CAPITOLO 7 IL PROFETA ABRAHAM VENNE DA UN ALTRO PAESE

Ma Gesù rivolgendosi a loro disse, Figlie di Gerusalemme, non piangete per me, ma piangete per voi e per i vostri figli.

LUCA, 23:28


Il ragazzo aveva detto: — Ti incontrerai ancora qui con me? Domani, verso mezzogiorno? — Così adesso Demetrios si avviò verso i Giardini e il prato davanti al Paddy’s Place, da cui si poteva guardare, oltre un varco tra le colline, l’incontro del mare e del cielo. Sono in ritardo?

Gli occhi normali potevano scoprire quell’armonia all’orizzonte; ma non gli occhi grandi e miopi di Angus Bridgeman. Quegli occhi, pensò Demetrios, avevano un modo diverso di vedere: i suoi erano ancora 20-20, e la sua conoscenza dei difetti della vista era teorica. Sono in ritardo? Il Ventesimo Secolo aveva presunto automaticamente che la vista «normale» fosse «perfetta», l’unica e sola: la tipica mezza verità. E con quanta facilità la vecchia tecnologia avrebbe dato ad Angus un paio d’occhiali? Ma l’arte di molare le lenti era una di quelle date per scontate, quando Simon Bridgeman e i suoi colleghi si erano scavati la tana nella montagna. La vista normale avrebbe fatto molto comodo ad Angus, avrebbe aumentato la sua sicurezza in un mondo brulicante d’ombre furtive… beh, non molte ombre potevano essere abbastanza furtive da sfuggire agli occhi e al naso dell’incorruttibile Brand… quindi sì, veramente, quel ragazzo avrebbe dovuto avere gli occhiali. Non era stato Leeuwenhoek, l’illustre amico di Vermeer, a perfezionare le sue lenti prodigiose, nel secolo XVII? E con le lenti, presto Angus avrebbe disprezzato e dimenticato la vista speciale della sua miopia… Vermeer era miope? Nessuna risposta: la verità era inaccessibile sotto trecento e settantacinque anni di poltiglia storica, compresi quarantasette anni di barbarie moderna, e altri duecento durante i quali nessuno si era accorto che come pittore era piuttosto bravino.

Ma Angus non poteva avere le lenti. Sono in ritardo? Mentre attendeva sconsolato sul prato, un verme di dolore si agitò nella regione vaga del suo cuore, o del suo stomaco, e gli strisciò verso le viscere, dove il suo percorso, apparentemente, finì. Non poteva essere in ritardo, naturalmente. Il Palazzo del Comune era stato scosso dai fremiti delle undici del mattino durante l’angoscioso colloquio con il tenente, meno di un’ora prima, e lassù, nei Giardini che distavano solo mezzo miglio, non avrebbe potuto fare a meno di udire la prodigiosa campana di bronzo annunciare mezzogiorno. Preoccuparsi del ritardo era da vecchio rimbambito. Si appoggiò a uno degli splendidi aceri che orlavano il prato. Al Tempio s’erano radunati alcuni sfaccendati, e Angus non era tra loro.

A mezzogiorno e a mezzanotte l’intera città pulsava dolorosamente ai dodici rintocchi di quella voce soverchiante. Le mani nodose del campanaro cieco, Bailey, venivano guidate fino alla corda dal Piccolo Reuben… Bailey non aveva bisogno di guida: era solo uno dei loro gesti d’amore. Per buona parte della notte, diceva la gente, Bailey il Cieco stava seduto a gambe incrociate con la corda della campana vicino alla spalla, in modo che il Piccolo Reuben potesse dormire. Bailey seguiva un orologio che aveva nel cervello e che era esatto come una meraviglia meccanica: a lui le ore cedevano i secondi e i minuti con la pazienza di ghiaccioli che sgocciolano al sole.

