CAPITOLO QUARTO

Di fronte al portello stagno che portava alla Kestrel, il Capo Watts prese da parte Bel e parlò con lui a bassa voce, gesticolando preoccupato. Bel scosse la testa, fece diverse volte un gesto con le mani come a dire calma, calma, e finalmente si voltò e seguì Miles, Ekaterin e Roic attraverso il passaggio flessibile e nella minuscola, e ormai molto affollata, anticamera della Kestrel.

Nel passaggio Roic inciampò e sembrò per un attimo soffrire di vertigini nel riadattarsi al campo gravitazionale, ma subito ritrovò l’equilibrio. Rivolse all’ermafrodita betano nell’uniforme dei quad un’occhiata cauta, mentre Ekaterin lo osservava con divertita curiosità.

— Che cosa voleva Watt? — chiese Miles a Bel non appena il portello stagno si fu chiuso.

— Che mi prendessi una guardia del corpo, o magari tre. Per proteggermi dai brutali barrayarani. Gli ho detto che a bordo non ci sarebbe stato spazio, e poi che tu sei un diplomatico, non un soldato. — Bel gli rivolse un’occhiata indecifrabile. — È così?

— Adesso sì. Uhm… — Miles si rivolse al tenente Smolyani, che stava ai controlli della camera di compensazione. — Tenente, dovremo spostare la Kestrel sull’altro lato della Stazione Graf, e attraccare in un’altra culla. Chieda istruzioni dal loro controllo traffico. Proceda lentamente per non destare sospetti, e tenti due o tre volte di allinearsi ai ganci di attracco, o qualcosa del genere per guadagnare tempo.

— Ma Milord! — disse Smolyani indignato. Per i piloti dei corrieri veloci di ImpSec, le manovre rapide e precise erano un punto d’onore, per non parlare degli attracchi da manuale. — E devo farlo davanti a questa gente?

— Be’, veda lei come fare, ma mi procuri del tempo. Ho bisogno di parlare con questo erm. Andiamo, andiamo. — Fece segno a Smolyani di uscire. Prese fiato, e aggiunse diretto a Roic ed Ekaterin: — Noi andiamo nel quadrato ufficiali. Scusateci. — E con questo imponeva a Roic ed Ekaterin un’attesa nelle loro anguste cabine. Afferrò la mano di Ekaterin in un breve gesto di scusa. Non osava dire altro fino a che non avesse parlato a Bel in privato. C’era da considerare l’aspetto politico della cosa, e quello della sicurezza, e quello personale… quanti aspetti potevano stare su una capocchia di spillo? E, adesso che l’emozione di vedere di nuovo quel volto familiare sano e salvo pian piano svaniva, ritornava il ricordo preoccupante dell’ultima volta che aveva visto Bel: aveva dovuto togliergli il comando e congedarlo con disonore dalla flotta mercenaria per il ruolo che aveva giocato nel disastro sul Complesso Jackson. Ma voleva fidarsi di Bel. E si chiedeva se potesse osare.

Roic era troppo disciplinato per chiedere a voce: È sicuro di non volere che la accompagni, Milord?, ma a giudicare dall’espressione del suo volto, stava facendo del suo meglio per trasmetterlo telepaticamente.

— Ti spiegherò tutto più tardi — gli promise Miles sottovoce, e lo mandò via con quello che sperava fosse un mezzo saluto rassicurante.

Condusse Bel attraverso i pochi passi che li separavano dalla minuscola stanza che serviva da quadrato ufficiali, sala da pranzo e sala conferenze della Kestrel. Poi chiuse entrambe le porte e attivò il cono di sicurezza. Un lieve ronzio dal proiettore sul soffitto e un leggero scintillio nell’aria che circondava il tavolo circolare della sala gli assicurò che il dispositivo funzionava. Quando si voltò, colse Bel che lo osservava con la testa leggermente chinata di fianco, gli occhi curiosi e le labbra un po’ incurvate. Miles esitò un attimo. Poi scoppiarono a ridere e si abbracciarono; Bel lo prese a manate sulle spalle, dicendo con la gola stretta: — Maledetto, maledetto piccolo maniaco mezzosangue…

Miles si staccò, senza fiato. — Bel, per Dio. Hai un aspetto meraviglioso.

— Qualche anno in più, però, vero?

— Sì, d’accordo, ma non sono certo io che posso tirare la prima pietra.

Tu sì che hai un aspetto meraviglioso. Sano. Solido. Quella donna lì ti sta nutrendo come si deve, è vero? O almeno, qualcosa di buono lo sta facendo con te.

— Perché, mi trovi grasso? — chiese Miles ironicamente.

— No, no. Ma l’ultima volta che ti ho visto, subito dopo che ti avevano scongelato dalla criogenia, sembravi un teschio infilato su un bastone. Ci hai fatto preoccupare da morire.

