Andy cacciò fuori la lingua sputando la crema di riso che Claire gli aveva appena infilato in bocca con un cucchiaio. — Beeh — commentò. Il grumo, rifiutato come cibo, sembrò esercitare un fascino nuovo come giocattolo, perché mentre ruotava lentamente lontano da lui, Andy lo prese tra la mano superiore destra e quella inferiore sinistra. — Ehi! — protestò, quando quel nuovo satellite si ridusse a una massa appiccicosa.
— Oh, Andy — mormorò spazientita Claire, e con una vigorosa passata di tovagliolo ad alta capillarità, per la verità piuttosto sporco, gli ripulì le mani. — Avanti, piccolo, devi assaggiarlo. La dottoressa Yei dice che ti fa bene!
— Forse non ha più fame — fu il commento di Tony.
L’esperimento di nutrizione aveva luogo nell’alloggio privato di Claire, assegnatole dopo la nascita di Andy e che ora divideva con il bambino. Spesso sentiva la mancanza dei suoi vecchi compagni di dormitorio, ma capiva, anche se con rimpianto, che la Compagnia aveva avuto ragione: la sua popolarità e il fascino di Andy probabilmente non avrebbero retto alle pappe notturne, al cambio di pannolini, agli attacchi di diarrea o di febbre e a tutti gli altri problemi infantili.
E le mancava anche Tony. Nelle ultime sei settimane quasi non lo aveva visto, perché il suo nuovo istruttore lo teneva occupatissimo. Il ritmo di vita sembrava essere diventato frenetico in tutto l’Habitat. C’erano giorni in cui sembrava di non riuscire neppure a prendere fiato.
— Forse non gli piace — suggerì Tony. — Hai provato a mischiarlo con l’altra brodaglia?
— Tutti sono degli esperti, tranne me — sospirò Claire. — Ieri però ne ha mangiato un po’.
— Che sapore ha?
— Non lo so, non l’ho mai assaggiato.
— Hmm. — Tony le prese il cucchiaio dalle mani, lo infilò nella tazza sigillata, ne prese un grumo e se lo cacciò in bocca.
— Ehi…! — esclamò Claire indignata.
— Beeh! — tossicchiò Tony. — Dammi quel tovagliolo. — Si liberò del boccone. — Non mi stupisce che lo sputi. È uno schifo.
Claire riafferrò il cucchiaio, borbottando, e galleggiò fino alla cucinetta per infilarlo attraverso gli appigli nel distributore d’acqua e asciugandolo con l’aria bollente. — Germi! — sbuffò in tono accusatorio verso Tony.
— Provalo tu!
Dubbiosa, annusò la tazza: — Mi basta la tua parola.
Nel frattempo, Andy era riuscito ad afferrare la sua mano inferiore destra con quelle superiori e se la stava morsicando. — Tu non dovresti ancora mangiare carne — sospirò Claire, togliendogliela di bocca. Andy trasse un profondo respiro, pronto a lanciare uno strillo di protesta, ma si limitò a esalare un semplice — Ah! — perché in quel momento la porta si aprì, rivelando un nuovo oggetto di interesse.
— Come va, Claire? — chiese la dottoressa Yei, spingendosi nella stanza con le grosse e inutili gambe da terricola che pendevano rilassate dai fianchi.
Claire si illuminò. Voleva bene alla dottoressa Yei: le cose sembravano sempre andare meglio quando c’era lei. — Andy non vuole mangiare la crema di riso. Ma la banana schiacciata gli è piaciuta.
— Be’, alla prossima pappa, prova a fargli assaggiare la crema di avena — disse la dottoressa, e galleggiò verso Andy, tendendo le mani che lui subito tentò di afferrare. Allora lei si divincolò abbassando le braccia, ma Andy le afferrò con quelle inferiori, ridacchiando felice. — La coordinazione della parte inferiore del corpo procede benissimo. Scommetto che avrà raggiunto quella della parte superiore prima di aver compiuto un anno.
— E il quarto dentino è spuntato ieri — disse Claire indicandoglielo.
— Questo è il modo che ha la natura per avvisarti che è arrivata l’ora di mangiare la crema di riso — ammonì con falsa serietà la dottoressa. Andy le afferrò un braccio, fissando con gli occhietti vispi i cerchietti d’oro che lei portava alle orecchie, completamente disinteressato ormai alla pappa. — Non agitarti troppo, Claire. Con il primo figlio c’è sempre la tendenza a esagerare per rassicurare se stessi che si è in grado di fare tutto. Con il secondo sarai più calma. Ti garantisco che tutti i bambini imparano a mangiare la crema di riso prima dei vent’anni, nonostante tutti i nostri sforzi.
In qualche modo sollevata, Claire rise. — È solo che il signor Van Atta mi aveva chiesto dei suoi progressi.
— Ah! — Le labbra della dottoressa Yei si strinsero in un sorrisetto tirato. — Capisco. — Difese l’orecchino da un nuovo attacco piuttosto deciso, mettendo Andy appena fuori portata. Il bambino esplose in un parossismo di movimenti annaspanti che riuscirono solo a farlo roteare. Aprì la bocca per protestare e la dottoressa Yei si arrese immediatamente, ma prese tempo, limitandosi a tendere le dita.
Una mano dopo l’altra, Andy si diresse di nuovo verso l’orecchino. — Forza, raggiungilo — lo incitò Tony.
— Bene — disse la dottoressa, rivolgendo la propria attenzione a Claire. — In effetti ero venuta per comunicarti una buona notizia. La Compagnia è così contenta di come si sono messe le cose con Andy, che ha deciso di anticipare la data della tua seconda gravidanza.
