VIII

Con grande stupore, vidi le truppe Amiche arrendersi quel giorno stesso. Era uno dei casi previsti, in cui gli ufficiali avevano l’autorizzazione a farlo.

Neanche gli Anziani chiederebbero ai soldati di combattere in una situazione creata, per ragioni tattiche, da un Comandante morto senza averla spiegata ai suoi ufficiali. E le truppe superstiti valevano di più del costo del riscatto che gli Esotici avrebbero chiesto.

Non aspettai di conoscere gli accordi; non avevo più niente da aspettare. Un momento prima, la situazione in quel campo era sospesa nell’aria, come un’immane, potente onda sopra le nostre teste, spumeggiante, rullante e in procinto di caderci addosso con un impatto che avrebbe fatto tremare tutti i Mondi dell’Uomo. Di colpo, invece, non c’era più nulla sopra di noi, tranne un silenzio di acque lontane, che stanno già scorrendo verso la memoria del passato.

Non c’era più niente per me. Niente.

Se Jamethon avesse ucciso Kensie, e quindi ottenuto una resa incruenta delle truppe Esotiche, avrei potuto metterlo nei guai per l’incidente del tavolo da tregua. Ma ci aveva provato ed era morto, fallendo. Chi poteva odiare gli Amici per questo?

Ripresi la nave spaziale per la Terra, come un sonnambulo, chiedendomi perché.

Quando fui a casa, dissi ai miei capi che dovevo riprendermi fisicamente. Dopo avermi visto, ci credettero. Presi un permesso a tempo indeterminato e mi recai alla Biblioteca Centrale della rete giornalistica, a l’Aia, dove passai giornate intere a cercare alla rinfusa fra montagne di scritti e materiale di riferimento sugli Amici, i Dorsai e gli Esotici. A che scopo? Non lo so. Tenni anche d’occhio le notizie da S. Maria sugli accordi di pace, bevendo troppo, mentre lo facevo.

Avevo il triste presentimento del soldato condannato a morte per negligenza. Poi, in un messaggio, lessi che il corpo di Jamethon sarebbe stato rimandato ad Armonia per la sepoltura e mi resi conto che era la notizia che aspettavo. Gli onori immeritati, resi da fanatici a un fanatico che, con quattro scagnozzi, aveva cercato di assassinare il Comandante nemico, solo e protetto da una tregua. Si poteva ancora scrivere qualcosa.

Mi feci la barba, mi lavai, mi vestii bene e andai dai miei superiori a chiedere di essere inviato ad Armonia per il servizio sulla sepoltura di Jamethon, sintesi e conclusione dei miei reportage di guerra.

Le congratulazioni, che il Direttore della rete mi aveva inviato a S. Maria, mi facevano tenere in grande considerazione e i miei capi se ne ricordarono. Fui autorizzato a partire.


Cinque giorni dopo ero ad Armonia, in una piccola città chiamata Ricordata da Dio. Gli edifici erano di cemento e plastica a bolle, anche se era chiaro che erano molto vecchi. Il suolo sottile e roccioso, intorno alla città, era stato arato, come i campi di S. Maria quando ero là, perché l’emisfero nord di Armonia stava entrando nella primavera. E pioveva mentre guidavo dallo spazioporto alla città, come a S. Maria, quel primo giorno. Ma i campi di quel pianeta non rivelavano la ricca terra nera di quelli di S. Maria. Uno spessore troppo sottile di terra bagnata creava un nero pallido, come il colore delle uniformi dei soldati Amici.

Arrivai alla chiesa mentre iniziava a riempirsi. Sotto al cielo scuro e piovoso, l’interno della chiesa era quasi completamente al buio, perché gli Amici non vogliono né finestre, né illuminazione artificiale nelle loro case di culto. Quasi non riuscivo a trovare la strada con la sola luce grigia dell’ingresso della porta, da dove entravano anche vento e pioggia. Dall’unica apertura del soffitto, filtrava un’annacquata luce solare sul corpo di Jamethon, posto su un tavolo a cavalietti. Un telo trasparente era stato messo per riparare il corpo dalla pioggia che, incanalata dall’apertura, gocciolava lungo la parete del fondo. Ma l’Anziano che celebrava il rito funebre e tutti i presenti dovevano rimanere esposti alle intemperie.

