Saxon Court sorgeva in cima a un’altura che da quelle parti era considerata una collina. Come molte scuole aveva sede in una vecchia villa che da lontano conservava ancora una certa eleganza. Un viale di accesso molto ben tenuto (Davey aveva confidato che la manutenzione del viale era una punizione disciplinare inflitta agli allievi) passava in mezzo a un ampio terreno bruciato che una volta era stato il campo da gioco degli allievi, e portava a due edifici che facevano ala a una costruzione centrale, più antica e molto più brutta.
Dato che tre macchine in fila potevano far nascere dei sospetti, decisero che solo quella di John avrebbe raggiunto la scuola. Le altre si sarebbero fermate a una certa distanza dall’inizio del viale. Steve volle a tutti i costi essere presente al momento dell’incontro con Davey, e Olivia decise di andare con lui. Insieme a John c’erano anche Ann e Mary.
Il direttore non era nel suo studio. La porta era aperta, e la stanza sembrava la sala di un trono vacante, affacciata su un palazzo disadorno. Nell’atrio e per le scale si muoveva una frotta di ragazzi. Chiacchieravano a voce alta ed eccitata, cosa che John interpretò come segno di insicurezza. Da una porta che si apriva sull’atrio veniva un mormorio di verbi latini, ma ce n’erano altre da cui uscivano soltanto schiamazzi.
John stava per chiedere a uno dei ragazzi dove fosse il direttore, quando lo vide scendere di corsa dalle scale. Quando il direttore si accorse del piccolo gruppo di persone che lo stava aspettando, rallentò il passo, e scese gli ultimi gradini con dignità.
Il dottor Cassop era un preside giovanissimo, parecchio sotto i quarant’anni, ed era sempre stato molto elegante. Quel giorno però la sua eleganza togata riusciva solo a sottolineare che si sentiva preoccupato e infelice. Riconobbe subito John.
— Lei è sicuramente il signor Custance… con signora. Pensavo che abitaste a Londra. Come avete fatto a uscire dalla città?
— Eravamo andati per qualche giorno in campagna con degli amici — disse John. — Questa è la signora Buckley, e suo figlio. Siamo venuti a prendere David. Vorremmo tenerlo con noi per un po’… finché la situazione non sarà di nuovo normale.
Il dottor Cassop non ebbe le stesse incertezze della signorina Errington al pensiero di perdere un allievo. — Sì, capisco perfettamente. Mi pare un’ottima idea.
— Sono venuti altri a prendere i figli? — domandò John.
— Un paio. Vedete, quasi tutti i ragazzi sono di Londra. — Scosse la testa. — Sarei felice di poter rimandare tutti quanti a casa, e chiudere la scuola fino a tempi migliori. Le notizie…
John fece un cenno affermativo. Le avevano sentite. Un prudente annuncio aveva parlato di certi subbugli avvenuti nel centro di Londra e in altre città non specificate. La notizia era stata diffusa solo per accompagnarla con il monito che qualsiasi turbamento dell’ordine pubblico sarebbe stato represso severamente.
— Qui sembra tutto tranquillo — disse John. In quel momento si spalancò la porta di un’aula e un gruppo di ragazzi si riversò vociando nell’atrio. — Per modo di dire, naturalmente.
Il dottor Cassop non considerò queste parole né come una battuta di spirito, né come un riferimento alla disciplina della sua scuola. Si guardò attorno con aria svagata, e John comprese che l’insolito atteggiamento del direttore non era dovuto alle preoccupazioni. O all’infelicità. Il dottor Cassop aveva paura.
— Non avete sentito altre notizie — chiese Cassop — che non siano quelle della radio? Ho una sensazione strana… Questa mattina non è arrivata la posta.
— Credo che non riceveremo più posta fino al giorno in cui la situazione non sarà migliorata.
— Migliorata? — Guardò John negli occhi. — Come? E quando?
In quel momento John ebbe la certezza di un’altra cosa: presto Cassop avrebbe abbandonato il suo posto. La sua prima reazione fu di collera, ma la collera scomparve nell’attimo in cui ricordò la faccia coperta di sangue del giovane che lui aveva abbandonato nel fosso.
Desiderò andarsene di lì alla svelta.
— Allora, se possiamo portare via David…
— Sì, certo. Lo faccio… Oh, eccolo.
Davey li vide nello stesso istante, e fece di corsa tutto il corridoio per saltare al collo di suo padre.
— Portate David dai vostri amici? — domandò Cassop. — Dalla signora Buckley, forse?
John passò una mano tra i capelli castani del figlio. Probabilmente avrebbero dovuto uccidere ancora, ma quei delitti avrebbero avuto una giustificazione. Guardò il preside.
— Non abbiamo ancora deciso. — Fece una breve pausa. — Non vogliamo trattenerla oltre, dottor Cassop. Immagino che abbia parecchio da fare, con tutti questi ragazzi.
Il direttore si accorse del cambiamento di tono nella voce di John. Fece un cenno affermativo, e tutte le sue paure e le sue fragilità divennero evidenti. John si accorse che anche Ann le aveva percepite.
Cassop disse: — Sì, certo. Spero… che in tempi migliori… Arrivederci, dunque.
Fece un rigido inchino alle due donne, entrò nel suo studio, e si chiuse la porta alle spalle. Davey lo osservò con interesse.
— Noi diciamo che il vecchio Cassop è terrorizzato. Credi che sia proprio così, papà?
I ragazzi se n’erano accorti. Naturale. E lui doveva essersi accorto che i ragazzi sapevano. Una situazione che peggiorava le cose. Il momento della diserzione di Cassop sarebbe arrivato molto presto.
