Armonista era un difensore giovane.
Maschio dei Notturni, di mezz’età, era stato adescato in una caverna dove cresceva l’albero-di-vita. E centodieci giorni prima era emerso dallo stato di bozzolo: una mente eccezionale che esigeva d’essere addestrata, in un corpo di ominide indurito a causa di una guerra infinita.
All’inizio si era accontentato della conoscenza incompleta dei Bibliotecari e di Accolito e di ciò che gli giungeva come briciole da Ultimo.
Armonista, pensò Louis, non avrebbe iniziato le sue intrusioni in maniera sperimentale. Ultimo avrebbe dovuto bloccare il tentativo. Di sicuro Armonista aveva costruito e programmato a suo piacere il nuovo equipaggiamento pesante, poi l’aveva messo subito in moto, dopo avere forzato le serrature di Ultimo.
Fait accompli: all’improvviso è addosso al burattinaio nei suoi stessi alloggiamenti. All’improvviso ha sfilettato la nave spaziale di Ultimo e ne toglie i componenti, come un pescatore pulisce una trota.
I difensori di qualsiasi specie sono maneggioni. L’intelligenza stessa è maneggiona, no? Un’intelligenza superiore vuole controllare i suoi maestri. Sbilanciarli di tanto in tanto. Le differenze fra alleato, servitore, schiavo e cane da slitta diventano confuse, quando la differenza d’intelletto è abbastanza grande.
Un attimo prima Louis spiava un difensore. Di colpo il difensore era accanto a lui e lo stringeva per il polso.
— Sto bene — disse Louis. — Troppo giovane per un infarto.
Il burattinaio aveva nascosto sotto il corpo le due teste e le tre zampe.
— Pensa a lui — ordinò Armonista. — Sarò molto impegnato.
— Due domande — disse Louis. Ma il difensore era già sparito.
Ultimo tirò fuori una testa. Niente collo, solo occhio e bocca.
Armonista era visibile all’esterno della Hot Needle, impegnato a regolare controlli e a dare in escandescenze. Pesanti macchinari cominciarono a muoversi. Il motore iperspaziale ricostruito era in moto. Le due metà diseguali della nave iniziarono a chiudersi. La parte superiore dell’acceleratore lineare prese a seguire il disotto di Olympus Mons.
Ultimo emise un fischio. — Avevo ragione! Sta… — Ritrasse la testa. Armonista era tornato.
Si chinò a regolare comandi sul disco passatoio nascosto. Poi tirò su il burattinaio rannicchiato, scansando il calcio della gamba posteriore. — Louis, seguimi! — abbaiò Armonista. Mosse un passo e scomparve.
Solo per un istante Louis Wu si ribellò. Era una prova, ovviamente. Armonista voleva vedere se l’avrebbe seguito senza fare domande. Una scena che Louis conosceva bene.
Un alieno intelligentissimo irrompe nella vita di Louis Wu, raduna un equipaggio e si precipita in una missione nota solo a lui. Prima Nessus, poi Ultimo, poi il difensore Teela Brown, poi Bram, ora Armonista: ciascuno sceglie Louis Wu per convenienza, lo sbatte in una situazione che lui non capisce e lo muove come una marionetta. Quando si mette infine a pari, Louis è impegnato in qualcosa che rasenta la follia. I Burattinai di Pierson erano fanatici del controllo. Un vero codardo non gira mai la schiena al pericolo.
La qualità di difensore riguardava nient’altro che il controllo.
Dove sarebbe stato, che cosa avrebbe fatto Louis Wu, quando avesse saputo tutto?
L’istante passò. Se non avesse seguito Armonista, pensò Louis, sarebbe rimasto tagliato fuori dall’azione. Mosse un passo sul disco passatoio indistinguibile dal resto del pavimento e traslò.
Un diluvio di luce del sole lo costrinse a socchiudere gli occhi.
Si trovava su una vetta, sopra una catasta di sei piastre levitanti e un disco passatoio. Armonista e Ultimo erano più in basso, su una superficie grigia e semitrasparente. Louis guardò prima l’Arco, per orientarsi. L’Arco, la parte più lontana del Ringworld, correva da orizzonte a orizzonte, largo sopra la foschia degli orizzonti a favore di spin e contro spin, più stretto verso mezzodì, dove passava dietro il sole. Louis non vedeva l’Arco da qualche tempo.
