Si deve riconoscere che l’uomo è un animale sociale nello stesso senso, benché in modo diverso, in cui le formiche e le api sono creature sociali. Perché un formicaio prosperi, ci devono essere leggi naturali per proteggerlo da sfavorevoli azioni da parte dei suoi membri. Non è sufficiente parlare di istinti per prevenire azioni antisociali. Ci sono mutazioni di istinti come di forma, nelle formiche come nelle altre creature. Non è neppure sufficiente parlare di pressione sociale, che tra le formiche sarebbe un impulso a distruggere i membri devianti della comunità. Ci sono leggi naturali per proteggere un formicaio contro il controllo-istinto che lo distruggerebbe, come contro l’abbandono degli istinti o delle azioni necessarie al formicaio come un insieme. Ci sono, in breve, leggi naturali e forze naturali che proteggono le società dei loro stessi membri. Nella società umana…
Le superstrade erano naturalmente superbe. L’automobile filava e il suo comunicatore incominciò a blaterare quando qualcuno, nella parte non danneggiata dell’edificio di controllo della griglia annunciò istericamente che un estraneo aveva ucciso degli uomini e se n’era andato con un auto. L’uomo descrisse la strada che aveva preso e comandò di intercettarlo, ordinò con voce stridula che fosse ucciso, ucciso, ucciso!
Poi subentrò un’altra voce. Questa voce era secca e freddamente furiosa e abbaiò precise istruzioni.
Calhoun si trovò su una strada che curvava graziosamente in salita. Si alzava ed egli era a mezza altezza fra due torri quando una vettura sfrecciò verso di lui. Prese con la sinistra il fulminatore. Nella frazione di secondo in cui la macchina lo incrociò, premette il grilletto: Ci fu una mostruosa esplosione di fumo e di fiamme quando le batterie Duhanne entrarono in corto circuito e vaporizzarono metà della vettura.
Si sentirono altre voci. Qualcuno aveva notato l’esplosione. La voce del comunicatore urlò di fare silenzio.
— Tu! Se l’hai beccato, vieni a rapporto!
— Ciii, cii, ciii, — chiacchierò eccitato Murgatroyd.
Ma Calhoun non si presentò a rapporto.
— Ha beccato uno di noi! — urlò la voce gelida. — Superatelo e colpitelo.
L’auto di Calhoun discese dal lato opposto del ponte. Fece una curva su due ruote. Sfrecciò davanti a due giganteschi edifici vuoti e giunse a una strada laterale, vi si infilò, giunse ancora a un bivio, prese la strada di sinistra e poco dopo si diresse a destra. Ma le voci continuavano a risuonare nel comunicatore. Uno degli invasori ebbe l’ordine di andare sul ponte più alto possibile dal quale potesse controllare tutte le strade sottostanti. Altri dovevano appostarsi qua e là… e stare in agguato! Un gruppo di quattro automobili stava uscendo dall’edificio dei magazzini. Fulminate ogni automobile in movimento. Fulminatela! E fate rapporto, fate rapporto!
— Sospetto, — disse Calhoun a Murgatroyd che stava accanto a lui agitato, — che questa si chiami tattica militare. Se ci circondano… comunque non sono poi tanti. L’obbiettivo nostro è uscire dalla città. Abbiamo bisogno di aver una maggiore scelta di azione. Quindi…
Il comunicatore diede affannosamente l’annuncio di averlo visto da un ponte appeso come una ragnatela nel più alto punto della città. Si stava dirigendo…
Cambiò direzione. Finora aveva visto soltanto una delle vetture inseguitrici. Ora si diresse di corsa lungo superstrade sinuose e vuote, tra torri disabitate e pareti di balconi con vuote occhiaie di finestre che lo guardavano da tutte le parti.
Era una cosa da incubo a causa della magnificenza e del vuoto della città tutt’intorno a lui. Si tuffò in splendide superstrade, attraverso ponti dagli archi delicati, attraverso pazze ramificazioni di arterie di traffico minori. E non vide movimento da alcuna parte. Il vento fischiava oltre i finestrini e le gomme levavano un lamento altissimo, il sole splendeva e piccole nubi fluttuavano nel cielo tranquillamente. Non c’era segno di vita o di pericolo da nessuna parte sulle splendide superstrade o nei begli edifici. Soltanto delle voci borbottavano nel comunicatore. Era stato visto qui, sfrecciando lungo una curva sopraelevata. Aveva evitato un’imboscata per puro caso… Era…
Vide del verde a sinistra. Si tuffò in una rampa verso uno dei piccoli parchi della città.
