— Hai parlato con la ragazza? Hai fatto amicizia? Che cosa ti ha detto? Chi è?
— Troppe domande — rispose Nessus. — Vi dirò tutto a suo tempo.
— Bene — disse Louis polemicamente. — La ragazza è tua personale proprietà, evidentemente.
— Non vuole vedere Speaker. Le fa paura.
— Ha paura anche di me? Sono un umano come lei… — sbuffò Louis. Poi si calmò: — Coraggio Nessus, puoi dirci liberamente quel che hai deciso con la ragazza.
— Non ho deciso niente. Ma forse può toglierci dagli impicci.
— E in che modo?
— Si chiama Halrloprillalar Hotrufan. Ha viaggiato per duecento anni su una nave-sperone, la Pioneer, percorrendo un ciclo che comprende quattro stelle oltre al suo sistema originario. Prima che l’Anello venisse costruito, quei cinque mondi erano sovrappopolati da umani. Ora sono abbandonati come gli altri, coperti dalla vegetazione selvaggia e dalle macerie delle città.
— E lei chi è, che cosa faceva sulla Pioneer?
— Non so. Ma non credo che avesse un lavoro complicato. L’equipaggio era di trentasei persone. Trentaquattro uomini e due donne.
— Va bene — disse Louis agitando una mano. — Ho capito qual era la sua professione. Che altro ti ha detto?
— La Pioneer veniva da uno dei cinque mondi regrediti. L’equipaggio voleva scendere sull’Anello. Ma non videro segni di vita… Scesero con i loro mezzi, in uno spazioporto deserto.
— Dove sono gli altri uomini dell’equipaggio?
— Non so. Morti, forse. È rimasta lei, Halrloprillalar.
— Per favore, chiamala Prill. Impiegheremo meno tempo.
— La Pioneer possiede un impianto che la ragazza chiama cziltang brone. Ho intuito che si tratta di un sistema generatore di osmosi.
— Interessante — commentò ironicamente Speaker. — Che cosa si può fare con un generatore di osmosi?
— Se non ho capito male, consente di attraversare una struttura solida.
— Accidenti! — gridò Louis. — Vuoi dire che potremo far passare la Liar attraverso la base dell’Anello, e di ritrovarci all’esterno?
— Forse — rispose il burattinaio. — Soltanto forse.
— E forse, soltanto forse, noi non riusciremo mai a cavarci da questo impiccio.
Nessus non rilevò il tono amaro di Speaker. — Alla Pioneer - continuò il burattinaio, — era accaduto un incidente. Un raggio di osmosi, alterato da una calibratura sbagliata… o qualcosa del genere, ha trapassato la nave. Due dell’equipaggio sono morti, conficcati nel pavimento di metallo fino alla cintura.
— E gli altri? — chiese Louis.
— Hanno subito lesioni permanenti al cervello. Sono impazziti.
— Tutti?
— Molti. Sono rimasti in una quindicina. Il comandante ha tentato di ripartire per mezzo dello cziltang brone - Nessus pronunciava quel nome come uno sternuto, — ma non ha funzionato. Il Mondo ad Anello è apparso davanti a loro come un’unica rovina. Niente altro che primitivi. E non era possibile trovare pezzi di ricambio per il sistema di osmosi.
Louis si grattò la nuca, pensieroso: — E come riusciremo a farlo funzionare, noi che non sappiamo nemmeno di che si tratta?
— Lei, la ragazza, dove è nata? — chiese Louis.
— Qui, sul Mondo ad Anello. I suoi antenati erano emigrati su altre stelle. Ora, la Pioneer tornava in esplorazione alle origini, sperando di ritrovare un ambiente adatto per la sopravvivenza.
Prill gli aveva raccontato che diverse colonie di Anellari si erano stabilite in cinque mondi lontani da Ringworld. Nel giro di centomila anni, li avevano contaminati al punto da renderli inabitabili. Li avevano avvelenati, e ricoperti di immondizie e macerie. I mari erano serviti come fogna di scarico per le industrie.
— Una volta è successo anche su Terra — disse Louis Wu.
— Speravano di trovare l’Anello così come l’avevano lasciato i loro avi — rispose Nessus.
— E invece — sospirò Louis, — questa meravigliosa, immensa e stupefacente costruzione cosmica sta ruotando attorno alla sua stella come un ferrovecchio. Forse, i costruttori dell’Anello avevano previsto i cicli storici della civiltà.
— Non sappiamo — fece Nessus. — Prill mi ha detto che la decadenza dell’Anello è causata da una forma di vita batterica. L’hanno portata altre spedizioni, dallo spazio. Era una forma di vita che distruggeva le strutture di superconduzione dell’ambiente.