— Forse sarei terrorizzato anch’io, se avessi una masnada di ragazzi come voi a cui badare — disse John. — Sei pronto a partire, così come ti trovi?
— Cacchio! — esclamò David. — Viene anche Mary? E andiamo a fare una lunga vacanza? Dove si va?
— Davey, non devi usare quella parola — lo rimproverò Ann.
— Va bene, mamma. Dove andiamo? E come avete fatto a uscire da Londra? Ho sentito dire che tutte le strade sono bloccate. Vi siete aperti la strada a pugni?
— Andiamo per un periodo di vacanza nella valle — disse John. — Il punto è questo: sei pronto? Mary ha messo in valigia le tue cose. Puoi venire così come ti trovi, se non hai niente di particolare da prendere.
— Spooks — gridò David. — Ehi, Spooks!
Spooks era un ragazzo considerevolmente più grande di Davey, magro, con un’espressione infelice. Si avvicinò al gruppo, e mentre Davey faceva le presentazioni, lui borbottò delle parole incomprensibili. John ricordò che Spooks, il cui vero nome era Andrew Skelton, negli ultimi mesi veniva sempre nominato nelle lettere di Davey. Era difficile capire cosa potesse aver legato i due, perché è strano che i ragazzi facciano amicizia con tipi molto diversi da loro.
— Può venire con noi anche Spooks? — domandò Davey. — Sarebbe fantastico.
— I suoi genitori potrebbero fare qualche obiezione — disse John.
— Oh, no, andrà benissimo. Vero, Spooks? Suo padre è in Francia per affari, e la madre non c’è. Hanno divorziato, o qualcosa del genere. Andrà benissimo.
— Ecco, Davey…
Fu Ann che tagliò corto. — Impossibile, Davey. Sai benissimo che non si possono fare cose del genere. Specialmente in tempi come questi.
Spooks rimase a guardarli in silenzio. Aveva l’aspetto del ragazzo che ha smesso di sperare da tanto tempo.
— Il vecchio Cassop non direbbe niente — protestò Davey.
— Vai a prendere ciò che ti può servire — disse John. — Forse Spooks vuol venire a darti una mano. Corri.
I due ragazzi si allontanarono. Mary e Steve si erano messi a girare per l’atrio e non potevano sentire.
— Io penso che dovremmo portarlo con noi — disse John. L’espressione di Ann gli ricordò qualcosa che aveva notato nel direttore. Ma non era paura: era colpa.
— No, è ridicolo — disse Ann.
— Sai benissimo che Cassop sta per scappare. Questo è certo. Non posso prevedere se qualche insegnante rimarrà con i ragazzi, ma anche in questo caso sarà soltanto un rimandare la fine. Qualsiasi cosa succeda a Londra, questa zona verrà ridotta a deserto in poche settimane. Non mi piace l’idea di lasciare qui Spooks.
— E perché non portarci dietro tutta la scuola? — esclamò Ann con rabbia.
— Non tutta la scuola — disse John con dolcezza. — Soltanto un ragazzo… il migliore amico di Davey.
La collera di Ann si trasformò in confusione. — Credo di aver cominciato a capire cosa ci aspetta. Non sarà facile raggiungere la valle. E abbiamo già due ragazzi a cui badare.
— Anche se le cose qui dovessero precipitare, qualcuno di loro potrebbe sopravvivere, giovani come sono. Ma i tipi come Spooks non ce la fanno da soli. Se lo abbandoniamo, morirà di sicuro.
— Quanti ragazzi abbiamo lasciato a Londra a morire? — domandò Ann. — Un milione?
John non rispose subito. Girò lo sguardo per l’atrio invaso da un altro gruppo di ragazzi che uscivano da un’aula. Alla fine tornò a guardare Ann.
— Tu sai cosa stai facendo, vero? Immagino che tutti stiamo cambiando, ma in modi diversi.
— Sarò io a dover badare ai ragazzi — disse Ann mettendosi sulla difensiva. — Tu invece farai la parte del condottiero con Roger e il signor Pirrie.
— È inutile che insista, vero?
Ann lo fissò. — Quando mi hai parlato della signorina Errington… ho pensato che fosse una cosa mostruosa. Ma non mi ero ancora resa conto di cosa stava per succedere. Adesso lo so. Dobbiamo raggiungere la valle con i nostri figli. Non possiamo permetterci di pensare agli altri. Nemmeno a questo ragazzo.
John si strinse nelle spalle. Davey comparve. Stringeva in mano una valigetta da professionista. Aveva l’aria felice, e sembrava una copia in miniatura di un funzionario governativo. Spooks lo seguiva a qualche passo di distanza.
— Ho preso le cose più importanti — disse Davey. — Il mio album dei francobolli, e anche delle calze — soggiunse, per avere un’occhiata di approvazione dalla madre. — Spooks ha promesso di badare ai miei criceti fino al mio ritorno. Una aspetta i piccoli. Gli ho già detto a chi li può vendere appena nascono.
— Be’, conviene avviarci alla macchina — disse John cercando di non guardare Spooks.
Olivia, che fino a quel momento non aveva detto una sola parola, fece udire la sua voce. — Io penso che possa venire anche Spooks. Ti piacerebbe venire con noi, Spooks?
— Olivia! — esclamo Ann. — Sai benissimo…
— Intendevo dire nella nostra macchina — disse Olivia, in tono di scusa. — In fondo, noi abbiamo un solo ragazzo. Si tratterà soltanto del sacrificio di qualche giorno.
Le due donne rimasero a guardarsi in silenzio. La collera di Ann era generata dal senso di colpa. Olivia dimostrava soltanto un certo imbarazzo. Se fossero cominciate a emergere delle barriere morali, pensò John, quella sarebbe stata una debolezza che il gruppo non poteva permettersi. In ogni caso, la collera di Ann svanì.
