La nostra difesa non consiste negli armamenti, nella scienza o nella clandestinità. La nostra difesa consiste nella legge e nell’ordine.
Annie era nel mezzo del bosco quando finalmente l’ho trovata, dopo che la stavo cercando da un paio d’ore. Non mi aveva nemmeno detto che ci andava. Nell’ultimo anno è diventata sempre più indipendente, lei. Io ero arrabbiato.
— Annie Francy! Ti ho cercata in giro per tutto il bosco, io!
— Be’, ero proprio qui — ha detto Annie. Si è sollevata a sedere. Era stesa sulla schiena in una specie di piccola buca nelle foglie e quando si è seduta mi sono dimenticato che dovevo ritenermi arrabbiato. Si stava nutrendo, lei. I suoi seni nudi color cioccolato ballonzolavano e nei capelli aveva appiccicata qualche foglia e potevo vedere il margine del suo sedere nel punto dove era appoggiato nel terreno allentato. Mi si è ingrossato il pisello. Le sono arrivato vicino in due balzi.
Lei però mi ha scansato. Io potevo anche dimenticarmi di essere arrabbiato, ma Annie non si dimentica mai quando lo è lei. — Non adesso, Billy. Dico sul serio!
Mi sono fermato, ma non è stato facile. Lei aveva un sapore così dolce, mi sembrava di non poterne mai avere abbastanza. Non nell’anno trascorso da quando eravamo scesi nell’Eden. Non fra altri dieci anni, non fra cento. Il mio vecchio pisello era duro come un pezzo di metallo.
Annie si è alzata in modo estremamente ozioso, spazzolandosi via le foglie dalle cosce e dal sedere. Lei sapeva come la stavo guardando. Aveva perfino un lieve sorriso nello sguardo. Però era ancora arrabbiata.
— Billy, io continuo a non volere che noi ce ne andiamo in West Virginia. Non servirà a nessuno.
Mi sono aggiustato un po’ i pantaloni, io. — Lizzie vuole andare. Lei "andrà". Con o senza di noi.
Annie ha corrugato la fronte. Lei e Lizzie litigavano sempre di più, adesso, da quando Lizzie aveva compiuto i tredici anni. Annie vuole far rimanere Lizzie una bambinetta, è quello che penso io, come, per lungo tempo, voleva far rimanere me un vecchio per come erano i vecchi. Prima. Ad Annie non piaceva il cambiamento. Ecco perché non vuole andare in West Virginia.
— Lizzie lo ha detto sul serio, lei? Che se ne andrebbe senza di me?
Io ho annuito. Lizzie lo avrebbe fatto. Se ne sarebbe andata, lei, anche senza Vicki. In questi giorni non è possibile fermare Lizzie. Si poteva pensare che erano i vecchi e i malati quelli che subivano il cambiamento maggiore rispetto a Prima ma, invece, sono i giovani. Non è possibile fermare nessuno di loro dal fare qualcosa. Di un tredicenne, un dodicenne o un bambino di dieci anni, bisognava prendersi cura. Bisognava nutrirli, curarli quando erano malati, proteggerli da un procione con la rabbia, da un brutto taglio o dal cibo andato a male. Non più. Adesso non hanno più bisogno di noi, loro.
Proprio come noi non abbiamo bisogno dei Muli.
Annie si è tirata su il vestito, guardandomi mentre che la osservavo, ma senza sembrare notare nulla. Il vestito era più lungo di quelli che portano le donne più giovani, perfino in estate… Annie non riesce a cambiare niente di se stessa, proprio perché non esistono più infiniti rifornimenti di tute, parka o stivali. Aveva un vestito ricavato con un tessuto vegetale, non il cotone, da un robot tessitore, appena due settimane prima. Non aveva colore, come non ne hanno adesso. Alla gente piace che i vestiti sembrano naturali il che non ha un gran senso perché il vestito di Annie ha già cominciato a essere come mangiato sul seno, sulle anche e sul sedere. Ci sono anche piccoli buchi in punti molto interessanti. I miei pantaloni erano nelle stesse condizioni. Io non ho nessuna intenzione di mettermi addosso una tunica, come fanno gli uomini più giovani, anche se risulta più comoda per nutrirsi. Non sono un giovanotto nella mia testa, indipendentemente da quello che adesso può fare il mio corpo.
Il dirompente sedere di Annie Francy è scomparso sotto il vestito.
Si è annodata i sandali che le rimanevano da Prima. Erano quasi del tutto consumati. In teoria dovevamo trovare scarpe e stivali alla riunione del Consiglio di quella sera, ma poi era saltata fuori quell’altra cosa così in fretta e così bruscamente che non ci sarebbe stata nessuna riunione del Consiglio di East Oleanta quella sera. Forse mai più, per quel che ne potevo sapere io.
Ho preso Annie per mano mentre ritornavamo in paese. Ricordo ancora quando lei non voleva assolutamente andare nei boschi, lei. Adesso, però, nemmeno Annie ha più paura dei boschi.
Del West Virginia, è tutta un’altra cosa.
La mano di Annie era forte e liscia. Ho sfregato il pollice in un piccolo cerchio sul suo palmo. Annie Francy. Annie. Francy. Era corrucciata, lei, teneva le labbra serrate.
— Non è giusto permettere di votare al Consiglio quelli che hanno solo dodici anni. Non è giusto.
Io sono abbastanza sveglio da non infilarmi in una discussione come quella ancora una volta.
— Se non era per i voti dei ragazzini non dovevamo fare questo viaggio inutile. Ed è inutile, Billy. Che cosa ne sa una tredicenne sul voto degli adulti? È ancora una bambina, lei, anche se non la pensa così!
Non ho detto niente. Non sono pazzo. Abbiamo camminato in silenzio. C’erano aghi di pino sotto i nostri piedi e, nei punti assolati, margherite e pennelli indiani. Il bosco era così bello e profumava così dolcemente come se il mondo non era stato cambiato definitivamente oltre un anno prima da cose tanto piccole che non le si poteva nemmeno vedere.
Vicki aveva cercato subito di spiegarmi il Depuratore Cellulare, lei. E i nano-meccanismi. Lizzie sembra capire, lei, ma a me non è ancora chiaro niente.
Non deve essere chiaro. Tutto quello che deve fare è funzionare.
— Annie — ho detto appena prima che arrivavamo in paese — tu non sai per certo che non possiamo fare niente in West Virginia. Forse qualcuno ha un piano, perfino uno dei ragazzini!, e per quando arriveremo lì…
Lei mi ha lanciato un’occhiataccia. — Nessuno ha nessun piano.
— Be’, forse per quando arriveremo lì… devi capire che per arrivarci a piedi occorrono tre, quattro settimane.
Si è voltata verso di me. — Nessuno farà nessun piano! Chi sa come entrare nella prigione e tirar fuori quella ragazzina? I Muli? Ce l’hanno messa loro! Quel Drew Arlen, il suo stesso uomo? Anche lui l’ha messa lì! Quelli della specie di lei? Ormai l’avevano già fatto se sapevano come! Noi non possiamo fare niente, Billy. Nel frattempo potremmo usare il tempo e il cervello per le cose che abbiamo bisogno! Migliori tessuti e in maggior quantità! Abbiamo ancora soltanto quell’unico robot tessitore che hanno messo insieme i ragazzi ed è "lento". E i vestiti vengono tutti mangiati. E le scarpe! Non ci siamo ancora occupati di come ottenere le scarpe e alla fine arriverà l’inverno!
Ho ceduto. Non si può discutere con Annie. Ha troppo ragione. Alla fine "arriverà" davvero l’inverno e il robot tessitore è uno solo per l’intero paese, il che può anche andare per i vestiti estivi ma quelli invernali sono tutta un’altra cosa. Non abbiamo procurato le scarpe. Annie sta ancora nutrendo il mondo, anche se non c’è più da cucinare.
A volte spaventa un po’ sapere che non c’è nessuno che si prende cura di noi oltre a noi stessi. A volte no.
Abbiamo incontrato Vicki al margine del paese. Aveva un vestito malmesso quasi come quello di Lizzie. Potevo vederle quasi completamente un seno, adesso e, vecchio pazzo che sono… figuriamoci se il pisello non mi si è mosso un po’. Il viso della donna però era troppo magro e lei aveva l’espressione infelice che ormai aveva da mesi. Era l’unica in tutto il paese a sembrare così infelice.
— Sta andando a pezzi, Billy. Questa volta sul serio.
— Cosa? — ho detto io. Ho pensato che si riferiva al vestito. Davvero. Vecchio pazzo.
— Il paese. Le classi. Questa volta per sempre. Il varco fra Muli e Vivi è sempre stato tenuto insieme da gomma da masticare e filo da imbastire e adesso è sparita anche l’ultima parvenza.
Ho fatto un cenno con la mano ad Annie perché andasse avanti. Lei è marciata via, probabilmente per cercare Lizzie. Io mi sono seduto su un tronco e un minuto dopo sì è seduta anche Vicki. Non può fare a meno, lei, di essere sconvolta per il paese. È un Mulo. A East Oleanta questo non importa, tutti quelli che sono rimasti sono abituati a lei, ma arrivano ancora i notiziari al caffè. Quanto meno alcuni. I Muli stanno passando un momento difficile. È come quando i Vivi hanno scoperto di non avere più bisogno dei Muli: ci siamo arrabbiati perché ne avevamo avuto bisogno. Solo che non finisce qui. Ci sono state molte uccisioni e la maggior parte dei Muli si sono rintanati nelle loro città enclave. Alcuni non escono più fuori da quasi mezzo anno.
