CAPITOLO SESTO

— Be’, non è stata colpa mia — scattò Chalopin, Amministratrice del porto di attracco delle navette. — Non sono neppure stata informata di quello che stava succedendo. — E rivolse uno sguardo rovente a Van Atta. — Come posso controllare la mia giurisdizione quando altri amministratori sconvolgono i miei canali di comando mettendosi allegramente a impartire ordini ai miei uomini senza neppure informarmi, violando il protocollo…

— Si trattava di una situazione fuori dell’ordinario e il tempo era della massima importanza — mormorò Van Atta con tracotanza.

In cuor suo, Leo non poteva condannare la permalosità di Chalopin: la sua tranquilla routine sconvolta, l’ufficio requisito per l’improvvisa inchiesta del Vice Presidente delle Operazioni… Apmad infatti non amava perdere tempo. Le indagini ufficiali erano cominciate dietro suo ordine meno di un’ora prima nel corridoio 29; si sarebbe stupito se ci avesse messo più di un’altra ora per concluderle.

Le finestre degli uffici amministrativi del Porto Tre, sigillate contro la pressione interna dell’edificio, incorniciavano una veduta del complesso: le passerelle, le zone di carico, i magazzini, gli uffici, gli hangar, i dormitori degli operai, la monorotaia che correva verso la raffineria che luccicava all’orizzonte, le vette frastagliate delle montagne lontane. E l’impianto di energia vitale: l’atmosfera di Rodeo era composta di ossigeno, idrogeno e anidride carbonica, ma nelle proporzioni sbagliate, e con una pressione troppo bassa per il metabolismo umano. L’impianto di condizionamento dell’aria lavorava di continuo per adeguare la miscela di gas e filtrare le sostanze inquinanti. Un essere umano poteva vivere quindici minuti all’esterno senza una maschera; Leo non sapeva se considerare la cosa come un utile margine di salvezza o una morte lenta. Decisamente non si trattava di un paradiso.

Bannerji era scivolato dietro l’amministratore del porto. Nascosto dietro di lei, pensò Leo, e quella poteva essere la tattica migliore per la guardia della Sicurezza. Dalla punta delle scarpe lucide all’uniforme immacolata della GalacTech e all’acconciatura perfetta, senza un capello fuori posto, fino alla mascella dritta e ferma, Chalopin irradiava abilità e risolutezza nel difendere il proprio territorio.

Apmad, come arbitro della mischia, era tutto un altro paio di maniche. Grassoccia, ben oltre la mezza età, con i capelli grigi corti e crespi, avrebbe potuto sembrare una nonna, se non fosse stato per gli occhi. Non faceva nessuno sforzo per vestirsi con eleganza e ottenere il successo. Come se avesse già tanto potere da fare tranquillamente a meno di quei mezzucci. I suoi laconici commenti, più che calmare gli animi, erano serviti a intorbidare le acque, come se fosse curiosa di vedere che cosa sarebbe venuto a galla. Non erano assolutamente occhi da nonna…

Leo ribolliva ancora dentro di sé. — Il progetto ha venticinque anni: il tempo non può essere un fattore così essenziale.

— Dio onnipotente — esclamò Van Atta, — sono l’unico qui ad essere conscio di che cosa significa una scadenza pressante?

— Scadenza pressante? — disse Leo. — La GalacTech è vicinissima a raccogliere i frutti del Progetto Cay. Ingarbugliare le cose con un tentativo intempestivo e prematuro di ricavare dei profitti è praticamente da criminali. State per ottenere i primi risultati reali.

— Non esattamente — osservò Apmad con freddezza. — Il vostro primo gruppo di cinquanta operai è solo simbolico; ci vorranno altri dieci anni per metterli in servizio tutti e mille. — Freddezza, sì, ma Leo avvertì anche una pressante tensione nascosta, di cui ancora non riusciva ad identificare la causa.

— E allora chiamatela una detrazione fiscale. Non mi direte che questo — Leo mosse una mano verso la finestra, indicando Rodeo, — non trarrebbe beneficio da una detrazione o due.

Apmad si rivolse all’uomo che se ne stava in piedi silenzioso alle sue spalle. — Racconta al giovanotto i fatti della vita, Gavin.

Gavin era un tipo grande e grosso, trasandato e con il naso rotto, che Leo in un primo tempo aveva scambiato per una specie di guardia del corpo. In realtà era il capo contabile del Vice Presidente e quando parlò lo fece con termini sorprendentemente precisi ed eleganti, e con frasi impeccabili e molto efficaci.