Mi misi in fila con le persone che si muovevano lentamente lungo la navata centrale, fino al corpo, per poi tornare indietro. Ai lati, le barriere che contenevano le persone durante i riti si perdevano nella triste oscurità, insieme alle travi del soffitto ripido e appuntito. Non c’era musica, solo il mormorio delle voci che pregavano ai due lati, nelle file di panche, formando una specie di ritmica nenia di tristezza. Come Jamethon, erano tutti scuri, di origine nord africana, e si perdevano nel buio dell’aria, si mescolavano alla tetra oscurità, scomparendo.

Avanzai e finalmente superai Jamethon. Era come me lo ricordavo. La morte non era riuscita a cambiarlo. Era sdraiato sulla schiena con le braccia lungo il corpo. Le labbra erano diritte e risolute come sempre. Unica differenza: aveva gli occhi chiusi.

Zoppicavo parecchio, a causa dell’umidità e, mentre mi allontanavo dalla salma, qualcuno mi toccò il gomito. Mi voltai di scatto. Non indossavo l’uniforme da corrispondente, ma abiti civili, per non attirare l’attenzione.

Rividi, di fianco a me, il volto della ragazzina che avevo osservato nella solidografia di Jamethon. Nella luce grigia di pioggia, il suo viso lineare sembrava appartenere a una vetrata da cattedrale, come si trovavano su Vecchia Terra.

— Lei è stato ferito — disse, a voce bassa. — Forse è uno dei mercenari che ha conosciuto Jamethon a Newton, prima che fosse mandato a S. Maria. I suoi genitori, che sono anche i miei, troverebbero conforto in Dio se la incontrassero.

Il vento stava spingendo la fredda pioggia, attraverso l’apertura nel soffitto, proprio su di me e una sensazione di gelo mi scosse interamente, ghiacciandomi fino alle ossa.

— No — risposi. — Non sono io; non lo conoscevo. — Mi voltai velocemente per allontanarmi, spingendo la gente verso la navata per farmi strada.

Dopo pochi metri, mi resi conto di ciò che stavo facendo e rallentai. La ragazza era già scomparsa fra la gente, nell’oscurità dietro di me. Procedetti più lentamente fino in fondo alla chiesa, dove c’era un piccolo spazio prima dell’inizio dei banchi. Osservavo la gente che entrava, senza sosta, tutti vestiti di nero, con le teste basse, pregando o parlando sottovoce.

Rimasi lì, leggermente indietro rispetto all’entrata, confuso, quasi tramortito, con il gelo nelle ossa e una tremenda spossatezza che mi portavo dietro dalla Terra.

Le voci ronzavano intorno a me e io mi stavo quasi addormentando. Non riuscivo a ricordare perché ero venuto.

Poi colsi la voce di una ragazza, in mezzo al gruppo, e questo mi riportò alla realtà.

— …ha negato, ma io sono sicura che è uno dei mercenari che erano con Jamethon a Newton. Zoppica, non può essere che un soldato ferito in battaglia.

Era la voce della sorella di Jamethon, che parlava con spiccato accento del luogo, molto più di quanto avesse fatto con me, uno straniero. Mi ripresi del tutto e la vidi di fronte all’ingresso, a pochi passi da me. Al suo fianco c’erano due persone anziane, che riconobbi come le altre figure della solidografia. Un’ondata di reale, raggelante orrore mi attraversò.

— No — quasi urlai. — Non lo conoscevo, non l’ho mai visto, non capisco di che cosa stiate parlando. — Mi voltai e mi precipitai fuori dalla chiesa, nella pioggia, dove potevo nascondermi.

Non feci altro che correre per una cinquantina di metri e, solo quando non sentii più passi dietro di me, mi fermai.

Ero solo, sotto un cielo ancora più cupo e una pioggia che si era improvvisamente intensificata. Una fitta cortina d’acqua, tamburellante e luccicante, oscurava ogni cosa intorno a me e non riuscivo neanche a vedere le auto parcheggiate di fronte. Ero però anche certo che dalla chiesa non potessero scorgermi. Sollevai il viso e lasciai che le gocce colpissero le guance e gli occhi chiusi.

— Così — disse una voce alle mie spalle — non lo conosceva.

Le parole mi trafissero, come una lama conficcata nel petto, e mi sentii come un lupo braccato che, ormai alle strette, si volta di scatto.