Ho cercato di dire qualcosa per far sentire meglio Vicki. — Non c’è più la polizia per punire la gente che infrange la legge attaccando altra gente. Se riusciamo a rimettere insieme i robot poliziotto…
— Oh, Billy. È più di questo. Non c’è più nessuna legge. Ci sono solamente i Consigli cittadini. E dove le persone non se la sentono di obbedire a essi c’è la totale anarchia.
— Io non ho visto nessuno rimanere ferito, qui.
— Non a East Oleanta, no. A East Oleanta il piano di Huevos Verdes ha funzionato. Le persone hanno effettuato la transizione verso piccoli governi-cooperativi locali. A dire la verità, di questo do atto a Jack Sawicki, povero bastardo morto. Aveva istruito tutti all’auto-responsabilità. E in altri posti ha funzionato altrettanto bene. Però hanno ucciso dei Muli ad Albany, si sono uccisi "a vicenda"a Carter’s Fall, hanno fatto una festa-stupro e hanno applicato un’illegale legge del più forte a Binghamton, in altri luoghi hanno fatto una caccia alle streghe contro "modificazioni genetiche sub-umane" peggiore di qualsiasi altra organizzata dall’ECGS. E dov’è l’ECGS? Dov’è l’FBI? Dove sono l’Autorità per l’Alloggio Urbano, la Commissione Federale sulla Comunicazione e il Dipartimento della Sanità? L’intera rete governativa è semplicemente svanita mentre Washington si isola, emanando decreti che il resto del paese non degna della minima attenzione!
— Non ne abbiamo bisogno.
— Precisamente. Come entità, gli Stati Uniti non esistono più. Si sono frammentati in classi che non hanno nessunissimo scopo comune. Karl Marx aveva ragione.
— Chi? Non conosco nessuno che si chiama così.
— Non importa.
— Vicki… — ho dovuto faticare per trovare le parole. — Non puoi prendertela di meno? Non è abbastanza? Per la prima volta siamo liberi, noi. Come ha detto Miranda nella sua trasmissione olovisiva, siamo veramente "liberi".
Mi ha guardato. Non avevo mai visto né prima né poi uno sguardo così vuoto. — Liberi di fare cosa, Billy?
— Be’, di vivere.
— Guarda qui. — Mi ha mostrato un pezzo di metallo. Era fuso e contorto.
— E allora? Duragem. L’ha colpito il disgregatore. Adesso però i disgregatori sono fuori gioco. I ragazzi stanno studiando un modo completamente nuovo per costruire roba senza nessun metallo che…
— Non era di duragem. E non è stato attaccato da un organismo modificato geneticamente. È stato fuso da un U-614.
— Che cos’è?
— Un’arma. Un’arma governativa devastante, potentissima. In teoria si sarebbe dovuta sganciare solamente in caso di attacco straniero. L’ho trovato la settimana scorsa vicino a Coganville. È stata usata per far saltare in aria un cottage estivo isolato dove, sospetto, alcuni mesi fa si erano nascosti dei Muli. Adesso non ci sono più nemmeno i corpi. Non c’è più nemmeno l’edificio.
L’ho guardata. Non sapevo che era andata a piedi a Coganville la settimana prima.
— Non capisci, Billy? Quello che ha insinuato Drew Arlen durante il processo a Miranda Sharifi è vero. Non lo ha detto chiaramente e ci scommetterei che lo ha fatto perché qualcuno ha deciso che fosse pregiudiziale per la sicurezza nazionale. "Sicurezza Nazionale"! Per quella c’è bisogno di una vera nazione!
Continuavo a non capire. Vicki mi ha guardato e mi ha appoggiato una mano su un braccio.
— Billy, qualcuno sta armando i Vivi con armi governative segrete. Qualcuno sta organizzando una guerra civile. Pensi davvero che tutta questa violenza non sia stata istigata deliberatamente? Sono probabilmente gli stessi bastardi che hanno messo in giro il disgregatore di duragem inizialmente, che sono ancora fuori e cercano di far spazzare via tutti i Muli. E forse tutti gli Insonni che non sono rintanati nel Rifugio. Qualcuno vuole che questo paese continui a disgregarsi e ha abbastanza supporto governativo nascosto per poterlo fare. Guerra civile, Billy.
— Ma, Vicki…
— Oh, ma perché parlo con te? Tu non capisci nemmeno le basi di quello che sto dicendo!
Si è alzata e se n’è andata.
Aveva parzialmente ragione. Io non capivo tutto, ma qualcosa sì. Ho pensato ad Annie che non voleva lasciare East Oleanta, lei, nemmeno per liberare Miranda Sharifi.
Vicki è ritornata. — Mi dispiace, Billy. Non avrei dovuto prendermela con te. È solo che…
— Cosa? — le ho chiesto nel modo più gentile possibile.
— È solo che ho paura. Per Lizzie. Per tutti noi.
— Lo so. — Io lo sapevo davvero, io. Quello lo sapevo.
— Ti ricordi che cosa hai detto, Billy, il giorno in cui Miranda ci ha iniettato quel farmaco e lei e Drew Arlen si sono messi a litigare su chi dovesse controllare la tecnologia?
Io quel giorno non me lo ricordo molto chiaramente. È stato il giorno più importante di tutta la mia vita, il giorno che mi ha restituito Annie, Lizzie e il mio corpo, ma non lo ricordo molto chiaramente. Mi faceva male il petto, Lizzie era malata e stavano succedendo troppe cose. Ma io mi ricordo la faccia dura di Drew Arlen, che possa marcire nell’inferno di Annie. Ha testimoniato contro di lei in processo, ha mandato in galera la sua stessa donna. E ricordo le lacrime negli occhi di Miranda. "Chi dovrebbe controllare la tecnologia."
— Hai detto che era solo questione di "chi poteva" farlo. La voce dell’innocenza, Billy. E sai una cosa? Noi non possiamo. Non i Vivi siringati, o i Muli siringati nelle loro enclavi protette. E senza una qualche tecnologia ben sofisticata e nostra, qualsiasi attacco tecnologico realmente determinato da parte del governo o da parte di questi dementi puristi clandestini ci può spazzare via. E lo farà.
Io non sapevo che cosa dire. Una parte di me si voleva rintanare con Annie e Lizzie, e anche Vicki, per sempre a East Oleanta. Ma non potevo. Dovevamo liberare Miranda Sharifi, noi. Non sapevo come ma dovevamo farlo. Lei ci aveva "liberati".
— Forse — ho detto molto lentamente — non c’è nessuna lotta clandestina in atto. Forse c’è solo un periodo per acclimatarsi, e dopo un po’ i Vivi e i Muli torneranno ad aiutarsi a vicenda, a vivere.
Vicki si è messa a ridere, lei. Era un suono tremendo. — Dio benedica gli animali e i bambini — ha detto, il che non aveva per niente senso. Non eravamo nessuna delle due cose.
— Oh, sì che lo siamo — ha detto Vicki. — Entrambe.
La settimana dopo, noi, siamo partiti a piedi verso la Prigione Federale di Massima Sicurezza di Oak Mountain nel West Virginia.
Non eravamo gli unici. Non era stata un’idea originale del Consiglio di East Oleanta. L’avevano presa da un uomo che viaggiava verso sud in una delle lente e costanti file di gente che si muoveva lungo il vecchio tracciato della ferrovia a gravità. Si nutrivano, di pomeriggio, nei pascoli e nei campi. Lasciavano l’erba strappata per stendersi nel dolce fango estivo. Decidevano insieme dove dovevano essere le latrine. Facevano catene di margherite da portare attorno al collo finché le margherite non venivano lentamente mangiate e scomparivano, esattamente come i vestiti prodotti dal robot tessitore. Vicki dice che alla fine andremo semplicemente in giro nudi tutto il tempo. Io dico che non succederà finché Annie Francy avrà vita nel suo magnifico corpo.
Durante il secondo giorno di strada ho parlato con un altro vecchio che camminava lungo il percorso provenendo da un qualche posto vicino al Canada. C’erano con lui i suoi nipoti che avevano terminali portatili proprio come adesso fanno tutti i giovani, loro. Si stavano spostando verso sud prima che il tempo si faceva di nuovo freddo. Il vecchio si chiamava Dean. Mi ha detto che Prima aveva le ossa fragili e marce e la cosa era così grave che non poteva nemmeno sedersi su una seggiola senza quasi mettersi a piangere. Le siringhe erano arrivate nel suo paese da un carico lanciato dal cielo, di notte, proprio come era successo in tanti altri paesi. Ha detto che non hanno mai nemmeno sentito l’aereo. Io non gli ho chiesto come faceva a sapere che si trattava di un aereo.
Gli ho chiesto invece se sapeva che cosa stavano facendo i Muli al governo riguardo a tutti i Vivi che marciavano diretti verso Oak Mountain.
Dean ha sputato. — Chi se ne frega? Io non ho visto Muli, io, ed è molto meglio se non ne vedo. Sono un abominio.
— Cosa sono?
— Un abominio. Innaturali. Io ho parlato con qualche Vivo di New York City. Mi hanno chiarito le cose, loro. I Muli non fanno parte degli Stati Uniti. Io l’ho fissato.
— È vero. Gli Stati Uniti sono per i "Vivi". Ecco che cosa volevano il presidente Washington, il presidente Lincoln e tutti quegli altri eroi. Un governo "per" la gente, "della gente". E la gente vera, la gente naturale, siamo noi.
— Ma i Muli…
— Non sono naturali. Non sono persone.
— Non puoi…
— Abbiamo la Volontà e l’Ideale. Possiamo ripulire il paese. Liberarlo dagli abomini.
Io ho detto: — Miranda Sharifi non è una Viva.
— Vuoi dire che tu credi che le siringhe vengono da Huevos Verdes? Per quella bugiarda trasmissione? Quelle siringhe vengono da Dio!
