A capo, miss Prinn: Voi, parassiti, volete che la facoltà degli esper rimanga un monopolio, volete…

Powell chiuse discretamente la porta dietro di sé e si volse a Jenny James che se ne stava in un angolo, tutta tremante.

Davvero spaventata, Jenny?

Un occhio strizzato e un punto interrogativo tremante.

Quando Papà TH perde le staffe gli piace credere che noi si resti impietriti. Lo rende felice.

Powell depose sul tavolino della segretaria i connotati ufficiali raccolti dalla polizia e una fotografia di Barbara D’Courtney. Ecco qualche cosa che potete fare per me, Jenny.

Che bella ragazza, esclamò Jenny.

Voglio che trasmettiate questi dati a tutti gli esper: è urgente. Diffondete anche l’informazione che la telespia che riuscirà a trovare Barbara D’Courtney non pagherà le tasse della Lega per un anno.

Jenny fece un balzo sulla sedia. Ma potete farlo?

Il Consiglio è d’accordo.

La trasmittente salterà in aria alla notizia!

Voglio che salti in aria. Voglio che anche ogni esper salti su, Jenny. Se voglio qualcosa per Natale è proprio questa ragazza!


Il Casinò di Quizzard era stato ripulito e lustrato durante l’intervallo pomeridiano, l’unico della giornata. I tavoli da roulette erano stati sgombrati, la gabbia d’oro splendeva, i bordi del tavolo da dadi lucevano bianchi e verdi. Sul banco del cassiere sovrane d’oro, la moneta standard del mondo del gioco, erano ammucchiate in pile tentatrici. Reich sedeva al tavolo da biliardo (un autentico pezzo antico) con Jerry Church e Keno Quizzard, il croupier cieco. Quest’ultimo era grasso, aveva una fiammeggiante barba rossa, la pelle di un pallore cadaverico, e maligni occhi vuoti.

— Il tuo prezzo — disse Reich — lo conosci già. E ti avverto, non cercare di telespiarmi. Se penetri nel mio cervello sarà la rovina per te.

Il cieco Quizzard mormorò con la sua voce roca e fonda: — Io non voglio la mia rovina, Reich.

— Chi la vuole? Ma tu che vuoi di preciso, Keno?

Quizzard si chinò, con dita sicure afferrò una pila di monete e cominciò a farle cadere nell’altra mano. — Sentite un po’ che cosa voglio.

— Di’ il prezzo più alto che puoi immaginare, Keno.

— Avete sottomano un centomila…?

— Va bene.

— Per l’amor di… — Church balzò dalla sedia e fissò Reich. — Centomila?

— Pensaci, Jerry — disse Reich. — Vuoi denaro o la riammissione?

— Varrebbe quasi la pena… No. Voglio essere riammesso nella Lega.

— Allora smettila di farti venire l’acquolina. — Reich si volse a Quizzard. — Ti conosco, Keno. Tu pensi di poter trovare quello che voglio e poi andare in giro a offrirlo per un compenso maggiore del mio.

— Già — disse Keno lentamente. — Questo è proprio quello che avevo in mente, Reich. — Sorrise e i suoi occhi bianchi scomparvero tra una rete di rughe.

— Allora ti dico subito chi cercherà di comprarti. Un tale che si chiama Preston Powell. Non so quanto possa pagare.

— Bene, qualunque cosa mi offra, non accetterò — fece Keno, bruscamente.

— Voglio sentire chiaramente la tua risposta.

— M’impegno.

— Non mi basta, Keno.

Quizzard si ficcò la mano in tasca e ne trasse un portachiavi. Reich fece lo stesso. Le chiavi erano piccoli cilindri di platino, emananti radiazioni con cui agire su serrature fotoelettriche ma capaci anche, se uno le sapeva usare a questo scopo — e negli ambienti della malavita tutti conoscevano il modo — di incidere sulla pelle un piccolo tatuaggio temporaneo. Reich e Quizzard si denudarono il braccio e ciascuno incise sotto il gomito dell’altro il segno caratterìstico della sua chiave. Era la forma di contratto in uso nella malavita.

— Benissimo — disse Reich. — Ora ascolta. Primo punto. Voglio che mi trovi una ragazza. Si chiama Barbara D’Courtney.

— Ah, quel delitto? — annuì gravemente Keno. — Pensavo che si trattasse di una faccenda del genere.

— Nessuna obiezione?

Quizzard giocherellò facendo passare le monete da una mano all’altra, e annuì con la testa.

— Voglio la ragazza. È fuggita la notte scorsa da casa Beaumont e nessuno sa dove sia andata a finire. La voglio prima che la polizia metta le mani su di lei.

Quizzard annuì.

— Ha venticinque anni circa. Alta circa un metro e sessantacinque. Una bella ragazza. Capelli biondi. Occhi neri. Sopracciglia nere. Viso ovale. Bocca carnosa, e naso piuttosto aquilino… insomma, il setto nasale pronunciato. Narici dilatate. Un viso pieno di carattere. Trovamela. Ma la voglio illesa!

— Dovrò andare nei bassifondi a cercarla.

— E vacci. Perlustra ogni casa equivoca, ogni ambiente losco, ogni taverna della città. Voglio la ragazza. Capito?

Quizzard annuì, sempre giocherellando con l’oro. — Capito.

8

Una settimana di attacco e difesa, di agguati e di fughe, tutto in superficie, mentre sotto le acque agitate Powell e Augustus T8 si aggiravano silenziosi come squali, attendendo l’inizio della lotta vera e propria.

Powell ai suoi uomini: Marie Beaumont trovato l’istruzione per il gioco in un libro antico regalatole da Reich. Acquistato molto probabilmente da Winters. Informatevi. L’ha chiesto lui di sua iniziativa? Interrogate anche Cry, il perito che lo esaminò. Come mai l’unico gioco rimasto intatto nel libro era SARDINA? Peetcy vorrà saperlo. Dov’è la ragazza?

Doddo Wraught, ufficiale di polizia, ora in borghese, non voleva perdere la sua grande occasione di dimostrare l’efficacia delle maniere dolci. Ai commessi di Winters disse, con voce affettuosa: — Sono nel commercio dei vecchi libri di giochi, del genere che il mio carissimo amico Ben Reich comperò una settimana fa.

T8 a Reich: Sono andato in giro a captare notizie. Stanno dandosi da fare intorno a quel libro che regalaste a Marie.

Reich a T8: Lasciateli fare. Io sono al sicuro. Devo concentrarmi sulla ricerca della ragazza.

I commessi risposero con grande cautela, e rifacendosi da molto lontano, alle dolci domande di Wraught. Molti clienti perdettero la pazienza e se ne andarono dal negozio. Uno solo rimase tranquillamente seduto in un angolo, troppo concentrato su un rullo registratore per accorgersi che nessuno si occupava di lui. Era Charley Son.

Powell ai suoi uomini; Pare che Reich abbia trovato il libro per caso. Gli è capitato sottomano mentre cercava un regalo per la Beaumont. Fatelo sapere in giro. Dov’è quella ragazza?

Dopo una conferenza all’agenzia che aveva l’esclusiva per la Cavalletta Sacramento (l’unico reattore utilitario basato sull’antigravità che ci fosse sul mercato) Reich propose un nuovo genere di pubblicità.

— Non possiamo vendere i nostri mezzi di trasporto limitandoci ad esaltarne l’efficienza — disse. — La gente non comprerà la nostra Cavalletta solo perché è il miglior apparecchio del genere che si possa avere a questo prezzo. La vostra campagna pubblicitaria basata unicamente sulla concorrenza ha stancato.

— Il vero, signor Reich — disse premurosamente il revisore dei conti. — È stata una campagna male impostata. Le nostre previsioni erano sbagliate.

— Ecco come stanno le cose — continuò Reich. — La gente antropomorfizza sempre i prodotti che usa. Dà loro nomignoli e li tratta con affettuosa familiarità. Una persona non comprerà mai una Cavalletta solo perché funziona bene. Ha bisogno di amarla. E noi antropomorfizzeremo la nostra Cavalletta. Troveremo una ragazza adatta e la eleggeremo Miss Cavalletta. Così ogni acquirente identificherà la sua Cavalletta con questa ragazza. Comprando la Cavalletta gli sembrerà di comprarsi anche la ragazza.

— Magnifico, signor Reich.

— Iniziate subito una campagna per scoprire la ragazza adatta. Avvertite ogni rappresentante. Rastrellate la città. Che se ne parli nei Panty e nei giornali. Voglio che la ragazza sia sui venticinque anni, alta un metro e sessantacinque. Dovrebbe essere bionda con occhi neri. Bocca carnosa. Naso leggermente aquilino. Ho dato l’incarico a uno dei pittori alle mie dipendenze di preparare uno schizzo che riproduca l’immagine che mi sono fatto di Miss Cavalletta. Studiatevelo bene, fatemi delle riproduzioni e distribuitelo fra i vostri dipendenti. Chi scoprirà la ragazza che ho in mente avrà una promozione.

T8 a Reich: Sono andato un po’ in giro a captare notizie. Hanno intenzione di introdurre un agente nella Sacramento per indagare sui rapporti tra voi e quel perito Cry.

Reich a T8: Pasticci tra me e Cry? Ma è possibile che Powell sia così stupido? Forse l’ho sopravvalutato.

Alfred Finelry non badava a spese, convinto com’era dell’efficacia della chirurgia estetica. Con un viso dai lineamenti mongoloidi, di recente fattura, si fece assumere nel reparto contabilità della Sacramento col proposito di scoprire quali rapporti finanziari esistessero tra Reich e Cry. Non gli passò neppure per la mente che il capo personale esper della Sacramento aveva captato le sue intenzioni e ne aveva parlato al padrone, e così tutti ne ridevano.

Powell ai suoi uomini: L’idiota si aspettava che nei libri della Sacramento si tenesse nota delle irregolarità amministrative! Ciò dovrebbe far diminuire del 50 % la stima che Reich ha di noi, il che lo renderà del 50 % più vulnerabile. Dov’è quella ragazza?

Alla riunione generale de L’Ora (l’unico giornale sulla Terra che uscisse ogni ora, ventiquattro edizioni al giorno, e che era in realtà l’organo ufficioso della Sacramento) Reich annunciò che bisognava creare immediatamente una nuova istituzione benefica e parlarne diffusamente.

— La chiameremo Rifugio — disse. — Intendiamo offrire aiuto ai milioni di disgraziati che ci sono al mondo nel loro più difficile momento di crisi. Se siete stati defraudati dei vostri diritti, se siete falliti, se siete stati minacciati, truffati… se, per una ragione o per l’altra siete in difficoltà e non sapete a chi rivolgervi… rivolgetevi al Rifugio.

