Guido cerca di calmarla. "E dai, non te la prendere con lei. Ho insistito con tutti, Luca, Marco, poi Sara e Barbara e alla fine non volevano sentire ragioni! Non me lo davano il tuo numero, le ho provate tutte… Alla fine ho tentato con Giulia e ci sono riuscito…"

"E come?"

"Aveva visto i nostri sguardi. Ha capito che c'era dell'altro. Le ho detto che se non mi dava il tuo numero avrebbe avuto per sempre sulla coscienza il peso di un matrimonio sbagliato."

Niki rimane in silenzio. Beve il suo tè piano piano, piccoli sorsetti mentre pensa. Quindi è tutto merito o colpa di Giulia, di una che ci ha semplicemente visto quella volta mentre ci guardavamo. Che strano, una persona così esterna alla mia vita, così estranea a tutto questo… che influenza la decisione più importante che io

abbia mai preso. A volte le circostanze, come vanno avanti le cose, come accadono, come iniziano o come finiscono, sono determinate da ragioni inspiegabili o insignificanti. E per un attimo le viene in mente quel film. Magnolia, i casi, le particolarità di più vite, le combinazioni, un po'"come Crash di Paul Haggis. Sì, la vita è un gran casino, tenere le redini di questo cavallo imbizzarrito è difficile, a volte impossibile, e qualunque cosa accada, un po'"la puoi decidere, ma un po'"devi avere proprio un gran culo.

Poi Niki finisce il suo tè. "Dai, studiamo và… Mica viene Giulia a Fuerteventura, vero? Se viene non c'è la minima possibilità che ci sia io!"

Guido mette le due tazze nel lavabo e ci fa scorrere l'acqua sopra. "Non saprà neanche quando si parte! Va bene?"

E così si ritrovano in camera a studiare e all'inizio va tutto bene, tranquillo, sereno. Ripetono insieme qualche passaggio di Storia del teatro e dello spettacolo. E si ritrovano a commentare una frase di De Marinis. Niki legge. "Il teatro è l'arte dell'effimero, è continuamente in movimento: il teatro è il simbolo stesso di tutte quelle morti successive, che giorno dopo giorno seminiamo per la strada. Quel che noi siamo e quel che pensiamo oggi differisce da quel che eravamo e pensavamo ieri, e non può lasciar prevedere quel che saremo e penseremo domani." Si guardano. Niki continua a leggere. ""Se c'è un luogo in cui non ci si bagna mai nella stessa acqua, è proprio nel teatro." È come diceva Eraclito, ti ricordi?"

Guido annuisce. Ma rimane così, in qualche modo rapito da quelle parole. E tutti e due pensano sognanti al senso del cambiamento, alla differenza tra ieri e oggi. Guido le è vicino. Molto vicino, troppo vicino. Il profumo dei suoi capelli, il suo sorriso visto di profilo, le sue labbra che ripetono leggendo il libro, si muovono quasi al ralenti e lui le guarda, le sogna, le desidera. E poi quelle mani che ogni tanto girano una pagina, indecise vanno avanti, poi tornano indietro. Rimangono così, con una pagina in bilico, a metà libro, come sospesa, tra il suo pollice e il suo indice.

"Hai capito?"

Solo ora per la prima volta Guido sembra sentire le sue parole. Ancora affascinato non risponde, si avvicina, chiude gli occhi, respira i suoi capelli e quando Niki si gira: "Hai capito cosa intende? Ohi, ma mi stai ascoltando?".

Guido non resiste e la bacia. E Niki sorpresa, stupita, e le sue labbra rapite da un giovane mascalzone ardito, dove il libro di storia del teatro fu galeotto, e quel bacio rubato. E lui insiste, travolto

dal desiderio, e l'abbraccia e le accarezza i capelli e poi le spalle e

scivola giù, forse troppo velocemente verso il suo seno. Niki con dolcezza ma rapida e decisa non indugia oltre e si sfila da sotto le sue braccia.

"Avevi detto che studiavamo…"

"Sì, certo… Stavo cercando di interpretare al meglio la passione che sentivo nelle tue parole…"

Niki è visibilmente scocciata. D'altronde che pensavi, ti ci sei cacciata tu a casa sua! Cosa pretendevi? Forse che di punto in bianco non gliene importasse più nulla? Non ti desiderasse, non volesse andare più avanti? Cosa ti aspetti? Sei tu che glielo hai fatto credere, tu che glielo hai messo in testa, tu che hai fatto questa scelta. Di colpo si ricorda quella frase di Guido. "Cioè, per causa mia tu non ti sei sposata? Ma forse ci sarebbe stato un altro al posto mio…" E rimane così a riascoltare nella sua mente l'eco di quelle parole, nella sua improvvisa solitudine, nel silenzio dove sembrano rimbombare. Un altro al posto suo… Sì, forse sarebbe potuto essere così. Quindi non è lui la ragione del mio non matrimonio, è un'altra.

Guido entra tra i suoi pensieri. "Ok, scusami, lo avevo detto ma non sono stato capace. È da quel giorno che siamo stati a Saturnia che sogno di baciarti di nuovo e di poter passare un altro po'"di tempo con te, e di averti… cioè di averti vicino, di poterti abbracciare, di sentirti mia."

Niki è come sconvolta dalla grandezza e dal peso di quelle parole. Ma qualcosa ha capito e preferisce non fare casini. "Ho bisogno di un po'"di tempo… E di tranquillità. Forse ho sbagliato a venire da te…"

"No, ti prego, non dire così." Guido si alza e l'abbraccia e lo fa in modo tenero, sincero, sereno, senza doppi fini. "Non voglio litigare, non voglio che ti allontani, hai ragione tu. Sono io che sono troppo ragazzino quando faccio così." Poi si stacca da lei e la guarda negli occhi. "Promesso che cercherò di resistere…"

Niki lo guarda e alza il sopracciglio. "Sicuro? Sai, c'è una frase molto bella di Oscar Wilde che mai fu più sincera: "So resistere a tutto tranne che alle tentazioni"."

Guido sorride. "Sì, era proprio un grande. Ma ne conosco un'altra ugualmente bella di Mario Soldati: "Siamo forti contro le tentazioni forti, deboli contro le deboli". Dai, basta studiare." La prende per mano. "Andiamo a divertirci." E la trascina fuori di casa correndo.


Centotrentasette


Alex ha voluto stare un po'"da solo. È tornato a casa sua. Si è appena versato da bere. Un bicchiere di Saint Emilion Grand Cru del 2002, anche se non c'è niente da festeggiare. Il suo successo personale sul lavoro non è certo un vero motivo di felicità. Sorseggia un po'"di vino mangiando un pezzo di Camembert con un Tue. È anche vero che quando hai qualcosa, automaticamente la ritieni scontata. E d'improvviso ha come una visione. La vita è una grande rete da pesca fatta di tante trame, e tu, semplice pescatore, hai solo due mani e allora non fai in tempo a prendere una parte che ti cade l'altra, tiri su quella e te ne sfugge un'altra ancora. La vita è così complessa e articolata che le tue mani non ce la fanno a tenere tutto, ogni tanto perderai qualcosa e troverai dell'altro. Dovrai scegliere, decidere, rinunciare. E io? Sono forse felice? Cosa avrei potuto fare per non perderla… Ma su quest'ultimo pensiero improvvisamente si blocca. Un suono. Il citofono. Il suo citofono. È lei, Niki. Ci ha ripensato. Mi vuole chiedere scusa, perdono, o semplicemente stare qui con me. E io non dirò nulla. Non le chiederò cosa è successo, perché se ne è andata, se qualcun altro è entrato nella sua vita, nella nostra vita… "Sì, pronto, chi è?"

Una voce. E non è la sua.

"Dottor Belli?"

"Sì."

"Un pacco per lei."

"Ultimo piano."

Un pacco. Qualcuno mi ha pensato. Mi ha regalato qualcosa. Un pensiero per me. Cosa può essere e, soprattutto, chi potrebbe essere, forse lei? E perché mai un pacco? Quale miglior regalo sarebbe stato invece aver direttamente lei qui stasera… Alex apre la porta, aspetta che arrivi l'ascensore e quando le porte si aprono, una sorpresa incredibile. Non se lo sarebbe mai aspettato. Ha un pacco in mano ed è elegantissima. E più bella del solito. "Raffaella…" Sorride. "Arrivo in un momento sbagliato?" Si ferma a

pochi passi da lui. "Non vorrei essere un problema… Magari non sei solo."

No. Purtroppo no, pensa Alex, avrei tanto voluto che ci fosse stato il "problema" Niki. Ma non c'è. Non c'è pericolo… "No no… Sono solo. Non ti avevo riconosciuto al citofono!"

"E certo, l'ho fatto apposta, ho camuffato un po'"la voce." Rientra nel personaggio e cambia tono. "Dottor Belli, c'è un pacco per lei…" Poi si mette a ridere. "Ci sei cascato, eh…"

"Già." E rimangono così sul pianerottolo. E alla fine quel tempo che passa diventa quasi scortese. Alex se ne accorge ed è costretto in qualche modo a rimediare. "Che sciocco che sono, anzi che maleducato, vieni, ti va di entrare?"

"Certo…"

Entrano dentro casa, Alex chiude la porta. "Vuoi qualcosa da bere? Stavo bevendo del vino… O vuoi qualcos'altro? Che ne so, un bitter, una grappa, un succo di frutta, una Coca Cola…" E senza volerlo gli ritorna in mente quella stessa frase, la prima volta che l'aveva detta a Niki, quando l'aveva fatta salire a casa sua. Basta. Alex si obbliga ad allontanarsi da quel pensiero. Ho detto basta.

"Allora? Cosa ti posso dare?" E si accorge di dirlo con un po'"di nervosismo. Alex, lei non c'entra nulla, anzi è stata gentile.

"Per me va benissimo quello che stai bevendo tu, grazie…"

Alex fa un sospiro, è un po'"più sollevato. "Vuoi anche un pezzo di formaggio? Un cracker… Qualcos'altro… Che ne so…"

"No no, va benissimo un bicchiere di vino."

E si ritrovano in salotto, seduti a sorseggiare del vino con quel pacco sul tavolo basso proprio di fronte a loro. Raffaella ha una bellissima gonna di seta a fantasia piena di farfalle, fiori, onde. Gioca tra il vinaccia e il rosa e il fucsia con un leggerissimo celeste che sembra legare morbidamente quelle immagini, come se fosse un pastello usato da un delicato pittore per farne il fondo. Sopra ha un golf sbracciato azzurro, con i bordini vinaccia e alcuni bottoni sempre sulla stessa tonalità di colore. Accavalla le gambe. Ha un bellissimo personale. E anche uno splendido sorriso. E ora lo sta usando. È bella. È veramente bella. Divertita tra i suoi capelli ricci castani, che la avvolgono in quell'immagine leggera, come un profumo raffinato ma non invadente. I suoi occhi si nascondono dietro il bordo di un bicchiere.

"Allora, Alex…"

"Cosa?" Dice lui imbarazzato, come se già sapesse di cosa parleranno, dove andrà a finire quella conversazione. Ma non è così. Raffaella sorride.

"L'ho portato per te… Mi farebbe piacere che tu lo aprissi…"

"Ah sì, certo." Alex si scrolla di dosso quel momento, prende il pacco e comincia a scartarlo. Raffaella lo segue sorseggiando il vino. Sorride- sapendo cosa c'è là dentro. Poi Alex lo solleva con tutte e due le mani davanti al viso.

"Ma… È bellissimo." Leva quell'ultimo pezzo di carta che ancora lo nascondeva.

"Sul serio?"

"Come hai fatto?" E guarda ammirato quel piccolo plastico. È il modellino della sua campagna, foto trasparenti di animali, che si attaccano, si azzannano, in primo piano, e poi il modellino della macchina e la scritta della campagna. "Istinto. Amore… Motore."

Alex se lo rigira tra le mani, sinceramente sorpreso. Raffaella beve l'ultimo sorso di vino. "Oh… È facile. Ho messo le foto stampate su carta trasparente con il computer." Poi si siede vicino a lui. "E poi non hai visto qui in fondo." Dietro l'ultima foto della pantera c'è la stanza di Alex, con lui assorto che pensa davanti a dei fogli, con la mano che gli regge il mento. Alex è sbalordito.

"Davvero, come hai fatto?"

Raffaella gli sorride. "Lasciavi sempre la porta aperta in quei giorni… Sai che amo la fotografia. Ne ho scattate diverse mentre pensavi…"

Alex immagina quelle foto. Avrà rapito in questi scatti momenti d'amore, di dubbio e di dolore, di vana ricerca. Chissà in quante foto che mi ha fatto i miei pensieri andavano a Niki.