Bel dunque ricordava quell’ultimo incontro con la stessa chiarezza con cui lo ricordava lui. Forse anche maggiore.

— Anch’io ero preoccupato per te. Sei… stai bene? Come diavolo hai fatto a finire qui? — Era un modo abbastanza delicato di chiederlo?

Bel sollevò leggermente le sopracciglia, leggendo chissà che espressione sul volto di Miles. — All’inizio, subito dopo che io e i mercenari dendarii avevamo diviso le nostre strade, ero un po’ disorientato. Fra il comando di Oser e il tuo, erano quasi venticinque anni che servivo con loro.

— Mi è dispiaciuto da morire.

— Mai quanto a me… Ma eri tu il morto. — Bel distolse brevemente lo sguardo. — Tu, fra gli altri. Non è che avessimo molta scelta a quel punto, né tu né io. Non avrei potuto continuare. E poi… in retrospettiva, è stato un bene. Non me ne ero reso conto, ma avevo finito per fossilizzarmi. Avevo bisogno di una spinta, di un cambiamento. Era venuto il momento. Be’, magari non ero proprio pronto, ma…

Miles, che si era concentrato fino a quel momento sulle sue parole, si rese conto di dove si trovavano. — Siedi, siedi. — Indicò il piccolo tavolo; si sedettero l’uno accanto all’altro. Miles appoggiò le braccia alla superficie scura e si chinò in avanti per ascoltare meglio.

Bel continuò: — Sono persino tornato a casa per un po’, ma ho scoperto che dopo avere passato un quarto di secolo a sgambettare liberamente per il Complesso Iperspaziale non riuscivo a rimanere sulla Colonia Beta. Ho lavorato qui e là come spaziale, un paio di volte dietro suggerimento del nostro comune datore di lavoro. Poi sono finito qui. — Bel si allontanò i capelli dalla fronte con un gesto familiare.

— ImpSec non è più esattamente il mio datore di lavoro — disse Miles.

— Oh? E allora cos’è?

Miles esitò prima di rispondere. — Il mio… il mio servizio di raccolta di informazioni — disse alla fine. — Per via del mio nuovo lavoro.

Bel sollevò le sopracciglia ancora di più. — Questa storia dell’Ispettore Imperiale allora non è la tua ultima copertura.

— No. È tutto vero. Non sono più sotto copertura.

Le labbra di Bel fecero un guizzo. — Ah sì? E dove hai preso quell’accento?

— È il mio accento. Era quello betano che usavo quando ero il fasullo ammiraglio Naismith. Be’, in un certo senso. Quello che è certo, è che non l’ho imparato da mia madre.

— Quando Watts mi ha detto il nome del pezzo grosso che stavano mandando i barrayarani, ho pensato che non potevi che essere tu. Per quello ho fatto in modo di entrare nel comitato di benvenuto. Ma questa storia della Voce dell’Imperatore, a me sembrava una favola. Fino a che non mi sono documentato. E allora è diventata una di quelle favole in cui il sangue sgorga a fiotti.

— Oh, sai in cosa consiste il mio incarico, dunque.

— Già, è incredibile quante informazioni sulla storia di Barrayar si possono trovare qui nei database. Lo Spazio Quad è collegato alla rete galattica quasi quanto Beta, anche se hanno una frazione della loro popolazione. Ispettore Imperiale, devo dire che è un avanzamento di carriera piuttosto stupefacente… chiunque abbia osato offrirti su un piatto d’argento tutto questo potere incontrollato dev’essere pazzo quanto te. Non vedo l’ora di sentirti raccontare com’è successo.

— Sì, per un non barrayarano dev’essere difficile capire. — Miles prese fiato. — Sai, quella procedura di rianimazione dalla criostasi non è andata del tutto liscia. Ti ricordi che avevo degli attacchi di convulsioni, subito dopo il risveglio?

— Sì… — annuì Bel.

— Be’, purtroppo abbiamo scoperto che non erano un effetto collaterale destinato a scomparire. Ed erano troppo gravi perché perfino ImpSec le potesse tollerare in un ufficiale sul campo. Come ho dimostrato di persona in modo piuttosto spettacolare, ma insomma lasciamo perdere. Ufficialmente sono stato congedato per ragioni di salute. E così è finita la mia carriera di agente coperto galattico. — Il sorriso di Miles si fece un po’ sforzato. — Ho dovuto trovarmi un lavoro onesto. Per mia fortuna, l’Imperatore Gregor ne aveva uno proprio per me. Tutti danno per scontato che si sia trattato di vergognoso nepotismo, che abbia avuto l’incarico per via di mio padre. Un giorno spero di dimostrare che si sbagliano.

Bel rimase in silenzio per un momento, senza espressione. — Ah. Quindi alla fine sono davvero riuscito a ucciderlo, l’ammiraglio Naismith.

