K.W. Jeter L’addio orizzontale

1

Quando si svegliò, davanti a sé vide due angeli che facevano l’amore.

Per qualche secondo, Axxter li guardò, frammenti di un sogno. Il sole fece capolino dalla distante barriera di nuvole sotto di lui, colorando di rosso il muro di metallo contro cui era appoggiato. Per tutta la notte vi era stato raggomitolato, come se la sua spina acrofobica avesse cercato di ritrovare in quella costruzione la sicurezza offerta dai pavimenti e dai soffitti. Nei suoi sogni era caduto, aveva orbitato lontano dalla grande curva ed era precipitato su nuvole abitate da piccoli volti sarcastici; poi, più piacevolmente, aveva sognato di addormentarsi, cullato dalla gravità e da quel solido metallo. Ma non aveva affatto sognato di fluttuare o di essere trasportato in un caldo abbraccio, trasformatosi poi in una danza di venti. Così, per un attimo, pensò che gli angeli fossero veri.

— Merda! — E girandosi nella sua cintura di sicurezza si morse le labbra per evitare altre manifestazioni di rabbia. Gli angeli di gas erano famosi per essere incostanti; potevano lasciarsi e dividersi, volare come sottili membrane e tuffarsi verso il basso e lungo la curva, prima che egli potesse prendere la sua telecamera. Ma lui aveva bisogno di soldi, e quello era davvero reale. Le piccole facce sarcastiche che avevano popolato i suoi sogni erano gli zeri del suo conto in banca.

Prese la telecamera che aveva nella borsa degli attrezzi, attaccata al cavo sotto la cintura di sicurezza — per un confuso istante si trovò appeso lontano dall’ondeggiante costruzione, a testa in giù verso le nuvole, come un funambolo appeso al filo. Lo spirito mercenario ebbe la meglio sulla solita nausea. Ondeggiò sulla schiena: le sicure della cintura si risistemarono dopo lo spostamento di peso e le loro testine triangolari si mossero, stringendo la cintura che non doveva più proteggere una persona addormentata.

Diede un’occhiata in giro, dal muro del Cilindro al cielo aperto. Ecco dov’erano, inquadrati nel mezzo del mirino della telecamera. Axxter sospirò, scrollando le spalle. Non mi hanno sentito. Evidentemente l’oblio del coito è uguale in tutte le specie. Mise a fuoco, schiacciò il tasto di REGISTRAZIONE e fece una zumata su quegli amanti in volo. Bene così, bellezze.

Il sole era ormai abbastanza alto da colorare tutto d’oro. Le membrane sferiche che si trovavano sotto le spalle degli angeli risplendevano di una luce radiante, come se i gas emodializzati che li tenevano in orbita avessero preso fuoco in seguito alla frizione dei due corpi. Axxter si avvicinò con mani tremanti, finché nella telecamera non comparvero intricati ricami rossi, le vene degli angeli che gonfiavano e irrigidivano la loro pelle sottile come carta.

Come se partecipasse al loro piacere, un’altra vena pompò più velocemente sotto una carne molto più solida e legata al peso della gravità. Axxter la ignorò; sapeva bene per quanto tempo era rimasto là fuori in posizione verticale, occupandosi d’affari. Piantala; non ricordarmi niente. Continuò a filmare e a scivolare sulle spalle per seguire gli angeli. Quella massa color rosa e oro si girò e i loro fianchi gli sembrarono l’equatore di un pianeta biforcuto. Al margine più scuro dell’inquadratura scorrevano dei dati trasmessi dal suo nervo ottico ed elaborati dal contatto metallico delle sue dita con lo schermo della telecamera: la distanza dal soggetto oscillava tra i cento e i centoventicinque metri. Le cifre rosse evidenziavano chiaramente le correnti parassite ai margini dell’atmosfera dell’edificio. Axxter, socchiudendo gli occhi per vedere meglio, si chiese se agli angeli piacesse quell’effetto. Forse intensificava il piacere, come se fossero stuzzicati da dita invisibili. Chi poteva saperlo? I documenti della Chiedi Ricevi che contenevano informazioni sugli angeli erano piuttosto poveri. Comunque, poteva essere qualcosa su cui riflettere. Cristo, non adesso! Implorò, cercando di recuperare la concentrazione.

In lontananza, il maschio si girò lentamente verso il basso facendo in modo che il viso della donna fosse ben inquadrato dal mirino. Axxter zumò di nuovo. Assomigliavano proprio ad angeli, a quello che gli angeli dovrebbero essere, al di là del fatto che fluttuassero nell’aria. Dove non esisteva alcuna dimensione verticale o orizzontale. I fragili corpi erano visibili solo sullo sfondo delle membrane traslucide che si gonfiavano dalla nuca alle natiche; la luce dorata sembrava filtrare attraverso il piccolo e delicato seno della femmina, mentre questa s’inarcava all’indietro, allontanandosi dal petto del suo compagno; aveva gli occhi chiusi e, senza emettere alcun suono, teneva la bocca aperta, mentre le sue piccole mani erano aggrappate ai fianchi del maschio, avvicinandolo a sé. Sui loro visi e sul collo i baci e il sudore avevano creato una spirale lucida e umida, l’unica risposta visibile alla forza di gravità incontrata mentre si erano mossi.

