C’era un tormentato sperone di roccia tesa a precipizio sopra la valle e il vasto fiume che scorreva verso ovest e il mare, circa trecento metri più sotto. Trenta chilometri a est una barriera di montagne si ergeva contro il cielo e le cime sembravano addossarsi le une alle altre fino a una notevole altezza. Fin dove l’occhio poteva giungere, il terreno era ondulato e accidentato. Una macchiolina nel cielo discese rapidamente. Grandi ali si distesero e percossero l’aria, mentre gli occhi gelidi fissavano lo spazio roccioso: con pochi colpi d’ala Semper, l’aquila, atterrò, ripiegò le enormi ali e volse di scatto il capo, gli occhi fissi. Dei sottili finimenti tenevano una microtelecamera contro il suo petto. Camminando pomposamente, percorse la roccia fino al punto più alto e restò là immobile, figura solitaria e arrogante nell’immensità.
Si sentirono scricchiolii e fruscii e poi Sitka Pete, ansimante e ondeggiante, uscì all’aperto. Anche l’orso aveva dei finimenti e un bagaglio: la bardatura era complessa, perché doveva non soltanto sostenere il carico ad andatura normale, ma stando la bestia ritta sulle zampe posteriori non doveva impacciarla, impedendole di usare in combattimento le zampe anteriori.
Esplorò su e giù la radura e spiò oltre il bordo più lontano dello sperone: trotterellò all’altra estremità e guardò giù. Indagava con attenzione. Quando passò accanto a Semper e l’aquila spalancò il suo gran becco ricurvo, stridendo indignata, Sitka non le prestò attenzione. Si rilassò, soddisfatto, e si sedette disordinatamente, allungando le zampe posteriori. Aveva un’espressione simile alla benevolenza, mentre sorvegliava il paesaggio davanti e sotto di lui.
Ancora scricchiolii e, sbuffando, Sourdough Charlie arrivò con Huyghens e Roane dietro di lui. Anche Sourdough portava un basto. Poi ci fu un guaito e Nugget balzò fuori, spinto da una zampata della madre. Faro Nell apparve, portando fissata alla bardatura la carcassa di un animale simile al cervo.
Huyghens disse: — Ho scelto questo posto in una foto presa dall’alto e va bene per stabilire un rilevamento direzionale. Lo faccio subito.
Si tolse il suo carico dalle spalle, lo posò al suolo e ne estrasse un apparecchio evidentemente costruito da lui. Lo sistemò a terra e ne allungò l’antenna. Poi inserì un filo piuttosto lungo e dispiegò una minuscola antenna direzionale con alla base un preamplificatore ancora più piccolo. Roane si tolse il proprio sacco dalle spalle e guardò. Huyghens si mise una cuffia, guardò in su e disse seccamente: — Tenga d’occhio gli orsi, Roane. Il vento sale da dove siamo venuti e se qualcosa ci segue, gli sfex per esempio, sarà preceduto dal suo odore e gli orsi ci avviseranno.
Si diede da fare con gli strumenti che aveva portato. Udì i fischi, i crepitii, il rumore di fondo che poteva essere tutto tranne che un segnale umano. Allungò la mano e fece ruotare l’antenna direzionale. Dapprima appena accennato, poi più forte, giunse un ronzio raschiante. Quel ricevitore era stato però costruito soltanto per quella banda di lunghezze d’onda, ed era più efficiente della ricevente spaziale modificata. Rilevò tre brevi ronzii, tre lunghi, tre brevi ancora. Tre punti, tre linee, tre punti. Sempre uguale. SOS. SOS. SOS.
Huyghens effettuò una lettura e spostò l’antenna direzionale a una distanza accuratamente calcolata, poi effettuò un’altra lettura. Spostò l’antenna un’altra e un’altra volta ancora: misurando accuratamente e segnando ogni punto e trascrivendo le letture sullo strumento. Una volta che ebbe finito, aveva controllato la direzione del segnale non soltanto dall’intensità ma anche dalla fase: aveva il rilevamento più accurato possibile per un apparecchio portatile.