— Esattamente come su Terra — commentò Louis.
— I primi tipi di batteri potevano venire distrutti con facilità. Poi, altre navi portarono sull’Anello batteri più resistenti, e il tipo più forte ha prolificato attaccanto la vegetazione, gli impianti elettromagnetici… tutto. Anche i ricevitori di energia dell’Anello.
— Quali ricevitori di energia? — chiese Speaker.
— Quelli sistemati sulle zone d’ombra. Irradiavano termoelettricità sull’Anello.
— Ancora oggi la irradiano.
— Si consuma gradualmente, zona per zona.
La distruzione dei ricevitori di energia aveva causato il crollo delle case, dei palazzi, delle città. In qualche punto dell’Anello le costruzioni resistevano ancora, come nel caso del Castello Paradiso. Ma per quanto tempo?
— E così sta morendo il Mondo ad Anello — concluse Speaker.
— E noi con lui — disse Louis Wu.
— È stata una fortuna incontrare Halrloprillalar — fece Nessus. — Ci ha risparmiato un viaggio inutile. Non c’è più bisogno di proseguire fino alla parete del bordo.
Louis si sentiva battere la testa. L’emicrania ingigantiva.
— Fortunati, sicuro — disse Speaker con tono amaro. — Come no? Se questa è fortuna, perché non scoppio di allegria? Abbiamo perso anche l’ultima magra speranza di cavarcela. I nostri veicoli sono a pezzi, e uno di noi si è smarrito nei labirinti di questa città.
— È morta — disse Louis. Gli altri si volsero a guardarlo. Indicò un oggetto nell’oscurità. Il volociclo di Teela era abbastanza evidente, illuminato com’era da uno dei quattro fanali.
— D’ora in poi la fortuna ce la dobbiamo procurare da soli — disse.
— La fortuna di Teela era saltuaria, ricordatelo. Deve essere così, altrimenti non sarebbe salita a bordo della Liar e non sarebbe precipitata. — Il burattinaio fece una pausa, poi aggiunse: — Hai tutta la mia comprensione, Louis.
— Teela ci mancherà — borbottò Speaker.
Louis avrebbe dovuto sentirsi più triste, ma l’incidente accaduto nell’Occhio dell’uragano aveva alterato i suoi sentimenti per Teela. Gli era sembrata meno umana di Speaker e di Nessus. Era una creatura mitica, mentre gli alien erano reali.
— Creiamoci un altro obbiettivo — fece Nessus, — e cerchiamo il modo di riportare la Liar nello spazio. Vi confesso, però, che non ho la minima idea di come fare.
— Io invece sì — disse Louis.
Speaker sembrò sorpreso. — Di già?
— Ho bisogno di pensarci ancora un po’. Non sono sicuro che sia una buona idea. Comunque ci serve un volociclo. Fatemi pensare un momento.
— Si potrebbe costruire una specie di slitta, facendola poi trainare dal volociclo che ci è rimasto. Una slitta enorme…
— Si può fare qualcosa di meglio.
Il centro dell’edificio era occupato dai macchinari. Ascensori, condizionatori d’aria e condensatori d’acqua. Un’unica sezione, isolata dalle altre, era occupata dai generatori della trappola elettromagnetica. Nessus si dava da fare. Louis e Prill lo assistevano, ignorandosi a vicenda, imbarazzati.
Speaker era rimasto nella prigione perché Prill si era rifiutata di lasciarlo salire.
Prill cominciava a interessare a Louis. La studiava di sottecchi. La ragazza aveva una bocca sottile, quasi senza labbra. Il naso era piccolo, corto e diritto. Non aveva sopracciglia. Per questo il suo viso era sempre privo di espressione. I suoi tratti erano appena più marcati di quelli di un manichino per parrucche.
Dopo due ore di lavoro, le teste di Nessus fecero capolino dietro a un pannello di accesso. — Non riesco a ottenere la forza motrice che ci serve. I campi di sospensione ci solleveranno e basta. Ma ho sistemato un meccanismo regolatore che ci terrà fermi in un punto. Adesso l’edificio è in balia dei venti.
Louis sogghignò. — O di un rimorchio. Attacca una corda al tuo volociclo, e tirati dietro l’edificio.
— Non c’è bisogno. Il volociclo ha un propulsore a nonreazione. Si può lasciare all’interno dell’edificio.