La gente non parlava di quello che sarebbe accaduto quando Bailey il Cieco fosse morto: era vecchio, e poteva capitare da un momento all’altro, e allora a suonare la campana in modo efficiente e moderno sarebbe stato qualche individuo comune, come voi e me. Certuni dicevano che il Piccolo Reuben poteva arrangiarsi da solo, perché in realtà non era scemo, ma solo un po’ debole di cervello: sarebbe stato felice, teorizzavano alcuni, di continuare il lavoro dì Bailey. Altri dicevano che non sarebbe stato possibile.

UNO…. Il rintocco dell’ora lo raggiunse sul rialzo del terreno ed una BUE… una figura biancovestita, semplificata dalla distanza attraversò l’erba dorata vicino al Tempio TRE… ma quell’uomo non era accompagnato da un cane e non aveva la grazia fulgida di Angus QUATTRO… Angus e la luce del giorno… Oh, lui non CINQUE… non verrà da me. Si è dimenticato anche se è stato lui, proprio lui, a parlare di SEI incontrarci ancora, come se mi amasse. E cosa posso dare, io, che lo induca SETTE… lo induca a mantenere la promessa? Pani aridi di saggezza, niente vino di OTTO… della giovinezza per addolcirli. La promessa è stata fatta durante un momento nel NOVE… nel paese inesplorato dell’incontro. Può l’amore essere uno scambio? Questo DIECI… questo lo prendo io, questo lo do… che follia! L’amore non è una cosa, l’amore (se UNDICI… l’amore esiste) deve essere quel paese dove noi andiamo per trovare… trovare… DODICI… dove andiamo per trovare l’unica misericordia che salva…

Demetrios si avviò verso il Tempio, abbastanza vicino per accertare una volta di più quello che già i suoi occhi sapevano bene: Angus non c’era. Demetrios l’avrebbe trovato subito, come l’occhio non può lasciarsi sfuggire l’improvviso fulgore rosso d’un cardinale tra le fronde. Un altro verme di dolore strisciò dietro al primo e si dileguò nell’oblio. Aveva bisogno di starnutire, di tossire, di rotolarsi sul fieno. Aveva bisogno di bere qualcosa.

Entrò nel Paddy’s Place, scrutando il locale fresco, i piccoli scomparti, i tavolini sulla segatura fresca sparsa sul pavimento; e subito registrò la tristezza già nota: Angus non c’è. Paddy, che stava strofinando il banco, l’osservò con curiosità cortesemente silenziosa, con un sorriso che allargava modestamente la bocca da ranocchio… ti aspettavi che si aprisse alla vista di un insetto-soldino, con un guizzo fulmineo della lingua.

Due uomini qualsiasi, probabilmente viaggiatori fermatisi per passare la notte, stavano pranzando o facendo colazione in ritardo a uno dei tavoli, discutendo sottovoce qualcosa di personale. Paddy’s Place era una prospera locanda, abbastanza vicina al Muro di Re Brian per attirare la clientela della Città Interna e di quella Esterna, e collegata da una lunga via dignitosa alla Grande Strada del Sud, che arriva dal nord, passa attraverso Maplestock e Kingstone toccando Nuber e proseguendo verso sud attraverso Nupal, e poi arriva fino a Sofran, passando per luoghi desolati. A Sofran si volge verso ovest, evitando le zone devastate dai veleni, e raggiunge Penn, che è una Repubblica, ma non una Repubblica del Re. C’era solo un altro cliente, un vecchio che cominciava allora a tuffarsi nella birra di Paddy. — Bella giornata, Paddy, — disse Demetrios. Il suo piede trovò il sostegno della traversa. — Se tu sai che cos’ha di bello.

— Beh, il sole splende, uomo Demetrios… Voglio dire che splenderebbe se riuscissi a convincere la mia nuova sguattera a lavare le finestre.

— Splende per forza d’abitudine, uomo Paddy, come quel tale che continuò a sogghignare quando gli tagliarono la testa, per non dimenticare la barzelletta. Spirito di granturco, Pad, ho bisogno di un po’ di spirito di granturco.