Sourdough grugnì sordamente. Sitka Pete annusò l’aria e da seduto si alzò in piedi. Faro Nell diede un colpo di zampa a Nugget, mandandolo a uggiolare in un angolo della radura, e si rizzò con il pelo irto a guardare dabbasso la via per la quale erano giunti. Huyghens esclamò: — Maledizione!
Si alzò in piedi e fece un gesto a Semper, che aveva voltato il capo a quei movimenti. Semper lanciò un grido rauco, poco rapace davvero, e si tuffò giù dallo sperone, lottando contro la forte corrente discendente oltre il ciglio. Huyghens aveva appena afferrato la sua arma, che Semper tornò indietro sopra le loro teste, e li oltrepassò maestosamente a un’altezza di trenta metri, inclinandosi e agitando le ali nel vento scomposto. Improvvisamente cacciò un grido, volò in tondo e gridò di nuovo. Huyghens prese un minuscolo ricevitore tv che gli pendeva da una cinghietta e guardò sul microvideo quello che veniva ripreso dalla telecamera fissata al petto di Semper: il terreno ruotava e ondeggiava sotto le ali dell’aquila e in mezzo agli alberi che scivolavano via si potevano scorgere delle figure in movimento. Dato il loro colore, non si potevano confondere. — Sfex — disse Huyghens.
— Sono in otto. Non li cerchi sulla nostra pista, Roane. Loro seguono le tracce parallelamente su entrambi i lati e così attaccano a ventaglio all’improvviso quando sono addosso alla preda. E attenzione! Gli orsi possono cavarsela con qualunque cosa riescano a raggiungere, quindi toccherà a noi occuparci degli altri! E miri al corpo! Le pallottole sono esplosive.
Tolse la sicura alla sua pistola. Faro Nell, lanciando tonanti grugniti, andò a piazzarsi tra Sitka Pete e Sourdough. Sitka le gettò un’occhiata e sbuffò come se la prendesse in giro per i suoi agghiaccianti grugniti. Sourdough brontolò concretamente e insieme con Sitka si separò da Nell: i due orsi si allontanarono in direzioni opposte, in modo da coprire un fronte più vasto.
Non c’erano altri rumori che lo stridio delle incredibili creaturine alate che costituivano gli uccelli di quel pianeta e il brontolio rabbioso e cupo di Nell, e poi lo scatto della sicura quando Roane si preparò a usare l’arma che Huyghens gli aveva dato.
Semper gridò ancora, sostenendosi appena sopra le cime degli alberi, mentre seguiva dall’alto mostruose forme bicolori. Otto belve blu-marrone balzarono di corsa fuori dal sottobosco.
Avevano delle frange di spine, corna, occhi fiammeggianti, e sembravano uscite direttamente dall’inferno. Come apparvero, spiccando balzi ed emettendo urli stridenti e spezzati, simili a quelli di gatti che si battono, ma mille volte più forti, tuonò l’arma di Huyghens, ma lo sparo venne coperto dall’esplosione del proiettile nel corpo di uno sfex. Un mostro blu-marrone balzò avanti, urlando. Faro Nell caricò furiosamente mentre la pallottola esplosa da Roane andava a perdersi contro un albero. Sitka Pete alzò le sue massicce zampe anteriori e le richiuse possentemente. Uno sfex morì.
Roane sparò ancora, Sourdough Charley sbuffò, piombò avanti, addosso a un mostro sputacchiante, lo rotolò pancia in su e lo squarciò con le zampe posteriori. La pelle del ventre degli sfex era più tenera che altrove. La bestia rotolò via dilaniandosi le proprie ferite. Un altro sfex si trovò sbattuto da parte nella battaglia intorno a Sitka Pete e si preparò a balzargli addosso alle spalle, ma Huyghens sparò con freddezza. Due si lanciarono verso Faro Nell e, mentre Roane ne uccideva uno, Nell si occupò dell’altro con furia spaventosa. Sitka Pete si avviò ondeggiando, ne stanò uno e lo uccise, e poi tornò indietro in cerca di un altro. Le due armi spararono insieme e all’istante non ci fu più niente contro cui combattere.
