La Gray Nurse era una nave da guerra della ARM, costruita più come un arpione che come una nave, con alcune navi più piccole lungo l’asta. Un intruso si era attaccato come una remora vicino al terminale di prua. Era più leggero della Gray Nurse, costruito come lo scheletro di un pesce luna: una cabina e poi un’estesa griglia di travi come quelle delle astronavi minerarie della Fascia degli Asteroidi fatte per trasportare rocce e minerali grezzi. Louis non riuscì a scorgere una sorta di motore.
I difensori seguirono nello spazio il modulo di salvataggio. Altri, tutti difensori del popolo della montagna, emersero dalla Gray Nurse, ancora più a poppa. Alcuni rimorchiarono il modulo di salvataggio e lo agganciarono alla griglia. Poi si allontanarono su pennacchi di fumo di razzi e lasciarono i prigionieri esposti allo spazio aperto.
Forse a causa dei farmaci o delle difese del suo stesso corpo, Louis sentì che il dolore era passato come una marea. Guardò intorno a sé l’universo. Una spolverata di pagliuzze luminose, immobili un attimo prima, fu spazzata via in un batter d’occhio. Sonde spia allontanate da un gesto della mano di Dio, ma come?
Roxanny si agitò, stava per svegliarsi. Hanuman si limitava a guardare. Wembleth era molto nervoso. Parlò; vide che non era stato compreso; cambiò lingua. Il traduttore disse: — Non capisco.
— Parla con me, Wembleth — disse Louis.
— Dove mi trovo, Luis?
— Sotto il Ringworld.
Wembleth guardò la parete nera che bloccava metà del cielo. — Stiamo cadendo.
— Non c’è niente su cui cadere. Ti abituerai a…
I difensori erano tornati. Due spingevano un oggetto abbastanza grosso: la gabbia medica. La agganciarono alla griglia, accanto al modulo di salvataggio. Agganciarono anche altri oggetti. Poi sciamarono nella cabina, lasciando uno di loro sulla griglia.
La Gray Nurse fu staccata bruscamente. Louis non sentì nessuna accelerazione oltre una sorta di fremito, ma sentì i capelli torcersi. Un centinaio di gravità, di sicuro. La Gray Nurse era solo scomparsa. Louis non aveva visto niente di simile a un motore a razzo, neppure un propulsore.
Wembleth si era coperto la faccia. La nave pesce luna seguì il filo di un tubo di drenaggio sotto il nero fondo del Ringworld. Dopo un’ora, secondo l’orologio sul dorso della mano di Louis, il tubo di drenaggio li portò a oltrepassare il bordo e si trovarono nel bagliore del sole.
Louis guardò giù lungo l’interno della parete del bordo, mille miglia verso i pochi e minuscoli coni alla base. Al di là c’era una vasta spiaggia… da venti a trenta miglia, considerando che guardava da molto in alto… e un’infinita distesa di acqua azzurra, che da quell’altezza lasciava vedere la conformazione del fondo marino, e alcuni gruppi sparsi di grosse isole piatte. Le isole erano bizzarre. Parevano tutte uguali e non solo. Louis non aveva mai visto niente del genere. Bastava per ritenere che quello era l’Altro Oceano.
Scendevano velocemente dal bordo. Erano stati in volo meno di un’ora.
— Wembleth?
— Roxanny! Ce la fai a parlare?
Lei batté le palpebre. — Luis? Hanno preso anche te. Dove siamo? Chi sono quei…
— Popolo delle montagne di drenaggio — rispose Louis. — Un mucchio di specie. Voi della ARM sapete delle…
— Laggiù, sotto di noi, quelle sono montagne di drenaggio — disse Roxanny. — Più grandi di quanto non sembrino. Sai cosa sono?
— Semplici montagne — rispose Louis, segretamente divertito.
Le montagne di drenaggio erano diventate più grandi. Dalla base di ciascun cono si dipartivano alcuni fili d’argento, i fiumi.
— Sotto il pavimento del Ringworld corrono tubi. Pompano oltre il bordo la fanghiglia del fondo marino. Altrimenti tutto il terriccio fertile finirebbe nel mare e non crescerebbe niente.
Scendevano a grande velocità verso uno dei picchi. Roxanny disse: — Quelle montagne sono mucchi di rifiuti appoggiati al muro del bordo, alti da quaranta a cinquanta chilometri. Ci vivono persone. Abbiamo visto palloni passare fra i picchi. Luis, penso che ad assalirci siano stati dei difensori. Cosa sai dei difensori?
— Stessa cosa dei Vashneesht? Maghi. Molto astuti, molto feroci, nati con la corazza. Ci chiedevamo se non fossero un mito. Esistono dei manufatti.