— Ottima iniziativa — disse il gerente responsabile — ma costerà parecchio. Che scopo avrebbe?

— Far breccia nell’opinione pubblica — disse Reich decisamente. — La D’Courtney aveva ideato la faccenda del Grande Padre. È tempo che la Sacramento si assuma questo ruolo.

Reich uscì dagli uffici ed entrò in una cabina telefonica. Chiamò Ellery West. — Voglio che in ogni ufficio della Rifugio ci sia un uomo in gamba; che mi si inviino immediatamente descrizioni e foto di ogni postulante che si presenta.

— Non voglio far domande, Ben, ma mi piacerebbe poterti leggere nel pensiero. À che scopo fai tutto questo?

— Sospettoso? — grugnì Reich.

— Solo un po’ di curiosità.

— Attento che non ti uccida!

T8 a Reich: La polizia si occupa seriamente di Cry. Dio sa che razza di mosca bianca Powell insegue, comunque il suo campo d’azione non vi tocca. Penso che il vostro margine di sicurezza stia aumentando.

Reich a T8: Non sarò al sicuro finché non avrò trovato la ragazza.

Marcus Cry non aveva lasciato il suo nuovo indirizzo e sulle sue piste erano stati lanciati il Selettore Orale del professor Elias Jonson, il Pronosticatore Probabilistico del professor E.G. Howard, e l’Elettrodianetiforo dello scienziato Elgin.

Il Selettore Orale finì in Groenlandia; il Pronosticatore Probabilistico arrivò a Kimberly; l’Elettrodianetiforo raggiunse Shangai, e Marcus Cry arrivò nel frattempo a Mosca, dove Powell lo scovò a un’asta di libri condotta da un banditore esper.

Powell ai suoi uomini; Tutto chiaro. Reich comperò il libro, lo fece valutare dal perito, lo spedì in regalo. Il libro era in cattive condizioni e l’unico gioco che Marie poté decifrare era Sardina. Non riusciremo mai a battere Reich con questo solo elemento. So come ragiona Peetcy. Maledizione, dov’è la ragazza?

Tre agenti furono conquistati l’uno dopo l’altro dalla signorina Duffiy Wygs e si ritirarono in disgrazia per tornare a indossare l’uniforme. Powell finalmente riuscì a incontrarla a un ballo, scortata e protetta da San Jordan che le dava suggerimenti e consigli. Lei decise di parlare.

Powell ai suoi uomini: Ho parlato con Ellery West della Sacramento e mi ha confermato la versione della ragazza. West si lamentò effettivamente perché alla Sacramento si giocava troppo d’azzardo, e Reich acquistò una psicocanzone per porre un fine a questo eccesso. Fu per caso che gli rimase in mente quel motivetto dietro cui si trincerò. E quell’ordigno che Reich usò per eliminare i guardiani? E la ragazza?

— Per quanto riguarda questo sciopero — disse Reich al dirigente della Unione Miniere Africane, una succursale della Sacramento — penso che si tratti di un intrigo inscenato dalla banca della D’Courtney, e glielo farò rimangiare.

— Non sono d’accordo con voi, signor Reich. Il nostro rappresentante legale ha conferito con una commissione degli scioperanti. È un esper, naturalmente. Sembra che quando l’Unione Operaia stipulò il contratto lo scorso anno, non abbia espresso chiaramente le proprie esigenze. Questo inconveniente fu causato dalla mancata assunzione di un consigliere esper per ragioni di economia. Una decisione che ora rimpiangono. Ecco come stanno le cose. Non riesco a credere che la D’Courtney abbia…

— Non siete pagato per pensare. Dite al personale delle miniere di bandire un concorso di bellezza. Eleggeranno Barbara D’Courtney Miss Miniera. Manderanno una commissione a New York per conoscerla e proclamarla e si divertiranno un mondo; per ricambiare la inviteranno per un lungo viaggio. Se accetterà, che cosa scommettete che la banca D’Courtney porrà subito termine allo sciopero?

T8 a Reich: Powell brancola ancora nel buio. Questa volta si è ficcato in mente di scoprire l’ordigno che avete usato per eliminare ogni vigilanza intorno a D’Courtney. Siete al sicuro. Ha delle idee davvero strane.

Reich a T8: Dirò a Quizzard di assicurarsi che non ci sia pericolo da questo punto di vista; ma non ce la caveremo completamente finché non avremo la ragazza. Devo trovarla!

Per tutta risposta alle aspre critiche del pubblico, il commissario Crabbe annunciò che i laboratori della polizia avevano scoperto una nuova tecnica investigativa che avrebbe risolto il caso D’Courtney in 24 ore. Essa si basava sulla analisi fotomagnetica della porpora retinica del cadavere, che avrebbe rivelato l’immagine dell’assassino.

Un anonimo dalla voce roca telefonò a Wilson 1/4 al Centro Tecnico, e tra le altre cose gli propose di cedergli i suoi interessi nell’eredità Drake per una piccola somma. Quella voce roca parve sospetta a Wilson, che non aveva mai sentito parlare di un’eredità Drake, perciò chiamò il Centro di Studi Giuridici. Fu informato che l’eredità Drake sulla Stella Callisto era stata nuovamente contestata. Un’ora dopo lo psicologo volava già alla volta di Callisto.

Powell ai suoi uomini: Wilson 1/4 potrebbe essere il nostro uomo nella faccenda Rhodopsin. È l’unico psicologo che sia scomparso dopo la dichiarazione di Crabbe; avvertite Son di seguirlo su Callisto e di occuparsi della cosa. E la ragazza?

Frattanto gli elementi furbi che facevano parte del giochetto del Furbo e Tonto operavano in silenzio. Un giovane ed elegante avvocato dell’ufficio legale della Sacramento venne abilmente attirato a Parigi e qui trattenuto in base a un’accusa anonima, sistema valido anche se antiquato.

Uno stupefacente sosia del giovanotto lavorava nel frattempo al suo posto.

T8 a Reich: Vigilate la vostra Sezione Legale. Non riesco a captare che cosa vi stia accadendo ma si tratta di qualcosa di poco chiaro. Può essere pericoloso.

Reich, con il pretesto di un controllo generale, fece investigare il reparto da un ispettore esper e scopri la sostituzione. Poi chiamò l’uomo dalla voce roca che aveva tante conoscenze in ogni ceto. Subito si fece avanti un tale che citò il brillante giovanotto per truffa. Questo mise termine alla sostituzione in modo semplice e legale.

Powell ai suoi uomini: Siamo stati giocati. Reich ci chiude in faccia ogni porta… Furbo e Tonto anche lui. Cercate di scoprire chi lo ha spalleggiato in questa faccenda. E trovate la ragazza!

Mentre Alfred Finelry si aggirava qua e là per la Sacramento con la sua faccia da mongolo nuova di zecca, uno dei giovani scienziati della Sacramento, che era stato gravemente ferito da un’esplosione avvenuta nel laboratorio, lasciò l’ospedale con una settimana di anticipo. Era tutto avvolto in bende ma ansioso di riprendere la sua attività.

T8 a Reich: Finalmente l’ho capito. Powell non è un idiota. Conduce la sua indagine con due metodi diversi. Non fate caso a ciò che ostenta. State bene attento a ciò che nasconde. Ho captato qualcosa riguardo a un ospedale. Controllate.

Reich controllò. Ci vollero tre giorni. Poi chiamò l’uomo dalla voce roca. La Sacramento fu derubata per il valore di 5o.ooo dollari in materiale di platino del laboratorio. E la Camera Segreta andò distrutta. Lo scienziato recentemente dimesso fu smascherato come impostore, accusato di complicità coi ladri e consegnato alla polizia.

Powell ai suoi uomini: Il che significa che non potremo mai provare che Reich si procurò quell’ordigno Rhodopsin nel suo laboratorio. Come ha fatto a scoprire il nostro trucco? Non possiamo averla vinta con nessun mezzo? Dov’è la ragazza?

Mentre internamente se la rideva, Reich accoglieva con faccia di bronzo il controllore fiscale continentale, un esper di secondo grado, che era venuto per esaminare minuziosamente i libri della Sacramento. Questo nonostante che Reich avesse dalla sua tre Senatori Continentali. Uno dei nuovi acquisti, alle dipendenze del controllore, era una telespia che preparava le relazioni di cui poi il suo capo figurava esserne l’autore. Era un esperto nella redazione di documenti speciali… specie se interessavano alla polizia.

T8 a Reich: Mi dà poco affidamento questa gente. State in guardia.

Reich accennò a un sorriso bieco e consegnò al Controllore i libri della Compagnia. Poi mandò Hassop, il capo dell’Ufficio Codice, a godersi quella vacanza che gli aveva promesso. Hassop, compiacente, portò con sé, insieme con il suo normale equipaggiamento fotografico, un piccolo rullo di pellicola. Il rullo conteneva i libri segreti della Sacramento assicurati con un sigillo che, se non fosse stato aperto secondo certi criteri, avrebbe distrutto ogni cosa.

L’unica altra copia esistente era nell’invulnerabile cassaforte di Reich, a casa sua.

Powell ai suoi: E con ciò si può dire che tutto sia finito per noi. Fate pedinare Hassop con il solito duplice sistema. Probabilmente porta con sé delle testimonianze importantissime. Così Reich ha fatto il possibile per metterlo al sicuro. Maledizione, siamo battuti! Lo dico io. Lo dice Peetcy. Voi lo sapete. Dov’è quell’introvabile ragazza?


Come in uno schema anatomico del sistema sanguigno, colorato in rosso per le arterie e di azzurro per le vene, i tentacoli dei due mondi, quello della malavita e quello degli esper, si tesero in una rete insidiosa. Dal Quartier Generale della Lega la notizia si diffuse tra insegnanti e studenti, tra le loro famiglie, amici e conoscenti casuali. Nel Casinò di Quizzard la voce passò da croupier a giocatori, a informatori, a ricattatori, a sicari, a teppisti e ubriaconi.

Un venerdì mattina Fred Deal, esper di terzo grado, si alzò, fece colazione e uscì per recarsi al lavoro. Era capo guardia alla Banca di Marte in Maiden Lane. Lungo la strada si fermò con Biddy Mac Naughton, esper di terzo grado impiegato dell’ufficio informazioni. Biddy riferì a Fred la faccenda di Barbara D’Courtney, e Fred fissò bene nella memoria l’immagine psichica della ragazza.