L’ho guardato.
— Che c’è, sei un amico dell’abominio, tu? Aiuti uno di quei Muli?
Ho sollevato la testa, molto lentamente.
— Grazie per l’informazione — ho detto.
Per tutto il tratto di ritorno verso Vicki mi sono accorto di respirare in modo strano. Mi sembrava quasi di sentire il petto battere quasi come faceva Prima. Vicki, però, stava bene. Era seduta su una sedia mezza rotta vicino alla ferrovia a gravità, all’ombra di un qualche vecchio edificio, rimuginando. La gente di East Oleanta le stava attorno facendo quello che faceva sempre, ignorandola. Era abituata a lei.
— Vicki — le ho detto — devi stare attenta, tu. Non allontanarti mai dalla gente di East Oleanta. Tieni sempre addosso il cappello da sole. Un grosso cappello da sole. C’è della gente diretta a sud che vuole uccidere i Muli!
Ha sollevato lo sguardo, lei, incrociando il mio. — È ovvio. Che cosa pensavi che ti stessi dicendo da giorni e giorni?
— Ma questo non è una grossa discussione piena di parolone sul governo, qui si tratta di "te".
— Oh.Billy.
— Oh, Billy, cosa? Hai sentito quello che ti ho detto?
— Ti ho sentito. Starò attenta. — È sembrata sul punto di mettersi a piangere, lei. O di gridare.
— Bene. A noi importa di quello che ti succede.
— Al governo invece no — ha detto lei ed è tornata a fissare il vuoto.
Abbiamo camminato lungo il binario per giorni. In determinati punti era abbastanza stretto ma nessuno di noi aveva una fretta particolare. Sempre più Vivi si univano a noi. Di notte la gente stava seduta attorno a coni a energia-Y oppure falò da campo, parlando o lavorando a maglia. Ad Annie piaceva insegnare ad altri a lavorare a maglia. Lo faceva tantissimo. Le persone si inoltravano nel bosco per nutrirsi o per usare le latrine che scavavamo ogni sera. C’erano pozze e ruscelli per l’acqua. Non importava se l’acqua non era particolarmente pulita e nemmeno se era vicina alle latrine. Il Depuratore Cellulare si prendeva cura di qualunque germe potevamo prenderci. Non avremmo mai più avuto bisogno dell’unità medica, noi.
I giovani portavano i terminali, loro. I più vecchi portavano invece piccole tende, la maggior parte fatte di una stoffa plastificata. Le tende erano leggere, non si strappavano e non si sporcavano. Non avevano nemmeno quel tipico odore di muffa che io ricordo delle tende di quando ero ragazzino. Ultimamente mi ricordo un sacco di cose in più. Penso che mi manca l’odore di muffa.
Quando pioveva preparavamo le tende e aspettavamo che smetteva. Non avevamo nessuna fretta. Per arrivare ci avremmo messo tutto il tempo che ci voleva.
Ma Annie aveva ragione. Nessuno aveva un piano. Miranda Sharifi, che ci aveva restituito le nostre vite, era là a Oak Mountain e nessuno aveva la più pallida idea di come potevamo tirarla fuori.
Non ho mai visto nessun Mulo, io, oltre Vicki, che era piuttosto malmessa. Qualche volta degli stranieri le lanciavano occhiatacce ma io, Ben Radisson e Carl Jones di East Oleanta ci alzavamo subito in piedi, accanto a lei, e non c’erano mai problemi. Alcuni altri sembravano non accorgersi nemmeno che Vicki era un Mulo. Dopo le iniezioni, moltissime donne avevano corpi belli abbastanza da poter sembrare modificati geneticamente. Quasi. Io ho detto a Vicki di tenersi il cappello da sole abbastanza basso per schermare gli occhi violetti modificati geneticamente.
Siamo poi arrivati in un qualche paese con una Olo-tv nel caffè. Vicki ha insistito per guardare un intero pomeriggio di notiziari da Muli. Lizzie è rimasta seduta con lei. Lo abbiamo fatto anche io, Ben e Carl, solo per sicurezza.
Quella sera, attorno al falò, Vicki stava seduta riversa su se stessa, più depressa del solito.
C’eravamo io, lei, Annie, Lizzie e Brad. Brad era un ragazzino che si era unito a noi una settimana prima. Passava un sacco di tempo chino su un terminale vicino a Lizzie. Ad Annie non piaceva. Non piaceva neanche a me. Il corpo di Lizzie stava mangiandosi il vestito più in fretta di quanto non faceva il mio o quello di Annie, proprio come succedeva ai ragazzi. I suoi piccoli seni sporgevano in parte, tutti rosati nella tenue luce del falò. Mi sono accorto che a lei non importava. Mi sono anche accorto che a Brad importava eccome. Non c’era assolutamente niente che io o Annie ci potevamo fare.
Lizzie ha detto: — L’Enclave di Carnegie-Mellon non ha abbassato lo scudo nemmeno un volta. Nemmeno un singola volta per interi mesi. Devono essere completamente privi di cibo, il che significa che devono avere utilizzato le siringhe.
Non parlava più nemmeno come noi, lei. Adesso parla come il suo terminale.
Annie ha detto seccamente: — E allora? I Muli possono usare le siringhe. Lo ha detto Miranda. Basta solo che se ne restano dietro ai loro scudi, loro, e ci lasciano in pace.
Vicki ha detto tagliente: — Non volevi che ti lasciassero in pace quando ti fornivano tutto ciò di cui avevi bisogno. In effetti eri proprio quella che aveva il massimo rispetto per l’autorità. "Dacci oggi il nostro pane quotidiano."
— Non bestemmiare, tu!
— Forza, Annie — ho detto io. — Vicki non voleva dire niente. Vuole solo…
— Vuole solo che tu la smetta di scusarti per lei, Billy — ha detto freddamente Vicki. — Posso scusarmi anche per conto mio della mia logora casta. — Si è alzata, lei, e se n’è andata nel buio.
— Non puoi smettere di infastidirla? — ha detto infuriata Lizzie a sua madre. — Dopo tutto quello che ha fatto per noi! — È balzata in piedi e ha seguito Vicki.
Brad le ha guardate, impotente, alle spalle. Si è alzato, si è riseduto, si è mezzo alzato di nuovo. Mi ha fatto pena. — Non farlo, figliolo. È meglio che se ne stanno sole per un po’, loro.
Il ragazzino mi ha guardato con gratitudine ed è tornato al solito terminale.
— Annie… — ho detto io nel modo più gentile possibile.
— Quella donna ha qualcosa di "storto". È nervosa come un gatto.
Lo era anche Annie. Non gliel’ho detto, io. Il loro nervosismo non era dello stesso genere. Annie stava pensando a Lizzie, proprio come aveva sempre fatto. Vicki, invece, stava pensando a un’intera nazione. Proprio come avevano sempre fatto i Muli.
E se non lo facevano, chi lo avrebbe fatto?
Ho pensato ai Vivi che non avevamo più bisogno dei Muli, loro, e ai Muli che si nascondevano dietro ai loro scudi, dai Vivi. Ho pensato a tutte le lotte e le uccisioni che avevamo visto quel pomeriggio ai notiziari. Ho pensato all’uomo che aveva chiamato i Muli "abomini" e aveva detto che le siringhe venivano da Dio. L’uomo che aveva detto di avere la Volontà e l’Ideale.
Mi sono alzato e sono andato a cercare Vicki per assicurarmi che stava bene.
Non capiscono. Nessuno di loro. I Vivi sono ancora Vivi, a dispetto di tutto ciò che è accaduto, e c’è un limite a quello che ci si può aspettare.
Procedevo a piedi verso il West Virginia portando il mio nuovo nome legale e il mio abito che si decomponeva rapidamente, carica di salute e di un senso di destino funesto. Dov’erano quelli di Huevos Verdes in tutto ciò? Miranda Sharifi era stata processata fra la più spettacolare organizzazione di sicurezza conosciuta dall’uomo e la stampa di trentaquattro paesi aveva atteso col fiato mozzo il lancellottiano salvataggio ad alta-tecnologia, il rapimento dal fuoco legale che non si era mai materializzato. Miranda stessa non aveva detto una singola parola per tutta la durata del processo. Nemmeno una, nemmeno al banco dei testimoni, sotto giuramento. Era stata, ovviamente, accusata di oltraggio e la folla di Vivi all’esterno, tutti siringati, avevano sollevato tanti ululati così poco tipici dei Vivi, da compensare il silenzio di dieci agnelli sacrificali. Non però il silenzio di Huevos Verdes. Nessun salvataggio. Nessuna difesa di cui valesse la pena parlare. Nada, a meno che non si considerassero le siringhe che piovevano dal cielo, che spuntavano dalla terra, che apparivano come per alchimia perfino dalle pietre, dai campi e dall’asfalto del paese che i Super stavano profondamente, silenziosamente, invisibilmente trasformando.
Drew Arlen aveva testimoniato. Aveva descritto gli esperimenti illegali di modificazione genetica effettuati da Huevos Verdes a East Oleanta, in Colorado, in Florida. Gli ultimi due laboratori erano apparentemente solo luoghi di appoggio per East Oleanta e Huevos Verdes, ma, Cristo Santo, i Super erano solamente in "ventisette". Come diavolo avevano fatto a fornire di personale quattro località?
Non erano come noi.
Questo divenne sempre più chiaro con il progredire del processo. Divenne altresì anche chiaro che Drew Arlen "era" come noi: arrancava nella stessa palude di buone intenzioni, insicurezze morali, comprensione limitata, passioni personali e restrizioni governative rispetto a quello che poteva o non poteva dire sul banco dei testimoni.