— Come vuoi — disse. — Non credi però che sia il caso di consultare anche Roger?
Davey, che aveva seguito la conversazione con interesse, anche se non riusciva a capirla, esclamò: — C’è anche lo zio Roger? Sono sicuro che Spooks gli piacerà. È molto spiritoso, come lui. Di’ qualcosa di spiritoso, Spooks.
Spooks li guardò imbarazzato, e Olivia gli sorrise.
— Non ti preoccupare, Spooks. Ti piacerebbe venire con noi?
Spooks agitò la testa su e giù. Davey lo afferrò per un braccio.
— Benissimo — esclamò. — Vieni, Spooks, ti aiuto a preparare la tua roba. — Poi rimase un attimo incerto. — E i criceti?
— I criceti restano qui — ordinò John. — Regalali a qualcuno.
Davey si girò verso Spooks. — Pensi che Bannister ci darebbe sei pence per ognuno?
John guardò Ann, e dopo un attimo anche la donna sorrise.
— Partiamo fra cinque minuti. È tutto il tempo che possiamo concedere a Spooks per fare la valigia, e a te per la transazione commerciale.
I due ragazzi si girarono.
— Per quella che aspetta i piccoli, non meno di uno scellino — disse Davey mentre si allontanavano.
Avevano temuto di venire fermati da qualche pattuglia militare, e in vista di questa possibilità avevano preparato tre storie diverse per giustificare il viaggio verso nord di ogni macchina. La cosa più importante, pensò John, era di non dare l’impressione di un convoglio. Ma nessuno li fermò. Il gran numero di veicoli militari che circolavano sulle strade si mescolava alle molte macchine private, in un traffico quasi normale. Dopo aver lasciato Saxon Court si diressero verso l’arteria nord, continuando a viaggiare in quella direzione per l’intera mattinata.
Nel tardo pomeriggio si fermarono per cenare in una piccola strada secondaria poco più a nord di Newark. La giornata era stata nuvolosa, ma in quel momento il cielo era tornato di un azzurro brillante, e la massa di nuvole, a forma di torri bianche, rotolava verso ovest. I campi che si stendevano ai due lati della strada erano piantati a patate, nella speranza di un secondo raccolto. A parte i solchi privi d’erba, non c’era niente che potesse distinguere quella scena da un qualsiasi paesaggio campestre di un mondo prospero.
I tre ragazzi avevano trovato un pendio su cui scivolare a cavallo di una tavola probabilmente abbandonata qualche anno prima dagli zingari di una carovana. Mary rimase a guardarli, in parte invidiosa e in parte imbronciata. Era molto cresciuta dal giorno della sua scalata in cima alla collina, quattordici mesi prima.
Gli uomini, seduti nella macchina di Pirrie, discutevano sulla situazione.
— Se arriviamo a nord di Ripon entro sera — disse John — domani sarà possibile raggiungere la valle.
— Potremmo andare anche più avanti — disse Roger.
— Sì, ma non credo che ne valga la pena. La cosa più importante è rimanere lontano dai grandi centri abitati. Una volta fuori dal West Riding, dovremmo essere al sicuro da tutto.
— Non voglio sollevare obiezioni, intendiamoci — disse Pirrie — né rimpiango di essermi unito al vostro gruppo, ma non vi pare di aver ingigantito i pericoli? Siamo arrivati fin qui senza incidenti. Né Grantham né Newark mostravano segni di una tragedia imminente.
— Peterborough era chiusa al traffico — disse Roger. — Credo che le città dove si può ancora passare siano troppo felici di essere state dimenticate per preoccuparsi già di cos’altro possa succedere. Comunque, ha visto le code davanti alle panetterie?
— Molto disciplinate, però — osservò Pirrie.
— Il guaio — disse John — è che non sappiamo quando Welling metterà in atto il suo progetto. Sono già trascorse ventiquattro ore da quando le grandi città sono state chiuse al traffico. Quando cadranno le bombe, tutta la nazione cadrà nel panico. Welling spera di poter controllare la situazione, ma non si aspetta certo di mantenere l’ordine nei giorni immediatamente successivi al lancio. Sono convinto che tutto ci andrà bene a patto che si stia lontani dai grandi centri abitati.
— Bombe atomiche e bombe all’idrogeno — disse Pirrie pensoso. — Mi chiedo se sia vero.
— Io non ho dubbi — disse Roger secco. — Conosco bene Haggerty, e so che non mentiva.
— Non è sul piano della moralità che trovo la cosa improbabile — disse Pirrie — ma per via del temperamento. Gli inglesi, essendo scarsi di immaginazione, non troverebbero difficoltà ad accettare misure che, come prevede il buon senso, porterebbero milioni di persone a morire di fame. Ma un’azione diretta… l’assassinio per autoconservazione… è un altro paio di maniche. Non credo che arriverebbero mai a questo punto.
— Noi non ci abbiamo pensato due volte — ribatté Roger. — Lei in particolare. Ed è inglese.
— Mia madre era francese — disse Pirrie. — Comunque, non avete capito il mio punto di vista. Io non dico che gli inglesi siano inibiti alla violenza. In particolari circostanze sono pronti a uccidere a sangue freddo con minori scrupoli di altri. Ma sono scarsi in logica, oltre che privi di immaginazione: conservano le illusioni fino all’ultimo. Solo dopo, saranno pronti a lottare come tigli furiose.
— Lei quando ha smesso di illudersi? — chiese Roger.
Pirrie sorrise. — Molto tempo fa. Quando mi sono reso conto che tutti sono amici per convenienza, e nemici per scelta.