Quello stesso venerdì mattina Lonzo Whittmaker, detto Snim, fu svegliato dalla sua padrona di casa, Chooka Frood, che con strilli acuti reclamava la pigione arretrata.

— State già facendo un bel gruzzolo con quella pazza dai capelli di stoppa che avete pescata — si lamentò Snim. — Cosa volete da me?

Chooka Frood ricordò a Snim che la ragazza dai capelli di stoppa non era pazza. Era un’autentica medium. Chooka non faceva trucchi; era una vera e propria chiromante, lei. Se Snim non ce la faceva a pagare sei settimane d’affitto e di pasti, Chooka sarebbe stata in grado di predirgli il futuro senza nessuna difficoltà: Snim sarebbe stato buttato in strada.

Snim si alzò, si vestì e scese in città per giocare l’ultima carta. Per prima cosa ispezionò le cassette da elemosine che aveva collocato in vari angoli… piccole scatole d’acciaio, con una fessura in cima e a lato vistosi cartelli su cui si leggeva:

Date il vostro obolo per i poveri affamati di Callisto. Era un sistema privato di Snim, e neppure molto redditizio: le cassette erano vuote.

Era troppo presto per andare da Quizzard a scroccare qualcosa ai clienti più ricchi; cercò allora di farsi a sbafo una corsa sulla pneumatica. Fu buttato giù dal controllore telespia, e dovette camminare. Era lunga la strada per arrivare alla bottega di Jerry Church, ma Snim aveva impegnato da lui un pianino tascabile d’oro e perle, e sperava di indurre Church a sganciargli un’altra sovrana. Church era via per lavoro, e il commesso non poteva fare nulla per lui. Snim cercò d’impietosirlo con la storia della sua padrona di casa che ogni giorno faceva denari a palate con quella specie di ragazza-fantasma, e cercava ancora di estorcergli denaro anche quando sapeva che lui era al verde.

Ma non riuscì a strappare al commesso neppure quanto bastava per un caffè.

Quando Jerry Church ritornò al Monte dei Pegni per interrompere con un breve intervallo le sue affannose ricerche per conto di Reich, il commesso gli riferì della visita e della conversazione avuta con Snim. Church si precipitò al telefono per chiamare Reich. Non riuscì a trovarlo. Allora chiamò Keno Quizzard.

Nel frattempo Snim si aggirava nella zona delle Banche.

Non essendo un tipo troppo sveglio commise l’errore di scegliere la Banca di Marte per il suo furtarello. L’edificio aveva un’aria così antiquata e provinciale! Snim non aveva ancora imparato che solo le istituzioni più forti ed efficienti possono permettersi di apparire modeste e irrilevanti.

Snim entrò nella Banca, attraversò l’atrio affollato, si diresse alla fila di scrivanie di fronte agli sportelli dei cassieri, e rubò una manciata di moduli per depositi e una penna. Mentre usciva dalla Banca, Fred Deal fece un lieve cenno ai suoi uomini, poi indicò Snim che stava scomparendo oltre la porta d’ingresso.

Ignaro, Snim s’appostò fuori della Banca, osservando attentamente gli sportelli. Un onesto cittadino stava ritirando una grossa somma allo sportello z. Era il pesce che ci voleva per lui. Snim si tolse rapidamente la giacca, si rimboccò le maniche e si mise la penna dietro l’orecchio. Mentre il pesce usciva dalla Banca tutto intento a contare il suo denaro, Snim gli scivolò dietro, e gli batté improvvisamente un colpetto sulla spalla: — Scusatemi, signore — disse in fretta — sono dello sportello Z. Temo che il nostro cassiere si sia sbagliato e vi abbia dato meno denaro di quel che vi spetta. Volete ritornare un momento per regolare la situazione, prego?

Snim agitò il suo fascio di moduli, strappò il denaro dalle mani del tipo e si voltò per rientrare nella Banca. Mentre il cittadino attonito lo seguiva, Snim si confuse fra la folla puntando verso un’uscita laterale.

Fu in quel momento che una mano vigorosa abbrancò Snim per il collo, e lui si trovò improvvisamente faccia a faccia con uno dei sorveglianti della Banca. In un solo caotico istante Snim contemplò lotta, fuga, corruzione, implorazione, manicomio, quella cagna di Chooka Frood e la fantomatica ragazza dai capelli di stoppa, il suo pianino tascabile e un tale a nome Streen che ora ne era venuto in possesso. Poi crollò e scoppiò in lacrime. Il sorvegliante lo affibbiò a un altro individuo in uniforme gridando: — Tenetelo ragazzi. Ho fatto un gran bel colpo!

— C’è forse da cavar qualcosa da questo merlo, Fred?

— Non da lui. Da quel che ha in testa. Mi metto subito in comunicazione con la Lega.

Quasi nello stesso istante, nel tardo pomeriggio di quel venerdì, Reich e Powell ricevettero la medesima informazione: Ragazza rispondente ai connotati di Barbara D’Courtney è reperibile presso la chiromante Chooka Frood, Bastion West Side numero 99.

9

Ultima famosa roccaforte dell’assedio di New York, Bastion West Side era un ricordo di guerra.

I suoi dieci acri sconvolti dovevano rimanere tali perennemente a denunciare la follia che aveva provocato l’ultima guerra. Ma l’ultima guerra, come al solito, aveva mostrato di essere solo la penultima. Comunque, Bastion West Side era un ricordo di guerra. Il numero 99 era una fabbrica di ceramiche in rovina. Una serie di violente esplosioni si era verificata nel magazzino degli smalti e li aveva fusi formando una specie di arido e variopinto cratere lunare. Qui sorgeva la cosiddetta Casa Arcobaleno di Chooka Frood.

I piani superiori erano stati ripartiti e suddivisi in una serie di stanzucce che la facevano sembrare una conigliera, così intricata e labirintica, che un uomo inseguito poteva sgusciare dall’una all’altra agevolmente e rompere il più impenetrabile accerchiamento. Da questa complicata costruzione Chooka traeva ogni anno lauti guadagni.

I piani inferiori erano occupati dalla famosa Taverna e Fumeria d’oppio di Chooka.

Ma era la cantina dell’edificio che aveva permesso a Chooka Frood l’industria più lucrosa. Ci si arrivava infilandosi in un dedalo di viuzze tortuose, finché si scorgeva la striscia arancione che indicava la porta della Casa Arcobaleno di Chooka. Alla porta vi si faceva incontro un tipo ridicolmente solenne, nel classico costume del XX secolo, che vi chiedeva: — Taverna o Ventura? — Se rispondevate: — Ventura — vi conduceva dinanzi a una porta che pareva la pietra di un sepolcro dove, dopo essere stato costretto a pagare una somma enorme, vi mettevano in mano una torcia al fosforo. Tenendo alta la torcia, discendevate per una ripida scaletta di pietra. Disposti lungo le pareti della cantina c’erano sedili di pietra dove sedevano altri neofiti, ciascuno con la sua torcia. Lì il bagliore della vostra torcia si univa alla costellazione delle altre, finché si udiva l’acuto tintinnio di un campanello d’argento.

Avviluppata nelle note di una musica di fuoco, Chooka Frood faceva il suo ingresso nella cantina e si avviava a passi maestosi verso il centro della camera.

Quel giorno Powell fissò il naso a patata di Chooka, i suoi occhi senza espressione. Può darsi che sappia fingere bene, pensò.

Chooka si fermò nel mezzo della stanza, poi alzò le braccia in quello che doveva essere un gesto mistico.

Non sa fingere, decise tra sé Powell.

— Sono venuta a voi — cominciò Chooka con voce profonda — per aiutarvi a guardare nel profondo dei vostri cuori. Frugate nel fondo dei vostri cuori, voi che aspettate di vendicarvi di un certo Zerlan, abitante di Marte… voi che desiderate l’amore di una donna dagli occhi rossi venuta da Callisto… o le sostanze di quell’avaro di vostro zio che abita a Parigi…

Maledizione! Questa donna è una telespia!

Chooka si irrigidì. Spalancò la bocca dallo stupore.

Ricevete il mio messaggio, vero Chooka Frood?

La risposta giunse in frammenti spauriti. Era ovvio che la facoltà naturale di Chooka Frood non era mai stata coltivata. Chi? Ma chi siete… voi? Con la pazienza con cui avrebbe comunicato con un bambino di terzo grado, Powell sillabò: Nome — Preston Powell. Professione — Ispettore di Polizia. Scopo della mia venuta: interrogare una ragazza a nome Barbara D’Courtney. Ho sentito dire che ve ne servite in questa vostra commedia. Powell le trasmetté l’immagine della ragazza.

Fu patetico il modo con cui Chooka tentò di opporre resistenza.

Maledetta telespia. Andatevene.

Anche voi siete una maledetta telespia. Perché non siete venuta da noi a farvi istruire? Che genere di vita è questa per voi? C’è un vero lavoro che vi aspetta.

Con del vero denaro?

Powell represse a fatica l’ondata di esasperazione che lo aveva invaso.

Parleremo di questo più tardi, Chooka. Dov’è la ragazza?

Non ci sono ragazze.

Leggo nella mente dei clienti seduti qui accanto a me. Quel vecchio caprone ossessionato dalla donna dagli occhi rossi. Powell ne captò delicatamente il pensiero. È già stato qui. Aspetta che arrivi Barbara D’Courtney. Voi la vestite di raso laminato d’argento. La conducete qui dopo circa mezz’ora. A lui piace il suo aspetto. Lei cade in trance al suono delle vostre musiche.

Siete pazzo!

È la donna che è stata ingannata da quello Zelan? Ha visto spesso la ragazza, crede in lei. Dov’è la ragazza, Chooka?

No!

Vedo. Di sopra. Ma dove esattamente Chooka? Non potete fuorviare un primo grado. Forse se vi lasciate educare dalla Lega… Quarta stanza a sinistra; dopo l’angolo formato dal corridoio. Avete un impenetrabile labirinto lassù, Chooka. Lasciate che lo capti ancora una volta per essere ben sicuro…

Confusa e mortificata Chooka gridò: — Fuori di qui sporco poliziotto!

— Scusatemi vi prego — disse Powell. — Faccio il mio mestiere. — Si alzò e uscì dalla stanza.


Questa brillante indagine ebbe luogo in quel minuto secondo che ci volle perché Reich discendesse dal diciottesimo al diciannovesimo gradino che conduceva alla cantina di Chooka Frood. Reich udì il grido di rabbia di Chooka e la risposa di Powell. Si voltò di scatto e rifece di corsa gli scalini fino al piano terreno. Passando di corsa davanti al sorvegliante gli gettò in mano una sovrana e gli sibilò: — Mai stato qui, capito?

