12

I Quattro Grandi Signori guardarono il Signore di Fife ciascuno a proprio modo: Bort irritato, Rune divertito, Bolle seccato, e Steen spaventato.

Il primo a rompere il silenzio fu Rune. Disse: «Alto tradimento? Cerchi forse di spaventarci con una frase? Che cosa significa? Tradimento contro di te? Contro Bort? Contro di me? Da parte di chi e in che modo? E poi, santo Sark, Fife, queste conferenze disturbano le mie ore normali di sonno.»

Fife rispose: «Potrebbe darsi che i risultati finali finiscano col disturbare molte tue ore di sonno. Io non mi riferisco a un tradimento contro uno qualsiasi di noi. Mi riferiscono a un tradimento contro Sark.

Bort interloquì: «Sark? E che cosa è Sark, di grazia, se non noi?»

«Non capisco» piagnucolò Steen. «Voi due sembrate aver sempre voglia di accapigliarvi a parole. Francamente! Sarebbe una gran bella cosa se la smetteste.»

Bolle disse: «Sono perfettamente d’accordo con Steen.»

Fife disse: «Non starò a menare il can per l’aia. Avrete saputo, immagino, dei disordini verificatisi su Florina?»

Rune disse: «I dispacci del Ministero degli Interni parlano di vari pattugliatori uccisi. È a questo che vuoi alludere?»

Bort scattò irato: «Per Sark, giacché ci siamo, parliamo un poco anche di questo. Dei pattugliatori uccisi! Ma se lo meritano! Com’è possibile che un indigeno si metta a prendere un pattugliatore a randellate in testa? Come mai un pattugliatore si lascia avvicinare da un indigeno armato di randello senza incenerirlo prima che l’altro gli arrivi a venti passi di distanza?»

«Hai finito?» domandò Fife. «E ora permettete che vi riassuma la situazione. Potrà essere utile.»

Pareva impossibile che gli avvenimenti di quelle ultime quarantott’ore potessero essere condensati in poche, aride parole. Innanzi tutto, vi era stata una richiesta inattesa di volumi sulla Spazio-Analisi. Poi un colpo in testa a un vecchio pattugliatore che era morto due ore dopo per frattura della base cranica. Quindi un inseguimento, che si era concluso nella tana di un agente trantoriano. Infine un secondo pattugliatore era stato ucciso all’alba da un individuo travestito da pattugliatore mentre poche ore dopo moriva anche l’agente di Trantor.

«Se volete conoscere le ultime notizie» concluse Fife «potete aggiungere questa all’elenco delle bazzecole che ho testé menzionate. Alcune ora fa è stato ritrovato nel Parco Cittadino di Florina un cadavere, o meglio i residui ossei di un cadavere.»

«Del cadavere di chi?» domandò Rune.

«Un momento di pazienza, per favore. Accanto ai resti in questione vi era un mucchietto di cenere che appariva essere il residuato combusto di pezzi di stoffa dai quali erano stati accuratamente asportati tutti gli ornamenti metallici, ma l’analisi della cenere ha dimostrato che si trattava dei resti dell’uniforme di un pattugliatore.»

«Si tratta dell’assassino, vero?» domandò Bolle.

«È poco probabile» replicò Fife. «Chi si sarebbe curato di ucciderlo in segreto?»

«Si sarà ammazzato» intervenne Bort con gioia sadica.

«Anche questo è alquanto improbabile» disse Fife. «Del resto ho il reperto medico dei periti settori che hanno analizzato la struttura ossea. Lo scheletro non è né quello di un pattugliatore né quello di un floriniano. È lo scheletro di un sarkita.»

Steen gridò: «Possibile?»