— Sì, lo conoscevo — dissi.

Mi ritrovai faccia a faccia con Padma, in una veste azzurra, apparentemente asciutta, nonostante la pioggia. Teneva le mani, quelle mani che non avevano mai imbracciato un’arma, congiunte, ma per il lupo che era in me lui era un cacciatore bene armato.

— Lei — dissi. — Che cosa fa qui?

— È stato calcolato che lei sarebbe stato qui — disse Padma, gentilmente. — Così, eccomi qua. Ma perché lei è qui, Tam? Fra questa gente, ci saranno senz’altro alcuni fanatici al corrente delle voci sulla sua responsabilità riguardo alla morte di Jamethon e la resa delle truppe Amiche.

— Voci — dissi. — Chi le ha messe in giro?

— Lei stesso — disse Padma — con il suo comportamento a S. Maria. — Mi fissava. — Non sapeva di rischiare la vita venendo qui, proprio in questo giorno?

Aprii la bocca per negare, ma mi resi conto di averlo sempre saputo.

— Che cosa succederebbe se qualcuno li informasse che Tam Olyn, il reporter della campagna di S. Maria, è qui, in incognito? — aggiunse.

Lo guardai con gli occhi feroci del lupo.

— Se lo facesse, potrebbe poi far quadrare tutto con i suoi principi Esotici.

— Noi non siamo capiti — rispose Padma, calmo. — Ingaggiamo soldati per combattere al nostro posto non per qualche motivo morale, ma perché, se ci lasciamo coinvolgere, perdiamo la nostra prospettiva emozionale.

Non sentivo più paura, solo una specie di dura insensibilità.

— Li chiami, allora — dissi.

I suoi strani occhi nocciola mi guardarono attraverso la pioggia.

— Se questo fosse ciò che è necessario fare — disse — li avrei già informati tramite qualcun altro, senza venire di persona.

— Perché è venuto, allora? — La voce mi lacerava la gola. — Perché lei o gli Esotici vi interessate a me?

— Noi ci preoccupiamo di ogni individuo — disse Padma. — Ma più di tutto ci interessa la razza, e lei è ancora pericoloso per questa. Lei è un idealista, Tam, sviato da propositi distruttivi. C’è una legge di conservazione dell’energia nel principio di causa ed effetto, così come in altre scienze. La sua sete di distruzione è stata frustrata su S. Maria e ora può ritorcersi su di lei, uccidendola, o rivolgersi contro l’intera razza umana.

Risi, e percepii la durezza della risata.

— Come pensa di rimediare a tutto questo? — chiesi.

— Mostrandole che il coltello che tiene in mano non taglia solo ciò contro cui è rivolto, ma anche la stessa mano che lo sorregge. Devo dirle una cosa, Tam: Kensie Graeme è morto.

— Morto? — Improvvisamente la pioggia sembrò ruggire e il selciato vacillare sotto ai miei piedi.

— È stato assassinato da tre uomini del Fronte Azzurro, a Blauvain, cinque giorni fa.

— Assassinato… — mormorai. — Perché?

— Perché la guerra era finita — disse Padma. — Perché la morte di Jamethon e la resa delle truppe Amiche senza una guerra, distruttiva per i campi coltivati, hanno ben disposto la popolazione nei nostri confronti. Perché il Fronte Azzurro si è ritrovato così lontano dal potere, quanto non lo era mai stato, proprio per questa simpatia verso le truppe Esotiche. Uccidendo Graeme, speravano di scatenare una ritorsione sui civili da parte dei suoi soldati, e questo avrebbe obbligato il governo di S. Maria ad allontanare i mercenari e a restare senza protezione contro il Fronte Azzurro.

Non riuscivo ancora a rendermi conto di quanto aveva detto.

— Tutti gli eventi sono interconnessi — disse Padma. — Kensie era destinato a una promozione che avrebbe coronato la sua carriera: un ufficio di comando su Mara o Kultis. Lui e suo fratello Ian avrebbero abbandonato per sempre i campi di battaglia. Con la morte di Jamethon, e la conseguente resa delle sue truppe, si è venuta a creare una situazione che ha spinto il Fronte Azzurro ad assassinare Kensie. Se lei e Jamethon non foste arrivati insieme su S. Maria, e Jamethon avesse vinto, Kensie sarebbe ancora vivo. Questo dicono i calcoli.