Gli orsi passarono da una carcassa all’altra: Sitka Pete grugnì e sollevò una testa ciondolante. Crash! Poi un altro. Li passò tutti, che dessero o no segni di vita. Una volta finito, erano tutti immobili. Semper discese. Aveva gridato e svolazzato sopra le loro teste durante la battaglia e ora atterrava rapidamente. Huyghens passò da un orso all’altro, calmandoli con la sua voce. Con Faro Nell ci volle più tempo che con gli altri; l’orsa stava leccando Nugget con appassionata sollecitudine e grugniva terribilmente mentre leccava.
— Venite qua, adesso — disse Huyghens quando Sitka mostrò di volersi sedere di nuovo. — Buttate queste carcasse giù dalla collina. Forza! Sitka, Sourdough! Dai!
Guidò i due maschi mentre sollevavano con una cert’aria di fastidio i mostri da incubo che essi stessi e le armi degli uomini avevano ucciso; li trasportarono sull’orlo dello sperone roccioso e li lasciarono cadere giù, scivolando e rimbalzando fino al fondo valle.
Huyghens disse: — Questo è perché i loro amichetti si radunino attorno a loro e piangano il loro dolore dove non ci sono delle nostre tracce che possano fargli venire certe idee. Se ci fosse stato vicino un fiume, li avrei gettati nel fiume in modo che seguissero la corrente e attirassero gli amici a lutto dove si fossero arenati. Intorno alla base, li faccio bruciare. Se dovessi lasciarli dove sono, andrei via sottovento. Una cinquantina di chilometri sarebbe già abbastanza.
Aprì la sacca portata da Sourdough e ne trasse dei grossi pezzi di bambagia e qualche litro di disinfettante. Curò i tre orsi uno dopo l’altro, pulendo non solo i tagli e i graffi, ma anche imbibendo in profondità la loro pelliccia, dove poteva essere sprizzata qualche goccia di sangue di sfex.
— Questo disinfettante ha anche un’azione deodorante — disse a Roane. — Altrimenti verremmo inseguiti da ogni sfex che ci passi sottovento. Quando partiremo, pulirò anche le zampe degli orsi, per la stessa ragione.
Roane era molto tranquillo. Aveva mancato il suo primo colpo con un’arma a pallottola (un raggio non ha l’efficacia di un proiettile esplosivo), ma sembrava essersi adirato con se stesso, dopo di che negli ultimi secondi di battaglia aveva sparato con molta attenzione e ogni pallottola era arrivata a segno. Ora disse amaramente: — Se mi sta dando istruzioni perché io possa continuare nel caso che lei venga ucciso, temo che non ne valga la pena!
Huyghens frugò nel suo sacco e dispiegò gli ingrandimenti delle vedute aeree di quella parte del pianeta e orientò attentamente la mappa prendendo dei punti di riferimento nel paesaggio; tracciò una linea estremamente accurata attraverso la foto, e osservò: — Il segnale di SOS proviene da qualche parte vicino alla colonia dei robot, penso un po’ più a sud… forse dalla miniera che hanno scavato sulla parte più lontana, certo, del Deserto Alto. Vede quello che ho segnato su questa mappa? Due rilevamenti, uno dalla base e uno da qui. Ho fatto una deviazione dal giusto tragitto per poter effettuare un rilevamento con un angolo diverso rispetto alla trasmittente, per essere sicuro del punto dal quale proviene il segnale. Poteva essere dall’altra parte del pianeta, ma non è così.
— La possibilità che ci siano altri naufraghi è astronomicamente piccola — protestò Roane.
— Nemmeno per sogno — dichiarò Huyghens. — Ci sono state navi che sono venute qui, alla colonia dei robot, e una potrebbe benissimo essere precipitata. E anch’io ho degli amici.
Impaccò di nuovo il suo apparecchio e fece un cenno agli orsi; li portò fuori del campo di battaglia e pulì molto attentamente le loro zampe, in modo che non lasciassero dietro una traccia di odore di sangue. Con un gesto ordinò all’aquila di levarsi in volo e disse ai Kodiak: — Andiamo, avanti! Dai!