"E questa l'hai vista?" Raffaella lo richiama alla realtà e indica un punto dall'altra parte del modellino.

"Ma… Sei tu." C'è una sua immagine proprio mentre sta facendo delle foto nella sua direzione, lei dietro una colonna che prende la mira con la sua macchina fotografica.

"Chi te l'ha fatta?"

"Oh, non mi ricordo…" risponde Raffaella imbarazzata.

E certo, a lei tutti vorrebbero fare una foto e anche qualcos'altro… pensa Alex, che si ritrova così a fissare quel modellino con un'aria diversa.

"Se vuoi la mia la puoi togliere Alex, non l'ho incollata apposta… Se vuoi ci sono, sennò… no." E lo guarda fisso. Ed è vicino a lei sul divano, molto vicino, troppo vicino. E sente il suo profumo, leggero, elegante, secco, non invadente, non troppo presente. Proprio come lei. Se vuoi ci sono, sennò… no. Alex la guarda e le fa un sorriso.

"Perché dovrei toglierti? È bellissimo questo tuo pensiero. Mi piace. Mi ricorderà il lavoro che abbiamo fatto insieme."

E anche tutto questo periodo però, pensa Alex, sarà doloroso questo regalo.

"E spero che sia anche un pensiero per tutto quello che faremo…."

Raffaella si avvicina a lui. Dolorosamente vicina. Alex la guarda.

"Già… Per tutto quello che faremo…"

E rimangono così, in silenzio, su quel divano. Alex fissa quel modellino, le foto, gli animali, le pellicole trasparenti, quella scritta. Il nome della macchina. Istinto. Il suo slogan: amore motore. E rimane così, in quel silenzio che sembra infinito, con una nuova idea, un nuovo slogan per chissà quale terribile campagna. Silenzio, Amore, Dolore. Raffaella lo richiama al presente con la sua voce allegra. "Ehi… Le mie sorprese in realtà non erano finite qui… Ti va di venire con me?"


Centotrentotto


La moto corre veloce. Tra il traffico lento della sera, svicola facile, agile, snella, silenziosa lungo il Tevere. Niki è dietro Guido, che sentendosi stringere rallenta un po'.

"Hai paura?" Le sorride nello specchietto.

Niki allenta la presa. "No…"

Guido allora sceglie un'andatura meno forte. "Ok, ora vado comunque così."

E procede piano dando un filo di gas con la destra, mentre la sinistra, libera, scivola sulla gamba di Niki, cercando la sua mano. Alla fine la trova e la stringe. Niki lo guarda riflesso nello specchietto. Che strano stare dietro a lui con la mia mano nella sua… È una sensazione insolita. Non la tolgo, non so perché ma non la tolgo, eppure non è che sono del tutto felice di sentirmi così… Boh, non so, come oppressa, ecco, sì, oppressa. Cioè… ho bisogno della mia libertà più totale e completa, senza nessun limite, di nessun tipo.

Gli porta la mano in avanti. "Mettila sul manubrio…"

"Ma guarda che io guido bene anche con una…"

"Lo so, ma mettila sul manubrio, mi sento più sicura."

Guido sbuffa ma decide comunque di non contraddirla, di fare tutto quello che lei desidera, di farla sentire serena. Ci vuole tempo, lo sa. L'unica cosa che non sa è quanto. E se mai basterà. Allora accelera un po'. Niki si tiene alle maniglie laterali sotto di lei e corrono ancora, di nuovo, stavolta fino a piazza Cavour, poi Guido gira a sinistra e si ferma all'angolo.

"Ecco, siamo arrivati. Qui fanno degli aperitivi straordinari… Ti va?"

"Moltissimo!"

"Bene, anch'io ho una certa fame…." Tira giù il cavalletto e la aiuta a scendere.

Poco dopo sono dentro il locale. C'è una radio accesa. Trasmette qualche vecchia canzone e altre più recenti. Niki la riconosce. Ram Power. Una la vivi una la ricordi, la ascolta sempre Alex. Ma non ci fa caso più di tanto.

"Tu che prendi?" Guido le indica alcune cose da mangiare al di là del vetro. "Quei rustici sono favolosi, anche le pizzette, e poi sono molto secchi, con olio leggero…" Proprio in quel momento dalle casse in alto parte un nuovo pezzo. "Prendila così… Non possiamo farne un dramma, conoscevi già hai detto i problemi miei di donna." Niki rimane ad ascoltare quella canzone. Quanto è vera. Non c'è niente di peggio di una canzone vera.

"Io prendo quelle pizzette e poi un rustico… Ma senza le acciughe."

"Ok!" Guido si rivolge al cameriere. "Ci possiamo mettere fuori?"

"Sì, certo, vengo subito."

E così escono e si siedono a un tavolino mentre la canzone continua. "Non ti preoccupare, tanto avrò da lavorare…" E Niki fugge lontano con il pensiero. E immagina, ricorda, pensa. Chissà cosa starà facendo adesso, magari starà sul serio lavorando.

"A che pensi?"

Niki quasi arrossisce, colta di sorpresa. "Io? A niente… Non ero mai venuta qui."

"Vedrai, ti piacerà."

Guido le sorride, dandole una carezza sulla mano. Ancora, pensa Niki. Voglio essere libera. E poi un altro pensiero. E non mi piace mentire. Voglio poter pensare a quello che mi va.


Centotrentanove


"Ma è bellissima questa 500, poi di questo blu mi piace moltissimo…"

Raffaella lo guarda sorridendo. "Sul serio? Ne avevo vista anche una giallina, ma ero così indecisa…"

Alex fa una carezza sul cruscotto. "A me questo colore piace molto, e poi è in tinta con te…"

"Ma dai… Sai che il blu è un sinonimo di tristezza."

"Ma sei sicura? Mi sembri così allegra… Con il giallo comunque non ti avrei saputo immaginare…"

Raffaella è felice della sua risposta. "Sì, è vero. Stasera poi sono proprio allegra…" E sotto sotto pensa: e vorrei tanto che lo fossi anche tu. Poi lo guarda. "Metto un po'"di musica, ti va?"

"Certo, come no…" Accende la radio, spinge il tasto 3 e dallo stereo della macchina continua la canzone di Ram Power. "No che non vorrei, dopo corro e faccio presto…" Raffaella sorride "Ho memorizzato le stesse frequenze che hai tu nella radio dell'ufficio."

Alex rimane sorpreso.

Poi Raffaella lo guarda leggermente preoccupata. "Non ti dispiace, vero?"

"No no, figurati."

Si è accorta che Alex si è intristito. Forse perché sta ascoltando quelle parole. "Meno bella certo non sarai…" Ho fatto conoscere io questa canzone a Niki. Non conosceva Battisti. L'aveva sempre ascoltato distrattamente. Chissà dov'è ora. E la canzone continua. "E siccome è facile incontrarsi anche in una grande città…" E proprio in quel momento la 500 nuova blu metallizzata passa su ponte Cavour, gira poco più in là, proprio davanti a Ruschena, e scorre via sul Lungotevere. "Cerca di evitare tutti i posti che frequento e che conosci anche tu…"

"Hai sentito quanto sono buoni questi rustici di Ruschena?" "Sì. Buonissimi."

Niki ne mangia un altro e poi beve un sorso di Coca Cola. Ha abbandonato quel pensiero di prima e non sa che Alex è passato ad appena qualche metro da loro. "E tu sai che io potrei purtroppo non esser più solo…"

Alex sorride a Raffaella. Non ci voglio pensare. Non adesso. "Nasce l'esigenza di sfuggirsi… Per non ferirsi di più…" Roma è grande, non possiamo incontrarci. Alex non sa quanto in realtà ci sono andati vicini.

"Dove andiamo?"

Raffaella scuote la testa. "Te l'ho detto… È una sorpresa." E accelera superando una macchina da sinistra e procedendo spedita verso la sua meta.

Guido prende lo scontrino e lascia dei soldi sul tavolo. "Era tutto di tuo gradimento?" Niki gli sorride. "Sì. Era perfetto."

"Ti va di andare da un'altra parte?"

"Dove?"

"In un locale di amici miei."

"Ma non facciamo molto tardi, vero?"

"Promesso…"

Niki lo guarda perplessa.

Guido allarga le braccia. "Ma scusa, ormai ti sei accorta che mantengo le mie promesse."

Niki scuote la testa. "Un po'"sì e un po'"no. A volte te le rimangi."

"Non è vero."

"Dovevamo studiare…"

"È vero."

"Allora giura che non facciamo tardi, così devi mantenere per forza."

"Ok, mi hai fregato." Incrocia gli indici davanti alla bocca e li bacia. "Giuro!" Niki si mette il casco e sale dietro di lui. "Ma io non ho capito una cosa, come mai fai questo gesto così antico come giuramento?"

Guido ride. "Perché questo non vale!"

"Che stronzo… Allora dammi la tua parola che non facciamo tardi! Sennò scendo in corsa!"

"Sì, va bè…"

Niki si alza in piedi sulle pedaline.

"Ok. Ok!" Spaventato Guido la fa sedere. "Ti do la mia parola

che non facciamo tardi…" Continuano così a correre lungo il Tevere. Poi Niki si accorge di Guido. "E ora perché ridi?"

"Perché non facciamo tardi, ma non abbiamo deciso cosa significa tardi!"

Niki gli dà un pugno. "Ahia."

"Tardi è quando decido io!"

"Ok…" Guido prova ad accarezzarle la gamba.

"E metti tutte e due le mani sul manubrio…"

"Ecco qua la mia sorpresa… Ti piace?"

Alex e Raffaella scendono dalla macchina.

"Questo barcone è una novità. Si mangia lungo il Tevere… È molto bello."

"Ci sei già stata?"

"No, ne ho sentito parlare e vorrei tanto provarlo con te…"

Alex rimane solo un attimo a pensare. "Volentieri."

"Solo una cosa, però. Devi essere mio ospite."

"E perché?"

"Perché il successo che abbiamo avuto è soprattutto tuo."

"No. Accetto solo se pago io."

"Ma così mi fai sentire una donna che non decide, che non è indipendente e che deve sottostare alla decisione del suo capo… Che poi sei tu."

Alex ci pensa un po'. "Ok. Allora facciamo alla romana. Non ci sono né capi né donne troppo indipendenti. Due amici che si dividono una cena."

Raffaella sorride "Ok. Così mi sta bene!" E sale sorridendo sul barcone.

"Buonasera."

Un ragazzo alla cassa la saluta. "Buonasera."

"Abbiamo prenotato un tavolo per due. Avevo chiesto un posto in fondo. Avevo lasciato il nome Belli…"

Il ragazzo controlla sul foglio delle prenotazioni. "Sì, eccolo qua. È l'ultimo tavolo a prua. Buona serata."

Raffaella precede Alex dirigendosi verso il loro posto. Alex scuote la testa divertito. "Scusa… Ma hai dato il mio cognome?"

"Sì."

"E se non potevo venire stasera? Se arrivavi a casa mia e non c'ero, se ero con un mio amico o una donna o non volevo uscire con te?"

Raffaella si siede e gli sorride. "Siamo qui, no? Era un rischio. Senza rischi la vita è noiosa."

"Già." Anche Alex si siede.

"E poi tranquillo… Mi hanno detto che si mangia molto bene…"

"Bene. Solo una cosa… Ci sono altre sorprese?"

Raffaella apre il tovagliolo e se lo mette sulle gambe. "No…" Poi sorride. "Per il momento."

Lasciandolo così per il resto della serata con questa curiosità. Solo una cosa è senza ombra di dubbio, la sua bellezza. Il barcone lentamente si stacca dalla banchina, con i motori diesel un po'"soffocati, e quasi borbottando si porta al centro del Tevere. Poi, aiutato dalla corrente, accelera, scivolando silenzioso nella notte verso Ostia.


Centoquaranta


"No! Lo sapevo! Non ce l'abbiamo fatta!"

La moto di Guido si ferma sul ponte Matteotti appena in tempo per vedere al centro del fiume il barcone che aumenta la velocità e raggiunge in breve tempo il ponte successivo. "Era quel barcone il locale dei miei amici! Ti sarebbe piaciuto un sacco…" Niki alza le spalle. "Uffa, che peccato! Sarà per un'altra volta." "Che pizza! Ecco, non mi hai fatto correre. È colpa tua." "Ma che sarà mai! Mica doveva essere per forza stasera, no?" E Niki non sa quanto arrivare in tempo forse avrebbe nuovamente cambiato la sua vita.

"Già, hai ragione…" Guido invece pensa all'atmosfera che si sarebbe creata lungo il fiume, le luci soffuse, la musica jazz dei suoi amici, tutto gli avrebbe dato una mano.

"C'è un altro posto molto carino… Andiamo."