Roger lo guardò con curiosità. — Sono d’accordo fino a un certo punto. Esistono anche dei veri legami solidi.
— Alcune alleanze durano più a lungo di altre — disse Pirrie. — Ma restano delle alleanze. La nostra è di un valore particolare.
Le donne erano rimaste nella macchina dei Buckley. Millicent sporse la testa dal finestrino per gridare: — Il notiziario!
Una delle radio veniva tenuta costantemente accesa. Gli uomini si avvicinarono per ascoltare.
— Sembra che ci siano dei guai — disse Ann.
L’annunciatore parlava con il suo solito tono grave e pacato.
“… altri comunicati d’emergenza verranno diramati qualora la situazione lo richieda. Nuove sommosse si sono avute nel centro di Londra, e le truppe sono entrate in città per assumere il controllo della situazione e ristabilire l’ordine. Nel pomeriggio di ieri, in seguito al divieto temporaneo di uscire dalla città, a sud di Londra si è avuto un tentativo organizzato per superare lo sbarramento militare. La situazione è ancora confusa, e nuove truppe vengono inviate nella zona.”
— Ora che siamo lontani — disse Roger — non mi interessa che abbiano il coraggio di tentare una sortita. Auguro loro buona fortuna.
Lo speaker continuò: “Si segnalano disordini ancora più gravi nel Nord del paese. Scontri con le forze dell’esercito sarebbero avvenuti in molte grandi città, come Liverpool, Manchester e Leeds. Da Leeds non si riescono più ad avere notizie ufficiali”.
— Leeds! — esclamò John. — Questa è una brutta notizia.
“Il governo” continuò la radio “ha diramato la seguente dichiarazione: ‘Dati i disordini verificatisi in alcune zone, si avverte la popolazione che si potrebbero adottare gravi misure di repressione, poiché il governo è fermamente deciso a impedire che il paese cada nell’anarchia. È dovere di ogni cittadino svolgere le abituali occupazioni con calma, e collaborare con le forze dell’ordine in vista del mantenimento dell’ordine’. Fine del comunicato.”
La radio cominciò a trasmettere musica leggera, e Ann abbassò il volume al minimo.
— Viaggiando tutta la notte, potremmo raggiungere la valle entro la mattina di domani — disse Roger. — Non mi piace come si sta mettendo. A quanto pare, Leeds è in piena rivolta. Secondo me è meglio viaggiare, finché è possibile procedere senza intoppi.
— Non abbiamo dormito molto la notte scorsa — disse John. — E viaggiare di notte attraverso il Mossdale non è cosa da niente anche in tempi normali.
— Ann e Millicent possono dare il cambio al volante — osservò Roger.
— Ma Olivia non sa guidare.
— Non preoccuparti per me — disse Roger. — Ho un tubetto di benzedrina, e posso stare sveglio due o tre giorni di fila, se necessario.
Pirrie li interruppe. — Consiglio di preoccuparci momentaneamente di andarcene dal West Riding. Una volta lontani dalla zona calda, potremo decidere se viaggiare anche di notte o no.
— Sì, ha ragione — disse John.
Dall’alto della scarpata i ragazzi li chiamarono a gran voce agitando le braccia verso il cielo. Tacquero tutti, e alle loro orecchie giunse un rumore di aerei in avvicinamento. Scrutarono il cielo. Gli aerei comparvero da dietro il profilo della scarpata. Erano bombardieri pesanti, in volo verso nord, a poco più di mille metri di quota.
Rimasero con gli occhi fissi al cielo, in un silenzio che sembrava rabbrividire, finché gli aerei non furono scomparsi. Alle loro orecchie continuò a giungere il rombo dei grossi apparecchi e il vociare eccitato dei ragazzi, ma nessuno dei due suoni riuscì a scalfire il silenzio che si portavano dentro.
— Leeds? — mormorò Ann dopo un po’.
Nessuno rispose. Poi fu Pirrie a parlare, calmo, come sempre.
— Forse. Comunque esistono anche molte altre spiegazioni. In ogni caso, credo che convenga muoverci. Che ne dite?
Davey era salito con Steve e con Spooks sulla Citroën che in quel momento guidava la colonna. Dietro veniva la Ford. La Vauxhall con John, Ann e Mary, chiudeva la fila.
Doncaster era chiusa al traffico, ma sulle strade che giravano attorno alla città era ancora permessa la circolazione. Mescolati al traffico militare sempre più intenso continuarono il viaggio verso nord e attraversarono un certo numero di piccoli centri tranquilli. Avevano raggiunto la valle di York, coi suoi villaggi ricchi e sparpagliati. Quando tornarono sulla North Road si trovarono la strada sbarrata da un posto di blocco.
Venne loro incontro un sergente. Doveva essere uno del posto. Guardò Roger con benevolenza.
— Sulla A1 possono transitare soltanto i veicoli militari — disse.
— Perché? — domandò Roger.
— Ci sono dei disordini a Leeds. Dove volete andare?
— Nel Westmorland.
Il sergente scosse la testa, più in segno di comprensione che di biasimo. — Al vostro posto tornerei indietro fino alla provinciale per York. Se la lasciate poco prima di Selby, potrete attraversare Thorpe Willoughby e raggiungere Tadcaster. Mi terrei comunque molto lontano da Leeds.
— Corrono delle strane voci… — disse Roger.
— Le ho sentite anch’io.
— Un paio d’ore fa abbiamo visto degli aerei che volavano verso nord — soggiunse Roger. — Erano bombardieri.
— Sì — fece il sergente. — Sono passati proprio sopra le nostre teste. Mi sento molto più al sicuro in aperta campagna, quando in cielo volano quei bestioni. Strano, no?, sentirsi a disagio nel veder passare dei nostri aerei. Lo stormo ha proseguito in quella direzione, un motivo in più per tenersi lontani da Leeds.