Il gruppo discese la collina e calò di nuovo nella giungla. Ora era il turno di Sourdough di condurre e Sitka Pete vagava qua e là dietro di lui. Faro Nell seguiva gli uomini, in compagnia di Nugget. Teneva sul cucciolo un occhio estremamente vigile: era ancora piccolo, pesava soltanto tre quintali. Naturalmente, l’orsa era anche molto attenta ai pericoli alle spalle.
In alto, Semper agitava le ali volando in cerchi giganteschi e in lunghe spirali, senza mai allontanarsi troppo. Huyghens controllava continuamente il microvideo che riportava in ogni istante quello che veniva ripreso dalla telecamera aerea. Non era per niente la migliore ricognizione che si potesse immaginare, ma era la migliore che si poteva realizzare. Presto Huyghens disse: — Qui giriamo a destra: avanti il cammino è brutto e pare che un gruppo di sfex abbia ucciso qualcosa e stia mangiando.
Roane era sconvolto e scontento di sé. Così disse: — È contro la logica che dei carnivori siano così numerosi come lei dice! Ci deve essere una certa percentuale di altre specie animali, perché se fossero in troppi mangerebbero tutto e morirebbero poi di fame!
— Se ne vanno via per tutta la durata dell’inverno — spiegò Huyghens — che qui non è così rigido come si può pensare; e una grande quantità di animali sembra cominciare a moltiplicarsi proprio quando gli sfex sono al sud. E poi gli sfex non restano in giro per tutta la stagione calda. C’è una specie di punta massima e poi per settimane non se ne vede uno e poi di nuovo all’improvviso la giungla pullula di quelle bestie. Adesso, quindi, sono sulla strada per il sud. Apparentemente, in qualche modo, sono dei migratori, ma nessuno lo sa con certezza. — Seccamente, aggiunse: — Non ci sono stati molti naturalisti in giro per questo pianeta: la fauna è ostile.
Roane si inquietò. Era un ufficiale superiore del Controllo Colonie ed era abituato ad arrivare nelle basi coloniali completate o semicompletate e a fare un rapporto su quanto fosse stato fatto secondo i piani. Ora si trovava in un ambiente completamente ostile, la sua vita dipendeva da un colonizzatore illegale ed era impegnato in un’impresa demoralizzante e poco chiara, perché il segnale meccanico a impulsi poteva essere in funzione pur essendo i suoi costruttori morti da molto tempo: le sue idee a proposito di un mucchio di cose erano scosse.
Era vivo, per esempio, a causa di tre giganteschi orsi Kodiak e di un’aquila dalla testa calva. Lui e Huyghens avrebbero potuto essere difesi da diecimila robot e sarebbero stati uccisi ugualmente. Gli sfex e i robot si sarebbero reciprocamente ignorati e gli sfex avrebbero puntato dritto sugli uomini, che avrebbero avuto meno di quattro secondi di tempo per capire di essere attaccati, preparare una difesa e uccidere otto sfex.
Le convinzioni di Roane, uomo progredito, erano scosse. I robot erano un’eccellente trovata per fare il previsto, portare a termine quel che era programmato, cavarsela con il prevedibile. Ma i robot avevano anche delle lacune; potevano soltanto seguire le istruzioni: se capita questo fa’ questo, se capita quest’altro fa’ quest’altro. Ma, davanti a una circostanza diversa, i robot non potevano far nulla. Quindi i robot potevano funzionare bene soltanto in un ambiente dove non accadesse mai nulla di imprevisto e i loro sorveglianti non domandavano nulla di imprevisto. Roane era sgomento; in tutta la sua vita e nella sua carriera non gli era mai capitato di incontrare situazioni inaspettate.
Trovò Nugget, l’orsacchiotto, che lo seguiva trotterellando con aria abbattuta. Il cucciolo abbassò mestamente le orecchie quando si sentì osservato da Roane. L’uomo si rese conto che Nugget buscava un sacco di sberle disciplinari da Faro Nell. Era abbattuto fisicamente, proprio come Roane lo era psicologicamente. La sua inesperienza e la sua incapacità a sopravvivere da solo in quell’ambiente gli venivano martellate in testa.
— Ehi, Nugget — disse malinconico Roane. — La vedo proprio come la vedi tu!