Il barcone naviga lungo il Tevere. Una cantante francese perfettamente intonata, dalla voce calda e piacevole, segue il ritmo di due ragazzi che al basso e al sax arrotondano piacevolmente le note. Alex ascolta il divertente parlare di Raffaella.

"Sono stata a Berlino. Lì costa tutto di meno, anche le case, quella città ha un sacco di occasioni di ogni tipo, poi è troppo troppo bella, piena di arte e di cultura, secondo me ci può dare un sacco di spunti… Perché una volta non ci andiamo, Alex?"

Sorseggia quell'ottimo bianco. Andare a Berlino con un'altra donna. Con Raffaella poi. Così bella.

"Che dici? Professionalmente…"

Professionalmente. E ancora peggio sentire pronunciare quella parola con quel suo sorriso malizioso, mentre aspira dalla cannuccia.

"È buonissimo questo Daiquiri… Sono proprio bravi qui… Allora, che dici, ci andiamo?" Alex si versa di nuovo da bere. "Perché no."

Raffaella non crede alle sue orecchie. "Me ne porta un altro, per favore?" chiede al ragazzo che passa, quasi volesse festeggiare questa sua inaspettata vittoria. Alex che cede un pochino. Le sorride. Poco dopo arriva l'altro Daiquiri.

"Ma sono velocissimi" e ne beve subito un sorso. E continuano le note e le canzoni francesi jazzate sono bellissime e la barca scorre silenziosa sul fiume, luci di case lontane, riflessi di lampioni sull'acqua, timida si affaccia anche la luna e la cena poi è deliziosa. Ora Raffaella sorride, leggermente brilla e ancora più affascinante.

"Sono felice che siamo qui."

"Già." Rimane in silenzio. Un sorriso educato. "Anch'io."

Ma niente di più. Raffaella riprende a mangiare, un ultimo boccone, prima dell'arrivo a Ostia ce n'è di strada da fare. In tutti i sensi. E lei lo sa. Alex la guarda un'ultima volta, lei sorride, lui abbassa gli occhi. Quella canzone… "Le sorrido, abbasso gli occhi e penso a te. Non so con chi adesso sei…"

"Allora? Ti è piaciuto?"

"Molto carino e poi abbiamo mangiato veramente bene."

"Pensa che è un appartamento vero e proprio, Niki. Come se ti invitassero a cena a casa di qualcuno, e infatti questo ristorante si chiama proprio L'appartamento. Cucinano benissimo."

"Ecco perché la cucina è un po'"casereccia!"

"Già, lo fanno apposta. Se lo cerchi sull'elenco o sulle pagine gialle o su Internet non lo trovi."

"Ma questi posti li conosci solo tu…"

"Sì. Guarda, mi dispiace un sacco per il barcone, ti sarebbe piaciuto ancora di più!"

"Ma anche questo mi è piaciuto."

"E poi pensa quanto sono bravi i miei amici, che da lì hanno un pulmino che riporta su tutte le persone a Roma, altrimenti in barca ci si metterebbe troppo a risalire il fiume."

"Ah, giusto… Bell'idea."

Guido le passa il casco. "Magari ci andiamo anche con gli altri, Luca, Barbara, Marco e Sara."

"Basta che non porti Giulia."

"Ok." Anche lui si infila il casco, accende la moto e parte.


Centoquarantuno


Il pulmino procede spedito verso ponte Matteotti. È appena rientrato a Roma da Ostia. Si ferma nella piazzetta.

"Signori, siamo arrivati."

I clienti scendono ringraziando per la bellissima serata. In effetti lo è stata veramente. Cena, musica, tutto perfetto, pensa Alex.

"Ops!" Raffaella inciampa su un sampietrino e quasi finisce per terra, se non ci fosse subito Alex a metterle il braccio sotto per sorreggerla.

"Grazie…" sorride languida. "Stavo proprio per cadere. Se non ci fossi stato tu…" È brilla, quasi ubriaca.

"Già… Forse è meglio se guido io…"

"Certo." Raffaella cerca le chiavi nella sua borsa confusa fino a quando le trova. Alex toglie l'allarme dalla macchina, le apre la portiera e l'aiuta a salire, poi fa il giro, entra, sistema lo specchietto e mette in moto.

"Dove abiti?"

"Vicino all'ufficio, in via San Saba."

"Ah, comodo, così la mattina puoi dormire un po'"di più." E parte tranquillo in quella direzione.

Guido si ferma davanti casa di Niki.

"Hai visto? Ho mantenuto il giuramento, non abbiamo fatto tardi…"

Niki si sfila il casco. "Già. Altrimenti lo sai quante ne prendevi?"

"Ma noi dobbiamo avere un buon rapporto, sereno, tranquillo… Non deve essere basato sul terrore!"

"Quale?"

"Quello che generi tu!"

"Ma và và!"

Poco più su, nel buio della notte, sul terrazzo di casa, Roberto

sta fumando una sigaretta. "Non fumare troppo, eh?" Lo ha raggiunto Simona.

"Ma se è la prima della serata."

"Sicuro?" Si appoggia al davanzale vicino a lui con una tazza in mano.

"Certo! Non ti dico una bugia. Che bevi?"

"Una tisana."

"Ah, buona, è vero. Si sente il profumo." Roberto dà un altro tiro e poi, quasi senza volerlo, distrattamente guarda nell'angolo della strada sotto casa. "Ehi, ma quella non è Niki?"

Simona beve un altro sorso di tisana, poi si avvicina a lui. "Sì. Mi sa."

E in un attimo tutte le sue sensazioni diventano una certezza. Vicino a Niki, appena sceso dalla moto, c'è un ragazzo.

Roberto si gira disarmato verso sua moglie. "Quella è Niki… Ma quello non è Alex!"

"Così sembrerebbe."

"È un altro!"

Guido mette il braccio dentro il casco e poi sorride. "Dai, sto scherzando… È stata una bellissima serata."

Niki annuisce. "Sì, è vero. Grazie"

"Figurati…" Guido lentamente la tira a sé. "Vuoi che ti vengo a prendere domani?"

"No, grazie. Devo fare altre cose in giornata, vengo con il mio motorino."

In realtà non sa bene cosa deve fare, di certo non più quei giri per il matrimonio, ma vuole essere comunque indipendente.

"Ok…" Guido le sorride. "Come vuoi…"

Roberto e Simona si scambiano un'occhiata. Roberto è visibilmente preoccupato. "Non è come mi sembra che sia, vero?"

Simona scuote la testa. "Non so che dirti."

E proprio in quel momento, quando guardano di nuovo tutti e due giù in strada, Guido tira a sé Niki e la bacia. Un bacio leggero, non troppo lungo, non troppo appassionato, ma pur sempre un bacio.

Niki si stacca. "Ciao. Ci vediamo all'università." Scappa via e Guido scuote la testa. Non c'è niente da fare. È dura. Andrà meglio a Fuerteventura. Ne sono sicuro. Accende la moto e si allontana.

Niki oltrepassa il cancello e prima di arrivare al portone guarda

su. Non sa perché lo fa, così, per una una strana sensazione. E mai fu più giusta. Vede Roberto e Simona affacciati. Oh no, hanno visto tutto! Ed entra nel palazzo.

Roberto guarda sbalordito Simona. "Ti prego, dimmi che non è vero, dimmi che non è così, dimmi che è una fantasia, anzi un incubo, che mi sono sognato tutto. Ti prego, dimmelo!" Simona scuote la testa. "Ti direi una bugia…"

Tutti e due lasciano lì sigaretta e tisana e corrono verso la porta del salotto ad aspettarla.


Centoquarantadue


"Eccolo, è quello lì…"

Raffaella indica un piccolo portone. Alex posteggia la 500 proprio davanti, una rapida manovra e spegne il motore. Ha bevuto meno di lei. Molto meno. Raffaella si appoggia allo schienale, tira fuori le chiavi di casa dalla borsa. Poi, ancora brilla ma leggermente lucida, gli sorride. "Posso invitarti su?"

Alex rimane in silenzio e in quell'attimo mille pensieri si impadroniscono della sua mente. Positivi, negativi, contraddittori, menefreghisti, lussuriosi, desiderosi, corretti. Lavora con te. Non te ne frega niente. È lei che se la cerca, Alex. Guarda le sue gambe, guarda il suo corpo, è bellissima, Alex, chi direbbe di no, dimmi chi direbbe di no! Ne sente il profumo leggero, gli occhi profondi e il vestito, leggermente di lato, mette in risalto parte della sua gamba scoperta. Ancora più desiderabile. E in quell'attimo anche Raffaella sembra leggere tutti quei suoi pensieri, o almeno gran parte.

"Non ho bevuto, Alex…" Come se quello fosse l'unico vero problema. Poi sorride. "O comunque non abbastanza…" Alex pensa a quelle parole. O comunque non abbastanza… che vuol dire? Non abbastanza per farlo? Oppure non abbastanza per farlo senza esserne cosciente. E quindi sappi che se deciderò di farlo è perché ho deciso, non perché sono ubriaca. Insomma, che vuol dire quella frase? E quasi si sta ubriacando lui di quelle semplici parole, se lei, ancora una volta, non lo venisse a salvare.

"Dai, vieni su… Ho una sorpresa per te."

Un attimo ancora di silenzio.

E poi quel suo sorriso. "E poi vai via."

Nulla di impegnativo quindi, o almeno non di così impegnativo. Poi ancora quel sorriso. Alex senza dire nulla scende dalla macchina.


Centoquarantatré


La porta del salotto si apre, Niki entra e subito viene assalita da Roberto.

"Ce lo potevi dire! Cioè, ce lo potevi almeno spiegare che era semplicemente questa la ragione per cui hai mandato tutto all'aria!"

"Papà, ma che stai dicendo?"

"Sto dicendo che stai con un altro!"

"Io con un altro? Guarda che ti sbagli alla grande."

"Ah sì? Peggio, allora. Non stai con un altro ma lo baci! Lo sa Alex? Eh, dimmi almeno questo, lo sa?"

"Senti, papà, non ho proprio intenzione di essere sottoposta a un interrogatorio a quest'ora della notte e in questo modo." Niki corre per il corridoio. Ma Roberto le è subito dietro. "Ah sì, perché secondo te io sono un buffone che va a casa della gente a fare promesse… A dire mia figlia si sposa e poi dopo qualche mese già la vedo sotto casa che si bacia con un altro!"

"Papààà!" Niki urla come una pazza, come se non volesse sentire, come se non volesse accettare la verità che suo padre le sta sbattendo in faccia. La sua verità. E si chiude in bagno. Roberto è subito contro la porta e comincia a bussare. "Voglio sapere, hai capito? Apri! Apri!"

"No! Io non apro!"

"Ho detto apri!"

"No!"

Simona ferma il braccio di Roberto che continua a bussare sulla porta del bagno e piano piano, dolcemente, lo riporta verso il terrazzo. "Ecco, siediti qui, calmo, buono, così…" Roberto si siede sulla poltrona. "Io non mi faccio prendere in giro così da quella ragazzina…"

"Roberto, quella ragazzina è tua figlia e proprio in un momento come questo ha bisogno di noi… Tieni." Accende una sigaretta e gliela passa. "Stasera hai il diritto di fumarne un'altra, va bene? Però tranquillo… Ora vado a parlare io con lei…"

Roberto dà un tiro alla sigaretta. "Sì, però dille anche…"

"Shhh… Buono… Le dirò quello che le devo dire. Va bene? Stai tranquillo."

Roberto fa un lungo sospiro, un altro tiro di sigaretta, sembra essersi acquietato.

Poco dopo Simona è davanti alla porta chiusa del bagno. "Niki, apri, sono io."

Silenzio.

"Dai, amore, apri. Ti voglio parlare, sono da sola."

Ancora silenzio, poi il rumore della serratura che scatta.

Simona sorride e si infila nel bagno.


Centoquarantaquattro


"È molto bella, questa casa."

Raffaella poggia la sua giacca sul divano. "Ti piace? Mi sono divertita molto ad arredarla. Molte cose le ho prese a Londra, altre ad Amsterdam… Tutti posti dove per un po'"ho lavorato. Vuoi qualcosa da bere? Ho un rum buonissimo, un John Bally Agricole millesimato. È delicatissimo e forte…"

Capisce anche di liquori. Incredibile, è una donna veramente particolare. "Sì, grazie." Raffaella va veloce in cucina. "Con ghiaccio o senza? Io di solito ne metto due."

