Seguirono i pendii del Deserto Alto senza risalire oltre il ciglio, dove gli sfex erano in gran numero, e senza discendere a fondovalle, dove gli sfex si radunavano. Si limitarono a spostarsi sui fianchi delle colline e sui pendii montani che dovunque salivano con una pendenza tra i trenta e i sessanta gradi e in questo modo non fecero molta strada, dimenticandosi praticamente che cosa significasse camminare in piano. L’aquila Semper si teneva sopra le loro teste durante il giorno, senza allontanarsi, e al calar della notte scendeva per prendere la sua razione di cibo che veniva portato da uno degli orsi.
— Gli orsi non rendono molto bene per il cibo che mangiano — disse Huyghens. — Un orso di una tonnellata ha bisogno di un mucchio di roba da mangiare. Ma ci sono fedeli, mentre Semper non sa cosa sia la fedeltà, è troppo stupida. Tuttavia è stata condizionata all’idea che può mangiare solo quello che gli uomini le forniscono. Gli orsi ne sanno di più, ma restano con noi nonostante questo. Li preferisco, questi orsi.
Era evidente che l’affermazione era molto più contenuta di quello che voleva essere. Fu durante un accampamento in cima a un grosso macigno che spuntava dalla parete rocciosa della montagna, a sei giorni dall’inizio del loro viaggio. C’era a malapena lo spazio per tutti e Faro Nell insisteva clamorosamente che Nugget fosse sistemato nel posto più sicuro, cioè sotto il fianco della montagna. Nell avrebbe piuttosto lasciato gli uomini sull’orlo esterno, ma Nugget uggiolava verso Roane, e così, quando Roane si accostò per consolarlo, Faro Nell si ritirò soddisfatta e grugnendo a Sitka e a Sourdough ottenne un posto sull’orlo del masso.
Erano affamati. Talvolta erano passati accanto a sottili rigagnoli che discendevano i fianchi della montagna e gli orsi avevano bevuto a lungo mentre gli uomini avevano riempito le borracce, ma era ormai la terza giornata che non cacciavano nulla. Huyghens non fece nemmeno il gesto di prendere dai pacchi qualcosa da mangiare per Roane e per se stesso e Roane non disse niente; cominciava a partecipare personalmente al legame tra uomini e orsi, che non si limitava semplicemente alla schiavitù delle bestie, ma era qualcosa di più, qualcosa che funzionava come uno scambio nei due sensi, lo sentiva.
Irritato, disse: — Dato che non sembra che gli sfex si diano alla caccia mentre salgono sull’altopiano, si dovrebbe trovare della selvaggina in giro. Quelle bestie non si curano di niente, mentre salgono.
Era abbastanza esatto: la normale formazione di caccia degli sfex era su due file parallele, in modo da circondare automaticamente qualunque cosa tentasse la fuga e da sopraffare chiunque tentasse di resistere; salendo invece sull’altopiano, gli sfex si mettevano in fila uno dietro l’altro, apparentemente seguendo piste tracciate da tempo immemorabile. Il vento soffiava attraverso il pendio e recava loro gli odori, ma i mostri non deviavano dal sentiero che avevano scelto. Salivano e basta.
Huyghens disse: — Prima di questi ne devono essere passati molti altri. Migliaia. Per giorni e settimane devono aver affollato queste piste; ne abbiamo visti decine di migliaia con la telecamera di Semper, ma devono essere innumerevoli; così i primi arrivati hanno spazzato via tutta la selvaggina che c’era e gli ultimi devono pensare a qualcosa d’altro, con quelle cose che hanno al posto del cervello.
Roane protestò: — Ma un numero così enorme di carnivori nel medesimo posto è impossibile! So che ci sono, ma è impossibile!
— Sono animali a sangue freddo — chiarì Huyghens — e non bruciano il cibo per sostenere la temperatura del corpo; dopo tutto, un mucchio di animali stanno senza mangiare per lunghi periodi e anche gli orsi vanno in letargo. Solo che questi mostri non stanno andando in letargo… e del resto non stanno nemmeno migrando verso il tropico.
Al buio, stava regolando il radioricevitore. Là non c’era il modo di fare il punto, perché la trasmittente era dall’altro lato del Deserto Alto, che in quel momento formicolava di sfex, le più feroci e mortali fra le bestie di Loren Due. Uomini e orsi sarebbero andati incontro al suicidio, tentando di attraversare il deserto in quel punto.