— Oh, sono reali. Uno di quelli era diverso dagli altri. Settecento anni fa un difensore primitivo raggiunse il sistema di Sol dal nucleo galattico. La sua faccia assomigliava a quello là.
— Il jolly — disse Louis. — È quello che comanda.
— Come lo sai?
Bram e Anne, difensori vampiri, non avevano avuto difficoltà a tenere in schiavitù i difensori delle montagne di drenaggio. La gente delle montagne non poteva vivere nelle piane. La specie di appartenenza era isolata su una sola montagna, senza possibilità di andare altrove. Un difensore delle montagne nasceva già in trappola. Nei panni di Luis, Louis non poteva sapere queste cose, perciò disse: — Ho sentito che dava ordini.
Strisciavano giù dal cielo verso una montagna di drenaggio. Louis udiva un lieve sibilo e sentiva una vibrazione nel modulo di salvataggio. La nave a pesce luna era tutto fuorché aerodinamica. Oltrepassarono un picco ghiacciato. Più in basso c’era del verde. La nave si avvicinò e scivolò lateralmente lungo una serie di cornici simili a una scalinata; ora Louis vide alberi e campi a terrazza e neve ammucchiata in coni regolari. Alcune miglia più in basso c’era un panorama mozzafiato d’interminabili pianure ondulate e un fitto reticolo di minuscoli mari, fiumi, colline.
Ci fu un colpo sordo. Louis galleggiò contro la parete del modulo. Poi il generatore di gravità si spense e lui si accasciò con tutto il peso contro la parete ricurva. Sentì la fitta di dolore alla gamba e all’anca.
Riuscì a non perdere i sensi. Roxanny gli mormorò: — In guerra certe cose succedono, Luis. Non avercela con me. — Intanto i difensori si muovevano su ghiaccio e roccia, staccando tesori dalla Gray Nurse e portandoli via. Parecchi lavoravano all’automed della Gray Nurse. Il difensore dal viso di jolly aprì il modulo di salvataggio. Aria calda sbuffò fuori; aria rarefatta e gelida soffiò dentro. Il jolly entrò nel modulo, annusò, guardò uno per uno gli occupanti. Roxanny era sospettosa; Wembleth si rannicchiò, atterrito. Hanuman guardò negli occhi l’altro difensore. Non provarono a parlare, ma ciascuno riconobbe l’altro per ciò che era.
Con grande cautela il jolly toccò la gamba di Louis e la gabbia ortopedica. Wembleth si lanciò verso l’apertura. Il jolly gli menò un colpo e lo mancò… o cambiò idea. Wembleth corse lungo la cengia, oltrepassando case a forma di cono, e fu fuori vista.
Wembleth soffocava di nuovo. Non c’era aria sufficiente. La gente intorno a lui non pareva avere i suoi problemi. Alcuni bambini lo guardarono, incuriositi.
Wembleth aveva portato con sé l’apparecchio traduttore avuto da Roxanny. Imparare la lingua sarebbe stato più facile, ora, ma avrebbe richiesto comunque delle ore. I forestieri erano sempre trattati bene, ma anche il Vashneesht era un forestiero. Wembleth sapeva che si sarebbe dovuto nascondere subito e senza aiuti.
Le case erano alti cumuli di neve, con un piccolo foro che faceva da porta. L’avrebbero trovato subito, in una casa, pensò Wembleth, e per giunta non avrebbe avuto altre vie d’uscita. Pensò di nascondersi nella neve ammucchiata dal vento, ma capì subito che sarebbe congelato: non aveva sufficienti vestiti. E lasciava orme!
Approfittò di una cresta di nuda roccia per tornare sui suoi passi. La seguì fin dove poteva scavalcare con un balzo la neve e raggiungere il tronco angoloso di un grosso albero gomito. Spiccò il balzo e fu tradito dalle ginocchia: atterrò sul pendio, scivolò, riuscì a fermarsi e si arrampicò per due metri di tronco nudo. La cima era un fitto cespuglio verde. Wembleth vi si infilò. Da lì poteva guardare fuori, entro certi limiti.
Quattro difensori delle montagne, nudi nel freddo e protetti solo dalla folta pelliccia bianca, infilarono l’automed della Gray Nurse nell’apertura del modulo di salvataggio. Louis gemette quando fu spostato. I robusti difensori erano sorprendentemente gentili, ma non potevano evitare di fargli male. Lo sistemarono nella scatola di rianimazione. Uno allungò la mano dietro di lui e dal bacino in giù scomparve ogni sensazione. Anche se l’automed era staccato dalla Gray Nurse, in qualche modo lo misero in funzione.
