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Passarono un paio di giorni prima che Barrett trovasse l’occasione di appartarsi con Lew Hahn a discutere di politica. La spedizione per il Mare Interno era partita, e in un certo senso questo era un male perché Charley Norton avrebbe potuto aiutarlo a sfondare l’armatura di Hahn. Norton era il teorico più in gamba che ci fosse tra loro, abilissimo in dialettica e capace di scavare a fondo in chiunque. Se c’era qualcuno in grado di scoprire una base marxista in Hahn, quell’uomo era Norton.

Ma Norton stava guidando la spedizione, e Barrett fu costretto a fare da solo. Il suo marxismo era alquanto arrugginito e insufficiente per affrontare una discussione sul leninismo, stalinismo, trotzkismo, khrushchevismo, maoismo e derenkovskysmo con l’abilità di Charley Norton. Ma sapeva quali erano le domande da fare.

Scelse una sera di pioggia, in cui Hahn sembrava di ottimo umore. C’era stata un’ora di spettacolo quella sera, la proiezione di un ingegnoso film che Sid Hutchett aveva già presentato la settimana prima. Quelli di Lassù erano stati tanto gentili da mandare un piccolo calcolatore, e Hutchett aveva programmato una specie di animazione di linee con una progressione di ombre in grigio. Una cosa semplice, ma di effetto gradevole, e adatta a rompere la monotonia di una serata.

Dopo lo spettacolo, intuendo che Hahn era abbastanza rilassato da tenere abbassata leggermente la guardia, Barrett disse: «Hutchett è unico. Lo conoscevi, prima di venire qui?».

«È quello con il naso a punta e poco mento?»

«Sì. Un ragazzo in gamba. È stato capo calcolatore per il Fronte di Liberazione Continentale fino al ’19, quando l’hanno preso. È quello che ha programmato la falsa trasmissione in cui il Cancelliere Dantell ha denunciato il suo regime. Ricordi?»

«Non mi sembra» disse Hahn corrugando la fronte. «Quando è stato?»

«La trasmissione è del 2018. Prima che cominciassi a interessarti di politica, forse. Undici anni fa…»

«Avevo allora solo diciannove anni» disse Hahn. «Non ero molto ferrato in politica.»

«Troppo impegnato a studiare economia, immagino.»

Hahn sorrise.

«Proprio così. Tutto immerso nella scienza.»

«E non hai sentito la trasmissione. Però ne avrai sentito parlare.»

«Può darsi, ma non ricordo.»

«È stato il più colossale scherzo del secolo» disse Barret «e tu non ricordi! Naturalmente conosci il Fronte di Liberazione Continentale.»

«Certo» disse Hahn a disagio.

«Con che gruppo eri?»

«Con quelli della Crociata del Popolo per la Libertà.»

«Non conosco. È uno dei gruppi nuovi?»

«È sorto circa cinque anni fa. In California.»

«Che programma ha?»

«Oh, il solito» disse Hahn. «Libere elezioni, rappresentanti al governo, restaurazione delle libertà civili.»

«E l’orientamento economico? Marxista o uno di quelli già tentati?»

«Niente del genere. Noi crediamo in una specie di… diciamo di capitalismo con certe restrizioni governative.»

«Un poco più a destra del socialismo, e un poco più a sinistra del “lasciamo tutto com’è”?» suggerì Barrett.

«Qualcosa di simile.»

«Ma questo sistema è stato già tentato, ed è fallito. Non è così? Ha fatto il suo tempo. Porta inevitabilmente a un socialismo totale per compensare gli strascichi del capitalismo sindacalista, poi viene un governo che dice di essere liberale, e soffoca tutte le iniziative individuali in nome della libertà. Il vostro gruppo vuol soltanto far tornare indietro l’orologio al 1955. Non mi sembra una grande idea.»

Hahn parve annoiato.

«Io non facevo parte del gruppo ideologico.»

«Ti interessavi soltanto di economia?»

«Sì. Studiavo i piani per il passaggio al nostro sistema.»

«Basando il tuo lavoro sul liberismo modificato di Ricardo?»

«Ecco, sì, in un certo senso.»