— Io e Jamethon? — La bocca mi si seccò, senza preavviso, e la pioggia si infittì.

— Lei — aggiunse Padma — è stato il fattore che ha spinto Jamethon verso quella soluzione finale.

— Io l’ho aiutato? — dissi. — L’ho fatto davvero?

— Lui poteva vedere dentro di lei — disse Padma. — Vedeva al di là della ruvida superficie resa amara dalla sete di vendetta. Capiva che quello non era il vero Tam, che c’era un cuore idealista così profondamente radicato che perfino suo zio non era riuscito a estirparlo.

La pioggia tuonava fra di noi, ma sentivo perfettamente ogni parola di Padma.

— Non le credo! — gridai. — Non credo che abbia potuto capire niente di tutto questo!

— Le ho già detto in un’altra occasione — disse Padma — che lei non riesce ad apprezzare fino in fondo i miglioramenti evolutivi delle Culture Frammentate. La fede di Jamethon non poteva venire scossa dagli eventi esterni. Se lei, in realtà, fosse stato come suo zio, Jamethon non l’avrebbe neanche ascoltata. L’avrebbe ignorata come un qualsiasi individuo senza anima. Al contrario, lui la vedeva come un uomo posseduto, colui che parlava con ciò che Jamethon avrebbe chiamato la voce di Satana.

— Non ci credo! — sbraitai.

— Certo che ci crede — disse Padma. — Non ha altra scelta, se non quella di crederci, perché è solo ed esclusivamente a causa di questo che Jamethon ha scelto una simile soluzione.

— Soluzione?

— Era un uomo pronto a morire per la sua fede. Ma, in qualità di Comandante, trovava difficile mandare a morire i suoi uomini senza un altro ragionevole motivo. — Padma mi guardò e la pioggia diminuì, per un attimo. — Ma lei gli ha offerto quella che lui considerava la scelta del diavolo: la sua vita terrena contro la resa della sua fede e dei suoi soldati, per evitare un conflitto che li avrebbe uccisi tutti.

— Quale follia è mai questa? — dissi. Nella chiesa, intanto, le preghiere erano cessate e una sola, forte e profonda voce stava iniziando il rito funebre.

— Non è una follia — disse Padma. — Una volta resosene conto, la risposta divenne semplice. Tutto ciò che doveva fare era iniziare a rifiutare qualsiasi cosa Satana gli offriva. E la prima, assoluta necessità, era la sua morte.

— Era questa la soluzione? — Tentai di ridere, ma la gola mi faceva male.

— Era l’unica soluzione — disse Padma. — Quando ne fu convinto, capì che era proprio quella la sola decisione da prendere. I suoi uomini si sarebbero arresi solo se si fossero trovati in una situazione insostenibile, causata da ragioni che solo il loro Comandante, ormai morto, conosceva.

Sentii che le parole mi attraversavano, prive di suono, scioccandomi.

— Ma lui non voleva morire! — dissi.

— Si affidò a Dio — disse Padma — ma sistemò le cose in modo che solo un miracolo potesse salvarlo.

— Di che cosa sta parlando? — lo fissai, stupito. — Preparò un tavolo con una bandiera di tregua. Portò quattro uomini…

— Non c’era nessuna bandiera; gli uomini erano vecchi fanatici in cerca del martirio.

— Ma erano quattro — urlai — cinque con lui. Cinque contro uno. Ero lì e ho visto. Cinque contro…

— Tam.

Quella sola, breve parola mi bloccò. Ebbi improvvisamente paura. Non volevo sentire ciò che stava per dire, perché temevo di saperlo, temevo di saperlo ormai da tempo. Non volevo sentirlo, non volevo sentirlo dire da lui.

La pioggia divenne più fitta, scivolando su di noi, impietosa, fino al selciato, ma il rumore non mi impedì di sentire ogni singola, implacabile parola.

La voce di Padma iniziò a ruggirmi nelle orecchie, come la pioggia, e fui pervaso da una sensazione di vuoto, come quando ci si sente inermi e quasi sospesi a causa della febbre. — Non penserà che Jamethon abbia potuto ingannare se stesso, anche solo per un minuto? Era il prodotto di una Cultura Frammentata. Ne riconosceva un altro in Kensie. Non penserà che, a meno di un miracolo, lui credesse davvero che un Colonnello Amico e quattro poveri fanatici avrebbero potuto uccidere un soldato Dorsai, armato e pronto a intervenire, un uomo come Kensie Graeme, prima di essere a loro volta uccisi?