"Questa informazione è segreta" divenne la sua monotona risposta all’avvocato difensore di Miranda Sharifi, che era certamente l’uomo più frustrato del pianeta.
Proprio come in tempo di guerra.
Ma non era la "mia" guerra. Ero stata dichiarata noncombattente, mi erano state tolte armi, bagagli e impronta di retina da qualsiasi banca dati che non fosse pubblica. Nel corso dell’anno precedente ero stata prelevata tre volte, trasportata ad Albany e messa KO mentre bio-monitor confidavano i loro segreti a scienziati che, con ogni probabilità, si erano iniettati personalmente la stessa sostanza. I risultati del bio-monitoraggio non mi venivano comunicati. Ero una esiliata governativa.
Allora, perché mai doveva importarmi che gli Stati Uniti, in quanto Stati Uniti, fossero sul baratro della non esistenza, la prima uccisione nazionalistica realizzata facendo diventare lo stesso governo obsoleto?
Non lo so. Ma mi importava. Chiamatemi folle. Chiamatemi romantica. Chiamatemi cocciuta. Chiamatemi deliberato anacronismo auto-creatosi.
Chiamatemi patriota.
— Billy — dissi mentre arrancavamo lungo l’infinito tracciato della ferrovia a gravità sulle alte colline della Pennsylvania — sei ancora un americano?
Mi lanciò un’occhiata-alla-Billy, che è come dire intelligente senza il minimo barlume di comprensione lessicale. — Io? Sì.
— Sarai un americano se verrai ucciso da qualche fanatica difesa da ultima trincea dei Muli a Oak Mountain?
Gli occorse un minuto per decidere. — Sì.
— Sarai ancora un americano se verrai ucciso in un qualche attacco sferrato da un governo clandestino di Vivi puristi che pensa che tu ti sia svenduto al nemico genetico?
— Io non sarò ucciso da nessun altro Vivo, io.
— Ma se lo "fossi", moriresti come americano?
Stava perdendo la pazienza. I suoi vecchi occhi dalla giovane energia vagarono sui nostri compagni di cammino, in cerca di Annie. — Sì.
— Saresti ancora un americano se non ci "fosse più" nessuna America, nessun governo centrale, i Muli spazzati via da qualche movimento rivoluzionario clandestino e Miranda Sharifi marcisse in una prigione gestita unicamente da robot?
— Vicki, tu pensi troppo, tu — disse Billy. — Pensare a se riusciremo a restare vivi, noi, questo ha senso. Ma non ti puoi caricare tutto il maledetto paese sulle spalle, tu.
— La mente umana, osservò una volta Charles Lamb, è in grado di innamorarsi di qualsiasi cosa. Chiamami patriota, Billy. Tu credi ancora nel patriottismo, Billy?
— Io…
— Inoltre, una volta ho visto un cagnolino modificato geneticamente precipitare da un balcone e morire. — Billy, però, individuò improvvisamente Annie. Mi sorrise e si mosse per andare a camminare accanto alla sua amata il cui vestito, a dispetto di tutti i suoi sforzi, era stato consumato dal corpo prorompente. Assomigliava a una divinità pastorale, totalmente inconscia del fatto che la rivoluzione industriale fosse iniziata e che i telai stessero lavorando a ritmo di mitragliatrice.
Raggiungemmo Oak Mountain il 14 luglio, cosa che soltanto io trovai buffa, o quantomeno degna di nota. Erano già arrivate lì diecimila persone, secondo una stima approssimativa. Esse circondavano il terreno pianeggiante attorno alla prigione e si allargavano fino ai fianchi delle montagne circostanti. Per potersi nutrire erano stati liberati dai cespugli interi chilometri tutto attorno, anche se restavano degli alberi per fornire ombra. Nessuno si serviva di cibo vero: c’erano pochissimi escrementi. Le tende dai colori selvaggi delle Ex tute punteggiavano il terreno: turchese, arancione, cremisi, verde limone. Di notte si notavano i soliti fuochi da campo o i coni a energia-Y.
Durante la prima guerra mondiale erano morti più soldati per malattie, provocate dal fatto di essere ammassati insieme in condizioni scarsamente igieniche, che per le armi. All’assedio di Dunmar, avevano mangiato ratti e poi si erano mangiati a vicenda. Durante l’Azione Brasiliana, il danno causato alla foresta tropicale era stato maggiore rispetto al danno ai combattenti, visto che la tecnologia avanzata distruggeva tutto ciò che toccava. Mai più nulla del genere.
La storia era ancora attuale? La storia umana?
Billy aveva ragione. Pensavo troppo. Bisognava concentrarsi sul rimanere in vita.
— Mettiti più fango in faccia — mi disse Lizzie, osservandomi con espressione critica. Sembrava superfluo: tutti erano costantemente coperti di fango, cosa che era divenuta ben accetta. Il fango era pulito. Il fango era latte materno. Sospettai che Miranda e Compagnia avessero alterato il nostro senso dell’olfatto con la loro pozione magica. Le persone non sembravano puzzare le une rispetto alle altre.
— Infilati più foglie fra i capelli — disse Lizzie, inclinando criticamente la testa per studiarmi. Il suo volto grazioso era cupo di preoccupazione. — Qui ci sono delle persone strane, Vicki. Non capiscono che anche i Muli possono essere umani.
"Possono essere." Per tacita tolleranza, se ci uniamo ai Vivi e rinunciamo alle istituzioni tramite le quali controllavamo il mondo.
Il labbro di Lizzie fu scosso da un lieve tremito. — Se ti succedesse qualcosa…
— Non mi succederà niente — le risposi, senza crederci nemmeno per un istante. La strinsi forte, però, quella figlia che stava rapidamente scivolando via sia da Annie sia da me, e per la quale, nonostante tutto, combattevo come se non fosse già di una specie differente. Lizzie ormai era quasi completamente nuda, il suo "abito" ridotto a pochi stracci di cortesia. Nuda e inconsciamente disinteressata. C’erano delle tredicenni in quell’accampamento che erano altrettanto inconsciamente disinteressate e incinte. Nessun problema. Se ne sarebbero occupati i loro corpi. Non prevedevano alcun problema di parto, non avevano alcuna paura di dover mantenere il bambino, contavano sulle moltissime persone sempre attorno per aiutarle a occuparsi di quella prole casuale. Non era una gran cosa. Le bambine incinte erano serene.
— Stai bene attenta — disse Lizzie.
— Stai attenta anche tu — ribattei io ma, ovviamente, lei non fece altro che sorridere.
Quella notte apparve il primo ologramma in cielo.
Apparve in modo che fosse centrato sulla prigione stessa. Quasi venti metri sopra di essa e alto all’incirca quindici, era difficile giudicare da terra, era chiaramente visibile per chilometri e chilometri. Il raggio laser era complesso e brillante. Erano circa le dieci di sera, buio abbastanza pure in estate, perché l’ologramma dominasse anche una luna quasi piena. Consisteva di una doppia spirale rossa e blu intrisa di una luce bianca sacrale, una specie di Caravaggio biologico. Sotto di esso pulsavano e lampeggiavano alcune parole:
"Morte ai non umani." Un gran freddo mi percorse la colonna vertebrale, iniziando dal fondo schiena per risalire verso l’alto.
— Chi sono che stanno facendo quell’ologramma, loro? — gridò indignato un uomo nelle vicinanze. Ci fu un frenetico balbettare di risposte: il governo, le corporazioni alimentari di cui nessuno aveva più bisogno, i militari. I Muli, i Muli, i Muli.
Non sentii nessuno dire: "I clandestini, loro!" Significava che non c’erano i loro membri presenti, nemmeno in qualità di informatori? Dovevano esserci informatori: ogni guerra aveva i suoi.
Gli informatori dovevano infiltrarsi, il che significava che dovevano essersi fatti iniettare il siero. Ma questo non significava che anche loro erano non umani? Chi rispondeva esattamente alla definizione di "non umano"?
Vidi Lizzie farsi largo a fatica tra la folla, sentii le sue mani trascinarmi nuovamente verso la nostra tenda. Se stava dicendo qualcosa, si perse nel rumore. Mi tolsi le sue piccole mani insistenti di dosso e rimasi dove ero.
L’ologramma continuava a lampeggiare. Ci fu quindi una generale avanzata verso la prigione. Non avvenne repentinamente: nessuno fu in pericolo di essere calpestato. Le persone tuttavia, cominciarono a muoversi attorno alle tende e ai falò dirigendosi verso le mura della prigione. Tramite la sgargiante luce lampeggiante riuscii a scorgere un movimento simile lungo i fianchi dei distanti pendii boschivi. I Vivi si stavano muovendo per proteggere Miranda, la loro icona prescelta.
— Se qualcuno ci prova, lui, a farla morire…
— Lei è umana, lei, proprio come tutti quelli che hanno ologrammi eleganti!
— Lasciate solo che ci provano a metterle le mani addosso…
Che diavolo pensavano di potere realmente fare per aiutarla?
Iniziò quindi un canto, dapprima nelle vicinanze delle mura della prigione ma che si diffuse velocemente verso l’esterno, soffocando il brusio più casuale delle discussioni e delle proteste. Quando raggiunsi il margine della folla ammassata spalla a spalla, esso era forte e si innalzava da migliaia di gole: "Miranda Libera. Miranda Libera. Miranda Libera".
Apparvero alcune torce. Nel giro di una mezz’ora ogni essere umano, per chilometri e chilometri, si trovava ammassato presso le mura della prigione, con il volto truce eppure esaltato che hanno le persone quando si stanno occupando intensamente di qualcosa che è al di fuori di se stessi. La luce delle torce fece divenire rosate alcune delle scialbe facce da Vivi; altre risultarono striate di rosso e blu a causa dell’ologramma che lampeggiava sopra di noi. "Miranda Libera, Miranda Libera, Miranda Libera".