E mentre usciva dai guard-rail di pietra della strada il tetto della vettura esplose verso di lui. Sterzò e s’infilò in una zona cespugliosa, strappò dalla macchina Murgatroyd malgrado si fosse afferrato alla vettura con zampe e coda e si tuffò nel sottobosco. In qualche modo riuscì a non perdere la pistola a spruzzo.
Corse, togliendosi con la mano libera gocce solidificate di metallo rovente dagli abiti e dalla carne. Facevano un male abominevole. Ma l’uomo che aveva sparato non avrebbe creduto di averlo mancato, poiché il suo colpo era stato immediatamente seguito dalla distruzione della vettura. L’uomo avrebbe annunciato il suo successo prima di andare a cercare il cadavere della sua supposta vittima. Ma sarebbero giunte altre vetture. Al momento era necessario per Calhoun andare altrove, e in fretta.
Udì il rumore delle automobili che sopraggiungevano mentre ansava e sudava attraverso il fogliame del parco. Raggiunse l’estremità e una strada oltre la quale c’era una bassa muraglia di pietra. Capì immediatamente cosa fosse. Le strade di servizio correvano incassate, per la maggior parte coperte per nasconderle alla vista ma di tanto in tanto aperte per la ventilazione. Era entrato in città su una di esse. Qui ce n’era un’altra. Si arrampicò sulla parete e la scavalcò. Murgatroyd lo seguì temerario e eccitato.
Era un bel salto e barcollò quando giunse a terra. Sentì sopra di sé un fruscio. Un’auto passò veloce. Pochi istanti dopo ne passò un’altra.
Zoppicando, Calhoun corse verso il più vicino portale dl servizio Entrò e lo richiuse. Scottato e dolorante, salì fino ai piani superiori dell’edificio. Poco dopo guardò fuori. La sua auto era stata distrutta in uno dei più piccoli parchi della città. Ora c’erano altre auto a intervalli di duecento metri tutt’intorno. Si credeva che lui si trovasse da qualche parte fra i cespugli. Oltre alle auto che circondavano la sua c’erano ora una ventina di uomini che ricevevano ordini da una figura autorevole che stava in mezzo a loro.
Si dispersero. Stando a distanza di una ventina di metri l’uno dall’altro incominciarono a muoversi nel parco. Giunsero altri uomini e rinforzarono il cordone che si supponeva dovesse bloccarlo. Non sarebbe riuscita a fuggire una mosca.
Quelli che marciavano attraverso il parco incominciarono a ridurlo in cenere metodicamente davanti a loro con i fulminatori.
Calhoun osservava. Poi si ricordò qualcosa e impallidì. Due giorni prima mentre era con i fuggiaschi nella radura, Kim Walpole aveva chiesto ansiosamente se quelli che aveva salvato potevano fare qualcosa per lui. E lui aveva detto che se avessero visto il fumo di un grande fuoco nella città potevano venire a indagare. Non aveva avuto la minima intenzione di ricorrere a loro, ma essi potevano vedere quella nube di fumo e credere che lui avesse bisogno del loro aiuto.
— Dannazione! — disse irritato a Murgatroyd. — Dopo tutto c’è un limite a ciascuna serie di azioni con conseguenze causali probabilmente favorevoli. Sarà bene che ne inizi un’altra. Avremmo potuto ridurre gli invasori e far scappare via gli altri, ma io avevo bisogno di usare un’auto! E questo ha portato all’accensione accidentale di un fuoco. Quindi ricominciamo da capo con una nuova politica.
Esplorò il palazzo rapidamente. Preparò i suoi piani e ritornò alla finestra dalla quale aveva guardato. La spalancò.
Aperse il fuoco con il suo fulminatore. La distanza era grande, ma con il raggio ridotto alla minima apertura finale riuscì a eliminare un numero soddisfacente di uomini prima che si precipitassero verso il palazzo, scatenando davanti a loro uno sbarramento di fuoco che distrusse le finestre e fece fumare le pareti dell’edificio, furiosamente.
— Questa, — disse Calhoun, — è l’occasione in cui dobbiamo cambiare il loro vantaggio numerico e di armamento in una circostanza sfavorevole per loro. Saranno coraggiosi perché sono molti. Andiamo!