«Ed evitando tutte le tendenze fasciste, insite nel pensiero di Keynes.»

«Si può metterla così» disse Hahn, poi si alzò, e sorrise. «Senti, Jim, mi farà piacere continuare la discussione un’altra volta, ma ora devo andare. Ned Altman mi ha pregato di aiutarlo a fare la danza dei fulmini, per dare vita a quel mucchio di polvere. Quindi se non ti dispiace…»

Hahn si allontanò in fretta, senza voltarsi.


Barrett rimase più perplesso di prima. Hahn non aveva “discusso” niente. Era rimasto sul piano della semplice conversazione, lasciandosi sballottare dalle domande di Barrett. E aveva detto una fila di cose senza senso. Non distingueva Keynes da Ricardo, per esempio, ed era molto strano per uno che si professava economista. Non aveva la minima idea della posizione presa dal suo partito, e aveva così poche cognizioni di politica da ignorare la grossa beffa giuocata da Hutchett undici anni prima.

Sembrava falso, dalla cima dei capelli alla punta dei piedi.

Com’era possibile che quel giovane si fosse meritato l’esilio alla stazione? Soltanto i più pericolosi venivano mandati lì. Mandare un uomo alla stazione era come condannarlo a morte, e quella sentenza non veniva pronunciata spesso. Barrett non riusciva a immaginare perché Hahn fosse tra loro. Sembrava autenticamente sconvolto di trovarsi in esilio, e certo aveva lasciato una moglie Lassù. Ma tutto il resto suonava falso.

Che fosse una specie di spia, come aveva insinuato Latimer?

Barrett scartò immediatamente l’idea. Non voleva che le fissazioni di Latimer avessero presa su di lui. Era poco probabile che il governo mandasse qualcuno nel tardo Cambriano, da dove non c’era possibilità di ritorno, semplicemente per spiare un gruppo di rivoluzionari che non potevano più nuocere a nessuno. Ma che cosa ci faceva Hahn, in quel posto, allora?

Bisognava tenerlo d’occhio.

E Barrett continuò la sorveglianza. Ma aveva anche molti collaboratori. Latimer, Altman, e sei o sette altri. Latimer aveva reclutato la maggior parte dei malati di mente dell’ambulatorio, quelli che ancora ragionavano in superficie, ma che erano pieni di paure e credulità.

Tutti tennero d’occhio il nuovo arrivato.


Il quinto giorno dopo il suo arrivo, Hahn uscì a pescare con il gruppo di Rudiger. Barrett rimase parecchio tempo in cima alla scogliera a guardare la piccola barca sballottata sulle onde dell’oceano. Rudiger non si allontanava mai tanto dalla riva, ottocento o mille metri al massimo, ma le acque erano agitate anche in quel punto. Lì, la costa si allungava nel mare, e alla distanza in cui si trovava la barca le acque non erano molto profonde. Rudiger aveva fatto dei sondaggi a circa un chilometro e mezzo dalla riva, e aveva scoperto che la profondità non superava i quaranta metri. Nessuno aveva mai superata quella distanza.

Non che avessero paura, allontanandosi verso est, di cadere dal mondo. Ma un chilometro e mezzo era molto per una piccola barca con remi di fortuna fatti col legno di vecchie casse d’imballaggio. Lassù, nessuno aveva mai pensato di mandare agli esiliati un piccolo motore fuoribordo.

Mentre guardava verso l’orizzonte, a Barrett venne uno strano pensiero. Gli avevano detto che la località di esilio delle donne si trovava molto lontano da loro, a qualche centinaio di milioni d’anni lungo la linea del tempo. Ma era vero? Poteva esserci anche un’altra stazione, in qualche altro posto, in quello stesso anno. E loro non l’avrebbero saputo mai. Un campo di donne dall’altra parte dell’oceano, o forse anche dall’altra parte del Mare Interno.

Non era molto probabile, lo sapeva benissimo. Con tutto un intero passato a disposizione, quelli di Lassù non avrebbero certo corso il rischio che i due gruppi di esiliati si incontrassero e dessero vita a una piccola tribù di sovversivi. Tuttavia Barrett pensò che forse poteva convincere gli altri. Con qualche sforzo, sarebbe riuscito a far credere che esistevano altre stazioni in quello stesso livello del tempo.