"Per me uno solo…" Alex rimasto in salotto guarda nella libreria. Qualche libro interessante. Nelle terre estreme, quello da cui è stato tratto Into the Wild, tutti i libri della Kinsella, La masseria delle allodole, Il cacciatore di aquiloni, alcune monografie di registi e attori, dei libri fotografici di Walker Evans, Stephen Shore, William Eggleston, Robert Frank. Qualche piccolo souvenir di chissà quale viaggio in giro per il mondo e poi delle foto in cornici molto moderne. Alex ne prende una. Raffaella ha tutti i capelli tirati e poi lasciati aperti sulle spalle, un vestito lungo con uno spacco vertiginoso. In un'altra è vicino a un pianoforte bianco, con un vestito nero e delle perle chiarissime al collo. Poi la poggia e ne prende una dove è in costume. Ha un fisico incredibile. E un costume molto bello, anche perché è molto piccolo.

"Lì ero a Saint Barth ai Caraibi, posto stupendo dove fanno un rum buonissimo…" Gli passa il bicchiere, poi va vicino allo stereo e mette un cd. Parte una musica lounge, calda, sensuale. "Ti piace?"

"Il rum o la musica?"

"Tutti e due…"

"Sì… Il rum è molto buono." Alex ne sorseggia un altro po'. "E la musica ci sta molto bene."

Raffaella si siede vicino a lui. "È Nick the Nightfly. È una musica di una sensualità incredibile secondo me… Non va sprecata una musica così."

Alex beve un altro sorso. "Che vuoi dire?"

"Hai visto Vicky Cristina Barcelona}"

"Sì."

"Ti ricordi quando Javier Bardem va al tavolo delle due ragazze?"

Alex precisa. "Di Scarlett Johansson e Rebecca Hall."

"Sì… E dice loro: "La vita è bella e non dobbiamo sprecarla, buon vino, musica e fare l'amore…". Ecco, credo che sia una grande verità, Alex… Non dobbiamo sprecarla."

Un silenzio. Questa volta ancora più lungo tra loro, o almeno ad Alex sembra così. "Ho una sorpresa per te… Posso?" Alex annuisce. Raffaella sorride. "Arrivo subito." E sparisce di là in camera da letto.


Centoquarantacinque


Simona si siede per terra vicino a Niki, con le gambe raccolte tra le braccia. Si mette nella stessa posizione della figlia e le sta vicina. Poggia la testa al muro e fa un lungo sospiro, poi attacca a parlare. "Quando mi stavo per sposare con tuo padre, ho avuto un improvviso attacco di panico, sono scappata di casa due giorni prima e i miei si sono terrorizzati, e ovviamente anche lui. Era la paura del matrimonio, ma io in realtà credevo di essermi innamorata di un'altra persona…"

Niki solleva la testa dalle braccia. "Sul serio, mamma?"

"Certo…" Le sorride "E che, sono venuta qui dentro, seduta per terra accanto a te per raccontarti bugie? Io ci sono stata con quell'uomo, si chiamava Sandro e poi subito dopo ho avuto come un senso di repulsione! Cioè mi piaceva… Ma in realtà era la paura, la voglia di restare ragazza che mi aveva portato a quel passo… Non ero veramente innamorata di lui, ero solo spaventata da tutto il resto…"

Niki fa un sospiro e si asciuga il naso con il polso del golf. "Niki!"

"Scusa, mamma!" Poi si mette a ridere. "Ma in queste situazioni ci sta troppo bene…"

"Sì" sorride Simona. "Hai ragione… Ora io non so cosa stai combinando, ma ricordati che noi ci siamo sempre e qualunque cosa deciderai noi saremo con te a sostenerti e a condividere le tue scelte…"

"Anche papà?"

"Certo, anche papà. Anzi, lui per primo… All'inizio reagisce così, ma poi lo sai come è fatto. Ti adora e vuole solo la tua felicità. Quindi stai serena e và a dormire. Il tempo ti farà capire tutto." Simona si alza e va verso la porta. "Certo, prima lo capisci e meglio è…"

Niki sorride. "Sì. Lo so, mamma."

"Ok… Buonanotte."

"Ciao… Ah, mamma…"

"Sì?"

"Non ti preoccupare, non dirò mai niente a papà di Sandro."

Simona le sorride. "Và a dormire." Ed esce dal bagno. Poco dopo raggiunge Roberto sul terrazzo.

"Allora? Come è andata?"

Simona si siede vicino a lui e poi guarda il portacenere. "Ma ne hai fumate quattro!"

"La tensione era tanta."

"Ti ho detto che ti fanno male!"

"Va bene, non ne fumo più! Allora, mi dici?"

Simona si stende sullo schienale della poltrona. "Credo che sia solo spaventata. Non le interessa l'altro…"

"Sul serio?"

"Sì."

"E come fai a esserne sicura?"

"Le ho raccontato della mia fuga con te e di Sandro."

"Sul serio? Ma cosa penserà adesso…"

"Serviva per farla parlare, mi avrebbe raccontato tutto sapendo che anch'io mi ero comportata così, pensa che le ho detto che con Sandro ci sono andata anche a letto!"

"Pure!"

"E certo… Se sua madre si comporta così lei non si vergogna a raccontarmi tutto…"

"Ah già…" Roberto rimane per un po'"in silenzio. Poi si rialza dalla poltrona leggermente teso. "Invece era stato solo un bacio, vero?"

"Sì, amore, solo un bacio… E ventidue anni fa."


Centoquarantasei


Alex beve l'ultimo sorso di rum. La canzone di quel momento è bellissima. The Look of Love di Nina Simone. Rimane così ad ascoltarla, poi a fissare quel bicchiere vuoto, poi quelle foto di quella ragazza bellissima così desiderabile, così sensuale, così divertente, così spinta, così affascinante. E in quel momento tutto gli sembra facile e chiaro, senza ombra di dubbio.

Così si alza dal divano. Raffaella ha finito di preparare la sua sorpresa. "Eccomi, Alex…"

Ma fa appena in tempo a sentire la porta d'ingresso che si chiude. Così rimane ferma nel salotto. Peccato. Avrebbe voluto fargli vedere quel bellissimo completo intimo La Perla blu che aveva comprato proprio per lui, solo per lui, per poi farselo togliere e farsi amare; senza domande, senza ipoteche sul futuro, senza troppi perché. Peccato. Raffaella va a mettere il chiavistello alla porta e attraversa il corridoio su quei tacchi alti, con quelle gambe snelle, con quel sedere perfetto.

Alex non ha avuto dubbi perché ha capito una cosa molto semplice. Chiama un taxi, lo aspetta in strada, lo vede arrivare e ci sale sopra. "Mi faccia fare un giro… per cinquanta euro, e poi mi porti a via Ripetta."

Così il tassista parte. "Ehi, l'ho già sentita questa… Era in Michael Clayton, vero signore? Mi è piaciuto un sacco quel film, bello davvero."

Ma Alex si lascia andare sullo schienale. Non ha voglia di parlare con nessuno. Ora per lui è tutto molto più chiaro. Ama, totalmente e senza alcuna ombra di dubbio, Niki. E la sua vita non potrà mai più essere piena senza di lei, e qualunque successo, qualunque ricchezza, proprietà o altro, non gli impedirà di sentire la sua mancanza. A tutto comunque mancherà sempre quell'ultimo piccolo pezzo che lei rappresenta in ogni cosa. Alex guarda fuori dal finestrino. La notte. La città. Le macchine. I semafori. I negozi chiusi. La gente che esce dai locali. Ora so la cosa più

bella. Non la stavo sposando perché sono grande, non perché lei è la ragazza carina, che si comporta bene, onesta, sincera, che non tradisce o che comunque non ti delude. La stavo sposando perché qualunque cosa lei possa fare, è sempre Niki e basta. Questa è la prova d'amore più grande, questo non ero mai riuscito a capire e a scoprire di poter provare. Sì. Senza ombra di dubbio. Niki e basta.


Centoquarantasette


Molti giorni dopo.

Olly gira per casa scalza e parla al cellulare. Va su e giù molto eccitata.

"Bè, sì, è un'idea fantastica! Fuerteventura è una figata! E quando partiamo?"

Erica dall'altra parte dà tutte le indicazioni. Precisa organizzatrice come sempre. "Partiamo il 15 e restiamo due settimane. Ho trovato un resort spettacolare che ci ospita tutti a un buon prezzo. Il volo basta prenotarlo last minute, ormai ci sono offerte di continuo. E siamo una decina di persone! Vengono tutti…"

"Tutti tutti?"

"Certo, noi Onde, Filippo, Guido, altre due amiche di Niki di facoltà e puoi invitare qualcuno anche tu, se vuoi, basta che me lo dici in tempo per la prenotazione."

"Benissimo. Ci penso e ti faccio sapere!"

Che bello. Una vacanza in un'isola come Fuerteventura. Mi ci vuole proprio. Eh, sì, me la merito. Ogni tanto bisogna concedersi un regalo, no? Poi ripensa alla frase di Erica. Se vuoi puoi portare qualcuno. Già. Sarebbe bello. Mi sarebbe piaciuto andarci con Ciampi. Ma ormai l'ho perso. Si siede sul divano. Ma no, andrò sola. Come Niki ed Erica. Ci divertiremo lo stesso. Poi sorride, casomai lo dico a Simona. Mi farebbe piacere che venisse. Poi le viene in mente Diletta. Ci sarà anche lei. Che forte quella ragazza. Ha fatto una scelta importante. Sono molto orgogliosa di lei. Sarà una mamma splendida. Olly si sdraia e si stiracchia un po'. Sì, è un bel periodo. Devo proprio ammetterlo. Spero solo che anche Niki trovi la sua felicità.


Centoquarantotto


Roma. All'interno del loft importanti preparativi.

"La metta qui, qui sopra… Ecco, così."

Pietro guarda soddisfatto il tecnico che posa la cassa dello stereo in un angolo della libreria. "Così, dottore?"

"Sì… Sì, così va bene." Flavio sta continuando a versare della vodka dentro una brocca. "Oh, ragazzi, io ne ho prese già tre, eh… Poi arancia mista a pompelmo rosa e ananas, un po'"di lime… E la "bumba" è fatta!" Pietro l'assaggia con un cucchiaino lì vicino. "Mmm… buona! Questa neanche la bevono che sono già stese… nel mio letto!"

"Oh…" Flavio lo guarda male. "Cerca di essere generoso… Ricordati che la ruota gira."

Enrico è seduto per terra che gioca con Ingrid. "Ma ha finito di fare questi discorsi?" Poi guarda la bambina. "Chissà che idea si è fatta di voi."

Pietro è allibito. "Ma non capisce una parola di quello che diciamo!"

Enrico la accarezza. "Ti sbagli! Loro sentono tutto, sono molto sensibili… A differenza di te!"

Pietro continua a dare disposizioni sulle casse dello stereo. "Ah, adesso come al solito è colpa mia! Ma quando crescerà…"

Flavio lo guarda curioso. "Ma chi, Enrico?"

Pietro ride sapendo già di dargli fastidio. "No, la figlia! Appena c'ha l'età giusta piombo sotto casa sua con la mia spider cabrio che mi sarò fatto apposta per quel giorno e le chiederò di uscire! Voglio proprio vedere che faccia farà il padre."

Enrico non si gira neanche. "Una faccia serissima… Anche perché non la farò uscire!"

"Ah, tu sarai uno di quei padri padroni, uno di quei tremendi padri autoritari?"

"No, uno che salva i figli dall'incontrare disastri umani come te."

Pietro alza il sopracciglio. "Questa non me l'aspettavo… E

comunque passerò quando avrà diciotto anni, sarà magari una fica pazzesca e potrà decidere lei cosa fare per la serata!"

Il tecnico si alza da sotto un mobile. "Dottore, io ho attaccato la consolle. La vogliamo provare?"

"Sì, magari. Ecco, proviamo questo!" E gli passa un disco. "Ho preso una compilation che mi ha fatto il mio libraio di fiducia."

Flavio lo guarda sorpreso. "Libraio? E ti fa i cd…"

"Vende gli uni e gli altri. Questo ci mette i pezzi che tu scegli dai vari cd e te lo vende a un buon prezzo!"

Flavio rimane sorpreso. "Ah, te lo vende pure. Ma non sa che rischia la galera?"

"Infatti, io sono il suo avvocato, l'ho tirato fuori da un mezzo casino. E da allora me li fa gratis! Tu gli dai un titolo e lui ci mette a sensazione i pezzi giusti per la serata."

"E tu che titolo gli hai dato?"

"Notte infuocata."

Flavio è tutto ringalluzzito. "Forte!"

Proprio in quel momento il tecnico spinge un tasto facendo partire Beyoncé con Single Ladies.

"Alza! Alza!"

Tutti cominciano a muoversi divertiti su quelle note.

"Guarda, balla pure la bambina." Ingrid tiene il tempo con la testa, Enrico si porta le mani alla bocca, commosso. Proprio in quel momento si apre la porta di casa ed entra Alex.

"Ma che succede? Che state facendo?"