«Mi seguite?» domandò Fife. «Adesso potete capire perché dall’uniforme sono stati tolti gli elementi metallici. Chi ha ucciso il sarkita sperava che la cenere fosse scambiata per la cenere del vestito del sarkita, tolto e incenerito prima dell’assassinio, che in tal caso noi potevamo scambiare per suicidio o per il risultato di una contesa privata senza alcun rapporto col nostro finto pattugliatore. Ciò che però costui non sapeva è che l’analisi delle ceneri sarebbe riuscita a distinguere tra il kyrt della stoffa sarkita e la cellulosa di un’uniforme da pattugliatore anche priva di fibbie e di galloni. Ora sulla base del sarkita morto e della cenere di uniforme di pattugliatore non possiamo che supporre che nella Città Alta si nasconda un Borgomastro vivo camuffato da sarkita.»

«È stato catturato?» domandò Bort con la voce grossa.

«No.»

«E perché no? Perché no, in nome di Sark?»

«Lo cattureranno» disse Fife, in tono indifferente. «Per il momento abbiamo cose molto più importanti a cui pensare. Quest’ultima atrocità è uno quisquilia, al paragone.»

«Vieni al dunque!» esclamò Rune spazientito.

«Calma! Prima di tutto desidero chiedervi se ricordate il caso dello Spazio-Analista scomparso l’anno scorso.»

Bort disse con infinito disprezzo: «Ancora quello?»

Steen chiese: «Esiste qualche rapporto tra i due fatti? O dobbiamo ricominciare daccapo con quella stupidissima storia?»

Ma Fife rimase imperturbabile. Disse: «La bomba di ieri e dell’altro ieri è cominciata con una richiesta di volumi di riferimento sulla Spazio-Analisi presso la biblioteca di Florina. Per me un rapporto tra i due fatti esiste e vorrei far comprendere questo punto anche a voialtri. Comincerò col descrivervi le tre persone implicate nell’incidente della biblioteca, e vi sarei grato se per qualche momento non m’interrompeste… Prima di tutto abbiamo un Borgomastro. Dei tre è il più pericoloso. Su Sark le sue note caratteristiche erano eccellenti ma sfortunatamente egli ha ora rivolto le sue capacità contro di noi. Indubbiamente è il solo responsabile dei quattro omicidi! La seconda persona implicata è una indigena, una creatura incolta e assolutamente insignificante. Comunque in questi ultimi due giorni la questione è stata sondata in tutti i più minuti particolari e siamo venuti così a conoscere la storia di questa donna. I suoi genitori appartenevano all’“Anima del Kyrt”, non so se ricordiate quella ridicola setta segreta contadina che venne scoperta e annientata senza difficoltà circa una ventina d’anni or sono. E veniamo all’ultimo individuo del terzetto, indubbiamente il più strano dei tre. Questo terzo individuo era un operaio dell’opificio, completamente idiota.»

Bort respirò rumorosamente, Steen emise una risatina stridula, Bolle seguitò a tenere gli occhi chiusi e Rune rimase immobile nell’ombra.

Fife proseguì: «Non ho usato il termine idiota in senso metaforico. Nonostante tutti i sondaggi compiuti dal Ministero degli Interni di lui non si è riusciti a sapere assolutamente nulla di nulla. Si è potuto appurare soltanto che circa vindici mesi fa fu trovato in un villaggio, alla periferia della metropoli principale di Florina, in stato di idiozia totale. Non era neppure in grado di camminare o di nutrirsi da sé. Vi prego ora di notare che questo idiota ha fatto la sua prima apparizione poche settimane dopo la scomparsa dello Spazio-Analista. Notate pure che in pochi mesi imparò a parlare mettendosi persino in condizioni di ottenere un impiego in un opificio di kyrt. Ora che razza d’idiota è mai questo che è riuscito a imparare tante cose con tanta facilità e in così breve tempo?»

Steen cominciò tutto giulivo: «Oh, be’, se lo avevano sondato psichicamente e nei dovuti modi, può darsi che avessero predisposto le cose in modo da…» La sua voce si perse in un mormorio indistinto.