Andò incontro a quattro automobili cariche di fuggiaschi, con le mani alzate. Non desiderava essere ammazzato per sbaglio. Quando Kim e gli altri emaciati sopravvissuti si furono raccolti attorno a lui disse in fretta:
— Va tutto bene. Abbiamo un sacco di prigionieri ma per il momento non ci preoccuperemo di nutrirli per via endovenosa. Come avete ottenuto le automobili?
— I cacciatori, — disse Kim con aria selvaggia. — Li abbiamo trovati, li abbiamo uccisi e abbiamo preso le loro auto. Abbiamo anche trovato altri fuggiaschi e io li ho guariti… o almeno guariranno presto. Quando abbiamo visto il fumo ci siamo diretti in città. Alcuni di noi hanno ancora la peste, ma tutti abbiamo avuto le iniezioni di siero. E metà di noi ora sono armati.
— Tutti abbiamo le armi, — disse Calhoun. — E fin troppe. Gli invasori stanno dormendo abbastanza tranquillamente… quasi tutti. Ne ho colpiti diversi con il fulminatore e non si rialzeranno. Tuttavia la maggior parte di loro ha tentato di assaltare un edificio da cui li avevo colpiti. Ho assistito un bel po’ di tempo e poi me ne sono andato dopo aver immesso nel condizionatore d’aria il destroetile. Murgatroyd ed io abbiamo atteso il momento necessario e poi abbiamo prolungato il loro periodo di sonno con iniezioni di polisolfato. Dubito che ci saranno ancora guai con i macellai. Ma dobbiamo andare all’astronave con la quale sono sbarcati. L’ho sistemata in modo che non possa prendere il volo, ma ci sono delle chiamate dallo spazio e il solo spaziofono in funzione è quello dell’astronave. Il primo carico di coloni immunizzati e entusiasti è ora in orbita, concedendo agli uomini della base a terra ancora un po’ di tempo per rispondere. Voglio che siate voi a parlargli.
— Faremo atterrare la loro nave, — disse vogliosamente l’uomo con la grande barba nera, — e li fulmineremo quando usciranno dallo sportello.
Calhoun scosse la testa.
— Al contrario, — disse soavemente. — Voi indosserete le uniformi dei vostri prigionieri e vi farete vedere gioiosi dai nuovi venuti per mezzo degli schermi dello spaziofono. Fingerete di essere i tipi che abbiamo messo tranquillamente a dormire, e direte che la peste ha funzionato fin troppo bene. Direte che ha distrutto gli abitanti originari, che sareste poi voi, e si è tramutata in una dozzina di altre pestilenze che hanno distrutto tutti i bravi macellai che erano venuti a ripulire il pianeta. Darete i particolari degli altri tipi di peste in cui si è trasformata la prima. Sarete patetici. Li pregherete di atterrare e di raccogliervi, voi quattro o cinque sopravvissuti, morenti, pieni di peste e altamente contagiosi. Direte che la peste si è mutata al punto che anche gli animali nativi ne stanno morendo. Tutto quel che vola sta cadendo al suolo morto. Dipingerete Maris III come un pianeta sul quale la vita animale non potrà sperare di vivere mai più… e li pregherete di scendere a raccogliervi per portarvi a casa con loro.
L’uomo della grande barba lo fissò e poi disse, — Ma loro non atterreranno.
— No, — approvò Calhoun — non lo faranno. Torneranno a casa. A meno che il governo non li faccia uccidere prima che parlino, diranno al loro mondo quello che è accaduto. Saranno mezzo morti di paura all’idea che le iniezioni immunizzanti che hanno ricevuto si tramutino e li trasformino in vittime della peste come vi sarete finti voi. E che cosa credete che accadrà nel mondo dal quale sono venuti?
Kim disse con ardore. — Uccideranno chi li governa. Tenteranno di farlo prima di morire dalla peste che immaginano di avere. Si rivolteranno. Se un uomo avrà il mal di pancia impazzirà dalla paura e ucciderà un funzionario del governo perché riterrà di essere stato assassinato dal proprio governo.
Kim trasse un lungo sospiro. Sorrise di un sorriso niente affatto allegro.
— Mi piace, — disse con una specie di calma mortale. — Mi piace proprio tanto.
— Dopo tutto, — disse Calhoun, — una volta che fosse stato creato un impero, con le popolazioni soggiogate tenute tranquille dalla minaccia della peste, quanto tempo sarebbe passato prima che la popolazione originaria fosse essa stessa resa schiava con la stessa minaccia? Andate, inventate qualche bella peste e assumete un aspetto terrificante. Del resto lo sa il cielo se siete abbastanza magri! Ma potete sembrare in peggiori condizioni se vi ci mettete! Ho già detto che un medico qualche volta deve usare la psicologia oltre alle misure normali contro una pestilenza. Il Servizio Medico fra breve controllerà quel pianeta, ma penso che le sue ambizioni di essere un rischio sanitario per il resto della galassia siano terminate.