— Ci avevi già pensato, eh? Quel propulsore è troppo forte. Se il volociclo si sfascia lì dentro…
— Sss…ì. — Il burattinaio si rivolse a Prill parlandole lentamente e a lungo nel linguaggio degli Dèi dell’Anello. — C’è una scorta di plastica elettroselettiva — disse subito dopo a Louis. — Possiamo infilare il volociclo nella plastica lasciando fuori le leve di controllo.
— Non è una risoluzione un po’ drastica?
— Louis, se il volociclo si sfascia, potrei farmi male.
— Be’… può darsi. Si può fare atterrare l’edificio quando ci pare?
— Sì, ho una leva che controlla l’altitudine.
— Allora non c’è bisogno di un ricognitore. Va bene, faremo così.
Louis si stava riposando, senza dormire, supino sul largo letto ovale. Fissava la finestra sferica sul soffitto.
Una corona luminosa bordava la zona d’ombra; il tramonto non era lontano ma la luce azzurra dell’Arco splendeva nel cielo.
— Devo essere matto — disse, — ma cos’altro possiamo fare?
La camera da letto doveva appartenere all’alloggio del governatore. Adesso era stata trasformata in una sala-controlli. Insieme a Nessus aveva montato il volociclo dentro un ampio armadio, ricoprendolo di plastica. Poi, con l’aiuto di Prill, avevano fatto passare la corrente attraverso la plastica. L’armadio sembrava fatto su misura.
Il letto puzzava di vecchio e scricchiolava a ogni movimento.
— Pugno-di-Dio — disse Louis nel buio. — L’ho visto bene: è alto mille miglia. Non c’è senso a costruire una montagna così alta. — S’interruppe, mettendosi improvvisamente a sedere sul letto: — Il filo metallico! — gridò.
Un’ombra sgattaiolò nella camera.
Louis si sentì gelare. Intravide rapidi movimenti, ombre impercettibili venire verso di lui. Era una donna nuda.
Un’allucinazione? Il fantasma di Teela Brown? Prima che potesse rendersene conto, la donna aveva raggiunto il letto. Con atteggiamento sicuro si sedette accanto a lui, e allungò le mani sfiorandogli il viso con le dita.
Era quasi calva, sebbene avesse una frangia di capelli lunghi e neri che ondeggiavano, ad ogni passo, sulla nuca. I lineamenti del viso si confondevano nell’oscurità. Il corpo era delizioso. Era la prima volta che intravedeva le sue forme. Era snella, con i muscoli scattanti di una ballerina. Il seno era alto e pesante.
— Va via — le disse Louis Wu senza asprezza. Le afferrò il polso interrompendo la sua carezza. Si alzò e la tirò gentilmente per i piedi. Poi le afferrò le spalle. Se l’avesse rigirata e le avesse dato una sculacciata?
Lo toccò sul petto, e improvvisamente Louis fu accecato dal desiderio. Le due mani strinsero le spalle della ragazza.
Louis era eccitato. Se lo avesse respinto, adesso l’avrebbe presa a forza, l’avrebbe…
… Ma la parte cosciente dentro di lui gli diceva che Prill era capace di gelarlo con la medesima velocità con cui l’aveva eccitato. Era un giovane satiro e una marionetta nel medesimo tempo. Ma non gliene importava proprio niente.
Il viso di Prill era gelido come sempre.
Lo portò lentamente all’orgasmo che sopraggiunse come una scarica elettrica.
Quando si calmò, Louis si accorse appena che lei se ne stava andando. Prill sapeva bene che lui era esausto. Dormiva già prima che lei raggiungesse la porta.
Quando si svegliò il suo primo pensiero fu: Perché l’ha fatto?
Non analizzare troppo, disse tra sé, è sola. Deve essere qui da molto tempo. È una raffinata, nella sua arte, e non ha più speranza di metterla in pratica…
Che abilità. Era laureata in Prostituzione? Non era una delle solite ragazze. Louis riconosceva l’esperienza in qualsiasi campo, e quella donna ne aveva da vendere.
Toccare quei nervi nella giusta successione… La giusta conoscenza può ridurre un uomo al rango di marionetta…
… marionetta della fortuna di Teela.
L’aveva sfiorata così da vicino, la soluzione di quel problema, che quando arrivò non se ne sorprese neppure.
Nessus e Halrloprillalar uscirono a ritroso dalla stanza frigorifera trascinandosi dietro la carcassa di un uccello più grosso di un uomo. Nessus l’aveva avvolto in un pezzo di tela per non toccare con la bocca la carne morta della zampa.
Louis liberò il burattinaio del fardello e si mise a trascinarlo insieme a Prill; era costretto ad adoperare tutte e due le mani, come lei. Rispose al cenno di saluto della ragazza e domandò a Nessus: — Quanti anni ha?