Fife osservò in tono sarcastico: «Non credo che possa esservi, in materia, autorità maggiore della tua, ma anche senza la competente opinione di Steen lo stesso pensiero è venuto anche a me perché è la sola spiegazione possibile. Ora, il sondaggio psichico può essere stato praticato soltanto su Sark o nella Città Alta di Florina. Per amor di scrupolo abbiamo controllato tutti i registri degli ambulatori medici della Città Alta, ma senza ritrovarvi alcuna annotazione a proposito di un sondaggio psichico non autorizzato. Uno dei nostri agenti ebbe allora l’idea di controllare i registri dei medici morti dopo la comparsa dell’idiota. Ebbene, proprio in uno di questi ambulatori abbiamo trovato un’annotazione relativa al nostro uomo. Era stato condotto dal medico in questione, per un controllo psichico, circa sei mesi fa dalla contadina che è il secondo personaggio del nostro trio. Evidentemente deve aver agito di nascosto perché nel corso di quella giornata si è assentata dal lavoro con tutt’altro pretesto. E il medico ha esaminato l’idiota riscontrando su di lui le prove inconfondibili di un sondaggio psichico mal condotto. E adesso viene il punto interessante. Il medico era di quelli che hanno un ambulatorio duplice, sito per metà nella Città Alta e per metà nella Città Bassa. Era un uomo metodico e conservava annotazioni doppie complete in entrambi i propri ambulatori per evitare inutili andirivieni con l’ascensore. Tuttavia la registrazione del nostro idiota non era stata duplicata, ed è la sola che non sia stata duplicata. Perché? Se, per un motivo qualsiasi, aveva deciso in cuor suo di non duplicare quella particolare registrazione, perché l’ha segnata soltanto nei registri della Città Alta, dove è stata ritrovata? O perché non soltanto nei registri della Città Bassa, dove viceversa non compare? Dopotutto il paziente era floriniano e gli era stato condotto da una donna floriniana. Lo aveva visitato nell’ambulatorio della Città Bassa. Tutto questo è attentamente annotato nella copia che abbiamo trovata. Non può esservi, a tale enigma, che un’unica risposta. La registrazione dev’essere stata debitamente inscritta in entrambi gli archivi, ma è stata distrutta negli archivi della Città Bassa da qualcuno che ignorava che nell’ambulatorio della Città Alta esistesse una seconda registrazione. Proseguiamo. Unitamente alla amnesia del paziente vi era la nota precisa, di pugno del medico, di includere i dati inerenti a questo caso nel successivo rapporto settimanale obbligatorio da presentare al Ministero degli Interni, come prescrive la legge, poiché ogni caso di sondaggio psichico presuppone l’esistenza di un criminale o di un sovversivo. Ma questo rapporto non è mai stato inoltrato, e meno di una settimana dopo il medico moriva in un incidente di traffico. Le coincidenze si stanno facendo un po’ troppo numerose, non vi pare?»

Bolle aprì gli occhi e disse: «Ma tu non stai facendo un esposto; ci stai raccontando un romanzo.»

Fife continuò: «Affrontiamo adesso la questione dall’altro capo. Dimentichiamo per un attimo l’idiota e ritorniamo allo Spazio-Analista. La prima notizia che abbiamo di lui è la notifica all’Ufficio Trasporti dell’imminente atterraggio della sua nave, notifica alla quale si accompagna un suo messaggio ricevuto in precedenza. Però lo Spazio-Analista non spunta, né è possibile individuarlo nello spazio vicino. Per giunta il messaggio inviato dallo Spazio-Analista, e inoltrato all’Ufficio Trasporti, scompare. L’U.S.I. protesta, sostenendo che siamo stati noi a sottrarre a bella posta il messaggio. Il Ministero degli Interni si convince che abbiamo inventato un messaggio fittizio a scopo di propaganda. Ora invece io penso che avessero entrambi torto. Il messaggio era stato effettivamente consegnato ma non era stato nascosto dal governo di Sark. Inventiamo un personaggio immaginario che chiameremo, per il momento, X. X ha accesso ai registri dell’Ufficio Trasporti; viene a sapere dell’imminente arrivo di questo Spazio-Analista e del suo messaggio e possiede cervello e abilità per agire con prontezza. Fa in modo che venga mandato allo Spazio-Analista, ancora a bordo della sua nave, un sub-eterogramma segreto col quale il nostro uomo riceve istruzione di atterrare su un piccolo campo privato. Lo Spazio-Analista obbedisce e X gli va incontro nel luogo da lui stesso designato.