— Non ti lusingare troppo. Ti hanno aiutato in parecchi — disse Miles. — Me compreso. Ma ne è passato di sangue sotto i ponti da allora, sia per me che per te. Adesso abbiamo altre crisi di cui occuparci. E quindi, rapidamente e partendo dall’inizio: mi hanno incaricato di risolvere questo pasticcio, se non a beneficio di Barrayar, almeno limitando i danni il più possibile. Tu sei l’informatore di ImpSec qui… vero?

Bel annuì.

Quando l’ermafrodita aveva dato le dimissioni dai Liberi Mercenari Dendarii, Miles si era accertato che rimanesse sui libri paga di ImpSec come informatore. In parte era una ricompensa per quello che Bel aveva fatto per Barrayar prima della catastrofe che aveva posto termine alla sua carriera e indirettamente a quella di Miles, ma più che altro era stato un modo per evitare che ImpSec sviluppasse un interesse letale per un betano come Bel che se ne andava in giro per il Complesso Iperspaziale con una testa piena di scottanti segreti barrayarani. A quel punto il tempo li aveva resi, per la maggior parte, segreti tiepidi. Miles aveva pensato che l’illusione di essere loro a tirare i fili di Bel avrebbe rassicurato ImpSec e così era stato, a quanto pareva. — Portomastro, eh? Che bel lavoro per una spia. Sotto i tuoi occhi passano i dati di tutti e tutto quello che entra ed esce dalla Stazione Graf. È stata ImpSec a trovarti questo lavoro?

— No, me lo sono trovato da me. Ma il Settore Cinque era contentissimo, il che, allora, mi sembrava un beneficio in più.

— Altro che contentissimi, dovevano essere.

— E anche i quad sono contenti di me, a quanto pare. Riesco a risolvere qualunque grana con i terricoli senza mai perdere la pazienza. Non ho dovuto spiegare che, dopo avere passato tanti anni a seguire te, ho un’idea di cos’è un’emergenza significativamente diversa dalla loro.

Miles sorrise e fece qualche calcolo a mente. — Dunque, i tuoi ultimi rapporti dovrebbero ancora essere in viaggio fra qui e il Quartier Generale del Settore Cinque, vero?

— Sì, è quello che penso.

— Quali sono le cose principali che devo sapere?

— Be’, tanto per cominciare, il vostro tenente Solian non lo abbiamo davvero visto da nessuna parte. Né lui né il suo corpo. Davvero. La Sicurezza dell’Unione non ha risparmiato le forze nel cercarlo. Quel Vorpatril… è mica un parente di tuo cugino Ivan, a proposito?

— Sì, alla lontana.

— Mi pareva di avere colto una somiglianza di famiglia. In più di un senso. In ogni caso, lui pensa che stiano mentendo. Ma non è vero. In secondo luogo, i tuoi sono degli idioti.

— Sì. Lo so. Però sono i miei idioti. Dimmi qualcosa che già non sappia.

— D’accordo, eccotene una. La Sicurezza ha fatto scendere tutti i passeggeri e l’equipaggio delle navi komarrane che han sequestrato, e li ha alloggiati negli alberghi della Stazione, un po’ per prevenire mosse sconsiderate e un po’ per fare pressione su Vorpatril e Molino. Ovviamente, non sono contenti. Alcuni passeggeri non komarrani, che erano a bordo solo per un paio di salti, come sopraccarico, stanno tentando il tutto per tutto per andarsene. Una mezza dozzina ha già provato a corrompermi perché gli lasciassi scaricare le merci che hanno a bordo dell’Idris o della Rudra, e trasferirsi su qualche altra nave in partenza dalla Stazione Graf.

— E qualcuno di loro ha, ecco, avuto successo?

— Non ancora. — Bel fece un sogghigno. — Ma certo, se il prezzo continua a salire con questo ritmo, perfino io potrei lasciarmi tentare. Comunque, alcuni di quelli più insistenti mi paiono… interessanti.

— D’accordo. Lo hai riferito ai tuoi datori di lavoro sulla Stazione Graf?

— L’ho detto e non detto. È tutta gente che si è comportata bene, finora, soprattutto in confronto ai barrayarani… non ci hanno fornito nessun pretesto per interrogarli sotto penta-rapido.

— Tentata corruzione di un pubblico ufficiale — suggerì Miles.

— Questo, a dire la verità, ancora non l’ho detto a Watts. — Al vedere le sopracciglia di Miles che si sollevavano, Bel aggiunse: — Perché, tu vorresti delle ulteriori complicazioni?

— Ah… no.

Bel sbuffò. — Immaginavo. — Fece una pausa, come riordinando i pensieri. — Ma per tornare agli idioti. In particolare, quel tuo guardiamarina Corbeau…

— Sì. Questa storia che abbia chiesto asilo politico mi ha fatto vibrare tutte le antenne. D’accordo, poteva essere un po’ nei guai perché era in ritardo, ma come mai improvvisamente sta cercando di disertare? Che rapporto può esserci con la sparizione di Solian?