Il tecnico abbassa piano piano il volume.

Pietro gli fa segno che è perfetto. "Spenga, spenga, va benissimo."

Il tecnico spegne il lettore cd.

Alex raggiunge sorpreso il centro del salotto. "Allora, che state combinando?"

Pietro apre sul tavolo una cartellina e tira fuori delle foto di bellissime ragazze. "Che stiamo combinando? Per ora niente… ma cosa combineremo stasera! Guarda qua, ti piacciono? Spagnole per la tua nuova campagna…"

"Cioè?" Alex è sorpreso.

"Ho parlato con il tuo ufficio, del quale ti ricordo sono il legale, e con il quale ti ricordo ho affari importanti ogni giorno…"

"Certo" sorride Alex. "E ti ricordo che tutto questo avviene grazie a me…"

Pietro deglutisce. "Certo… E proprio per questo, per portarmi

avanti, per facilitare il tuo prossimo lavoro, ovvero la campagna spagnola… Ta tà! Ecco che ci avvantaggiamo scegliendo stasera le modelle che sono state invitate a una superfesta, musica, divertimento e champagne…"

Flavio fa il preciso. "Veramente qui c'è solo vodka."

"Va bè… Fa lo stesso, anzi è più forte e le porta su di giri prima…"

Alex guarda Pietro, poi Flavio e alla fine Enrico. "E voi continuereste una vita così per sempre, vero? Andrebbe tutto bene, feste, vodka, musica, belle ragazze…"

Gli altri si guardano. Pietro in particolare è convinto che non ci sia nulla di sbagliato e annuisce soddisfatto.

Alex continua. "E non vi importa di non costruire un vero e proprio rapporto…" Poi indica Pietro. "Tu hai rotto con Susanna, hai continuato a fare come se nulla fosse, dopo qualche giorno di falso dispiacere sei ripartito alla carica e organizzi feste che non hanno senso… che servono solo a riempire il vuoto che hai dentro… E tutta una finzione e un giorno ti sembrerà ancora più grande… O forse no, mi sbaglio. Forse tu sei veramente così. Forse tu stai benissimo in quel vuoto… Allora ci hai preso tutti per il culo… Magari non ti interessa neanche della nostra amicizia…"

Pietro allarga le braccia. "No, questo non puoi dirlo. Ti sbagli di grosso e l'ho sempre dimostrato!"

"Ah già, certo… Ti interessa il rapporto, almeno quello che hai con me, sennò non potresti invitare le spagnole…"

"Che perfido che sei…"

"Puro realista!" Alex continua rivolgendosi a Flavio. "E tu non sei da meno, tua moglie ha deciso che era finita e tu non reagisci, no, ti accontenti… Sei felice di questa vita che fai? Ma allora ti dovevi lasciare per poterla vivere? Non potevi viverla da sempre? Perché ti sei sposato? È questa la vita che ti piace? Magari tua moglie ha già trovato un altro… Ma a te non interessa. E tu…" Indica Enrico. "Continui a giocare con una bambina perché non hai il coraggio di uscire da quella porta e ricominciare la tua vita, la tua!"

"Ma io a Ingrid ci tengo veramente!"

"E certo! Ma che risposte sono! Anche lei sicuramente ci tiene a te e se potesse ti crescerebbe lei, ti farebbe capire che uno non può nascondersi, deve avere il coraggio di credere ancora nell'amore… Oltre quello verso sua figlia. L'amore di coppia. Costruire, insieme, giorno dopo giorno, cadere, rialzarsi, sbagliare, perdonarsi, amare. Amare, capite?" E scuote la testa. E se ne va sbattendo la porta.

Tutti si guardano ma il tecnico è l'unico che ha il coraggio di parlare. "Cioè… Per me c'ha ragione. Io sto con mia moglie da trent'anni… Certe volte la ucciderei, ma certe volte capisco che senza di lei sarei solo un infelice… E sono molto di più queste le volte…" Pietro, Flavio ed Enrico si guardano. Poi, senza neanche parlare, Enrico prende in braccio Ingrid, Flavio si asciuga le mani ed escono di casa. Anche Pietro prende le chiavi della macchina. E tutti e tre in direzioni diverse cominciano a correre. Ognuno con i suoi pensieri, con le sue paure, con le sue contraddizioni.




Centoquarantanove


La valigia è quasi pronta. Diletta ha preso tutto. Anche di più.

"Amore, guarda che stiamo via solo dieci giorni."

"Sì, ma non si sa mai. Meglio avere più cambi! Ho comprato anche alcuni vestitini nuovi premaman, guarda che carini…" e glieli stende sul letto. "Sì, starai benissimo… Senti, ma dici che è davvero il caso di partire?"

Diletta lo guarda stranita. "Certo, perché?"

"No, dico, sei incinta, se ti stanchi…"

"Appunto, sono incinta, mica malata! E poi scusa… vuoi mettere quanto farà bene l'aria di mare al bambino? Onde vere per un'Ondina in arrivo! Il massimo. Faremo bagni, passeggiate sulla spiaggia, balleremo. Staremo alla grande! E poi ti rilassi anche tu…" e continua a sistemare qualcosa in valigia. Una maglietta. Un altro paio di infradito. Pantaloni. Canottierine. Top. Poi corre in bagno e prende il beauty case. "Anzi, le donne in gravidanza sono pure più belle, l'ho letto su una rivista… Quindi mi voglio mostrare in giro quanto e più possibile!"

Filippo ride. "Sì, ma non esagerare! Tu sei la mia Diletta con tanto di Ondina nella pancia!" Si avvicina e la bacia teneramente. "Allora dai, andiamo che gli altri ci aspettano. Il mio trolley è già nel bagagliaio. Si va all'aeroporto!" Allarga le braccia stile aeroplano e va di là. Diletta sorride scuotendo la testa. Un bambino. Ma in fondo è bello così. E continua a infilare cose in valigia. Sì, tra qualche ora staremo in volo insieme alle Onde e agli amici di Niki alla volta di Fuerteventura. Niki. Come vorrei che anche tu fossi felice come me in questo momento. Piccola, confusa Niki. Che farai? Speriamo che questa vacanza ti aiuti.


Centocinquanta


Il traffico è particolarmente intenso. Erica batte nervosa il dito sul finestrino. Poi guarda sua madre che sta guidando.

"Dai, mamma, muoviamoci… mi aspettano in aeroporto! Lo sai che odio arrivare tardi quando organizzo un viaggio!"

La mamma di Erica sorride. "Ma io mica c'ho la bacchetta magica per far scomparire le macchine! E poi la prossima volta invece di perdere tre ore per fare le valigie ci metti meno e così partiamo prima, eh?"

Erica guarda fuori. Tanto ha sempre ragione lei. E comunque non m'importa. Stavolta non mi voglio arrabbiare. Me la voglio godere. Fuerteventura. Un nuovo inizio. Mare. Spiaggia. Discoteche. Finalmente senza pensieri. Senza ragazzi in testa. Niente. Solo io e le mie amiche. E qualche compagno di facoltà di Niki. Sì. Semplicità. Senza problemi. Io e il mare. Poi guarda di nuovo sua madre. E le stampa un bacio sulla guancia. Lei non se l'aspettava e quasi sbanda.

"Ma che fai, Erica! Così ci ammazziamo! Avverti, no?"

Erica ride. "E certo… ti dico, scusa mamma, ora ti bacio! Preparati, eh! Vedi, è proprio questo il problema al giorno d'oggi. Che nessuno è più abituato ai gesti d'affetto. Nemmeno tu. E invece sbagliamo. Un po'"come quella storia degli abbracci gratis, sai quelli che per la strada regalano abbracci agli sconosciuti? Esiste anche la giornata mondiale, che si festeggia da qualche anno. Lo trovo bellissimo. La gente si abbraccia, spesso senza conoscersi, per un solo motivo… scambiarsi affetto sincero. E siccome mentre guidi non ti posso abbracciare, beccati "sto bacio e zitta!"

La mamma di Erica scuote la testa. "Mi sa che questa vacanza ti serviva proprio, tesoro… sei un po'"stressata!" e continua a guidare finché finalmente non si intravede l'aeroporto.


Centocinquantuno


L'aeroporto è pieno di gente che cammina su e giù portando bagagli di ogni tipo. Gruppi organizzati stanno vicini ad ascoltare le indicazioni della guida. Qualcuno si saluta con un abbraccio e mille raccomandazioni. Altri, in partenza da soli, guardano il tabellone degli orari con ansia o noia a seconda dei casi. Continui annunci in varie lingue riempiono l'aria. Niki, Diletta, Filippo, Erica e alcuni ragazzi di facoltà, fra i quali anche Guido, sono in piedi vicino a un'edicola. Parlano felici, fanno ipotesi per il viaggio, scherzano. Filippo abbraccia da dietro Diletta e le morde un orecchio, Erica mostra alle altre ragazze alcuni fogli che ha stampato da Internet che mostrano locali e itinerari di Fuerteventura. Niki gironzola un po'"camminando sul posto, silenziosa. Guido la guarda da lontano. È stata un po'"fredda ultimamente. Ma è normale, dopo tutto quello che è successo forse ha bisogno di tranquillità. E comunque, una volta lì, ci sarà tempo e modo di mettere a posto ogni cosa.

"Oh, ma quando arriva Olly? Il check- in chiude tra pochissimo!"

"E che ne so, è sempre in ritardo quando dobbiamo partire."

A un tratto, dal fondo del corridoio, in mezzo alla folla, appare Olly che corre tirandosi dietro un grande trolley e un borsone a tracolla. Erica la vede.

"E meno male, eccola!"

Olly da lontano sorride alzando la mano per salutare. Dopo qualche istante è lì.

"Ciao, ragazze! Ci sono!"

Tutti la salutano.

"Bene, allora possiamo andare allo sportello" dice Erica.

"No, aspettiamo un attimo" fa Olly.

"Ancora… e perché?"

"Sta arrivando una persona, si è fermata un attimo al bagno laggiù…"

Erica, Diletta e Niki si guardano. Poi guardano lei. "E chi è, scusa, mica c'avevi detto che non venivi da sola…"

"Lo so, ma tanto ha trovato un posto sull'aereo e poi al resort uno in più o in meno mica sarà una tragedia."

"No, va bè…" fa Erica. "Però ti avevo detto di avvertirmi…"

"Hai ragione, ma non lo sapevo ancora…"

Dopo qualche istante arriva Simone, trascinandosi dietro due trolley e inciampando su uno di essi. Si ferma di colpo. Guarda intimidito tutto il gruppetto.

"Ciao… piacere… sono Simone, lavoro con Olly…"

Tutti lo osservano. Niki, Erica e Diletta sorridono. Sanno benissimo chi è, Olly ha raccontato loro tutta la storia dei disegni. Ma non si aspettavano di vederlo lì.

"Sì, lui è Simone…"

Erica corre accanto a Olly. Le dà una gomitata. "Ma allora stai con lui!"

Simone intanto si è messo a parlare con Filippo, sta facendo conoscenza.

Anche Diletta e Niki si avvicinano. "Eh sì, dai, è evidente! Tu che ti porti un ragazzo a Fuerteventura! Ci stai insieme per forza!"

Olly fa il verso a tutt'e tre. "No… non ci sto insieme. Lo porto solo per ringraziarlo. Lo sapete, no, il favore che m'ha fatto… mi ha salvata con Eddy."

Nessuna di loro ci crede. "Seee… Senz'altro!" Erica si copre gli occhi facendo finta di non voler vedere. "Ti piace! E basta!" Diletta è ancora più sicura. "No no. Le piace e molto, sennò mica se lo portava dietro!" e scoppiano a ridere. Olly le spintona un po'. "Siete delle vipere!"

"E tu sei innamorata!" e continuando a spingersi a vicenda e a scherzare, si avviano tutti insieme verso il check- in.


Centocinquantadue


Pietro è in macchina, e guarda l'ora e accelera sicuro su dove andare. Anche Flavio corre sulla sua macchina e suona il clacson e ride e sembra felice. Suona ancora. Pé pé pé. "Spostatevi! E forza! E che aspetti, mettiti di lato, ecco, bravo, così. Ce l'hai fatta, eh…" E supera quel signore che lo guarda come se fosse un pazzo. E anche Enrico guida veloce ma non troppo, controlla che la cintura del seggiolino sia messa bene e comunque tiene ferma Ingrid con la mano e lei gioca stringendo le dita del suo papà. È Pietro il primo ad arrivare. Scende in palestra, nella sua palestra, e si guarda intorno. "Susanna?" E lei si gira e va verso di lui, imbarazzata ma anche un po'"preoccupata. "Che succede? Che è successo? Ma che… qualcuno dei bambini?"

"No… Noi."