Nugget si rallegrò visibilmente. Accelerò l’andatura e tentò di fare qualche capriola. Scrutava Roane con aria fiduciosa. Era alto un metro e mezzo alla spalla e se si fosse eretto avrebbe sovrastato l’uomo. Roane si avvicinò passò la mano sulla testa di Nugget. Era la prima volta in vita sua che sentiva della simpatia per una bestia. Sentì sbuffare dietro di sé e gli venne la pelle d’oca; si voltò. Faro Nell lo stava osservando: otto quintali di orsa a soli tre metri di distanza… e lo stava fissando negli occhi. In un momento di terrore, Roane si sentì raggelare dalla testa ai piedi. Poi si accorse che gli occhi di Faro Nell non stavano lampeggiando, l’orsa non brontolava, non emetteva quei ruggiti agghiaccianti che aveva avuto sullo sperone roccioso quando aveva soltanto intuito un pericolo per Nugget. L’orsa aveva uno sguardo mite e infatti un istante dopo si voltò per andare da sola a indagare su qualcosa che l’aveva incuriosita.
Il gruppo continuò a procedere mentre Nugget saltellava accanto a Roane e tendeva ad andargli addosso con l’allegra balordaggine dei cuccioli. Di quando in quando lanciava a Roane uno sguardo adorante, con l’affetto fulmineo e soverchiante dell’infanzia. Roane camminava faticosamente; si guardò di nuovo indietro dove Faro Nell vagava su di un’area più estesa. L’orsa era molto contenta di lasciare Nugget alle dirette cure dell’uomo; qualche volta il cucciolo le dava sui nervi.
Poco dopo, Roane chiamò: — Huyghens, guardi qui! Sono stato assunto come balia per Nugget!
Huyghens guardò indietro: — Oh, gli dia un paio di scappellotti e tornerà indietro da sua madre.
— Al diavolo, non lo farò! — disse Roane. — Mi piace!
Il gruppo proseguì.
Si accamparono al calar della notte. Ovviamente non potevano accendere un fuoco, perché tutti i minuscoli animali notturni dei paraggi sarebbero accorsi a danzare pazzamente nel chiarore. Ma non si poteva nemmeno lasciare il buio assoluto, perché i “nottambuli” cacciavano al buio. Quindi Huyghens dispose le lampade da recinti, che creavano un muro di luce crepuscolare intorno al loro capo, e cenarono con l’animale simile a un cervo che Nell aveva portato. Quindi dormirono, o almeno dormirono gli uomini, mentre gli orsi sonnecchiavano, sbuffavano, si destavano e riprendevano a sonnecchiare. Semper restò invece immobile, la testa sotto l’ala, appollaiata su un albero. Presto giunse un fresco alito di vento e in tutto il mondo ritornò lo splendore del mattino, diffuso sopra la giungla dal nuovo sole nascente. Così si levarono e ripresero il cammino.
Durante quella giornata dovettero fermarsi immobili come statue per due ore, mentre alcuni sfex seguivano perplessi la traccia degli orsi. Huyghens parlò calmo della necessità di un neutralizzatore di odori da usare sugli stivali degli uomini e sulle zampe degli orsi, il che avrebbe tolto agli sfex l’abitudine di seguire le loro tracce. Roane spinse più avanti l’idea e suggerì con convinzione che si sarebbe potuto ottenere un odore repellente per gli sfex, così da rendere gli uomini repellenti agli sfex. Con una trovata del genere, be’, gli uomini sarebbero potuti andare in giro senza venir molestati.
— Come delle cimici puzzolenti — disse Huyghens sardonico: — Un’idea eccellente! Molto razionale! Ne può essere orgoglioso!
E improvvisamente Roane, per qualche oscura ragione, non si sentì per niente orgoglioso dell’idea.