— Grazie — disse Roger — seguiremo il suo consiglio.
Il convoglio invertì la marcia e tornò indietro. La strada riportava verso sud, ma dopo qualche chilometro girava in direzione nord-est, proseguendo su strade secondarie e deserte, senza il minimo traffico militare.
— Non si riesce quasi a convincersi, vero? — disse Ann. — Da una parte, i notiziari e i posti di blocco militari sono un fatto innegabile. Ma d’altra parte ecco una sera d’estate in campagna… la stessa campagna di sempre.
— Un po’ spoglia — disse John indicando le grandi distese senza un filo d’erba.
— Non sembra sufficiente a giustificare la carestia, la fuga, le bombe atomiche… — ebbe un attimo di esitazione — … e il rifiuto a portare in salvo un ragazzo.
— Le nostre motivazioni devono essere nude e crude. Dobbiamo abituarci a convivere con loro, in una nuova vita — disse John.
— Vorrei essere già arrivata! — esclamò Ann con un tremito nella voce. — Vorrei essere già nella valle e aver chiuso il cancello di David alle nostre spalle.
— Ci saremo domani, spero.
La strada che stavano percorrendo si snodava, una curva dopo l’altra, per un terreno collinoso. John rimase leggermente indietro. La Ford di Pirrie, invece, rivelando una sorprendente manovrabilità, riuscì a restare incollata alla Citroën. Nel momento in cui la Vauxhall giunse in vista di un passaggio a livello, le sbarre cominciarono ad abbassarsi lentamente.
John fu costretto a fermare. — Maledizione! In questi passaggi a livello secondari, passano almeno dieci minuti prima che transiti il treno! Ma chissà che una mancia non riesca a convincere il casellante a farci passare.
Smontò dalla macchina e le girò attorno. Sulla destra, uno squarcio nella siepe mostrava una distesa di colline simmetriche, completamente spoglie, in cui si aprivano delle miniere di carbone. Si sporse al di sopra delle sbarre e guardò la linea ferroviaria. Non si vedeva segno di treni in arrivo, i binari correvano diritti in tutte e due le direzioni, per chilometri e chilometri. Si diresse verso il casello.
— Ehi! — chiamò.
Non ci fu risposta. Chiamò ancora, e questa volta sentì qualcosa, ma era un suono troppo indistinto per essere una vera risposta. Era un respiro affannoso, una specie di singhiozzo che proveniva dall’interno della casa.
Dalle finestre che si affacciavano sulla strada non vide niente di particolare. Girò l’angolo dell’edificio per osservare da quelle che si aprivano verso la ferrovia. Scoprì subito da dove provenivano i rumori che aveva sentito. Al centro di una stanza c’era una donna stesa a terra. Aveva gli abiti a brandelli e la faccia coperta di sangue. Una gamba era ripiegata sotto il corpo. Tutto attorno regnava la più grande confusione: cassetti rovesciati a terra, un orologio a muro sfasciato.
Era la prima volta che John vedeva una scena simile in Inghilterra. In Italia, durante la guerra, aveva visto degli spettacoli non molto diversi. Segnavano il passaggio dei saccheggiatori… ma lì, nella campagna inglese… La realtà di quell’orrore, lì, mostrava chiaramente, molto più dei posti di blocco o dei bombardieri in volo, come ormai il crollo fosse avvenuto, irreparabile.
Rimase un attimo a guardare la scena, poi qualcosa gli balzò improvvisamente alla memoria. Le sbarre… Se quella donna era distesa in mezzo alla stanza, forse moribonda, chi aveva chiuso il passaggio a livello? E perché? Da dove si trovava non era possibile vedere né la strada, né la macchina. Si girò di scatto, e in quel momento sentì Ann lanciare un grido.
Girò di corsa attorno al casello. Le portiere dell’auto erano aperte, e dentro la macchina stava avvenendo una colluttazione. Ann si batteva contro un uomo che era salito dalla parte del posto di guida. Dietro c’era un altro uomo, ma Mary non si vedeva.
Le pistole erano rimaste in macchina. Si guardò rapidamente attorno in cerca di un’arma di qualche genere, e sotto il portico del casello vide un grosso pezzo di legno che poteva servire. Si chinò per raccoglierlo. In quel momento sentì ridere dietro di lui. Si alzò di scatto, e incontrò lo sguardo di un uomo che si teneva nascosto nell’ombra del portico. Quasi nello stesso istante il manico di un badile lo colpì alla testa.
Cercò di gridare, ma il grido gli rimase impigliato in gola. Fece qualche passo barcollando, poi cadde.
Qualcuno gli stava bagnando la testa. Vide per prima cosa un fazzoletto, poi vide che era sporco di sangue. Infine scorse la faccia di Olivia.
— Johnny, ti senti meglio?
— Ann? Mary?
— Stai calmo — disse lei, poi chiamò: — Roger, è rinvenuto.
Le sbarre del passaggio a livello erano sollevate. John vide la Citroën e la Ford ferme ai margini della strada. I tre ragazzi guardavano dal finestrino posteriore della Citroën, allibiti, senza dire una parola. Roger e Pirrie uscirono dal casello. Roger aveva la faccia accigliata, Pirrie invece sembrava calmo, come sempre.
— Cos’è successo? — domandò Roger.
John raccontò quello che ricordava. Provava un forte dolore alla testa, e aveva il bisogno fisico di coricarsi e di dormire.
— Devi essere rimasto privo di sensi per circa mezz’ora — disse Roger. — Quando ci siamo accorti che mancavi, avevamo già superato la strada per Leeds.