— Nessuno è mai stato qui, signore.

Percorse rapidamente i vari locali della Taverna. Paura, Tensione, Ansietà cominciano già. Scivolò rapido tra le ragazze e altra gente che tentava di trattenerlo, poi si rinchiuse in una cabina telefonica, compose il numero di BD 12232. Il viso di Church gli apparve sullo schermo.

— È un bel pasticcio. C’è qui Powell.

— Oh, Dio mio!

— Dove diavolo è Quizzard?

— Pensavo che fosse lì.

— Powell era nella cantina, ha captato tutto da Chooka. Puoi scommettere che Quizzard non c’era. Dove diavolo era?

— Non lo so, Ben, È sceso con sua moglie e…

— Powell deve aver scoperto dov’è la ragazza. Forse ho solo cinque minuti per arrivare primo. Quizzard avrebbe dovuto pensarci.

— Deve essere di sopra, nello sgabuzzino.

— C’è un modo rapido per salirvi? Una scorciatoia che io possa usare per arrivar primo?

— Se Powell ha teleanalizzato Chooka, ha captato anche la scorciatoia.

— Non è detto. Forse si è concentrato solo sulla ragazza. È bene che io tenti.

— Dietro la scalinata centrale. C’è un bassorilievo di marmo. Fa ruotare a destra la testa della donna scolpita. Vedrai che le figure si staccano l’una dall’altra e troverai l’ingresso di un ascensore pneumatico.

Reich appese il ricevitore. Uscì dalla cabina, trovò il bassorilievo, fece ruotare con furia selvaggia la testa della donna e attese che il blocco di marmo si fendesse. Apparve una porta d’acciaio. La spalancò e si precipitò dentro l’apertura. Istantaneamente una lastra di metallo gli si attaccò alle suole, e in un sibilo d’aria compressa Reich fu sollevato fino al piano superiore. Per effetto magnetico la lastra rimase immobile mentre lui apriva la porta e balzava fuori dall’ascensore.

— Quizzard! — urlò Reich.

Nessuna risposta.

Reich percorse metà del corridoio, poi, a caso, infilò una porta.

— Quizzard! — urlò ancora.

Si udì una risposta soffocata. Reich girò sui tacchi, corse a un’altra porta e la aprì. Una donna dagli occhi rossi per effetto di un intervento di chirurgia estetica gli sbarrò il cammino, e Reich le andò a finire contro. Lei scoppiò in una inesplicabile risata. Reich arretrò, fece per riaprire la porta da cui era entrato; ma sbagliò ed evidentemente afferrò la maniglia di un’altra perché non si trovò più nel corridoio.

Dinanzi a lui stava ora il viso adirato di Chooka Frood.

— Che cosa diavolo state facendo nella mia camera? — strillò Chooka.

Reich si raddrizzò: — Dov’è?

— Uscite di qui, Ben Reich.

— Dov’è Barbara D’Courtney?

Chooka girò la testa e chiamò: — Magda!

La donna dagli occhi rossi teneva in mano un disgregatore psichico e stava ancora ridendo.

— Voglio la ragazza, Chooka, prima che Powell se la prenda.

— Caccialo fuori di qui, Magda!

Reich colpi la donna. Lei cadde indietro, abbandonando l’arma e continuando a ridere. Reich la ignorò. Raccolse l’arma e la puntò alla tempia di Chooka.

— Dov’è la ragazza?

— Andate all’inferno!

Reich fece scattare la leva nella prima posizione. La radiazione che si produsse caricò il sistema nervoso di Chooka di una corrente indotta a bassa frequenza. Lei si irrigidì e cominciò a tremare ma continuò a scuotere la testa. Reich mise l’arma in seconda posizione. Il corpo di Chooka fu scosso da un sussulto febbrile.

— La terza posizione vuol dire morte — ringhiò. — Dov’è?

Chooka era quasi completamente paralizzata: — Fuori dalla porta — rantolò. — Quarta stanza a sinistra… dopo il gomito del corridoio.

Reich non si curò più di lei, lasciando che si afflosciasse al suolo accanto alla donna dagli occhi rossi, sempre scossa dal riso. Uscì dalla camera da letto, svoltò rapidamente, si fermò davanti alla quarta camera a sinistra. Spalancò la porta ed entrò. Un letto vuoto, un cassettone, un armadietto vuoto, e una sola sedia.

— Truffato — sbuffò.

Il letto era intatto. Tirò un cassetto semiaperto. Trovò un vestito di seta bianca e un oggetto d’acciaio brunito che pareva un fiore malefico. L’arma del delitto!

— Dio mio! — mormorò Reich col respiro serrato. Afferrò l’arma e l’esaminò. Gli scomparti contenevano ancora i bossoli vuoti. Quello che aveva sfondato il cranio di Craye D’Courtney era ancora al suo posto, sotto il percussore.

— Non è ancora la rovina — mormorò Reich. Ripiegò il revolver e se lo mise in tasca. In quel momento udì il suono di una risata. La risata di Quizzard.

Reich si diresse rapidamente verso una scala a chiocciola, e seguendo quel suono raggiunse una porta imbottita, montata su cardini di bronzo. Impugnando il disgregatore, pronto a farlo scattare sulla posizione di morte, Reich spalancò la porta.

Si trovò in una cameretta rotonda, dal soffitto di velluto nero. Il pavimento era trasparente. Era la stanza dove Chooka praticava la sua arte di chiromante.

Nella saletta sotto quel locale, Quizzard sedeva in una poltrona, gli occhi ciechi balenanti. La ragazza D’Courtney era seduta sulle sue ginocchia con addosso una strana gonna a liste laminate d’argento, evidentemente il costume che Chooka le faceva indossare. Sedeva immobile, i biondi capelli lisci, i profondi occhi neri placidamente fissi nel vuoto.

— Che aspetto ha? — chiese Quizzard a una donnina appassita che se ne stava appoggiata col dorso contro la parete e un’indicibile espressione d’agonia dipinta sul viso. Era la moglie di Quizzard.

— Sperduto — rispose sua moglie con voce fioca. — Come fosse morta.

— Ma non è morta.

— È inconscia di ciò che sta accadendo intorno a lei.

— Se solo potessi vedere! — urlò Quizzard.

— Io vedo per te Keno.

— Allora guarda per me!

Reich lanciò un’imprecazione e puntò il disgregatore contro la testa di Quizzard. Poi Powell entrò nel budoir. La donna lo vide subito.

— Corri, Keno! Fuggi!

Si staccò dalla parete lanciandosi verso Powell con le mani stese per colpirlo agli occhi. Poi cadde supina e non si mosse più. Quando Quizzard si alzò dalla sedia con la ragazza tra le braccia, gli occhi ciechi dilatati, Reich giunse alla spaventosa conclusione che la caduta della donna non era accidentale; perché anche Quizzard si afflosciò improvvisamente al suolo.

Non c’era dubbio che Powell aveva messo in atto chissà quali poteri telepatici, e per la prima volta nel corso della sua lotta con lui, Reich sentì un senso di paura fisica. Puntò di nuovo l’arma, questa volta al capo di Powell mentre la telespia si avvicinava alla sedia.

Powell disse: — Tutto bene, signorina D’Courtney? — Poiché la ragazza non rispondeva, si curvò a fissare quel suo viso tranquillo e inespressivo. Le toccò un braccio e ripeté: — Tutto bene? Avete bisogno di aiuto?

Alla parola aiuto la ragazza si drizzò, come tendesse l’orecchio a qualcosa. Poi balzò in piedi, oltrepassò di corsa Powell, seguendo una linea retta, si fermò di colpo tendendo una mano come ad afferrare una maniglia. Aprì una porta immaginaria e fece il gesto di precipitarsi fuori di scatto, i biondi capelli ondeggianti, gli scuri occhi atterriti…

— Papà! — gridò. — In nome di Dio, papà!

Corse avanti, si arrestò di scatto e indietreggiò. Fece un balzo a sinistra, si fermò di nuovo lottando con immaginarie braccia che cercassero di trattenerla. Lottò e urlò, gli occhi sempre fissi, poi s’irrigidì e si portò le mani alle orecchie come se un violento rumore le avesse percosse. Cadde sulle ginocchia e si trascinò in avanti, carponi. Poi si fermò, fece l’atto di afferrare qualcosa sul pavimento, rimanendo accoccolata.

Reich comprese che la ragazza stava rivivendo la scena della morte di suo padre. L’aveva rivissuta dinanzi a Powell. E se lui avesse captato i suoi pensieri in quel momento…

Powell si accostò alla ragazza e la sollevò. La circondò con le braccia e la guidò verso la porta.

Reich lo seguì con l’arma spianata, aspettando il momento più opportuno per non sbagliare la mira. Di lassù, era invisibile. Poteva con un sol colpo mettersi per sempre al sicuro. Powell spalancò la porta, poi improvvisamente alzò lo sguardo.

— Avanti — gridò Powell. — Un colpo solo per tutt’e due. Avanti! — E tenne gli occhi chiusi fissi in alto, verso l’invisibile Reich, in un’attesa satura d’odio e di sfida.

Reich distolse lo sguardo da quell’uomo che non poteva vederlo.

Powell condusse la ragazza, completamente passiva, all’uscita e chiuse la porta dietro di sé, senza rumore.

Reich si era lasciato scivolare la salvezza tra le dita.

10

— È uno stato di rievocazione isterica — spiegò a Powell e Mary Noyes il dottor Johnny Jeems del Kingston Hospital. Erano nel salotto della casa di Powell. — Risponde alla parola chiave aiuto e rivive un’unica esperienza…

— La morte di suo padre — disse Powell.

— Capisco. Al di fuori di questo… assoluta catatonia.

— Definitiva? — chiese Mary Noyes.

Jeems parve sorpreso e indignato. Era uno dei più giovani e brillanti psichiatri del Kingston Hospital, fanaticamente devoto al suo lavoro. — In questi tempi e a quell’età? Niente è definitivo eccetto la morte, signorina Noyes, e a Kingston abbiamo cominciato a lavorare anche intorno a questo. Studiando il fenomeno della morte dal punto di vista nosogenico, siamo giunti alla conclusione che…

— Un’altra volta, Johnny — interruppe Powell. — Niente lezioni stasera. Posso captare i pensieri della ragazza?

Jeems rifletté. — Non c’è nessun motivo che lo impedisca. Ho già usato con lei il trattamento déjà éprouvé per la catatonia. Non penso che teleanalizzarla possa nuocere da questo punto di vista.

— Che cos’è il trattamento déjà éprouvé? — chiese Mary Noyes.