Piacevole; Axxter, saldamente fissato dalla cintura di sicurezza al muro di metallo, guardava e registrava. Le sottili ossa della clavicola del maschio erano appoggiate sul seno luminoso; sembrava proprio che non avessero affatto carne, solo la fragile pelle senza peso, che copriva le vene simili a ricami e che era uguale a quella delle due sfere che che li tenevano in aria. Nel mirino un rossore più accentuato colorò il viso di lei, che sbatté le ciglia. Istintivamente, Axxter allontanò la zumata fino a quando non vide cielo aperto circondare la coppia. Sul nastro colse il brivido che attraversò i loro corpi, un’eco luminosa delle membrane gonfie dietro a loro, un evento sismico in quel mondo permeato di luce.

Si divisero, spostandosi lungo correnti d’aria diverse. Il maschio, ben visibile al centro della telecamera, si spostò lungo una diagonale del muro, ma Axxter continuò a seguire la femmina. Un vento forte la sollevò più in alto; stava stiracchiando le sue braccia sottili, sorridendo con gli occhi ancora chiusi. Una donna semiaddormentata stagliata contro il cielo. I suoi capelli neri erano tutti arruffati. Quando diventò un minuscolo puntolino, ormai invisibile, Axxter abbassò la telecamera. Aveva le mani sudate e si accorse — gli ci volle un attimo per rendersene conto — che aveva trascurato altre urgenze. Come se il suo corpo non fosse più esistito di fronte alla bellezza degli angeli. — Sai com’è… — Disse ad alta voce, stringendo al petto la telecamera e sentendosi di buon umore grazie a quell’auspicio favorevole di primo mattino. — Forse, solo forse, non sei del tutto abbandonato, dopo tutto — Si disse, mentre una fila di elettroni freddi trasferivano le immagini nei suoi archivi interni; rimise la telecamera nella custodia che aveva al suo fianco e guardò oltre la barriera di nuvole, verso il sole nascente. La sensazione di disponibilità verso il mondo intero svanì non appena si ricordò della sua situazione finanziaria. Gli angeli erano scomparsi, evaporati nell’atmosfera che circondava il Cilindro. Ma li aveva registrati su cassetta, si ricordò Axxter. E di quello era molto soddisfatto. Non sarebbe stato sufficiente a salvarlo dalla bancarotta, ma l’avrebbe almeno posticipata e in quel lasso di tempo sarebbero potute succedere molte cose. Nel suo cuore albergava una piccola gemma di speranza, come se una goccia del sudore degli angeli vi fosse caduta e cristallizzata. Le corde di sicurezza ruotarono a fatica mentre lui si muoveva sulle ginocchia. Aveva lasciato il piccolo schermo che gli serviva per comunicare attaccato al muro metallico dell’edificio, in modo che fosse la prima cosa che avrebbe visto il mattino seguente. Durante quasi tutta quella escursione aveva viaggiato distante dalle solite linee di comunicazione, visto che la Piccola Luna si trovava in posizione tale per cui tutti i segnali provenienti e indirizzati a lei venivano bloccati dall’edificio stesso. E in quel territorio dissestato, soffocato dalla desolazione e dall’abbandono, la Chiedi Ricevi non era stata nemmeno in grado di inviargli una mappa delle prese disponibili. Così, rintracciare quella era stato un buon colpo. Forse da lì è cominciata la mia fortuna. Axxter sfiorò con le dita la presa di corrente coperta da macchie di ruggine; una scintilla partì dal minuscolo pezzo di metallo e corse lungo il vecchio filo d’acciaio che attraversava l’interno dell’edificio. La notte scorsa, quando ho trovato questo; forse andrà tutto meglio da questo momento. Finalmente.

SÌ? Quell’unica parola fluttuò al centro del suo occhio, luminosa rispetto al resto dello schermo. Ne seguirono altre.

BUON GIORNO. “LE GLORIE DEL NOSTRO SANGUE E DEL NOSTRO STATO SONO OMBRE, NON SONO OGGETTI CONSISTENTI. NON ESISTE PROTEZIONE”.

“Oh, Gesù!” Lo sguardo di Axxter scivolò di scatto sulla scritta CANCELLA, all’angolo dell’occhio. Quello era il problema di comprare roba di seconda mano; la sua attrezzatura da libero professionista con un bilancio sempre estremamente basso conteneva tutte le odiose ingegnosità lasciate dal suo precedente proprietario; non era mai stato capace di cancellarle.

MOLTO BENE. Sprezzante, ma ferito nell’orgoglio. RICHIESTA? Esitò. Per un attimo considerò la possibilità di non chiamare nessuno. Di non raccontare affatto degli angeli. Un piccolo segreto, un tesoro privato. Sarebbe stato qualcosa. Qualcosa che nessuno avrebbe tranne me. Annuì, ripercorrendo mentalmente le immagini che aveva filmate. Così piacevoli; entrambi, ma soprattutto la femmina. Snella come un filo. Un morbido filo. E si era allontanata sorridendo. Quel sorriso era stato catturato, codificato nelle molecole della telecamera. E nella mia mente — aveva preso fuoco nelle fibre neurali. Come se i sorrisi dolci e sognanti potessero prendere fuoco.

Era stato un vero colpo di fortuna; i filmati degli angeli, di qualunque tipo, erano rari. Bisognava aggirarsi in quelle zone desolate della superficie dell’edificio per avere una possibilità di vederli, ed era solo una minima possibilità. Inafferrabili; una spedizione con l’unico scopo di incontrare angeli di gas era quasi ridicola.