La montagna Pugno-di-Dio si stagliava a babordo come una luna perduta e si sporgeva di molto fuori dell’atmosfera. Ai suoi piedi la terra pareva più paesaggio lunare che deserto: centinaia di milioni di miglia quadrate di roccia butterata priva di vita. Il Pugno-di-Dio era un cratere al contrario. Centinaia di anni prima un meteoroide si era conficcato dall’esterno nel pavimento del Ringworld. L’esplosione aveva spogliato del soprassuolo i posti più alti, anche così lontano. Lo scrith nudo era terribilmente scivoloso.
Più vicino c’erano argentei fili di fiumi e argentee chiazze di mare e il verde scuro di vita in graduale avanzata. Il terreno sotto la montagna era un’ampia giungla tagliata da un fiume largo alcune miglia.
— Attento a dove metti i piedi — disse Armonista. Louis si calò con cautela sul nudo scrith.
Meglio non dimenticarlo: sotto quel guscio panoramico non c’era altro che stelle e vuoto. Lì intorno non c’erano sorgenti né acqua, niente che sostenesse la vita. Nessun ficcanaso di passaggio per trafficare con i comandi di una catasta di servizio abbandonata. Per quanto esposto, quel luogo era un eccellente nascondiglio per strumenti d’alta tecnologia come quelli.
— Ti deciderai a spiegare cosa c’è in ballo? — disse Louis.
— In sintesi — rispose Armonista — come riproduttore sapevo poco, ma ricordavo molto. Uscendo dalla transizione da riproduttore a difensore, come prima cosa ero sicuro che il Ringworld è terribilmente fragile. Ho capito d’essere nato per difendere il Ringworld e tutte le sue specie. La faccenda doveva procedere per gradi. Ho fiutato Bram, naturalmente, e ho capito di doverlo uccidere. Ho passato del tempo a imparare da Ultimo e dalla sua libreria e a guardare lo sviluppo della Guerra Periferica. Poi per un periodo ho creduto meglio lavorare da solo o con alcuni difensori del Popolo dei Sospesi. Ora devo comporre una squadra.
— Per fare cosa?
Armonista toccò alcuni comandi. La catasta di servizio si sollevò. Quattro piastre levitanti si staccarono dalla base e si spostarono. Armonista salì su una coppia sovrapposta e lasciò le altre due per il burattinaio e per l’uomo.
Il burattinaio si guardava intorno. — Lungo i pendii si potrebbe sopravvivere — disse. — I popoli del Ringworld sono in genere ospitali verso gli stranieri. Armonista, non accetti mai la mia parola, quando puoi metterla alla prova. Perché coinvolgi anche me?
— E in che cosa? — chiese Louis.
Armonista galleggiò giù per il pendio. Louis e il burattinaio salirono sulle piastre e lo seguirono. La voce del difensore giungeva facilmente.
— La Guerra Periferica cresce d’intensità. La ARM usa antimateria, anziché la fusione di idrogeno, per alimentare motori e armi. Louis, il Ringworld non può sopravvivere a questa guerra. Bisogna fare qualcosa.
— Prova a lanciare un’idea!
— Per elaborare un piano devo imparare di più. Ultimo ti ha parlato di una nave corriere? Costruita dai burattinai, con un motore sperimentale…
— La Long Shot. L’ho pilotata. Ce l’hanno i gattoni. — Da molto tempo non chiamava “gattoni” gli Kzinti.
— Ce la riprenderemo. Abbiamo tempo per reclutare Accolito.
Erano al limitare della giungla.
— E perché Accolito dovrebbe unirsi a te?
— Mi aspetto che tu gli dica di farlo. Suo padre l’ha mandato da te “per imparare la saggezza”.
— E unirsi a te in una spedizione di pirateria sarebbe saggezza?
Il burattinaio chiese: — Hai bisogno di noi? Ti fidi di noi? Potresti combattere da solo?
— Devo lasciare che qualcuno piloti la Hot Needle of Inquiry oppure abbandonarla alla deriva fra le comete.
— Posso pilotare io la Needle - disse subito il burattinaio.
— Ultimo, tu scapperesti.
— Louis e io saremmo lieti di…
— Louis ha già pilotato una volta la Long Shot. La piloterà di nuovo. Tu e Accolito piloterete la Needle.