Non ci fu assolutamente alcuna risposta dalle silenti mura grige.
Continuarono così per circa un’ora, che fu poi lo stesso tempo in cui l’ologramma lampeggiò il suo messaggio di morte rispetto a quelli come Miranda.
E me.
E i Vivi iniettati?
Quando finalmente l’ologramma scomparve, lo fece anche il canto, quasi venisse spento dall’alto. La gente strizzò gli occhi e si fissò a vicenda, un po’ abbacinata. Poteva essere appena uscita da un sogno lucido di Drew Arlen.
Lentamente, senza alcuna fretta, diecimila persone si allontanarono dalla prigione, tornando alle tende, espandendosi per chilometri interi. Occorse moltissimo tempo. La gente si spostava lentamente, sottomessa, parlando a bassa voce. Per quello che ne seppi io nessuno venne spintonato o restò ferito. Un tempo, non lo avrei creduto possibile.
Le persone rimasero alzate fino a tardi, rannicchiate attorno ai falò comuni, a parlare.
Brad disse: — Quell’ologramma non veniva dalla prigione.
Non avevo mai pensato che potesse essere così. Volevo tuttavia ascoltare il suo ragionamento. — Come fai a saperlo?
Egli mi sorrise in modo paziente, il tecnico che aveva appena messo le piume che si rivolgeva all’anziano ignorante. Piccolo cazzone. Io avevo dimenticato più nozioni tecniche di quante lui non ne avesse ancora imparate nel suo ritardato innamoramento post iniezione verso la vera conoscenza. Aveva sedici anni. Io, tuttavia, non avevo alcun reale diritto di disprezzarlo. Non avevo notato dove avesse avuto origine l’ologramma.
— Gli ologrammi al laser hanno fibre di alimentazione — disse. — Sai quelle sottilissime linee di raggi che si riescono a vedere solo di lato e solo se ci si mette a guardarle.
— Visione periferica. Sì, lo so, Brad. Da dove venivano, se non dalla prigione?
— Lizzie e io le abbiamo studiate solamente la scorsa settimana. — Appoggiò una mano sul ginocchio di Lizzie, che sembrava, lei, di sua proprietà. Annie aggrottò la fronte.
— Da dove venivano i raggi di alimentazione, Brad?
— Inizialmente non li avevo quasi notati. Poi mi sono ricordato…
— "Da dove, maledizione!"
Sbalordito, indicò. Orizzontalmente, verso la cima di una montagna non vicinissima di cui non sapevo il nome. Fissai la montagna che si stagliava nel chiaro di luna.
— Non capisco perché mi devi gridare dietro, tu — disse Brad, a metà fra un broncio e un ghigno. Lo ignorai. Speravo che Lizzie perdesse interesse in lui. Non era nemmeno lontanamente intelligente come lei.
Fissai la scura montagna senza nome. Ecco dove stavano, allora. I clandestini di Volontà e Ideale a cui Drew Arlen aveva accennato e di cui Billy aveva incontrato un membro settimane addietro. Quell’uomo, però era stato iniettato. Significava forse che si poteva venire iniettati, con tutti i cambiamenti nel macchinario biologico di base, ed essere ugualmente considerati umani dai clandestini? Oppure l’uomo veniva usato come informatore e sarebbe stato successivamente processato per tradimento una volta che la guerra fosse terminata? Cose simili non erano sconosciute alla storia.
Quel movimento aveva diffuso il disgregatore di duragem. Stava uccidendo Muli. Aveva nascosto con successo Drew Arlen per due mesi perfino a Huevos Verdes. Armava i propri soldati con munizioni militari degli Stati Uniti.
Arrivò l’alba prima che riuscissi a dormire.
La notte successiva l’ologramma si ripresentò, cambiato.
La doppia spirale rossa e blu nella luce bianca era ancora presente, ma questa volta le lettere lampeggianti dicevano:
"Non mi ostacolate?" Quale gruppo pseudorivoluzionario poteva essere così demenziale da pensare che un branco di "cantori pastorali" che si nutrivano di fango li stesse ostacolando? O che potesse anche essere interessato a loro?
Ebbi un’improvvisa intuizione. Non si trattava soltanto del fatto che i Vivi, avendo usato le siringhe, potessero o no essere divenuti non umani. Non era stato quel solo fattore a provocare l’odio dei clandestini. Era stato il disinteresse dei Vivi nel farlo. Le persone che avevano usato le siringhe non solo non degnavano di alcuna attenzione il governo legale, la maggior parte di esse poi era altrettanto disinteressata ai suoi eventuali rimpiazzi, ma le persone non avevano bisogno di alcun sostituto, quanto meno pensavano di non averne. E per alcuni essere odiati è preferibile al risultare irrilevanti. Qualsiasi azione che provochi una reazione, indipendentemente da quanto irrazionale, è migliore che l’essere irrilevanti. Anche se la reazione non è mai abbastanza.
Altra cosa: quegli ologrammi non stavano cercando di convertire qualcuno. Non c’erano trasmissioni che spiegassero perché la gente dovesse unirsi ai clandestini. Non c’erano volantini dalle parole semplici. Non c’erano membri della cellula clandestina che cercassero di avvicinarsi furtivamente ai più emotivi, persuadendoli sottovoce. Le persone che proiettavano quegli ologrammi non avevano alcun interesse nel reclutamento. Erano interessati a una moralistica e bigotta violenza.
I Vivi che scrutavano verso il cielo, reagirono a questo secondo ologramma esattamente come avevano fatto la notte precedente. Ordinatamente, senza confusione, senza che venisse dato alcun segnale, cominciarono a muoversi verso la prigione. Non c’era alcuna fretta. Le madri si presero il tempo per infagottare i piccoli contro il freddo notturno, per allattare al seno, per stabilire chi dovesse rimanere insieme ai bambini piccoli addormentati. Vennero coperti i falò. Coloro che lavoravano a maglia fecero ciò che generalmente si fa al termine di un ferro. Nel giro di dieci minuti, tuttavia, ogni adulto dell’accampamento aveva cominciato a muoversi, una forza di diecimila persone, verso le mura. Tutti aggirarono con cautela le tende e i focolari di quelli accampati nelle immediate vicinanze della prigione, attenti a non calpestare nulla. Non appena si trovarono spalla a spalla, cominciarono a intonare il coro.
"Miranda Libera, Miranda Libera, Miranda Libera".
L’ologramma pulsò per quindici minuti, quindi cambiò:
La luce bianca mutò in una bandiera americana, con stelle e strisce sovrapposte alla doppia spirale.
"Miranda Libera, Miranda Libera, Miranda Libera".
Quindici minuti dopo le parole dell’ologramma cambiarono ancora:
"Miranda Libera, Miranda Libera, Miranda Libera".
La bandiera americana si trasformò in un serpente a sonagli pronto a sferrare un attacco. Sembrò talmente realistico che alcuni bambini scoppiarono a piangere.
Altri quindici minuti e il serpente venne sostituito dall’originale doppia spirale con la sacrale luce bianca. Questa volta le linee furono tre:
La doppia spirale ruotò lentamente. Mi chiesi quanti dei cantori sapessero di cosa si trattasse.
"Miranda Libera…"
In un’ora fu tutto finito. Occorse un’altra ora perché l’immensa folla si disperdesse tranquillamente, cosa che cominciò a fare nel momento stesso in cui l’ologramma svanì.
Tornata alla tenda, presi in prestito il terminale di Lizzie con la sua biblioteca di cristallo. "Non mi ostacolate" era stato usato per la prima volta sulle bandiere del Sud Coloniale, quando le relazioni con la Gran Bretagna si stavano deteriorando ed era stato successivamente adottato come slogan rivoluzionario in gran parte del New England. "Libertà o Morte" era apparso sulle bandiere della Virginia, seguendo l’esortazione di Patrick Henry di rivoltarsi contro i padroni inglesi. "Speranza" era la leggenda riguardante la bandiera della goletta armata coloniale Lee, la prima bandiera a rappresentare anche tredici stelle. Non riuscii a trovare da nessuna parte riferimenti relativi a "Volontà e Ideale",
Quei maniaci si ritenevano colonizzatori del loro stesso paese, combattendo per ribaltare la classe dirigente di Muli che si stava in gran parte nascondendo passivamente e, forse, una popolazione di Vivi iniettati che era essenzialmente indifesa. A meno che non si ritenesse il canto un’arma.
Il governo esisteva, in parte, per difendere i propri cittadini contro quella sorta di demenziale insurrezione civile. Avevamo ancora un governo? Avevamo ancora un paese?
L’unico rappresentante ufficiale visibile di quel paese, il Carcere Federale di Massima Sicurezza di Oak Mountain, si stagliava silente e buio. Forse era anche vuoto.
Mi incamminai nuovamente verso le mura della prigione. Questa volta arrivai proprio fino a esse, prendendo in prestito una torcia da un accampato gentile che mi chiese timidamente, senza insistenza, di riportargliela quando avessi terminato. Camminai lungo le mura della prigione, ispezionandole.
Qualche graffito, non moltissimi. Pochi Vivi sapevano scrivere. Gli scarsi graffiti presenti non erano stati scritti sulle mura stesse, che ovviamente scintillavano per un debole scudo a energia-Y. Erano stati fatti rotolare dei massi, con estrema fatica, contro lo scudo; il terreno risultava scorticato a causa del loro passaggio. Sulle rocce era dipinto: LIBBERATE MIRANDA, ANCE NOI SIAMO PERSONNE. TIRRATE CIU CUEZTE MURRA…
Si notava un patetico graffio su una pietra, profondo circa un centimetro, dove qualche gruppo aveva cominciato, almeno simbolicamente, a "tirrare ciù cuezte murra".