«X ha portato con sé il catastrofico messaggio spedito dallo Spazio-Analista. A spiegazione di ciò possono esservi due ragioni: la prima, di evitare la possibilità di essere scoperto subito come impostore eliminando una prova palmare; la seconda, probabilmente, di cattivarsi la fiducia dello Spazio-Analista. Se costui si sentiva convinto di poter parlare con i suoi superiori diretti, soltanto X poteva persuaderlo a prestargli la sua fiducia dandogli la dimostrazione di essere già in possesso degli elementi essenziali della questione. Evidentemente lo Spazio-Analista deve aver parlato e per quanto incoerente, sconnesso e irragionevole possa essere stato il suo dire, X deve averlo riconosciuto come un ottimo mezzo di propaganda. Su questa base spedì ai Grandi Signori, cioè a noi, le sue lettere ricattatorie. Se non scendevamo a patti con lui era sua intenzione mandare all’aria la produzione di Florina con il propagandare voci catastrofiche sino a costringerci alla resa.

«Ma poi ha commesso il suo primo errore di calcolo. Qualcosa deve averlo spaventato. Vedremo più tardi che cosa può essere stato. In ogni caso dovette decidere che era meglio attendere, prima di proseguire. L’attesa tuttavia comportava una complicazione, X non credeva nel racconto dello Spazio-Analista ma non vi è dubbio che personalmente lo Spazio-Analista fosse assolutamente sincero. X doveva sistemare le cose in modo che lo Spazio-Analista fosse disposto a far sì che la sua “catastrofe” aspettasse. Ora questo lo Spazio-Analista non poteva permetterlo, a meno che la sua mente malata non fosse messa nella impossibilità di agire. X avrebbe potuto ucciderlo, ma io ho l’impressione che lo Spazio-Analista doveva essergli necessario come eventuale fonte di ulteriori informazioni (dopotutto X non sapeva nulla dello Spazio-Analista e non poteva condurre una vittoriosa campagna ricattatoria sulla base di un “bluff” completo) e forse lo avrà tenuto da parte come un’arma di soccorso in caso di definitivo insuccesso. Comunque si è servito di una sonda psichica e dopo la cura si è trovato tra le mani, non già uno Spazio-Analista, ma un idiota mentecatto che per un certo tempo almeno non gli avrebbe dato noie, sino a quando cioè non avesse riacquistato l’uso della ragione.

«Quale fu poi la sua mossa successiva? Evidentemente quella di accertarsi che in quell’anno di attesa lo Spazio-Analista non venisse individuato, e che nessun personaggio di qualche importanza potesse vederlo, sia pure nel suo ruolo di deficiente. Perciò agì con estrema semplicità, ma al tempo stesso da maestro. Si portò il suo uomo su Florina dove per circa un anno lo Spazio-Analista rimase in veste di indigeno mezzo scemo a lavorare negli opifici di kyrt. Suppongo che nel corso di quell’anno costui, o un suo subalterno fidato, avrà visitato il villaggio dove egli aveva “trapiantato” il disgraziato, per assicurarsi che fosse al sicuro e in discrete condizioni di salute. Durante una di queste visite deve avere appreso che il suo uomo era stato condotto da un medico capace di accertare su una semplice diagnosi gli effetti di un sondaggio psichico. Il medico morì e il suo rapporto scomparve, perlomeno dagli archivi della Città Bassa. Questo fu il primo errore di calcolo di X, il quale non pensò evidentemente che negli archivi sovrastanti potesse sussistere un duplicato del documento.