Paddy prese la fiasca. — Sei triste, oggi. Come l’ho sentita io, l’uomo non ha potuto raccontare la barzelletta, perché era a corto di fiato. Tutto sembra più bello, dopo la pioggia.

— La piscia di Zeus. Le inondazioni del Tempo Antico ad Aberedo.

— Già. — Paddy riprese a lustrare il banco. — Aberedo?

— Una città nella Penn, dove mi sono fermato una volta. — Demetrios bevve, spingendo la moneta in una piccola pozza lasciata dal fondo del bicchiere. — Forse non ci sei mai stato.

— Non l’ho neanche sentita nominare.

— Riempi ancora, cara anima. Berrò lentamente, non disturbarti più.

— Nessun disturbo, signore.

— Mi dai del signore, mostro irlandese? Oh, l’armatura del vecchio Chisciotte perde la ruggine come forfora rossa. Il tempo, bada bene, non è la sola causa: quell’uomo era nato vecchio. — L’altro vecchio bevitore era sprofondato nei sogni della birra. Più vecchio di Demetrios, poteva essere nato nell’era della plastica e della corruzione sovvenzionata; forse i draghi, i maghi, le belle in pericolo della sua fantasia avevano motori a combustione interna, indossavano camici bianchi da laboratorio e abiti di Saks, Quinta Strada. I viaggiatori che avevano finito di parlottare, se ne stavano seduti, appesantiti dalla digestione e si pulivano i denti… al cader della notte, se avevano dei buoni cavalli, potevano essere a venti o trenta miglia da Nuber…

Dunque, Demetrios? Avresti potuto abbandonare Nuber in qualunque momento, negli ultimi quaranta e passa anni, ma hai sempre trovato una ragione per non andartene… magari una, ragione nata dall’illusione che in realtà non esiste il mondo, oltre Nuber. Lasciarla è entrare in una nebbia. Ma c’erano ragioni concrete. C’era Elizabeth di Hartford, la dolce, non troppo intelligente Elizabeth di Hartford, che era come una moglie e meglio, e lo è stata per otto anni, dopo che George e Laura se ne sono andati, fino a quando era morta dando alla luce il mu dal grosso cranio che, per una delle rare grazie della natura, non era sopravvissuto. C’era il Decennio dell’Orgia, gli Anni Venti, i miei trenta, dopo la Peste Rossa, quando a Nuber credevano tutti che fosse imminente la fine della razza umana… ma questa volta davvero, come avviene sempre, naturalmente, e cosi tanto valeva che uno cercasse qualche modo nuovo per provocare un’esplosione dei genitali, chiamandola Vita, come se tutto il resto che accadeva fosse qualcosa di meno della Vita. Ma il sistema nervoso non può rabbrividire più che tanto, perciò, che altro c’è? Oh, nell’Anno 30 venne a noi il profeta Abraham da un altro paese, Abraham, che come altri sant’uomini dei tempi andati, credeva che quello che lui chiamava amore per qualcosa che lui chiamava Dio fosse più grande del dollaro e dell’orgasmo. Non so. Non si può spendere un’astrazione per comprarti un pezzo di pane. Non puoi amare un’astrazione, ma solo altre singole persone… l’amore orientato altrove non merita più quel nome, e può diventare veleno o assurdità, o forse una specie di masturbazione mentale che non serve a venire. Comunque, lo massacrarono.

Perché non puoi essere qui, Angus? La tua vicinanza, da sola, quasi basterebbe a rendermi contento, anche se tu non desiderassi mai toccarmi. Ma la tua assenza è una spina nel cuore, e mi insegna che ti amo.

Il profeta Abraham venne da un altro paese…

Demetrios spinse via la moneta e il bicchiere vuoto, e batté sulla segatura il bastone di noce mentre si avviava alla porta. Salutò con un cenno del capo i due forestieri, che alzarono amichevolmente i boccali, forse intuendo che Demetrios capiva le strade di campagna ed i cieli aperti. — Buona giornata a tutti, — disse, e uscì in un’ondata di sole, che trasformava il Tempio e la sua trabeazione di tegole, facendoli apparire come una visione fantastica del Partenone all’ombra di Mount Everlasting.