La porta della prigione, posta davanti al fiume, vuota e impenetrabile. Nove metri in alto gli scudi di sicurezza, difficili a vedersi a meno che non si usasse la vista periferica, si estendevano in avanti di circa un metro, come grondaie. Non riuscii a immaginare il perché.
Le torrette si profilavano ai quattro angoli: non avevano finestre o quanto meno ne avevano, ma dotate di ologrammi che le facevano apparire inesistenti.
Tornai alla tenda, restituendo la torcia durante il tragitto. Annie, Billy, Lizzie e Brad erano già spariti nelle loro, a coppie. Da occidente stavano arrivando dei nuvoloni. Rimasi seduta all’esterno per lungo tempo, avvolta in un impermeabile di plastistoffa, sentendo freddo anche se c’erano oltre trenta gradi. Anche la prigione era lì, massiccia e silente, senza nemmeno una bandiera olografica sventolante. Morta.
— Lizzie ho bisogno che tu faccia una cosa per me. Una cosa tremendamente importante.
Lei sollevò lo sguardo su di me. L’avevo trovata nel fitto del bosco, dopo ore di paziente domandare a perfetti estranei se non avessero visto una bambina negra con nastrini rosa sulle trecce. Lizzie era seduta su un tronco caduto che la parte posteriore delle sue cosce stava probabilmente mangiando. Aveva pianto. Brad, ovviamente. Lo avrei ucciso. No, non lo avrei fatto. Lei non aveva altro modo per imparare. Claude-Eugene-Rex-Paul-Anthony-Russel-David.
Era un’ottima occasione per me. Avrei potuto sfruttare quelle lacrime.
Dissi: — C’è un messaggio che devo assolutamente fare arrivare a Charleston. Non posso andarci personalmente perché l’ECGS mi sta monitorando a distanza: te l’ho già detto. Se ne accorgerebbero. E non mi posso fidare di nessun altro. Annie non lo farebbe e Billy non lascerebbe Annie.
La piccola continuò a fissarmi, senza cambiare espressione, con gli occhi gonfi e il naso rosso.
— Si tratta di Miranda Sharifi — dissi. — Lizzie, è incredibilmente importante. Ho bisogno che tu arrivi a Charleston e io codificherò a tempo ciò che dovrai fare dopo che sarai arrivata. In effetti l’ho già fatto. So che sembra misterioso, ma è essenziale. — Puntai tutto quello che avevo — che un tempo avevo avuto — in quella ultima frase. L’autorità da Mulo. Il tono di comando da adulta. La sicurezza che quella ragazzina mi volesse bene.
Lizzie continuò a fissarmi con espressione vacua.
Le consegnai il terminale. — Cammina lungo il binario della ferrovia a gravità finché non si biforca ad Ash Falls. Poi…
— Non c’è nessun messaggio su Miranda Sharifi — disse Lizzie.
— Ti ho appena detto che c’era. — Autorità da Mulo. Comando da adulto.
— No. Non c’è niente che nessuno possa fare per Miranda. Vuoi soltanto che me ne vado via di qui perché hai paura che quei clandestini attaccheranno questa notte.
— No. Non è quello. Perché mai pensi… — "tu, che mi devi così tanto", diceva il mio tono di voce — …che io non abbia risorse che tu non capisci? Se dico che c’è un messaggio cruciale su Miranda, allora c’è un messaggio cruciale su Miranda.
Lizzie mi fissò con espressione vacua, priva di speranza.
— Lizzie…
— Mi ha lasciato. Brad. Per Maura Casey!
È sbagliato ridere per gli amori infantili. Tanto per cominciare non è molto diverso da quello che fa la maggior parte degli adulti. Mi sedetti sul tronco accanto a lei.
— Lui dice… che sono troppo sveglia per essere un bene.
— I Vivi lo hanno sempre detto — replicai io gentilmente. — Brad non ha semplicemente ancora capito come stanno le cose.
— Ma io sono più sveglia di lui, io. — Si esprìmeva proprio come la bambina che ancora era. — Molto più sveglia. Lui è così stupido su tante cose!
— La maggior parte delle persone ti appariranno stupide, Lizzie. A cominciare da tua madre. È semplicemente il modo in cui sei fatta, e il modo in cui sarà ora il mondo. Per te.
Si soffiò il naso in una foglia. — Lo odio, io! Voglio che la gente mi capisce, io!
— Be’, meglio abituarsi alla cosa.
— Lui dice, lui, che cerco di controllarlo! Non lo faccio, io!
"Chi dovrebbe controllare la tecnologia?" mi disse la voce di Paul, steso a letto, compiaciuto di istruire la persona che aveva appena scopato. Compiaciuto di essere sopra. Lizzie probabilmente cercava davvero di controllare Brad. "Chiunque può" aveva detto Billy.
— Lizzie… a Charleston…
Lei balzò in piedi. — Ho detto che non ci vado, io, e non ci vado! Spero che c’è un attacco questa notte! Spero di morire! — Corse via, tuffandosi nel bosco, piangendo.
Mi lanciai dietro Lizzie a capofitto. A dieci metri, cominciai a guadagnare terreno. Lei era veloce, ma io avevo più muscoli e le gambe più lunghe. Era a un metro dalla mia mano. Mancavano ancora sei ore all’imbrunire. Avrei potuto legarla, trascinarla via fisicamente da Oak Mountain, dal pericolo, per quanta strada avrei potuto percorrere in sei ore. Se avessi dovuto, l’avrei messa KO e l’avrei portata in braccio.
Le mie dita le sfiorarono la schiena. Lei accelerò in avanti e saltò oltre un cespuglio. Anche io saltai e la caviglia mi si distorse nell’atterraggio.
Il dolore mi trafisse la gamba. Gridai. Lizzie non fece una piega. Forse pensò che stessi fingendo. Cercai di chiamarla ma un’improvvisa ondata di nausea, shock biologico, mi assalì. Voltai la testa appena in tempo per vomitare. Lizzie continuò a scappare e scomparve fra gli alberi. La udii anche quando non fui più in grado di vederla. Quindi non riuscii nemmeno più a sentirla.
Mi sedetti lentamente. Mi pulsava la caviglia, già gonfia. Non ero in grado di stabilire se fosse una distorsione o addirittura una frattura. Se lo fosse stato, il nano-meccanismo di Miranda l’avrebbe aggiustata. Non istantaneamente, però.
Mi venne un gran freddo, quindi cominciai a sudare. "Non svenire" mi dissi severamente. Non ora, non qui. Lizzie… Anche se fossi riuscita a ritrovarla, non avrei potuto portarla da nessuna parte.
Quando lo shock biologico fu passato, tornai zoppicando all’accampamento. Ogni passo fu un dolore e non solo per la caviglia. Quando raggiunsi la periferia dell’accampamento, alcuni Vivi mi aiutarono ad arrivare alla tenda. Quando vi arrivai, il dolore si era già affievolito. Era anche buio. Lizzie non c’era e non c’erano nemmeno Annie e Billy. Il terminale di Lizzie con la biblioteca di cristallo era sparito dalla sua tenda.
Mi rannicchiai davanti alla tenda, osservando il cielo. Era una nottata nuvolosa, senza stelle o luna. L’aria odorava di pioggia. Rabbrividii e sperai di sbagliarmi. Di sbagliarmi completamente, spettacolosamente, onniscientemente riguardo al movimento clandestino che nessuno ammetteva esistesse realmente, sui suoi bersagli, su ogni cosa.
Dopo tutto, che ne sapevo io?
"Miranda Libera, Miranda Libera, Miranda Libera."
La spirale rossa e blu pulsava, coperta dalla bandiera bianca rossa e blu. "Volontà e ideale", nessun’altra scritta. Volontà di chi? Quale ideale? Il Carcere di Oak Mountain giaceva silente e buio sotto la luce ritmica.
"Miranda Libera, Miranda Libera, Miranda Libera".
Stavo ancora seduta davanti alla mia tenda, cullandomi la caviglia. Annie l’aveva bendata stretta con una striscia di tessuto che la mia pelle stava probabilmente consumando. Ero seduta a circa quattrocento metri dai diecimila cantori. Il loro canto mi arrivava chiaramente.
Il cielo era scuro, coperto. L’aria estiva odorava di pioggia, di pino, di fiori selvatici. Mi resi conto per la prima volta che quei profumi erano forti come al solito, mentre il puzzo del sudore umano risultava soffocato rispetto ai miei nervi olfattivi mutati. Miranda e Compagnia sapevano il fatto loro.
Le torce tenute in mano dai cantori si mischiavano con coni a energia-Y: ondeggiante luce primitiva e solida alta tecnologia. Sopra di essa, il bagliore rosso e blu. Larghe strisce e stelle brillanti.
Il primo aereo arrivò dalla montagna priva di nome indicata da Brad, volando senza luci, uno scintillio metallico visibile solo se lo si stava cercando. Non avrebbero avuto bisogno di aerei, sarebbe stato sufficiente utilizzare artiglieria a lunga gittata. Qualcuno voleva registrare l’azione in primo piano. Barcollai in piedi, già piangendo. L’aereo giunse fino alla prigione e si abbassò, sfiorando i cantori col suo rombo. La gente si mise a gridare. Esso lasciò cadere una singola bomba a impatto, che esplose al centro della folla, a malapena sufficiente a provocare cinquanta morti, perfino in quell’ammasso di corpi. Stavano giocando.
Le persone cominciarono a spintonare e accalcarsi, gridando. I fortunati che si trovavano ai margini della ressa corsero via liberi, verso i distanti pendii boschivi. Riuscii a scorgere sagome, alle loro spalle, distanti ma separate che inciampavano le une sulle altre. Miranda mi aveva lasciato una vista da 20/20.