— Nessuna, per quanto sono riuscito a scoprire. In effetti, prima che tutta questa storia ci scoppiasse in mano l’avevo incontrato, il tuo Corbeau.

— Oh? Come e dove?

— In società, guarda un po’. Come mai voi, gente che usate un solo sesso nelle vostre marine, una volta arrivati in porto calate a terra mostrando tanti segni di squilibrio mentale? No no, non rispondere, lo sappiamo tutti benissimo. In ogni modo, gli eserciti tutti maschili, vuoi per motivi culturali, vuoi per motivi religiosi, quando hanno una licenza di sbarco assalgono questa Stazione come un’orda di scolaretti in ricreazione oppure di ergastolani appena evasi: il posato giudizio degli scolaretti e la depravazione sessuale di… ma insomma. Ai quad vengono i brividi quando vi vedono arrivare. Se non spendeste il vostro denaro con tanta appassionata disinvoltura, credo che le stazioni commerciali dell’Unione voterebbero all’unanimità di chiudervi nelle vostre navi e lasciarvi a morire di desiderio insoddisfatto.

Miles si strofinò la fronte. — Torniamo al guardiamarina Corbeau?

Bel sogghignò. — E quando mai lo avevamo lasciato? Dunque, quel ragazzino barrayarano di provincia, durante il suo primo viaggio in assoluto verso le mille luci della galassia, sbarca dalla sua nave e, avendo ricevuto, a quanto ho capito, ordini di allargare i suoi orizzonti culturali…

— In effetti, è proprio così.

— … va a vedere il Corpo di Ballo Minchenko. Che in ogni caso è uno spettacolo da non perdersi. Dovresti andare anche tu, finché sei sulla Stazione.

— Perché, è qualcosa di più di, ehm, ballerine esotiche?

— Non nel senso ’lavoratrici del sesso che pubblicizzano la mercanzia’. E nemmeno nel senso dell’Orbita su Beta, catalogo ultra-chic delle meravigliose possibilità dei loro corsi avanzati.

Miles decise di non menzionare la sosta sua e di Ekaterin presso l’Orbita dei Piaceri Ultraterreni su Beta, durante la loro luna di miele, probabilmente il più divertente momento del loro itinerario…

Concentrazione, mio Lord Ispettore. Concentrazione.

— Sì, è esotico, e sì, si danza, ma è vera arte, qualcosa di molto al di là di una semplice esibizione di virtuosismo atletico. Una tradizione vecchia di due secoli ormai, il gioiello della cultura quad. Quello sciocco ragazzino deve essersi innamorato perdutamente. È stato solo il modo in cui ha inseguito l’oggetto delle sue brame, sparando fiamme da tutti i cannoni, parlo in senso metaforico, che era un po’ esagerato. Che un soldato in libera uscita brami follemente una donna del porto in cui sbarca non è esattamente uno scenario originale, ma quello che veramente non capisco è cosa diavolo ci ha visto in lui Garnet Cinque. Sì, voglio dire, è un ragazzo carino, ma…! — Bel sorrise. — Troppo alto per i miei gusti. E troppo giovane.

— Garnet Cinque è una ballerina quad, giusto?

— Sì.

Era davvero strano che un barrayarano si sentisse attratto da una quad; il pregiudizio culturale che scattava davanti a qualunque cosa sembrasse una mutazione era tanto profondo da essere praticamente istintivo, e avrebbe dovuto impedirlo. Forse Corbeau non aveva avuto quelle istruzioni che di solito riceve un giovane ufficiale da parte di superiori e commilitoni.

— E tu come entri in questa faccenda?

Era un sospiro un po’ apprensivo quello che Bel aveva appena tratto? — Nicol suona l’arpa e il salterio nell’orchestra del Corpo di Ballo Minchenko. Te la ricordi, vero? Quella musicista quad che abbiamo salvato durante quell’operazione di recupero, e che per poco non è finita nel trituratore di rifiuti?

— La ricordo benissimo. E così, a quanto pare, devo arguire che sia tornata a casa sana e salva?

— Sì. — Sorriso di Bel, teso. — E non ti sorprenderà sapere che anche lei ti ricorda vividamente… Ammiraglio Naismith.

Miles s’immobilizzò per un attimo. Poi, cautamente, disse: — Tu… la conosci molto bene? Pensi di potermi garantire la sua discrezione?

— Viviamo assieme — disse Bel succintamente. — Non c’è bisogno di assicurare niente. Nicol è discreta per natura.

