4. Accolito

Gli odori erano di una ricchezza intossicante. Centinaia di varietà di piante, decine e decine di animali. Gli Kzinti potevano vivere bene lì, finché non fossero aumentati troppo di numero. Accolito, milioni di miglia dagli Kzinti più vicini, non ne sentiva la mancanza; ma decise di parlare di quel posto a suo padre. Annusò, cercando un odore elusivo: qualsiasi creatura grande e micidiale. Non c’era. Solo odore di ominidi brachiatori.

Il parco da caccia paterno era molto più pericoloso. Il livello di pericolo era accuratamente misurato, come la disposizione di ogni cespuglio. Gli Kzinti avevano bisogno di una minaccia per vivere e anche per tenere basso il loro numero.

I difensori Pak avevano un altro modo di pensare.

Louis Wu l’aveva spiegato così: i difensori avevano diffuso la vita su tutto quel territorio, in imitazione degli schemi di vita che si erano evoluti sui Mondi Globi, ma avevano tolto di mezzo qualsiasi cosa mettesse in pericolo o irritasse i riproduttori Pak, dai carnivori ai parassiti ai batteri. Ciò che assaliva oggi la stupefacente varietà di ominidi si era evoluto nei successivi milioni di anni, quattro milioni di falan. Ovviamente era solo un’ipotesi, Louis l’aveva precisato.

Perciò quello era un posto sicuro dove giocare. Un giorno Armonista o Louis avrebbero chiamato e lui, Accolito, avrebbe trovato pericoli a sufficienza. Non tutte le luci nel cielo notturno erano stelle.


Una macchia nell’infrarosso, più grande di altre, passò dalla corsa all’immobilità, balzò su un albero, si fuse con una macchia più piccola, esitò…

Armonista gnaulò. Risuonò uno gnaulio di risposta, soffocato. Il congegno di Louis entrò in funzione e tradusse: “Accolito!”. “Sono qui. Un momento.” E poi: “Louis!”.

— Ciao, Accolito! — disse Louis.

— Louis! Ero preoccupato! Come stai?

— Giovane. Affamato, agitato, non del tutto sano di mente.

— Sei rimasto un’eternità nell’automed!

Intervenne Armonista. — Accolito ha continuato a seccarmi chiedendo aggiornamenti. Ho dovuto trovargli un lavoro da un’altra parte.

Louis rimase commosso. Accolito si era preoccupato, pensando che lui fosse trattenuto nell’automed per la necessità di altre cure. Era più verosimile che Armonista volesse tenerlo fuori dei piedi; o forse stava raffinando il processo di ringiovanimento o lo usava come cavia per studiare le nanotecnologie, maledizione a lui. Non era giusto costringere un dodicenne a simili pensieri cinici, nemmeno un dodicenne kzinti.

Il massiccio gatto si era arrampicato a metà di un tronco d’albero e mangiava, mentre i Sospesi gli tiravano da lontano frutti duri come sassi. Armonista separò le due piastre levitanti e ne spostò una a mezz’aria accanto ad Accolito.

Chmeee era uno Kzin scelto dal burattinaio Nessus per la sua squadra d’esplorazione, decine di anni prima. Accolito era il figlio maggiore di Chmeee, bandito dal padre e mandato a “imparare saggezza” da Louis Wu. Era alto due metri e dieci, meno del padre, con pelliccia arancione e cioccolato: orecchie scure, strisce scure lungo la schiena, una piccola virgola color cioccolata nella coda e nella gamba. Tre creste parallele gli correvano lungo il ventre, forse eredità paterna; Louis non aveva mai chiesto. Sull’enorme tronco inclinato, sotto il fogliame verde nerastro, Accolito pareva proprio nel suo ambiente.

— Finalmente siamo pronti? — chiese.

— Sì — rispose Armonista.

Accolito giudicò che c’erano quindici metri di dislivello. Effettuò un salto con torsione e atterrò a quattro zampe. La piastra si abbassò di colpo sotto il peso e Accolito scivolò, si arrampicò e trovò la presa. Le mani Kzin andavano bene, ma con gli artigli sguainati le dita scivolavano. L’ira avrebbe potuto ucciderlo. Era uno scherzo o un test… e Armonista si abbassò sotto di lui, pronto ad afferrarlo.