A meno che quella non fosse proprio la loro zona. Axxter si grattò il mento, riflettendo. Come se si trattasse di un nido o qualcosa di simile. L’abitazione degli angeli? Chi lo sa? Senza dubbio non partoriscono nell’aria. E allora come fanno? Mandò a memoria le coordinate del muro, in modo da poter ritrovare quel posto. Qualche altra volta.

Qualsiasi materiale che riguardasse gli angeli, siccome era molto raro, era altrettanto prezioso. Al di là del semplice sorriso in se stesso. Quel particolare determinò la sua decisione. — Passatemi il Registro. — Dopo aver trasmesso il materiale dal suo archivio a quello del Registro e aver ricevuto un file di Controllata, Inequivocabile e Confermata Proprietà — grazie a Dio quel servizio era gratuito — chiese se ultimamente fosse stato archiviato qualcos’altro sotto le diciture Angeli, Gas o Coito (Tempo Reale). Per quanto ne sapeva, delle vere e proprie orge avevano luogo nei cieli intorno alla zona del giorno dell’edificio.

Al margine del suo schermo comparvero due centesimi, la tariffa del Registro per l’inchiesta. Quella vista lo fece trasalire.

NIENTE, AMICO. NIENTE DI NIENTE. L’interfaccia del Registro era veramente sfacciata. POTRESTI TENTARE SOTTO STORIA OPPURE POESIA. “CAMMINAVO DA SOLO, QUANDO…” Un altro battito d’occhio, per DISINSERIRE. Non voleva dover pagare altre parcelle. Non certo per sentire qualche scemenza che risaliva al periodo pre-bellico, ripescata tra i file del Registro. — Merda!

SCUSA?

— Fammi parlare, umm… con Lenny Red — Per contratto, Axxter avrebbe dovuto chiamare l’agente Brevis. Ma Brevis voleva una percentuale del dieci per cento; e qualsiasi idiota che lavorasse negli uffici ai piani alti avrebbe potuto distribuire del materiale sugli angeli che facevano l’amore.

— Potrei farlo anch’io, da qui — Axxter sapeva che la Chiedi Ricevi faceva pagare parcelle astronomiche per il materiale sugli angeli. Ma l’agenzia aveva anche fatto una lista pubblica di tutta la documentazione in suo possesso; se Brevis fosse venuto a saperlo — e sarebbe successo — si sarebbe preso tutto il guadagno, non solo il dieci per cento. Penale contrattuale. Quindi, il cinque per cento che voleva Lenny per sé era un affare per lui.

LINEA PRIVATA?

— No, non preoccuparti — Non aveva senso pagare un extra. Aveva già comunicato il suo filmato al Registro. — No, chiamalo e basta.

SEI TU IL CAPO.

La comunicazione gli fece comparire davanti il viso tremolante di Lenny. — Come ti va, amico?

Egli socchiuse gli occhi di fronte all’immagine che aveva davanti. La fronte di Lenny era schiacciata sulla sinistra; la sua bocca era una curva increspata. In quella zona era costretto ad accettare qualsiasi tipo di trasmissione gli arrivasse. — Ho qualcosa per te.

— Oh? — Ho? — riecheggiò la linea. — Per esempio? — Kwut?

— Angeli.

Un sopracciglio si alzò al lato dell’immagine, simile alla gamba di un insetto. — Davvero? — Attirare l’attenzione.

— Prendi questo — Axxter gli trasmise un sorriso compiaciuto. — Angeli che fanno l’amore.

— Davvero? — Non era più annoiato; egli notò che una mano di Lenny stava tamburellando su un pannello di controllo al bordo del suo terminale. Il suo viso si ricompose e le sopracciglia tornarono nella posizione normale. Non si era trattato di problemi di trasmissione a lunga distanza — Lenny aveva accettato la chiamata di Axxter attraverso il filtro di una linea a bassa frequenza. Quella piccola merda… Axxter sorrise e ingoiò il proprio risentimento. Solo l’avidità, il desiderio di avere i soldi gli impedirono di interrompere la comunicazione per rispondere a un simile insulto.

— Già — Quell’espressione aveva un buon sapore, sapeva di denaro. — È fresco di questa mattina. E la prima persona a cui ho pensato sei stato tu, Lenny.

— Leccaculo — Lenny, ormai ben a fuoco, tentava di riacquistare la sua tipica freddezza di commerciante. — Io… potrei essere in grado di aiutarti. Forse.

— Piantala di dire stronzate. — Non mi faccio fregare con questo filmato. — Axxter sbatté gli occhi inserendo il comando PLAYBACK. — Lo adorerai.

In un angolo del segmento d’immagine che gli scorreva davanti agli occhi, si vedeva l’ombra del minuscolo numero di brevetto datogli dal Registro; Axxter tornò a guardare il centro dell’immagine e notò l’impercettibile espressione di disappunto che quel numero produsse sul viso di Lenny mentre guardava il film sul suo terminal. I bastardi come lui rendevano necessarie certe precauzioni.

Guardarono in silenzio quell’immagine che li univa attraverso l’enorme edificio, sottili vibrazioni sottocutanee. Pur così piccole, al margine del suo occhio, quelle figure lo affascinavano, fluttuanti nell’angolo di cielo filmato. Mentre guardava, provò un profondo senso di vuoto. Non avrei nemmeno dovuto tenerlo per me. Quella vittoria commerciale aveva un sapore amaro. I visi degli angeli erano puntini minuscoli in quella definizione filmica; non riusciva a vedere le tremanti sopracciglia della donna, ma se le ricordava. Avrei dovuto lasciare che se ne andassero senza filmarli. Conservarli solo nella mia memoria. Ma ho bisogno di soldi. Merda.