— La GalacTech ha continuato a compensare le notevolissime perdite del Progetto Cay con i profitti ipotetici di Rodeo fin dall’inizio. È meglio che le faccia una piccola ricapitolazione storica, signor Graf. — Gavin si grattò il naso con aria assorta.

«La GalacTech ha stipulato con il governo di Orient IV un contratto per il diritto di sfruttamento di Rodeo della durata di novantanove anni. Le clausole originali del contratto ci erano estremamente favorevoli, poiché all’epoca le immense risorse minerarie e petrolchimiche del pianeta non erano ancora state scoperte. E tali rimasero per i primi trent’anni dell’accordo.

«I trent’anni seguenti hanno visto un’ingente investimento di materiali e lavoro da parte della GalacTech per sviluppare le risorse di Rodeo. Naturalmente — e agitò in aria un dito con gesto didattico, — non appena Orient IV ha cominciato a vedere i nostri profitti che passavano attraverso il loro punto di connessione spaziotemporale, ha cominciato ad avere dei ripensamenti sui termini del contratto e a cercare una fetta più grossa della torta. La scelta di Rodeo come sede del Progetto Cay, a parte certi irripetibili vantaggi legali, fu dovuta in un primo tempo proprio alla possibilità di scaricare le spese previste sui profitti di Rodeo, e di ridurre così la, ehm, insana eccitazione che i suddetti profitti stavano generando su Orient IV.

«Il contratto della GalacTech per Rodeo ha ancora una durata di quattordici anni e il governo di Orient IV si è lasciato, come posso dire, contagiare dalla bramosia. Hanno appena cambiato le leggi tributarie e, dalla fine di questo anno fiscale, propongono di tassare le operazioni della Compagnia su Rodeo al lordo e non al netto. Abbiamo attuato delle pressioni politiche contro questa decisione, ma abbiamo fallito. Maledetti provinciali.

«Così, alla fine dell’attuale anno fiscale, le perdite del Progetto Cay non potranno più venir compensate dagli sgravi fiscali di Orient IV. I nuovi termini del contratto per i prossimi quattordici anni non si presentano per nulla favorevoli. In effetti, prevediamo che Orient IV si preparerà ad estromettere la GalacTech rilevando le operazioni per una minima parte del loro valore reale. Qualunque nome si dia ad un esproprio, la puzza è sempre la stessa. Il blocco economico è già in atto. Il momento per cominciare a limitare ulteriori investimenti e a ottimizzare i profitti è proprio adesso.

— In altre parole — disse Apmad, mentre una luce cupa e severa le brillava negli occhi, — lasciamo che si prendano un guscio vuoto.

Potrebbe essere dura per gli ultimi che se ne andranno, pensò Leo con un brivido. Ma quei cretini di Orient IV non si rendono conto che il compromesso e la collaborazione alla fine aumenterebbero i profitti per tutti? Era però probabile che anche i negoziatori della GalacTech avessero le loro colpe, rifletté cupo. Guardò fuori dalla finestra, verso le grandi e movimentate installazioni, che erano il risultato del duro e indefesso impegno di due generazioni e dentro di sé gemette al pensiero che tutto ciò sarebbe andato sprecato. Dall’espressione inorridita apparsa sul volto di Chalopin, era chiaro che anche lei aveva avuto la stessa visione, e Leo simpatizzò subito con la donna. Quanto del suo sangue c’era nella costruzione di quel complesso? Il sudore e la dedizione di quante persone erano state cancellate con un tratto di penna?

— Questo è sempre stato il suo problema, Leo — disse Van Atta in tono velenoso. — Farsi coinvolgere dai piccoli dettagli, perdendo di vista il quadro generale.

Leo scosse il capo per schiarirsi le idee, cercando di riprendere il filo della discussione. — Tuttavia, se la fattibilità del Progetto Cay… — si interruppe di colpo, folgorato da un’ispirazione fragile come una bolla di sapone. Un colpo di penna. La libertà si poteva ottenere con un colpo di penna? Era così semplice? Fissò Apmad con un’intensità del tutto nuova, superiore di almeno due o tre ordini di grandezza a quella che finora le aveva riservato. — Mi dica, signora — chiese, — cosa succede se la fattibilità del Progetto Cay viene smentita?

— Lo chiudiamo — rispose lei con semplicità.