A loro volta… a loro volta… a loro volta.

Il suono di quelle parole mi rimbombò nella mente e mi estraniò dalla pioggia e da quel momento. Come il vento con le nuvole, mi sollevò e mi portò via, fino a quella terra, dura e rocciosa, che avevo intravisto quando avevo chiesto a Graeme se avrebbe mai fatto uccidere dei prigionieri Amici. Era una terra che avevo sempre evitato, ma a cui ero infine giunto.

E ricordai…

Fin dall’inizio, sapevo che quel tipo di fanatico, che aveva ucciso Dave e gli altri, non corrispondeva all’immagine di tutti gli Amici. Jamethon non era un assassino. Avevo cercato di crederci, per nascondere la mia stessa vergogna, la mia autodistruzione. Avevo mentito a me stesso per tre anni. Non era quello il pensiero che avevo in mente, mentre Dave veniva ucciso.

Ero là, sotto agli alberi, e osservavo Dave e gli altri che morivano, vedevo il Sergente, in uniforme nera, che li uccideva uno per uno con il suo fucile. E, in quel momento, il pensiero nella mia mente non era stato quello che avrebbe poi giustificato tre anni di ricerche ossessive di un’opportunità per rovinare uno come Jamethon e distruggere il popolo Amico.

Non avevo pensato: “Che cosa sta facendo, che cosa vuole fare a quei poveri, innocenti, inermi uomini!”. Niente di così nobile. Un solo pensiero mi aveva pervaso in quel momento, semplice e crudo: “Quando avrà finito, ucciderà anche me?”.


Ritornai in me e mi ritrovai nella giornata piovosa. La pioggia stava rallentando e Padma mi sosteneva. Mi stupii, come per Jamethon, di quanto fossero forti le sue mani.

— Mi lasci andare — mormorai.

— Dove vuole andare, Tam? — disse Padma.

— Da qualsiasi parte — sussurrai. — Non ne voglio più sapere; mi ficcherò da qualche parte e dimenticherò. Getto la spugna.

— Un’azione — disse Padma, lasciandomi andare — si ripercuote sul futuro senza sosta. La causa non cessa mai di avere effetti. Non può lasciar perdere tutto adesso, Tam, può solo stare con l’altra parte.

— Parte? — dissi. La pioggia stava diminuendo. — Quale parte? — Lo fissai come un ubriaco.

— C’è la parte con la quale sta suo zio — disse Padma — e c’è quella opposta, che è la sua, e che è anche la nostra. — Cadeva poca pioggia, ora, e c’era più luce. Un piccolo, pallido sole si faceva strada fra le nuvole e ci illuminava. — Inoltre, al di là del nostro intervento nell’aiutare l’uomo a evolversi, ci sono altre due forti influenze. Non siamo ancora in grado di calcolarle o capirle, ma sappiamo che agiscono come potenti volontà individuali. Una sembra essere d’aiuto al processo evolutivo, l’altra sembra frustrarlo. Tali influenze sembrano esistere fin dalle prime avventure spaziali dell’uomo.

Scossi la testa.

— Non capisco — mormorai. — Non sono affari miei.

— Lo sono invece, lo sono stati per tutta la sua vita. — Gli occhi di Padma catturarono la luce per un attimo. — Una forza si è introdotta negli eventi di S. Maria, sotto forma di un’unità, sconvolta da una perdita personale e orientata verso la violenza. Era lei, Tam.

Cercai di scuotere la testa, ma sapevo che aveva ragione.

— Ora lei è bloccato nel suo sforzo — disse Padma — ma la legge di conservazione delle energie non può essere negata. Quando la sua azione fu frustrata da Jamethon, la sua forza si trasmutò, trasferendosi in un’altra unità individuale, sconvolta da una perdita personale e orientata verso un effetto violento.

Lo fissai con stupore e inumidii le labbra. — Quale altro individuo?

— Ian Graeme.

Lo stupore divenne maggiore.