Alle spalle della dottoressa Yei, Tony sorrise felice, stringendo le mani superiori in un gesto di vittoria. Claire fece dei gesti imbarazzati perché la smettesse, ma non riuscì a trattenere un sorriso.
— Accidenti — disse Claire, tutta eccitata. Allora la Compagnia riteneva che lei si stesse comportando bene. C’erano stati giorni in cui era stata molto depressa, pensando che nessuno si accorgesse di come ce la stava mettendo tutta. — Anticipare di quanto?
— I tuoi cicli mensili sono ancora ritardati a causa dell’allattamento al seno, vero? Domattina hai un appuntamento in infermeria con il dottor Minchenko che ti darà una medicina per farli ricominciare. Potrai cominciare a provare dopo il secondo ciclo.
— Oh, santo cielo, così presto! — Claire si interruppe, fissando Andy che si contorceva e ricordando quanto la prima gravidanza l’avesse stancata. — Immagino di potercela fare. Ma che cosa ne è stato di quell’intervallo ideale di due anni e mezzo di cui parlava?
La dottoressa Yei scelse con cura le parole. — C’è un impulso che riguarda l’intero Progetto per aumentare la produttività. In tutti i settori. — La dottoressa, che con Claire era sempre stata sincera, sorrise in modo ingannevole. Guardò Tony, che galleggiava felice, e strinse le labbra.
— Sono contenta che ci sia anche tu, Tony, perché ho delle buone notizie anche per te. Il tuo istruttore, il signor Graf, ti ha assegnato il massimo dei voti nella sua classe. Così sei stato scelto come caposquadra per il primo contratto relativo al Progetto Cay che la GalacTech è riuscita a ottenere. Tu e i tuoi compagni partirete tra circa un mese per una destinazione chiamata Stazione Kline. È all’estremità opposta del punto di connessione del corridoio, al di là della Terra, ed è un viaggio molto lungo. Il signor Graf verrà con voi, per completare l’addestramento durante il viaggio e per fungere da tecnico supervisore.
Dall’altra parte della stanza, Tony esclamò eccitato: — Finalmente! Lavoro vero! Ma… — si interruppe, colpito. Claire, che ci era già arrivata, sentì il viso trasformarsi in una maschera. — Ma come farà Claire a mettere in cantiere un bambino se il mese prossimo io sarò in viaggio per chissà dove?
— Il dottor Minchenko congelerà dei campioni di sperma prima che tu parta — azzardò Claire. — Vero…?
— Ah… ehm. In verità non sono questi i programmi. Il tuo prossimo bambino avrà come padre Rudy, delle Installazioni di Microsistemi.
— Oh, no! — ansimò Claire.
La dottoressa Yei studiò i loro visi e atteggiò il proprio ad un’espressione severa. — Rudy è un ragazzo molto simpatico e sono sicura che questa tua reazione lo ferirebbe. Dopo tutti i nostri discorsi, questa non può certo essere una sorpresa per te, Claire.
— Sì, ma., speravo, visto che Tony ed io ci eravamo comportati così bene, che ci avrebbero lasciato… lo avrei chiesto al Dottor Cay!
— Che non è più con noi — sospirò la dottoressa. — E così ci siete cascati e vi siete legati come coppia. Vi avevo avvertiti di non farlo, vero?
Claire abbassò la testa. Ora anche il viso di Tony era simile ad una maschera.
— Claire, Tony, lo so che vi sembra dura, ma voi della prima generazione vi portate dietro un fardello speciale. Siete il primo passo di un progetto a lunga scadenza della GalacTech estremamente complesso, che copre intere generazioni. Le vostre azioni avranno un effetto dirompente… Sentite, questa per voi non è affatto la fine del mondo. Per Claire è stata programmata una lunga attività riproduttiva, ed è molto probabile che un giorno possiate rimettervi insieme. E tu, Tony, sei tra i migliori. La GalacTech non vuole sprecarti. Ci saranno altre ragazze…
— Non voglio altre ragazze — disse testardo Tony, — solo Claire.
La dottoressa Yei tacque, e poi riprese. — Non dovrei ancora dirtelo, ma Sinda, del reparto Alimentazione, è la prossima per te. Ho sempre pensato che sia una ragazza estremamente carina.
— Quando ride sembra una sega arrugginita.
La dottoressa sbuffò impaziente: — Ne discuteremo più tardi. A lungo. Adesso devo parlare con Claire. — Lo spinse con fermezza fuori dalla porta e la richiuse, incurante del suo broncio e delle sue proteste soffocate.
La dottoressa Yei si voltò verso Claire e la fissò con uno sguardo deciso. — Claire, tu e Tony avete continuato ad avere rapporti sessuali anche dopo che sei rimasta incinta?
— Il dottor Minchenko ha detto che non avrebbe fatto del male al bambino.
— Il dottor Minchenko lo sapeva?
— Non so… io gliel’ho chiesto così, in generale. — Claire si fissò le mani con espressione colpevole. — Si aspettava che smettessimo?
— Be’, sì!
— Non ci ha detto di farlo.
— Non me lo avete chiesto. E in effetti, adesso che ci penso, siete stati molto attenti a non menzionare l’argomento… oh, come ho fatto ad essere così cieca?
— Ma i terricoli lo fanno sempre — si difese Claire.
— Come fai a sapere quello che fanno i terricoli?
— Silver dice che il signor Van Atta… — Claire si interruppe di colpo.
La dottoressa diventò di colpo attentissima. — Cosa sai tu di Silver e del signor van Atta?
— Be’, tutto, immagino. Voglio dire, tutti eravamo curiosi di sapere come lo facevano i terricoli. — Claire si interruppe. — I terricoli sono strani - aggiunse poi.
