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Il mattino seguente, quando Barrett arrivò per la colazione, la pesca di Rudiger era allineata di fronte all’edificio principale. Era stata una nottata eccellente. Di solito, Rudiger usciva a pescare tre notti alla settimana. Si serviva di un piccolo dingo, costruito qualche anno prima con dei materiali d’imballaggio, e portava con sé una squadra di amici che lui aveva addestrato all’abile uso delle reti.

Era un’ironia che Rudiger, l’anarchico, l’uomo che credeva nell’individualismo e nell’abolizione di tutte le istituzioni politiche, fosse il perfetto comandante di una squadra di pescatori. Alla stazione c’erano tante altre piccole ironie di quel genere. I teorici della politica tendevano a rimangiarsi le loro teorie quando si trovavano costretti a prammatiche misure di sopravvivenza.

Il pezzo migliore della pesca era un cefalopodo lungo circa quattro metri, una specie di tubo a cono rigido da cui spuntavano dei tentacoli simili a quelli del calamaro. Quello solo rappresentava una gran quantità di carne, pensò Barrett. Tutto attorno, erano distesi a raggio dozzine di trilobiti di varia grandezza, dal tipo di tre centimetri a quello di novanta, con tutte le varietà dei loro scheletri barocchi. Rudiger pescava sia per procurare cibo, sia per studio. Evidentemente, tutti quei trilobiti erano degli scarti, specie che lui aveva già studiato, altrimenti non li avrebbe messi a disposizione degli affamati. La sua baracca era tappezzata di trilobiti fino al soffitto. Il fatto di raccoglierli e di studiarli lo salvava dalla pazzia, e nessuno criticava il suo hobby.

Vicino ai trilobiti c’era un mucchio di brachiopodi, simili a molluschi bivalvi cresciuti di sghimbescio, e un altro mucchio di conchiglie. Le calde e basse acque vicino alla costa erano pullulanti di vita, in netto contrasto con la terra sterile. Rudiger aveva anche portato una certa quantità di alghe marine di un nero brillante. Barrett sperò che qualcuno raccogliesse tutto quel cibo e lo mettesse nelle cassette refrigeranti prima che andasse a male. Lì i batteri della decomposizione agivano più lentamente che Lassù, ma entro poche ore, se fosse rimasta all’aria aperta, tutta la pesca di Rudiger sarebbe andata a male.

Quel giorno Barrett pensava di reclutare alcuni uomini per la spedizione annuale al Mare Interno. Di solito comandava lui il gruppo, ma questa volta la ferita alla gamba gli impediva persino di considerare la possibilità di prendere parte alla spedizione. Ogni anno, una dozzina circa di uomini robusti partiva per un ampio giro di esplorazione che li portava a nord-ovest, fino al mare, e poi a sud, seguendo la costa e infine di nuovo alla stazione. Uno degli scopi del viaggio era quello di raccogliere tutto il materiale che poteva essersi materializzato nelle vicinanze durante l’anno. Non c’era mezzo di sapere quale margine di errore avessero commesso durante il periodo in cui avevano cercato di montare la stazione. Ogni anno trovavano qualcosa di nuovo. Materiale destinato al Meno Due Miliardi Duecentomila Cinque A. C. poteva comparire decine di anni dopo. La stazione aveva bisogno di tutto il materiale reperibile, e Barrett non perdeva certo l’occasione di poterlo recuperare.

Però c’era un’altra ragione per il viaggio al Mare Interno. Era l’avvenimento dell’anno, una specie di rituale. Era il loro rito della primavera.

I dodici uomini più forti che andavano a piedi fino alle lontane rive di roccia del tiepido mare che allagava il centro del Nord America, compivano una specie di funzione religiosa, anche se non facevano niente di mistico, una volta raggiunto il Mare Interno, tranne pescare qualche trilobite e mangiarlo. Il viaggio significava, poi, per Barrett, qualcosa di più di quanto lui stesso non avesse sospettato. Se ne rendeva conto adesso che era nell’impossibilità di parteciparvi. Quelle spedizioni le aveva sempre comandate lui da oltre vent’anni.

Ma l’anno precedente si era voluto avventurare su delle rocce rese friabili dall’erosione delle onde. Si era avventurato su un terreno pericoloso, senza una ragione plausibile, e i muscoli l’avevano tradito. Spesso si svegliava di notte, coperto di sudore, per sfuggire all’incubo che gli facevano rivivere quei momenti spaventosi. Era scivolato, si era afferrato alle rocce, e una cascata di pietre, liberatasi chissà da dove, si era abbattuta su di lui schiacciandogli il piede. Non poteva dimenticare il rumore delle ossa che si spezzavano. Né avrebbe mai dimenticato la lunga marcia verso casa, attraverso centinaia di chilometri di roccia nuda, sostenuto dai compagni.