— Un nuovo sistema curativo — rispose Jeems, tutto eccitato. — Lo stato di catatonia significa fuga dalla realtà. Nella coscienza si fa strada il desiderio di non essere mai nati, il tentativo di ritornare allo stato prenatale. Capite?

Mary annuì.

— Allora interveniamo con il sistema déjà éprouvé. Nel linguaggio scientifico degli studiosi francesi ciò equivale a fatti psichici già sperimentati, già vissuti. Molti pazienti, spinti dal desiderio di cui ho detto, sentono di aver vissuto un’esperienza cui non erano preparati. Col nostro metodo curativo noi sintetizziamo per il paziente tutte le esperienze psichiche già vissute, il déjà éprouvé. Rimandiamo cioè la sua coscienza indietro nel tempo fino al periodo prenatale e lasciamo che in essa si formi la convinzione di essere stata appena generata. Realizziamo cioè il desiderio catatonico che assillava il paziente. Capito?

— Capito.

— Il paziente ricomincia così, coscientemente, ma solo per gli strati superficiali della coscienza, il processo di sviluppo, con un ritmo accelerato… infanzia, fanciullezza, adolescenza e infine maturità.

— Volete dire che Barbara sta per ridiventare bambina, per imparare di nuovo a parlare, a camminare?

— Esatto. Ci vogliono circa tre settimane. Quando avrà compiuto il ciclo completo del suo sviluppo sarà in grado di accettare l’esperienza da cui ora tenta di fuggire. Sarà, per così dire, maturata ad essa. Questo vale solo per gli strati superiori della sua coscienza. Al disotto, nel subcosciente, non subirà alcuna influenza. Potrete scrutarla nel profondo fin che vorrete. L’unico guaio è che deve aver subito un forte trauma, laggiù. Vi sarà difficile riuscire a captare quel che volete. Naturalmente, voi siete specializzato in questo. Saprete voi come cavarvela. — Jeems si alzò bruscamente. — Devo ritornare al lavoro. — Si avviò alla porta. — Mi fa sempre piacere essere consultato da un esper. — E se ne andò.


Mary salì a prendere la ragazza e la fece sedere su un basso palco disadorno. (Powell aveva recentemente rinnovato il suo appartamento, arredandolo in stile svedese del XX secolo). Barbara sedeva immobile come una statua. Mary le aveva fatto indossare un abito azzurro e le aveva pettinato i biondi capelli all’indietro, raccogliendoli sulla nuca con un nastro azzurro.

Così serena all’apparenza e così sconvolta di dentro. Maledetto Reich!

Che ne è di lui?

Ero così furibondo nel salottino di Chooka Frood, che me la presi con quel vigliacco di Quizzard e sua moglie.

Che cosa hai fatto a Quizzard?

Neurochoc. Vieni qualche volta al laboratorio e ti faremo vedere come si fa. Se prendi il primo grado te lo insegneremo. È come una qualunque arma elettronica, ma basato esclusivamente su fenomeni psichici.

Può essere fatale?

Hai dimenticato il voto? No, naturalmente.

E tu hai captato il pensiero di Reich attraverso il pavimento? Come ci sei riuscito?

Riflessione telepatica. Lo stanzino della chiromante non era assicurato contro il passaggio del suono; presentava anzi molti condotti acustici. È stato l’errore di Reich. I suoi pensieri mi giungevano attraverso tali condotti e ti giuro che speravo che Reich avesse il fegato di sparare. L’avrei atterrato con un neurochoc che sarebbe passato alla storia.

Perché non sparò?

Aveva tutte le ragioni per ucciderci. Credeva di essere al riparo, non sapeva del neurochoc, pur avendo visto cadere Quizzard dinanzi a me. Non poté. Inibizione inconscia, non so esattamente di che genere. Forse una prossima volta il caso non si ripeterà. Per questo ho intenzione di tenere Barbara in casa mia. È l’unico posto dove non c’è pericolo per lei.

Sarebbe al sicuro anche al Kingston Hospital.

Non abbastanza per il lavoro che devo fare io.

???

Nel suo stato d’isterismo Barbara racchiude la scena dell’assassinio con tutti i suoi particolari. Se riesco a captarla, Reich è nelle mie mani. Be’, meglio cominciare. — Si rivolse a Barbara D’Courtney e disse: — Aiuto, Barbara!

Di scatto lei balzò in piedi sulla piattaforma, in ascolto, e Powell cominciò a sondarne delicatamente le reazioni. Sensazione di lenzuola e coperte… Voce indistinta, invocante… La voce di chi, Barbara? Giù, nel profondo del precosciente lei rispose: Chi sei? Un amico, Barbara.

— Non c’è nessuno! Nessuno! Sono sola. — Ed era sola. Sola correva per un corridoio, spalancava una porta e si precipitava in una camera d’orchidee per vedere… Che cosa, Barbara? — Un uomo. Due uomini. — Chi? — Via. Andate via, per favore! Non mi piace sentir voci. C’è una voce che mi urla nelle orecchie…

Urlava mentre il terrore la faceva fuggire da una nebulosa figura che si avventava contro di lei per allontanarla da suo padre. Che cosa fa tuo padre, Barbara?

— Sta… no, voi non c’entrate qui. Qui siamo solo in tre. Papà, io e… — Il suo viso trasalì. Guarda ancora, Barbara. Testa oblunga. Occhi grandi. Naso piccolo e diritto. Bocca sottile, che pare una ferita. È questo l’uomo?

— Sì, sì. — E poi tutto era scomparso. Lei era ginocchioni di nuovo, immobile come una bambola.

Powell si asciugò il sudore dal volto.

Era Ben Reich, Mary. Hai captato la sua immagine anche tu?

Non ho potuto rimanere abbastanza nella mente di lei, Pres. Ho dovuto prendere un po’ di respiro.

Era Reich, non c’è dubbio. L’unico problema resta ormai in che diavolo di modo ha ucciso il padre della ragazza. Che arma ha usato? Perché il vecchio D’Courtney non si è ribellato, non si è battuto per difendersi? Devo ripetere l’esperimento. Mi ripugna l’idea di doverle imporre tutte queste emozioni… Respirò profondamente e disse: — Aiuto, Barbara!

Di nuovo lei balzò in piedi, in ascolto. Non affrettarti così. C’è tanto tempo. — Ancora voi? — Ti ricordi di me, Barbara? — No, non vi conosco. Andate via. — Ma io sono parte di te, Barbara. Corriamo insieme per il corridoio. Vedi? Apriamo la porta insieme. Tutto è molto più facile insieme. Ci aiutiamo l’un l’altro. — Noi ci aiutiamo? — Sì, Barbara, tu ed io. Quando parli con te stessa, quando sei sola, parli con me. Ecco chi sono.

— Guardate papà! In nome di Dio aiutatemi!

S’inginocchiò di nuovo, tranquilla e immobile.

Powell avvertì la presenza di una mano sotto il suo ginocchio, e si rese conto di essere inginocchiato, il che non era stato previsto. Il corpo dinanzi a lui scomparve e anche la camera delle orchidee; c’era soltanto Mary Noyes che tentava di sollevarlo. Lui scosse la testa.

Mary sollevò da terra la ragazza. Poi si volse a Powell. Ora sono pronta ad aiutarti, o pensi che sia poco virile?

Tutto quello di cui ho bisogno sono le mie energie mentali.

Cos’hai captato?

D’Courtney voleva essere ucciso.

Ma che diavolo dici?

La verità. Devo vedere subito il medico di D’Courtney: è la prima cosa da farsi in mattinata.


Sam Akins, medico esper di primo grado, guadagnava mille dollari per un’ora di analisi, il che significava due milioni di dollari l’anno. Ma si sprecava letteralmente in opere di carità. Inoltre era uno dei fari del movimento educativo della Lega, e sosteneva che le facoltà telepatiche non erano una caratteristica congenita, ma una qualità latente che un’adeguata educazione poteva convenientemente sviluppare.

Invitava le persone più indigenti di cui avesse notizia a sottoporgli i loro problemi e, aiutandole a chiarirli, cercava di sviluppare in loro le facoltà telepatiche. Fin’allora la sua attività aveva dato come risultato immediato la scoperta del solo 2 % di esper latenti, percentuale inferiore a quella messa in luce dall’Istituto Ricerche della Lega, ma Sam non si sentiva affatto scoraggiato.

Powell lo trovò che misurava a grandi passi il suo giardino, intento a calpestare energicamente le aiuole nell’illusione di fare della floricoltura. Sbuffava e urlava all’indirizzo delle piante e dei pazienti.

— Maledizione, non dirmi che si tratta di una zinnia. Non so più riconoscere un’erbaccia da un fiore con i miei occhi? Dammi il rastrello, Bernard.

Un omino vestito di nero gli tese il rastrello dicendo: — Mi chiamo Walter, dottor Akins.

Akins grugnì, sradicando il ciuffo verde che non era né una zinnia né un’erbaccia. — Perché non vuoi essere chiamato Bernard? Chi ti ha insegnato tutte queste sottigliezze semantiche?

— Speravo che me lo spiegaste voi, dottor Akins — replicò Walter.

— Mi fai pensare ad Alice Bright. Dov’è questa presuntuosa, a proposito?

Una graziosa ragazza dai capelli rossi si fece avanti e disse con un’allegra smorfia:

— Sono qui, dottor Akins.

— Bene, non far la ruota perché ti ho chiamata per nome. — Akins la guardò con viso corrucciato e continuò, telepaticamente: Sono una donna, dici tu. È abbastanza per dedurre che migliaia di uomini mi potrebbero avere se solo lo permettessi. Questo mi dà un senso di vita reale. Ebbene: non è così. Nulla può sostituire la vita nella pienezza dei suoi valori.

Akins attese con impazienza una risposta, ma la ragazza continuò a pavoneggiarsi dinanzi a lui: nient’altro. Infine l’esper sbottò: Nessuno di voi ha afferrato quanto le ho trasmesso?

Io.

Oh, salve, Pres. Che ne dici di questa adunanza di teste dure? Troppo pigri per captare perfino una domanda così semplice.

Lascia stare quella pianta, Sam. È un pomodoro.

È un’erbaccia.

Ti assicuro io che si tratta di un pomodoro. Powell si rivolse ai pazienti; — Che genere di pianta è questa?

— Pomodoro — risposero.

Sam la strappò. — Sono allergico ai pomodori — annunciò con l’aria di aver avuto l’ultima parola. Che cosa vuoi, Pres?

Quando hai un momento di tempo vorrei farti un paio di domande riguardo a un tuo paziente ora defunto.

Chi?