Dopo un attimo di smarrimento, la dottoressa si nascose il viso tra le mani per dissimulare l’improvviso rossore, senza poter fare a meno di ridacchiare. — E così Silver vi ha fornito informazioni dettagliate?
— Be’, sì — Claire osservò cautamente la psicologa.
La dottoressa represse una risatina, mentre nei suoi occhi nasceva una strana luce, in parte di divertimento e in parte di irritazione. — Immagino… immagino che sarà meglio dire a Tony di non farne parola. Ho paura che al signor Van Atta non farebbe piacere se sapesse che le sue attività personali hanno un pubblico di seconda mano.
— Va bene — acconsentì dubbiosa Claire. — Ma… lei ha sempre voluto sapere tutto di me e Tony.
— È diverso, noi stavamo cercando di aiutarvi.
— Be’, noi e Silver ci stavamo aiutando a vicenda.
— Voi non dovete fare da soli — il tono critico nella voce della dottoressa venne mitigato dall’accenno di un sorriso. — Voi dovreste aspettare di essere serviti — la dottoressa si interruppe. — E quanti di voi sono… ah… a parte di questa miniera d’argento di informazioni? Solo tu e Tony, mi auguro?
— Be’, anche le mie compagne di dormitorio. Nelle ore libere porto Andy laggiù e tutti giochiamo con lui. Fino a quando non sono andata via, avevo l’amaca proprio davanti a quella di Silver. Lei è la mia migliore amica. Silver è così… così coraggiosa, credo che avrebbe il coraggio di provare cose che io neppure oserei pensare — sospirò Claire con una punta di invidia.
— Otto ragazze — mormorò la dottoressa. — Oh, Krishna… spero che nessuna di loro si sia fatta prendere dal desiderio di emularla?
Non volendo mentire, Claire non disse nulla. Ma non ne ebbe bisogno; guardando il suo viso, la psicologa trasalì.
La dottoressa Yei volteggiò indecisa in aria. — Devo per forza parlare con Silver. Avrei dovuto farlo quando ho cominciato ad avere dei sospetti… ma pensavo che quell’uomo avesse il buon senso di non contaminare l’esperimento… mi sono addormentata in piedi. Ascolta, Claire, voglio parlare ancora con te del prossimo incarico. Sono qui per cercare di rendertelo il più possibile facile e piacevole: tu sai che ti aiuterò, vero? Tornerò da te appena possibile.
La dottoressa si tolse dal collo Andy, che stava ancora cercando di assaggiare l’orecchino e lo porse alla madre; poi uscì dalla porta stagna mormorando qualcosa come — … limitare i danni…
Rimasta sola, Claire abbracciò forte il bambino. L’incertezza le pesava come un macigno di metallo sul cuore. Aveva lavorato così tanto per riuscire…
Soddisfatto, Leo socchiuse gli occhi guardando la luce cruda e le ombre intense del vuoto, mentre un paio dei suoi studenti in tuta spaziale collocavano con attenzione l’anello di chiusura in fondo al tubo flessibile. In due, con le otto mani guantate, il lavoro venne terminato in fretta.
— Ora voi, Pramod e Bobbi, portate la saldatrice e il registratore e metteteli in posizione di inizio. Julian, tu dirigerai il programma di allineamento del laser ottico ed effettuerai i collegamenti.
Dodici figure a quattro braccia, con il nome e i numeri stampati a chiare lettere sul casco e sulla schiena delle tute argentee da lavoro, si spinsero in avanti. Dai razzi delle tute uscì uno sbuffo quando si disposero per avere una visuale migliore.
— Ora, in queste saldature a parziale penetrazione e ad alta intensità di energia — spiegò, attraverso il microfono della radio della tuta, — non si deve permettere al fascio di elettroni di raggiungere uno stadio di penetrazione continua. Questo raggio è in grado di trapassare anche mezzo metro di acciaio. Basta un solo effetto di punta e, per esempio, il vostro veicolo a pressione nucleare o la camera di propulsione possono perdere la loro integrità strutturale. Ora, il generatore di impulsi che Pramod sta controllando in questo momento… — Leo diede un tono molto particolare alla sua voce; Pramod sobbalzò e in fretta cominciò a richiamare le letture del sistema sul suo apparecchio, — utilizza le oscillazioni naturali del punto d’urto del raggio all’interno della cavità di saldatura per installare una tabella di impulsi che mantenga una frequenza fissa, eliminando così il problema delle punte di energia. Prima di cominciare, controllate sempre due volte il suo funzionamento.
L’anello di chiusura venne saldato al tubo flessibile e scrupolosamente esaminato alla ricerca di imperfezioni per mezzo di controlli a vista, ricerca olografica, corrente parassita, esame e confronto della registrazione simultanea a raggi X, nonché con il classico test del tira e molla. Leo si preparò a dirottare i propri studenti verso il lavoro successivo.
— Tony, tu porta la saldatrice… SPEGNILA, PRIMA! — L’eco del grido stridette nelle cuffie di tutti quanti e Leo ridusse il tono di voce dopo quel primo urlo belluino di panico. Il raggio in effetti era spento, ma i controlli no; una semplice disattenzione mentre Tony brandeggiava l’apparecchio e… con gli occhi, Leo tracciò l’ipotetico squarcio sul lato più vicino dell’Habitat, e rabbrividì.
— Ma dove hai la testa, Tony! Ho visto un uomo tagliato in due da uno dei suoi amici, una volta, proprio per uno scherzetto imprudente come quello.
— Mi dispiace… pensavo che ci avrebbe fatto risparmiare tempo… mi dispiace — mormorò Tony.