— Rivorrei la mia piastra — disse Accolito. Scese in picchiata verso il fondo della foresta e se ne andò fra tronchi inclinati lungo una pista che Louis non scorgeva.

Una piastra levitante era librata sopra una distesa di grandi e vistosi fiori arancioni. Accolito abbassò la piastra su cui si trovava e con un clic l’agganciò magneticamente all’altra.

— Ne ho lasciata una agli Inferiori — disse. — Ci giochino pure, finché non ne avrò bisogno. Ho troppa massa. Devo stare molto attento, quando sto su una sola piastra.

Il doppio disco decollò, Armonista lo imitò e partirono a tutta velocità. Louis cercò di non perdere contatto, ma era una corsa pericolosa. Stavano lasciando Ultimo molto indietro. Armonista chiese: — Cos’hai imparato?

— Niente, da quando abbiamo parlato — gridò in risposta lo Kzin. — La pista di Teela termina con il popolo della Macchina, due mesi dopo che lasciò Louis e mio padre. Sono stato in cinque culture, sei specie… una interessante cultura simbiotica, i Macchina, e diversi tipi di Sospesi. Nessuno parla di Teela Brown né di Cercatore né di armi che proiettano luce, né di medicina avanzata, di carestia evitata, di una aviobici… Qualsiasi cosa mi venisse in mente, loro non ne avevano mai sentito parlare.

— Ti hanno mentito?

— Chi avrebbe osato? A che pro? La pista di Teela è discontinua. Non l’ho mai seguita nel cielo! Ho solo trovato luoghi dove lei e Cercatore sono atterrati. I Macchina la ricordano da due o tre falan dopo il passaggio di un edificio volante, 150 falan fa. Hai seguito voci di congegni volanti? O accertato rapporti in conflitto?

— Sì.

— Louis… — disse Accolito. Si guardò indietro e rallentò. Anche Armonista rallentò: la corsa era finita.

— Louis, mi è stato chiesto di rintracciare Cercatore e Teela Brown. Ho scoperto poco. Sono scomparsi per settanta, ottanta falan. Poi il difensore vampiro Bram ci dice che sono entrati come riproduttori nel Centro Manutenzione. Il maschio è morto a causa dell’albero-di-vita, era troppo vecchio, e Teela si è svegliata dal coma come difensore.

Armonista disse: — Voglio sapere come semplici riproduttori abbiano trovato la via nella Mappa di Marte. Voglio sapere perché Bram ha lasciato che Teela si svegliasse. Sarebbe stato facilissimo studiarla mentre era in coma e poi ucciderla. Saranno domande banali, ma vorrei una risposta.

Louis si strinse nelle spalle. Anche lui se l’era chiesto. Bram aveva dimostrato ben poco rispetto per la vita umana, di riproduttore o di difensore.

— Ti sei messo a pari con gli eventi attuali? — chiese Accolito.

Tanj, no. Armonista mi fa impazzire, con i suoi segreti.

— Parlerò strada facendo — affermò deciso il difensore. — Louis, mi hai creato tu. Hai capito che un difensore vampiro era inadatto a decidere le sorti del Ringworld oppure che Bram stesso era inadatto. Hai pensato che un Ghoul sarebbe andato bene. Mi hai adescato nel Centro Manutenzione. Un giardino di alberi-di-vita ha fatto di me un difensore. T’aspettavi che uccidessi Bram e l’ho ucciso. Suppongo che tu abbia considerato le implicazioni. — Le parole non mostrarono collera né amarezza. La faccia di un difensore era simile a cuoio indurito.

— Considera questa implicazione — riprese Armonista. — Nessun difensore si è mai evoluto per tenersi da parte quando i suoi discendenti sono in pericolo. Hai capito che i figli di un Ghoul devono trarre vantaggio dove altri ominidi sopravvivono bene, ma hai capito anche questo? Noi dobbiamo agire, saggiamente o no. La Guerra Periferica era abbastanza brutta, Louis, quando sei entrato nell’automed. Ora la ARM ha portato navi alimentate ad antimateria, venti e passa. Ora pare che gli Kzinti abbiano rubato ai burattinai la nave a motore iperspaziale Quantum II. Che la usino come corriere ci rivela segreti interessanti, no?