Fu strappato a quelle riflessioni quando improvvisamente l’immagine acquistò velocità, mostrando gli angeli che si muovevano comicamente nell’aria. Lenny, sempre in linea con il suo archivio, aveva fatto andare avanti il film velocemente, fermandosi ogni tanto per vederne alcune parti in tempo reale, preseguendo poi ancora velocemente. Axxter si morse le labbra. Quel bastardo non aveva proprio anima.

Fine del nastro; quell’angolo di cielo vuoto svanì, mentre al suo posto ricomparve il viso di Lenny. Annuì, senza neanche tentare di nascondere il suo stupore. — Non male.

Unico — Axxter sorrise. Devo riuscire a venderlo bene, figlio di puttana; si era fatto quella raccomandazione un milione di volte. Sii un bastardo e colpisci. — La parola esatta è unico.

— Be’… — Nell’immagine comparve ancora la mano di Lenny. — C’è stato un certo Opt Cooder che ha trovato un angelo qualche anno fa. Nella stessa zona.

— Cosa? Cazzate — Axxter scosse il capo, incredulo. — Quello che ha trovato Cooder era morto.

— Sì, ma la Chiedi Ricevi ne ha fatto ampia distribuzione. I toni lugubri hanno sempre un grande impatto ai livelli orizzontali. Quel nastro li sta facendo ancora guadagnare parecchio.

Era vero; Axxter lo sapeva. Lui stesso si trovava agli orizzontali, cercando di far soldi, quando il nastro di Cooder era stato lanciato sul mercato. E anche lui l’aveva comprato. Prima aveva versato la tariffa minima per poterlo vedere una sola volta; poi, quando non era più stato capace di togliersi l’immagine di quell’angelo dalla testa, aveva pagato per poterlo avere permanentemente nel suo archivio. Ricordava bene i mesi — Cristo, si trattava di anni se li conteggiava tutti insieme! — in cui aveva lavorato in diverse fabbriche, facendo i lavori più disparati che gli permettessero di non firmare un contratto a vita; ricordava le notti in bianco passate a spremersi le meningi su schizzi per immagini di guerrieri e icone militari, formando un archivio attivo e comprando piccoli frammenti di lamine biologiche per imparare a innestarle; aveva sudato ogni soldo verso la via del libero professionismo — incapace perfino di essere superstizioso e pensare all’influenza della sfortuna del ragazzo che era stato lì prima di lui ed era andato in rovina — e con la costante preoccupazione che qualche altro giovane riuscisse a precederlo e raggiungesse i requisiti necessari per avere l’opportunità di passare al livello verticale… sì, ricordava bene che durante tutte quelle vicissitudini aveva guardato il nastro di Opt Cooder con il famoso angelo di gas morto. Aveva guardato, pensato, aspettato. O forse aveva solo aspettato senza pensare affatto.

Mi ha fatto tirare avanti; Axxter annuì tra sé e sé. Forse perché, persino da morto, quell’angelo aveva rappresentato una certa libertà. Una creatura dell’aria, né orizzontale, né verticale. Cooder, quel vagabondo di altissimo rango, aveva fatto la sua fortuna con quel ritrovamento: sul corpo dell’angelo non c’era alcun segno di violenza. Chiunque avesse guardato la registrazione avrebbe potuto pensare che quell’angelo femmina stesse dormendo, fino a quando, spostandosi dal suo viso tranquillo, non avesse zumato sulla membrana sgonfia e lacerata, non più una sfera dietro alle sue spalle. La donna era distesa, avvolta dalle numerose pieghe della membrana, quelle stesse pieghe che gonfiate dai gas prodotti dal sangue l’avevano tenuta in aria. Solo con quel delicato tessuto non avrebbe mai potuto restare aggrappata alla parete del Cilindro; mentre Cooder la osservava, un altro frammento traslucido si era staccato ed era stato portato via dal vento. Una delle mani era rimasta impigliata in un cavo trasmettitore; l’inquadratura di Cooder si era spostata verso il secco rivolo di sangue che dal suo polso scorreva sotto il grigio cavo di metallo, spiegando la causa della morte di quell’essere nudo. Chiudendo gli occhi, Axxter sfocò il viso di Lenny e rivide quell’immagine stampata nella sua memoria; l’atmosfera era così simile a quella che aveva visto lui la mattina, quella degli angeli che facevano l’amore, che le due immagini si confusero e i due frammenti di tempo si sovrapposero. Come se gli amanti si fossero accoppiati incuranti di quel terzo corpo impigliato nei cavi dell’edificio e in posizione diagonale rispetto all’aria in cui loro si muovevano e volteggiavano.

Opt Cooder aveva colto la più rara delle opportunità; nessun altro si era mai avvicinato così a un angelo, né morto, né vivo. C’era un certo senso estetico nelle sue immagini, che avevano catturato la tenue luce del sole che stava calando dietro al Cilindro spostandosi sul lato della sera: la luce, infatti, tingeva di rosa le guance dell’angelo facendolo sembrare vivo. Ma addormentato. Se fosse stato morto, infatti, non avrebbe dovuto trovarsi nel luogo in cui vanno tutti gli angeli morti? E dov’era quel luogo? Erano domande che Axxter si rivolgeva ancora, così come facevano tutti coloro che avevano frugato e rifrugato nei loro archivi poco forniti. Forse c’era un luogo o un settore inesplorato della superficie dell’edificio in cui riposavano tutti i cadaveri. Non lasciavano dietro a sé strati di ossa bianche — Axxter pensava che si sbriciolassero come polvere — ma qualcosa di molto simile a seta lacera e grigia che una volta il sangue aveva colorato di rosa.