— Sai bene che non è così. — Quando il suo cuore smise di palpitare, Leo si calmò. — In questo vuoto assoluto, il raggio non si sarebbe fermato finché non avesse colpito un satellite o qualunque cosa avesse incontrato sulla propria strada. — Fu sul punto di continuare, ma poi ci ripensò: no, non sul canale di comunicazione pubblica. Più tardi.
Più tardi, mentre gli studenti si stavano cambiando nello spogliatoio, ridendo e chiacchierando, Leo si accostò al pallido e silenzioso Tony. Di certo non l’ho maltrattato fino a questo punto, pensò tra sé. Credevo che avesse una maggiore capacità di recupero. — Fermati a parlare con me, quando hai finito — gli disse sottovoce.
Tony trasalì con aria colpevole. — Sissignore.
Dopo che tutti i suoi compagni furono usciti, impazienti di andare al pasto di fine turno, Tony rimase sospeso in aria, con entrambe le paia di braccia incrociate attorno al corpo, come se volesse proteggersi. Leo gli si avvicinò e parlò in tono grave.
— Dove avevi la testa, oggi?
— Mi spiace, signore. Non accadrà più.
— È tutta la settimana che succede. Hai qualcosa che ti tormenta, ragazzo?
Tony scosse il capo. — Niente… niente che abbia a che fare con lei, signore.
Il che significa: niente che abbia a che fare con il lavoro, tradusse Leo. Va bene, allora. — Se distoglie la tua mente dal lavoro, allora ha qualcosa a che fare con me. Vuoi parlarmene? Hai problemi con le ragazze? Il piccolo Andy sta bene? Sei in conflitto con qualcuno?
Lo sguardo di Tony si fece di colpo incerto e i suoi occhi azzurri scrutarono il viso di Leo, poi di nuovo si richiuse in se stesso. — No, signore.
— Ti preoccupa il nuovo contratto? Immagino che questa sarà la prima volta che voi ragazzi vi allontanate da casa.
— Non è quello — rispose Tony, e si interruppe, fissando di nuovo Leo. — Signore, ci sono molte altre Compagnie là fuori oltre alla nostra?
— Non tantissime, per quello che riguarda il lavoro nello spazio interstellare — rispose Leo, preso un po’ alla sprovvista da quell’inaspettato quesito. — La nostra è la più grande, naturalmente, anche se ce n’è forse un’altra mezza dozzina che possono farci davvero concorrenza. Nei sistemi densamente popolati, come Tau Ceti, Escobar, Orient o naturalmente anche la Terra, ci sono sempre molte piccole Compagnie che operano su scala più piccola. Superspecialisti o imprenditori indipendenti, o anche tutti e due. I mondi esterni hanno cominciato ad andare forte, in questi ultimi tempi.
— Quindi… quindi se lei lascerà la GalacTech potrà sempre trovare un altro lavoro nello spazio.
— Certamente. In effetti ho ricevuto delle offerte, ma la nostra Compagnia assicura la maggior parte del lavoro che io preferisco svolgere, quindi non ho ragione di andare da un’altra parte. E a questo punto ho già accumulato una sufficiente anzianità, con tutto quello che ne consegue. Probabilmente resterò alla GalacTech fino al momento di andare in pensione, se non muoio prima. — Magari per un attacco cardiaco osservando le imprudenze di uno dei miei studenti che rischia accidentalmente di suicidarsi. Leo non espresse ad alta voce quel pensiero: Tony sembrava già abbastanza contrito, ma era sempre piuttosto assente.
— Signore, mi parli del denaro.
— Denaro? — Leo inarcò le sopracciglia. — Che cosa c’è da dire? È la cosa che ti permette di vivere.
— Io non l’ho mai visto: mi sembrava d’aver capito che fosse una sorta di convenzione a cui viene assegnato un valore codificato per facilitare i commerci e tenere i conti.
— Esatto.
— Come si ottiene?
— Be’, i più lavorano. Prestano la loro opera in cambio di denaro. Oppure se posseggono, producono o coltivano qualcosa, possono venderlo. Io lavoro.
— E la GalacTech le dà del denaro?
— Uh, sì.
— Se lo chiedessi, la Compagnia mi darebbe del denaro?
— Ah… — Leo si rese conto che stava pattinando su uno strato di ghiaccio molto sottile. Era meglio che le sue opinioni personali sul Progetto Cay restassero solo sue, fintanto che mangiava nel piatto della Compagnia. Il suo lavoro era quello di insegnare le procedure di saldatura ad alta sicurezza, e non di… fomentare rivendicazioni sindacali o qualunque cosa dovesse scaturire da quella conversazione. — E per cosa lo spenderesti, quassù? La GalacTech ti dà tutto quello di cui hai bisogno. Quando sono a terra o non mi trovo in una delle installazioni della Compagnia, devo comprarmi il cibo, gli abiti, devo spostarmi e tutto il resto. E inoltre — Leo si aggrappò ad un argomento un po’ meno specioso e imbarazzante, — fino a questo momento tu non hai davvero lavorato per la GalacTech, mentre questa ha fatto moltissimo per te. Aspetta finché sarai partito per il primo contratto e avrai realmente prodotto qualcosa: forse allora verrà il momento di parlare seriamente di denaro. — Leo sorrise, sentendosi un ipocrita, ma quantomeno leale nei confronti della Compagnia.
— Oh — Tony sembrò immergersi in una sua personale delusione, poi gli occhi azzurri si alzarono, scrutando ancora Leo. — Quando una delle navi a balzo della compagnia lascia Rodeo, dove si dirige?
— Dipende da dove la si richiede, penso. Alcune vanno dritte fino alla Terra. Se c’è un carico o un gruppo di passeggeri da smistare per altre destinazioni, di solito la prima fermata è la Stazione Orient.