Oh, quanti episodi accaduti a scuola avrebbe potuto narrare… affondando per sempre anche Van Atta in aggiunta… i nervi di Leo si tesero per l’eccitazione. Aprì la bocca pronto a seminare distruzione…

E la richiuse, mordendosi la lingua, e chiese invece con aria noncurante: — E che cosa ne sarà dei quad?

Il Vice Presidente aggrottò la fronte come se avesse addentato qualcosa di molto cattivo: di nuovo quella tensione nascosta, il massimo dell’espressività che Leo aveva visto su quel viso. — Quello rappresenta il problema più difficile.

— Difficile? Perché? Limitatevi a lasciarli andare. In effetti — Leo lottò per mascherare l’eccitazione con un’espressione neutra, — se la GalacTech li lasciasse andare adesso, prima del termine del corrente anno fiscale, potrebbe ancora considerare la somma totale investita in loro come sgravio fiscale sui profitti di Rodeo. Un ultimo colpo ai danni di Orient IV. — E fece un sorriso accattivante.

— Lasciarli andare dove? Lei sembra dimenticare, signor Graf, che gran parte di loro sono ancora bambini.

Leo esitò. — I più grandi potrebbero essere d’aiuto nell’accudire ai più piccoli, e alcuni lo fanno già… Forse per qualche anno potrebbero passare a un altro settore in grado di assorbire i costi del loro mantenimento… alla GalacTech non verrebbe a costare molto di più della pensione corrisposta ad un ugual numero di lavoratori, e questo solo per pochi anni…

— Il fondo pensioni della compagnia si autofinanzia — osservò Gavin, il ragioniere. — Rotazione delle giacenze.

— Un obbligo morale — disse disperato Leo. — Di sicuro la GalacTech deve ammettere di avere degli obblighi morali nei loro confronti… dopo tutto li abbiamo creati noi. — Gli stava franando il terreno sotto i piedi, l’espressione priva di simpatia sul viso della donna glielo confermava, eppure non riusciva ancora a capire che piega avessero preso le cose.

— Obblighi morali, appunto — convenne Apmad, congiungendo le mani. — Lei, signor Graf, sembra aver tralasciato il fatto che il dottor Cay li ha creati fertili. Sono una nuova specie, sa: infatti li ha chiamati Homo quadrimanus e non Homo sapiens razza quadrimanus. Cay era genetista, e dobbiamo presumere che sapesse di cosa stava parlando. E che mi dice degli obblighi morali della GalacTech nei confronti della società intera? Come pensa che reagirebbe se si ritrovasse con queste creature, e con tutti i problemi che esse comportano, improvvisamente inserite nei suoi sistemi sociali? Se pensa che abbiano avuto una reazione eccessiva all’inquinamento chimico, allora provi ad immaginare come reagirebbero all’inquinamento genetico!

— Inquinamento genetico? — mormorò Leo, cercando di dare un significato razionale a quel termine. Di certo aveva un suono impressionante.

— No, se il Progetto Cay si rivelerà il più costoso errore della GalacTech, lo circoscriveremo in modo adatto. Gli operai di Cay verranno sterilizzati e trasferiti in qualche istituzione adatta, dove vivranno il resto della loro vita indisturbati. Non è una soluzione ideale, ma è il miglior compromesso di cui disponiamo.

— Sst… sst… — Leo tremò. — Quale crimine hanno commesso per essere condannati all’ergastolo? E se Rodeo verrà chiuso, dove troverete o costruirete un altro habitat orbitale adatto? Se sono le spese che la preoccupano, quella sì che sarà un’impresa costosa, signora.

— Verranno sistemati su qualche pianeta, naturalmente, a un costo minimo.

La mente di Leo venne sconvolta dall’immagine di Silver che strisciava impacciata sul pavimento come un uccello a cui avessero spezzato entrambe le ali. — È una crudeltà! Saranno ridotti ad essere dei poveri storpi.

— La vera crudeltà è stata quella di crearli — scattò Apmad. — Fino al momento in cui la morte del dottor Cay non ha portato il suo dipartimento direttamente sotto la mia responsabilità, non avevo idea che la sezione Sviluppo e Ricerche Biologiche nascondesse un progetto su vasta scala di manipolazione di geni umani. Il mio pianeta d’origine ha dovuto adottare le più dolorose misure draconiane per assicurarsi che il nostro patrimonio genetico non potesse accidentalmente venire sopraffatto da qualche mutazioni… ma arrivare a introdurre deliberatamente delle mutazioni genetiche mi sembra la più abietta… — si trattenne, controllando le proprie emozioni e limitandosi a tamburellare nervosamente le dita. — La cosa giusta da fare è l’eutanasia. A prima vista può sembrare tremendo, ma a lungo termine potrebbe essere la scelta meno crudele.