Comunque Huyghens accese la ricevente e ascoltò il brusio e i suoni aspri del rumore di fondo. Poi, il segnale: tre punti, tre linee, tre punti. Tre punti, tre linee, tre punti. Tre punti…
Huyghens spense. Roane disse: — Non sarebbe stato meglio rispondere al segnale prima di lasciare la base? Almeno li avremmo incoraggiati.
— Non credo che abbiano una ricevente — rispose Huyghens. — In ogni caso, non si aspettano una risposta per mesi e mesi e quindi difficilmente starebbero cercando di procurarsi del cibo per prolungare la durata delle loro scorte, quindi saranno troppo presi per dedicarsi alla costruzione di complicati sistemi di registrazione o di ripetizione.
Per un minuto o due Roane restò silenzioso, e poi: — Dobbiamo procurarci del cibo per gli orsi — disse. — Nugget ormai è svezzato e ha fame.
— Faremo anche questo — promise Huyghens. — Mi sbaglierò, ma mi pare che il numero degli sfex che stanno salendo la montagna va diminuendo di giorno in giorno. Forse eravamo incappati in pieno nella corrente migratoria e ora ce ne allontaniamo e gli sfex spariscono. Quando non ne avremo più tra i piedi, cercheremo di cacciare qualche “nottambulo” o cose del genere, ma temo che tutta la fauna sia stata spazzata via sulla loro pista di migrazione.
Non era vero del tutto. Nel cuore della notte fu svegliato da uno sbatter d’ali e dal grugnito degli orsi; l’aria mossa gli alitava sul viso. Accese rapidamente la lampada che portava alla cintura e il fascio di luce biancastra velò le cose e si perse lontano. Uno sbatter d’ali. Le stelle. L’orlo del masso sul quale si erano accampati. Grandi cose bianche gli vennero addosso volando.
Sitka Pete sbuffò sonoramente e colpì. Faro Nell grugnì e fece un balzo bloccando qualcosa fra gli unghioni. Lo stritolò. Huyghens capì e spense la luce. Poi disse: — Roane! Non spari! — Rimase in ascolto e udì al buio rumore di mascelle al lavoro. Poi, quando il rumore cessò: — Guardi! — disse e accese la lampada di nuovo.
Qualcosa dalla forma strana e dall’epidermide simile a quella degli uomini roteò e sbatté le ali verso di lui. Poi ce ne furono due, tre, dieci, venti… sempre di più.
Un’enorme zampa pelosa fulminò la cosa in mezzo al raggio di luce. Apparve un’altra zampa e colpì. Huyghens spostò la lampada, illuminando i tre grandi Kodiak che, ritti sulle zampe posteriori, con le anteriori colpivano le bestiole svolazzanti, incapaci di resistere al fascino della luce. Era impossibile riconoscerne i particolari, dato il loro pazzo carosello, ma erano quelle sgradevoli bestie notturne alate e con il corpo vagamente scimmiesco.
Gli orsi non ruggivano e non si agitavano: colpivano con un’aria di competenza e decisione da professionisti. Ai loro piedi si ammucchiavano gli animaletti uccisi.
Poi non ne restarono più in volo, e Huyghens spense la lampada mentre gli orsi masticavano e inghiottivano ingordamente al buio. Huyghens disse con voce calma: — Quelle cose sono carnivore e succhiano il sangue. Roane; succhiano il sangue alle loro vittime come vampiri e riescono a farlo senza svegliarle. Quando muoiono, i loro compagni li mangiano. Ma gli orsi hanno la pelliccia folta e si svegliano quando vengono toccati; e poi sono onnivori, a parte gli sfex mangiano qualunque cosa e di gusto. Si direbbe che quelle bestie notturne siano venute qui solo per cenare. E invece sono rimaste: sono loro, la cena… per gli orsi. Gli orsi vivono di quello che trovano.
Improvvisamente, Roane gridò: — Ehi! — e accese una piccola lampada, illuminando un filo di sangue che gli colava dalla mano. Huyghens gli passò la sua scatola tascabile di disinfettante e bende, e Roane fermò il sangue e bendò la mano. Fu allora che si accorse che Nugget stava mangiando. Quando diresse la luce sul cucciolo, Nugget inghiottì convulsamente e così Roane si accorse che Nugget aveva ucciso e divorato la bestia che gli aveva succhiato il sangue. Il mattino seguente, cominciarono a rimontare di nuovo la scarpata verso l’orlo dell’altopiano. A un certo punto, uscendo dal cerchio dei suoi pensieri, Roane disse penosamente: — I robot non avrebbero saputo far niente con quella specie di vampiri, Huyghens.