O forse, pensò Axxter, si limitavano a cadere. Giù, attraverso la barriera di nuvole e qualunque cosa vi fosse al di sotto, se davvero c’era qualcosa. Forse tutti gli angeli morti stanno ancora cadendo.

— Allora vuoi che io lanci questa roba sul mercato per te, esatto? — Axxter mise nuovamente a fuoco il viso di Lenny Red. Per un attimo non disse nulla, poi: — Certo. È per questo che ti ho chiamato. Cosa pensi di poterci ricavare? — Azioni simili sono una grave colpa. Vendi bene, almeno, figlio di puttana, vendi.

Lenny alzò le spalle che per un attimo comparvero nell’inquadratura. — Lasciami chiamare qualcuno. Sarò da te in un attimo. — Il suo viso scomparve.

Axxter trascorse un paio di minuti — quello fu il tempo che occorse al veloce Lenny — guardando verso il cielo vuoto. Nelle sue orecchie vi fu di nuovo il ronzio della comunicazione; riusciva a fatica a distinguere i lineamenti di Lenny, colpiti dalla luce.

— La quota massima era duemila, amico. — Una strizzatina d’occhio, da cospiratore. — Ma sono riuscito a strappare duemiladuecentocinquanta.

Axxter sbarrò gli occhi di fronte a quel viso illuminato e iperattivo. — Duemiladuecinquanta? Tutto qui? — Cristo, lo sapevo che avrei dovuto tenerlo per me. — Stai scherzando!

— Hei, ho già tolto la mia percentuale da quella cifra. È tutta per te. Forza — la voce di Lenny divenne adulatrice — sai benissimo che li vuoi. Ne hai bisogno. Firma sul numero di conferma e io farò l’affare per te.

D’un tratto si rese conto. — Tu stai solo facendo i tuoi! Tu mi stai fottendo — La rabbia gli stringeva la gola. — Tu mi stai maledettamente fottendo.

Lenny alzò ancora le spalle. — È un prezzo giusto, amico. Nessuna agenzia scientifica è interessata al materiale: tutti sanno come gli angeli lo fanno. Non stai offrendo un contributo impagabile alla conoscenza umana, esatto? Quindi dovrà essere venduto solo per il suo valore estetico. Ho contattato la sezione intrattenimenti della Chiedi Ricevi e quelli mi fanno Dieci minuti? Quanto pensi che potremmo chiedere per accedere a dieci minuti di videoregistrazione? — Il dito di Lenny, un puntino rosa, era puntato contro di lui. — Ecco perché duemila.

— Duemiladuecentocinquanta — Ecco cosa si ricava a fare affari con gente come questa, pensò Axxter.

— Duemiladuecinquanta era prima che tu mi facessi incazzare. Adesso è duemila. — Avrei dovuto rivolgermi direttamente al mio agente. — Si girò a guardare il cielo. Ben mi sta, suppongo.

La voce di Lenny si fece brusca. — Duemila è anche perché il tuo agente non venga a sapere di tutto questo. La non-informazione costa, esattamente come le informazioni reali.

Ecco cosa ne ricavo. Axxter accettò il numero di trasferimento senza guardare e lo maledì. In lontananza sentì i saluti finali di Lenny. Avrei dovuto tenerlo per me — si ripeté quella frase fino alla nausea. Per rallegrarsi richiamò il suo conto corrente.

Il pagamento era già stato effettuato, trasferito tramite Lenny. I numeri scorrevano davanti ai suoi occhi, cifre che rappresentavano un piacevole gruzzoletto. Era ancora a galla, almeno per un po’. Forse la mia fortuna è proprio qui. Quella vista aveva sbiadito l’immagine della mattina. Forse devo semplicemente tirare avanti, abbracciando il muro con il vento che mi colpisce dietro al collo. Aver fame spinge a stare attaccati ancora meglio, con la spina dorsale ben salda contro il metallo.

MESSAGGIO DAL REGISTRO. Le parole gli scorsero davanti agli occhi. NOTIFICA, TRASFERIMENTO DI PROPRIETÀ, FILE NOME BLAH-BLAH-BLAH, NON VUOI IL CODICE PER L’ACCESSO, VERO?

— No. — Maledetto. Almeno, a differenza di tutti gli altri, non avrebbe dovuto pagare per vedere gli angeli fare l’amore; le immagini originali erano ancora nei suoi archivi. Almeno mi rimane questo. — Passatemi Brevis, d’accordo?

La faccia del suo agente gli comparve davanti, con una risoluzione decente. Nell’angolo estremo dell’immagine, il Sindacato delle Comunicazioni gli indicò il costo della chiamata, addebitatogli direttamente sul conto bancario. — Stavo proprio per chiamarti — Brevis sorrise.

E pagare tu la chiamata? Sarebbe davvero un evento.

— Ah sì? E perché? C’è qualche lavoro stimolante per qualche nuovo cliente?

Brevis sorrise e chiuse gli occhi, come se quella fosse stata una battuta divertente. Poi li riaprì. — Ci sto lavorando. Te lo prometto: sta per venire fuori qualcosa che ti farà davvero felice. Puoi contarci.