Aveva pensato di perdere il piede, ma Quesada gli aveva risparmiato l’amputazione. Solo che non poteva più appoggiare il piede per terra. Sarebbe stato molto più semplice tagliare l’appendice inutile. Quesada si era rifiutato. “Chissà” aveva detto, “un giorno forse ci manderanno del materiale per i trapianti. Non potrei ricostruire una gamba che è stata amputata.” Così Barrett si era tenuto il piede schiacciato, e adesso doveva affidare a qualcun altro il comando della spedizione.

A chi?

Quesada era il più adatto. Molto simile a Barrett, era anche il più forte, e in quel viaggio era molto importante essere il più forte. Ma Quesada non poteva allontanarsi dalla stazione. Sarebbe stato opportuno avere un medico durante il viaggio, ma era indispensabile averne uno alla stazione. Dopo qualche attimo di riflessione Barrett decise di affidare il comando a Charley Norton. Poi pensò a Ken Belardi, uno con cui Norton poteva parlare. L’anno precedente, Rudiger era stato un campione di energia, dopo che Barrett si era ferito. Ma Barrett non ci teneva che Rudiger lasciasse la stazione. Doveva scegliere degli uomini validi per il viaggio, ma non poteva ridurre la base a un gruppo di invalidi, malati e psicopatici. Rudiger sarebbe rimasto. Due dei suoi compagni di pesca entrarono nella lista. Ci mise anche Sid Hutchett e Arny Jean-Claude.

Poi pensò di mettere nel gruppo anche Don Latimer. Latimer era arrivato al limite della pazzia, ma ragionava ancora perfettamente, tranne quando si perdeva nelle sue meditazioni, e avrebbe potuto dare tutto il suo aiuto ai compagni di viaggio. D’altra parte, Latimer era anche il compagno di Lew Hahn, e Barrett voleva che Latimer restasse a sorvegliare Hahn da vicino. Pensò per un momento di mandarli tutti e due, alla spedizione, poi scartò l’idea. Hahn era ancora uno sconosciuto per loro. Sarebbe stato troppo rischioso mandarlo con il gruppo al Mare Interno. Forse, l’anno seguente.

Alla fine, scelti i dodici uomini che avrebbero fatto parte della spedizione, Barrett scrisse i nomi sulla lavagna all’ingresso della mensa, poi andò in cerca di Charley Norton per dirgli che l’aveva scelto per comandare il gruppo in vece sua.

Era strano pensare che sarebbe rimasto lì mentre gli altri partivano. Era una specie di abdicazione dopo aver comandato per tanti anni. Un vecchio storpio, ecco cos’era, gli piacesse o no ammetterlo. Ed era meglio che se ne convincesse alla svelta.

Nel pomeriggio, gli uomini della spedizione al Mare Interno si riunirono per decidere cosa portare e stabilire il percorso. Barrett non prese parte all’incontro. Adesso, quelle decisioni spettavano a Charley Norton, il quale aveva già preso parte a otto o dieci viaggi, e sapeva quindi cosa fare.

Ma un certo impulso masochista lo spinse a non restare inattivo. Se quell’anno non poteva vedere le acque occidentali, sarebbe andato a esplorare l’Atlantico dietro la sua baracca. Si fermò all’infermeria e, visto che Quesada non c’era, si prese una fiala di antinevralgico. Si allontanò rapidamente lungo il sentiero che portava verso est e quando fu a qualche centinaio di metri dall’edificio principale, calò i calzoni e si fece rapidamente due iniezioni di droga nelle cosce, prima a quella sana e poi all’altra. Il liquido gli avrebbe intorpidito i muscoli quel tanto da permettergli il lungo cammino senza sentire il fuoco della fatica alle giunture. L’avrebbe pagata, lo sapeva, dopo otto ore, quando fosse finito l’effetto della droga, e tutta la fatica si sarebbe rivelata di colpo con mille lame infuocate. Ma era un prezzo che lui era disposto a pagare.

La strada fino al mare era lunga e scomoda. La stazione sorgeva sullo strapiombo orientale della catena di montagne, circa duecentocinquanta metri sopra il livello del mare. Nei primi sei anni, gli uomini della stazione avevano raggiunto l’oceano lungo una strada da suicidio, fatta di rocce levigate. Poi Barrett aveva proposto di scavare un sentiero nella roccia, e in dieci anni di lavoro l’avevano portato a termine. Ora si poteva scendere fino al mare lungo una scala di ampi gradini. Quel lavoro aveva tenuto gli uomini parecchio impegnati, e in tutto quel periodo nessuno era impazzito. Barrett rimpiangeva di non poter escogitare un nuovo lavoro per tenere occupati tutti quanti.