Oh. Si chiariscono tante cose…

— Però Garnet Cinque è una sua buona amica. Ed è in preda al panico per questa storia. È convinta, fra le altre cose, che il comando barrayarano voglia giustiziare il suo innamorato. Quel paio di figuri che Vorpatril ha mandato a recuperare la pecorella smarrita evidentemente… be’, non sono stati semplicemente maleducati, sai. Hanno cominciato con l’essere offensivi e brutali e da lì in poi le cose sono andate di male in pèggio. Io ho sentito la versione integrale.

Miles fece una smorfia. — So come sono i miei compatrioti, quindi puoi dare per scontato che già posso prevedere i dettagli peggiori.

— Nicol mi ha chiesto di fare quel che potevo per la sua amica e il suo amico. Le ho promesso che avrei messo una buona parola. Ed è quel che sto facendo.

— Capisco. — Miles sospirò. — Non posso assicurare niente, per ora, ma ascolterò tutti senza pregiudizi.

Bel annuì e distolse lo sguardo. Dopo un momento disse: — Questa cosa dell’Ispettore Imperiale… sei un pezzo grosso dell’Impero adesso, eh?

— Qualcosa del genere — fece Miles.

— La Voce dell’Imperatore. Una voce piuttosto forte, eh? La gente l’ascolta.

— Be’, forte per i barrayarani, forse, ma il resto della galassia… tende a considerarla una favola.

Bel scrollò le spalle, in segno di scusa. — ImpSec è barrayarana. E dunque… vedi, io mi sono affezionato a questo posto, lo Spazio Quad, la Stazione Graf… l’ambiente e le persone, mi sono molto cari. Credo che capirai anche tu il perché, se avrò l’occasione di farti da guida per un po’. Sto pensando di sistemarmi qui.

— Questa è… una gran bella idea — disse Miles.

Dove stai andando a parare, Bel?

— Ma se decido di prendere la cittadinanza e fare il giuramento, ed è un po’ che ci penso seriamente, voglio farlo onestamente. Non posso giurare il falso, o continuare a tenere il piede in due scarpe.

— Il fatto che tu fossi cittadino di Beta non ha mai interferito con la tua carriera nei mercenari dendarii — fece notare Miles.

— Tu non mi hai mai chiesto di operare sulla Colonia Beta.

— E se lo avessi fatto?

— Allora… mi avresti creato dei problemi. — Bel alzò una mano, come in una supplica. — Voglio ricominciare da capo, con il campo sgombro da legami segreti. Se ImpSec ora lavora per te, Miles… per favore, puoi licenziarmi di nuovo?

Miles si appoggiò allo schienale della seggiola, mordicchiandosi le nocche di una mano. — Liberarti da ImpSec, vuoi dire?

— Sì. Da qualunque vecchio obbligo.

Miles fece un lungo respiro. Ma ci sei tanto utile qui! — Io… non lo so.

— Non sai se ne hai il potere? O non sai se usarlo?

Miles cercò di guadagnare tempo. — Questa storia del potere, sai, è molto più strana di quanto mi aspettassi. Tu forse pensi che più potere comporti più libertà, ma ho scoperto che per me non è così. Ogni parola che mi esce dalle labbra ha un peso che prima non ha mai avuto, non quando ero Miles ’Il Matto’, il folle capo dei dendarii. Non mi era mai capitato di dover stare tanto attento alle mie parole. È… così scomodo, a volte.

— Credevo che ti piacesse.

— Anch’io lo pensavo.

Bel si tirò indietro sulla sedia, lasciando cadere l’argomento, decidendo che non lo avrebbe ripreso, almeno non molto presto.

Miles tambureggiò con le mani sulla superficie del tavolo. — Se, al di là degli animi eccitati e di giudizi animosi che sono già abbastanza gravi, c’è altro dietro questo pasticcio, non può che essere connesso con la sparizione di quell’addetto alla Sicurezza, Solian…

Il comunicatore da polso di Miles trillò. — Sì? — rispose.

— Milord — la voce di Roic aveva un tono di scusa. — Siamo di nuovo attraccati.

— D’accordo. Veniamo subito. — Si alzò, dicendo: — Voglio presentarti a Ekaterin come si deve, prima di dover tornare là fuori e far finta di non conoscerci. A proposito, sia lei che Roic hanno la più alta classificazione di sicurezza possibile su Barrayar… devono averla, per vivermi tanto a contatto di gomito. Entrambi devono sapere chi sei, e che si possono fidare di te.

Bel esitò. — Sei sicuro che devono sapere che qui lavoro per ImpSec?

— Potrebbe servirgli, in caso di emergenza.

— Vedi, vorrei proprio evitare che i quad sapessero che ho venduto informazioni ai terricoli per tutto questo tempo. Forse sarebbe meglio se io e te fingessimo di essere semplicemente dei conoscenti.

Miles lo fissò. — Ma Bel, lei sa perfettamente chi sei. O almeno, chi eri.

— Perché, hai raccontato a tua moglie quello che facevi quando eri un agente segreto? — Bel aggrottò la fronte. — Le regole si applicano sempre solo agli altri, vero?