«Poi commise il suo secondo errore. L’idiota cominciò a riacquistare la ragione un po’ troppo in fretta, e il Borgomastro del villaggio era abbastanza intelligente per capire che quello non era un semplice maniaco come possono esservene tanti. Può darsi anche che la ragazza che aveva cura dell’idiota abbia riferito al Borgomastro la faccenda del sondaggio psichico. Questa naturalmente è un’ipotesi e con ciò ho concluso il mio racconto.»

Rune fu il primo a parlare. Disse: «Mi dispiace di comunicarti, caro Fife, che il tuo racconto mi ha alquanto annoiato.»

«Da quel che mi è parso di capire» disse Bolle lentamente «tu hai inventato una storia irreale quasi quanto quella dell’anno passato. Il tuo esposto si compone per nove decimi di ipotesi e di supposizioni.»

«Ci hai raccontato un sacco di frottole!» disse Bort.

«E poi, in definitiva, chi è questo X?» disse Steen. «Se non sai chi è X, tutto il castello crolla.»

Fife disse: «C’è perlomeno uno di voi che ha saputo afferrare il punto essenziale. L’identità di X costituisce il nocciolo della questione. Prima di tutto, X è un uomo che ha rapporti con l’Amministrazione Civile. È un uomo che può ordinare un sondaggio psichico. È un uomo che ritiene di poter predisporre una potente campagna ricattatoria. È un uomo che può trasportare senza inconvenienti, da Sark a Florina, uno Spazio-Analista. È un uomo che può provocare la morte di un medico di Florina. Certo non può essere un illustre sconosciuto. Anzi, io direi che è decisamente un personaggio importante, un grande Signore. Voi che ne pensate?»

Bort tuonò: «In nome dello Spazio Onnipotente, chi intendi accusare, Fife?»

«Per il momento ancora nessuno, o perlomeno nessuno specificatamente» disse Fife imperturbabile. «Statemi un po’ a sentire. Siamo in cinque, noi. Nessun altro uomo di Sark avrebbe potuto fare quello che X ha fatto. Ora chi di questi cinque è il colpevole? Per cominciare, non io di sicuro.»

«A questo proposito dobbiamo accettare la tua parola, immagino?» esclamò Rune in tono beffardo.

«Non siete affatto obbligati ad accettare la mia parola» replicò Fife. «Ma la realtà è che io sono il solo tra voi a non avere un movente. Il movente di X è di impadronirsi del controllo dell’industria del kyrt. Ora io questo controllo ce l’ho già. Possiedo un terzo del territorio di Florina. Non avrei certo bisogno di ricorrere a un complicato sistema di ricatto.» Alzò la voce per dominare il tumulto degli altri. «Statemi a sentire! Voi, invece, avete tutti i motivi possibili e immaginabili. Rune possiede il continente più piccolo e il minor numero di azioni, io so perfettamente che questo non gli piace affatto. Bolle appartiene alla casa più antica. Vi fu un tempo in cui la sua famiglia dominava tutto Sark, e probabilmente ricorda ancora gli antichi splendori della sua casa. Bort è seccato per essere stato estromesso dal voto di consiglio, non potendo così, di conseguenza dirigere gli affari nei territori che gli competono col sistema della frusta e dell’inceneratore come gli piacerebbe. Steen ha gusti dispendiosi e si trova finanziariamente in cattive acque. Ecco dunque tutti i motivi possibili che possono spingere a qualsiasi estremo: l’invidia, la sete di potere, la sete di denaro, l’ambizione del prestigio personale. Dunque, chi è di voi?»

Negli stanchi occhi di Bolle brillò un’improvvisa luce di malizia: «Come? Non lo sai?»