Un secondo aereo, che non avevo visto in precedenza, mi volò sopra provenendo dalla direzione opposta e scomparve oltre le mura della prigione. Non udii la seconda bomba, che doveva essere caduta dall’altra parte delle mura. L’esplosione fu soffocata dalle grida.
Le persone cominciarono a calpestarsi a vicenda.
Billy. Annie. Lizzie…
Il primo aereo aveva virato e stava tornando da dietro le mie spalle. Questa volta, lo sapevo, non sarebbe stato per giocare. Troppe persone dai margini della folla stavano arrancando verso luoghi più sicuri. La bomba avrebbe forse fatto saltare in aria la stessa Oak Mountain? Ovvio. Era lì che si trovava il principale abominio. Non sapevo che genere di scudi avesse la prigione, ma se l’attacco fosse stato di tipo nucleare…
L’ologramma sopra la prigione cambiò per l’ultima volta.
Pensai di avere visto Lizzie. Follia! Non era possibile distinguere gli individui a quella distanza. La mia mente voleva semplicemente che io morissi con la massima angoscia drammatica possibile. Pensai quindi di vedere correre Lizzie in avanti ed essere calpestata da persone in preda al panico che cercavano di scappare da ciò che era stato inevitabile dal momento della creazione della prima modificazione genetica.
Serrai gli occhi per morire. Quindi li aprii nuovamente.
In tempo per vedere il nanosecondo in cui accadde.
Lo scudo attorno a Oak Mountain brillò più sfolgorante dell’ologramma nel cielo. In un istante il carcere venne avvolto da una luce argentata. L’istante dopo la stessa luce argentata schizzò fuori dalle pareti della prigione sulla folla sottostante, in cornicioni grottescamente allungati di pura energia. La bomba, o qualsiasi cosa fosse stata, colpì la cima dello scudo a energia e detonò, o rimbalzò, o venne ributtata indietro. Un aereo esplose nel mezzo di un lampo che mi accecò, ma non si trattava di un ordigno nucleare. Un attimo dopo una seconda esplosione: l’altro aereo. Quindi silenzio di morte.
La gente aveva smesso di correre, nella maggior parte dei casi. Sollevò lo sguardo verso l’opaco tetto argentato che la proteggeva, il tetto di radiazioni ad alta tecnologia di fabbricazione umana.
Gridai e barcollai in avanti. La caviglia mi cedette, immediatamente e caddi. Sollevai il petto dal terreno e guardai in alto. Il "tetto" si estendeva fino ai pendii più bassi della montagna. Non riuscii a vederci attraverso. Udii tuttavia le esplosioni seguenti, artiglieria, radiazioni o qualcosa che doveva essere stato lanciato dalla cima della lontana montagna.
La gente aveva ricominciato a gridare. Lo spintonare e il calpestare, tuttavia, erano terminati. Raccolti sotto quell’ombrello ad alta energia, il posto più sicuro dove stare.
Pensai: "Huevos Verdes protegge i suoi".
Mi stesi nuovamente a terra, con la guancia premuta contro il duro terreno. Mi sembrava di non avere ossa: non riuscivo letteralmente a muovermi. Anche dei bambini piccoli avrebbero potuto calpestarmi. Huevos Verdes aveva protetto i suoi, salvando incidentalmente le vite di nove o diecimila Vivi, intanto che un altro ignoto numero di Vivi veniva spazzato via. Ecco chi faceva le leggi, adesso: Huevos Verdes. Ventisette Insonni, più la loro eventuale prole, che non si consideravano parte del mio paese. O di nessun altro. Non i Muli, non i Vivi, non la Costituzione che perfino per i Muli era stata sempre silenziosa sullo sfondo ma fondamentale, come la roccia. Non più.
Chi era stato lo statista le cui ultime parole avevano riguardato il destino degli Stati Uniti? Adams? Webster? Avevo sempre ritenuto che fosse una storiella stupida. Le sue ultime parole non avrebbero dovuto riguardare sua moglie, il suo testamento, o l’altezza del suo cuscino… qualcosa di concreto e personale? Che cosa eclatante pensare di essere tanto grandi da paragonarsi al destino di un intero paese, e in un momento simile! Pretenzioso, da palloni gonfiati. Sciocco, oltre tutto. Quell’uomo non avrebbe più promulgato leggi o influenzato alcuna condotta politica, stava "morendo". Sciocco.
Adesso riuscivo a capirlo. Continuava a essere sciocco ma riuscivo a capirlo.
Penso di non avere mai provato una tale desolazione.
Ci fu un’esplosione finale che mi lasciò l’orecchio, quello che non era premuto contro il terreno, completamente assordato. Lottai per voltare la testa e guardare in alto. Lo scudo era scomparso, così come l’ologramma e l’intera cima della lontana montagna. Non ne avevo mai scoperto il nome.
Altre grida. Adesso che era tutto finito. I Vivi probabilmente non se ne rendevano conto, avrebbero potuto non rendersi mai conto di ciò che era andato perduto. Piccole bande di tribù vagabonde, autosufficienti, che non avevano più bisogno di quella pittoresca entità degli "Stati Uniti" di quanto non ne avesse Huevos Verdes. Vivi.
Le prime persone in fuga mi superarono correndo, dirigendosi verso le buie colline. Arrancai in piedi, o meglio su un piede. Se non appoggiavo l’intero peso del mio corpo sulla caviglia che stava autoguarendo, potevo balzellare in avanti. Dopo pochi metri trovai una torcia lasciata cadere a terra. La spensi e mi ci sorressi come fosse un bastone. Non era proprio dell’altezza giusta, ma poteva andare.
Fu un lento avanzare, essendo io l’unica persona che si muoveva in direzione della prigione. La gente aveva smesso di spintonare e alcune anime gentili o colte dal senso di colpa avevano cominciato a trascinare via i morti su cui gli altri erano passati. Una folla di quelle dimensioni, tuttavia, necessita di parecchio tempo per disperdersi. Il rumore dei pianti e delle grida era sopraffacente, specialmente dopo che ebbi cominciato a farmi strada a fatica attraverso gli stretti passaggi che si formavano fra le persone. La caviglia mi pulsava.
Passò almeno un’ora prima che riuscissi a raggiungere la prigione.
Salterellai lungo tutto il perimetro delle mura e svoltai l’angolo in direzione del fiume. Per me risultava in qualche modo sconcertante che l’acqua continuasse a scorrere e brontolare, che le rocce si trovassero nella solita sciocca posizione. Per un istante non vidi quel fiume ma un altro, con un coniglio dalle zampe bianche morto lungo la riva. Quale fiume sentivo mormorare nell’oscurità? Da quella parte delle mura non era rimasto nessuno, ma mi sembrò di scorgere dei corpi morti a terra. In effetti si trattava di ombre. Anche dopo essermene resa conto, tuttavia, esse continuarono a sembrarmi cadaveri. Continuarono a sembrare Lizzie, tutte quante, in momenti diversi. Il dolore mi si stava diffondendo dalla caviglia all’intera gamba. Non ero completamente in me.
Quando raggiunsi le porte della prigione, sollevai lo sguardo verso gli scudi di sicurezza che sporgevano dalle pareti proprio come aveva fatto lo scudo argentato. Dissi loro: — Voglio entrare.
Non accadde nulla.
Dissi, più forte, e udii io stessa la sfumatura di isteria che avevo nella voce: — Adesso entro. Lo faccio. Adesso. Entro.
Il fiume brontolava. Gli scudi si illuminarono leggermente, o forse no. Un istante dopo la porta si spalancò.
Proprio come l’Eden.
Zoppicai in una piccola anticamera. La porta si chiuse di scatto alle mie spalle. Sulla parete opposta se ne aprì un’altra. Ero stata precedentemente in prigione, come parte del mio antico addestramento da investigatore. Sapevo come funzionavano. Dapprima c’erano le porte automatizzate gestite dal computer e i bio-detector, e tutte mi fecero passare. C’era quindi la seconda serie di porte, che non sono a energia-Y, ma porte a sbarre di una lega al carbonio apribili solo manualmente, perché esistevano sempre persone in grado di penetrare in un qualsiasi sistema elettronico, incluse le impronte di retina. È stato fatto. La seconda serie di porte è controllata da esseri umani posti dietro scudi a energia-Y e se non ci sono gli esseri umani nessuno può entrare. O uscire. Non senza cariche esplosive imponenti come quelle con cui avevano già tentato i tipi del Volontà e Ideale.
Mi trovai di fronte alla prima porta a sbarre e sbirciai attraverso la finestra oscurata che dava sulla guardiola, una finestra costruita in plastichiara e non con l’energia-Y, perché anche l’energia-Y è vulnerabile rispetto a molti strumenti elettronici sofisticati. C’era una sagoma lì dietro. In qualche modo quelli di Huevos Verdes dovevano essere riusciti a portare dentro delle persone loro. Quando? Come? E che cosa avevano fatto con gli agenti carcerari Muli?
La porta si aprì.
Quindi si aprì la successiva.
E quella dopo ancora.
Non c’era nessuno nel cortile della prigione. Le sale ricreazione e mensa si trovavano sulla destra, quelle riservate all’amministrazione e la palestra erano sulla sinistra. Avanzai a balzi verso i blocchi con le celle che si trovavano in fondo. Fra di essi si scorgeva un solitario pìccolo edificio. Isolato. Quando spinsi la porta, essa si aprì.