— Mezz’ora — borbottò Pirrie. — Su una strada di questo genere, quei criminali possono essersi allontanati di trenta chilometri. Un cerchio molto grande, che si può allargare sempre di più. In questa regione ci sono un sacco di strade.
Olivia cominciò a fasciargli la ferita alla testa. La pressione delle bende, per quanto leggera, rese più acuto il dolore.
Roger guardò il ferito. — Be’, John… cosa facciamo? È necessario prendere una decisione rapida.
John cercò di riordinare i pensieri. — Vuoi prendere Davey con te? Questo è tutto. Conosci la strada per raggiungere la valle, vero?
— E tu? — domandò Roger.
John non rispose subito. Cominciava a capire ciò che aveva detto Pirrie poco prima. Le probabilità di ritrovare i banditi erano minime. E anche quando li avesse trovati…
— Se mi lasciate un fucile… Hanno portato via anche le armi — disse.
— Senti, John — disse Roger — hai tu la responsabilità di questa spedizione. Non devi fare i piani per te stesso, devi fare i piani per tutti noi.
John scosse la testa. — Se non riuscite a raggiungere il North Riding entro sera, può darsi che non riusciate ad arrivarci mai più. Io me la caverò da solo.
Pirrie si era allontanato di qualche passo e osservava distrattamente il cielo.
— Già — fece Roger — te la caverai da solo. Cosa diavolo credi di essere, una combinazione fra Napoleone e Superman? Cosa userai come ali?
— Non so se riuscirete a entrare tutti quanti nella Citroën… — disse John — ma se vi fosse possibile lasciarmi la Ford…
— Siamo partiti in gruppo — disse Roger. — Se torni indietro, dovrai portarci con te. — Fece una pausa. — In quella casa c’è una donna morta… ricordatelo.
— Vi chiedo di portare Davey con voi. Nient’altro.
— Maledetto pazzo! — esclamò Roger. — Pensi che Olivia mi lascerebbe proseguire il viaggio, anche se volessi? Li troveremo. Al diavolo le probabilità.
Pirrie si girò verso di loro guardandoli con calma. — Avete deciso? — domandò.
— Io sì — disse John. — A questo punto la nostra alleanza cessa di avere un valore, vero, signor Pirrie? La valle che dovete raggiungere è segnata sulla carta stradale. Le darò un messaggio per mio fratello, se vuole. Lei gli racconterà di questo contrattempo.
— Ho esaminato la situazione — disse Pirrie. — Deve perdonarmi se non sono diplomatico nell’esporre i fatti, ma mi sorprende che abbiano lasciato questo posto con tanta fretta.
— Perché? — domandò Roger di scatto.
Pirrie indicò il casello. — Là dentro si sono fermati più di mezz’ora.
— Intende dire… che hanno violentato la casellante? — disse John, cupo.
— Sì. La spiegazione della loro partenza potrebbe essere questa: hanno immaginato che le tre macchine fossero insieme, e hanno sbarrato la strada a quella che viaggiava distanziata. Poi si sono preoccupati di allontanarsi in fretta, nel caso che le prime due macchine tornassero indietro a cercare la terza.
— E questo fatto potrebbe esserci di aiuto? — domandò Roger.
— Penso di sì — disse Pirrie. — Sappiamo che sono tornati verso la North Road, perché il passaggio a livello era ancora chiuso. Però non credo che abbiano raggiunto la North Road senza fermarsi.
— Fermarsi? — domandò John.
Guardando la faccia impassibile di Roger, comprese che l’amico aveva afferrato l’allusione di Pirrie. Alla fine capì anche lui. Si alzò con fatica in piedi.
— Rimangono comunque varie difficoltà — disse Roger. — Tra questo punto e la statale A1 si staccano almeno una mezza dozzina di strade secondarie. E non dimentichiamo che possono sentire il rumore delle nostre macchine. Dovremo esplorare quelle strade a una a una… e a piedi.
Con la disperazione che lo invadeva, John disse: — Prima che si sia potuto cercare dappertutto…
— Se ci lanciamo con le macchine nella prima laterale che troviamo, rischiamo di offrirgli proprio l’occasione di fuggire indisturbati.
Mentre tornavano in silenzio verso le due macchine, Spooks sporse la testa dal finestrino posteriore della Citroën. Parlò con voce acuta, stridula.
— Hanno rapito la mamma di Davey e Mary? — chiese.
— Sì — disse Roger. — Andiamo a cercarle.
— Hanno rubato anche la Vauxhall?
— Sì — disse ancora Roger. — Ora stai calmo, Spooks. Dobbiamo pensare a come ritrovarle.
— Non mi sembra difficile — disse Spooks.
— Sì, le troveremo. — Roger salì in macchina e avviò il motore. John rimase fermo in mezzo alla strada. Fu Pirrie che si rivolse a Spooks: — Perché non ti sembra difficile?
Spooks indicò la strada che avevano percorsa nel venire. — Basta seguire le tracce dell’olio.
I tre uomini guardarono l’asfalto. Le macchie d’olio erano visibilissime.
— Siamo proprio dei ciechi! — esclamò Roger. — Come abbiamo fatto a non vederle? Comunque potrebbe non essere stata la Vauxhall a lasciarle. È più probabile che sia stata la Ford.
— No — disse Spooks deciso — è stata la Vauxhall. Nel punto in cui si è fermata c’è una chiazza più grande delle altre.
— Mio Dio! — esclamò Roger. — Ma cos’eri a scuola, Spooks, il capo dei boy-scout?
Spooks scosse la testa. — No, non ero tra gli scout. Non mi piace il campeggio.
— Li abbiamo in pugno — disse Roger esultante. — Abbiamo in mano quei maledetti bastardi! Oh, dimentica questa parola, Spooks.