— Bene — Brevis era una versione più gentile e distaccata di Lenny Red; era forse per quello che prendeva il dieci per cento? Axxter si accorse che il tono della propria voce era diventato più duro: — Devo andare alla Fiera Equatoriale per comprare qualche scorta di cui ho bisogno. Quando vorranno essere pagati, dirò loro che tu hai detto che possono contarci. Cosa ne dici?

Brevis fece un breve cenno del capo, in risposta a quella battuta pungente. Ma non smise di sorridere. — Devi… devi solo essere paziente ancora per poco. Vedrai.

Morirai di fame; per un attimo Axxter credette che davvero Brevis avesse pronunciato quella frase, ma capì subito che si era solo trattato di un’interferenza nella linea. O nella sua testa. Era rimasto per troppo tempo sul livello verticale. Stai cominciando a perdere i colpi, si disse.

— Ci sto provando — Il tono di voce di Axxter era ancora duro: l’unica alternativa possibile sarebbe stata un piagnucolio. — Ci sto davvero provando. Ma la faccenda sta diventando sempre più magra qui fuori. Sono ridotto all’osso, amico. Se non mi entra in tasca del denaro un po’ velocemente posso scordarmi di pagare la Luna e la Comunicazione.

Pronunciò quelle parole con lo stesso tono con cui aveva pronunciato quelle prima; in gola sentì un forte senso di nausea. Era paura: entrambe le agenzie del Cilindro reagivano molto duramente ai mancati pagamenti. E senza i loro servizi svaniva del tutto la possibilità di lavorare come grafico sul verticale. — Ho bisogno di qualcosa per cavarmela. — Era spaventato ora e il suo tono duro era svanito.

Brévis assunse un’espressione di dolorosa empatia. — Cosa posso dirti, amico? Nessuna delle tue azioni ha fruttato dei dividendi o dei bonus… ed è così ormai da un po’ di tempo. — Ancora un coraggioso sorriso di fronte all’imminente rovina del suo cliente. — Già! E di chi è la colpa? Gesù Cristo. — Si sentì urlare, via cavo, incapace di controllarsi. — Guarda i miei documenti. — Davanti ai suoi occhi comparve un quadrante pieno di parole e numeri; al centro dell’immagine vide Brevis che scorreva gli stessi dati. — Guarda quella merda! — Con il palmo della mano colpì il muro di metallo che risuonò. — Ecco perché sto andando a pezzi.

Vedeva Brevis che controllava la lista delle azioni. — Ny… cosa posso dirti? Questi sono tuoi clienti, come tu sei un mio cliente. Io mi fido di te; tu devi fidarti almeno un po’ di loro.

— Quelli — disse Axxter — sono le schifezze che mi hai rifilato tu. Guerrieri del cazzo. Una massa di mezze seghe, ecco cosa sono. Non riuscirebbero a violentare, saccheggiare e a trovare la via di casa nemmeno in un sacchetto di plastica. Voglio dire, di tutte le tribù in quell’elenco — tribù che tu mi hai fornito — chi credi si stia comportando meglio? Eh?… Chi di questo bel gruppetto?

Brevis si strinse nelle spalle. — Io credo… quei ragazzi giovani… come si chiamano? Gli Eleganti Denti Affilati… qualcosa del genere. Sono stati piuttosto duri, non è vero?

— Sì, i Dorsi Affilati — Axxter scosse il capo. — Sono stati duri, precisamente. Adesso vengono regolarmente presi a calci nel culo. — Menzionare il nome di quella tribù l’aveva tremendamente irritato. Per loro aveva fatto un lavoro magnifico: incisioni perfette di tutte le immagini da combattimento e delle insegne Romane di cui una nuovissima tribù militare aveva bisogno. Gli ci era voluto un buon mese di lavoro, senza nemmeno un anticipo: Brevis gli aveva tanto decantato le prospettive della tribù, che Axxter l’aveva inclusa nel suo capitale operante. E per il suo lavoro aveva ricevuto una buona fetta delle azioni iniziali dei Dorsi Affilati. Azioni preferenziali, si ricordò. Avrebbe avuto la sua fetta di qualunque bottino, riscatto o saccheggio avessero fatto, depositata direttamente sul suo conto corrente. Un ottimo affare; era il tipico affare che affascinava i liberi professionisti, non solo i grafici come lui, ma l’intera schiera degli approvvigionatori, dei civili al seguito delle truppe, delle prostitute, degli strateghi e di tutti quei collaboratori di cui una tribù militare ha bisogno per operare sulla parete verticale del Cilindro. Affascinante per professionisti ancora poco sgamati… come me, pensò Axxter. Desiderosi di ricevere forti guadagni da investimenti di tempo e lavoro. Sangue e sudore…

— Io ho davvero lavorato per quei poppanti. — Mugugnò, esprimendo il proprio pensiero ad alta voce.

— Lo so che hai lavorato — Brevis sprizzava simpatia da tutti i pori. Faceva parte della sua professione. — Un lavoro di prima scelta. Materiale terrificante; davvero grandioso.

— Già, esatto, terrificante. — Il suo malumore stava peggiorando. — Tutto quello che dovevano fare, era terrorizzare qualcuno. Sai cosa voglio dire, andare là fuori e fare il proprio lavoro. Agire come dannati guerrieri. Ma l’hanno mai fatto? Dimmi… l’hanno fatto?

— Questo non è giusto. Le prime missioni sono andate piuttosto bene, dopo tutto, soprattutto per gente così giovane. Hai guadagnato dei soldi con quelle, ricordi? E allora non ti è dispiaciuto affatto, non è vero? — E mentre parlava muoveva l’indice, come per rimproverare un bambino capriccioso.