Si avviò in quella direzione, valutando la folla con occhio professionale, anche se un po’ ebbro. Quasi tutti giovani: nessun bambino pronto a strillare proprio durante gli episodi più drammatici. Un altro uomo biancovestito stava scendendo il viale che partiva, incurvandosi, dalla porta sudorientale della Città Interna, la strada che probabilmente avrebbe percorso Angus. Ma non era Angus. Era solo uno sconosciuto il quale, mentre Demetrios si fermava ad osservare, parlò con discrezione ad altri, tra la folla, biancovestiti come lui. E poi, a piccoli gruppi, con troppa disinvoltura, risalirono il viale verso la porta sudorientale; il prudente messaggero fu l’ultimo ad andarsene. Sta succedendo qualcosa nella Città Interna, dove vive Angus. Ne avremo notizia a suo tempo, quel po’ che ci verrà concesso di sapere.

Il dolore bruciante per l’assenza del ragazzo, la rabbia cocente contro il tenente Brome; contro la legge idiota, si mescolarono allo spirito di granturco e all’afa ottusa di luglio. Nella folla placida, certi occhi già si chiedevano: Chissà se il vecchio ci racconterà una storia?

Demetrios si appoggiò con la schiena a una colonna del Tempio; le sue ossa conoscevano ogni irregolarità dei mattoni. Due settimane prima s’era fermato lì a raccontare la Sirenetta di Hans Andersen, così come veniva attraverso la lente della sua memoria. — Demetrios, se per caso torni a raccontare la storia di Abraham Brown a modo tuo… — (Gettò il berretto rovesciato ai suoi piedi) — con o senza la licenza di cui abbiamo parlato…

Ascoltate me che vi parlo: vi dirò come il profeta Abraham venne da un altro paese.

«Era nato, care anime, in una città chiamata Bethel, nello stato del Maryland, nel 1988, cinque anni prima della Distruzione. Di Bethel egli ricordava soltanto il nome e qualche vaga immagine dell’infanzia perché la sua famiglia si trasferì nell’Ohio e lui era lì, e aveva cinque anni, quando una bomba cancellò dalla storia la città di Washington. Queste cose me le disse egli stesso, in una tranquilla conversazione, il giorno prima che venisse tradito.

«Non era difficile parlare con Abraham. Chiacchierammo placidamente, come potrebbero fare due uomini che abbiano qualche interesse in comune. Non condannava il mio agnosticismo, sebbene la sua mentalità non gli permettesse di capirlo. Era di media statura, con la barba rossiccia e i capelli color sabbia che gli arrivavano sulle spalle. Aveva occhi celesti, un modo di parlare molto semplice, e a me pareva che quasi tutti i suoi seguaci avesse acquistato qualcosa della sua semplicità. C’era un piccolo esercito di cinquanta santi, in maggioranza bambini. Dipinto sulle tuniche bianche avevano il segno d’una ruota cancellata da due tratti incrociati, per esprimere la convinzione che Dio avesse dichiarato guerra a tutti i macchinari. Niente più macchine, diceva Abraham, convinto che Dio parlasse per sua bocca. Niente più uso di carne, cuoio, latte, uova, non più uccisioni o sfruttamento di altri esseri viventi. L’idea è più antica del Buddha e più nuova del domani. Se qualcuno deve viaggiare, diceva Abraham, vada a piedi, come quei bambini avevano viaggiato a piedi con lui, nelle desolazioni del nord, e poi a sud, fino a Nuber. Inoltre, si riproponeva di trasformare Nuber nella Nuova Gerusalemme.