Mi ero quasi aspettata, raggiungendo la cella, di trovarla vuota, con una pietra rotolata via dalla porta tombale. Giochetti di icone culturali…
Ma i Super-Insonni non giocavano. Lei era lì, seduta su una brandina per dormire che non avrebbe mai utilizzato, in uno spazio di tre metri per un metro e mezzo, con un water privo di tavoletta e una sedia. Ammassati sulla sedia c’erano libri, stampe cartacee realmente rilegate. Sembravano antichi. Non c’era alcun terminale. Lei sollevò lo sguardo su di me, senza sorridere.
Cosa dire?
— Miranda? Sharifi?
Lei annuì, una sola volta, con la testa leggermente troppo grossa. Indossava la tuta della prigione, grigio opaco. Non aveva alcun fiocco rosso fra i capelli scuri.
— Loro… i tuoi… le porte sono aperte.
Lei annuì di nuovo. — Lo so.
— Sei… vuoi uscire? — Sembravo un’idiota perfino a me stessa. Non c’erano precedenti.
— Fra un minuto. Siediti, Diana.
— Vicki — ribattei io. Altre idiozie. — Adesso mi faccio chiamare Vicki.
— Già. — Continuò a non sorridere. Parlava in quel modo vagamente esitante che ricordavo, come se il linguaggio non fosse il suo mezzo di comunicazione naturale. O forse come se stesse scegliendo le parole con attenzione, non perché ne avesse troppo poche ma perché ne aveva un numero inconcepibilmente vasto. Spostai i libri dalla sedia e mi sedetti.
Lei disse l’ultima cosa che mi sarei mai aspettata: — Sei preoccupata.
— Sono…
— Non sei preoccupata?
— Sono stordita. — Lei annuì di nuovo, apparentemente non sorpresa. Dissi: — Tu no? Ma no, ovviamente tu no. Ti aspettavi che tutto ciò accadesse.
— Mi aspettavo che accadesse cosa? — disse lei con quella parlata lenta e, ovviamente, aveva ragione. Erano successe troppe cose. Potevo riferirmi a una qualsiasi di esse: i cambiamenti biologici rispetto a Prima, l’attacco da parte del movimento clandestino Volontà e Ideale, il salvataggio.
Quello che dissi, però, fu: — La disintegrazione del mio paese. — Udii la mia stessa debole enfasi sul termine "mio" e provai un immediato senso di vergogna: il mio paese, non il tuo. Quella donna mi aveva salvato la vita, aveva salvato tutte le nostre vite.
Ma non era una vergogna totale.
Miranda disse: — Temporaneamente.
— Temporaneamente? Ma non sai che cosa hai fatto?
Continuò a fissarmi, senza rispondere. Mi chiesi, improvvisamente, che effetto potesse fare incontrare quello sguardo giorno dopo giorno, sapendo che lei poteva immaginare di te qualsiasi cosa, mentre tu non potevi riuscire a capire nemmeno la più banale delle cose che lei stava pensando. Forse nemmeno se te lo avesse detto.
Tutto a un tratto, compresi Drew Arlen e perché aveva fatto ciò che aveva fatto.
Miranda disse: — Non è stato Huevos Verdes a estendere quello scudo.
La guardai a occhi sbarrati.
— Pensavi che l’avessero fatto loro. Noi a Huevos Verdes, però, avevamo stabilito di non difendervi contro il vostro stesso genere. Avevamo stabilito che sarebbe stato meglio, per voi, che trovaste da soli la vostra strada. Se fossimo noi a fare tutto, non sareste altro che… — Fu l’unica volta in cui ebbi la sensazione che le mancassero effettivamente le parole.
— E allora chi ha esteso lo scudo?
— Le autorità federali di Oak Mountain. Dietro ordine diretto del presidente che è caduto in basso ma non è sparito. — Sorrise quasi, mestamente. — I Muli hanno protetto i loro cittadini americani. È questo che vuoi sentir dire, vero, Vicki?
— Quello che voglio sentire? Ma è vero?
— È vero.
La fissai. Mi alzai, quindi, e mi allontanai a balzi dalla cella. Non le dissi nemmeno addio. Non sapevo dove sarei andata. Zoppicai tanto velocemente attraverso il cortile della prigione che rischiai quasi di cadere. Non dovetti attraversare l’intero cortile: c’era gente raggruppata lì che stava discutendo in un capannello. Si interruppero quando mi videro, mi fissarono attoniti e aspettarono. Due tecnici con le uniformi blu e un uomo e una donna che indossavano abiti eleganti. Alti, modificati geneticamente in quanto a bellezza. Teste di dimensioni normali. Muli.
Ufficiali federali degli Stati Uniti che avevano protetto i cittadini sotto lo scudo ad alta tecnologia delle leggi e sulla roccia sotterranea della Costituzione degli Stati Uniti. "Il diritto del popolo di riunirsi pacificamente e di presentare istanza al governo per un risarcimento danni." "Il presidente dovrà prendersi cura del fatto che le leggi vengano applicate fedelmente, così come dovrà farlo la Commissione di tutti i funzionari degli Stati Uniti." "Gli Stati Uniti garantiranno a ogni Stato di questa Unione una forma di governo repubblicano e proteggeranno ognuno di essi contro la Violenza interna." Ognuno di essi. I Muli mi fissarono, chiaramente scontenti del fatto che mi trovassi lì.
Mi voltai e tornai zoppicando nella cella di Miranda Sharifi. Non sembrò sorpresa.
— Perché mi hanno lasciato entrare nella prigione? Erano già qui quando sono entrata?
— Ho chiesto io di lasciarti entrare e di lasciarti porre direttamente a me le tue domande.
Glielo aveva chiesto lei. Dissi: — E perché quelli di Huevos Verdes non… — Ma mi aveva già risposto. "Abbiamo stabilito che sarebbe stato meglio per voi che trovaste da soli la vostra strada."
Dissi serenamente: — Come divinità. Poste sopra di noi.
Lei ribatté: — Se vuoi pensarla così.
Continuai a fissarla. Due occhi, due braccia, una bocca, due gambe, un corpo. Ma non era umana.
Dissi, mi costrinsi a dire: — Grazie.
E lei sorrise. Il suo intero volto cambiò, si aprì, divenne una distesa di luce. Sembrò uguale a tutti gli altri.
— Buona fortuna a te, Vicki.
Io sentii: "A tutti voi". Miranda Sharifi, che non avrebbe mai avuto bisogno della fortuna. Quando si controllava una tale tecnologia, inclusa la tecnologia della propria mente, la fortuna diveniva irrilevante. Quello che accadeva era ciò che si voleva accadesse.
O forse no. Lei aveva amato Drew Arlen.
— Grazie — dissi nuovamente, in modo formale, sciocco. Lasciai la cella.
Sarebbero tornati al Rifugio, capii improvvisamente. Quando avessero deciso che il momento era quello giusto lo avrebbero fatto, tramite un’inimmaginabile tecnologia che a noi sarebbe apparsa divina, avrebbero strappato fuori Miranda da Oak Mountain e sarebbero tornati nella loro stazione orbitale nel cielo. Non avrebbero mai dovuto lasciare il Rifugio. Qualsiasi cosa avessero voluto fare per noi, quaggiù, per qualsiasi motivo, avrebbero potuto farla probabilmente altrettanto bene dal Rifugio. Dove sarebbero stati al sicuro. Nel luogo a cui appartenevano.
Non alla Terra.
Mi resi conto, allora, a causa della grande preoccupazione per gli Stati Uniti, avevo dimenticato di chiedere a Miranda informazioni sul resto del mondo. Non era tuttavia importante. La risposta era già chiara. I Super-Insonni avrebbero fornito al resto del mondo le siringhe, non appena ne avessero prodotte a sufficienza. Miranda non avrebbe fatto differenza fra nazioni, non davanti alla ben più grande distinzione che passava fra tutti noi e loro ventisette. Il resto del mondo, come gli Stati Uniti, sarebbe stato sottoposto ai cataclismici rivoluzionamenti politici, dovuti al cambiamento della natura stessa della specie. Non avrebbe avuto scelta.
Nessuno mi rivolse la parola mentre mi facevo strada attraverso le porte sbarrate, le porte automatizzate e i bio-detector. A me andò bene così: non avevano bisogno di parlare. Tutto quello che dovevano fare era essere lì, lì a livello ufficiale, ad applicare la legge, a mantenere la stessa legge in vita anche se la tecnologia non poteva essere controllata e nemmeno capita dalla maggior parte di noi. Lo sforzo di includere tutti noi essere umani all’interno della legge era ciò che contava. Lo sforzo di comprendere la legge, non solamente seguirla. Quello avrebbe potuto salvarci.
Forse.
Tutte le porte si chiusero bruscamente alle mie spalle. Zoppicai attraverso la pioggerellina, attraverso il buio in direzione delle luci a energia-Y dell’accampamento. Esse brillavano scintillanti, ma la caviglia mi faceva ancora male e rischiai due volte di inciampare. Da una tenda sentii piangere, un gemito per qualcuno morto nel panico scatenatosi dopo l’attacco aereo. Iniziò a piovere più forte. La terra sotto ai miei piedi, uno sano e uno temporaneamente malconcio, cominciò a trasformarsi in una fanghiglia nutriente.
Avevo quasi raggiunto la tenda quando li vidi correre verso di me. Billy, in testa, agitando una torcia nella pioggia, col giovane-vecchio volto carico di sollievo. Annie, che non mi piaceva e che probabilmente non mi sarebbe mai piaciuta. Lizzie, che balzava come una giovane gazzella, raggiungendo e superando velocemente gli altri due, gridando e strillando il mio nome, così felice del fatto che io fossi lì, che fossi ancora viva sulla Terra. Il mio popolo.
Era abbastanza.
Oh, Miranda… Mi dispiace.
Non ho mai voluto…
Tuttavia cercherei di fermarti di nuovo. E non mi aspetto che tu lo comprenda.