— Non osano rischiare di danneggiarla — convenne Louis. — Non sanno copiare il motore. Esiste ancora un solo esemplare.

— Ultimo — disse Armonista — potresti costruire un’altra Long Shot?

— No. La mia squadra di ricerca potrebbe farlo, ma è andata avanti soprattutto per tentativi e il costo… ha distrutto il mio potere, mi ha cacciato in esilio, al pari di ogni altro mio errore.

Girarono intorno alla catasta di servizio e atterrarono. — Non posso fare niente — disse Armonista. — Se capissi la Long Shot… Ecco, lasciatemi regolare la destinazione. Accolito, questa taratura ti riporterebbe da tuo padre. Sei tentato?

— Ancora non ho niente da offrirgli.

— Seguitemi — disse Armonista. Scese dalla piastra mobile e traslò.


Emersero nel sottosuolo, dove erano pronte alcune piastre levitanti. L’aria aveva l’odore delle caverne sotto la Mappa di Marte. Mentre procedevano a mezz’aria fra tunnel e caverne, Armonista mostrò i suoi giocattoli.

Dodici piastre portavano a passo d’uomo un enorme cannone laser. — L’ho costruito seguendo le indicazioni negli archivi di Ultimo — disse il difensore. — Con qualche miglioria. Lo monterò su Olympus Mons. Ho trasmesso con l’eliografo il progetto a difensori lungo il muro del bordo. Presto non dovremo più dipendere dal sole per parlare. Dovrei montarne uno anche sul Pugno-di-Dio. Ecco qua… — Protese la mano e afferrò un gruppo di tubi. Se ne portò uno alla bocca e ne cavò una musica sfrenata. — Che ne pensi? — Soffiò di nuovo e per scherzo Louis si mise a ballare sulla piastra, con una compagna immaginaria.

Armonista si fermò a esaminare massicci macchinari, poi con una pistola a spruzzo modificò alcuni circuiti superconduttori. L’enorme congegno si allontanò lentamente su una settantina di piastre. — Il kit per le riparazioni dai danni dei meteoriti — disse Armonista. — Terminato, ma ora bisogna spostarlo al lanciamissili.

Dischi passatoio crescevano in una vasca, mentre strumenti tenevano sotto controllo il contenuto metallico del liquido. Armonista usò un disco passatoio già pronto e li trasportò nella Sala Difesa Meteore.

Louis non aveva la minima idea di dove era stato. Né di che cosa stavano facendo. Aveva l’impressione che la mente del difensore fosse un ampio labirinto e che lui vi si fosse perso. Lavorare con Bram non era stato diverso. Il difensore vampiro aveva commesso un intollerabile crimine e lui l’aveva smascherato. Si era mosso per sostituirlo con un Ghoul, un Notturno. Bene, ma s’era aspettato d’ottenere all’istante la libertà?

I difensori non avevano libertà. Se Armonista avesse sempre visto la risposta giusta, pensò, perché avrebbe deciso diversamente? E un povero riproduttore poteva solo andargli dietro. Ma se lui non avesse ottenuto presto alcune risposte…


Lo schermo dal pavimento al soffitto lungo le pareti della Sala Difesa Meteore mostrava la Guerra Periferica. Navi e basi erano indicate da puntini luminosi in colori al neon. Le navi kzinti e umane erano numerose. C’erano anche altre presenze: Burattinai, Esterni, Trinoc, navi e sonde non identificate. Il Ringworld suscitava interesse in ogni entità che ne veniva a conoscenza.

Una nave kzinti penetrò nel sistema interno e girò intorno al sole, senza trovare opposizione.