D’Courtney. Il nostro amato signor Peetcy è curiosissimo di sapere tutto quello che lo riguarda.

Lasciami un’altra mezz’ora con questa gente. A proposito, c’è anche il giovane Chervil che mi sta aspettando per parlarmi. Sai se gli sia successo qualcosa? Mi sembrava così sconvolto. Va’ a parlargli.

Powell trovò il giovane Chervil che passeggiava distrattamente dinanzi alle finestre aperte sul giardino. Alzò appena lo sguardo, malinconicamente, quando lo vide. Buongiorno, signor Powell.

Salve.

Come state, signor Powell?

Dal giardino Akins si lagnò: Smettetela di trasmettervi messaggi. Confondete i miei protetti. Parlate!

Powell sogghignò: — Ve la sentite di parlare, Gally?

— Mi mancano le parole.

— Guai?

Gally annuì. — Credete nel dottor Akins?

— Non per quel che riguarda la botanica.

— Intendo se siete d’accordo con lui sull’idea che tutti possono divenire esper.

— A tutti noi piacerebbe credergli. Ma non ha ancora convinto nessuno.

— Deve avere ragione — brontolò Gally. — Sapete, la ragazza che conobbi alla festa in casa Beaumont la notte in cui D’Courtney fu ucciso…

— Duffy Wygs? Ebbene, che c’è?

Gally disse tutto d’un fiato: — Voglio sposarla.

— Ah, sì? Ma non è una esper.

— Il dottor Akins dice che chiunque lo è.

— Appoggio morale, eh?

— Voi siete contrario, signor Powell?

— La Lega è contraria, Gally. Sapete perché. Sam Akins ha torto. Le statistiche della Lega dimostrano che quando un esper sposa un non-esper pochi tra i figli ereditano le facoltà telepatiche. È come per gli occhi azzurri: sono un carattere ereditario recessivo. Non possiamo permetterci di esporci a una simile perdita.

— Questo è quanto pensa la Lega, signor Powell, ma io ho chiesto il vostro parere. Siete contrario a questo matrimonio?

— Lei è una ragazza in gamba, Gally. Acuta, intelligente, piena di talento. Ecco perché sono contrario.

— Non capisco.

— Per il bene di lei, non per il vostro. Altre telespie hanno fatto matrimoni di questo genere, matrimoni che non riescono mai perché non sono basati sull’uguaglianza. Vivere con un esper dà a una persona normale un senso di inferiorità. Duffy Wygs finirebbe con l’odiarvi, e con il disprezzare se stessa; non sarebbe più la ragazza acuta, intelligente, piena di talento, assolutamente amabile che è ora. Se l’amate, Gally, non rovinatela. Lasciatela andare.

Akins entrò rumorosamente nella stanza. Sono dei cocciuti, dei maledetti testoni! Si vergognano di essere telespie. Ora, Gally, che cos’hai? Sputa fuori. Ho qui un formulario.

Il giovane Chervil esitò. Il flusso telepatico s’incrinò, fu interrotto da resistenze, abbandoni, tentativi di accomodamento.

Infine giunse la risposta: Nulla di speciale, signore. Solamente una visita amichevole.

Amichevole? Allora perché quella faccia?

Dopo che Gally ebbe risposto evasivamente e se ne fu andato, Powell gli illustrò la situazione del ragazzo. Akins deplorò sinceramente la cosa, ma non fu affatto impressionato dalla decisione di Chervil. Quindici anni di felice vita coniugale rendono indifferenti agli affanni di una storia d’amore giovanile.

S’innamorerà di una esper e vivrà felice fino all’ultimo dei suoi giorni. Ora, che cos’è questa faccenda di D’Courtney?

Powell gli espose il problema. Non c’era più dubbio, Reich aveva ucciso D’Courtney. Powell non sapeva come né perché; ma un fatto era chiaro e sconcertante insieme e bisognava dimostrarlo obiettivamente al signor Peetcy. Reich aveva ficcato l’arma del delitto nella bocca di D’Courtney e gli aveva poi fatto saltare il cervello. Era virtualmente impossibile che l’uccisore avesse compiuto un atto del genere se fosse stato impegnato a lottare con la figlia da una parte e con la vittima dall’altra… a meno che la vittima non avesse neppure cercato di difendersi.

Hai colto perfettamente nel segno. D’Courtney probabilmente era lieto di farla finita.

E perché?

Deperiva sempre di più per una grave forma di esaurimento psichico ed era giunto sull’orlo del suicidio. Venne qui da casa sua, su Marte, perché lo tempestai tanto che si arrese. La piccola sorpresa che Reich gli preparava deve essergli tornata gradita.

Perché D’Courtney era deciso a suicidarsi?

Se lo sapessi, non gli avrei permesso di arrivare a quel punto. Reich mi impedì di riuscirvi. Avrei potuto salvare D’Courtney.

Ma non hai idea del perché D’Courtney ebbe questo crollo psichico?

Sì. Faceva dei drastici tentativi per sfuggire a un grave complesso di colpa.

Che genere di colpa?

Verso sua figlia.

Barbara. Ma perché?

Non lo so. Lottava per scacciare simboli di avversione, viltà. Avremmo lavorato su questo materiale. Ecco quanto so.

È possibile che Reich abbia immaginato tutto questo e ne abbia approfittato. Ecco un particolare intorno a cui si accanirà il signor Peetcy.

Avrebbe potuto immaginarselo… no, impossibile. Avrebbe avuto bisogno dell’ausilio di un esper per…

Un momento, Sam. C’è qualcosa sotto quest’ultima affermazione, vorrei captarlo se permetti…

Fa pure, sono a tua disposizione.

Ecco, ora è più facile… Associazione d’idee con festa… invito… conversazione alla riunione tenuta a casa mia. Il mese scorso, Gus T8, medico esperto nel tuo stesso campo, chiedeva il tuo aiuto per un caso simile, quello di un suo paziente, diceva. Se T8 chiedeva il tuo aiuto, Reich certamente aveva bisogno di tale aiuto, così ragionasti tu. Powell era così sconvolto che parlò a voce alta. — Bene, che ne dici, telespia?

— Che ne dico di che cosa?

— Gus T8 era in casa Beaumont, la notte in cui D’ Courtney fu ucciso. Ci andò con Reich, ma io speravo che…

Pres, non lo credo!

— Neppure io. Ma ascolta. Il piccolo Gus era l’esperto di Reich. Ti strappò quel che poté e poi lo riferì a un assassino. Come sconterà ora l’infrazione del Voto di Galeno?

— Come sconterà ora la disintegrazione Reich? — rispose Akins duramente. Da una stanza interna giunse un messaggio di Sally Akins: Pres. Al telefono.

Powell attraversò a grandi passi veloci la sala che lo separava dallo stanzino del telefono. Vide subito sullo schermo il viso di Son.

— Che fortuna trovarvi, Capo! Abbiamo sei ore di tempo.

— Raccontami tutto per ordine, Son.

— Il nostro studioso di Rhodopsin, il dottor Wilson 1/4 è di ritorno da Callisto; ora è diventato un ricco possidente per gentile concessione di Ben Reich. Resterà in città per sei ore per sistemare i suoi affari, poi tornerà su Callisto dove ha deciso di stabilirsi sfruttando il patrimonio di recente acquisizione.

— Dannato telefono. Come fa uno a farsi un’idea esatta della situazione basandosi sulle parole? Credi che 1/4 abbia intenzione di parlare?

— Vi avrei chiamato se fosse così? È grato a Reich che… cito le sue parole… generosamente ha risolto certe complicazioni legali in favore del dottor Wilson 1/4 Maine e della giustizia. Se volete arrivare a qualcosa, affilate tutte le vostre armi.


— E questo — disse Powell — è il laboratorio della Lega, dottor Wilson.

1/4 Maine era impressionato. Tutto il piano superiore della Sede della Lega era destinato alle ricerche scientifiche.

Si trattava di un enorme salone circolare di quasi trecento metri di diametro, che terminava in una cupola di quarzo in duplice sovrapposizione, graduato in modo che si poteva far filtrare la luce nell’intensità voluta, dalla totale oscurità all’illuminazione piena, inclusa la luce monocroma entro un decimo di angstrom.

— Non ho molto tempo, signor Powell — disse Wilson 1/4 Maine.

— Naturalmente. È davvero gentile da parte vostra dedicarci un’ora. È giusto il tempo sufficiente per darci i vostri preziosi consigli.

— Nulla che riguardi D’Courtney? — chiese Wilson.

— Chi? Ah, quel delitto. Come vi è venuta questa idea?

— Sono stato pedinato — disse Wilson, di malumore.

— Noi chiediamo il vostro consiglio in materia scientifica, non informazioni su un delitto. Che relazione ha il delitto con la scienza?

Giusto. Bastava guardarsi attorno, in quel laboratorio, per rendersene conto.

— Nessuno leggerà il mio pensiero, dunque?

— Dottor 1/4 Maine! — disse Powell con aria offesa. — Vi ho dato la mia parola di scienziato.

— Bene, bene — disse 1/4 Maine, indicando un banco. — Di che si tratta? Simbiosi?

— Diamo un’occhiata intorno, d’accordo? — E Powell prese delicatamente 1/4 Maine per un braccio. Agli studiosi presenti nel laboratorio lanciò invece questo messaggio: Attenzione, esper! C’è qui un tipo che bisogna ungere a dovere. È uno specialista in fisiologia ottica e ha delle informazioni che vorrei desse spontaneamente. Per favore, proponetegli tutti i più oscuri problemi in materia che vi riesce di inventare, e chiedetegli di illuminarvi.

Si fecero avanti in massa. Uno studioso, che si occupava del problema di registrare la corrente telepatica, chiese schiarimenti. Due graziose ragazze, accanite studiose del misterioso problema della trasmissione telepatica a vasto raggio, domandarono al dottor 1/4 Maine perché la trasmissione delle immagini visive avesse un limite d’errore di dieci angstrom, il che non era vero. Il gruppo degli scienziati giapponesi, le cui ricerche convergevano sul cosiddetto Nodo di Galeno, centro della ricettività telepatica, sosteneva che il Nodo di Galeno era in circuito con l’asse ottico (ne era invece ben lontano) e cominciarono a sottoporre prove completamente assurde al dottor Wilson 1/4 Maine.