«Non ha importanza. Adesso sentite questo. Ho detto che dopo averci inviato quelle prime lettere qualcosa ha spaventato X (seguitiamo pure a chiamarlo X). Sapete che cosa è stato? La nostra prima conferenza, quando io ho predicato la necessità di un’azione concorde: X era presente, X era, ed è, uno di noi. Comprese che un’azione concorde avrebbe segnato la sua rovina. Si accorse di essersi sbagliato e decise di attendere, per incominciare ad agire, che il senso di urgenza si fosse dileguato. Ma si sbaglia ancora. Seguiteremo ad agire di comune accordo e il solo mezzo per riuscire è di considerare che X è uno di noi. L’autonomia continentale è finita. Rappresenta un lusso che noi non ci possiamo più permettere, poiché i raggiri di X si concluderanno soltanto con la disfatta economica di noi cinque o con l’intervento di Trantor. Personalmente il solo qua dentro di cui mi fido sono io, perciò da questo momento in avanti sarò io a capeggiare un Sark unito. Chi è con me?»

Si erano levati tutti in piedi, urlando e sbraitando. Fife sorrise. Disse: «Non avete scelta. In quest’anno che è seguito alla nostra prima conferenza anch’io mi sono preparato. Mentre voi quattro ve ne siete stati qui seduti tranquillamente in conferenza ad ascoltarmi, un gruppo di funzionari a me devoti si è impadronito della Marina.»

«Traditore!» urlarono tutti e quattro.

«Sarò un traditore nei confronti dell’autonomia continentale» ribatté Fife «ma sono leale verso Sark. Voi vi state chiedendo chi di voi sia X. Uno di voi lo sa, naturalmente; ma tra ventiquattr’ore lo sapremo tutti. E adesso tenete ben presente, Signori, che non potete fare proprio niente, perché le navi da guerra sono in mano mia. Buonasera!»

Ebbe un breve gesto di congedo.

Ad uno ad uno gli altri quattro scomparvero. L’ultimo ad andarsene fu Steen.

«Fife…» disse con voce tremula.

Fife alzò la testa: «Sì? Vuoi confessarti adesso che siamo rimasti soli? Sei tu X?»

La faccia di Steen si torse, subitamente allarmata. «No, no. Te lo giuro. Volevo solo chiederti, hai parlato proprio sul serio, per quel che riguarda l’autonomia continentale, intendo, e il resto?»

Fife fissò il vecchio cronometro appeso alla parete. «Buonasera» disse.

Steen si mise a piagnucolare, la sua mano salì all’interruttore, e anch’egli scomparve.


Rimasto solo, Fife non si mosse dal suo, posto. Pareva tramutato in pietra: ora che il calore della discussione si era spento una profonda depressione lo aveva invaso. Nella grossa faccia la bocca esangue, senza labbra, pareva uno squarcio.

Tutti i calcoli cominciavano con questo fatto: che lo Spazio-Analista era pazzo, e che nessuna catastrofe sovrastasse il pianeta. Ma a causa di un pazzo quante cose erano accadute. Junz dell’U.S.I. avrebbe trascorso un anno alla ricerca di un pazzo? Sarebbe stato così irremovibile nella sua caccia, se veramente fossero state tutte favole?

Su questo punto Fife non si era confidato con nessuno, e quasi quasi non osava parlarne neppure con se stesso. E se lo Spazio-Analista, invece, non fosse mai stato pazzo?

Il segretario floriniano comparve come un’ombra dinanzi al grande Signore, e disse con la sua voce secca, smorta: «Signore, la nave che reca a bordo sua figlia è atterrata.»

«Lo Spazio-Analista e la donna indigena sono al sicuro?»

«Sì, Signore.»

«Che nessuno li interroghi in mia assenza, e che non comunichino con nessuno finché non arriverò io… Ci sono notizie da Florina?

«Sì, Signore. Il Borgomastro è stato catturato, e lo stanno portando su Sark.»

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