— Farò del mio meglio — disse Spooks. — Ma la conoscevo già.
A ogni diramazione si fermavano e scrutavano il terreno in cerca delle macchie d’olio. Era quasi impossibile vederle senza scendere dalla macchina. La terza strada laterale era alla periferia di un villaggio. In quel punto la strada piegava bruscamente a destra. Un cartello indicava: NORTON 2 KM.
— Ci siamo — disse Roger. — Potremmo andare avanti con una macchina lanciata a tutta velocità. Se li dovessimo superare, verrebbero a trovarsi impacchettati. Probabilmente sono tra qui e il prossimo villaggio.
— Può essere un’idea — disse Pirrie soprappensiero. — Però potrebbero anche opporre resistenza. In quella macchina ci sono un fucile, una pistola automatica e una a tamburo. Mi sembra difficile riuscire a sottrargliele senza fare del male alle donne.
— Qualche altra idea?
John cercò di pensare, ma il suo cervello era sconvolto dall’odio.
— La campagna è pianeggiante — disse Pirrie. — Se uno di noi riesce a salire su questa quercia e a guardarsi attorno con un cannocchiale, forse li può vedere.
La pianta si ergeva al limite della strada. Roger la studiò attentamente.
— Datemi una mano per raggiungere i primi rami — disse — poi me la caverò da solo.
Scalò l’albero con facilità, ma fu costretto a salire molto per trovare uno squarcio tra le foglie che gli permettesse di guardarsi attorno. Dalla strada non lo potevano più vedere.
— Eccoli! — esclamò a un tratto.
— Dove sono? — gridò John.
— A circa un chilometro. Sono in un campo sulla sinistra. Ora scendo.
— E Ann… e Mary? — chiese John.
Roger scese dall’albero, e quando raggiunse i rami più bassi saltò a terra. Cercò di evitare lo sguardo di John. — Ci sono anche loro — disse.
— Sulla sinistra — borbottò Pirrie soprappensiero. — Sono molto lontani dalla strada?
— No, subito dopo una siepe. Se avanziamo dalla strada non ci dovrebbero vedere.
Pirrie raggiunse la Ford e tornò poco dopo con una grossa carabina, la sua arma preferita.
— Un chilometro — disse. — Datemi dieci minuti, poi lanciatevi di corsa con la Citroën, e fermatevi un centinaio di metri più avanti di loro. Poi sparate qualche colpo, ma per aria. Ho l’impressione che andranno a mettersi proprio dove voglio io.
— Dieci minuti! — disse John.
— Se vuole rivederle vive.
— Potrebbero andarsene prima.
— Li sentireste. Una macchina fa molto rumore nella manovra per uscire da un campo. In questo caso inseguiteli con la Citroën, e sparate. — Pirrie ebbe un attimo di esitazione. — Perché, vede, sarà molto difficile che abbiano ancora con sé sua moglie e sua figlia.
Pirrie fece una specie di cenno di saluto e si allontanò. Dopo qualche centinaio di metri vide uno squarcio nella siepe e abbandonò la strada, scomparendo alla vista.
Roger guardò l’orologio. — Olivia, Millicent… fate salire i ragazzi sulla Ford. Vieni, Johnny.
Salirono sulla Citroën. John sorrise con tristezza.
— Valgo poco come capo, vero? — disse.
Roger lo guardò un attimo. — Non prendertela. E pensa alla fortuna di essere ancora vivo.
John si accorse di aver conficcato le unghie nel sedile della macchina.
— Ogni minuto che passa… Bastardi maledetti! Per Ann sarà terribile, ma per Mary…
— Non ci pensare — disse Roger, poi guardò l’orologio. — Se tutto va bene, i nostri amici hanno ancora nove minuti di vita.
Un pensiero sovrastò agli altri. Era irrilevante, e strano. Ma lo volle esprimere. — Poco fa siamo passati davanti a una cabina telefonica, e nessuno ha pensato di telefonare alla polizia.
— E perché telefonare? — disse Roger. — Ormai non esistono più organi per la difesa della sicurezza pubblica. Adesso tutto è di competenza privata. — Picchiettò con le dita sul volante. — Anche la vendetta.
Rimasero in silenzio per tutto il resto dell’attesa. Sempre senza parlare, Roger mise in moto la macchina e partì con potenti accelerate. Avanzarono alla velocità massima della Citroën, facendo un baccano tremendo. In meno di un minuto superarono la grande apertura nella siepe, ed ebbero modo di scorgere la Vauxhall ferma nel campo. La strada proseguiva diritta per altri cinquanta metri. Roger frenò all’altezza della curva e mise la macchina di traverso, in modo da bloccare il passaggio.
John saltò a terra con il mitra che aveva trovato nella macchina di Roger. Si appoggiò al cofano e sparò una raffica. Gli spari echeggiarono nel placido pomeriggio estivo. Poi, in lontananza, si sentirono altri tre spari. Alla fine tutto ripiombò nel silenzio.
Roger era ancora seduto al volante.
— Io attraverso la siepe — disse John. — Meglio che tu resti qui.
Roger fece un cenno affermativo. La siepe era fitta, ma John riuscì a passare, senza far caso alle spine che lo scorticavano. Guardò verso la Vauxhall. A terra c’erano tre corpi. Dall’altra parte del campo, Pirrie stava avanzando con il fucile sotto il braccio. John sentì dei gemiti, e cominciò a correre, inciampando e scivolando nei solchi del terreno.