— Be’, si potrebbero costruire dei robot adattati per segnalarne la presenza; però dovrebbe spiaccicarli da solo. Io preferisco gli orsi. — Huyghens era in testa a condurre, perché là non serviva a nulla procedere con la formazione da foresta: sul ripido pendio gli orsi s’inerpicavano con facilità, e le loro zampe poderose facevano buona presa sulle rocce inclinate, ma gli uomini avanzavano con difficoltà. Due volte Huyghens si fermò per esplorare con il binocolo il terreno alla base della montagna. Aveva un’aria sollevata, mentre riprendeva il cammino: infatti il gigantesco sperone roccioso simile a una prua era visibilmente più vicino. Verso mezzogiorno apparve alto sopra l’orizzonte, a non più di venticinque chilometri di distanza, e Huyghens decise di fare l’ultima sosta.
— Sotto di noi non ci sono più assembramenti di sfex — disse con allegria — e per molte miglia non ne abbiamo visto nessuna fila salire i pendii. — Attraversare una pista di sfex significava attendere che un gruppo fosse passato e quindi compiere la traversata prima che ne arrivasse un altro. — Ho l’impressione che abbiamo attraversato il percorso della loro migrazione: vediamo cosa ci dice Semper.
Fece un gesto e l’aquila si levò in alto; come tutte le creature all’infuori dell’uomo, Semper tendeva ad agire solo fino a quando non fosse soddisfatto il suo appetito e quindi si adagiava a oziare o dormire: si era fatta gli ultimi chilometri appollaiata sul basto di Sitka Pete. Ora partì in alto e Huyghens guardò nel video.
Semper roteava, e l’immagine nel video oscillava e girondolava, e pochi istanti dopo l’aquila oltrepassò l’orlo dell’altopiano. Là c’era ancora della vegetazione, il terreno era ondulato e c’erano anche macchie di cespugli; ma, quando Semper salì ancora, apparve il vero deserto. Nei paraggi, comunque, non c’erano animali. Una volta sola, come l’aquila virò bruscamente, la telecamera inquadrò l’altopiano in profondità e Huyghens poté vedere in lontananza gli sfex; li vide ammassati come mandrie: ma, naturalmente, era impossibile che dei carnivori si riunissero in mandrie.
— Saliamo direttamente, adesso — dichiarò soddisfatto Huyghens. — Attraverseremo l’altopiano qui e potremo anzi contornarlo un pochettino sottovento. Credo che troveremo qualcosa di interessante, andando alla vostra colonia di robot. — Con un gesto della mano, spinse gli orsi a precederlo, verso la parte finale della scarpata.
Raggiunsero il ciglio alcune ore dopo, poco prima del tramonto, e trovarono della selvaggina: non molta, ma era sempre cacciagione, là sul margine erboso e macchiato di cespugli. Huyghens abbatté un ruminante dal pelo arruffato che certo non viveva nel deserto. Al cadere della notte ci fu un’improvvisa caduta della temperatura. Faceva molto più freddo che sui pendii sottostanti. L’aria era più rarefatta. Confuso, Roane ci pensò e d’un tratto capì la causa: sottovento rispetto allo sperone di roccia, l’aria era calma, non c’erano nubi e il terreno irradiava calore verso il vuoto. Poteva fare molto freddo, durante la notte.
— È molto caldo di giorno — aggiunse Huyghens quando glielo fece notare. — Il sole è già molto forte in atmosfera rarefatta, ma normalmente in montagna c’è vento. Qui, di giorno, il suolo diventerà come la superficie di un pianeta senza atmosfera. A mezzogiorno la temperatura della sabbia potrà arrivare a settanta-ottanta gradi, ma di notte sarà il gelo.