— La sua classificazione di sicurezza, Ekaterin se l’è guadagnata, non l’ha avuta in dono — rispose Miles, un po’ stizzito. — Non ricordi che ti abbiamo anche mandato un invito per le nozze! Oppure non lo hai ricevuto? ImpSec mi ha detto che era stato recapitato.

— Oh — fece Bel, con aria un po’ confusa. — Quello. Sì. L’ho ricevuto.

— È arrivato troppo tardi? C’era anche un voucher per coprire le spese di viaggio. Se qualcuno se l’è messo in tasca, userò la sua pelle per…

— No, anche il voucher è arrivato. Circa un anno e mezzo fa, giusto? Avrei potuto farcela, se mi fossi sbrigato, ma è arrivato in un brutto momento. Avevo appena lasciato Beta per l’ultima volta, ed ero nel bel mezzo di un lavoretto per ImpSec. Sarebbe stato difficile trovare un sostituto. Insomma, avrei dovuto fare uno sforzo, e in quel momento ogni sforzo, per me… insomma, ti ho augurato ogni bene, e ho sperato che tu avessi avuto un colpo di fortuna. — Un sorriso obliquo. — Di nuovo.

— Trovare la giusta Lady Vorkosigan… è stato un colpo di fortuna molto più grosso di tutti gli altri che abbia mai avuto. — Miles sospirò. — Neanche Elli Quinn è venuta. Però ha mandato un regalo, e una lettera. — Nessuno dei due particolarmente pudico.

— Hm — fece Bel, con un piccolo sorriso. E aggiunse, un po’ perfidamente: — E il sergente Taura?

— Lei è venuta. — Senza volerlo Miles si trovò a sorridere. — È stata spettacolare. Ho avuto un colpo di genio incaricando mia zia Alys di trovarle degli abiti civili adatti alla cerimonia. Così le ho tenute entrambe occupate e felici. Tu sei mancato molto a tutti i dendarii. C’erano Elena e Baz con la loro bambina, t’immagini? E anche Arde Mayhew. E quindi l’inizio della nostra storia era ben rappresentato. È stato un bene che fosse una cerimonia modesta. Solo centoventi persone, è poco, no? Era il secondo matrimonio per Ekaterin, vedi… era vedova, e profondamente provata dalla vedovanza.

Lo stato di tensione e terrore in cui Miles l’aveva vista la notte prima delle nozze gli aveva ricordato la situazione in cui si riducono certi soldati non la prima, ma la seconda volta che devono scendere in battaglia. La notte dopo le nozze, però… quella era andata molto meglio, grazie a Dio.

Durante quel racconto tra vecchi amici, il volto di Bel si era tinto di nostalgia e rimpianto. Ma poi l’espressione dell’ermafrodita si fece più attenta. — Baz Jesek è venuto a Barrayar? — chiese. — Qualcuno deve avere risolto il suo piccolo problema con le gerarchie militari barrayarane, eh?

E se quel qualcuno poteva sistemare le pendenze di Baz con ImpSec, forse lo stesso qualcuno poteva fare lo stesso per quelle di Bel? Non aveva nemmeno bisogno di dirlo esplicitamente.

— Fintanto che era un agente segreto — disse Miles, — la vecchia accusa di diserzione forniva una copertura troppo utile per lasciarla cadere, ma ormai quella motivazione era venuta meno. Baz ed Elena sono entrambi fuori dai dendarii, adesso. Non lo avevi sentito? Stiamo diventando tutti quanti storia antica. — Quelli che sono sopravvissuti, almeno.

— Sì — sospirò Bel. — Ci si guadagna in salute a lasciare che il passato ci scorra sulle spalle, e ad andare avanti. — L’ermafrodita alzò gli occhi. — Ammesso che il passato sia disposto a scorrere via, naturalmente. E quindi cerchiamo di non complicare le cose più del necessario con la tua gente, d’accordo?

— Va bene — acconsentì Miles, riluttante. — Per il momento parleremo del tuo passato, ma non del tuo presente. Non ti preoccupare, loro due saranno… discreti. — Disattivò il cono di sicurezza sopra il piccolo tavolo e sbloccò la porta. Alzando il comunicatore alle labbra mormorò: — Ekaterin, Roic, entrate pure.

Quando entrò, Ekaterin aveva sul volto un sorriso di attesa, Miles disse: — Ci è capitata una fortuna inaspettata. Anche se il portomastro Thorne ora lavora per i quad, è un mio vecchio amico, e faceva parte di un’organizzazione con cui ho lavorato quando operavo per l’ImpSec. Potete fidarvi di lui e di tutto ciò che dice.

Ekaterin tese una mano. — Sono felice di poterla incontrare, capitano Thorne. Mio marito e i suoi vecchi amici mi hanno sempre parlato di lei. So che gli è molto mancato.