«Incontrai quel gruppo di fedeli nel frutteto di un certo Cecil Mason, oggi morto da parecchio tempo, che aveva permesso loro di accamparsi lì, dopo che erano stati fatti passare dagli sbarramenti e ammessi nella Città Esterna. Il frutteto c’è ancora, e lo coltiva il figlio di Cecil: potete farvi mostrare il punto dove stava la tenda di Abraham. Fu in quel punto che il discepolo Jude condusse i poliziotti di Nuber, e in loro presenza accusò il profeta di tramare il rovesciamento dello stato. Io avevo parlato un po’ anche con Jude, quel giorno nel frutteto. Era allora un uomo interiormente straziato, benché allora non ne capissi la causa… e non la capisco neppure adesso. Ma credo che agisse non, come dicono taluni, per avidità di sporco danaro, ma per il desiderio di attirare l’attenzione del mondo, e persino la sua pietà, addossandosi la parte del più grande dei peccatori: per diventare il più odiato dei capri espiatori, per assumersi il peso del peccato peccando al massimo, per rifiutare il vino della vita e morire soffocato da un boccone di sozzura. come per dire: “Guarda, o Signore, che cosa ho fatto per Te!”

«Parlai anche con il discepolo Mathias di Gran Gor, il quale era convinto che Abraham l’avesse guarito dal vaiolo con l’imposizione delle mani, e credeva anche che Abraham fosse la seconda incarnazione di Gesù Cristo, figlio unigenito di Dio, ritornato dopo duemila anni per salvare il mondo. Mathias pensava anche di scrivere la storia della vita di Abraham sulla terra. Forse adesso lo starà facendo: lasciò Nuber dopo il martirio e non so che cosa ne sia stato di lui, né se crede che il mondo sia stato salvato.

«Abraham si era guadagnato da vivere facendo il carpentiere fino a ventotto anni. Viveva in una colonia piuttosto grossa di superstiti, nell’Ohio, di cui non mi disse il nome. Diceva che in quegli anni l’illuminazione lottava in lui con la follia; ma alla fine era risultato evidente che Dio e il Diavolo si battevano per il possesso della sua anima. Poi Abraham andò nella foresta, solo e nudo, per comando di Dio, e si tessé con le sue mani indumenti d’erba, sandali d’erba dalle suole di legno, intagliate con il coltello che era il suo unico utensile e che non aveva mai fatto scorrere sangue. In una radura della foresta si fece un riparo e un orticello sufficiente per le sue esigenze. Ho sentito la favola della volpe che lo guidava alle piante, alle bacche e ai funghi commestibili, ma il Predicatore Abraham non mi raccontò assurdità del genere. Conosceva e amava troppo gli animali per inventare falsità sul loro conto; ma poiché era silenzioso, innocuo e si muoveva lentamente, accorrevano a lui. Non mi sorprese che conoscesse la leggenda di san Francesco d’Assisi e che lo chiamasse “mio fratello”… e almeno con me non pretese mai di avere un’origine sovrannaturale. Penso che il suo unico scopo fosse dire a tutti che potevano vivere in modo da essere in pace con se stessi e con il Dio in cui egli credeva… Visse per tre anni in quel rifugio nella foresta, e fu raggiunto dal discepolo che si chiamava John, da un altro che prese il nome di Simon, e il terzo anno da Jude.»

(E adesso devo fare un po’ di spazio per la mia Madam Estelle, e per commentare che c’è più di un modo per scuoiare l’ecologia. La definizione più dotta che riesco a trovare per la parola «impratico» è «pertinente a qualcosa che non funziona perché noi non ce ne occupiamo)). Sarebbe pratico vivere secondo i principi di Abraham, anche se un po’ noioso, se fossimo tanti Abraham, anziché affamati di proteine, di spassi e di sesso, come voi e me e il cuginetto Jasper che, quando era troppo giovane per venire citato, si divertiva virilmente dietro al granaio con la precoce Lily Littlejohn, la figlia del vicino. Non era solo sesso: Jas aveva preso un pezzo di focaccia, che divideva con lei, e la piccola diabolica Lily aveva portato un paio di cosce di tacchino. Era anche dimestichezza. Adesso lascio la parola a Estelle.)