— Sì, — disse Kim. Si allontanò. Poi si fermò. — Che ne facciamo dei prigionieri? Sono incoscienti ora. Che ne facciamo?
Calhoun alzò le spalle.
— Oh, li lasceremo dormire finché avremo finito di riparare la griglia di atterraggio. Penso di poter essere di aiuto in questo.
— Ognuno di loro è un assassino, — brontolò l’uomo dalla grande barba.
— È vero, — disse Calhoun. — Ma il linciaggio è una brutta faccenda. Offre anche la possibilità di conseguenze casuali sfavorevoli. Cerchiamo prima di sistemare la faccenda della nave dei coloni.
E lo fecero. Fu bizzarro come potessero prendersi una specie di godimento nel fingere un disastro immaginario ancor più grande di quello che essi stessi avevano subìto. I loro occhi brillavano di felicità mentre portavano a termine il loro incarico.
La nave passeggeri se ne andò. Non ebbe un viaggio piacevole, quando atterrò i suoi passeggeri si precipitarono fuori dallo spazioporto e raccontarono la loro storia. Il loro mondo natale fu preso da un panico che era tanto più incontrollabile in quanto la popolazione era stata ben accuratamente informata di quanto sarebbero state mortali le pestilenze addomesticate per gli abitanti dei mondi che essi avrebbero voluto conquistare. Ma ora credevano che le pestilenze addomesticate si fossero rivoltate contro di loro.
Le morti, specialmente tra i membri delle classi dirigenti, furono approssimativamente uguali in numero a quelle che avrebbe provocato un’epidemia mortale.
Ma su Maris III le cose andavano perfettamente. Circa una ottantina e più di persone, furono trovate e curate e alla fine diedero una mano a risolvere la faccenda dei prigionieri addormentati. Fu quasi una fatica d’amore. Certamente diede grandi soddisfazioni. La griglia di atterraggio era di nuovo in funzione due giorni dopo l’allontanamento della nave passeggeri. Presero la nave spaziale atterrata e distrussero i suoi motori e i suoi mezzi di comunicazione, oltre alle batterie Duhanne. Aprirono le culatte dei razzi e dispersero il carburante, risparmiandone solo quel tanto necessario alla piccola Nave Medica. Naturalmente portarono via le scialuppe di salvataggio.
Poi fecero riprendere conoscenza ai macellai invasori e li misero uno dopo l’altro nella nave spaziale con la quale erano arrivati. Quella nave ora era soltanto un involucro. Non poteva manovrare o usare i razzi o fare segnalazioni. I suoi schermi televisivi erano spenti; la Nave Medica ne aveva utilizzati alcuni.
Poi usarono la griglia di atterraggio, con Calhoun che controllava i calcoli, e misero in orbita i loro prigionieri in attesa delle autorità competenti. I loro prigionieri avrebbero potuto nutrirsi, ma ogni tentativo di fuga sarebbe stato un suicidio. Non potevano proprio tentare di fuggire.
— Ed ora, — disse Calhoun quando il pianeta fu ancora una volta privo di estranei, — ora porterò la mia nave nella griglia. Ricaricheremo le mie batterie Duhanne e rimetteremo in funzione i miei schermi. Posso farcela fin qui con i razzi, ma arrivare al Quartier Generale è lunga. Quindi farò il mio rapporto e una squadra specializzata verrà qui e controllerà il pianeta, comprese le pesti artificiali. Faranno pure in modo di sistemare i prigionieri in orbita. Non è affar mio. Forse Dettra Due avrà piacere di farseli consegnare. Nel frattempo potranno fare un bell’esame di coscienza.
Kim disse, aggrottando la fronte:
— Tu ci hai messi nel sacco. Ci hai tenuti tanto occupati che si siamo scordati di un uomo. Hai detto che ci sarebbe stato un microbiologo nel gruppo degli invasori. Hai detto che probabilmente era l’uomo che aveva inventato la pestilenza. E lui è là in orbita con gli altri… Non avrà più di quello che avranno loro! Tu ci hai messo nel sacco! Quello merita un trattamento speciale!