"Noi? Noi che?"

"Noi non potremmo… Sì, ecco, riprovarci un'altra volta. Mi sembra assurdo che le cose siano andate in questo modo…"

"Ti sembra assurdo, eh?" Susanna lo guarda e quasi ne ride, infastidita. "Mi sembra assurdo che io me ne sia accorta solo ora. Tu hai sempre avuto una vita tua, dove io non c'entravo nulla, una tua vita fatta di altre, alle quali chissà che storie raccontavi. Sai cosa mi ha ferito di più. Pensare che loro avevano dei pezzi della tua vita che io non avevo, qualcosa che tu dicevi, che facevi, magari avevi visto un posto, letto una notizia, mangiato un certo piatto, insomma una cosa che io non ho fatto con te."

Pietro sorride e la prende per le spalle, la tiene ferma davanti a lui. "Ma questo è amore!"

"Era, forse. E levami le mani di dosso, sennò finisce che qualcuno ti dà un cazzotto…"

Pietro si guarda intorno, poi lascia cadere le mani lentamente. "Chi? Cosa vuoi dire?" Susanna solleva la sacca. "Voglio dire che non provo più niente per te… Dividi la tua vita, le tue parole, i tuoi momenti con chi vuoi tu, ma non con me. Per me esistevi solo tu.

Ora esiste un'altra persona. E sono ottimista, spero che le cose vadano meglio…" E si dirige verso l'uscita.

Pietro le corre dietro e scuote la testa ridendo. "No, non ci credo, mi stai prendendo in giro, mi vuoi far soffrire… ma lo so che non c'hai un altro…"

Proprio in quel momento si ferma davanti all'uscita della palestra una Bmw scura che lampeggia. "È lui, mi sta aspettando… I bambini sono da mamma e noi andiamo a cena fuori…"

"Ah…" Pietro guarda nella macchina ma non riesce a capire chi possa essere.

"È il mio istruttore di Kickboxing."

"Ah…" E capisce che non è proprio il caso di fare piazzate o altro.

"Comunque ti devo dire che ci ho pensato, alla storia del quadro di Schifano. Tu non lo volevi e io invece ho insistito. È vero che lo abbiamo preso insieme, ma la volontà più grande è stata la mia… Quindi… Me lo tengo io."

"Certo. Figurati. Se ci tieni…" E la vede andar via di spalle, tirandole un po'"su, come per darsi importanza, con un fare sicuro. Pietro butta un ultimo sguardo alla Bmw, poi sale sulla sua macchina e parte. Susanna rimane a guardarlo finché non gira l'angolo. Poi scuote la testa e sorride. Abbassa gli occhi e cammina verso la Bmw. Ecco, pensa tra sé, è una di quelle volte che sei sicura e felice della tua scelta. Ed è così raro non avere dubbi. Poi sorride entrando in macchina. "Ciao, scusami."

Anche Davide le sorride. "Figurati."

Prende la sacca e la mette sul sedile di dietro.

"Tutto a posto?"

Susanna annuisce. "Sì. Molto a posto."

"Dove vuoi andare?"

È da tempo che non si sente così serena. Si appoggia allo schienale e chiude gli occhi. "Dove vuoi tu."


Centocinquantatre


Suona il campanello. Suona un'altra volta.

"Arrivo!" Si sente la voce di Anna.

Enrico fa saltellare Ingrid tra le sue braccia.

Anna apre la porta dopo aver guardato dallo spioncino. "Ciao! Che bella sorpresa…" Sorride a Enrico felice di vederlo. "Vuoi darla a me?"

"Sì… Volentieri."

Anna gli leva Ingrid dalle braccia e la prende tra le sue. "Devi andare da qualche parte? Io sono qui che studio, non ho problemi a tenertela…"

"No, avevo voglia di vederti… Anzi, di vedervi insieme… Siete bellissime." Poi Enrico si avvicina ad Anna e le dà un bacio leggero sulle labbra. Guarda Ingrid, poi di nuovo Anna e le sorride. "Ci sta guardando… Cosa penserà?"

Anna sorride. "Penserà che se suo padre è felice allora lo è anche lei."

Enrico è sorpreso. "Ha già dei pensieri così?"

Anna annuisce. "Lei non lo so. Io li avevo fin dal primo giorno…"

"Proprio come me." Enrico le dà un altro bacio. Poi accarezza i suoi capelli e la guarda teneramente. Anche Ingrid, divertita e curiosa, prende i capelli di Anna e ci gioca. Anna ed Enrico seguono i gesti della bambina e poi emozionati si scambiano un'occhiata. Poi Ingrid tocca anche i capelli di Enrico e allora lui la guarda e scuote la testa. "Ho capito… da grande vorrà fare la parrucchiera!" E tutti e due scoppiano a ridere.


Centocinquantaquattro


Cristina apre la porta di casa e se lo trova di fronte.

"Flavio, che ci fai qui?" Lei in qualche modo si sistema e in un attimo cerca di capire come è vestita. Flavio se ne accorge. Per la prima volta da tanto tempo se ne accorge. E decide di dirglielo, perché le cose a volte non vanno solo pensate, vanno anche dette. "Non ti preoccupare. Sei bellissima…"

E Cristina rimane sorpresa, forse perché quella frase non la sentiva da tanto tempo. Da lui.

Flavio sorride e la osserva e nota cose alle quali da tempo non faceva caso, i suoi capelli, il colore, l'attaccatura, le piccole pieghe delle sue labbra, gli occhi e quella profondità nel suo sguardo. E di colpo gli tornano in mente le parole di Alex. "Magari tua moglie ha già trovato un altro e a te neanche interessa."

Flavio abbassa lo sguardo. Cristina ci fa caso e lo guarda curiosa e avvicina le sopracciglia, preoccupata di quale pensiero possa mai aver attraversato la sua mente.

Flavio alza gli occhi. "Cristina, ti devo fare una domanda…"

E lei aspetta silenziosa. Flavio fa un sospiro e poi si butta. "Non pensi che potremmo riprovarci? Questa lontananza mi ha fatto capire molte cose e forse incontreremo nuovi amori e avremo qualche possibilità di riuscire, ma anche di fallire un'altra volta. Tutto funziona i primi mesi… le difficoltà arrivano dopo un anno, due, noi ne avevamo già fatti tanti insieme. Non te lo dico per amore dell'abitudine, non te lo dico perché è più facile per due che già si conoscono e che certe cose le hanno già superate… te lo dico perché è proprio te che voglio, perché sei una novità ogni giorno, anche se non me ne accorgevo. Lo sei da anni." Flavio sorride. "Ed erano andati benissimo, poi ci siamo seduti, persi, addormentati… Ti va di svegliarti ogni giorno con me, in ogni senso?"

Cristina non risponde niente. Si avvicina silenziosa e lo abbraccia. "Speravo tanto che tu mi venissi a fare questo discorso."

Flavio la bacia e subito dopo piange e le sue lacrime salate scivolano tra le loro guance, tra le loro labbra, mischiate al loro sorriso e poi alle loro risate. "Sembriamo due bambini…"

"Tutti sono sempre bambini."

Flavio la guarda e l'abbraccia. "Ti amo, perdonami…"

Cristina si nasconde in quel bacio. Poi si scosta e chiude gli occhi poggiata alla sua guancia. "Perdonami tu, amore mio…" E ripensa a tutto quello che è accaduto da quando Flavio ha lasciato la loro casa. Flavio invece chiude gli occhi e ripensa di nuovo alle parole di Alex, ma stavolta sa che non ha più il diritto di fare quella domanda che tanto vorrebbe fare, che crescere è anche non aver bisogno di certe risposte, di non cercare sicurezze ma di saperle dare. "Amore… Siamo qui. Solo questo conta."

Cristina lo abbraccia ancora più forte sentendo di nuovo tutto il loro amore.



Centocinquantacinque


Simona va ad aprire la porta di casa, alla quale hanno appena suonato, e rimane sorpresa quando lo vede.

"Alex…"

"Ciao." È visibilmente imbarazzato. Ma sorride. "Sono contento di vederti."

Arriva Roberto con il giornale tra le mani. "Chi è? È per me? Stavo aspettando un pacco." Ma quando lo vede rimane a bocca aperta. "Alex, che piacere…" E lo dice sul serio, sinceramente dispiaciuto per come sono andate le cose e anche imbarazzato per la situazione. "Prego… Entra! Vuoi qualcosa da bere?"

"No no, grazie."

"Però entra dai, non stare sulla porta." Simona la chiude alle sue spalle. Si scambia uno sguardo con il marito sollevando leggermente le sopracciglia, come a dire: e ora che facciamo? Mentre Alex fa qualche passo guardandosi in giro. Proprio in quel momento arriva Matteo. "Ehi, ciao Alex!"

"Ciao, come stai?" Si danno la mano in modo un po'"buffo.

Questa volta Simona e Roberto assistendo alla scena sorridono divertiti.

Matteo riprende a parlare. "Sai, mi dispiace molto per una cosa… Cioè, sono pure affari vostri… Certo… E in questo non voglio intromettermi… Però mi avevi promesso che facevamo un giro a cavallo e poi non l'abbiamo più fatto…"

Alex sorride, divertito della sua ingenuità. "Hai ragione. Lo faremo, ti prometto che qualunque cosa accada, noi quel giro a cavallo lo faremo…" E gli scompiglia teneramente i capelli.

Matteo lo guarda come illuminato da una grande intuizione. "Ma che hai portato un'altra lettera?"

"No…" Ma Alex non fa in tempo a rispondere.

"Vai in camera tua, Matteo." Simona si alza e va verso il figlio.

"Ma non è giusto, ormai sono grande, posso seguire tutta questa storia!"

"Vai in camera tua, ti ho detto…" E lo spinge quasi per il corridoio fino a quando finalmente Matteo si convince, accelera il passo e si chiude arrabbiato in camera sbattendo la porta. Simona scuote la testa e torna veloce in salotto, piena di curiosità, emozionata e con il cuore a duemila. E ora, pensa tra sé, che succederà? Poi si siede davanti ad Alex e fa un bel sospiro.

Roberto ci riprova. "Sei sicuro che non vuoi niente? Una Coca, un bitter, forse abbiamo anche dei succhi."

"No no, niente davvero." Poi fa una piccola pausa e riprende tranquillo. "Mi dispiace molto che le cose siano andate così, è stato tutto così… così… caotico, insomma avrei voluto che andassero diversamente!"

Roberto annuisce. "Eh, dillo a noi!"

Simona gli dà una botta sulla gamba. "Non lo interrompere!"

"Volevo solo essere solidale con lui, volevo fargli capire che anche a noi dispiace."

"Ecco…" Alex sorride. "Vorrei più di ogni altra cosa la felicità di vostra figlia."

Roberto si infila di nuovo. "Anche noi…"

Simona lo guarda malissimo, Alex non ci fa caso e continua. "E sono venuto qui per parlarle… Vorrei chiarirle alcune cose e sono sicuro che…"

Questa volta è Simona a interromperlo prima che dica troppo. "Alex… Mi piacerebbe molto che tu parlassi con Niki, ma ormai è partita…"


Centocinquantasei


Onde lunghe si abbattono sulla Playa Bianca, poco lontano dal Puerto del Rosario. Un vento forte, teso, ha soffiato per tutto il giorno spazzando in maniera decisa la sabbia. Gabbiani allargano le ali e si mettono di traverso facendosi portare lontano dal vento. E giocano così, spericolati, fuggendo improvvisamente dal gruppo e tornandoci poco dopo per poi tuffarsi tra le onde. Ribelli, ogni tanto affamati, rapaci nella loro presa, strappano al mare piccoli pesci argentati per andarli a mangiare in volo poco più in là.

Niki cammina da sola sulla lunga spiaggia. I capelli le vanno spesso davanti, le coprono gli occhi, le nascondono il viso, e lei con le mani, muovendole come una bambina, imprecise, confuse, cerca di levarseli dagli occhi. E con il palmo, quasi strusciandolo contro il viso, se li porta indietro, con forza, con rabbia, ma sono attimi. A nulla serve tutto questo. Il vento di nuovo li mette in disordine rendendola ancora più selvaggia in questo suo inutile tentativo.