(Ancora venerdì 19 luglio)


È in ritardo, lui, ma si è ricordato di mungere Julia prima di uscire, ha detto Babette. Non berrò più Tè fino a quando sentirò Solitaire scendere per mettere in ordine la cucina. Voglio cominciare a trasformare questo Libro nella Storia della mia Vita, non solo in un Diario. Se scrivi quello che succede ogni Giorno è come guardare solo fuori dalla Finestra, ma l’altra cosa, la Storia della Vita, è come salire su un Poggio, come quello dietro alla nostra Casa di Raeburn vicino al Sottopassaggio, bene, una volta lì c’era stato un Parco, mi ricordo quella Panchina rotta, e di lassù potevi guardarti intorno per Miglia e Miglia.

Così quando la Casa vicino al Sottopassaggio venne buttata giù da quello che dicevano era l’Esplosione avvenuta a New York City Quarantacinque Miglia più in là, io ero giù in Cantina a cercare un Barattolo di Conserva di Pesche. L’avevo fatta io, piaceva a Tutti. Rimasi bloccata da metà del Pavimento che mi era caduto addosso, e una delle Travi mi bloccò la Gamba e così mi ci volle un’Ora o due per Liberarmi. Sapevo che la gamba non era rotta, ma qualcosa teneva sollevata la Trave dì sei Pollici, ma non potei liberarmi fino a che non riuscii a prendere un Bastone che si era staccato da Qualchecosa e a sollevare un po’ la Trave così da potere strisciare fuori. C’erano Ragnatele su tutta la Trave e quella roba grigia sì mischiava con il Sangue delle mie Dita, che mi ero ferita con il Bastone, e da quella maledetta trave spuntava fuori un chiodo che si era piantato nella mia Gamba, e mi aveva lacerato profondamente il Polpaccio mentre cercavo di Liberarmi, e per tutto quel tempo sentivo le Sirene che ululavano e la gente che gridava ma come da Lontano, e una volta credo che passò un’auto dei Pompieri, tanto non sarebbe servito a niente, ma in Casa nostra Niente di niente, e io sapevo però, Gesù Dio, che erano tutti là, dovevano essere Là, Stevie e Sam e Leda e io continuavo a chiedere, Gesù Dio, perché il mio piccolo Marcus non piange, perché? Non c’era niente che potevo adoperare per tagliarmi via il Piede, e dovevo continuare a far forza con quel fottuto Bastone e così quando mi liberai dopo un’ora, due ore, non so, giuro che dovetti raccogliere quel Barattolo dì Conserva di Pesche dal Pavimento della Cantina perché ce l’avevo in mano quando salii le Scale tutte sfasciate e scoprii quello che era Successo. Non so dure buttai quel maledetto Barattolo. C’era la tivù, vedete, che era volata attraverso tutta la stanza, l’aveva colpito dietro la testa, Marcus, la sua Faccia non aveva neanche un segno, Sam aveva la Gola tagliata dalle schegge di vetro e non si vedeva che fosse successo niente a Stevie e a Leda, ma erano tutti e due Morti, doveva essere stata l’Esplosione. Io portai Marcus in cima del Poggio, con la sua Faccia che non aveva neanche un Segno, e prima non sapevo che dal Poggio si poteva vedere così lontano, mi sedetti li con la mia Gamba che sanguinava e faceva una strana Pozza rossa, Gesù Dio si poteva vedere per miglia e miglia.

Cosi dopo quando lavoravo in questa Casa che era allora di Mister Fleur fino a quando poi morì e la lasciò a me, gli Uomini mi domandavano cos’era quella lunga Cicatrice che avevo alla Gamba. Non glielo dissi mai, non lo dissi mai a Nessuno tranne Babette che è come parlare con il battito del mio Cuore. Forse non dovrei cercare di scrivere delle Cose del Passato che sono successe, ma in un certo modo devo farlo perché quel tipo di Mondo non tornerà più e magari la Gente dovrebbe sapere — immaginare che qualcuno legga Questo! io penso che dovrebbe sapere che non era Tutto Bello.