Si accamparono di nuovo. Alla terza notte si trovarono alla base della notevole muraglia del Deserto Alto, che di lontano poteva sembrare una catena montuosa, ma che in realtà era un altopiano desertico. Non era logico che un deserto si trovasse in alto, mentre il fondovalle aveva le sue piogge, ma il mattino seguente scopersero il perché: videro in lontananza, molto distante, un massiccio montuoso veramente enorme che si ergeva in fondo alla vastissima distesa dell’altopiano ed era simile alla prua di una nave. La montagna si allungava giusto secondo il senso dei venti dominanti, osservò Huyghens, e li divideva come la prua di una nave divide i flutti. Le correnti umide fluivano ai lati del Deserto, non sopra, e all’interno dell’altopiano un deserto arido si stendeva sotto i raggi del sole, più brucianti per la grande altezza.
Ci volle un’intera giornata per arrivare a metà del pendio. Mentre salivano, per due volte Semper passò stridendo sopra dei gruppi di sfex: si trattava di branchi molto più numerosi di quanto Huyghens ne avesse mai visti prima: da cinquanta a cento mostri tutti insieme, quando altrove una dozzina formava già un forte gruppo di caccia. Guardò nel microvideo che gli rimandava quello che passava sotto l’aquila Semper, a sei o sette chilometri di distanza. Gli sfex risalivano il pendio verso il Deserto Alto in una lunga fila. Cinquanta, sessanta, settanta bestie infernali.
— Sarebbe un bel guaio avere addosso quella masnada — disse candidamente a Roane. — Penso che non avremmo la minima possibilità di cavarcela.
— Ecco che un mezzo blindato autoguidato sarebbe utile — osservò Roane.
— Qualsiasi cosa corazzata — concesse Huyghens. — Un uomo, anche solo, in una base fortificata come la mia sarebbe salvo: ma, se uccidesse uno sfex, sarebbe finito. Dovrebbe restarsene intrappolato, respirando odore di sfex finché l’odore svanisce. E dopo di ciò non dovrebbe più uccidere altri sfex, altrimenti sarebbe assediato fino all’inverno seguente.
Roane non suggerì più i vantaggi dei robot in altre applicazioni. In quel momento, per esempio, stavano faticosamente avanzando su un pendio che si avvicinava ai cinquanta gradi: gli orsi salivano senza sforzo, nonostante i loro carichi, ma per gli uomini era una pena infinita. Semper, l’aquila, sembrava impaziente nei loro riguardi: gli uomini e gli orsi salivano così lentamente sul pendio che sorvolava!
Salì oltre il fianco della montagna e ondeggiò nelle correnti d’aria che turbinavano sul ciglio dell’altopiano. Huyghens controllò il microvideo. Si erano fermati a riprendere fiato e gli orsi li attendevano pazientemente. Roane, ansimando, disse: — Come diavolo fate ad addestrare degli orsi così? Posso capire Semper.
— Non li addestro affatto — disse Huyghens senza togliere gli occhi dal video — sono dei mutanti. Nel campo dell’ereditarietà, l’influenza del sesso sulle caratteristiche fisiche è cosa nota, ma ci sono stati degli studi accurati sull’influenza dei geni sui fattori psicologici. Sul mio pianeta natale c’era bisogno di un animale che potesse battersi come un demonio, vivere fuori dal suo ambiente e trasportare dei carichi. E andare d’accordo con gli uomini almeno quanto un cane. In passato si è cercato di ottenere le caratteristiche fisiche desiderate in un animale che avesse già la personalità che si cercava. Cioè, si pensava a qualcosa come un cane gigante. Ma poi giunsero alla strada opposta: scelsero nella Natura le caratteristiche fisiche che volevano, e vi inserirono la personalità, la psicologia. Questo è stato fatto un secolo fa: un orso Kodiak, che si chiamava Kodius Champion, fu il primo vero successo; aveva tutto quello che cercavano e questi orsi sono suoi discendenti.
— Hanno l’aria di essere normali — commentò Roane.
— Sono normali! — disse Huyghens accalorandosi. — Normali proprio come un onesto cagnolino! Non sono stati addestrati, come Semper, ma sono loro stessi che si addestrano da soli! — Tornò a guardare nel microvideo che teneva in mano e che mostrava il suolo centocinquanta, duecento, duecentocinquanta metri più su. — Adesso, Semper è un’aquila senza troppo cervello, è addestrata, è allenata… è un falco migliorato. Ma gli orsi vogliono stare con gli uomini, dipendono emotivamente da noi, come i cani! Semper è un servitore, loro invece sono compagni e amici; l’aquila è addestrata, loro sono fedeli; Semper è condizionata, loro ci amano; se l’aquila si rendesse conto che può abbandonarmi, lo farebbe, perché finora pensa che può mangiare solo quello che l’uomo le procura; gli orsi non lo farebbero, loro ci vogliono bene, e ammetto che anch’io gli sono affezionato. Forse è una conseguenza.