— Come vuoi — disse Ultimo.
— Louis, tu hai fatto un giuramento. Devi difendere il Ringworld.
In un momento di follia Louis Wu aveva giurato di salvare il Ringworld. L’aveva fatto, dodici anni prima, quando il Ringworld si era spostato dal baricentro, ma ora si limitò a dire: — Non costringerò Accolito.
— Allora devo aspettare sviluppi.
Nella giungla c’erano membri del Popolo dei Sospesi, ominidi dalla lunga coda. Tirarono agli intrusi rametti e sterco. Louis e Ultimo si alzarono sopra la cima degli alberi, ma le piastre levitanti di Armonista si abbassarono fin quasi a rasentare il terreno. Louis e Ultimo udirono Armonista gridare e lo videro lanciare sassi e bastoni, con tiri rapidi e precisi, tanto da impedire ai Sospesi di evitarli. In meno di un minuto gli ominidi sparirono.
Armonista riprese quota e raggiunse gli altri due. — Non dicevate che le specie del Ringworld sono sempre ospitali?
— Quelle erano scimmie — replicò Louis. — Non sempre gli ominidi sono intelligenti, sai? Hai preso quelli, per pilotare la tua sonda?
— Sì, li ho resi difensori. L’intelligenza è relativa.
Louis si chiese se davvero un difensore non vedeva la differenza fra quelle scimmie e lui. Le labbra e le gengive di un difensore si indurivano in una sorta di becco che rendeva impossibile sorridere o ghignare o fare smorfie.
Fu giungla per tutto il tragitto, alberi e rampicanti sconosciuti a Louis e una varietà di radici gomito che crescevano a catena ad angoli di 60 gradi, grosse come sequoie.
Louis commutò sull’infrarosso lo schermo della piastra facciale. Ora luci al suolo s’intrecciavano, correvano a balzi, andavano alla carica, si mescolavano. Migliaia di minuscole luci più in alto erano di sicuro uccelli. Luci più grandi sugli alberi erano bradipi e Sospesi e… Louis deviò per evitare uno scoiattolo volante di venti chili, con una testa tutta orecchie e denti, che lanciò un’orrenda imprecazione mentre gli passava sotto. “Ominide?” si domandò Louis. Bella giornata, per un volo librato.
Armonista atterrò in un cerchio di alberi gomito. Il terreno era irregolare, qua e là gibboso, coperto d’erba intricata. Ultimo scese e Louis lo seguì, senza vedere ancora niente. Poi notò una piastra levitante abbandonata. Chissà com’era finita lì.
Atterrò anche lui e scese. Furono subito circondati da bizzarri ometti verdi usciti da dietro gli alberi e da donne saltate fuori dal terreno. Tutti erano armati di corte spade. Non erano molto alti, arrivavano al petto di Louis.
Armonista li salutò a gran voce e cominciò a parlare velocemente. L’apparecchio traduttore di Louis non contemplava quel linguaggio. Louis vide nell’erba strappata un cunicolo che penetrava in profondità. L’erba era strappata allo stesso modo in una cinquantina di punti. Era una città.
Ominidi, discendenti dei Pak che avevano costruito il Ringworld, avevano occupato ogni possibile nicchia ecologica, iniziando mezzo milione di anni prima, con una popolazione già nell’ordine dei mille miliardi, anche se i numeri erano semplici stime. Quel gruppo era composto di scavatori. Avevano addosso solo il pelo corporeo e portavano bisacce di pelle d’animale. Assomigliavano ai furetti.
Ora parevano meno sulla difensiva. Alcuni ridevano. Armonista parlò e altri risero. Uno salì su una montagnola di terra e puntò il dito.
Armonista gli rivolse un inchino. — Accolito è a caccia — disse. — A un giorno o tre a babordo a favore di spin. Louis, cosa gli rispondo? Vogliono fare rishathra.
Per un attimo Louis si sentì tentato, poi imbarazzato. — Puoi dire loro che Louis non è nella stagione giusta.
Armonista latrò. Gli Scavatori risero istericamente, guardando Louis, con occhi da miope.
— E qual è la tua scusa? — chiese Louis.
— Sono già stato qui. Conoscono i difensori. Risali sulla piastra.