I gradini formavano una successione di piccole piattaforme che scendevano fino al livello del mare. Era un cammino faticoso anche per un uomo in piena forma. Per Barrett, nelle sue condizioni, rappresentava una sfida. Gli ci vollero due ore per scendere la scala che normalmente veniva percorsa in mezz’ora. Quando raggiunse il fondo scivolò esausto su una piccola roccia lambita dalle onde e lasciò cadere la stampella. Le dita della mano sinistra erano indolenzite dallo sforzo di stringere la stampella, e tutto il corpo era madido di sudore.

L’acqua sembrava grigia e un poco oleosa. Barrett non riusciva a spiegarsi la mancanza di colori in quel mondo del tardo Cambriano. E lui desiderava ardentemente di rivedere il verde della vegetazione. Sentiva la mancanza di clorofilla. Le piccole onde scure battevano contro le rocce, e spingevano avanti e indietro una massa galleggiante di alghe nere. Il mare si perdeva all’orizzonte, e Barrett non aveva la minima idea di quali parti dell’Europa, se l’Europa esisteva, spuntassero in quel periodo sopra le acque del mare.

All’inizio dei tempi la maggior parte del pianeta era sommersa dalle acque. Lì, dopo soltanto poche centinaia di milioni di anni, erano spuntate le prime rocce. Era probabile che in altre parti del pianeta, qua e là, fossero comparse delle strisce di terra. Erano già nati l’Himalaya, le Montagne Rocciose, le Ande? Conosceva in modo approssimativo i contorni del Nord America del tardo periodo Cambriano. Ma tutto il resto, era un mistero. Non era facile colmare le lacune quando l’unico legame con Lassù era un mezzo che funzionava in un senso solo. La stazione disponeva di pochi libri che venivano inviati saltuariamente, e faceva rabbia mancare di quelle informazioni che si potevano trovare su un qualsiasi testo scolastico di geologia.

Mentre guardava, un grosso trilobite uscì lentamente dalle acque. Era del tipo con la coda ad aculeo. Misurava circa un metro, con una conchiglia rossa a forma di melanzana e una fila di pungiglioni rigidi lungo l’orlo. Sotto, sembravano esserci una infinità di zampe. Il trilobite strisciò sulla riva, non spiaggia, né sabbia, solo una lastra di roccia, e avanzò fino a due o tre metri dal mare.

“Bravo” pensò Barrett. “Forse sei il primo che esce a vedere com’è fatta la terra. Il pioniere che traccia la strada.”

Poi pensò che il coraggioso trilobite poteva anche essere l’antenato di tutte le creature terrestri delle epoche future. Un controsenso biologico, ma la mente di Barrett compose la raffigurazione di un processo evolutivo con pesci, anfibi, rettili, mammiferi e uomo, tutti legati al grottesco essere ad aculei che si muoveva incerto poco lontano da suoi piedi.

“E se ti calpestassi?” pensò.

Un movimento rapido, lo schianto di una conchiglia, il frenetico agitare di tante piccole zampe, e l’intera catena della vita si sarebbe rotta al primo anello. Non ci sarebbe stata evoluzione. Nessuna creatura terrestre sarebbe mai nata. Un movimento del piede, e tutto il futuro sarebbe cambiato. Non ci sarebbero state né la stazione, né razza umana, né James Edward Barrett. In un attimo, si sarebbe vendicato di quelli che lo avevano condannato a vivere in quel periodo e in quel posto, e si sarebbe liberato.

Non fece niente. Il trilobite finì il suo giro sulla roccia e fece ritorno nel mare, incolume.


La voce di Don Latimer disse: «Ti ho visto qua seduto, Jim. Ti spiace se resto con te?».

Barrett si girò, sorpreso. Latimer era sceso tanto silenziosamente che lui non l’aveva sentito. Si riprese, sorrise, e indicò con la testa una roccia vicina.

«Stai pescando?» domandò Latimer.

«Me ne sto seduto. Un vecchio che prende il sole.»

«E hai fatto tutta questa strada soltanto per venire a prendere il sole?» Latimer scoppiò a ridere. «Ti sei allontanato da tutto e tutti, e probabilmente non volevi che ti disturbassi.»

«No. Resta. Come va il tuo compagno di baracca?»

«È molto strano» disse Latimer. «Questa è una delle ragioni per cui sono venuto a parlarti.» Si protese in avanti e fissò Barrett negli occhi. «Dimmi, Jim, pensi che io sia matto?»

«Perché dovrei?»

«Per i miei esperimenti. Per i miei tentativi di passare in un’altra realtà. So che sei un uomo con la testa sulle spalle. Probabilmente pensi che le mie siano tutte sciocchezze.»