Axxter grugnì. — Sì, tanto che sono spariti in men che non si dica. E da allora cos’hanno fatto, eh? Si sono mangiati i guadagni. E mi hanno fatto promesse. Qual è la quotazione dei Dorsi Affilati?

Dopo qualche ricerca, arrivò la risposta. QUELLA TRIBÙ NON È QUOTATA IN QUESTO MOMENTO. SI TROVA SOTTO LA SOGLIA MINIMA CHE NE CONSENTE GLI SCAMBI, L’INIZIALE PERIODO DI OFFERTA È SCADUTO.

— Combattimenti e ricerca storica sulla stesa tribù.

NEI SEI MESI PRECEDENTI L’ATTUALE DATA: TRE COMBATTIMENTI; DUE SCARAMUCCE E UN’INCURSIONE, ENTRAMBE LE SCARAMUCCE SONO STATE PERSE; FORTE IMBARAZZO DOVUTO ALLA FUGA DA UN SETTORE MENTRE VENIVANO RIPRESI PER IL PROGRAMMA “ATTUALITÀ”, UNA DELLE TRASMISSIONI DEL SINDACATO, PER QUESTO TUTTI GLI SPECULATORI HANNO ACCANTONATO LE LORO AZIONI, PROVOCANDO LA CADUTA DELLE QUOTAZIONI, L’INCURSIONE È STATA INUTILE A CAUSA DI UN ERRORE DI LOCAZIONE DOVUTO A INFORMAZIONI INADEGUATE: HANNO COLPITO UN SETTORE DISABITATO. VUOI ALTRI DETTAGLI OPPURE PREFERISCI RISALIRE A UN PERIODO ANTECEDENTE?

— No, per Dio! — esclamò Axxter.

— Forza, Ny — Brevis incrociò le mani, come se lo stesse pregando. — Devo ammettere che hanno avuto un po’ di sfortuna. Ma miglioreranno.

Axxter fissò l’immagine. — Ne dubito. E loro sono i migliori a cui sono legate le mie azioni. Cosa dire dei Devastazione Assoluta? Eh? Che fine hanno fatto?

Brevis trasalì. — Per favore…

Ne avevano già parlato più di una volta, ma come si fa con un dente rotto, Axxter non riusciva a non stuzzicarlo. Colpa del disastroso buco nero delle sue finanze da libero professionista. Tutto quel lavoro… ripensandoci, vibrava ancora di rabbia. — Lasciare il muro — In lontananza sentì Brevis sospirare. — Lasciare il maledetto muro!

I Devastazione Assoluta si erano macchiati di un tremendo disonore, il peggiore per una tribù militare. Troppo inetti per restare uccisi nello scontro con un’altra tribù e incapaci di avere abbastanza credito per mantenersi, si erano venduti in massa firmando un contratto a lungo termine. Axxter suppose che in quel preciso momento stessero costruendo aggeggi di plastica in qualche sinistra fabbrica sul settore orizzontale.

— Lasciare il muro. — Questa volta ripeté la frase con tono riflessivo. La rabbia se n’era andata. Avevano lasciato il muro, l’esterno del Cilindro stesso, erano scomparsi dalla superficie verticale come se non vi avessero mai vissuto, come se non si fossero mai mossi dai settori orizzontali, come se non fossero mai stati attaccati alle cinture di sicurezza, vantandosi l’un l’altro all’aria aperta del sangue e della distruzione che avrebbero seminato tra gli ignari abitanti del grande edificio. Come se non avessero mai battuto i loro pugni chiusi contro le decorazioni da guerrieri che Axxter aveva disegnato sulle loro armature, sulla pelle dei loro pettorali e dei bicipiti. Quando egli aveva inviato il segnale in codice alla Piccola Luna e la risposta esatta era stata trasmessa al campo dei Devastazione, le decorazioni avevano vibrato attraverso il loro semplice ciclo di cinque secondi e gli uomini della tribù avevano esultato con gioia altrettanto semplice. Bene, tutto quello era finito; Axxter poteva quasi sentire l’amarezza di quel pensiero. Non c’era gioia nel tirar leve e schiacciare bottoni per costruire aggeggi di plastica. Voi, valorosi guerrieri. Riuscì a provare dispiacere per loro, al di là della perdita economica che gli avevano provocato, visto che la loro fuga aveva lasciato lui e altri professionisti con un affare andato in fumo. Spiacente, e con l’agghiacciante sensazione di assomigliare loro.

Il livello verticale era duro. Chiunque poteva cadere dal muro. In un modo o in un altro; o facendo un passo troppo lungo, finendo nella barriera di nuvole, e oltre… oppure nell’altro senso, internamente al Cilindro, verso l’orizzontale. Dove fumose e oscure macchine per costruire oggetti stavano aspettando anche lui.

— Ny… — La voce di Brevis s’insinuò nei suoi pensieri. — Non possiamo semplicemente… lasciarci la faccenda dei Distruzione alle spalle? E… guardare avanti?

— Guardare avanti… Cristo — Axxter girò lo sguardo verso il cielo, senza nemmeno vederlo. — Non vedo l’ora di morire di fame qui fuori.