Con aria decisamente perplessa, ma decidendo ovviamente di dimostrarsi all’altezza, Bel le strinse la mano.

— Grazie, Lady Vorkosigan. Ma non uso il mio vecchio grado qui. Può chiamarmi portomastro Thorne, o semplicemente Bel, e darmi del tu.

Ekaterin annuì. — Allora tu devi chiamarmi Ekaterin. Oh… almeno quando siamo in privato. — E guardò verso Miles per avere la sua approvazione.

— Ah, sì, esatto — disse Miles. Fece un gesto che comprendeva anche Roic, che assunse un’aria attenta. — Bel mi conosceva sotto una diversa identità, un’identità di copertura che usavo un tempo. Per quanto ne sanno sulla Stazione Graf, ci siamo appena incontrati. Ma ci siamo subito trovati molto simpatici, e il grande talento di Bel nell’ingraziarsi i terricoli si è appena rivelato di nuovo molto prezioso per la Stazione.

Roic annuì. — Ho capito, Milord.

Miles li guidò nel vano del portello, dove il tecnico della Kestrel aspettava impaziente di trasferirli sulla Stazione Graf. Miles rifletté sul fatto che una delle ragioni per cui Ekaterin aveva una classificazione di sicurezza tanto alta, alla pari della sua, era che Miles aveva la tendenza a parlare nel sonno. Fino a che Bel non si tranquillizzava, riguardo alla sua situazione, decise che avrebbe fatto meglio a non parlare della cosa.


Due quad della Sicurezza della Stazione li aspettavano nella stiva. Siccome si trovavano nella sezione della Stazione Graf fornita di campi gravitazionali generati artificialmente, i due fluttuavano in aria nelle loro sedie flottanti con lo stemma della Sicurezza su entrambi i lati. I flottanti erano tozzi cilindri, dal diametro di poco superiore a quello delle loro spalle, e l’effetto era che le loro teste spuntassero da tinozze levitanti, o dal mortaio volante di Baba Yaga del folclore barrayarano.

Bel rivolse al sergente quad un cenno del capo e un mormorio di saluto, mentre entravano nella sala rimbombante della stiva di carico. Il sergente restituì il cenno, ovviamente rassicurato, e tornò a rivolgere tutta la sua attenzione ai pericolosi barrayarani che se ne stavano lì a bocca aperta e occhi granati. Miles sperò di cuore che il sergente, che era piuttosto robusto, smettesse di essere tanto nervoso.

— Questo portello pedonale — Bel indicò quello da cui erano appena entrati — è quello che è stato aperto da personale non autorizzato. La scia di sangue terminava sulla soglia, in una chiazza irregolare. Iniziava a qualche metro di distanza, non lontano dalla porta che immette nella stiva adiacente. È qui che abbiamo trovato la maggior parte di sangue.

Miles seguì Bel, osservando il pavimento. Erano passati diversi giorni dall’incidente, ma nonostante fosse stato pulito conservava tracce dell’accaduto.

— Ha scoperto la cosa personalmente, portomastro?

— Sì, circa un’ora dopo l’incidente. A quel punto era già arrivata molta gente, ma la Sicurezza era riuscita a mantenere l’area incontaminata.

Miles si fece scortare da Bel lungo tutta la stiva, mentre l’ermafrodita gli illustrava nel dettaglio ogni possibile uscita. Era un ambiente spoglio, pratico, efficiente; alcuni macchinari per la movimentazione del carico stavano parcheggiati dalla parte opposta del vano, accanto a una cabina di controllo stagna, dall’interno buio. Miles chiese a Bel di aprirla e diede un’occhiata all’interno. Ekaterin gli camminava accanto, chiaramente contenta di avere l’opportunità di sgranchirsi le gambe dopo essere stata costretta alla quasi immobilità a bordo della Kestrel per tanti giorni. La sua espressione, mentre osservava la grande stiva fredda e rimbombante, era pensierosa e quasi nostalgica.

Tornarono nel punto dove probabilmente era stata tagliata la gola al tenente Solian, e discussero sulla possibile dinamica suggerita dalla distribuzione delle macchie di sangue. Roic osservò intorno con vivo interesse professionale. Miles convinse una guardia quad a cedergli il suo flottante; questi acconsentì e uscito dal suo guscio, sedette sul pavimento accucciato sulle braccia inferiori, con l’aria di una grossa rana corrucciata.

Il movimento di un quad in un campo gravitazionale senza flottante era inquietante da osservare. Camminavano a quattro zampe, di poco più veloci di quanto avrebbe fatto un terricolo a gattoni, chinandosi in avanti e reggendosi sulle mani inferiori, con i gomiti in fuori. Davano un’idea di goffaggine e poca naturalezza, specialmente in confronto all’agilità e la grazia che possedevano in assenza di gravità.