Gavin, il ragioniere, si agitò a disagio, lanciando un sorriso incerto al suo capo. Sollevò le sopracciglia in un gesto di sorpresa, poi le abbassò incredulo e alla fine le riportò in posizione normale, forse perché non l’aveva presa sul serio. Leo non credeva affatto che stesse scherzando, ma Gavin aggiunse in tono ironicamente distaccato e professionale: — Sarebbe più proficuo. Se venisse fatto prima della fine di quest’anno fiscale, potremmo effettivamente scaricarli tutti dalle tasse di Orient IV.

Leo si sentì come sospeso in una bolla. — Non può far questo! Sono persone… bambini… sarebbe un assassinio…

— No, non lo sarebbe — lo contraddisse Apmad. — Sarebbe ripugnante, certo, ma non un assassinio. Questa è stata l’altra ragione per collocare il Progetto Cay nell’orbita di Rodeo. Oltre all’isolamento fisico, Rodeo gode anche di isolamento legale. Fa parte del contratto di sfruttamento di novantanove anni. L’unico documento legale valido nello spazio di Rodeo sono i regolamenti della GalacTech. Temo che questo non sia dovuto tanto a preveggenza da parte nostra quanto all’efficace blocco di ogni interferenza nel suo progetto da parte del dottor Cay. Ma se la GalacTech decide di non definire come esseri umani i lavoratori di Cay, allora i regolamenti della compagnia riguardanti i crimini non si applicano.

— Oh, davvero? — Bannerji era chiaramente sollevato.

— E come li definisce la GalacTech? — chiese Leo con gelida curiosità, — da un punto di vista legale?

— Colture sperimentali di tessuti post-fetali — rispose Apmad.

— E come definite il loro assassinio? Aborto retroattivo?

Le narici di Apmad fremettero. — Semplice eliminazione.

— Oppure — Gavin lanciò un’occhiata sardonica a Bannerji, — vandalismo, forse. La nostra unica disposizione legale richiede che i tessuti sperimentali vengano cremati per essere eliminati. Regolamento standard dei Laboratori Biologici.

— Lanciateli verso il sole — suggerì Leo in tono duro. — Costerebbe meno.

Van Atta si grattò una guancia e fissò Leo a disagio. — Si calmi, Leo. Stiamo solo tracciando un possibile scenario. I comandi militari lo fanno in continuazione.

— Esatto — assentì il Vice Presidente. Si interruppe per guardare imbronciata Gavin, di cui evidentemente non gradiva la frivolezza. — Qui ci sono delle difficili decisioni da prendere, che non muoio dalla voglia di affrontare, ma che sembrano essere ricadute sulle mie spalle. Meglio su di me che su qualcuno ignaro delle conseguenze a lungo termine sulla società, come il dottor Cay. Ma forse lei, signor Graf, desidera unirsi al signor Van Atta nel dimostrarmi che il disegno originale del dottor Cay può ancora essere portato a termine con profitto, in modo che tutti noi possiamo evitare di dover fare le scelte più spiacevoli.

Van Atta rivolse a Leo un sorriso untuoso e trionfante. Determinato, vendicativo, calcolatore… — Per ritornare all’argomento in questione — disse Van Atta, — ho già chiesto che il capitano Bannerji venga licenziato in tronco per scarso raziocinio e — lanciò un’occhiata a Gavin, — vandalismo. Suggerisco inoltre che le spese ospedaliere di TY-776-424-X-G vengano addebitate al suo reparto. — Bannerji sbiancò, e l’Amministratore Chalopin si irrigidì.

— Mi sembra sempre più evidente — proseguì Van Atta, rivolgendo a Leo il più acido dei suoi sorrisi, — che c’è un’altra faccenda su cui dobbiamo far luce, qui…

Oh, merda, pensò Leo, mi vuole denunciare per aggressione, diciotto anni di carriera che se ne vanno in fumo… e la colpa è solo mia… e non ho nemmeno potuto finire il lavoro…

— Sovversione.

— Eh? — disse Leo.

— I quad sono diventati sempre più irrequieti in questi ultimi mesi, in coincidenza con il suo arrivo, Leo — Van Atta strinse le palpebre. — E dopo gli avvenimenti di oggi mi chiedo se si tratti di una coincidenza, ma penso di no. Non è forse vero — e si girò indicando Leo con un gesto drammatico, — che è stato lei ad istigare Tony e Claire alla fuga?