Niki si ferma su uno scoglio. Si siede, guarda il mare lontano, poggia i gomiti sulle ginocchia. E cerca oltre, più in là, lì dove finisce l'orizzonte, come se qualcosa o qualcuno, una barca di pirati, un veliero o chissà cos'altro, la potesse aiutare. Ma non è possibile. E non c'è niente di più terribile di quando lo senti, quando te ne accorgi, quando un'inquietudine di fondo ti assale, ti rapisce, ti possiede, ti sbatte giù con forza sulla sabbia e ti blocca i polsi e ti monta sopra la pancia e ti tiene ferma a terra. Ecco, così si sente Niki, bloccata in questa sua sensazione. E tutto improvvisamente le appare chiaro, nitido come la giornata che sta per finire, come il sole caldo e infuocato che ha battuto tutto il giorno su quella spiaggia. Sì. Niki ora lo sa. È infelice. E c'è un'altra cosa che sa. Ha sbagliato. E non c'è niente di più terribile quando ti accorgi di aver fatto una scelta sbagliata, che non permette ripensamenti o meglio non ti consente più di tornare indietro, una scelta definitiva. Sì, non c'è niente di peggio. No, pensa Niki, una cosa peggiore c'è,

quando questo tuo errore, questa tua scelta avventata, riguarda l'amore. E ad un tratto si sente piccola, sola, si sente stringere il cuore e le vengono le lacrime agli occhi e vorrebbe gridare, piangere… Ma ormai quelle lacrime sono finite. Nessuno se ne è accorto ma da quando è partita per questa vacanza non ha fatto altro che piangere di nascosto, a casa, in bagno, nelle sue passeggiate solitarie, nel suo letto. Solo una volta ha riso. Quando si è ricordata la prima volta che Erica aveva lasciato Giò, il suo primo ragazzo, e si era messa con un altro. Era al liceo ed Erica aveva pianto per tutta la lezione di matematica e lei l'aveva presa in giro, se lo ricorda come fosse ieri.

"Vedi, tutte volete un altro, vi ci mettete e appena ci state insieme volete di nuovo quello con cui stavate prima… Siete tutte così, sai quante ne ho sentite di storie come queste?"

Ripensando a quel giorno, Niki si era messa a ridere. Poi aveva pensato alla sua situazione e si era sentita ridicola. Ora anche lei era una di queste e se ne vergognava. Solo all'idea di rifare un discorso del genere con le sue amiche si sentiva morire, figuriamoci con Alex poi. E terribile essere così indecise, avere dei ripensamenti in amore… Voler di nuovo tornare con lui, con Alex… E che gli potrei dire ora? Come mi giustificherei? E improvvisamente si sente sporca come non mai, anche se non l'ha tradito fino in fondo. E anche tutto questo le sembra assurdo. Che vuol dire fino in fondo? C'è qualche cosa che intacca e non intacca l'amore? C'è una cosa che se fai o non fai ti fa tradire o no? Sa bene che ogni legame più stretto del normale, ogni sintonia che vada oltre l'amicizia, ogni pensiero in più per una certa persona, significa essersi allontanati dalla storia che si stava vivendo. Inutile dire di no. Niki si sente morire. Cresciuta, diversa, donna, lontana. E anche solo il fatto di aver pensato a un altro, aver immaginato una nuova storia con lui, una nuova possibilità, un nuovo futuro, anche solo questo è già il più grande tradimento. E rimane così, in silenzio, a guardare il mare, ad ascoltare il verso dei gabbiani, le parole del vento. E un improvviso dispiacere. "Un amore durerà per sempre solo se non è stato del tutto consumato." Questo l'ha detto una volta qualcuno, o è stato in un film… Fatto è che sta male. Dove è ora Alex? Io non voglio che duri per sempre il nostro amore senza averlo qui accanto a me. Ora, qui. Penso a lui ogni minuto e la mia ossessione, invece di passare, aumenta. Mi manchi da morire, Alex…

"Ehi, ma che fai Niki?" Olly arriva alle sue spalle. "Ti cercavamo dappertutto

Niki si asciuga al volo quella lacrima che ancora non aveva avuto il tempo di cadere. "Ehi…" Olly se ne accorge. "Tutto bene?"

"Sì." Niki sorride. "Tutto bene…"

Olly sa benissimo che non è così. "Ehi, se ti va di parlare… Io sono qui. Lo sai."

E per un attimo Niki ha un'incertezza. Sa che comunque forse le farebbe bene. Ma ripensa a tutto quello che si era immaginata prima, quel suo discorso che proprio lei aveva fatto a Erica… e ora non le va di trovarsi al suo posto, raccontare la sua incertezza, la sua indecisione a Olly, il suo ripensamento e venir giudicata. Cosa potrebbe dire Olly se le raccontasse tutto quello che le sta passando per la mente? Forse le darebbe un consiglio, forse non la giudicherebbe, forse ci scherzerebbe su. Forse. Ma a cosa servirebbe poi? Forse a farla stare meglio? No. Solo parlarne con una persona potrebbe servire a qualcosa. Con lui, con Alex. Ma è l'unico a non essere qui.

Niki sorride. "No, ti ringrazio… Solo qualche ricordo sciocco. È tutto ok."

Olly sorride. "Bene!" Anche se non ci crede per niente. "Allora andiamo!" E la prende per mano. "C'è il concerto del grande Lovat. È arrivato da poco e sta già mettendo i primi dischi, roba da sballo, fantastica!" E corrono sulla sabbia mano nella mano, arrancando, fino a quando superano l'ultima duna.

Nella grande spiaggia raccolta della baia ci sono più di duemila persone che ballano su quella musica. TI. featuring Rihanna, Live Your Life. Si muovono a tempo con i loro parei colorati, camicie bianche, celeste e blu, jeans strappati, fasce in testa, canna in bocca, occhiali sulla fronte, quelli a specchio sugli occhi, e agitano le mani ballando nella luce arancio e blu del tramonto sul mare. Ballano i ragazzi, ballano, a occhi chiusi ballano, sognando, cantando, immaginando lei o lui o altro, lasciandosi cullare da quelle note magiche. Qualcuno è abbracciato alla sua ragazza, un tizio grosso con i capelli ricci tiene sulle spalle la sua che si leva la maglietta e la rotea sopra la testa. Lei rimane così, con il seno nudo, sorridente, ammirata, desiderata, divertita, si sente parte di quella musica con il suo seno abbronzato e i capelli castano chiari che le scendono sul collo come una dolce colata di miele, fino ai jeans che strappati mostrano pezzi di gambe lunghe e altrettanto belle.

Olly e Niki si fanno strada tra la gente, piano piano ondeggiando ora a destra ora a sinistra, avanzano in mezzo a quella

grande massa che si muove tutta a tempo come se fosse un unico grande ballerino. Ormai sono vicine al palco.

"Eccoli, stanno lì!" Olly indica più avanti tutto il gruppo. Erica, Diletta e Filippo, Simone, Barbara e Luca, Sara e Marco e poi Guido.

Olly si gira verso Niki "Li raggiungiamo? Sennò possiamo anche stare qui io e te, eh…"

"Dai, quanto sei sciocca… Andiamo!"

Olly e Niki avanzano tra le persone proprio mentre il dj cambia disco, lo fa lentamente, entrando a tempo. E tutti ballano il nuovo e splendido pezzo dei Killers, Human. Ballano divertiti, allegri.

Simone si gira. "Eccole… Sono arrivate."

Anche Guido si volta. "Ehi, meno male, vi siete perse dei pezzi favolosi…"

Niki sorride e si mette in mezzo al gruppo. Guido le si avvicina. "Ero preoccupato, sai… Mi dispiace, dopo la discussione dell'altra sera!"

Niki alza le spalle. "Non fa niente, e poi non era una discussione. Abbiamo semplicemente due punti di vista diversi."

"Già." Anche Guido alza le spalle, poi gira la testa e la scuote leggermente come a dire: niente, non c'è niente da fare, è irrecuperabile. E riprende a ballare come tutti gli altri. Ecco, pensa Niki, era preoccupato, è dispiaciuto della discussione… E che ha fatto? Mica è venuto a cercarmi lui, mica è venuto a vedere dove mi trovavo, cos'era successo. No, è venuta Olly. Poi dice che gli dispiace e fa per recuperare? Si mette a ballare… Boh. Strano modo di tenerci a un rapporto. Forse lui è solo un ragazzino viziato, magari non lo fa vedere ma se non ottiene quello che vuole, allora tutto viene comunque dopo… Non so se è viziato. Ma la parola giusta l'ho detta. Ragazzino. Forse era questa la vera ragione. Io volevo rimanere una ragazzina, ecco perché lui, ecco perché la rinuncia a quel passo, al matrimonio e tutto il resto… E la musica è particolarmente bella e piano piano la luce diventa come magica, a cavallo, la spiaggia si dipinge per intero di quell'arancione, morbido, come quel sole che lontano, in fondo al mare, ascolta l'ultimo pezzo prima di andare a dormire.

Il dj Lovat balla anche lui, su quel palco si agita sorridendo, alza le mani e le muove oscillando, tenendo il tempo, poi guarda sotto la sua consolle nella bocca delle scale e sorride facendo segno di sì. E prende il microfono. E abbassa la musica. E tutto quell'immenso

popolo di ballerini festanti sulla silenziosa spiaggia è come se lentamente frenasse.

Lovat impugna un microfono. "Scusate, tra poco riprenderemo questa festa." Tutti rimangono in silenzio a guardarlo. "Ma ora c'è una sorpresa. Io ho sentito questa storia e mi sono emozionato. Non so se riuscirà a convincere anche voi. Vi chiedo solo una cosa: dategli una possibilità." Smette di parlare e guarda di nuovo verso le scale, nella buca del palco. Gli sorride e gli fa cenno di salire. "Vieni."

Alex esce sul palco. Il pubblico vedendolo inizia un po'"a rumoreggiare, qualcuno fischia. Niki lo riconosce e si sente morire. Olly, Diletta ed Erica si girano quasi contemporaneamente verso di lei.

Olly scuote la testa. "È troppo fico…"

Niki ha le lacrime agli occhi, è emozionatissima.

Alex si avvicina a Lovat. "Grazie…"

Lovat sorride e gli passa il microfono. Alex fa altri due passi sul palco e raggiunge il centro. Anche lui è molto emozionato. Davanti a lui c'è una marea di gente in silenzio e alcuni sembrano anche molto scocciati.

"Ehm…" Alex si schiarisce un po'"la voce. "Salve… Per nessuna ragione al mondo avrei voluto interrompere questo concerto…"

Un ragazzo da lì sotto non aspetta altro. "Ecco, bravo… Allora perché non te ne vai e ci fai ballare?"

"Perché un giorno potrebbe capitare anche a te. O a te. O anche a te…" Alex indica alcune persone. "Perché ti potresti svegliare una mattina e dire sto buttando la mia vita, accorgerti che avevi una cosa bellissima e la stai perdendo… E allora non puoi. Non puoi permetterlo. Non puoi più soffrire in silenzio e vivere una vita vuota e inutile. Perché quando incontri la persona giusta, quella speciale, quella unica, quella che sai che oltre lei nessuna, allora devi fare di tutto per riconquistarla. Anche salire su un palco nel bel mezzo di una dj- session, interrompere la musica e far suonare il tuo cuore. Vi è mai capitato di essere innamorati, di non aver altro pensiero che lei o lui nella vostra vita, di non desiderare altro che vederla, passare del tempo con lei, poterla avere? A me sta capitando adesso!"

Un tipo urla da sotto e abbraccia una ragazza che ride con lui baciandosi. "Come noi!"

"Bravo, si vede che sei più fortunato di me. Ecco. Era mia, ero l'uomo più felice del mondo e me la sono lasciata sfuggire…"

Niki si scambia uno sguardo con le sue amiche. Tutte hanno le lacrime agli occhi, nessuna ha il coraggio di aprire bocca. Alla fine Niki ride e poi un po'"piange e un po'"ride di nuovo e tutte emozionate piangono con lei.

Alex riprende dal palco. "Niki, sono arrivato oggi, sono venuto fino a qui sperando di trovarti… Spero che tu sia qui questa sera e che tu abbia ascoltato le mie parole. Ma se così non fosse non ti preoccupare, riproverò ancora, per tutta l'isola, giorno dopo giorno. Perché non basterà una vita, non mi stancherò mai di dirti quanto ti amo…"

"Eccomi! Sono qui!" Niki urla e alza le mani e si sbraccia per farsi vedere. Alex sente una voce e la cerca in mezzo al pubblico. Ma c'è una marea di gente. Niki faticosamente avanza in mezzo a tutta quella calca. "Scusate, permesso, permesso, scusate…"

Un ragazzo decide di aiutarla. "Senti, monta qui sopra sennò non ce la farai mai… Prima che arrivi, quello ne ha già trovata un'altra!"

Niki gli sorride. "Ne dubito… Comunque grazie." E così il tipo la prende, la fa salire sulle sue gambe, poi sulle sue spalle e infine su un surf e in un attimo Niki è sulla gente, e tutti gli altri surfisti mettono una dopo l'altra le loro tavole sopra la testa, e Niki si tiene in equilibrio e corre su quella strana passerella, su quel mare di braccia tese che la sorreggono. E ride, Niki, ride, mentre scivola surfando su quello strano mare umano fino ad arrivare al palco. Poi Niki scende dall'ultimo surf. Cammina lentamente sul palco, fino a trovarsi di fronte a lui.