E fu così. Prima di mezzanotte Huyghens accese un fuoco: non ci doveva essere pericolo di trovare dei “nottambuli” con un freddo tale. Il mattino seguente gli uomini erano irrigiditi dal gelo, ma gli orsi grugnivano e si muovevano vivaci; sembravano vivificati dall’aria fredda del mattino. Difatti Sitka e Sourdough Charley divennero allegri e si misero a lottare amichevolmente, colpendosi l’un l’altro con delle zampate che erano date solo per finta, ma che avrebbero potuto sfasciare la testa a un uomo. Nugget li guardava eccitato e uggiolante. Faro Nell li considerava con disapprovazione tutta femminile.
Si incamminarono. Semper sembrava impigrita. Dopo un breve sorvolo discese per caracollare sul dorso di Sitka, come il giorno prima. Appollaiata lassù, guardava il terreno che, di mano in mano che avanzavano, cambiava diventando sempre più tipicamente desertico. Semper aveva l’aria accigliata e non avrebbe volato. Gli uccelli plananti non amano mettersi a volare quando non ci sono venti di cui approfittare. Per strada, Huyghens cercò di mostrare con esattezza a Roane dove si trovavano, utilizzando l’ingrandimento fotografico della foto presa dall’alto, e gli indicò il luogo da dove sembrava provenire il segnale di aiuto.
— Lo sta facendo per l’eventualità che le succeda qualcosa, vero? — disse Roane. — Ammetto che è logico, ma cosa vuole che possa fare io, da solo, per aiutare quei sopravvissuti, anche ammesso che ce la faccia a raggiungerli?
— Quello che lei ha imparato sugli sfex le sarà utile — rispose Huyghens. Gli orsi le saranno utili. E poi abbiamo lasciato alla mia base un messaggio che verrà letto da chiunque atterri laggiù, dove il radiofaro è sempre in funzione: qualcuno quindi troverà ie istruzioni per raggiungere il posto dove siamo diretti noi.
Roane arrancava accanto a lui. La linea verde del sottile confine del Deserto Alto era ormai lontana ed essi camminavano nella sabbia fine dell’altopiano.
— Senta un po’ — disse Roane — vorrei sapere una cosa: lei mi ha detto che nel suo pianeta d’origine lei è schedato come ladro di orsi. Mi ha detto che è una frottola per proteggere i suoi amici dalle inchieste del Controllo Colonie. Lei vive soltanto delle sue risorse, rischiando la vita ogni minuto di ogni giorno. Si è assunto anche il rischio di lasciarmi vivo. E adesso rischia ancora di più per portare un aiuto a degli uomini che dovranno testimoniare che lei è un criminale: perché lo fa?
Huyghens rise senza aprir bocca. Poi: — Perché non mi piacciono i robot, disse con calma. — Non mi va giù il fatto che stiano soppiantando l’uomo, che lo stiano rendendo subordinato a loro.
— Andiamo — insistette Roane — non capisco proprio come lei possa fare il criminale solo perché non le piacciono i robot. Né posso capire come gli uomini si possano lasciar subordinare dai robot!
— Ma è così — affermò pacatamente Huyghens. — Naturalmente, io sono un eccentrico. Però io vivo veramente come un uomo, su questo pianeta: vado dove mi pare e faccio quel che mi piace. I miei aiutanti, gli orsi, sono i miei amici. Se la colonia dei robot fosse stata un successo, crede che gli uomini avrebbero vissuto da uomini, laggiù? Difficile! Avrebbero dovuto vivere nella maniera permessa dai robot! Avrebbero dovuto restare all’interno di una barriera costruita per loro dai robot. Avrebbero dovuto mangiare solo quello che i robot potrebbero coltivare per loro, e nient’altro. Be’… quegli uomini non avrebbero potuto spostare un letto vicino alla finestra, perché altrimenti i robot domestici non avrebbero potuto lavorare! È vero, i robot li avrebbero serviti, nel modo esatto stabilito dai robot… Ma che cosa se ne sarebbe potuto cavare? Soltanto dei nuovi lavori da affidare ai robot!