— La GalacTech non è proprietaria della Stazione Orient, vero?
— No, appartiene al governo di Orient IV, anche se la GalacTech ne ha preso in affitto un buon quarto.
— Quanto ci vuole per andare da Rodeo alla Stazione Orient?
— Oh, di solito una settimana. Probabilmente molto presto anche tu ti fermerai là, anche solo per fare rifornimento di provviste e materiale extra, quando partirai per il tuo primo contratto di costruzione.
Il ragazzo aveva abbandonato quell’espressione assorta, forse perché stava pensando al suo primo viaggio interstellare. Così andava meglio, pensò Leo rilassandosi.
— Lo aspetto con impazienza, signore.
— Bene. Sempre che però non ti tagli un piede… ehm, una mano, nel frattempo, vero?
Tony chinò il capo, sorridendo. — Cercherò di evitarlo, signore.
E tutta questa faccenda che cosa vuol dire? si chiese Leo, mentre osservava Tony dirigersi fuori dalla porta. Forse il ragazzo si era messo in mente di scioperare da solo? Tony non poteva assolutamente avere idea di come sarebbe apparso un simile scherzo di natura al di fuori dell’ambiente familiare dell’Habitat. Se solo si fosse aperto un po’ di più…
Leo rifuggì dal pensiero di affrontarlo apertamente. Tutti i terricoli che facevano parte del Progetto Cay sembravano vantare dei diritti sui pensieri privati dei quad. Non c’era una sola porta che si chiudesse a chiave negli alloggi dei quad. Avevano la stessa privacy di una formica sotto vetro.
Si scrollò di dosso quelle riflessioni pesantemente critiche, ma non poté scrollarsi di dosso quella sensazione di disagio. Per tutta la vita la sua unica fede era stata la sua abilità tecnica… se avesse continuato a rimanervi fedele, il suo piede non avrebbe inciampato. Era ormai un’abitudine inveterata e quasi automatica riversare quell’abilità tecnica nell’insegnamento, così come adesso faceva con Tony e la sua squadra. Eppure… questa volta sembrava che non bastasse. Aveva memorizzato la risposta solo per scoprire che la domanda era cambiata.
Ma che altro gli si poteva chiedere? Che altro si aspettavano che desse loro? Dopo tutto, che cosa poteva fare un uomo solo?
Una sensazione di paura imprecisata gli fece battere le palpebre, le stelle dai contorni nitidi nell’oblò si offuscarono, mentre l’ombra incombente di quel dilemma oscurava l’orizzonte della sua coscienza. Di più…
Rabbrividendo, voltò le spalle a quell’immensità. Di certo avrebbe potuto inghiottire un uomo.
Ti, il copilota della navetta merci, aveva gli occhi chiusi. Forse era una cosa naturale, in momenti come questi, pensò Silver studiando il suo viso a non più di dieci centimetri di distanza. Da quella posizione ravvicinata, i suoi occhi non erano più in grado di fornirle un’immagine stereoscopica, quindi il suo viso sdoppiato si sovrapponeva. Se socchiudeva le palpebre nel modo giusto, poteva fargli spuntare tre occhi. Gli uomini erano davvero degli esseri alieni. Eppure i contatti metallici inseriti nella sua fronte e su entrambe le tempie, non avevano quell’effetto, sembravano più una decorazione o un marchio di casta. Chiuse prima un occhio e poi l’altro e il viso di lui si spostò avanti e indietro.
Ti aprì gli occhi per un istante e Silver entrò in azione. Sorrise e socchiuse gli occhi, aumentando il movimento ritmico dei fianchi. — Oooh — mormorò, come le aveva insegnato Van Atta. Fammi sentire qualche reazione, tesoro, le aveva domandato Van Atta, e così aveva attinto ad una ricca collezione di gemiti che a lei pareva gli piacessero. E funzionavano anche con il pilota, quando si ricordava di farli.
Ti strinse le palpebre, socchiuse le labbra, mentre il suo respiro si faceva affannoso, e il viso di Silver si distese in una calma riflessiva, lieta per l’attimo di intimità con se stessa. In ogni caso, lo sguardo di Ti non la metteva a disagio come quello del signor Van Atta, che invece sembrava sempre suggerirle che avrebbe dovuto fare qualcosa di più o di diverso.
Il sudore imperlava la fronte del pilota, e un ricciolo castano si appiccicò ad una delle prese luccicanti. Mutante meccanico, mutante biologica, creature simili anche se prodotte da diverse tecnologie: forse era questa la ragione per cui dapprincipio Ti aveva pensato che lei fosse abbordabile, poiché anch’egli era un tipo isolato. Tutti e due erano degli scherzi di natura. O forse, invece, il pilota non era un tipo troppo esigente.
Ti tremò, boccheggiò e la strinse forte contro di sé. In verità sembrava molto… vulnerabile. Il signor Van Atta non aveva mai un aspetto vulnerabile, in quei momenti. Silver non era sicura che quello non fosse il suo aspetto normale.
Che cosa ci trova lui in questo che io invece non riesco a trovarci? si chiese. Che cosa c’è che non va in me? Forse lei era davvero, come l’aveva definita una volta van Atta, frigida. Una parola sgradevole, che le faceva venire in mente le macchine e i depositi di rifiuti ancorati fuori dall’Habitat. Così aveva imparato a lanciare gemiti e a dimenarsi a suo esclusivo beneficio e lui si era congratulato con lei perché cominciava a sciogliersi.