Il jolly si girò, sentendo Roxanny dire: — Avete violato una decina di leggi imposte dalla ARM e dai governi collegati. — Rispose in una lingua sconosciuta. Il traduttore di Roxanny l’avrebbe analizzata, pensò Louis. Bene, anche il suo l’avrebbe registrata. Non poteva fare altro, così immobilizzato. Si mise a dormire.
Dal folto di verzura Wembleth guardò il difensore lasciare il modulo di salvataggio. Roxanny lo seguì. Una decina di bambini seguì Roxanny. Il difensore seguì per un poco le orme di Wembleth, poi saltò sul costone di roccia, lo esaminò sfiorando con il naso il terreno e andò dritto verso Wembleth. Corse agilmente su per il tronco. Infilò la mano nel ciuffo di verzura e tirò fuori Wembleth, tenendolo sospeso a mezz’aria.
Lo tenne così penzoloni, con una sola mano, mentre scendeva. Wembleth era impietrito per la paura e per il gelo.
Una decina di bambini affollò il modulo di salvataggio e altri sciamarono all’esterno. Hanuman faceva il pagliaccio per loro. Si ritrassero, quando Louis si mosse e si svegliò. Sorrise alla muraglia di pelliccia bianca e a due decine d’occhi. — Ciao — disse. Alcune voci risposero. Il traduttore, no.
I dolori sopra la cintola, al braccio sinistro e alle costole, si erano in gran parte attenuati. Louis si chiese per quanto tempo sarebbe rimasto in quelle condizioni. Se Roxanny e il jolly avevano imparato la rispettiva lingua, allora il jolly non aveva parlato il dialetto locale e ciò significava che lui, Louis, non poteva neanche parlare con quei bambini.
Ma Roxanny e il jolly stavano tornando e Roxanny teneva per mano Wembleth. Non potevano attraversare la folla e arrivare al modulo di salvataggio. Non ci provarono. Il jolly cominciò a parlare, indicando ogni tanto gli umani e Wembleth. I bambini all’interno del modulo non sentivano, perciò uscirono. Alla fine il jolly mandò dentro Roxanny e Wembleth, con un gesto mandò fuori i quattro bambini rimasti e chiuse il modulo.
Roxanny lanciò un’occhiata astiosa al jolly che saltellava via sulle travi della griglia. — Lei non parlerà — disse con amarezza.
— Il traduttore non funziona?
— Va benissimo, ma non ha niente da dire.
— Custodisci segreti della ARM?
— Come lei! Sì, lei, questo me l’ha detto. Si chiama Proserpina.
Wembleth batté i denti. Il suo traduttore disse: — Andiamo a fare un altro viaggio.
— Sei pronto? — chiese Louis.
Wembleth rabbrividì violentemente. — Mi sono pisciato addosso, l’ultima volta. Grazie per non averlo notato.
Louis annusò: l’aria nel modulo non aveva mai smesso di odorare di pulito e di fresco. — I difensori costruiscono buone macchine — disse. — Staremo bene. — Vide il jolly entrare nella cabina della nave.
La gravità scomparve. La nave pesce luna si staccò dal dirupo, poi andò su dritta. Il cielo blu si scurì in nero.
— Ho capito — disse Louis. — Controllo gravitazionale…
— Magnetico — intervenne Roxanny. — Devono usare la griglia. Luis, nel pavimento del Ringworld c’è una griglia di superconduttore. Se questa nave usa una spinta magnetica, allora può spingere contro il Ringworld. È come lasciare a casa il motore. Ho sentito che i capelli mi si rizzavano. E tu?
— Stet, ma mi riferivo alla gravità nella cabina. Forte, ma vibra. Perché i Vashneesht non avrebbero riparato l’inconveniente? Penso che siano troppo arroganti per mettere alla prova ciò che costruiscono. Fanno tutto in un solo colpo.
— Hai calcolato tutto, eh, ragazzo?
Louis arrossì. — Stet, è magnetica. Hai una portata quasi infinita e una enorme accelerazione finché rimani vicino alla griglia di superconduttore. Puoi usarla anche come arma. Per spingere via missili e navi. La si potrebbe vedere anche come un messaggio.
— Messaggio?
— “Non posso invadervi. Sono puramente difensivo.” Come un fortino.
— Uhm. O solo: “Girate alla larga”.
— Stiamo cadendo di nuovo! — esclamò Wembleth. — Roxanny, dove andiamo?
Roxanny scosse la testa. Attraversarono una linea costiera che era un ghirigoro di baie e di spiagge simile a un frattale e furono sopra l’oceano. Acqua e spolverate di isole. Se le si pensava come isole, non erano granché, ma in realtà rappresentavano, in scala 1 a 1, la mappa di un pianeta. Vicino alla spiaggia dell’Altro Oceano, i gruppi di isole erano rappresentati un po’ di scorcio. Altrimenti erano sempre mappe dello stesso pianeta. Un vasto continente con spina dorsale montuosa; quattro continenti più piccoli e un arcipelago di isole sparse, tutte contro spin rispetto al continente; il tutto mostrava una struttura granulosa. Se lui avesse voluto dire dove si trovava (per esempio ad Armonista, ammesso d’avere un mezzo di collegamento) non avrebbe saputo come fare. Tuttavia le ombre erano differenti. Strisce di macchie e di chiazze d’ombra solo su alcune isole.