«Se proprio vuoi sapere la cruda verità, sì» disse Barrett. «Non credo minimamente che riuscirai a ottenere qualcosa, Don. Penso che restarsene seduti per ore a sforzare le proprie capacità psichiche, sia tutta una perdita di tempo e di energia. Ma non penso che sei pazzo. Credo che tu abbia diritto alla tua ossessione. Sono stato chiaro?»

«Chiarissimo. Non voglio chiederti di credere alle mie ricerche, ma non voglio che mi consideri pazzo per i miei tentativi. È importante che mi consideri sano, altrimenti quello che voglio dirti su Hahn può non aver valore.»

«Non vedo il nesso.»

«Eppure c’è» disse Latimer. «Sulla base della conoscenza di una sola sera, mi sono formato un’opinione di Hahn. È il tipo di opinione che nasce all’improvviso, e se pensi che io sia pazzo…»

«Non penso che sei pazzo. Qual è la tua idea?»

«Che ci stia spiando.»

Barrett soffocò una risata che avrebbe spezzato i fragili nervi di Latimer.

«Spiarci?» disse, in tono normale. «Non puoi pensare sul serio una cosa simile. È impossibile spiarci. Voglio dire, come fa a riferire quello che scopre?

«Non lo so» disse Latimer. «Ma la notte scorsa mi ha fatto un milione di domande. Su te, su Quesada, su certi malati. Voleva sapere ogni cosa.»

«È la curiosità normale di un nuovo arrivato.»

«Jim, ha preso degli appunti. L’ho visto scrivere, quando pensava che fossi addormentato. Ha scritto per circa due ore su un piccolo quaderno per appunti che aveva.»

Barrett corrugò la fronte.

«Forse vuol scrivere un romanzo su di noi.»

«Parlo seriamente» disse Latimer. «Domande… appunti. E lui è molto evasivo. Cerca di farti raccontare qualcosa sul suo conto.»

«Ho tentato. Ma non ho scoperto molto.»

«Sai perché l’hanno mandato qui?»

«No.»

«Nemmeno io» disse Latimer. «Crimini politici, dice, ma è molto vago. Sembra quasi che non sappia qual è l’indirizzo politico del presente governo, e non ha opinioni al riguardo. Nel nostro signor Hahn non sento nessuna profonda convinzione filosofica. E tu sai bene, quanto me, che la stazione è lo scarico di tutti i rivoluzionari, agitatori e sovversivi più accaniti, e che non abbiamo mai avuto un prigioniero come lui.»

«Convengo che Hahn è un enigma» disse Barrett freddamente. «Ma come può spiarci? Anche se è un agente del governo, non ha nessuna possibilità di inviare i suoi rapporti. È relegato qui alla stazione, come tutti noi.»

«Forse l’hanno mandato per sorvegliarci, per essere sicuri che non si stia studiando qualche mezzo per fuggire. Forse è un volontario che ha rinunciato alla sua vita nel ventunesimo secolo per venire tra noi a sventare qualsiasi cosa si stia tramando. Forse temono che abbiamo scoperta una macchina per avanzare nel tempo. O che si sia diventati un pericolo per le sequenze delle linee-tempo. Così Hahn è venuto tra noi per scongiurare i pericoli prima che sia troppo tardi.»

Barrett sentì un campanello d’allarme: Latimer stava rapidamente crollando nella paranoia. In mezza dozzina di frasi, dal ragionamento razionale e da alcuni giustificati sospetti era passato alla paura che quelli di Lassù volessero ostacolare il suo progetto di fuga.

Cercò di mantenere un tono calmo.

«Non credo che sia il caso di preoccuparsi, Don. Hahn è strano, ma non è venuto certo per metterci nei guai. Quelli di Lassù ci hanno già procurato tutti i guai possibili.»

«Lo terrai d’occhio, comunque?»

«Certo. E tu non esitare a informarmi se Hahn fa qualcos’altro fuori dell’ordinario. Sei nella posizione migliore per notarlo.»

«Starò attento» disse Latimer. «Non possiamo tollerare che tra noi ci siano delle spie di Lassù.» Si alzò e sorrise a Barrett. «Ti lascio al tuo bagno di sole, Jim.»

Latimer risalì il sentiero. Barrett lo seguì con lo sguardo finché il compagno non fu altro che un piccolo punto contro la roccia scura. Dopo un bel po’, Barrett prese la stampella e si alzò. Rimase ancora un momento a guardare le onde, e affondò la punta della stampella nell’acqua per far scappare un paio di creature che strisciavano sulla roccia. Alla fine si voltò e cominciò la lunga e lenta salita verso la stazione.

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