Silver ricordò a se stessa che aveva un’altra ragione per tenere gli occhi aperti. Di nuovo gettò un’occhiata oltre la testa del pilota. La finestra di osservazione della buia stanza di controllo nella quale si erano dati appuntamento si affacciava sul compartimento di carico merci dove stava parcheggiata una navetta. Lo spazio tra la stanza di controllo e l’ingresso al portello di carico della navetta era debolmente illuminato e non si scorgeva alcun movimento. Tony, Claire, sbrigatevi, pensò proccupata Silver. Non posso tenere occupato questo tizio per tutta la durata del turno.
— Accipicchia — sospirò Ti, uscendo dalla trance e aprendo gli occhi con un sorriso. — Quando vi hanno progettati per l’assenza di peso, hanno proprio pensato a tutto. - Allentò la presa sulle spalle di Silver e le fece scivolare le mani lungo la schiena, terminando con un buffetto di approvazione sulle mani inferiori strette attorno ai suoi fianchi muscolosi di terricolo. — Davvero funzionali.
— Come fanno le terricole a non, uhm, rimbalzare? — chiese Silver incuriosita, approfittando del fatto di avere a disposizione un esperto in materia.
Il sorriso di lui si allargò. — Ci pensa la gravità.
— Che strano. Avevo sempre pensato che la gravità fosse un fattore contro il quale bisognasse lottare tutto il tempo.
— No, solo metà del tempo. Per l’altra metà, lavora per te — le assicurò lui.
Si districò dal corpo di Silver con una certa grazia; forse era tutta la sua esperienza di pilota che si faceva sentire, e la baciò sul collo. — Mia bella signora.
Silver arrossì e fu grata che ci fosse poca luce. Per qualche istante, Ti rivolse la propria attenzione alle necessarie norme igieniche. Un rapido sibilo d’aria e il preservativo intriso di spermicida scomparve nello scivolo dei rifiuti. Silver represse un vago senso di rimpianto. Era proprio un peccato che Ti non fosse uno di loro. Ed era un peccato che lei fosse tanto in basso nel ruolino di coloro che erano destinate a diventare madri. Peccato…
— Hai saputo dal tuo amico dottore se davvero abbiamo bisogno di questi? — le chiese Ti.
— Non potevo certo porre al dottor Minchenko una domanda diretta — replicò Silver. — Ma immagino che egli ritenga che un concepimento tra un terricolo e uno di noi abortirebbe spontanemente e molto in fretta, anche se nessuno lo sa per certo. Potrebbe anche darsi che un bambino riesca a nascere con arti inferiori che non sono né braccia né gambe, ma solo un orribile pasticcio fra le due cose. — E probabilmente non me lo lascerebbero tenere… - Comunque, ci risparmia la fatica di dare la caccia per la stanza con l’aspiratore ai fluidi corporali.
— Vero. Be’, di certo io non sono pronto a diventare papà.
Che cosa incomprensibile, pensò Silver, per un uomo così vecchio. Ti doveva avere almeno venticinque anni, era molto più vecchio di Tony che era il più anziano di tutti loro. Fece attenzione a galleggiare con il viso rivolto verso la finestra, in modo che il pilota continuasse invece a voltarle le spalle. Forza, Tony, fatelo, se dovete…
L’aria fredda del sistema di ventilazione le fece venire la pelle d’oca su tutte le braccia, e lei rabbrividì.
— Hai freddo? — chiese sollecito Ti, e le sfregò rapidamente le braccia con le mani per riscaldarla, poi recuperò la maglietta e i pantaloncini azzurri dall’angolo della stanzetta dov’erano finiti. Silver se li infilò volentieri. Poi anche il pilota si rivestì, e Silver lo guardò segretamente affascinata mentre si allacciava le scarpe. Coperture così pesanti e scarsamente flessibili, ma del resto anche i piedi erano pesanti e privi di flessibilità. Si augurò che facesse attenzione quando li muoveva. Ora che aveva calzato le scarpe, sembravano due mazze.
Sorridendo, Ti sganciò la sua borsa di volo da una rastrelliera alla parete dove l’aveva appesa mezz’ora prima, quando si erano ritirati nella cabina di controllo. — Ho qualcosa per te.
Silver sollevò la testa, stringendo tutte e quattro le mani con aria speranzosa. — Oh! Sei riuscito a trovare altri libro-dischi della stessa autrice?
— Sì, eccoli… — e da un recesso della sua borsa di volo, Ti estrasse dei sottili quadrati di plastica. — Tre romanzi: tutti nuovi.
Silver li afferrò avidamente e lesse le etichette. «Romanzi Illustrati Arcobaleno»: La follia di Sir Randan, Amore nel chiosco fiorito, Sir Randan e la sposa scambiata, tutti di Valeria Virga. — Oh, che meraviglia! — Passò il braccio superiore destro attorno al collo di Ti e gli diede un bacio spontaneo e appassionato.
Lui scosse il capo con finta disperazione. — Non capisco come tu possa leggere queste sciocchezze. Comunque, credo che l’autrice lavori su commissione.
— Sono stupendi! — Silver difese indignata la sua narrativa preferita. — Sono così… così pieni di colore, di luoghi strani e di epoche lontane; molti sono ambientati sulla vecchia Terra, quando tutti erano ancora dei terricoli. Davvero stupefacenti! La gente teneva animali intorno a sé… quelle enormi creature chiamate cavalli con le quali scorrazzavano in libertà. Immagino che la gravità stancasse la gente. E quei ricchi, come… come i dirigenti della Compagnia, immagino, quelli chiamati «signori» e «nobili» che vivevano in splendide abitazioni, inchiodati alla superficie del pianeta: e nella storia che hanno insegnato a noi non c’era niente di tutto questo! — La sua indignazione era al culmine.