— Questo è Oceano Due! — disse Roxanny. — Secondo te, andiamo su una delle mappe?
— Certo. Cosa pensi delle ombre, Roxanny?
— Siamo troppo in alto per esprimere giudizi.
Louis rimase in silenzio. Si chiese cosa ne potesse saperne “Luis Tamasan”. Ma le ombre non ci sono, in un posto dove è sempre mezzodì. Louis Wu lo trovava bizzarro.
— Luis, Wembleth, sapete che ci sono due oceani sul Ringworld? — disse Roxanny. — Esistono miliardi di piccoli mari poco profondi con rive frastagliate per offrire agli indigeni un mucchio di comode baie e porti, nonché i mille miliardi di chilometri di fiumi serpeggianti. Ma poi ci sono due grossi oceani controbilanciati, uno con le mappe di tutti i pianeti abitati dell’universo conosciuto e questo con una mappa ripetuta all’infinito. Probabilmente anch’esso un pianeta in scala 1 a 1, ma sconosciuto alla ARM.
Louis si mise a ridere. Roxanny lo guardò di storto. — Ci sono 32 mappe, tutte dello stesso pianeta! Perciò, una volta atterrati, non sapremo dove ci troviamo. È questo che ti diverte?
— Già. La ARM ha idea dell’aspetto del mondo natale dei Pak?
— Una zona di guerra permanente. Ogni difensore Pak vuole che la sua linea genetica governi il mondo. Ripeto solo il prospetto informativo, tutte cose che abbiamo saputo da un difensore sperso, tramite Jack Brennan, e costui era un cittadino della Fascia divenuto difensore, del tutto inaffidabile. Quindi non conosciamo le forme dei continenti Pak. Forse cambiano. Quelle creature sono potenti. Il jolly… lei assomiglia agli scheletri di riproduttori Pak che continuiamo a trovare in Asia e in Africa. Allora da dove viene? Dal pianeta natale dei Pak? Ma forse è la Mappa della Terra. Luis, hai detto che in origine la Mappa della Terra era di riproduttori Pak.
La nave pesce luna scendeva verso un gruppo di isole vicino alla riva contro spin dell’Altro Oceano, cinquantamila miglia, forse. Ogni distorsione si perdeva nei particolari, mentre il terreno veniva loro incontro. Sul terreno c’erano mezzelune e chiazze d’ombra… ma come poteva esserci ombra, con il sole proprio sopra? Parevano pittogrammi o scrittura. Una solitaria montagna accanto al punto centrale del continente scintillò. Abitazioni? Con finestre?
L’aspetto granuloso del terreno divenne tanti punti interdipendenti di tutte le dimensioni, tratti distintivi circolari, come se il territorio fosse stato battuto da meteoriti. Ora in rallentamento, sfiorarono una foresta. Louis riconobbe catene d’alberi gomito e altra vegetazione ben nota. Disse: — La maggior parte di ciò che si trova sul Ringworld si è sicuramente evoluto da piante e animali Pak.
— Bravo, Luis. — Un buffetto verbale sulla testa.
Qualcosa, nel disegno…
— È un giardino — disse Roxanny.
— Così grande? — Erano ancora a miglia d’altezza.
Tuttavia Roxanny aveva ragione, pensò Louis. Il panorama non era di campi coltivati, ma era di sicuro sagomato. Varietà e colore: increspature arcobaleno che dovevano essere migliaia di miglia quadrate di aiuole; vari boschetti in tutti i colori dell’autunno e non solo, che ancora parevano non più grandi di peli della barba di un damerino. Una prateria ombreggiata da archi neri. Stagni, laghi, mari come piatti d’argento con al centro piccoli punti di isole.
— I giardini classici sono tutti rettangoli, a meno che non debbano sembrare una regione selvaggia. Quale giardino è fatto di soli cerchi tutti diversi l’uno dall’altro? Questo è come… giusto.
Come la Luna, pensò Louis. — Una zona di guerra? — disse. Tutta cerchi, tutta crateri. Il pianeta natale dei Pak.
— Vashneesht — disse Wembleth, convinto.
— Già, il jolly cerca d’impressionarci — disse Roxanny. Louis rise. Vide profili rettilinei fare capolino nel disordine di colori. Scesero velocemente. Ci fu un colpo sordo. La gravità smise di vibrare.