Seriamente, Roane disse: — Non le pare di parlare un po’ troppo, Huyghens? Io sono un ufficiale del Controllo Colonie, e prima o poi dovrò arrestarla. Ora lei mi ha detto qualcosa che localizza e individua quelli che l’hanno mandata qui; non sarà difficile trovare dove gli orsi vengono sottoposti a mutazioni psicologiche e dove un orso chiamato Kodius Champion ha lasciato dei discendenti. Adesso posso scoprire da dove viene lei!
Huyghens alzò gli occhi dal teleschermo e disse amichevolmente: — Non succederà niente. Anche là dai miei amici sono schedato come un criminale, perché è stato ufficialmente denunciato che io ho rubato questi orsi e sono fuggito con loro, cosa che sul mio pianeta è considerato il crimine più efferato che un uomo possa commettere. È peggio che il furto di cavalli al tempo del vecchio West sulla Terra! Il parentado dei miei orsi gode di grande considerazione. Io sono veramente un criminale, presso i miei.
Roane spalancò gli occhi: — Li ha rubati? — chiese.
— In confidenza, no — disse Huyghens. — Ma lo provi! — E aggiunse: — Dia un’occhiata a questo video, guardi che cosa vede Semper oltre il ciglio dell’altopiano.
Stringendo gli occhi, Roane guardò in su, dove l’aquila volava con grandi virate e impennate. In qualche modo, data l’esperienza dei giorni precedenti, Roane sapeva che Semper stava stridendo acutamente mentre volava. Poi sfrecciò verso il ciglio dell’altopiano.
Roane guardò l’immagine trasmessa: era soltanto di dieci per quindici centimetri, ma perfettamente priva di grana e con i colori accurati. Si spostava e roteava così come l’aquila scivolava via o rimontava in cerchi. Per un attimo lo schermo mostrò il ripido pendio e in un canto si riuscivano a vedere gli uomini e gli orsi grandi come formiche; poi l’immagine sfrecciò via e mostrò l’altopiano.
C’erano degli sfex. Un gruppo di duecento trottava verso l’interno del deserto. All’aperto si muovevano a loro agio. La telecamera roteò e ne apparvero altri ancora. Mentre l’aquila si innalzava e Roane teneva d’occhio il teleschermo, poté vedere altri sfex che raggiungevano l’orlo dell’altopiano lungo due stretti canaloni paralleli. Il Deserto Alto brulicava delle infernali creature. Era impossibile pensare che essi potessero trovare di che vivere, lassù. Erano visibili come mandrie di bestiame su un pianeta da pascolo.
Era semplicemente inammissibile; Huyghens osservò: — Migrano. L’avevo detto che lo facevano. Si dirigono in qualche posto. Sa una cosa? Dubito che sarebbe sano per noi attraversare il Deserto in mezzo a quella marea di sfex.
Roane imprecò, cambiando improvvisamente d’umore: — Ma il segnale continua ad arrivare di là! Qualcuno è ancora vivo alla colonia dei robot! Non dovremo mica aspettare che la migrazione finisca?
Huyghens fu preciso: — Non sappiamo ancora se qualcuno è vivo; forse hanno molto bisogno d’aiuto e noi dobbiamo raggiungerli. Ma nello stesso tempo…
Gettò un’occhiata a Sourdough Charley e Sitka Pete che si tenevano aggrappati pazientemente alla parete della montagna mentre gli uomini riposavano e parlavano. Sitka si era arrangiato a trovare un posto per sedersi, anche se doveva sempre tenersi ancorato con una delle sue zampe massicce.
Huyghens alzò il braccio, indicando una nuova direzione, e chiamò con voce decisa: — Via, andiamo! Avanti! Daai!