— Non gliel’ho chiesto.
— Questa notte è venuta da me. È molto in gamba. Deve avere mille anni di pratica.
— Possibile. La sua civiltà ha scoperto la droga della giovinezza, superiore alla vostra erba di lunga vita. Ogni dose le allunga la vita di dieci anni.
— Hai idea di quante dosi abbia preso?
— No, non mi interessa.
Avevano raggiunto la scala che portava alle celle. Si trascinavano il volatile che rimbalzava sui gradini. Lo consegnarono a Speaker.
— Da dove è venuta? — domandò Louis a Nessus.
— La ragazza? Dalla parete del bordo. A piedi.
— Duecento miglia?
— Più o meno.
— Raccontami quel che ti ha detto.
Il primo gruppo di selvaggi aveva creduto che fossero dèi. La faccenda della divinità aveva risolto diversi problemi. L’equipaggio della Pioneer aveva lasciato gli uomini impazziti alle cure dei nativi. Nella loro qualità di dèi sarebbero stati trattati bene.
Il resto della ciurma si era diviso in due gruppi: quattro di loro, fra i quali Prill, si erano diretti verso Antispinward. La città natale di Prill era da quelle parti. I gruppi avevano deciso di camminare lungo la parete nella speranza di trovare zone civilizzate. E avevano giurato di inviarsi aiuto reciproco non appena ne avessero avuto la possibilità.
In ogni città, gli uomini della Pioneer avevano trovato le macerie delle torri fluttuanti create molte migliaia di anni prima della scoperta della droga della vita. Le generazioni successive erano diventate più prudenti. Quasi tutti coloro che potevano permettersi il lusso della droga, si tenevano ben lontani dai palazzi sospesi, a meno che non fossero nominati funzionari della città. In quel caso installavano i dispositivi di sicurezza o i generatori di energia supplementare.
Gli edifici fluttuanti, ormai, erano pochi. Quando i ricevitori di energia si erano spenti, dopo una debole fiammata, la maggior parte delle torri era crollata sui centri cittadini, tutte insieme.
L’equipaggio della Pioneer aveva trovato una città nella quale la civiltà era risorta, sebbene solo nelle periferie. Il giochetto del dio non avrebbe funzionato, e avevano dovuto dare una fortuna in droga della giovinezza, in cambio di un autobus funzionante a energia propria.
Molto tempo dopo avevano incontrato un’altra città, ma si era già spinti troppo lontano. Avevano perso ogni entusiasmo. E l’autobus si era sfasciato. Si erano fermati definitivamente in una città semidistrutta, mescolandosi con gli indigeni.
— Prill aveva una carta geografica — spiegò Nessus. — La sua città natale era a duecento miglia. Convinse un uomo a seguirla, e proseguì il viaggio con lui, a piedi.
A un certo punto, si erano stancati l’uno dell’altra. Prill aveva continuato il viaggio da sola. Quando la storia della divinità non bastava a convincere i nativi a darle da mangiare, smerciava qualche dose di droga. Altrimenti…
— Halrloprillalar possiede un altro mezzo per dominare la gente — disse Nessus. — Me l’ha spiegato, ma non ho capito bene.
— L’ho capito io — sorrise Louis. — Se la caverà sempre, con quel mezzo. Ha un’arte che vale più del tuo tasp.
Nessus continuò a raccontare. Prill aveva raggiunto la sua città. Ma era giunta all’orlo della pazzia per la solitudine e il terrore. Si era sistemata in una stazione di polizia, e aveva trascorso intere giornate, quasi in stato di incoscienza, sopra gli strumenti dei macchinari elettromagnetici. Un giorno, per caso, era riuscita a riportare in aria il palazzo.
— Il palazzo è questo — disse il burattinaio.
Prill aveva scoperto il meccanismo che catturava i contravventori delle leggi sul traffico. Sperava di attirare qualche persone civile, per non restare sola.
— Accidenti — sbottò Louis, — ma allora perché ha lasciato crepare tutta quella gente?
— Hai dimenticato che è completamente folle?
— E Teela Brown? Che cosa ne ha fatto?
— Gliel’ho chiesto. Dice di non averla mai vista.
Speaker tornò dal labirinto. Si pulì la pelliccia che, dopo la bruciatura, gli stava crescendo lentamente. — Per qualche giorno abbiamo da mangiare — disse. — L’uccellaccio è sistemato.
— Diamoci da fare — disse Louis Wu. — Dobbiamo alleggerire il palazzo. Dobbiamo ridurre il peso almeno della metà.
— E in che modo?
— Tagliando la base.