— Ehi, guarda che non è affatto più facile per me! — Alla fine la pazienza di Brevis si era esaurita. La sua volce si alzò. — Io devo sostenere costi operativi, lo sai. Tu non stai guadagnando niente? Bene, io sto guadagnando il dieci per cento di quel niente. E per quanto riguarda gli altri miei clienti… — ora era più acido — be’, quello che mi fanno guadagnare loro non mi basta nemmeno per coprire i costi delle comunicazioni. Sta andando male per tutti. Cosa posso farci io se i Devastazione e tutte le altre tribù si sono rivelate un branco di inetti? Sembravano in gamba, ragazzo; avevo fior di ottimi rapporti su quegli stronzi. Al livello a cui stiamo operando, non possiamo sperare di puntare su guadagni sicuri. Dobbiamo tentare con quelli che sembrano promettere bene.

— Sì, sì, lo so. — Axxter si grattò le sopracciglia, sentendosi un po’ in colpa. Non so nemmeno perché l’ho chiamato, se non per bestemmiare e piagnucolore. E mi è pure costato, idiota che non sono altro. — Non devo per forza star qui a occuparmi di questa merda del libero professionismo. Avrei potuto andare a lavorare per la DeathPix. Avevano detto di volermi — La più antica delle lamentele di Axxter, a cui ricorreva immancabilmente tutte le volte che si sentiva depresso. Quella agenzia potente e famosa, non solo si occupava di tutto il lavoro grafico per l’Atroce Amalgama, la tribù che governava il Cilindro, ma anche di quello per la Folla Devastante, i loro maggiori rivali per la detenzione del potere: Axxter aveva superato i loro esami di ammissione, gli era stato offerto un lavoro… che però aveva rifiutato. Per potersi dedicare alla libera professione. E allora vedi di non lamentarti, stronzo.

— Ny… se vuoi mollare… e verificare se alla DeathPix ci sono ancora possibilità d’impiego… io capirò — Brevis aveva riacquistato il suo tono calmo e gentile. — Non vorrei perderti, ma… capirei. Credo che tu ce la possa fare, se solo riuscirai a sopportare di vederti lì appeso ancora per un po’. Ma se non credi di poter resistere… D’accordo. Va bene comunque. So che è dura lì fuori.

Tu, sacco di merda. Axxter sapeva che Brevis lo stava persuadendo, che lo stava spingendo. Ma era davvero un buon metodo di persuasione: lo sapeva altrettanto bene. Stava riportando a galla le sue convinzioni più solide. Abbandonare il livello verticale… abbandonare il libero professionismo, la miseria e tutto il resto… avrebbe significato abbandonare tutto quello che aveva sempre sognato. Che aveva sognato guardando e riguardando il nastro dell’angelo morto. Sognato e atteso. — Hai semplicemente bisogno di una sosta, Ny — Brevis proseguì il suo discorso. — Ecco tutto. Il tuo materiale è buono, davvero buono.

— Lo pensi realmente… non è vero? — Alzò lo sguardo speranzoso, concentrandosi sull’immagine dell’agente. Ecco perché l’aveva chiamato: aveva bisogno di un po’ di incentivo.

— Puoi starne certo, ragazzo. — Era così sincero, così emotivamente convincente. — Tutto quello di cui abbiamo bisogno è una tribù che porti le tue insegne: compie qualche azione interessante, richiama un po’ di attenzione, ha una buona copertura e tu diventi il numero uno. Tutto quello di cui hai bisogno è di essere notato; con il tuo materiale ti serve solo un po’ di pubblicità. E quando succederà, avremo clienti di altissimo livello che ci subisseranno di chiamate. Sarai tu a dettare il prezzo, allora. Devi solo tener duro ancora un po’.

Folle speranza. E folli desideri, pensò Axxter. Eppure riusciva ancora ad assaporarne il gusto. Bene, merda, se per l’ennesima volta riesci a farti incantare da un artista da quattro soldi come Brevis, allora, forse, è davvero possibile. O, quantomeno, tu non hai smesso di crederci.

— D’accordo. — Annuì, mentre il viso di Brevis continuava a vibrare. — Non ho detto che ho intenzione di mollare. Non sono ancora arrivato a questo punto. Volevo solo che tu fossi ben cosciente della mia situazione qui fuori, ecco tutto.

Brevis gli sorrise, strizzandogli l’occhio, come a riconoscere il suo coraggio. — Sapevo che non ti saresti arreso. Hai della stoffa.

— Già, già… puoi scommetterci. — Lanciò uno sguardo al lato dell’immagine, dove veniva registrato l’ammontare del costo della comunicazione, e sospirò. — Ascolta, ti chiamerò non appena avrò raccolto qualche informazione su questo nuovo gruppo… come si chiamano?

— Unione Violenta. Sembrano buoni, Ny. Non vorrei fuorviarti con questi, ma sembrano davvero assetati di sangue. Potrebbero proprio fare al caso nostro.

Vai piano, per Dio. — Vedremo. Ci sentiamo più tardi — Passò su INTERRUZIONE COMUNICAZIONE e permise al Sindacato delle Comunicazioni di prelevare direttamente dal suo conto l’ammontare della chiamata.

Il sole era alto sulla barriera di nuvole e si muoveva seguendo il suo corso nella zona del giorno. La luce era brillante, non più tinta di rosso. Era ora che anche lui si muovesse lungo il suo piccolo segmento di circonferenza dell’edificio. Per un istante pensò di riguardare il nastro con i due angeli. No… meglio di no. E comunque, non era necessario: poteva ancora vederli, come se qualche radiazione luminosa li avesse fissati nel cielo aperto, o nei suoi occhi.

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