Seduta a terra, accanto alla macchina, Ann stringeva Mary tra le braccia. Erano vive. I gemiti uscivano dalla bocca dei tre uomini caduti poco lontano. Mentre John si avvicinava, uno dei tre, piccolo e asciutto, con la faccia scarna ricoperta dalla barba ispida, cercò di sollevarsi. Un braccio gli pendeva inerte lungo il fianco, ma l’altra mano stringeva una pistola.
John vide Pirrie sollevare il fucile, rapidamente, ma senza premura. Poi sentì il colpo, e l’uomo ricadde a terra con un grido di dolore. Un uccello che si era posato poco prima sulla siepe volò via con un gran battito d’ali.
Tornò alla macchina a prendere una coperta, con cui avvolse Ann e Mary. — Ann… Mary… è tutto finito — disse a bassa voce, quasi che il suono delle parole potesse far loro altro male.
Le due donne non risposero. Mary continuò a singhiozzare. Ann alzò un attimo lo sguardo verso di lui, poi fissò un punto lontano.
Pirrie percorse gli ultimi metri e diede un calcio all’uomo più vicino, senza rabbia, ma con precisione. L’uomo lanciò un urlo di dolore, poi ricominciò a gemere sommessamente.
In quel momento Roger comparve dalla siepe. Stringeva una pistola in mano. Avanzò esaminando la scena. Passò rapidamente lo sguardo dalla donna e dalla ragazza sedute a terra agli uomini feriti. Poi guardò Pirrie.
— Non è stato un lavoro accurato come il primo — osservò.
— Ho pensato… — disse Pirrie; il suo tono sembrò fuori luogo nella silenziosa campagna d’estate quanto lo era stata la scena di sangue in cui lui aveva avuto il ruolo principale — che un colpevole non ha il diritto di morire con la stessa rapidità di un innocente. Un’idea curiosa, no? — Guardò John. — Mi sembra che spetti a lei condurre a termine l’esecuzione.
Uno dei tre uomini era stato ferito a una gamba, e stava disteso in una curiosa posizione contorta, con le mani premute contro la ferita. Aveva la faccia sconvolta, come quella di un bambino sofferente. Ma aveva sentito le parole di Pirrie e guardò subito John, con uno sguardo di supplica animale.
John girò le spalle ai feriti: — Finiteli voi — disse.
In passato, si sorprese a pensare con tristezza, quella questione sarebbe stata affidata alla legge. Ora la legge erano poche parole pronunciate in mezzo a un campo, e fatte valere dalle armi.
Le sue parole non erano state dirette a nessuno in particolare. Mentre guardava Ann e Mary, sentì la pistola di Roger sparare un colpo, poi un secondo. Nell’aria si alzò un rantolo di agonia. In quel momento Ann gridò: — Roger!
Roger si girò verso la donna. Ann fece adagiare delicatamente Mary a terra e si alzò. Mosse qualche passo stringendo i denti, e John le andò accanto per aiutarla. Aveva ancora il mitra appeso alla spalla, e cercò di impedire alla moglie di prenderlo. Ma lei lo stringeva ormai tra le mani.
Due degli uomini erano già morti. L’unico ancora in vita era quello con la ferita alla gamba. Ann gli andò vicino, e l’uomo alzò lo sguardo. John vide la faccia tormentata del ferito accendersi di un barlume di speranza. — Mi spiace, signora. Mi spiace molto.
Parlava con un forte accento dello Yorkshire. John si ricordò che nel suo plotone, in Nord Africa, aveva avuto un autista che parlava con lo stesso accento. Era un simpatico ragazzo che era morto a Biserta.
Ann puntò il mitra, e l’uomo cominciò a gridare: — No, signora, no! Ho dei bambini…
— Non lo faccio per me — disse Ann con voce atona. — Lo faccio per mia figlia. Quando stavate… Ho giurato a me stessa che vi avrei ucciso, se ne avessi avuto la possibilità.
— No! Non può farlo! È omicidio!
Lei trovò qualche difficoltà a togliere la sicura. L’uomo rimase a fissarla incredulo, e la stava ancora guardando quando le pallottole cominciarono a trapassargli il corpo. Gridò una volta, poi cadde riverso. Ann continuò a sparare fino all’ultimo colpo del caricatore. Poi tornò il silenzio, rotto soltanto dai singhiozzi di Mary.
— Ha fatto bene, signora Custance — disse Pirrie, calmo. — Adesso si metta seduta tranquilla, finché non avremo tolto la macchina da questo campo.
— Ci penso io — disse Roger.
Salì sulla Vauxhall e iniziò la marcia indietro. Una ruota passò sul cadavere di uno degli uomini. Roger superò lo squarcio nella siepe e raggiunse la strada.
— Venite — gridò.
John prese in braccio la figlia e la portò fino alla macchina. Pirrie aiutò Ann a reggersi in piedi. Quando le due donne furono in macchina, Pirrie premette il clacson varie volte. Poi scese di nuovo, dicendo a John: — Vada avanti lei. È meglio allontanarci alla svelta, nel caso che gli spari abbiano attirato l’attenzione di qualcuno. Olivia si occuperà di loro.
John indicò il campo.
— E quelli?
Attraverso lo squarcio si vedevano i corpi dei tre uomini. Uno sciame di mosche gli volava sopra.
Roger lo guardò sorpreso. — Cosa vorresti dire?
— Non li seppelliamo?
Pirrie scoppiò in una risata secca. — Temo che non ci sia tempo per le opere di misericordia corporale.
La Ford li raggiunse; Olivia smontò e andò subito accanto ad Ann e Mary. Pirrie si mise al volante della Ford.
— È inutile seppellirli — disse Roger. — Perderemmo solo tempo. Cerchiamo di superare in fretta Tadcaster.
John fece un cenno affermativo.
— Io rimango in coda — disse Pirrie.
— Benissimo — rispose Roger. — Muoviamoci.