Con Bel che si prestava a fare il cadavere, avendo Miles giudicato che avesse più o meno le stesse dimensioni di un komarrano maschio, fecero degli esperimenti per verificare quanto fosse facile per una persona in un flottante trascinare una settantina di chili di materia inerte per i diversi metri che dividevano quel punto dal portello stagno. Bel non era di corporatura snella e atletica come un tempo, e quelle sue masse aggiunte rendevano più difficile per Miles considerare Bel un maschio, come lo riteneva un tempo. Il che forse non era un male. Miles, che aveva le gambe ripiegate goffamente in un vano che non era stato progettato per arti come i suoi, faticò molto a spostare il corpo di Bel, il cadavere, manovrando i controlli con una mano grosso modo all’altezza dell’anca mentre con l’altra lo afferrava per gli abiti.

Da parte sua Bel faceva pendere artisticamente ora un braccio, ora una gamba dal flottante, e poco ci mancò che Miles suggerisse di far colare dell’acqua dalla manica dell’ermafrodita per simulare la perdita di sangue. Ekaterin trovò il compito quasi altrettanto difficile e Roic, sorprendentemente, ancora di più. Era più forte ma anche più grosso, e le sue dimensioni gli rendevano scomodo infilarsi nel flottante: i suoi movimenti sembravano goffi. Il sergente quad rivolse a Miles un’occhiataccia.

Non era difficile, spiegò Bel, procurarsi un flottante, perché quei mezzi erano considerati proprietà comune, anche se i quad che passavano molto tempo nelle zone fornite di gravità, generalmente ne possedevano uno privato. Ce n’erano nelle rastrelliere accanto ai punti di passaggio fra le sezioni con e senza gravità, in modo che qualunque quad potesse prenderne uno e usarlo, per poi rimetterlo a posto una volta utilizzato. Avevano un numero di serie che serviva per la manutenzione, ma, oltre a questo, non era possibile identificarli. Chiunque, perfino i soldati barrayarani ubriachi in libera uscita, poteva procurarsene uno semplicemente andando a una rastrelliera e salendoci a bordo.

— Quando abbiamo attraccato per la prima volta, sull’altro lato della Stazione, ho notato diversi piccoli scafi personali che gironzolavano nello spazio: spingitori, baccelli, navicelle intersistema — disse Miles a Bel. — Qualcuno potrebbe aver raccolto il corpo di Solian poco dopo essere stato buttato fuori dal portello, e averlo rimosso senza lasciare praticamente nessuna traccia. A questo punto potrebbe trovarsi dovunque, magari dentro un baccello o ridotto in pezzi da un tritarifiuti, o magari lasciato a mummificarsi in qualche crepaccio di un asteroide. Sarebbe un’altra possibile spiegazione del perché non lo abbiamo trovato nemmeno là fuori. Ma è uno scenario che richiede la partecipazione di due persone, e premeditazione, oppure di un singolo individuo in grado di muoversi molto in fretta. Quanto tempo avrebbe avuto una sola persona, fra il momento in cui ha tagliato la gola a Solian e il suo recupero nello spazio?

Bel, che si stava risistemando l’uniforme e ravviando i capelli dopo essere stato trascinato per l’ultima volta lungo la stiva, suggerì: — Diciamo che sono passati fra i cinque e i dieci minuti, tra il momento in cui il portello ha compiuto il suo ciclo e il momento in cui la sicurezza è arrivata a controllare cosa stava succedendo. Venti minuti al massimo prima che si cominciasse a cercare il corpo là fuori nello spazio. In trenta minuti… sì, sarebbe stato possibile buttare fuori il corpo, correre a un’altra stiva, saltare in un piccolo scafo, arrivare di corsa là fuori e ripescarlo.

— Bene. Voglio un elenco di qualunque cosa sia uscita dalla Stazione in quel periodo di tempo. — Poi, pensando alle guardie quad in ascolto, Miles si ricordò di aggiungere. — Se non le dispiace, portomastro Thorne.

— Certamente, Lord Ispettore Vorkosigan.

— Sembra strano che qualcuno si sia preso tutto quel disturbo per rimuovere il corpo e abbia lasciato il suo sangue dappertutto. Che si sia trattato di un problema di tempo? Che abbia cercato di tornare a pulire, ma sia arrivato troppo tardi? Che ci fosse qualcosa di molto strano nel cadavere che andava assolutamente nascosto?

Porse si era semplicemente trattato di panico cieco, ammesso che l’omicidio non fosse premeditato. Miles non faticò a immaginare che qualcuno, comunque non uno spaziale esperto, buttasse un cadavere fuori da un portello e solo dopo averlo fatto si rendesse conto di quanto poco efficace fosse come mezzo di occultamento.

Sospirò. — Tutto questo non ci sta portando molto avanti. Andiamo a parlare con quegli idioti.

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