Calhoun disse con molta calma:
— La vendetta è sempre portata ad avere delle conseguenze casuali sfavorevoli. Lasciatelo stare. Non avete alcun diritto di punirlo. Avete solo il diritto di punire un bambino per correggerlo, o di punire un uomo per trattenere gli altri dal fare quello che ha fatto lui. Vi aspettate di poter correggere l’uomo che ha inventato la peste che è fiorita quaggiù e che voleva usarla per creare un impero di schiavi? E pensate che altri debbano essere trattenuti dal tentare la stessa cosa?
Kim disse a denti stretti:
— Ma è un assassino! Tutto quel che è accaduto è dovuto a lui! Merita…
— Una punizione adeguata? — domandò aspramente Calhoun. — Non avete il diritto di infliggergliela! D’altra parte pensate a quel che gli spetta.
— Lui è… è… — Il volto di Kim mutò espressione. — Lui è lassù in orbita, impotente, con tutti i suoi macellai intorno a lui che gli rimproverano il guaio in cui si trovano. Non hanno niente altro da fare che odiarlo… Niente altro…
— Non hai creato tu quella situazione, — disse Calhoun freddamente. — L’ha fatto lui. Tu hai semplicemente messo i prigionieri in un posto sicuro perché altrimenti sarebbe stato difficile custodirli. Ti suggerisco di dimenticarlo.
Kim sembrava stare male. Scosse la testa per schiarirla. Tentò di espellere l’uomo che aveva pianificato un puro orrore fuori dalla sua mente. Disse lentamente:
— Vorrei che potessimo fare qualcosa per te.
— Fammi fare una statua, — disse Calhoun seccatamente, — e tra venti anni nessuno saprà perché è stata scolpita. Tu ed Helen vi sposerete, no?
Quando Kim annuì, Calhoun disse: — quando verrà il momento, se ve ne ricorderete e penserete che ne valga la pena, voi due infliggerete il mio nome a un bambino. Quel bambino si chiederà perché e lo domanderà e così il ricordo di me rimarrà verde per tutta una generazione.
— Molto più a lungo, — insistette Kim. — Tu non sarai mai più dimenticato quaggiù.
Calhoun gli fece un bel sorriso.
Tre giorni dopo, il che significava sei giorni più a lungo di quanto si era aspettato di rimanere su Maris III, la griglia di atterraggio sollevò la piccola Nave Medica nello spazio. La bella città quasi del tutto vuota si allontanò mentre il campo della griglia portava la piccola astronave a cinque diametri planetari di distanza e poi la lasciava libera. E Calhoun fece voltare la Nave Medica e la orientò accuratamente verso quel punto dell’ammasso di Cetis in cui stava il Quartier Generale Medico. Premette il pulsante della superpropulsione.
L’universo turbinò. Lo stomaco di Calhoun sembrò rivoltarsi due volte ed egli ebbe la nauseante sensazione di girare vertiginosamente in quello che era in un certo qual modo un cono. Inghiottì. Murgatroyd emise dei suoni soffocati. Attorno alla nave non c’era più un universo percepibile. C’era un silenzio mortale. Poi incominciarono quei rumori occasionali che debbono essere forniti se non si vuole che un uomo impazzisca nel silenzio di morte di una nave che viaggia a trenta volte la velocità della luce.
Poi non ci fu più niente altro da fare. Nel viaggio in superpropulsione non c’è niente da fare che far passare il tempo.
Murgatroyd si afferrò i baffi destri con la zampa destra e li leccò elaboratamente. Fece la stessa cosa con i baffi di sinistra, poi contemplò la cabina, decidendosi per un posto morbido in cui andare a dormire.
— Murgatroyd, — disse severamente Calhoun. — Devo avere una discussione con te. Tu imiti noi umani un po’ troppo! Kim Walpole ti ha pescato che andavi in giro con una siringa, per fare un’altra iniezione ai nostri prigionieri di polisolfato. Avrebbe potuto ucciderli! Personalmente penso che sarebbe stata una buona idea, ma per un medico sarebbe stato un gesto assai poco etico. Noi professionisti dobbiamo reprimere i nostri impulsi! Hai capito?
— Ciii, — disse Murgatroyd. Si acciambellò e si drappeggiò la coda attorno al naso meticolosamente, apprestandosi ad assopirsi.
Calhoun si sistemò confortevolmente nella sua cuccetta. Prese un libro. Era la Probabilità e la condotta umana di Fitzgerald.
Incominciò a leggere mentre la nave si addentrava nel vuoto.