— Io! — sbottò Leo indignato. — Tony è venuto da me una volta a farmi delle domande piuttosto strane, è vero, ma ho pensato che si trattasse solo di curiosità per il suo primo incarico di lavoro. Adesso vorrei aver…

— Allora lo ammette! — gracchiò Van Atta. — Lei ha incoraggiato atteggiamenti di sfida nei confronti dell’autorità della Compagnia fra i lavoratori dei laboratori idroponici, e tra gli stessi studenti che le erano stati affidati… ha ignorato le direttive attentamente studiate dal dipartimento di psicologia per quello che riguardava il linguaggio e il comportamento durante il soggiorno nell’Habitat… contagiato i lavoratori con le sue cattive abitudini…

Leo si rese conto all’improvviso che Van Atta non intendeva lasciargli pronunciare neppure una parola in sua difesa. Van Atta era alla ricerca di qualcosa di molto più importante che non la vendetta per un misero pugno in faccia… cercava un capro espiatorio. Un capro espiatorio perfetto, sul quale far ricadere tutti gli errori del Progetto negli ultimi due mesi… o anche di più, secondo l’ispirazione del momento… e sacrificandolo senza rimorsi agli dèi della Compagnia, uscendone così lui stesso puro ed immacolato come un giglio.

— No, per Dio! — ruggì Leo. — Se stessi guidando una rivoluzione, lo farei maledettamente meglio di così… - e mosse un braccio in direzione del magazzino. I suoi muscoli fremevano per il desiderio di gettarsi di nuovo contro Van Atta. Se doveva venir licenziato, almeno poteva togliersi qualche soddisfazione…

— Signori — La voce di Apmad fu come un secchio di acqua gelida. — Signor Van Atta, le ricordo che i licenziamenti in tronco da installazioni fuori mano come Rodeo non sono incoraggiati. Non solo la GalacTech è obbligata per contratto a fornire i mezzi di trasporto per riportare a casa i licenziati, ma a questo si aggiungono le spese e i ritardi per sostituirli. No, risolveremo la cosa in questo modo: il capitano Bannerji verrà sospeso per due settimane senza stipendio e sul suo curriculum verrà segnata una nota ufficiale di biasimo per aver portato armi non autorizzate mentre era in servizio per la Compagnia. L’arma verrà confiscata. Anche il signor Graf avrà una nota ufficiale di biasimo, ma ritornerà immediatamente al suo lavoro, poiché non c’è nessuno in grado di sostituirlo.

— Ma io sono stato ingannato! — si lamentò Bannerji.

— Ed io sono completamente innocente! — esclamò Leo. — È tutta una montatura… la fantasia di un paranoico…

— Non può rimandare Graf sull’Habitat ora - urlò Van Atta. — La prossima mossa che farà sarà quella di sindacalizzarli. …

— Considerando le conseguenze del fallimento del Progetto Cay — rispose freddamente Apmad, — non credo proprio. Vero, signor Graf?

Leo rabbrividì — Vero.

Il Vice Presidente emise un sospiro privo di soddisfazione. — Grazie, questa indagine è terminata. Ulteriori proteste o reclami da parte di chiunque possono essere indirizzati al quartier generale della GalacTech sulla Terra. — Se ne avete il coraggio, aggiunse in silenzio sollevando un sopracciglio. Persino Van Atta ebbe il buon senso di tenere la bocca chiusa.


L’atmosfera a bordo della navetta durante il viaggio di ritorno era, a dir poco, tesa. Claire, accompagnata da una delle infermiere dell’Habitat richiamata con due giorni di anticipo sul termine delle sua licenza a terra, era accovacciata sul fondo, stretta vicino ad Andy. Leo e Van Atta sedevano il più possibile lontani uno dall’altro, almeno quanto lo permetteva lo spazio ridotto della navetta.

Van Atta si rivolse una sola volta a Leo. — Gliel’avevo detto.

— Aveva ragione — fu la secca risposta di Leo. Van Atta quasi cominciò a fare le fusa per quella lisciata. Leo avrebbe preferito poterlo colpire con un corpo contundente.

Ma poteva in effetti aver ragione Van Atta? Le sue pressioni distruttive per ottenere risultati immediati potevano forse essere un segno di preoccupazione per il benessere dei quad o persino per la loro sopravvivenza? No, decise Leo con un sospiro. L’unico benessere di cui Brace si preoccupava era il proprio.