"Ciao, Alex."

"Ciao. Sono stato fortunato…"

"Perché ero al concerto?"

"No, perché ti ho conosciuto." E si baciano davanti a tutti.

"Bravi! Bis! Viva l'amore! Sei un mito! Oh, se ti lascia di nuovo ci sono io!"

E tutti gridano e si abbracciano e alcuni si baciano!

Filippo guarda Diletta negli occhi. "Ti amo, amore…"

"Io di più."

Anche Olly e Simone si danno un bacio, e Marco e Sara, e Luca e Barbara.

Guido scuote la testa e rimane in silenzio.

Lovat rimette su un disco. "E allora ecco un pezzo per tutti quelli che si amano come loro… Belli e divertiti, che non hanno paura dell'amore e delle sue conseguenze, che rischiano, che si

buttano, che hanno la felicità di sentire il cuore battere a duemila! Per voi ragazzi! Love is in the Air…"

E tutti iniziano a ballare, pazzi e scatenati come non mai. Ballano cantando, abbracciati, baciandosi, felici, con ancora l'emozione negli occhi di quel bellissimo momento: non aver paura dell'amore.

"Vieni…" Alex porta Niki giù dalla scala.

"Ma dove andiamo?"

"Via… Ho una sorpresa."

"Un'altra?"

"Sì, e soprattutto voglio stare da solo con te…"

"Anch'io."

Escono da sotto il palco. Alex si ferma subito dopo la duna. "Ecco, è questa."

"Non ci credo."

Niki guarda sbalordita quella splendida Harley Davidson. "E chi l'ha guidata?"

"Io…"

"Fino a qui?"

"Certo…" Alex sale sulla moto e si infila il casco, poi ne passa uno anche a lei. "Certe paure si superano… Niki!"

"Lo so…" Niki abbassa lo sguardo imbarazzato.

Lui le solleva il mento e le sorride. "Per amore e per te poi… Si supera qualunque cosa, e se tu non ce la fai, bè, ti aspetterò finché non sei pronta."

Niki sorride e lo bacia e lo stringe forte. "Ti amo."

"Anch'io, moltissimo… Tanto da… sposarti."

E scoppiano a ridere e partono così, abbracciati, lungo la Playa Bianca, verso il Puerto del Desiderio con la moto che scoda un po'"sulla sabbia e loro che non hanno paura. Nessuno dei due. Di niente.






Centocinquantasette


Appena due mesi dopo.

La bellezza di un'isola così. Il traghetto per arrivarci, la gente che scende, i turisti. C'è un sole stupendo. E tanta eccitazione nell'aria.

"Ragazze, ma è stupendo!" Diletta si gira verso Erica. "E noi siamo troppo fiche vestite così!"

"Sì!" e continuano a camminare fino alla chiesa.

"Non credevo che l'isola del Giglio fosse così bella…" dice Filippo aiutando Diletta e tenendola a braccetto.

"E io non credevo che saremmo mai arrivati a questo giorno. Ma ci pensate?" dice Erica cercando di non sporcarsi troppo i sandali bianchi tacco dieci.

"Io sì… non potevo credere che finisse diversamente… certe storie sono fatte per durare, si capisce da troppe cose… è un'energia che non controlli, più forte di ogni dubbio…" dice Diletta, poi guarda Filippo, sorridendogli, e lui si stringe più forte a lei.

"È l'amore!" fa Erica. "Senza calcoli, senza ipotesi o previsioni, capace di stupire e cambiare le carte in tavola ogni volta!" e continua a salire e le viene un po'"il fiatone. "Ammazza oh, qui se non mi rimetto a fare palestra la vedo dura!" e ride.

Poco più in là. Olly si guarda intorno. Quest'isola è magnifica. Sono felice d'essere qui. E respira a fondo per sentire il sapore della salsedine nell'aria mischiato al profumo della macchia mediterranea. Il sole splende tutto intorno e il cielo è di un meraviglioso azzurro. Un gabbiano gioca a tenersi in equilibrio nel vento e all'orizzonte due barche a vela distanti tra loro ma apparentemente vicine tracciano una linea perfetta.

Erica e gli altri sono un po'"più avanti che camminano con il resto degli invitati. Olly si ferma al muretto. Simone la raggiunge. "Che bello… Hanno avuto un'idea fantastica i tuoi amici a sposarsi qui, eh?"

"Sì, Niki e Alex sono speciali… mi sarebbe troppo dispiaciuto

se non si fossero ritrovati. Ci sono coppie perfette che al di là delle difficoltà sanno sempre farcela… E loro sono così. È così l'amore, no?" Olly continua a guardare il panorama. È felice. Serena.

Simone annuisce. "E poi sono troppo contento… ma ci pensi che tra una settimana lavoreremo insieme? Finalmente! Ci vedremo tutti i giorni. L'hai detto alle tue amiche?"

"No, ancora no… sono tutte così prese dal matrimonio… glielo dirò poi. Darò una festicciola appena torniamo."

"Così potremo annunciare a tutti due cose… che sei stata assunta dalla casa di moda…"

"Sì… e l'altra? Hai detto che sono due."

Simone abbassa la testa e sorride. "Bè… che io e te stiamo insieme, no?" e senza aspettare una risposta, finalmente pieno di coraggio le dà un bacio. Lungo. Morbido. Profondo. Olly si lascia andare, felice di quel gesto dopo tanta attesa. E restano così, mentre Erica, Diletta e gli altri, voltandosi per chiamarli e vedere dove sono rimasti, notano quel bacio e sorridono. "Hai capito, eh…"

"Ma siete voi che vi sposate o Alex e Niki?"

"E dai, muovetevi! Sempre a fare roba!"

E così Olly e Simone li raggiungono e ridono alle loro battute e agli scherzi, tenendosi per mano, felici di quell'amore e di tutto quel bel gruppo di amici.

Finalmente arrivano al faro. Il gruppetto si accomoda nelle panche del lato della sposa. Filippo aiuta Diletta a sistemare il vestito. Poi dà una carezza alla pancia, ormai evidente e rotonda. Erica e Olly si siedono accanto a lei. E ora l'attesa. La più bella. L'atmosfera è meravigliosa grazie a tutto quel bianco mischiato all'azzurro del cielo e ai colori dei fiori e dell'isola. Erica osserva alcune coppie di età diversa. E poi i genitori di Niki. E quelli di Alex. Persone che stanno insieme da tempo. Da anni. Persone che si amano. Sì. Questo è l'amore. Si respira nell'aria. Amore vero e semplice. Amore quotidiano. L'amore che anch'io troverò un giorno. E rimane lì, seduta, senza un compagno accanto, sì, ma finalmente consapevole.


Centocinquantotto


La moto arriva da lontano, corre lungo le colline, tra quel verde così forte, pieno di sole, come questa calda giornata. E si sente il respiro dei pini, il profumo dei boschi, il mare circonda quel pezzo di costa e sembra ascoltare in silenzio il battito dei loro cuori. Emozioni in libertà. Su quella moto che sfreccia lungo la strada del sole fino alla panoramica, Niki è dietro ad Alex e lo abbraccia felice… Ha gli occhi chiusi, la testa appoggiata alla sua schiena e sono vestiti tutti e due di bianco.

Gli invitati sono tutti in attesa sulle rocce più alte dell'isola, in quel pezzo di terra che si affaccia sul mare a strapiombo. E i genitori dell'uno e dell'altro e i parenti e gli amici e chiunque volesse essere presente quel giorno all'Isola Blu. L'isola degli Innamorati. Il Giglio.

Sotto il faro, nascosto dal bosco tutto intorno, c'è un altare con il prete. Sorride salutando gli ultimi che prendono posto nelle file. Poi li vede.

"Eccoli! Eccoli! Stanno arrivando."

E Roberto e Simona e Luigi e Silvia e tutti gli altri vestiti di bianco, così come i futuri sposi hanno voluto, si girano. La moto si ferma e Alex e Niki scendono sorridenti. Via il casco e mano nella mano. Procedono tra i banchi di quella chiesa così naturale. Camminano con il sole negli occhi e nel cuore e arrivano all'altare. Niki fa un sospiro, lungo, lunghissimo, e poi guarda Alex e in un attimo rivive ogni minuto della loro storia, dal primo incontro alla prima uscita, dal primo bacio alla prima volta che hanno fatto l'amore. E sembra quasi non sentire il prete che continua a parlare, l'omelia della messa, gli invitati che si siedono e si alzano di nuovo, scandendo i momenti della messa. Sono innamorata. Sono felice, non ho più paura, ed è il mio matrimonio e ogni cosa è stata scelta da me e ogni momento della mia vita sarà sempre scelto da me e da mio marito, per noi e per i nostri figli. E sembra quasi una preghiera la sua, e si accorge in quell'attimo della bellezza, della felicità, e capisce quanto può essere breve la vita e quanto sia assurdo non avere il coraggio di essere felici. Si guarda intorno e piange di gioia dentro di sé e vede tutto ciò che ama e che ha sempre amato e che sempre vorrebbe amare. Ma Niki sa che questo un giorno forse non sarà più possibile. Per questo va apprezzato, vissuto, respirato, ora. Perché la felicità quando bussa alla porta non si ricaccia indietro. Perché non c'è un domani se non si vive l'oggi. E la gioia non si rimanda a poi. E se un giorno tutto questo cambierà, saprò essere felice per averlo vissuto fino in fondo, per non averlo delegato ad altri, per averne goduto finché è stato possibile. E non sarò io a dire basta o a scappare. Mai.

Poi una voce. "Niki?"

"Eh?"

Alex la guarda e sorride. "Io ho già risposto alla domanda se ti voglio sposare. E ho detto sì. Ora tocca a te. E le soluzioni sono due. O dici di sì…" Poi alza un sopracciglio leggermente preoccupato. "O dici di no…"

Il prete la osserva curioso. Niki guarda alle sue spalle. Simona, Roberto, i genitori di Alex, i parenti, le Onde, gli altri suoi amici. Tutti aspettano curiosi e in apprensione la sua risposta. Niki fa un sospiro e torna a guardare dritta davanti a sé. Questa volta non ha nessun dubbio. E allora sorride ed è bellissima, come sempre, più di sempre.

"Sì, amore. Sì. Ti voglio sposare…"

E poi ne vuole essere ancora più convinta. "Ti voglio sposare per tutta la vita."


RINGRAZIAMENTI

Grazie a Stefano, "el pazo", che mi ha dato un ottimo consiglio. E poi per quel giorno che mi ha fatto compagnia su quella spiaggia piena di onde.

Grazie a Michele per la sua pazienza e tranquillità. Mi ha accompagnato al faro con Federica e poi… se l'è sposata!

Grazie a Matteo. Alla fine è vero: sta proprio a New York! Mi ha fatto scoprire un sacco di posti, mi ha offerto un pranzo in un posto fantastico e una bellissima serata di jazz.

Grazie a Giulio che mi è venuto a trovare sul set e si è pure divertito. E io con lui.

Grazie a Paolo. Il suo entusiasmo in Messico mi ha molto colpito.

Grazie a Roberta, Paola, Stefano, Andrea e Caterina. E anche a Maria. Sono stati veramente bravissimi, molto veloci, incredibili. Oserei dire "spiazzanti". Quest'ultima parola però me la volevano correggere!

Grazie ad Annamaria, a tutto l'ufficio stampa e a Federica, che con grande pazienza più che seguirmi… mi insegue.

Grazie a Rosella che con tutto il suo incredibile entusiasmo mi travolge!

Grazie a Ked per le sue note sempre attente e allegre. E anche per tutto il resto!

Grazie a Francesca che mi segue da lontano ma sempre con la stessa attenzione, anche se ora ha il motorino nuovo!

Grazie a Chiara e Luca, ottimi compagni di questo nuovo viaggio nella tranquillità di Torre in Pietra.

Grazie a Loreta e Romano che mi hanno fatto un bellissimo regalo.

Grazie a Giulia per il nostro bellissimo viaggio a New York. Molto di quello che accade nel libro ma soprattutto nella mia vita, lo devo a lei.

Grazie a zia Annamaria che mi risolve sempre un sacco di dubbi e a zio Piero che semplicemente mi manca.

Grazie a Vale e Fabi che si sono sposate per prime!

E infine un grazie pieno d'amore a Luce e al mio amico Giuseppe. Un matrimonio così bello non lo avrei mai saputo raccontare.


FINE


Finito di stampare nel mese di giugno 2009 presso il Nuovo Istituto Italiano d'Arti Grafiche — Bergamo. Printed in Italy

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