Dopo quei tre anni Abraham partì con i suoi discepoli per predicare la vita semplice. C’era da pensare che dopo quello che era accaduto nel 1993 gli esseri umani fossero ben disposti. Ma non era così. Era passata una generazione… trent’anni che comprendevano anche il periodo della Peste Rossa. Gli uomini e le donne dai venti ai trent’anni non ricordavano com’era stato il mondo, e credevano poco a quello che ne raccontavano i più vecchi. La gente, vecchia e giovane, voleva vivere… ecco, più o meno come ha sempre fatto la gente: arruffona, credula, egoista; scimmiotti semiistruiti con pochi pensieri per il domani e nessuno per il passato. (Non siamo fatti così, care anime? è una gran fatica essere un po’ più umani.) Quando Abraham predicava, molti ascoltatori spalancavano gli occhi, borbottavano e andavano via. Quei pochi che facevano eccezione diventavano fedeli seguaci.

«Abraham scoprì che quasi tutti i suoi ascoltatori erano bambini. Se anche si chiedeva perché, si dava la risposta più ovvia… che erano innocenti, avevano una mentalità aperta, e così via.

«Andò a nord, attraverso la Penn, nella nazione che oggi chiamiamo Moha, e attraversò il Mare di Hudson con la sua compagnia di zattere improvvisate, perché non c’erano veri traghetti in quegli anni a sud di Ticonderoga, e arrivò in quello che una volta chiamavamo New England. Là, egli convertì molti altri seguaci. Dovunque in quella terra, mi disse, trovò piccole comunità molto unite; alcune erano in declino, ma altre erano quasi prospere, nell’antica maniera che spingeva a contare solo su se stessi, emotivamente rifiutata dagli intellettuali egoisti negli ultimi, tristi giorni del Tempo “Antico. Ma i bambini che abbandonavano di nascosto le famiglie per seguirlo, e spesso gli andavano dietro furtivamente per i boschi fino a quando erano troppo lontani da casa per venir rimandati indietro, non provenivano tutti dalle file degli annoiati e degli scontenti; e molti avevano il vero slancio della fede… lo potei constatare io stesso. Presto Abraham smise di cercare di rimandarli a casa, e accettò la loro devozione come una manifestazione della volontà di Dio. Finirono per chiamarli l’Armata di Abraham, o i Piccoli Vagabondi, o la Crociata dei Bambini. Le comunità piccole e deboli temevano il loro avvicinarsi, perché dovevano pur mangiare. Non rubavano mai, non causavano disordini, non erano violenti. Prima dei guai che incontrarono sull’Isola Adirondack e più a sud, erano più di duecento.

«Il discepolo Andrew rimase nel Moha, a cercare un posto adatto per la Nuova Gerusalemme. C’era della campagna fertile, dappertutto, che stava per coprirsi di nuovo di boschi; ma quando Andrew raggiunse di nuovo Abraham al nord, gli descrisse anche la città di Nuber, e il profeta si avviò verso sud, avendo come meta la nostra città… guidato, mi disse, dalla voce di Dio udita in sogno.

«Arrivò nell’autunno di quell’anno, quando mancava poco al Giorno dell’Uscita, che commemora il giorno in cui la gente di Simon Bridgeman uscì dal rifugio nella montagna e scoprì che la terra non era andata completamente distrutta. A differenza delle altre città, Nuber si era preparata con paura e risentimento all’arrivo di Abraham. In particolare un certo Cephas, che era Maestro della Corporazione dei Carpentieri, aveva allarmato il popolo parlando della predicazione di Abraham; e aveva trovato un’antica ruota di quercia d’un carro, e proclamava che Abraham doveva pendere da quella nella Piazza della Forca, perché minacciava di sovvertire l’utopia. “Ha cancellato la ruota sul suo cuore,” diceva Cephas. “E allora che la porti sul dorso, e vedremo se lo condurrà nella Nuova Gerusalemme.”