Reclinò il capo sul poggiatesta imbottito, e guardò fuori dall’oblò mentre l’accelerazione del decollo lo spingeva contro il sedile. Un viaggio con una navetta destava sempre un brivido nelle parti più profonde del suo animo, anche dopo gli innumerevoli viaggi che aveva compiuto. C’erano persone, miliardi di persone, la maggioranza della gente, insomma, che in tutta la vita non avevano mai messo piede fuori dal loro pianeta. Leo era uno dei pochi fortunati.

Fortunato ad avere quel lavoro. Fortunato ad aver raggiunto quei risultati nel corso degli anni. La gigantesca Stazione Spaziale di Trasferimento di Morita era forse il coronamento di tutta la sua carriera, il progetto più grandioso al quale aveva e avrebbe mai lavorato. La prima volta che aveva visitato quel posto non vi era altro che il vuoto gelido dello spazio, un vuoto assoluto. Era ripassato di là l’anno prima, per cambiare nave da Ylla alla Terra. Morita era magnifica, davvero magnifica: viva e in piena espansione, parecchi anni prima di quanto fosse lecito aspettarsi. Un’espansione graduale, della quale erano state già previste le varie fasi nel piano originale. Eccesso di ambizione, era stato definito allora. Preveggenza, veniva definita adesso.

E c’erano stati altri progetti. Ogni giorno, da un’estremità all’altra del punto di connessione del corridoio, erano stati evitati innumerevoli incidenti dovuti a cedimenti strutturali, proprio perché Leo e gli uomini da lui addestrati avevano fatto bene il loro lavoro. In una settimana di impegno febbrile, la scoperta di microscopiche fessure in espansione nelle barre di raffreddamento della grande industria orbitante di Beni Ra aveva salvato almeno tremila vite umane. Quanti chirurghi potevano affermare di averne salvate altrettante in dieci anni di carriera? Durante quel memorabile giro di ispezione, aveva compiuto operazioni simili una volta al mese per un anno. In silenzio, senza clamore: i disastri evitati non hanno mai l’onore delle prime pagine. Ma lui lo sapeva, e così anche tutti quelli che lavoravano con lui, e questo bastava.

Rimpiangeva di aver colpito Bruce. Non valeva certo il rischio di perdere il proprio lavoro per un momento di rabbiosa esaltazione. I diciotto anni di benefici pensionistici, le opzioni sulle azioni della Compagnia, l’anzianità, tutto questo forse sì: senza una famiglia da mantenere, appartenevano solo a Leo, e quindi poteva scegliere di gettarle al vento. Ma chi si sarebbe occupato della prossima Beni Ra?

Al loro ritorno sull’Habitat, Leo avrebbe collaborato. Avrebbe educatamente presentato le proprie scuse a Bruce, raddoppiato i propri sforzi nell’addestramento, avrebbe fatto molta più attenzione. Si sarebbe morsicato la lingua, parlando solo quand’era interrogato. Sarebbe stato gentile con la dottoressa Yei… al diavolo, era persino disposto a seguire scrupolosamente le sue istruzioni.

Qualunque altro comportamento sarebbe stato troppo rischioso. C’erano mille ragazzini, lassù. Così tanti, così diversi… così giovani. Cento bambini di cinque anni, centoventi di sei anni, che affollavano i nidi d’infanzia e che giocavano nella palestra a gravità zero. Nessun individuo poteva prendersi la responsabilità di rischiare tutte quelle vite in un azzardo. Sarebbe stata una cosa impossibile. Criminale. Folle. Una rivolta… dove avrebbe potuto portare? Nessuno era in grado di prevedere tutte le conseguenze. Nessuno era in grado, nessuno.

Attraccarono all’Habitat. Van Atta spinse Claire, Andy e l’infermiera davanti a sé attraverso il portello, mentre Leo sganciava lentamente le cinture di sicurezza.

— Oh, no — riecheggiò la voce di Van Atta, — l’infermiera porterà Andy al nido. Tu tornerai al tuo vecchio dormitorio. Portare quel bambino sul pianeta è stata un’azione criminale e irresponsabile. È chiaro che tu non sei assolutamente adatta a prenderti cura di lui. E ti garantisco che verrai anche cancellata dai ruolini di riproduzione.

Il pianto di Claire era a tal punto soffocato da essere quasi inudibile.

Leo chiuse gli occhi, sconvolto. — Dio — chiese, — perché proprio io?

Slacciando l’ultima cintura, si avviò ciecamente verso il futuro che lo attendeva.

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