— Ma questa roba non è storia — obiettò lui, — è finzione.
— Ma non è nemmeno la narrativa che hanno fatto leggere a noi. Oh, quella va bene per i piccoli: mi piaceva molto Il piccolo Compressore, l’abbiamo fatto rileggere un mucchio di volte alla nostra madre del nido. E anche la serie di Bobby BX-99 non era male: Bobby BX-99 risolve il mistero dell’umidità in eccesso… Bobby BX-99 e il virus delle piante: è stato allora che ho deciso di specializzarmi in idroponica. Ma è molto più interessante leggere quello che riguarda i terricoli. È così… così… quando leggo questi — e strinse a sé i piccoli quadrati di plastica, — è come se fossero più veri di quanto lo sia io. — Silver sospirò profondamente.
Per quanto, forse, Van Atta assomigliava un po’ a Sir Randan: aveva un rango, una posizione di potere, e perdeva facilmente le staffe. Silver si chiese come mai il cattivo carattere sembrasse tanto eccitante e attraente in Sir Randan, così pieno di affascinanti conseguenze. Quando Van Atta si arrabbiava, a lei veniva mal di stomaco. Forse le donne terricole avevano più coraggio.
Ti scrollò le spalle divertito e sconcertato al tempo stesso. — Se ti diverte, non ci vedo niente di male. Ma da questo viaggio ti ho portato qualcosa di meglio… — e frugò di nuovo nella borsa, traendone un pezzo di stoffa color avorio, con pizzi e merletti di tulle. — Ho pensato che potessi indossare una camicetta come una donna qualunque. Ci sono dei fiori nel disegno, quindi ho pensato che ti sarebbe piaciuto, visto che lavori in Idroponica e tutto il resto.
— Oh… — Una delle eroine di Valeria Virga avrebbe potuto trovarsi a proprio agio con un simile abbigliamento. Silver tese una mano, ma poi la ritrasse. — Ma… non posso prenderlo.
— Perché no? I libro-dischi li prendi. Non mi è costato tanto.
Silver, che dalle sue letture si era fatta un’idea abbastanza chiara di come funzionasse il denaro, scosse la testa. — Non è quello. È che… lo sai, non credo che la dottoressa Yei approverebbe i nostri incontri. E nemmeno un sacco di altra gente. — E, in effetti, Silver era sicura che la parola «disapprovazione» non si avvicinasse nemmeno lontanamente allo scalpore sollevato dalla sue relazioni segrete, se si fossero scoperte.
— Puritani — sbuffò Ti, — non lascerai che comincino adesso a dirti quello che devi fare, vero? — Ma dal tono sprezzante traspariva una certa ansia.
— E neppure ho intenzione di cominciare a dir loro quello che faccio — gli fece notare Silver. — E tu?
— Oh, Dio, no — rispose agitando le mani inorridito.
— Quindi siamo d’accordo. Sfortunatamente, quella — e indicò la camicetta con un gesto pieno di rimpianto, — è qualcosa che non posso nascondere. Non potrei indossarla senza che qualcuno mi domandi delle spiegazioni su come l’ho avuta.
— Oh — disse lui, con il tono abbacchiato di chi è stato messo di fronte a un fatto incontrovertibile. — Già, immagino che avrei dovuto pensarci da solo. Pensi che potresti metterla da parte per un po’? Ho passato la mia licenza di gravità su Rodeo perché tutti i posti premio sulle navette di Orient IV vengono assegnati a quelli con maggior anzianità. Be’, qui si possono accumulare molte ore assai più in fretta, con tutto questo movimento di merci. Ma tra pochi cicli avrò il grado di comandante di navetta e ritornerò allo stato permanente di balzo.
— Non posso neppure dividerla — disse Silver. — Vedi, il bello dei libro-dischi e dei video-drammi è che, oltre ad essere piccoli e occultabili con facilità, si possono passare a tutto il gruppo senza che si consumino. Nessuno resta senza. Così ottengo molta… uhm, cooperazione quando voglio, diciamo, andarmene un po’ per conto mio. — E con un cenno del capo indicò l’intimità di cui godevano in quel momento.
— Ah — commentò imbarazzato Ti e si interruppe. — Non… non mi ero reso conto che distribuissi in giro quella roba.
— Non pensavi che la dividessi con gli altri? — disse Silver. — Questo sarebbe davvero sbagliato. - E lo fissò leggermente offesa, spingendo verso di lui la camicetta in un impeto di indignazione, prima ancora di riflettere ed eventualmente cambiare idea. Fu sul punto di aggiungere altre spiegazioni, ma poi ci ripensò.
Era meglio che Ti non sapesse del subbuglio che era nato quando un libro-disco, dimenticato per sbaglio in un visore era stato trovato da un terricolo del personale dell’Habitat e portato alla dottoressa Yei. Quante ricerche… messi sull’avviso appena in tempo, erano riusciti con successo a nascondere il resto della biblioteca di contrabbando, ma l’intensità con cui era stata condotta quella ricerca era bastata per far capire a Silver quanto la sua malefatta fosse grave agli occhi delle autorità. Da allora c’erano state altre due ispezioni a sorpresa, anche se non erano più stati trovati libro-dischi. Ormai aveva capito l’antifona.