— Una della ARM ha cercato di parlare con me, ma ho preferito non rispondere — disse Armonista. — Nessun’altra fazione ci ha provato. Ci sono stati tentativi d’invasione. La difesa meteore ferma tutto, tranne le microsonde, che di sicuro sono da ogni parte. Ho intercettato possibili messaggi fra le navi, troppo ben cifrati perfino per me. Grazie al database della Needle posso riconoscere navi e habitat nelle comete interne, appartenenti alla ARM, al Patriarcato, ai Trinoc, una agli Esterni e tre ai Burattinai di Pierson, tutti librati ben fuori il sistema, e migliaia di sonde d’origine sconosciuta. Devo presumere che tutti sanno che cosa fanno gli altri. Anche per me sarà difficile mantenere un segreto. — Regolò lo zoom. — Louis, quello cos’è?

Un puntino fu ingrandito fino a diventare l’immagine poco nitida di uno spettrale toro di merletto nero, tutto fili intrecciati, con una minuscola fonte di luce giallina al centro e nessun motore spaziale evidente.

— Dista trentadue volte il raggio del Ringworld…

— Un altro Esterno — disse Louis. — Non sempre usano vele solari. Da loro abbiamo comprato tecnologia per motori iperspaziali, ma hanno sviluppato qualcosa di meglio. La buona notizia è che non sanno che farsene di acqua liquida e di alta gravità, perciò non sono interessati ai pianeti dell’uomo.

— E quello? — Un cilindro tutto ammaccato, svasato in coda, oblò luccicanti intorno alla parte centrale.

— Uhm. Dal disegno pare opera delle Nazioni Unite di molto tempo fa. Forse una “lumaca” riattrezzata con motore iperspaziale. Potrebbe provenire da Sheathclaws. Tenterebbero d’immischiarsi? Quel pianeta è stato colonizzato da telepatici Kzinti e da esseri umani.

— Sheathclaws. Una minaccia?

— No. Pare che non possano permettersi armi serie.

— Bene. Ultimo, gli hai mostrato la Diplomat?

— Sì. Abbiamo visto la tua Sonda Uno interrompere l’appuntamento spaziale fra la Diplomat e la Long Shot. La Long Shot si è ritirata nell’iperspazio.

— Louis, Accolito, Ultimo, mi serve un controllo mentale — disse Armonista. — Riuscite a credere a questa storia? La mia Sonda Uno spaventa la Long Shot e le fa mancare un appuntamento programmato. La Long Shot salta nell’iperspazio, non troppo lontano, e osserva da distanza di sicurezza, qualche minuto luce, finché il pilota non ritiene che non ci siano ulteriori minacce. Allora torna per scambiare con la Diplomat dati e pacchetti, ma arriva troppo tardi. Poi torna al Patriarcato, sempre in ritardo sui tempi, e cerca di rimettersi in pari. La Long Shot deve riferire direttamente, è la sola che può farlo, le altre sono troppo lente. Il pianeta degli Kzinti è a 230 anni luce da qui. Si tratta di 300 minuti nei due sensi. Quindi abbiamo dieci ore da far passare prima che il pilota della Long Shot ritorni nello spazio del Ringworld e sia costretto a trovarsi in tutta fretta all’appuntamento spaziale successivo. Sì?

— Gli Kzinti farebbero così — disse Louis. — Dritti alla carica.

Accolito rizzò il pelo. — Noi non adoriamo orologi e calendari, Armonista. La Diplomat è stata attaccata. Saranno cauti.

— Gli spaziali adorano sempre orologi e calendari — disse Louis. — Sono simili alle orbite.

— Ultimo?

— Cosa rischi con le tue ipotesi? — replicò il burattinaio.

— Rischio troppo — rispose Armonista — ma devo giocare d’azzardo. L’attività della Guerra Periferica accelera verso una singolarità. La mia mossa peggiore è non fare mossa.

— Che intenzioni hai?

— Catturerò la Long Shot.

Louis capì d’avere visto giusto: una missione folle. — Con il motore iperspaziale la Long Shot è mille volte più veloce di noi — puntualizzò — e non entra mai nella singolarità del Ringworld.

— Non possono usare il motore iperspaziale se sono agganciati a un’altra nave — replicò Armonista. — Seguitemi. — Mosse un passo avanti e traslò. Ancora una volta Louis gli andò dietro.

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