— Ian ha trovato i tre assassini del fratello nascosti in una stanza d’albergo a Blauvain. Li ha uccisi con le sue stesse mani e, facendolo, ha placato l’ira dei mercenari e frustrato le mire del Fronte Azzurro. Ma poi ha dato le dimissioni ed è tornato a Dorsai. Ora lui prova lo stesso senso di amarezza e perdita che lei provava quando arrivò a S. Maria. — Fece una pausa e poi aggiunse, con calma: — Ora lui ha una grande forza potenziale per diventare causa di qualcosa che non possiamo ancora calcolare.

— Ma… — guardai Padma — questo significa che sono libero!

Padma scosse la testa.

— Ora lei è investito da una nuova forza, diversa dalla prima — disse. — Ha ricevuto l’impatto e la carica del sacrificio di Jamethon.

Nel suo sguardo c’era una sorta di compassione e, nonostante il sole, iniziai a tremare.

Era proprio così, non potevo negarlo. Nel dare la sua vita per qualcosa in cui credeva, in un momento in cui avevo perso tutti i miei ideali di fronte alla morte, Jamethon mi aveva sconvolto e cambiato, così come il fulmine, quando colpisce, fonde e cambia la lama d’acciaio alzata verso di lui. Non potevo più ignorare quanto era successo dentro di me.

— No — dissi, tremando — non posso più fare niente per questo.

— Al contrario, lei può — disse Padma, calmo. — E lo farà.

Finalmente sciolse le mani.

— Lo scopo per il quale, secondo i calcoli, io dovevo incontrarla qua, è stato raggiunto — disse. — Il suo idealismo di base rimane. Nemmeno suo zio è riuscito a estirparlo. L’ha solo intaccato ed è per questo che, davanti alla minaccia di morte su Nuova Terra, si è rivoltato contro se stesso, anche se per un attimo. Ora lei è stato forgiato e raddrizzato dagli eventi su S. Maria.

Risi, e ancora sentii la gola dolere.

— Non mi sento raddrizzato — dissi.

— Si dia tempo — disse Padma. — Le guarigioni sono lunghe. Prima di essere utilizzabili, le nuove idee devono crescere e irrobustirsi, come i muscoli. Ora lei comprende molto di più la fede degli Amici, il coraggio dei Dorsai e, forse, l’importanza della forza filosofica ricercata dagli Esotici per l’uomo.

Si fermò e mi sorrise, con un po’ di malizia.

— Avrei dovuto spiegarle queste cose più chiaramente tanto tempo fa, Tam — disse. — Il suo è il lavoro del traduttore fra il vecchio e il nuovo. Il suo operato preparerà le menti delle persone di tutti i Mondi, frammentati e non, per il giorno in cui le capacità della razza si fonderanno in una nuova stirpe. — Il sorriso si attenuò, il volto si intristì. — Vivrà per vederne più di me. Addio, Tam.

Si voltò e, nell’aria ancora nebbiosa, ma luminosa, lo vidi andare da solo verso la chiesa da cui la voce dell’Anziano annunciava l’inno finale.


Ero sbalordito, ma mi voltai, raggiunsi l’auto e vi salii. La pioggia era quasi cessata e il cielo si stava velocemente rischiarando. L’aria era fresca e purificata dalle ultime goccioline d’acqua.

Nell’avviarmi verso il lungo tragitto che mi riportava allo spazioporto, spalancai i finestrini e, attraverso l’aria, mi giunse il suono dell’ultimo inno che stavano intonando in chiesa.

Era l’Inno di Battaglia dei soldati Amici. Il suono mi seguì per un bel pezzo, mentre mi allontanavo. Non erano le voci basse e lamentose dei tristi addii, ma voci forti e trionfanti, come quelle di chi si appresta a una marcia verso un nuovo giorno.

Soldato, non chiedere mai,

Dove la bandiera difenderai…

Mentre mi allontanavo, seguito dal suono dell’Inno, la distanza sembrò fondere le voci in un unico, potente canto. Le nuvole si stavano aprendo davanti a me, il sole faceva capolino, luminoso, e le chiazze di cielo azzurro sembravano bandiere al vento, stendardi di un esercito che marcia verso terre sconosciute, senza mai fermarsi.

Le osservai, finché non divennero un unico cielo aperto; e il canto mi accompagnò a lungo sulla strada per lo spazioporto, dove mi attendeva la nave che mi avrebbe riportato sulla Terra, nel sole.

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