Alle due fu servita una colazione fredda per non interrompere il sacro banchetto della scienza. Il dottor 1/4 Maine, estatico e animato, confessò che non gli andava l’idea di possedere tante ricchezze su Callisto e di dovercisi stabilire: non vi erano scienziati, lassù. Confidò poi a Powell come gli era accaduto di ereditare quel vistoso patrimonio. Craye D’Courtney ne era stato, a quel che si diceva, il proprietario. Il vecchio Reich (il padre di Ben) doveva averglielo soffiato, in un modo o in un altro, e l’aveva intestato a sua moglie. Quando questa morì, l’ereditò il figlio. Ben Reich doveva essere stato preso da rimorsi di coscienza tanto che l’aveva sottoposto al tribunale perché ne decidesse a suo piacimento; e 1/4 Maine così ne era venuto in possesso.

— E ne deve avere altri di pesi sulla coscienza — disse 1/4 Maine. — Quante ne ho viste lavorando per lui! Ma tutti questi finanzieri sono dei filibustieri. Siete d’accordo?

Powell assunse un’aria di complicità e si accattivò 1/4 Maine con un sorriso. — Come scienziati possiamo criticare, come uomini di mondo non ci resta che lodare.

— Afferrate perfettamente la questione. — Così dicendo 1/4 Maine strinse con effusione la mano di Powell. Alle quattro il dottor Wilson 1/4 Maine informò i garbati giapponesi che sarebbe stato assai lieto di illustrare loro i risultati raggiunti nelle sue indagini segrete sulla porpora retinica, allo scopo di consegnare la fiaccola della scienza alla nuova generazione. Gli occhi gli si inumidirono e la voce gli tremò durante i venti minuti che passò a descrivere accuratamente lo ionizzatore Rhodopsin costruito per la Sacramento.

Alle cinque gli scienziati della Lega scortarono il dottor 1/4 Maine all’astrorazzo che l’avrebbe riportato su Callisto. Gli riempirono la cabina di doni e di fiori, le orecchie di grati complimenti ed elogi e il dottor Wilson 1/4 Maine prese congedo con la piacevole convinzione di aver giovato alla scienza in modo tangibile, senza aver tradito quel nobile e generoso patrono che era per lui Ben Reich.


Barbara si trascinava carponi sul pavimento del salotto. Le avevano appena dato la colazione e il suo viso era tutto impiastricciato di uovo.

— Tata — diceva. — Tata!

Mary, vieni subito! Parla! Barbara parla!

Ma no! disse Mary arrivando di corsa dalla cucina. Che cosa dice mai?

Mi ha chiamato papà.

Mary gli inviò un’ondata di derisione. Ha detto tata. E tornò in cucina sorridendo e scuotendo la testa.

Voleva dire papà. È colpa sua se è troppo piccola per articolare distintamente una parola?

Powell si inginocchiò accanto a Barbara. — Di’ papà, piccina. Papà?

— Tata — ripeté Barbara con un incantevole balbettìo.

Powell rinunciò. Discese attraverso gli strati coscienti della ragazza ai preconcetti.

Salve Barbara.

— Ancora voi?

Sai chi sono? Vorresti sapere perché sei sepolta quaggiù in questa solitudine?

— Ditemelo.

Sei venuta al mondo. Hai avuto un padre e una madre. Sei cresciuta fino a diventare una bella ragazza con i capelli biondi e gli occhi scuri. Hai fatto un lungo viaggio da Marte alla Terra con tuo padre e ti trovavi…

— No. Non c’è nessuno, all’infuori di voi.

Ne sono veramente addolorato, ma bisogna che viviamo ancora quell’agonia.

— Non so che volete dire, ma, vi prego… vi prego! Rimaniamo noi due soli nel buio.

C’era tuo padre nell’altra stanza, la camera delle orchidee, e improvvisamente abbiamo udito qualcosa… Powell trasse un profondo respiro e gridò: — Aiuto, Barbara!

Sensazione di lenzuola e coperte. Pavimento freddo sotto i piedi nudi e lungo corridoio senza fine finché i due irruppero nella camera delle orchidee, lanciarono un urlo e si sottrassero con un rapido balzo all’atterrita stretta di Ben Reich, mentre lui alzava qualcosa verso la bocca di papà. Che cosa? Trattieni quest’immagine. Fotografala. Dio mio! Quell’orribile esplosione soffocata.

I due gemettero e si trascinarono carponi sul pavimento per strappare un malefico fiore d’acciaio dal cereo… Powell si accorse improvvisamente che Mary Noyes lo stava trascinando, evidentemente per sollevarlo. L’aria intorno crepitava di indignazione.

Non posso lasciarti solo un minuto!

Che ora è, Mary?

Le nove e quaranta. Sono entrata e vi ho trovato tutt’e due inginocchiati sul pavimento, laggiù.

Lo so. Ma ho saputo finalmente ciò che cercavo. Si tratta di un’arma, Mary. Un’antica arma esplosiva. Ne ho un’immagine chiarissima. Dà un’occhiata…

Dove se l’è procurata? In un museo?

Non credo. Vedrai: prenderò due piccioni con una sola fava.

Powell si avviò barcollando al telefono e compose il numero BD-12232. Immediatamente il volto contorto di Jeremy Church comparve sullo schermo.

— Salve, Jerry.

— Salve, Powell…

— Per caso Gus T8 ha comprato da te una pistola, Jerry?

— Una pistola?

— Sì, arma da fuoco stile XX secolo. È stata usata nell’assassinio di D’Courtney.

— No!

— Sì. Penso che Gus T8 sia l’assassino che cerchiamo. Anche il signor Peetcy la pensa così. Vorrei darti l’esatta descrizione della pistola e sapere se effettivamente l’ha acquistata da te. — Powell esitò e poi soggiunse, imprimendo alle sue parole il tono della massima gentilezza: — Mi faresti un grande favore, Jerry, e te ne sarei estremamente grato. Estremamente. Aspettami. Sarò da te fra mezz’ora.

Powell attaccò il ricevitore. Guardò Mary. Immagine di un occhio strizzato.

Ciò dovrebbe dare al piccolo Gus il tempo di muoversi.

Perché Gus? Quando Peetcy ha avuto questa informazione? Pensavo che Ben Reich fosse… Capisco! Church vendette l’arma a Reich.

Può darsi. Gestisce un monte di pegni, e un monte di pegni è il luogo più simile a un museo.

Così vuoi mettere Church e T8 uno contro l’altro.

E tutti e due contro Reich. Non siamo riusciti a trionfare su un piano obiettivo, d’ora in poi ricorreremo a trucchi telepatici.

Ma supponi di non riuscire a metterli contro Reich. Che cosa succederà se faranno entrare Reich nel gioco?

Non possono. Keno Quizzard è terrorizzato a morte e Reich è sulle sue piste, deciso a raggiungerlo e obbligarlo al silenzio.

Sei un vero delinquente, Presi

Grazie, Mary. Proprio un bel complimento.

11

L’antro di Church era avvolto nell’ombra. Un’unica lampada a irradiazione limitata ardeva sul banco, diffondendo una sfera di luce attenuata per un raggio di due piedi. Parlando i tre uomini uscivano e rientravano in quell’alone di luce.

— No — disse Powell, seccamente. — Come telespie potete considerare insultante il fatto che io mi serva del linguaggio parlato per rivolgermi a voi. Quanto a me io la considero una prova di buona fede. Mentre parlo non posso leggere il vostro pensiero.

— Non necessariamente — rispose T8. La sua faccia da gnomo s’affacciò nel cerchio di luce. — È troppo nota la tua sottigliezza, Powell.

— Non la sto esercitando adesso. Sto facendo indagini per un delitto. Leggervi nel pensiero non mi servirebbe proprio a nulla.

— Che cosa vuoi, esattamente, Powell? — lo interruppe Church.

— So che non hai venduto la pistola a Gus. L’hai venduta a Reich.

La faccia di T8 si riaffacciò nell’alone di luce. — Allora perché sostenere che l’ho comprata io?

— Per farti venir qui, Gus. — Si volse a Church. — Tu eri in possesso di quell’arma, Jerry. Reich venne qui per farsela dare. Non era la prima volta che trafficavate insieme. Non ho dimenticato quella truffa…

— Maledizione! — esclamò Church.

— Per causa della quale fosti scacciato dalla Lega — continuò Powell. — Tu e Reich vi divideste mezzo milione, risultato di quell’affare. Ricordo che offristi la tua parte per essere riammesso alla Lega…

— E ne ebbi un rifiuto.

— Non chiedo altro che quella pistola — disse Powell.

— Offri molto?

— Mi conosci, Jerry. Credi davvero che farei un’offerta di questo genere?

— Allora quanto sei disposto a pagare per la pistola?

— Farò il meglio che potrò, credimi; ma non prometto nulla.

— Io conto già sulla promessa di un altro — mormorò Church.

— Pensaci bene: devi fidarti di me o fidarti di Ben Reich.

Il viso di Church scomparve nell’ombra. Dopo una pausa, lui parlò, da quel buio: — Non ho venduto nessuna pistola, sappilo, telespia, e non so niente su pistole usate in delitti. Questa è la mia testimonianza su un piano di obiettività.

— Grazie, Jerry. — Powell sorrise, e si volse a T8. — Voglio sottoporti una questione tecnica, Gus. Prescindendo dal fatto che tu sei complice di Ben Reich…

Un momento, Powell…

— Continuiamo a usare il linguaggio parlato, Gus, non lasciarti prendere dal panico. Tutto quello che voglio sapere è come mai la Lega non è riuscita a esercitare su di te un’adeguata influenza. Tu sei uno psicanalista di professione e dovresti saper cogliere il difetto del nostro meccanismo formativo prima che noi ti mettiamo al bando.

— Mettermi al bando? Perché? — La tranquilla sicurezza che T8 avvertiva nella mente di Powell, l’indifferente accettazione della sua rovina come di un fatto compiuto sconvolsero la piccola telespia.

— Faresti meglio a cercarti subito una buona sistemazione. Ma mentre sei ancora membro della Lega, vorrei che dedicassi la tua attenzione al tuo stesso caso. Come mai non siamo riusciti a formarti? E a qual punto siamo falliti nell’intento? Apprezzerei un tuo parere prima che tu sia finito.

Che cosa intendi con finito?

— Esiliato. Espulso. Guarda Jerry. È l’immagine di quello che sarai tu, dopo la riunione del prossimo consiglio.

Non riuscirai mai a provare niente. Non…

— Idiota! Non hai mai assistito a un processo vero e proprio? Qui non ci sarà Peetcy a occuparsi del tuo caso. Te ne starai seduto al banco degli accusati e T’sung Hsai, Akins, Joyce, Chevisance, Vigo, Catzerie, Tudor Franion, tutti i primo grado, cominceranno a esaminarti. Te lo dico io, che sei finito!