Roane scosse il capo: — Finché gli uomini vogliono l’aiuto dei robot — disse — dovranno accontentarsi di quello che i robot possono fare. Se a lei questo aiuto non serve…
— Io voglio decidere da me quello che voglio — disse Huyghens, di nuovo calmo. — Non mi va di essere limitato a scegliere fra quello che mi offrono. Il mio pianeta lo abbiamo colonizzato un po’ con i cani e un po’ con le mani. Poi abbiamo adattato gli orsi e abbiamo finito l’opera con loro. Ora c’è la sovrappopolazione e sta diminuendo il posto per gli orsi e i cani… e gli uomini. Sempre più gente viene privata del diritto di scegliere tra quello che i robot ammettono. Più ci si mette nelle mani dei robot, più si restringe il campo delle scelte. Non vogliamo che i nostri figli si limitino a volere quello che i robot possono procurare! Non vogliamo che si immiseriscano al punto da rinunciare a quello che i robot non possono, o non vogliono dare! Vogliamo che essi siano uomini, donne… non dei dannati fantasmi che pigiano dei bottoni di comando dei robot in modo da sopravvivere per continuare a pigiare i bottoni di comando dei robot. Se questo non vuol dire essere subordinati ai robot…
— È un argomento emotivo — protestò Roane. — Non tutti la pensano così.
— Ma io sì — dichiarò Huyghens. — E così un mucchio di altri. La galassia è grande ed è possibile trovarci delle sorprese. L’unica cosa sicura, per i robot e per gli uomini che dipendono da loro, è che essi non sono in grado di cavarsela con l’imprevisto e sta per arrivare il momento in cui avremo bisogno di uomini che siano in grado di farcela. Per questo sul mio pianeta alcuni di noi hanno chiesto di colonizzare Loren Due: permesso rifiutato, troppo pericoloso. Ma gli uomini possono colonizzare qualsiasi pianeta, se sono degli uomini. Così io sono venuto qui per studiare il pianeta e in particolare gli sfex. Caso mai, ci si proponeva di chiedere di nuovo il permesso, provando che eravamo in grado di cavarcela anche con quelle bestie. Piano piano, è quello che sto facendo io. Invece il Controllo ha dato il permesso per una colonia di robot… e che cosa è successo?
Roane fece la faccia scura: — Lei ha preso la strada sbagliata, Huyghens — disse. — Era illegale. È illegale. È nello spirito pionieristico: piuttosto ammirevole, ma diretto male. Dopo tutto, è vero che furono i pionieri a lasciare la Terra per le stelle, ma…
Sourdough si rizzò sulle zampe posteriori e annusò l’aria. Huyghens spostò la sua arma in modo da averla a portata di mano; Roane fece scattare la sicura. Nulla.
— In un certo senso — disse Roane irritato — lei parla di libertà, cosa che la maggior parte della gente pensa sia tutt’uno con la politica. Lei invece afferma che è qualcosa di più e in linea di principio posso concederglielo. Ma da come la mette giù, sembra piuttosto una deviazione religiosa.
— È rispetto per se stessi — corresse Huyghens.
— Forse lei…
Faro Nell brontolò; con il muso spinse Nugget vicino a Roane e sbuffò verso l’uomo. Poi si accostò a Sitka e Sourdough, che stavano aspettando qualcosa rivolti all’immenso pianoro, e si mise in mezzo a loro.
Huyghens guardò attentamente nella direzione dove essi erano rivolti e poi tutt’intorno. Disse, piano: — Qui può finir male… Fortuna che non c’è vento. Venga, Roane! Su questa collina.
Corse avanti, seguito da Roane, con Nugget che trottava pesantemente dietro di loro. Raggiunsero il luogo sopraelevato, che era in realtà soltanto una duna un paio di metri più alta della sabbia circostante, e Huyghens scrutò di nuovo in giro, utilizzando il binocolo.
— Uno sfex — disse brevemente — solo uno! È completamente assurdo che uno sfex sia solo! Del resto, non è nemmeno logico che si radunino insieme a migliaia… — S’inumidì un dito e alzò la mano. — Niente vento. — Riprese il binocolo.
— Non si è accorto che siamo qui — aggiunse. — Sta andandosene. Nessun altro in vista… — Esitò, mordendosi le labbra. — Mi ascolti, Roane: voglio uccidere quello sfex per provare una cosa. C’è il cinquanta per cento delle probabilità che io ne ricavi qualcosa di veramente importante, ma… devo sbrigarmi. Se ho ragione… — Poi disse cupamente: — È una cosa da sbrigare in fretta. Cavalcherò Faro Nell, è più rapida. Non credo che Sitka e Sourdough se ne staranno buoni qui e Nugget invece non può correre abbastanza veloce: vuol restare qui con lui?
Roane trattenne il respiro. Poi disse calmo: — Lei sa cosa sta tacendo: va bene, resto.