«La leggenda di Abraham era cresciuta, care anime. La sua orda di bambini affamati… adesso erano soltanto cinquanta, dopo l’incontro con il vaiolo a Gran Gor… era temuta come uno sciame di cavallette: ma questo non basta a spiegare ciò che avvenne. Perché era odiato Cristo, che non faceva male a nessuno? Perché continuiamo a chiedere che venga crocifisso? È possibile, care anime, che questo avvenga perché disse Ama il tuo prossimo?… Pilato non vide alcuna colpa in Gesù, ma cedette al tumulto e l’abbandonò alla folla. Abraham, è vero, fu ufficialmente condannato dal magistrato del Palazzo del Comune a un’ora di pubblica disciplina, quale nemico dello Stato; eppure il Giudice Bruecke dice ancora oggi che non aveva affatto pensato di condannare Abraham a morte. Voleva che quell’uomo stesse per un’ora alla gogna… e questo, dice, solo per placare l’inquietudine del popolo.

«Oh, lasciamo che la gente ne discuta, come discute i pensieri di Pilato, o quelli degli arconti di Atene. Il discepolo Jude condusse i poliziotti nel frutteto, e si fermò davanti alla tenda di Abraham e lo chiamò. E quando Abraham uscì, Jude lo baciò in fronte dicendogli “O mio Maestro!” Allora il sergente della polizia chiese: “È questo l’uomo che dichiara che la città deve essere distrutta per costruirne un’altra?” E Jude disse: “È lui”.»

Demetrios vide delle facce nuove al Tempio: non molte. Altri stavano arrivando attraverso i Giardini, e tra questi c’erano due uomini in uniforme da poliziotto. Un po’ più lontano, veniva in fretta, da quando aveva visto la folla, un ragazzo o un giovane con la camicia verde. Non era Angus: troppo tozzo. Garth? Garrii in quel momento doveva lavorare nella stalla. Forse aveva un lungo intervallo, a mezzogiorno. Era Garth. Avvertilo in qualche modo.

— E condussero Abraham davanti al magistrato, il quale lo interrogò… parlando ragionevolmente, mi hanno detto, arrivando persino a spiegare ad Abraham perché lo Stato giudicava necessario punirlo se non riconosceva il proprio errore. Abraham tacque.

«E mentre lo conducevano via dal Palazzo del Comune una folla guidata da Cephas sopraffece i poliziotti e si impadronì di lui, e gli legò le braccia alla ruota cui erano attorte ghirlande di spine, e lo costrinse a portarla fino alla Piazza della Forca. Questo io lo vidi, care anime, con i miei occhi, e vidi il Giudice Bruecke affacciarsi al balcone del Palazzo del Comune e gridare alla folla: “Niente disordini, niente disordini!” Pochi altri, oltre me, riuscirono a sentirlo.

«Abraham portò la ruota fino alla Piazza della Forca. C’erano due malfattori alla gogna: uno un ladro, l’altro un mendicante senza licenza. Allora la folla issò la ruota e l’appese alla traversa della croce, e lapidò Abraham. Il mendicante lo chiamò dalla gogna: “Signore, ricordati di me!” Ma se anche Abraham rispose, le sue parole furono spezzate da una pietra.

«Io parlai con un cristiano, sulla Piazza della Forca, e mi ricordò un versetto del Vangelo di Matteo: Ma tutto questo fu fatto perché si compissero le scritture dei profeti. Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono. Io gli chiesi: “Quante volte, quante volte Cristo deve venire crocefisso?” Si mostrò addolorato della mia domanda e se ne andò senza rispondermi.

«Nella prima ora della sera, Abraham gridò: “Dov’è la Nuova Gerusalemme?” Io udii una voce rispondergli, dalla massa scura della folla: “Non qui, o mio amato Signore, non qui!”

«E durante quell’ora Abraham morì.»

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