Aspetta, Powell. Il viso da manichino si contorse per il terrore. La Lega tiene conto delle confessioni. Quando ci si immischia nelle faccende di un dannato psicopatico come Reich, sia pure per ragioni professionali, si finisce con l’identificarvisi. Venne da me a raccontarmi di un suo incubo in cui gli compariva un uomo senza volto. E…

— Era un tuo paziente?

Fu così che m’intrappolò. Ma ne sono uscito, ora. Di’ alla Lega che sono disposto a confessare tutto. Church è testimonio…

— Io non sono affatto testimonio — urlò Church. — Hai cantato, eh? Dopo che Ben Reich ti ha promesso…

— Taci. Tu sei stato pazzo abbastanza da fidarti di Reich. Io giocherò lui prima che lui giochi me. Andrò in tribunale e comparirò al banco dei tre testimoni e farò quanto è in mio potere per aiutare Powell.

— Non farai niente del genere — sbottò Powell. — Fai ancora parte della Lega. Da quando in qua un esper rivela i segreti dei suoi pazienti?

— È questa la testimonianza che cercate per rovinare Reich, non è vero?

— È vero, ma non permetterò mai che alcun esper getti l’onta su tutti noi.

— Potresti perdere il posto se non riesci ad agguantare Reich.

— Voglio conservare il mio lavoro e voglio sconfiggere Reich, ma non a questo prezzo.

Lasciò il cerchio di luce e si incamminò nell’oscurità. Mentre apriva la porta, Church lo chiamò improvvisamente: — Un minuto!

Powell si fermò, la figura delineata contro la luce della strada. — Sì?

— Lascia che legga direttamente il tuo pensiero.

— Fa’ pure. — Powell lasciò cadere molti dei suoi schermi mentali. Quello che Church doveva ignorare fu accuratamente confuso e dissimulato.

— Non so — disse infine Church. — Non riesco a decidermi per quel che riguarda te, Reich e la pistola. Dio sa che tu incanti sempre tutti con le tue parole, ma questa volta credo che farei meglio a fidarmi proprio di te.

— Ti ho detto che non posso fare promesse.

— Forse tutti i miei guai derivano dal fatto che cerco sempre promesse invece di…

In quel preciso momento Powell girò rapidamente su se stesso e chiuse la porta. Via dal pavimento! Presto! Balzò sul banco. Salite quassù con me!

La bottega fu investita da un rullìo nauseante e scossa da vibrazioni spaventose. Powell affibbiò un calcio al globo di luce, spegnendola.

Fate un balzo e abbrancatevi ben stretti al lampadario pendente dal soffitto. Si tratta di un’arma ultrasonica. Su! Church ansò e spiccò un salto. Powell afferrò il braccio tremante di T8: Ti aiuterò io.

Spinse T8 verso l’alto e lo seguì aggrappandosi ai lunghi bracci. I tre stettero appesi lassù, nel vuoto, protetti dalle mortali vibrazioni che squassavano la bottega… vibrazioni che traevano un fragore di distruzione da ogni cosa a contatto con il pavimento. Vetro, metalli, pietra, materie plastiche, tutto esplodeva con forza. T8 gemette.

Forza, Gus. È uno dei sicari di Quizzard. Gente poco in gamba. Mi hanno mancato anche prima.

L’idea della distruzione strisciò nel subcosciente del piccolo esper. Powell comprese che questo era il suo momento critico. Le mani di T8 allentarono la presa ed egli cadde sul pavimento. Un istante dopo le vibrazioni cessarono, ma in quel secondo Powell udì l’esplodere di un corpo. Church ritrovò abbastanza forza da lanciare un grido.

Zitto, Jerry! Sta’ fermo!

Ha… hai sentito?

Ho sentito, certo. Non siamo ancora fuori pericolo. Tienti saldo!

La porta del monte di pegni si aprì. Solo uno spiraglio. Una lama di luce filtrò a frugare il pavimento. Individuò una chiazza rossa e grigia, poi scomparve. La porta si chiuse.

Pensano che io sia morto. È già la seconda volta. Ora fatti prendere da un attacco isterico con tutto tuo comodo.

Non ce la faccio a scendere, Powell. Non riesco a muovermi.

Niente di strano. Powell, sorreggendosi con una sola mano, afferrò un braccio di Church e lo tirò giù verso il banco. Church cadde e rabbrividì di raccapriccio. Powell lo seguì, lottando contro l’ondata di nausea che lo assaliva.

Hai detto che era uno dei sicari di Quizzard?

Certo. Ha una squadra di uomini capaci di ogni atrocità. Ora sono alle dipendenze di Ben, però. Ben sta lasciandosi prendere dal panico.

Ben Reich? Ma hanno colpito la mia bottega. Avrei potuto essere qui.

In effetti eri qui. Che differenza fa per lui?

Reich non può volere che mi si faccia fuori così.

Ah, no?

Church trasse un profondo respiro. Poi esplose improvvisamente: — Dannato figlio di un cane!

— Reich si batte per la sua stessa vita. Non puoi pretendere che si preoccupi troppo di quella degli altri.

— Bene, anch’io voglio battermi. Tienti pronto, Powell. Ti rivelerò tutto.


Barbara D’Courtney teneva una matita nera nella mano destra e una rossa nella sinistra. Era intenta a scarabocchiare vigorosamente sulle pareti, la lingua tra i denti e gli occhi scuri quasi strabici per l’estrema concentrazione.

— Piccola! — esclamò Powell. — Che cosa stai facendo?

— Pitture per papà — balbettò lei.

— Grazie, tesoro — disse Powell. — È un bel pensiero. Ora vieni a fare un po’ di compagnia a papà.

— No — disse lei.

— La mia bambina fa sempre quello che dice papà?

Ci pensò sopra un poco. — Fi — disse. Si mise le matite in tasca e sedette sul divano accanto a Powell.

Lentamente lui cominciò a penetrare per gli strati paralizzati della sua coscienza fino alla zona tumultuosa del precosciente invasa da grandi nubi oscure, dietro le quali splendeva quel fioco chiarore, una piccola isola infantile di intelligenza, a cui egli si era andato affezionando. Ma quel debole barlume divampò allora con bruciante intensità.

— Ehi, Mary — chiamò. — Vieni subito.

Mary Noyes sbucò dalla cucina. — Ancora nei guai?

— La nostra paziente sta migliorando rapidamente. È entrata in contatto con il suo id. Laggiù, nel profondo. Mi ha quasi bruciato le cervella.

— Che cosa vuoi da me? Che faccia da chaperon? Vuoi qualcuno che protegga i segreti dei suoi dolci desideri adolescenti?

— Sono io che ho bisogno di protezione. Vieni a tenermi per mano. — Powell gettò un’occhiata incerto al tranquillo viso da bambola che gli stava davanti e alle mani fresche abbandonate nelle sue. Di nuovo discese per gli oscuri passaggi verso il ricettacolo senza età dell’energia psichica, un’energia irragionevole, libera da rimorsi, mossa soltanto dall’inesauribile desiderio della soddisfazione. Sentì che Mary Noyes lo seguiva, cautamente.

Salve, Barbara.

Fu accolto da un’ondata di odio.

Ti ricordi di me?

All’ondata di odio ne segui una di ardente desiderio.

Pres, sarebbe meglio che uscissi subito di laggiù, intervenne Mary Noyes. Se rimani prigioniero in quel groviglio di pena e di piacere, sei finito.

Vorrei individuare qualcosa.

Non troverai altro che amore e morte, allo stato brado, puri istinti non toccati dal pensiero.

Voglio scoprire in che rapporti era con suo padre. Voglio sapere perché lui aveva quel complesso di colpa verso di lei.

Powell colse parte dell’immagine prenatale, la seguì fino all’associazione sensoriale di un bacio, poi al riflesso psichico del neonato che succhia avidamente dal seno… di sua madre? No, di una balia. Negazione. Orfana di madre? Powell sfuggì a una fiamma di risentimento e d’ira infantile, il Complesso dell’Orfano. Ricercò l’associazione di idee con un padre.

Improvvisamente si trovò a faccia a faccia con la sua stessa immagine.

L’immagine sparì. Dannazione! Si è innamorata di me?

Ora c’era il quadro che lei si faceva di se stessa, una patetica caricatura, i biondi capelli a cernecchi, gli occhi scuri simili a macchie, la graziosa figura deformata, ingrassata, goffa. Poi tutto ciò scomparve e di nuovo l’immagine di Powell — Possente — Protettore — Paterno si precipitò verso di lui, impetuosa, distruttrice. La testa era bifronte: dall’altro lato si scorgeva il viso di D’Courtney. Seguì quella immagine di Giano giù per un ardente canale di equivoci, doppioni, associazioni di idee fino a… sì, a Ben Reich e alla caricatura di Barbara unite indissolubilmente come due fratelli siamesi.

B unito a un altro B. Bénédictine Brandy. Barbara Ben.

Metà…

Pres.

Una voce lo chiamava da lontano, chissà da che direzione. Poteva aspettare. Bisognava che quella stupefacente immagine di Reich…

Preston Powell! Di qui, asino!

Mary?

È la terza volta che cerco di rintracciarti!

La terza volta?

In tre ore. Per favore, Pres, mentre ho ancora un po’ di forza.

Si lasciò risalire lentamente. Il caos senza tempo, senza spazio gli rombava intorno. A mezza via sentì che Mary gli stava accanto, nel difficile cammino. Rimase con lui finché non fu di nuovo nel suo salotto, seduto accanto a una bambina.

Mary, sono riuscito a individuare la fatale associazione con Reich. Un genere di legame che…

Mary era andata a prendere una salvietta gelata, con la quale gli frizionò più volte il viso, energicamente. Lui si accorse di essere scosso da un tremito.

L’unico guaio è che non si lavora con elementi integri. Si lavora su frammenti… Allontanò da sé la salvietta e fissò Barbara. Mio Dio, Mary, penso che questa povera ragazzina sia innamorata di me.

E tu?

Come, io?

— Perché credi di aver impedito che andasse al Kingston Hospital? — disse Mary. — Perché hai voluto che io facessi da chaperon? Ve lo dirò io, signor Powell…

— Mi dirai che cosa?

— Sei innamorato di lei, tu, e la ragazza non è una esper. Non è neppure in possesso delle sue normali facoltà. Vorrei che rimanessi nella sua mente fino a marcire, ecco! — Volse la faccia e cominciò a piangere.

Mary, per amor di…

— Taci — disse lei, tra i singhiozzi. — C’è un messaggio per te. Dal quartier generale. Devi partire per Pardi il più presto possibile. Ben Reich è lassù. Tutti hanno bisogno di te. Allora perché dovrei lamentarmi?

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