— Tenga gli occhi aperti. Se vede qualcosa, anche lontano, tiri un colpo e noi torneremo subito. Non aspetti che qualcosa sia vicino, prima di sparare. Se vede qualcosa, spari immediatamente!
Roane assentì. Trovò stranamente difficile dire qualcosa. Huyghens si avvicinò agli orsi schierati e si arrampicò sul dorso di Nell, tenendosi bene alla sua folta pelliccia. — Via! — gridò. — Di qui, dai!
I tre Kodiak si lanciarono avanti di gran carriera. Huyghens ballonzolava e ondeggiava sul dorso di Nell. L’improvvisa volata disarcionò Semper, che si alzò sbatacchiando le ali e seguendo il gruppo a volo radente.
Fu una cosa fulminea. Un orso Kodiak può correre, se è il caso, come un purosangue. Sitka, Sourdough e Faro Nell piombarono dritti come frecce per più di mezzo chilometro addosso al mostro blu-marrone che si voltò ad affrontarli. La detonazione dell’arma di Huyghens, che sparò cavalcando Faro Nell, e l’esplosione del proiettile nel corpo dello sfex furono contemporanei: il mostro irto di aculei fece un balzo e morì.
Huyghens saltò giù da Faro Nell e frugò febbrilmente il terreno. Guardava, inclinando la testa da una parte.
Da lontano, Roane aguzzava lo sguardo. Huyghens stava facendo qualcosa allo sfex morto, mentre i due orsi maschi gli giravano intorno e Faro Nell lo guardava con grande attenzione. Sulla duna, Nugget uggiolò e Roane gli diede un colpetto con la mano. Nugget uggiolò più forte.
Huyghens si era raddrizzato, si avvicinò a Faro Nell e risalì in groppa all’orsa. Sitka voltò la testa indietro verso Roane e annusò l’aria; poi indietreggiò. Doveva aver fatto qualche cosa, perché Sourdough si mise al suo fianco e insieme le due bestie cominciarono a tornare al trotto. Semper si agitò, ma nell’aria immobile non riusciva a sostenersi facilmente; atterrò sulla spalla di Huyghens e ci si aggrappò.
Fu allora che Nugget ululò istericamente e cercò di aggrapparsi a Roane, come un cucciolo tende ad arrampicarsi su un albero nel momento del pericolo. Roane vacillò e cadde sotto il cucciolo. Fu allora che passò su di loro il lampeggiare della pelle squamosa e puzzolente e l’urlo spezzato e agghiacciante di uno sfex all’attacco. Il mostro aveva saltato troppo alto, basandosi sulla statura di Roane e di Nugget ritti in piedi e atterrando più oltre quando i due erano già caduti. Lo sfex rotolò.
Roane non udì altro che l’urlo agghiacciante, ma di lontano arrivarono Sitka e Sourdough alla velocità di un razzo. Faro Nell ruggiva e volava letteralmente sopra il terreno. Il cucciolo le corse incontro, lamentandosi, mentre Roane si chinava a raccogliere la sua arma. Agiva rabbiosamente seguendo solo l’istinto. Lo sfex balzò per inseguire il cucciolo e Roane roteò la sua arma come una clava. Era davvero troppo vicino per sparare e forse lo sfex si era voltato soltanto perché aveva visto Nugget fuggire. Ma Roane attirò ugualmente la sua attenzione roteando l’arma. E lo sfex si volse a lui.
Roane finì gambe all’aria: un mostro infernale di quattro quintali, mezzo felino e mezzo cobra velenoso, idrofobo e assassino, non può essere fronteggiato se, voltandosi su se stesso, ti piomba addosso.
Sitka arrivò in quell’istante, ruggendo cupamente. Si rizzò sulle zampe posteriori tuonando urli possenti e sfidando lo sfex e avvicinandosi guardingo. Arrivò Huyghens, ma non poteva sparare finché Roane era nell’area di distruzione dei proiettili esplosivi. Faro Nell ringhiava furibonda, combattuta fra l’urgenza di assicurarsi che Nugget fosse incolume e la sua furia scatenata di madre il cui virgulto è stato messo in pericolo.
A cavallo di Faro Nell, con Semper artigliata stupidamente alla sua spalla, Huyghens guardò impotente lo sfex che sputava e urlava verso Sitka mentre bastava che allungasse una sola zampa per uccidere Roane.