Addirittura, il signor Van Atta in persona l’aveva presa in disparte, sì, proprio lei, cercando di indurla a denunciare il furfante tra i suoi compagni. Lei era stata sul punto di confessare, ma si era fermata appena in tempo, anche se la rabbia furibonda di Van Atta le aveva fatto venire un nodo in gola. — Crocifiggerò quel piccolo serpente quando gli metterò le mani addosso — aveva ruggito Van Atta. — Forse, Van Atta, la dottoressa Yei e tutti i funzionari messi insieme, non sarebbero stati tanto minacciosi per Ti, ma lei non osava perdere la sua unica fonte di diletti terricoli. Ti almeno era felice di scambiare ciò che in realtà costava poca fatica a Silver, quell’unica merce invisibile che non veniva contemplata negli inventari; chi lo sa, magari un altro pilota avrebbe potuto volere degli oggetti di qualche genere, molto più difficili da contrabbandare fuori dall’Habitat.
Con la coda dell’occhio, colse quel movimento furtivo nell’area di carico che aspettava da tempo. E tu che pensavi di correre dei rischi per qualche libro, rifletté Silver tra sé. Aspetta di vedere che cosa scatenerà questo.
— Grazie lo stesso — disse in fretta, e passò un braccio intorno al collo di Ti per stringerlo in un lungo bacio di ringraziamento. Lui chiuse gli occhi (splendido riflesso, quello), mentre Silver puntava i suoi fuori dalla finestra della stanza di controllo. Tony, Claire e Andy stavano scomparendo in quel momento nel tubo flessibile del portello della navetta.
Ecco, pensò Silver, ci siamo. Io ho fatto quello che potevo, il resto tocca a voi. Buona fortuna, anzi due volte buona fortuna. E poi, con rimpianto: Vorrei tanto venire con voi!
— Ehi! Guarda l’ora! — Ti interruppe l’abbraccio. — Devo completare quella lista di controlli prima che torni il capitano Durrance. Penso che tu abbia ragione a proposito della camicetta. — E la cacciò senza tante cerimonie nella borsa. — Che cosa vuoi che ti porti, la prossima volta?
— Siggy, della Manutenzione dei Sistemi di Aerazione, mi ha chiesto se c’erano altri olovideo della serie «I Ninja delle Stelle Gemelle» — fu pronta a rispondere Silver. — È arrivato al numero 7, ma gli mancano il 4 e il 5.
— Ah — disse Ti, — quello era uno spettacolo decente. Li hai visti anche tu?
— Sì — Silver arricciò il naso, — ma non sono sicura… i personaggi fanno delle cose tanto terribili. Sono inventati, hai detto?
— Be’, sì.
— È un sollievo.
— Sì, ma cosa vorresti per te? — insistette lui. — Non rischio una ramanzina per fare un piacere a Siggy, chiunque sia. Siggy non ha quei magnifici fianchi snodati che hai tu — terminò, rievocando con un sospiro quella sensazione di piacere.
Silver aprì a ventaglio i tre dischi che teneva nella mano inferiore destra e disse: — Ancora, prego, signore.
— Se sono queste sciocchezze che vuoi — rispose lui prendendo ognuna delle sue mani e baciandole i palmi, — sciocchezze avrai. Oh, oh, ecco che arriva il mio indomito capitano. — Rapidamente, Ti risistemò la sua uniforme da pilota, aumentò l’intensità della luce e si afferrò al pannello di trasmissione mentre una porta stagna all’altra estremità dell’area di carico si apriva con un sibilo. — Lui non vuole aver a che fare con piloti giovani, ci chiama ranocchi. Credo che si senta a disagio perché, sulla mia nave a balzo, gli sono superiore di grado. Comunque è meglio non dare al vecchio una ragione di arrabbiarsi…
Silver fece scomparire i libro-dischi nella sacca da lavoro e assunse la posa di chi si trovasse a passare di lì per caso, proprio nel momento in cui il capitano Durrance, il comandante della navetta, entrava fluttuando nella stanza di controllo.
— Scattare, Ti, c’è un cambiamento di itinerario — disse il capitano.
— Sissignore. Che succede?
— Ci vogliono sul pianeta.
— Per la miseria — imprecò Ti. — Che rabbia. Avevo un appuntamento importante… — il suo sguardo cadde su Silver, — dovevo incontrare un amico a pranzo questa sera alla Stazione di Trasferimento.
— Bene — disse il capitano Durrance, con ironica mancanza di comprensione. — Inoltra una lamentela al Servizio Personale, sostenendo che i tuoi orari di lavoro interferiscono con la tua vita amorosa. Forse potranno fare in modo che tu non abbia più un orario di lavoro.
Ti colse l’allusione e si diede da fare con gli ultimi controlli, mentre un tecnico dell’Habitat arrivava per sostituirlo, così che potesse andare alla navetta.
Paralizzata dall’orrore e dalla confusione, Silver si raggomitolò in un angolo. Alla Stazione di Trasferimento, Tony e Claire avevano progettato di nascondersi nella stiva di una nave a balzo diretta ad Orient IV, mettersi fuori dalla portata della GalacTech, e trovare un lavoro. Un piano tremendamente rischioso, secondo Silver, che dava la misura di quanto fossero disperati. Claire era terrorizzata, ma alla fine si era lasciata persuadere dal piano di Tony e da tutte le mosse attentamente progettate. Almeno, i primi passi erano stati attentamente studiati, tuttavia, a mano a mano che si allontanavano da Rodeo e da casa si erano fatti sempre più vaghi. E una deviazione sul pianeta non era stata affatto prevista.
Sicuramente, Tony e Claire si erano nascosti nel vano di carico della navetta. Silver non poteva avvertirli in alcun modo: doveva forse tradirli per salvarli? Il clamore che ne sarebbe seguito sarebbe stato tremendo: la disperazione le stringeva il petto come una fascia d’acciaio, togliendole il respiro, e impedendole persino di parlare.
Sullo schermo video della stanza di controllo assistette impotente al decollo della navetta dall’Habitat e alla sua discesa verso l’atmosfera turbinosa di Rodeo.