Poteva essere la salvezza, pensò.

Le psicosi degenerative cominciavano ad aumentare a ritmo accelerato. Troppi uomini si trovavano lì da troppo tempo. Un primo crollo, in un mondo dove gli esseri umani non avrebbero mai dovuto vivere, ne provocava inevitabilmente altri. Gli uomini avevano bisogno di qualcosa che li tenesse occupati, così molti si erano dedicati a progetti assurdi quali la mostruosa scultura di Altman e gli esperimenti di Latimer.

“Supponiamo” pensò Barrett “che io li convinca a raggiungere l’altro continente, a fare una spedizione intorno al mondo. Forse si metterebbero a costruire uno scafo enorme. E questo li terrebbe occupati per parecchio tempo. Avrebbero anche bisogno degli strumenti di navigazione, bussole, sestanti, cronometri. Qualcuno potrebbe persino pensare alla costruzione di una radio di fortuna. Era un progetto cui si sarebbe dovuto pensare trenta o quarant’anni prima. Un fuoco per alimentare le nostre energie” pensò Barrett. Lui non sarebbe vissuto fino a vedere la nave salpare, quel progetto li avrebbe salvati dal collasso. “Abbiamo scavato la scala fino al mare, adesso dobbiamo fare qualcosa di più grande.”

Fu entusiasta dell’idea. Da parecchio tempo Barrett si preoccupava dell’andamento della stazione, e cercava di trovare una soluzione. Ora, forse, l’aveva trovata.

Girandosi vide Latimer e Altman fermi alle sue spalle.

«È tanto che siete qui?» domandò.

«Da due minuti» disse Latimer. «Ti abbiamo portato qualcosa che devi vedere.» Altman approvò con un energico cenno della testa.

«Ti abbiamo portato da leggere. Devi leggerlo.»

«Che cos’è?»

«L’ho trovato sotto il materasso di Hahn dopo che lui è uscito con Rudiger. So che non dovrei frugare fra le sue cose, ma dovevo dare un’occhiata a quello che aveva scritto. Ecco qua. È proprio una spia.»

Barrett guardò il foglio di carta.

«Lo leggo dopo. Cosa dice?»

«È una descrizione di questo posto, e un profilo di quasi tutti noi» disse Latimer, poi sorrise gelidamente. «Hahn pensa che io sia matto. L’opinione che ha su di te è più lusinghiera, ma non molto.»

Altman disse: «È andato anche a gironzolare attorno al Martello».

«Cosa?»

«L’ho visto questa notte. È penetrato nella sala, e io l’ho seguito. Stava guardando il Martello.»

«Perché non me lo hai detto subito?» urlò Barrett.

«Non ero sicuro che fosse importante» disse Altman. «Ho voluto prima sentire il parere di Don. E non sono riuscito a vederlo prima della partenza di Hahn.»

Gocce di sudore scendevano sulla faccia di Barrett.

«Senti, Ned, se ti capita ancora una volta di vedere Hahn vicino alla macchina del tempo vienimelo a dire di corsa, senza consultare né Don, né nessun altro. Chiaro?»

«Chiaro» disse Altman. «Sai cosa penso? Quelli di Lassù hanno deciso di sterminarci. Hahn è un volontario suicida venuto a fare un controllo. Poi manderanno una bomba attraverso il Martello e distruggeranno la stazione. Dobbiamo distruggere Martello e Incudine, finché siamo in tempo.»

«Ma perché avrebbero dovuto mandare un volontario suicida?» osservò Latimer. «A meno che non abbiano qualche mezzo per salvare la loro spia…»

«In questo caso non dobbiamo esitare» disse Altman. «Rompiamo il Martello. Rendiamo impossibile il sabotaggio.»

«Potrebbe essere una buona idea. Ma…»

«State zitti, voi due» scattò Barrett «e lasciatemi leggere questa roba.» Si allontanò di alcuni passi, si mise a sedere su una roccia, e cominciò a leggere.

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